La serata era appena iniziata e Sheldon aveva già guadagnato un pizzicotto, perché le aveva risposto laconico e privo di ogni entusiasmo quando Eleanor aveva perfettamente ricordato l'ingrediente mancante dalla sua ricetta originale da una pergamena di Nonna Acetonella. Per giunta, le aveva rivolto un'occhiataccia immeritata, quando lei era stata super brava in Pozioni, materia per la quale continuava a tenersi aggiornata per diletto, studiando solo quel che la incuriosiva (e di certo non i pulenti di Nonna Acetonella). Non se la sentì ugualmente di rincarare la dose dicendo che si trattasse pure di una schifosa pozioncina per la pulizia, perché il capo chino e il tono basso dello sconfitto Assistente di Pozioni le avevano provocato una fitta di tenerezza al cuore. «Guarda che ho visto la stoffa sotto al tuo sedere! Però si abbina bene alla mia gonna, quindi chiuderò un occhio». Gli prese la mano e se la portò sul tessuto liscio che le copriva la coscia, lasciandogli qualche carezza che rassicurasse entrambi. Eleanor era sicuramente più a proprio agio in quel contesto che in mezzo alle Alte Cariche durante i grandi pranzi e i balli, ma lo stesso non poteva dirsi di Sheldon. Conosceva quella nube che dal petto risaliva in gola, bloccando le parole e facendole tutte suonare storpie in mezzo a un ambiente non proprio. L'alcol, però, presto avrebbe bagnato quella nuvola, che avrebbe finito per ridursi come un batuffolo di cotone. Fu con il bicchiere appena servito alle labbra che guardò la scena: Macbeth era stato appena rigurgitato da una stella nera, che gli aveva lasciato addosso l'odore del fumo residuo. Solo come chi capace di trovare via di fuga da un buco nero, aveva preso posto alla luce, con i muscoli del viso rilassati e senza traccia della gravità. Seguendo lo scambio di sguardi tra il nuovo emerso e la sua amica, aveva finito il bicchiere di mojito. Ricambiò il cenno con un sorriso, anche se fu abbastanza certa che la gravità avesse fatto il suo nella comunicazione tra loro: le parve di riuscire a ricostruire lo spaziotempo distorto con qualche istante di ritardo, il tempo di assegnare al volto spigoloso di Macbeth la rosa a San Valentino, il biglietto, le capacità in meno di cinque minuti, il batticuore di Charlotte, che avrebbe finito per sconquassare definitivamente lo spazio attorno a loro, ben prima che lo facessero i calci diretti e i piedi pestati ai destinatari sbagliati, per le tensioni che si sommavano sopra le teste degli avventori a quella gara di bevute. Strinse un po' di più la mano del Pozionista accanto a lei, orgogliosa di quello scambio (anche se non aveva assolutamente idea di chi fosse Perel'man, perché un anti-sbronza era noioso quanto le pulizie). Si accodò, quindi, a Lottie, sospirando e roteando gli occhi con lei. Sapeva che con l'amica non avrebbero passato tutta la serata ad ascoltarli a sfidarsi tra preparati e miscele, ricordando esattamente il sapore dell'adrenalina nelle classi che avevano condiviso quando ancora tutti e quattro studenti. Ci aveva pensato Lottie a chiarirle che fosse lui, proprio lui!, quello di rosa e biglietto, ricordandole quanto la sua Divinatrice potesse portare con i piedi per terra un'Astronoma. Danny Macbeth era concreto lì davanti a lei e gli occhi di Charlotte le parlavano. Almeno lo credeva fino a quel momento, perché l'oste aveva servito il secondo giro di bicchieri e la pietra al dito del marziano l'aveva distratta ben prima. «È la pietra, vero? Ho letto qualche appunto delle tue lezioni private. Marte è dalla sua parte stasera, Lottie?». Non aveva assolutamente idea di cosa avesse chiesto in termini divinatori all'amica Charlotte, ma sapeva che da quella risposta avrebbe letto un assenso o un dissenso sull'odore di fumo, sulla gravità, sulla fuga dall'attrazione di un buco nero, sul ritardo, sull'atteggiamento di lui, su quel che indossava. «È stata più dura cavarmela dalla noia che dalla situazione in sé… il momento più alto di quella serata è stato lasciarti a casa di Balerion». Lo guardò con un sorrisetto divertito, che si inclinò maggiormente parlando di cose infrante. Con il cuore di Charlotte così esposto, che tamburellava sul tavolo, non aveva affatto pensato a leggi e decreti. «Sarà meglio che tu non ne infranga, ma ora che le presentazioni sono state fatte direi di inaugurare meglio la serata con questo…». Accennò alla schiuma colorata dell'Irish Flag e strinse il bicchiere tra le dita, coprendo una macchia che sperava Sheldon non avesse fatto in tempo a vedere. «E tutto d'un fiato». Si sporse sul tavolo per incrociare lo sguardo dell'amica. Non era sicura che quello fosse il drink adatto, ma erano alla Testa di Porco, ancora piuttosto sobri. Strinse il bicchiere più saldamente, lo posò sulle labbra rossastre e inclinò il capo, lasciando che l'alcol le si riversasse in gola. Strizzò gli occhi per un istante, percependo il liquido pizzicarle la gola e il petto, infiammando il suo corpo. Mentre la lingua formicolava ancora, la miscela di whiskey e brandy le fece ondeggiare la testa e questa tornò più salda solo quando finì di deglutire e riconsegnò il bicchiere, svuotato, al bancone appiccicoso. Aver mandato giù quel concentrato di alcol in un sorso solo le aveva dato la carica e le sembrava che le tremassero ancora i muscoli della faccia, ma era decisamente più pronta per la serata. «Quasi una riunione della Witches' League! Mancherebbero almeno Morgana e qualche bicchierino di alcol!». Guardò la strega che era quasi davanti a lei, pensando che, nonostante la Witches' League potesse già ammirare il suo ritratto appeso nella sala conferenze come Sorriso-Più-Affascinante, sarebbe stato incredibile poterla contare all'interno della Lega. E non lo avrebbe mai detto in quel modo ad alta voce se non ci fosse stato anche il brandy di mezzo. «Mandylion! Ah, la ringrazio per aver colto il mio appello! Vada per la birra, accetto il consiglio e spero di poterla invitare per offrirgliene una in futuro». Rivolse alla collega Auror un ampio sorriso, non ancora reso sbilenco dall'alcol ma già più euforico del solito, poi attese che il proprietario del negozio finisse di riempire i bicchieri per fare la sua ordinazione. «Hawkins! Molto belle le decorazioni, non mi aspettavo di trovare questo posto così in festa. Vorrei ordinare una Birra Buio Pesto Peruviano per me, mentre Sheldon prende una Birra Lepricano… entrambe in bicchieri puliti, grazie!». Cercò lo sguardo di Sheldon mentre ordinava per sé e per lui, ricordando la birra che aveva detto lo incuriosisse. E gli lasciò un bacio sulla spalla, perché lo voleva più vicino. Udendo il baccano che le diverse creature magiche stavano organizzando attorno al bancone, si aggiunse, prima che la carica dell'alcolico appena finito si esaurisse. «Aah-U-UU». Arrotondò i suoni nella propria bocca e li trasformò per lo più in mugolii, poi spalancò gli occhi chiari il più possibile, nel vago tentativo di ricordare i Mooncalf. «Oh, Morgana, mi sa proprio che le dovrò inviare un gufo per fissare un'altra visita per Cerere e il piccolo, la prossima volta sarò più preparata sul loro verso». Si sporse verso di lei parlando, ma in realtà le sembrò di rimanere incollata alla sedia per colpa del lerciume dello sgabello. Forse Sheldon non aveva poi tutti i torti, ma non glielo avrebbe mai confessato e, per questo, si strinse la coscia con la mano del mago sotto la propria.
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