Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

I Lezione di Materializzazione - XII Ciclo Ordinario, Istruttrice Ministeriale: Eleanor Corbirock

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view post Posted on 4/12/2020, 23:00
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Una sovrana aveva costruito il suo trono al numero diciassette di High Street, tra i libri disseminati attorno al comodino perché Eleanor potesse scegliere di iniziarne uno differente ogni sera, sotto la luce che filtrava dalle tende arancioni in cucina, sul tavolo ove sostava una pila di riviste astronomiche. La sovrana aveva traslocato da Hogwarts con l'allora diciottenne Eleanor, per impiantarsi nella sua nuova casa. Se nel dormitorio era rimasta rinchiusa in un baule, sotto il cuscino, sul comodino e in spazi più ristretti, ora aveva preso possesso di tutto il cottage e le sue manifestazioni erano ovunque. La giovane di Leeds era sempre stata schiava della sua Curiosità, dandole spazio per divorarle la mente e lasciarle interessi più variegati. L'Istruttrice sorrise sinceramente, udendo le risposte dei corsisti e soprattutto le loro domande. Un ampio sorriso le si dondolò sulle labbra melograno, mentre negli occhi si specchiava la stessa manifestazione della Curiosità che aveva rivisto negli iscritti a quel Ciclo. Rivolse la propria attenzione a tutti coloro che, in rapida successione, si fecero avanti. Attese che anche l'ultimo concludesse prima di parlare.
«Jackson, quel che chiede verrà largamente trattato nella seconda lezione di questo Ciclo e sono sicura che l'Istruttore Steewood saprà colmare al meglio il suo dubbio. Intanto, posso dirle che sicuramente tentare di Smaterializzarsi da e Materializzarsi in un luogo protetto da Incanti Anti-Materializzazione - come Hogwarts - può comportare dei rischi, quindi è assolutamente da evitare. Rispondo ora alla sua domanda, Hargrave, davvero molto interessante. Quel che importa ai fini del processo di Materializzazione è che vi sia un catalizzatore per la Magia, ovvero una bacchetta. Il legame con il possessore della bacchetta avrà una certa rilevanza sulla qualità della Materializzazione - come accade per qualsiasi processo che coinvolga la Magia e un individuo che la usa, si pensi alla resa di un qualsiasi Incantesimo che subisce un malus per l'uso di una bacchetta non propria. La Materializzazione, però, salvo casi particolari, dovrebbe avvenire anche con la bacchetta di un'altra persona, seppur con un possibile malus, come le dicevo. Sono in corso studi sui possibili vantaggi dati dal Materializzarsi con la propria bacchetta piuttosto che con quella di un altro, ma non posso offrirle dati quantitativi in merito. Allo stesso modo, tenere la bacchetta in tasca consente di praticare perfettamente la Materializzazione, non sono (ancora?) stati accertati casi sperimentali ove stringere la propria bacchetta in mano abbia aiutato nella resa della Materializzazione. MacEwen, sì, è possibile Materializzarsi in un luogo che non si è mai visto, ma è più complicato. I racconti di altri, una fotografia o una qualche fonte possono aiutare, ma anche senza alcun dato sulla Destinazione è possibile raggiungere quest'ultima tramite Materializzazione, sebbene sia più complesso».
Inebriata dalla partecipazione degli iscritti, si voltò singolarmente verso chi le aveva rivolto la domanda, ma sperò che quelle risposte potessero soddisfare eventuali dubbi o piccole curiosità - magari sopraggiunte nell'udire le domande altrui - di tutti.
«Vi ringrazio per gli interventi, sia per le ottime domande che per le risposte, che hanno fornito alcune idee che andrò a sviluppare tra poco...».
In quell'istante, udì bussare. Con un movimento rapido della bacchetta, aprì la porta all'ultima arrivata, distendendo un sorriso bonario in volto.
«Grey, buongiorno anche a lei. Prenda pure posto, ma mi raccomando, non arrivi più in ritardo. Fornirò a tutta la classe gli appunti di questa lezione - così che abbiate il materiale su cui studiare in vista dell'Esame Teorico -, dunque potrà recuperare la parte di spiegazione che ha perso. In estrema sintesi, è stata definita la Materializzazione come un mezzo di trasporto magico istantaneo e si è introdotta la Regola delle Tre D - Destinazione, Determinazione e Decisione - come approccio da usare alla Materializzazione. Ora analizzeremo ciascuna D nel dettaglio. È la parte teorica più pesante di questa lezione e mi dilungherò certamente, ma cercherò di essere quanto più chiara».
Fece una pausa, preparandosi a trattare il fulcro della sua lezione.
«La prima D è la Destinazione: il luogo puntuale ove l'individuo intende Materializzarsi. Puntuale!, perché come detto da Hargrave non ci si vuole Materializzare genericamente in Scozia, genericamente lungo la High Street: vogliamo andare a occupare uno ben specifico punto con i nostri piedi. Come si applica la conoscenza alla prima D? In primo luogo, chiarite le coordinate spaziali e la posizione geografica della vostra Destinazione, come diceva Jackson. Poi, occorre rappresentare nella propria mente la Destinazione con il grado più elevato di precisione e accuratezza possibile, considerando minuziosamente tutti gli elementi che costituiscono la vostra Destinazione. Dopo aver fissato le coordinate, da una descrizione più grossolana del luogo, scendete lentamente nel dettaglio, come in parte detto da Collins. Dovete mirare a descrivere la vostra Destinazione puntuale all'interno del quadro, l'ambiente figurato nella vostra mente vi servirà a dare le coordinate esatte del punto in cui volete Materializzarvi. Per esempio, se un Mago o una Strega volesse Materializzarsi su quella mattonella alle vostre spalle, allora per individuarla gli sarebbe utile dire che è quella sotto la finestra, a una decina di passi dalla porta e così via. Sfruttate i punti di riferimento, siate precisi nella descrizione, provate a immaginare ciò che quel punto nello spazio vedrebbe attorno a sé. Come anticipato da Cadarn, è necessario analizzare tutte le variabili di quel posto e i possibili ostacoli alla vostra Materializzazione, ovvero qualsiasi elemento con cui non volete scontrarvi e le condizioni che potrebbero rendere spiacevole l'arrivo - dubito vorrete Materializzarvi su un fuoco acceso di un camino o nel corso di un fiume. Scegliete sempre posti sicuri, meno affollati, sgombri, pianeggianti, non in bilico. Riassumendo, possiamo tenere a mente tre aspetti principali, che vanno attenzionati l'uno dopo l'altro in questa fase: primo, fissare la Destinazione e porla come obiettivo; secondo, descriverla con cura nella vostra mente, dipingendo con dedizione una descrizione della vostra Destinazione puntuale in funzione dell'ambiente che la circonda; terzo, considerare i possibili ostacoli da evitare».
Si zittì un istante, sperando tutti la stessero seguendo.
«La seconda D indica la fase della Determinazione, nel corso della quale il soggetto deve concentrarsi sulla propria intenzione di voler occupare con tutto il proprio corpo - e con i propri vestiti indosso - un punto dello spazio visualizzato in precedenza. Costruito il disegno mentale della vostra Destinazione nella fase precedente, ora occorre inserire voi stessi in quello schema. Collocatevi precisamente in un punto, corrispondente allo spazio che andrete a occupare quando vi Materializzerete. Come detto prima, scegliete una posizione sgombra da ogni ostacolo e concentratevi solo sul voler raggiungere quella posizione. Qui diventano importanti i punti di riferimento: mentre prima si trattava di creare una descrizione oggettiva della vostra Destinazione, come un narratore esterno che osserva dall'alto e lentamente va a concentrarsi in un punto ristretto dello spazio, ora dovete vedervi e collocarvi in quel punto. Per inquadrare lo spazio esatto in cui Materializzarvi, e non approssimativamente una decina di passi più in là, dovete considerare voi stessi rispetto all'ambiente, rispetto ai punti di riferimento che avete analizzato nel vostro quadro mentale. Stabilite delle coordinate, immaginatevi in quel punto, descrivete ciò che vedreste e che potreste sentire. Siate minuziosi anche in questa fase, pensate a voi nella vostra interezza. Considerate ogni parte del vostro corpo, non solo gli elementi più evidenti e più ovvi. Guardatevi esteriormente e descrivetevi all'interno della Destinazione. Per non dimenticare nulla, un buon metodo potrebbe essere "ricostruirvi" dal basso, per esempio: i piedi, le dita dei piedi, le unghie, le gambe, il busto, le braccia, le mani, le dita, le unghie anche qui, poi, risalendo lungo il collo, la testa, la bocca, il naso, le orecchie, gli occhi, le ciglia, le sopracciglia, i capelli, la peluria generica dei nostri corpi. Non è necessario avere cura di quanto si trova dentro di voi, non rischierete mai di Smaterializzarvi e lasciare indietro uno dei vostri organi interni. Piuttosto, ricordate di soffermarvi anche sui vostri abiti. State attenti a non dimenticare nulla del vostro corpo, perché sono proprio le disattenzioni in questa fase che, molto spesso, comportano lo Spaccamento, uno dei principali rischi di cui accennavo prima. Di questo, però, ve ne parlerà approfonditamente il mio collega nella prossima lezione, non posso dirvi molto di più. Riassumiamo anche la fase della Determinazione nei suoi aspetti principali: primo, concentrarsi sull'obiettivo della Materializzazione, sulla propria intenzione di occupare un punto esatto dello spazio, desiderare con fermezza di raggiungere la propria Destinazione; secondo, collocarsi mentalmente in quel punto ben preciso, che sia privo di ostacoli, posizionare se stessi all'interno del disegno mentale della Destinazione; terzo, imporre di seguire con tutti se stessi quell'intenzione, richiamare a sé ogni parte del proprio corpo e i propri vestiti».
Sospirò lieve, ben consapevole di star ammorbando l'intera classe con una lunga spiegazione. Riteneva utile per loro, però, poter reperire ogni informazione utile alle Materializzazioni che avrebbero svolto da lì a poco in quelle sue parole.
«L'ultima D, corrispondente a Decisione, rappresenta la necessità di concentrarsi sulla propria volontà di entrare, attraversare e superare il Vuoto, per Materializzarsi nel luogo prescelto. Il Vuoto non è un'entità arcana e misteriosa, non ha alcuno speciale significato astratto in questo contesto. È un mezzo e in quanto tale occorre sfruttarlo per spostarci quasi-istantaneamente da un luogo alla Destinazione tramite la pratica della Materializzazione. È ciò che conduce da un luogo all'altro tramite la pratica che stiamo approfondendo, dovete concentrarvi sul volerlo attraversare e oltrepassare per raggiungere la destinazione. Quali sono le potenzialità del Vuoto? Accedendovi tramite Materializzazione, vi si aprono infinite strade: il Vuoto può condurvi ovunque - be', quasi ovunque, per esempio escludiamo i luoghi protetti da Incantesimi Anti-Materializzazione - in modo rapidissimo. Considerate il Vuoto, per esempio, come una porta da superare: attraverso di essa, potete giungere alla vostra Destinazione. Dopo l'approccio su cos'è il Vuoto, concentratevi su perché vi serve e come, cosa vi permette di fare e sulla vostra intenzione di sfruttarlo. In questa fase, considerate che attraversare il Vuoto può lasciarvi spiacevoli sensazioni addosso, come vertigini o nausea, che probabilmente andranno via con un po' di pratica e di abitudine. Questo passaggio culmina nel movimento che consente a un individuo ancora inesperto di introdursi nel Vuoto, tramite un semplice giro su se stessi. Si tratta di un'azione opzionale per Streghe e Maghi con maggiore esperienza, ma sicuramente ne avrete bisogno fino al giorno dell'Esame Finale, quindi non dimenticate questo movimento: una torsione del busto, che va accompagnata da tutto il corpo. Una insufficiente concentrazione in questa fase pregiudica totalmente la riuscita della Materializzazione, dunque essere superficiali nell'approcciare il Vuoto vi farà rimanere fermi al luogo di partenza. Riassumendo: primo, concentrarsi sul Vuoto, su cosa offre, perché serve e cosa può comportare; secondo, compiere un giro su se stessi per entrare nel Vuoto».
Una ciocca di capelli rossastri le scivolò sulla guancia ed ella la riportò rapidamente dietro l'orecchio. Dopo quel fiume impetuoso di parole, doveva ammetterlo, era quasi preoccupata all'idea di incrociare gli occhi degli iscritti, che sperava di non aver terrorizzato.
«Dunque, in conclusione, come prepararsi ad attuare una Materializzazione? Curate la postura del vostro corpo, rilassatevi e concentratevi nell'attenzionare singolarmente e con ordine ciascuna D, non abbiate fretta. Infine, dovrete solo compiere un giro su voi stessi».
Appoggiata alla cattedra dietro di sé, adagiò mollemente le mani in grembo, rilassandosi. Aveva concluso la spiegazione, senza dubbio la parte più pesante di quelle due ore di lezione.
«Tutto ciò che vi serve per praticare al meglio la Materializzazione è contenuto in questa lunga spiegazione, dunque è importantissimo che non abbiate dubbi su questo. Tra poco affronteremo le vostre prime prove pratiche, siete tesi? Approfittate ora per pormi dubbi e domande, chiedete pure se qualcosa non è chiaro, cercherò di spiegarmi al meglio prima della vostra prima Materializzazione».
Con un sorriso un po' sornione e un po' emozionato a fior di labbra, cercò gli sguardi di tutti, comprendendo bene quanto potevano provare in quel momento.

//Scadenza per postare: 48 ore di tempo a partire dall'orario di invio di questo post.
Per le modifiche al Regolamento che erano in corso, avendo Madison Grey rispettato la seconda scadenza a lei imposta, è considerata presente al pari degli altri iscritti.
 
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Nephele.
view post Posted on 5/12/2020, 16:14




Un ragazzo di cui non conosceva il nome, ma che poi l'Istruttrice appellò come "Collins", fraintese completamente quello che volesse dire.
Lo sguardo della strega si posò su di lui, severo. Sbatté le palpebre molto lentamente e dovevano esserci parecchie cose che Nephele volesse dire al giovane mago, ma la trentatreenne decise di tenersele per sé e di continuare a seguire la lezione, nonché le precisazioni di Miss Corbirock e altri interventi. MacEwen e Jackson avevano fatto degli interventi interessanti, quindi almeno per loro non c'erano occhiate giudicanti, ma solo di ammirazione per avere dei compagni di corso stimolanti.
La spiegazione successiva era molto più corposa della precedente e Nephele faticava a tenere gli occhi staccati dal foglio mentre scriveva e creava schemi a lei comprensibili, forse meno agli altri, perché stipava tutto in pochissimo spazio, occupando ogni parte bianca delle pagine. Il suo taccuino era destinato a temere le zone libere.
Alzò lo sguardo su Miss Corbirock quando parlò della prima prova pratica e Nephele si scoprì elettrizzata, non tesa. C'era forse un filo di paura per quel salto nel Vuoto, letteralmente, ma la paura non l'avrebbe frenata, anzi l'avrebbe spinta verso l'ignoto.
C'era comunque una curiosità che doveva togliersi dalla testa, quindi alzò educatamente la mano.

«Mi perdoni per la domanda, forse risulterà banale. Il Vuoto sarebbe lo stesso spazio non fisico che si attraversa anche con le Passaporte?»

Se così fosse stato, sarebbe stato un vantaggio conoscere questo dettaglio per eseguire una Smaterializzazione, come aveva detto anche Miss Corbirock. Non poteva esserne certa, ma una mente sgombera dei dubbi era una mente libera di potersi concentrare sulle tre D.
Non ricordava, però, quando le era capitato di prendere una Passaporta. Ricordava invece di essere stata trascinata con la Materializzazione congiunta qua e là tra Londra, Hogsmeade e Corby, quindi aveva una vaga idea del Vuoto, ma non lo aveva mai dovuto affrontare da sola.

Edited by Nephele. - 5/12/2020, 18:29
 
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view post Posted on 5/12/2020, 21:50
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A sorpresa, ma fortunatamente in realtà, l'ultima partecipante riuscì ad arrivare anche se in ritardo. Madison, un volto noto al Serpeverde. Le sorrise, felice che ce l'avesse fatta. Nel frattempo ebbe anche la risposta alla sua domanda e una rassicurazione: appunti riguardo alla lezione sarebbero stati dati alla fine, sarebbe stato sicuramente utile confrontare quelli presi con quelli che sarebbero stati dati, così da unire le varie informazioni in una unica e più completa. Oltretutto, anche se l'insegnante disse che come aveva immaginato quella problematica sarebbe stata introdotta e spiegata meglio e nel dettaglio durante la prossima lezione con il Professor Steewood, la risposta alla sua domanda fu comunque sia ciò che, per il momento, aveva bisogno: Era rischioso, totalmente da evitare... buono a sapersi, davvero molto buono. Ringraziò la Corbirock con un cenno del capo e un sorriso riconoscente, sapere ciò era più che sufficiente e le era grato per ciò.
Successivamente, a quanto pareva, ognuno di loro era riuscito a dare una risposta corretta e a completare le mancanze degli altri. Notò lo sguardo cordiale rivolto a lui e ad Angus dalla Hargrave, rispondendo con un leggero cenno educato, e un po' timido, di uguale apprezzamento. Avevano messo insieme un puzzle che, alla fine, era riuscito a combinarsi bene creando una risposta quanto più completa possibile, era stato un bel lavoro di squadra, in un certo senso, quello che erano riusciti a creare pur lavorando "da soli".. decisamente niente male. Era valso loro pure qualche complimento!
Avrebbe continuato a prendere appunti, soffermandosi principalmente sulle parti più complesse da tenere a mente, mentre l'Insegnante spiegava loro nel dettaglio le parti da loro mancate nelle risposte riguardanti la prima D per poi passare nel dettaglio alle altre due D successive. Se non avesse preso gli appunti sarebbe stato davvero nei guai a ricordare tutto quel fiume di nozioni a memoria. La conoscenza della strega seriamente sembrava infinita a riguardo. Quando arrivò però al Vuoto le cose si fecero decisamente più ardue. Un leggero timore, sia per la mancanza di informazioni a riguardo sia per la crescente tensione al pensiero di esso. Avrebbe ascoltato, con un senso di sollievo, la domanda della Hargrave: se avessero potuto utilizzare il pensiero della Passaporta, che collegava due luoghi tramite una sorta di "legame prematuro" con quello della Materializzazione allora la cosa sarebbe stata più facile.. invece di immaginare un immenso abisso pieno di porte che, se nel caso fosse stata presa quella sbagliata, avrebbe potuto condurli da tutt'altra parte. Un po' come succedeva invece per la Polvere Volante. Una volta che la risposta fosse stata data avrebbe alzato a sua volta la mano, attendendo che gli fosse data la parola. La sua domanda sarebbe stata, invece, su un punto diverso della descrizione dell'Insegnante. < Mi scusi, volevo sapere.. se noi dobbiamo ricostruire ciò che indossiamo, giustamente, oltre a noi stessi.. se nel caso stessimo trasportando qualcosa, come un contenitore chiuso, oppure un'altra persona come funzionerebbe esattamente? Dovremmo ricostruire anche mentalmente l'altra persona che è attaccata a noi, o il contenuto del contenitore, oppure non sarebbe necessario? E nel caso di un contenitore.. funzionerebbe come con i nostri organi e perciò sarebbe necessario solamente ricostruire il contenitore stesso? > A quel punto avrebbe abbassato la mano e atteso come la volta precedente. Era una domanda decisamente necessaria, nel caso in futuro avesse dovuto praticare Materializzazione Congiunta.. e visto che si era parlato di "ricostruzione" della persona nello spazio indicato come "punto di arrivo" gli sembrava pertinente. Sperava di non aver nuovamente esagerato.
Era chiaro che fosse un po' teso per l'imminente prova pratica, per questo voleva avere le idee chiare: gli sarebbe servito per stare tranquillo e non avere punti di vuoto nelle sue conoscenze... conoscendosi quelle domande sarebbero rimbalzate nella sua mente in caso contrario e avrebbero sicuramente influito durante la pratica distraendolo da ciò che avrebbe dovuto fare.
 
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view post Posted on 7/12/2020, 00:10
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Dopo aver parlato a lungo, si era messa a tacere per indagare le espressioni degli iscritti a quel Ciclo di lezioni. Decise di concedere qualche istante di silenzio, perché tutti potessero ingollare le informazioni che il Terzo Membro aveva posto davanti a loro. Sospirò lievemente, senza rompere quel silenzio, e si guardò intorno, scuotendo così l'alta coda che le raccoglieva i capelli, facendoli ricadere in cascate infuocate oltre le sue spalle larghe. Egoisticamente si rilassò e si abbandonò un po' più comodamente contro la cattedra dietro di sé. Avendo tolto la parte teorica più pesante della lezione, si sentiva almeno in parte sollevata. Solo in parte, perché sapeva che si prospettavano due prove pratiche e la responsabilità gravava ancora sulle sue spalle. Accolse le domande di alcuni iscritti con un sorriso, lieta ancora una volta di quella dimostrazione di interesse.
«Il Vuoto è un concetto senza dubbio multisfaccettato. Non posso dirle se il Vuoto della Materializzazione è lo stesso mezzo di cui si serve una Passaporta o lo stesso Non-Essere di una Sparizione in Trasfigurazione, per fare un altro esempio. Il processo della Materializzazione è molto differente da questi casi citati e, sebbene l'uso di una Passaporta e una Smaterializzazione abbiano in comune la possibilità di avvertire un senso di nausea a seguito del viaggio, sarei propensa a risponderle che non si tratta dello stesso mezzo, proprio perché i due processi differiscono molto tra loro e solo nel caso della Materializzazione vi è una fase di concentrazione dedicata alla modalità di interazione con il Vuoto, del tutto non richiesta da una Passaporta».
Incrociò lo sguardo di Hargrave, che ancora una volta aveva destato un interrogativo che Eleanor stessa trovava sinceramente curioso.
«Per quanto riguarda gli oggetti, se l'individuo vuole portare con sé qualcosa deve solo aver presente di avere quella cosa con sé, come i vestiti. Bene l'intuizione a proposito del contenitore: è sufficiente pensare di voler trasportare il contenitore per includere nella Materializzazione anche tutte le Cioccorane in esso contenute, per esempio. Non funziona così anche la Materializzazione Congiunta, invece: non occorre prestare cura nel concentrarsi per portare con sé un passeggero. A riprova di ciò, un soggetto può "sfruttare" la Materializzazione di un altro individuo contro la volontà di quest'ultimo o mentre questi ne è inconsapevole, per esempio afferrandolo per un braccio mentre sta per Smaterializzarsi».
Concluse, soddisfatta che il ragazzo, che sembrava seguirla con attenzione dall'inizio della lezione, le avesse offerto l'occasione per aggiungere quei dettagli alla spiegazione. Le domande giunte non erano dubbi su punti poco chiari della parte teorica affrontata e questo la rassicurò, facendole sperare che fosse stata completa e lineare nel fornire ai corsisti tutti gli strumenti per praticare le loro prime Materializzazioni in maniera consapevole e sicura.
«Bene, abbiamo concluso la lezione teorica e possiamo procedere con la Prima Prova Pratica di questa lezione! Vi chiedo di alzarvi e di disporvi l'uno accanto all'altro, nello spazio libero che avete ora dietro di voi. Disponetevi dando le spalle ai banchetti dove siete seduti, cercate di stare un po' distanziati».
Abbandonò la cattedra e, sfiorando il marmo nerissimo del pavimento con la lunga gonna in velluto, raggiunse la parte libera dell'aula, alle spalle dei banchetti che avevano occupato i corsisti. Attese che tutti si alzassero e formassero una riga davanti a lei, tenendo banchi e cattedra dietro di loro, la porta da un lato, la finestra incantata in quello opposto e il muro cui si sarebbe appoggiata Eleanor dinnanzi. I corsisti, disponendosi come richiesto, avrebbero avuto l'Istruttrice di fronte. Abbassò per un paio di secondi gli occhi sul pavimento lucido color ebano: era composto da grandi mattonelle quadrate, di lato pari a circa un metro. Preparandosi ad annunciare la prima prova pratica, risollevò lo sguardo e l'emozione le colorò gli occhi di toni più vividi.
«Vi chiedo di Materializzarvi sulla mattonella davanti a voi. Dovrete spostarvi unicamente in avanti, come se doveste avanzare giusto di un paio di passetti».
Cercò gli sguardi degli iscritti, con un sorriso lieve impresso sulle labbra. Per quella prova, si sarebbero mossi come pedoni su una scacchiera completamente nera.
«Se io ora volessi Materializzarmi nella mattonella davanti a me, presterai attenzione a tutti gli elementi della spiegazione teorica conclusa poco fa. Curerei innanzitutto la mia postura. Cercherei di essere stabile ed equilibrata, curerei la posizione delle gambe e del busto. Mi manterrei morbida sulle ginocchia lievemente flesse e rilasserei le spalle, per preparare il mio corpo al movimento che mi introdurrà al Vuoto. Terrei lo sguardo puntato sulla mia Destinazione - nella vostra prima Materializzazione, poter guardare la vostra Destinazione vi aiuterà a costruirla nella vostra mente. Mi concentrerei, preparandomi ad attenzionare singolarmente e con ordine le tre D. Destinazione: il mio obiettivo è il quadrato in marmo nero davanti a me. Cercherei di ricostruire una mappa mentale dell'ambiente della mia Destinazione, avendo cura di considerare i possibili intralci. Determinazione: voglio raggiungere la mia Destinazione con tutta me stessa, voglio occupare quello spazio. Voglio immaginarmi un paio di passi più avanti rispetto a dove mi trovo ora, avanzando in linea retta fino a raggiungere quello spazio vuoto e privo di ostacoli. Voglio raggiungere quel punto con tutto il mio corpo: ricostruirei la mia figura mentalmente, con gli arti, il busto, tutto nel dettaglio, con i vestiti che ora indosso. Decisione: voglio attraversare il Vuoto per spostarmi da qua alla mia Destinazione. E ora, compio un giro su me stessa...».
Il movimento partì dalle spalle e si impresse in tutto il corpo, venendo assecondato dal busto, dal bacino, dalle gambe. La gonna verde petrolio ruotò ed Eleanor si Smaterializzò, Materializzandosi nella Destinazione prevista. Guardò immediatamente i corsisti, sperando di non ricevere in risposta sguardi ricolmi di terrore e confusione.
«Un ultimo appunto per coloro che sono affetti dal Morbo Bianco: le rese dei vostri Incantesimi sono instabili, è vero, ma non siete più a rischio nell'effettuare una Materializzazione. Le conseguenze del Morbo Bianco possono o meno presentarsi: se lo faranno, la vostra resa sarà minima o massima. Nella pratica, coloro che sono affetti da Morbo Bianco potrebbero Materializzarsi secondo la loro capacità senza subire gli effetti della malattia oppure, subendoli, potrebbero avere resa quasi nulla - e dunque non Materializzarsi affatto, rimanendo al punto di partenza - o resa potenziata - Materializzandosi, dunque, perfettamente».
Immaginava che ben oltre metà dei presenti fosse affetto dal Morbo Bianco e le sembrava doveroso affrontare l'argomento. Sarebbe stato da sconsiderati svolgere quelle lezioni normalmente, con le prove pratiche previste, se oltre metà dei presenti avessero avuto un rischio maggiore di incorrere nello Spaccamento.
«Se è tutto chiaro, possiamo iniziare. Vi chiedo di Materializzarvi uno per volta, così che la situazione sia maggiormente sotto controllo per questa Prima Prova. Tenete a mente che, spiacevolmente, potreste provare un senso di nausea o vertigini dopo la Materializzazione, ma è perfettamente normale».
Arretrò di pochi passi, ritornando lì dove si trovava prima della sua Materializzazione esemplificativa. Fremendo, cercò gli sguardi di tutti i corsisti, per poi dare il via alla loro prima esperienza di approccio al Vuoto.
«Ora tocca a voi!»

//Scadenza per postare la Prima Prova Pratica: 48 ore di tempo a partire dall'orario di invio di questo post. Si ricorda che è possibile assentarsi per una sola prova pratica in tutto il Ciclo. Si rimanda al Regolamento, paragrafo quarto, per ulteriori chiarimenti.
Il mio precedente post contiene tutto ciò che vi serve per questa prova - e per quelle future. Ricordate di usare sempre il condizionale per le descrizioni inerenti alla Materializzazione ed evitate le autodeterminazioni (p.e. "raggiunse una concentrazione perfetta", "assunse una postura impeccabile").
Buon lavoro!
 
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Nephele.
view post Posted on 7/12/2020, 16:19




Nephele era stata parzialmente soddisfatta dalle risposte di Miss Corbirock e apprezzava molto l'ammissione di non sapere ogni cosa dell'altra. Sarebbe stato affascinante condurre uno studio in tal senso e poteva essere materia nei suoi piani, una volta che avrebbe potuto avere l'accesso a qualche livello più sotto. Ma prima c'erano da fare molte cose per arrivare lì e il percorso della strega era appena cominciato. Ancor prima di inabissarsi all'Ufficio Misteri, doveva portare la sua mente verso concetti della magia molto più elevati di quelli ordinari.
Ora, però, cominciava la parte interessante della lezione, cioè la pratica.
Nephele lasciò boccetta, piuma, taccuino e occhiali sul banchetto che aveva occupato e sulla sedia dispose distrattamente la borsa e il mantello, così da rimanere libera di cose a cui pensare per Smaterializzarsi. Prese la bacchetta dalla borsa e la mise nella tasca dei pantaloni prima di disporsi in fila con gli altri.
Gli occhi di Nephele si puntarono su Miss Corbirock per recepire le istruzioni, quindi annuì molto lentamente verso la strega per fare segno di avere compreso cosa dovesse fare e poi diede uno sguardo anche ai suoi compagni di corso. Aveva scelto di mettersi all'estremo della fila composta dagli altri, a circa un metro di distanza dalla persona accanto a lei, che fissò per prendere i riferimenti necessari alla Smaterializzazione.
Su suggerimento dell'istruttrice, Nephele cercò di rilassare i muscoli del suo corpo, a partire da quelli del viso che le servivano di meno rispetto agli altri per poi arrivare pian piano fino alle caviglie, passando dalle spalle - il punto più critico - alla fascia del bacino, che fece roteare appena per prepararlo alla rotazione. Nello stesso momento, le mani e le braccia ciondolavano lungo il suo corpo. Per rimanere concentrata, oltre a guardare il punto in cui avrebbe dovuto Materializzarsi, decise di non parlare e di lasciarsi trasportare da quella nuova avventura. Doveva solo far in modo che i rumori presenti nella stanza finissero in una parte molto distante del suo cervello, un po' come quando si fantastica in maniera vivida su qualcosa o, meglio ancora, quando si è a cavallo della propria scopa e si pensa unicamente a dove andare, stanto attenti ai pericoli con la vista periferica.
Ma la sua mente non vagava troppo lontana, perché non doveva pensare a cose astratte. C'era lei, lì, in quel punto dove posava i piedi e poco più tardi, a distanza di qualche secondo, ci sarebbe stata di nuovo lei, lì, solo una mattonella più avanti.
Era una cosa che avrebbe fatto torcere le budella a chiunque e forse il pensiero di dover fare un letterale salto nel Vuoto l'aveva frenata anni prima, però era cresciuta e sapeva che voleva ancora crescere.
Come aveva spiegato Miss Corbirock, Nephele provò a focalizzare la sua Destinazione.
La mattonella in cui avrebbe dovuto Materializzarsi si trovava circa un metro di fronte a lei, a poco più di un metro in diagonale rispetto alla persona che le stava alla sua sinistra ed era lontana dalla parete destra di cinque mattonelle. C'era anche l'Istruttrice davanti a loro, altro punto di riferimento e Nephele immaginò quel pavimento di lastre color ebano come una scacchiera, quindi Miss Corbirock distava dalla mattonella di arrivo come la mossa del cavallo negli scacchi. Per arrivare a quella mattonella, l'Istruttrice avrebbe dovuto, dunque, percorrere due mattonelle in orizzontale e poi posizionarsi su quella d'arrivo della strega.
Oltre a quei riferimenti orizzontali, Nephele cercò anche quelli verticali. Quella mattonella di arrivo distava dal soffitto esattamente come tutte le altre mattonelle presenti nell'aula e non sembravano esserci ostacoli come lampade e altri strumenti di illuminazione.
Pensò che insieme a tutto quello doveva anche cercare di riconfigurare l'aula della lezione per riuscire ad immaginare sé stessa al suo interno, solo un metro più avanti, perciò mentalmente ripassò quello che aveva visto entrando: c'era una porta, che dalla mattonella d'arrivo distanziava sei mattonelle in una direzione orizzontale e una mattonella in un'altra direzione orizzontale; poi c'era la lavagna, davanti alla porta e dietro di lei, dove alcuni gessetti avevano scritto a quale lezione stessero partecipando; c'era la scrivania sulla quale era poggiata Miss Corbirock prima della lezione e c'erano dei banchetti con sedie, le sue cose messe alla rinfusa a tre mattonelle di distanza; così come c'erano tutti i corsisti in fila e l'Istruttrice davanti a loro, le finestre che mostravano panorami grigiastri e piovosi di quella stagione. Poi c'era lei, ad un metro di distanza dal punto d'arrivo, quello sul quale avrebbe dovuto poggiare i piedi una volta fatto quel salto nel Vuoto.
In un secondo istante, c'era da immaginare sé stessi nel punto d'arrivo ed era la seconda D, la Determinazione.
Nephele sapeva di essere una strega molto alta, ma nell'occupare lo spazio non avrebbe portato via molto a quella mattonella, perché era magra e ossuta. Decise che si sarebbe voluta poggiare nell'esatto centro di quella mattonella davanti a lei, perciò cercò di figurarsi i suoi piedi - due fette belle lunghe con qualche calletto sulle punte - fasciati da un paio di vecchi e logori stivali marroni dal tacco molto alto, un tacco dodici per la precisione. Erano stivali da strega, perciò avevano molti lacci e le punte, rovinate dal tempo, leggermente arricciate. Immaginò anche che avrebbe dovuto cadere sulla punta degli stivali, perché se fosse atterrata di tacco sarebbe potuta cadere e oltre ad una possibile Spaccatura, non sarebbe stato carino atterrare sul sedere. Per questo avrebbe dovuto fare attenzione a come posizionare le gambe, ossute anch'esse e con le ginocchia ben visibili e scricchiolanti, coperte da un paio di pantaloni dritti e maschili vecchi di qualche decade, utili a mascherare quegli stecchini imperfetti.
Risalì l'immagine che stava provando a ricreare di sé stessa una volta Smaterializzata sulla mattonella di fronte e passò alla parte del bacino, ai passanti del pantalone dove a volte infilava la bacchetta, in quel momento riposta sulla tasca destra e uscente per metà. Era una bacchetta nuova di un paio di mesi circa, di legno di melo e con un'anima di crine di unicorno, lunga esattamente undici pollici e tre quarti. Non sapeva se doveva immaginare anche il suo intimo e ciò che vi era contenuto, ma la mente della Hargrave provò a ricreare anche quell'immagine perché non voleva lasciare indietro le mutande bianche di pizzo, come non voleva subire una smutandata dal Vuoto. Sarebbe stato poco piacevole e non aveva intenzione di peggiorare la situazione dei suoi glutei, tutt'altro che sodi e rotondi, ma anche segnati da qualche smagliatura per un allungamento precoce durante gli anni dell'infanzia. Era spigata di punto in bianco.
Se non avesse avuto altri vestiti, si sarebbe liberata di quella blusa color glicine che si sposava coi pantaloni ardesia. Era un brutto pezzo d'epoca recuperato in qualche baule e che, come i pantaloni, era di stampo maschile nonostante le maniche a sbuffo, che andavano pure di moda in quel periodo - o così aveva sentito dire dalla sua amica Josephine. La strega non seguiva la moda, perciò l'unico compito di quel capo era mascherare un addome molto magro che lasciava intravedere costole e l'incavo spigoloso delle sue scapole, nonché le vertebre sulla schiena bianca e pallida come tutta la pelle del suo corpo e il seno rotondo e distanziato. Anche qui c'erano delle smagliature sui fianchi e qualche imperfezione, fianchi ai cui lati pendevano le mani ossute di una lavoratrice, quindi c'erano dita curate dai calli e dagli spacchi per il freddo, ma comunque arrossate sulle nocche. Le braccia, coperte tolmente dalla manica a sbuffo, erano esili e dai gomiti e dalle spalle evidenti.
Arrivata a quel punto, non le restava che provare ad immaginare anche il resto nel punto d'arrivo, cioè il collo lungo e sottile, il viso allungato e squadrato, tagliato da linee dure e definito da zigomi sporgenti. Non aveva trucco sul pallore della sua cute o il rossore appena evidente delle gote, non c'era dell'ombretto a delineare la palpebra che lentamente copriva gli occhi grandi e cerulei. Aveva un naso dritto, lungo e sottile, delle labbra fini dal colore rosa antico sbiadito, arricciate in una smorfia concentrata. Le sue sopracciglia erano di un biondo chiaro, non troppo folte e non troppo grosse, ma i suoi capelli, corti e tirati all'indietro, avevano un colore ancora più chiaro, un biondo pallido con dei riflessi color ghiaccio. Non c'erano orecchini ai lobi delle orecchie dal padiglione di proporzione nella norma per il suo viso.
Tutto questo, tutto il suo corpo, i suoi indumenti e la sua bacchetta, dalla punta dei capelli alle unghie dei piedi, davanti e dietro, da lato a lato, cercò di immaginarlo esattamente al centro di quella mattonella distante un metro da lei e da tutti i riferimenti che aveva già cercato di ricreare nella sua mente.
Restava solo un ultimo passo: la Decisione.
Era abbastanza carica ed eccitata, ma non era a quello a cui si sarebbe voluta aggrappare per compiere quella rotazione necessaria. Si genuflesse di quel poco che le sarebbe bastato a compiere un movimento agevole e naturale, allargando prima le gambe di qualche centimetro. Sciolse le spalle, roteandole in un movimento leggero per dare carica alle braccia, lasciate molli lungo il corpo. Chiuse gli occhi e cercò di immaginarli nel punto d'arrivo insieme a tutto il resto con le palpebre calate, con tanto di ciglia bionde e l'ombra più scura creata dalle occhiaie.
Ancora prima di lanciarsi nel Vuoto, Nephele cercò di immaginarlo come una sorta di centrifuga che ti acchiappa e ti porta in un punto diverso da quello di partenza, ma non come una cosa negativa. C'erano aspetti negativi come nausea e giramenti di testa, cose non piacevoli, ma del resto aveva provato ad abituarsi lasciandosi accompagnare da altri nel corso della sua vita, viaggi non piacevoli e ora al timone di quella cosa sconosciuta c'era lei. Se fosse stata un pirata, sarebbe stata il pirata pazzo che finisce nella bocca del Kraken o in un vortice con tutta la sua nave. Quindi non riusciva a vedere il Vuoto se non come una nuova, meravigliosa avventura, una scoperta di cui si sarebbe saziata. Cercò di essere più positiva possibile al riguardo, con la tensione che le sfrigolava nello stomaco un po' per paura e un po' per adrenalina.
Tentò, infine, di compiere quella rotazione per giungere alla mattonella d'arrivo. Provò a muovere i fianchi, compiendo prima un movimento lento di rotazione col bacino e poi un colpo più secco, aiutandosi con le braccia allargate all'infuori e facendo anche perno su un solo piede, il destro. La sua intenzione era quella di girare molto velocemente su sé stessa, cercando di allontanare la paura e compiere, infine, quel salto nel Vuoto per Smaterializzarsi.
 
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view post Posted on 7/12/2020, 17:45
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ghuy'cha'

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Era giunto il momento di iniziare a fare sul serio e mettersi in gioco. Angus si alzò dal suo posto e dando le spalle al banchetto come indicato dall'Istruttrice prese posto cercando di avere una giusta distanza dai colleghi al suo fianco. Controllò di essersi posizionato al centro della mattonella nera e dopo aver ascoltato le ultime indicazioni e aver visto Eleanor materializzarsi fece un bel respiro e chiese il permesso per potersi cimentare nella sua prima materializzazione.
Abbassò lo sguardo sui piedi per ricontrollare che si trovasse al centro del quadrato di marmo nero. Il banchetto era alle sue spalle e lo sguardo puntato sulla mattonella che seguiva quella dove era posizionato. Prima di tutto si sarebbe premurato di assumere la giusta postura. Avrebbe cercato una buona presa con la pianta dei piedi posizionandoli seguendo una linea retta immaginaria che li collegava con le spalle. Avrebbe poi flesso leggermente le ginocchia per non essere troppo rigido con le gambe dato che in seguito avrebbero seguito il movimento del busto, le spalle morbide cercando di sciogliere ogni tensione dovuta alla prova. Fece roteare il collo un paio di volte per rilassare ogni muscolo alla base della testa, le braccia lasciate andare lungo il corpo senza forzature, provando a tenerle morbide e pronte ad accompagnare il movimento che avrebbe dovuto eseguire a breve. Inspirò ed espirò quanto necessario per cercare la giusta tranquillità e poi decise di iniziare a seguire le tre D.
Per prima cosa si sarebbe dovuto focalizzare sulla Destinazione.
Puntò gli occhi sul quadrato marmoreo di colore nero che aveva davanti a se, a solo un paio di passi davanti a lui. Quello era il suo obiettivo, dove si sarebbe dovuto materializzare se tutto forse andato per il verso giusto. Quella mattonella faceva parte di un insieme più grande, di un mondo più grande. Quel quadrato si trovava in Inghilterra, nella città di Londra, più precisamente nel Ministero della Magia. Angus procedeva con le coordinate come indicatogli dalla Corbirock. Ma il Ministero della Magia era grande e scendendo ancora più nel dettaglio la sua destinazione era situata al sesto livello precisamente nell'aula dove Lui si trovava in questo momento. Continuava a guardare il quadrato, nero ebano con i lati di circa un metro. La sua Destinazione si trovava un metro avanti a lui, un paio di passi decisi. Cercando di contestualizzare la sua posizione nell'aula avrebbe contato quante mattonelle di distanza aveva per ogni lato. Nel lato più vicino a lui c'era lui stesso, il punto dove si sarebbe dovuto smaterializzare. Il lato destro era distanze dieci mattonelle dalla parete alla sua destra, non c'era nulla fra la parete e la sua destinazione, quindi le dieci mattonelle di distanza equivalevano all'incirca a dieci metri. Il lato sinistro della mattonella distanziava 6 di esse dal muro sinistro. In direzione del muro c'era un quadro e ne prese nota. Quindi si trovava a sei metri da muro sinistro. Il lato più lontano era distante cinque mattonelle dal lato dove era posizionata la porta per accedere nell'aula, nessun intralcio lungo il percorso, solo, l'istruttrice leggermente defilata alla sua sinistra a circa metà distanza. Il Corvonero cercò di disegnare questa specie di mappa nelle sua mente provando così a focalizzare ed evidenziare la sua Destinazione. Cercò di individuare la posizione di ogni corsista e la disposizione dei banchi alle sue spalle per avere un quadro di insieme ancora più dettagliato. La sua Destinazione era comunque davanti a lui, ad un paio di passi, senza nessun intralcio a fare da ostacolo. Guardò meglio la mattonella cercando di memorizzare ogni dettaglio, ogni sfumatura. Ne osservò il perimetro, scorrendo gli occhi lungo i lati in cerca di imperfezioni, guardò il suo colore provando ad individuare eventuali sfumature del nero ebano che la colorava, avrebbe cercato di identificare eventuali scheggiature, lesioni, graffi che avrebbero disegnato meglio quella mattonella di marmo nella sua mente e sarebbero potuti servire come ulteriori riferimenti per una smaterializzazione più precisa. Avrebbe cercato a disegnarla seguendo ogni dettaglio, ogni eventuale inclinazione che avrebbe notato. Dopo aver pensato di aver preso nota della posizione e di ogni dettaglio della sua destinazione passò al secondo step.
La seconda D era quella della Deteminazione.
Angus adesso avrebbe provato ad inserirsi nel disegno mentale fatto precedente. Doveva materializzarsi precisamente al centro della mattonella che aveva davanti a lui. Avrebbe immaginato di vedersi perfettamente al centro, equidistante da ogni lato, nè troppo avanti o indietro, nè troppo a sinistra o a destra. Avrebbe disegnato Angus MacEwen perfettamente in piedi al centro di quel quadrato nero posizionato un paio di passi davanti a lui. Come aveva notato prima il quadrato distava dieci mattonelle dal muro sinistro, sei da quello destro e cinque dal muro dove si trovava la porta di ingresso nell'aula. I banchi e la lavagna alle sue spalle. Avrebbe visto più vicina l'Ispettrice dato che la sua destinazione si trovava più avanti e avrebbe lasciato i compagni alle sue spalle non avendoli più di fianco. Immaginò di disegnarsi partendo dal basso dal punto in cui si piedi si fossero trovati nel caso in cui la materializzazione avesse avuto successo. Per prima cosa avrebbe visto nel suo disegno mentale i suoi piedi, con la pianta ben ancorata a terra, dritti e stabili. Le dieci dita dei piedi con le rispettive unghie, il tallone, la pianta, insomma i suoi piedi. Le calze che separavano la pelle dalle scarpe, quest'ultime della divisa scolastica, i lacci con il loro nodo che le tenevano ben ferme agli arti inferiori. Risalendo avrebbe visto le caviglie, i polpacci e tutta la parte inferiore al ginocchio delle due gambe e poi le ginocchia stesse, per poi passare alla parte superiore delle gambe, le cosce con i muscoli delineati dagli allenamenti di Quidditch. Non si sarebbe dimenticato della peluria bionda/rossiccia appena visibile nella parte inferiore delle gambe. Gli arti inferiori era coperti dal pantalone della divisa scolastica che avrebbe immaginato cosi' com'era, scendeva perfettamente con la piega ormai quasi invisibile. Portava le mutande dei Corvonero, che andavano a coprire le sue parti intime e quel giorno certamente non poteva dimenticarle durante quel piccolo viaggio. No assolutamente. Vide i glutei riempiere mutande e pantaloni , non poteva nemmeno dimenticare loro. Il tutto sarebbe stato completato dalla cinta che avvolgeva la vita e teneva i pantaloni ben saldi su Angus insieme al bottone e la cerniera del pantalone stesso. L'Angus nello spazio avanti a lui si stava materializzando nella sua immaginazione. Ora il busto con gli addominali delineati sempre dagli allenamenti, la schiena dritta ma non rigida, l'ombelico, i pettorali, le scapole e le spalle nella sua interezza, i pettorali, i capezzoli. Le braccia che scendevano lungo il corpo morbide come la posizione che aveva adesso. La cicatrice che aveva sul braccio destro fu anch'essa riportato nell'Angus alternativo. La peluria dello stesso colore di quella delle gambe lungo le braccia, appena visibile. I gomiti morbidi, i polsi e le mani. Disegnando le cinque dita per ogni mano, senza dimenticare le unghie. Per ora nel suo disegno mentale la parte superiore del corpo era nuda. Quindi visualizzò la t-shirt che indossava sotto la camicia della divisa scolastica. Camicia che gli scendeva lungo i fianchi e terminava dentro i pantaloni. I bottoni della camicia, tutti, sia quelli frontali che quelli sui polsini. La cravatta annodata larga nascosta in parte dal maglioncino scolastico. Il maglioncino stesso definito nel suo colore e tessuto venne fatto indossare nel suo disegno mentale. Mancava ancora qualcosa. Il collo con la ferita dietro aperta dietro di essa, avrebbe visualizzato anche quella con la relativa fasciatura che la copriva, la sua testa nella sua interezza, il volto, il mento ben delineato, la linea delle mascelle, la bocca con le labbra pronunciate, i denti bianchi e le lingua, il naso, gli occhi delineati dalle pupille, iride, sopracciglia e ciglia. Avrebbe cercato di non dimenticare nulla. Le orecchie al loro posto dove dovrebbero stare. I capelli a cui teneva tento, dall'attaccatura che scendevano fino alle spalle e oltre. Avrebbe cercato di visualizzare ogni particolare provando a non tralasciare nulla. Lui era lì sopra quel pezzo di marmo nero davanti a lui, incastrato perfettamente nello spazio che aveva intorno. Le gambe leggermente flesse dovute alla materializzazione ma con tutti i pezzi al loro posto, almeno cosi visualizzava e sperava di riuscirci. Per ultimo, anche se non si vedeva, avrebbe disegnato la bacchetta nella tasca destra del pantalone, dove la teneva adesso.
Sperando di non aver dimenticato nulla il ragazzo di Portree passò al terzo punto, la Decisione.
Ora che aveva delineato dove doveva materializzarsi e aver visualizzato lui stesso in quello spazio si concentrò sul mezzo necessario per farlo. Il Vuoto. Si sarebbe servito di esso per spostarsi da dove si trovava adesso alla mattonella difronte a lui. Ma non come era abituato a fare, camminando, ma sfruttando il Vuoto. Quasi istantaneamente, un batter di ciglia, si sarebbe ritrovato li davanti, in quel quadrato nero che lo attendeva e che aveva ben fisso in mente. Poteva farcela, si concentrò sapendo che a breve avrebbe potuto attraversare una porta immaginaria che avrebbe aperto per lui infinite strade con luoghi da raggiungere all'istante. Ma lui aveva una sola destinazione ben fissata in mente, avrebbe attraversato e utilizzato quel mezzo per giungere sulla mattonella li davanti. La mente puntava solo a quello, era deciso a raggiungerla e a non fallire. Sapeva che non poteva camminare per raggiungere la sua destinazione e l'unico mezzo disponibile era il Vuoto, lo avrebbe sfruttato conscio che non aveva altri mezzi a disposizione. Da li a breve doveva trovarsi in piedi, perfettamente al centro di quella mattonella e questo grazie al mezzo offerto per poter effettuare una Materializzazione.
Avrebbe cercato di non esitare e sentendosi pronto avrebbe fatto partire il movimento dalle spalle sfruttando tutti i muscoli per trasmettere quella rotazione al resto del corpo. Come una spirale che parte dall'altro avrebbe attraversato spalle, busto, bacino e gambe. Una torsione quanto più fluida possibile facendo perno sulla gamba portante per aver il giusto slancio e lasciando le braccia libere di assecondare il movimento. Avrebbe girato su stesso, sentendo i capelli rispondere a quel movimento, l'aria improvvisamente che gli attraversava la faccia e continuando a pensare e visualizzare nella sua mente la porta che avrebbe attraversato per raggiungere quel quadrato nero di marmo.
 
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Madison Grey
view post Posted on 8/12/2020, 21:37




L'istruttrice mi permise di prender posto, invitandomi a non far più ritardi, e alle sue parole annuii con decisione, assolutamente sicura che una situazione come quella non si sarebbe più verificata. Ben presto lasciai perdere l'imbarazzo e mi concentrai sulla lezione, ascoltando attentamente sia la docente sia gli interventi degli altri iscritti e prendendo anche qualche nota. Arrivò poi il momento della pratica; infatti, dopo una minuziosa spiegazione e dopo anche averci mostrato un esempio pratico, toccò a noi tentare di Smaterializzarci. Cercai da subito di rilassarmi e concentrarmi, in attesa che toccasse a me.
Giunto il mio turno, avrei fatto dei profondi respiri, per raccogliere tutta la calma e la concentrazione necessarie. Avrei cercato di rilassarmi prima mentalmente, poi avrei cercato di includere in questo processo anche tutto il mio corpo, dalla testa fino alla punta dei piedi, tentando di prendere consapevolezza di ogni centimetro della mia persona. Avrei quindi cercato di mantenere una postura sì stabile e corretta ma morbida, evitando il più possibile irrigidimenti.
La prima D su cui focalizzarmi sarebbe stata la Destinazione. Dunque avrei osservato in generale il luogo in cui mi trovavo, fino a focalizzarmi sulla piccola porzione di spazio sulla quale avrei cercato di Materializzarmi. Avrei prestato attenzione all'aula nella sua completezza, cercando di coglierne anche i più piccoli dettagli così da poter visualizzare al meglio l'area ed evitare spiacevoli incidenti. Non mi sarebbe parso di individuare importanti ostacoli nel percorso che mi avrebbe condotto alla mattonella prescelta. Mi sarei quindi concentrata su quest'ultima e precisamente sulla sua posizione rispetto alla stanza. Essa era di fronte a me, distante circa un metro, mentre rispetto alle mura era centrale, distando sia da quella di destra che dalla sinistra ben otto mattonelle, ovvero circa otto metri. Avrei osservato anche la distanza rispetto al soffitto, controllando così che non ci fossero ostacoli od elementi che avrebbero comunque potuto interferire negativamente nella riuscita di quella prova. Dopo aver analizzato la mattonella in un quadro più ampio, mi sarei presa qualche ulteriore attimo per fissarla bene in mente. Quei passaggi sarebbero stati importanti, poiché la porzione in sé non aveva grandi segni caratteristici, quindi contestualizzarla nell'aula sarebbe stato il principale modo per potervici realmente arrivare. Ad ogni modo, l'avrei studiata attentamente così che, se ce ne fossero stati, avrei preso mentalmente nota anche di eventuali dettagli suoi specifici. Dopo quello studio avrei chiuso gli occhi, per poter visualizzare senza aiuti ciò che avevo constatato poco prima. Dunque avrei tentato di vedere nella mia mente l'aula, partendo dall'esterno, contando quindi le mattonelle che separavano la porta d'ingresso dalla mia meta e visualizzando quest'ultima centralmente rispetto alle mura laterali. Sebbene questo sarebbe stato il percorso principale, avrei tenuto conto anche degli altri oggetti, quali banchi, sedie, cattedra e anche la lavagna, nonché delle persone (quindi gli altri iscritti e la docente) cercando di contestualizzarli il più realisticamente possibile rispetto al punto che mi interessava. Avrei tenuto conto dell'ambiente nella sua interezza, ma al tempo stesso avrei cercato di isolarmi da cose, persone e rumori esterni, i quali avrebbero potuto intaccare la mia concentrazione. Dunque ne avrei mantenuto la consapevolezza, senza che potessero tuttavia interferire attivamente.
Avrei quindi portato quella visione così ampia a restringersi, fino a vedere solo la mattonella nera, includendovi quei pochi dettagli specifici che, sebbene esigui, avrebbero potuto agevolare il tutto. Dopo aver compiuto questo esercizio di memoria avrei sentito di essere sicura della mia Destinazione, di averla ben chiara in mente nella sua interezza e di poter quindi passare alla "D" successiva.
Sarebbe dunque giunta la volta della Determinazione. Avrei riaperto gli occhi, sempre fissi sul luogo da raggiungere. Avrei provato ad immaginarmi effettivamente lì, ad un metro di distanza con i piedi ben saldi su quella mattonella, e con quell'immagine in testa probabilmente sarebbe cresciuto il desiderio e la voglia di comparirvi veramente. Avrei sentito l'intenzione crescere a poco a poco e per vari motivi. Innanzitutto ero ancora arrabbiata con me stessa per quello stupido ritardo, dunque avrei sentito in qualche modo di dovermi riscattare. Inoltre, in generale tenevo molto a quel Corso e ci tenevo profondamente ad affrontarlo con successo. Per me era davvero importante la buona riuscita di quell'esercizio, sebbene fosse la mia prima volta, ed avrei messo tutta me stessa per poterlo completare correttamente. Avrei nuovamente chiuso gli occhi, visualizzando un'ulteriore volta il luogo in cui mi trovavo, fino a giungere alla mattonella di fronte a me e, una volta lì, avrei immaginato me medesima comparire su di essa, e mi sarei immaginata stabile, sicura, decisa, ma più di tutto intera. Avrei infatti fissato l'attenzione anche su ciò, guardandomi mentalmente in ogni mia parte, partendo come suggerito dalla docente dai piedi, compresi di dita e rispettive unghie, coperti dalle calze e dalle scarpe correttamente allacciate. Salendo avrei visualizzato le mie gambe, coperte dalle calze nere ed in parte anche dalla gonna dell'uniforme. Sarei dunque giunta al busto comprensivo di tutte le mie forme, nascoste dal maglioncino e subito sopra dalla camicia bianca, i quali coprivano anche le braccia; rimanevano scoperte solo le mani, che osservai attentamente per far sì che vi fossero tutte le dita e le unghie. Avrei poi proseguito la salita giungendo al collo, al quale avrei visto ben annodata la cravatta con i colori della mia Casata, fino a salire fino alla testa. Avrei cercato di focalizzarmi su tutti i dettagli del viso, che quel giorno (come sempre in realtà) non presentava trucco. Partendo dal mento sarei arrivata alla bocca, caratterizzata da labbra fini, salendo poi al naso, abbastanza piccolo e leggermente all'insù. Attorno al naso avrei osservato qualche spruzzata di lentiggini, mentre le guance sarebbero state, come solitamente erano, lievemente più rosate rispetto al resto del viso, in generale tendente al pallore. Sarei arrivata dunque agli occhi, un po' più grandi della media e marroni, caratterizzati dalle ciglia nere e, subito sopra, da folte sopracciglia sempre marrone scuro. Anche preso consapevolezza anche delle orecchie, sebbene nascoste dai capelli anch'essi marroni e lunghi poco oltre le spalle, lievemente mossi sulla parte finale. Sempre a livello del viso, avrei tenuto conto anche delle piccole imperfezioni e della naturale peluria; quest'ultima sarebbe stata rilevante anche nelle altre zone del corpo. Inoltre, nel vedermi avrei dato forte peso sia al fisico che ai vestiti, tenendo quindi conto dell'uniforme ma anche degli indumenti intimi.
Il desiderio sarebbe ulteriormente aumentato, aiutato da quella visione positiva ed avrei dunque sentito un profondo desiderio di proseguire per poter raggiungere quell'obiettivo e farlo divenire realtà.
Terza "D", Decisione. Avrei dunque focalizzato l'attenzione su questo crescente desiderio di riuscire, di completare quella prova per poter apparire su quella precisa mattonella, realizzando ciò che avevo immaginato. Avrei lasciato che aumentasse e si facesse sempre più vivo, iniziando poi a concentrarmi sul Vuoto. Quest'ultimo era un elemento assolutamente ignoto per me, totalmente nuovo e che dunque avrebbe facilmente generato timore. Era un qualcosa di difficilmente spiegabile ed impossibile da visualizzare, ma era ciò che mi avrebbe consentito il passaggio alla mattonella desiderata. Per battere il timore dell'ignoto mi sarei fatta aiutare da quel profondo desiderio di farcela, ma avrei anche cercato di prendere maggiore consapevolezza del Vuoto, di analizzarlo in modo da iniziare a comprenderlo. Avrei creduto che un poco di tensione sarebbe inevitabilmente rimasta, essendo una cosa totalmente nuova, tuttavia avrei ripetuto mentalmente le parole dell'Istruttrice. L'avrei visualizzato come una porta, come il mezzo che mi avrebbe concesso di giungere lì, su quella mattonella proprio di fronte a me, che mi avrebbe permesso di realizzare quel sempre più forte desiderio, e pensarlo in quella maniera avrebbe alleviato l'ansia, poiché il Vuoto, sebbene sempre a me ignoto, sarebbe stato imprescindibile per la riuscita della prova e quindi sarebbe diventato mio "alleato".
Mi sarei accertata di aver mantenuto una postura decisa ma morbida, elastica. Avrei provato a sentire in senso più profondo tutto il mio corpo, come ad inizio prova, per assicurarmi di essere ancora completamente in armonia, rilassata e consapevole di ogni suo dettaglio. Accertato ciò, mi sarei sentita pronta a proseguire. La meta era fissata nella mente, il desiderio era indescrivibile ed il Vuoto non mi sarebbe parso più spaventoso, bensì d'aiuto, dunque sarebbe giunto il tempo di muoversi. Come spiegato a lezione, avrei effettuato una torsione del busto, aiutandomi con le gambe ed il bacino, sebbene avrei cercato di coinvolgere in quello spostamento ogni parte del mio corpo, dando importanza tanto agli elementi fondamentali come i fianchi quanto, ad esempio, alle mani ed alle dita che, sebbene non fossero strettamente necessari, sarebbero invece stati, in quell'esatto momento, assolutamente imprescindibili. In qualche modo, completati i passaggi precedenti e consapevole della mia interezza, compiere quel movimento sarebbe parso quasi un bisogno e sarebbe avvenuto, in un certo senso, con naturalezza, come se ogni parte di me lo richiedesse. Ogni zona avrebbe seguito il movimento con morbidezza ma anche decisione, cercando quindi di compiere quella rotazione comunque con una certa rapidità, con in mente sempre ben saldi sia la mia motivazione sia la mia meta.
 
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view post Posted on 8/12/2020, 23:49
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Le smeraldine osservarono ammirata l’istruttrice del CEM smaterializzarsi e materializzarsi l’istante successivo nel quadrato di marmo nero esattamente avanti a lei, come aveva annunciato poco prima.
La preoccupazione di non essere in grado di fare altrettanto attanagliò le viscere vuote della Tassorosso che spostò l’attenzione sulla fila dei propri compagni di corso cercando di capire i loro stati d’animo. Anche loro erano affetti dal bianco morbo come la rossa? Non doveva usare la bacchetta era vero ma doveva averla con se e senza magia la diciassettenne non si sarebbe potuta smaterializzare. Cosa poteva provocare tentare l’esercizio? Una crepa nello spazio-tempo? Oppure assolutamente nulla, come quella volta al campo di Quidditch che per più volte aveva cercato di aprire il baule delle Pluffe invano? Doveva desistere? Oppure tentare e rischiare la sorte?
Come se la Corbirock avesse udito le sue assordanti preoccupazioni intervenne tranquillizzando la rossa. La prova pratica le sarebbe potuta riuscire più facilmente di quanto potesse immaginare o non riuscire affatto. Non avrebbe aumentato le sue possibilità di spaccarsi. Perché quelle rimanevano immutate. Le smeraldine smisero di osservare i compagni che l’avevano anticipata nell’esercitazione perdendosi nel vuoto all’interno del quale avrebbe dovuto smaterializzarsi di li a breve e dal quale avrebbe poi dovuto nuovamente materializzarsi. Possibilmente tutta intera. Non voleva che qualche parte di lei finesse nel non essere studiato a Trasfigurazione.
Quando giunse il suo turno, Cenwyn si guardò i piedi. Prima di spostare l’attenzione sulla destinazione avrebbe dovuto curare la propria postura affinché risultasse stabile ed equilibrata. Dunque la tassorosso fissò i propri piedi, le scarpette nere lucide che si perdevano tra le scure mattonelle erano leggermente divaricate come quelle di una ballerina pronta in prima posizione. Cenwyn non aveva alcuna nozione di danza classica ma pensò che quella posa potesse comunque andare bene. O perlomeno sarebbe andata bene fino a che le suole delle sue scarpe non avessero abbandonato l’aderenza con il pavimento. A quel punto tutto sarebbe potuto succedere. Tentando comunque di verificare che la propria postura fosse stabile ed equilibrata, come richiesto dall’istruttrice, la rossa continuò a studiare le proprie gambe flettendo un paio di volte gli arti inferiori avvicinando leggermente il bacino al pavimento in una sorta di plié, dei goffi plié. In fin dei conti Cenwyn che tentava di imparare la Materializzazione doveva sembrare un po’ come un Troll alle prese con la danza classica. Un grosso errore.
Nonostante i movimenti non propriamente aggraziati la diciassettenne sembrava sicura del proprio precario equilibrio per cui drizzò il busto inspirando, spinse il petto in fuori ed espirò rilasciando le spalle. La mancina, ciondolante lungo un fianco sfiorò distrattamente la bacchetta che la diciassettenne portava con se, al sicuro, sotto le vesti, per poi tornare a ciondolare ritmicamente avanti e dietro, assieme alla destra, all’altro fianco di Cenwyn che in quel momento sentendosi sufficientemente rilassata drizzò il capo davanti a lei, spostando l’attenzione sulla mattonella designata per iniziare a concentrarsi sulla prima D, la sua Destinazione.
I banchetti, come la cattedra della Corbirock erano rimasti alle spalle di Cenwyn, i compagni di corso a distanza di sicurezza e dinanzi alla diciassettenne si stagliava un semplice e spoglio pavimento di marmo nero interrotto solo dalla gonna della docente che appoggiata al muro davanti a loro li osservava. La superficie liscia che si presentava alla vista della rossa era composta da grandi mattonelle quadrate, lucide, rese quasi luminose dalla luce che proveniva dalla finestra incantata posta sul lato dell’aula opposto all’ingresso.
La tassorosso riportò quindi l’attenzione sulla grande mattonella designata per quella prima esercitazione e che distava giusto di un paio di passetti da dove la giovane strega si trovava in quel momento. Non sembravano esserci ostacoli, nessuna panchina, nessun gatto, nessun frullobulbo abbandonato distrattamente. Non sembrava esserci nulla che potesse minare l’equilibrio della rossa. No, non sembrava eppure Cenwyn squadrò, torva, lato per lato quell’oscuro quadrato nero in cui avrebbe potuto perdersi. No, non doveva perdersi. Li avrebbe dovuto ritrovarsi, tutt’intera.
Continuando a fissare torva la mattonella Cenwyn provò ad immaginarla in una sorta di mappa tridimensionale posta nella sua mente. Una sorta di enorme scacchiera si era delineata nel Cadarn Cervellino. La mattonella obiettivo della prossima destinazione di Cenwyn si trovava esattamente davanti a lei. Era la sesta mattonella partendo a contare dalla finestra sulla cui linea di luce si trovava e distava pochi passi dai suoi piedi. La giovane strega avrebbe dovuto materializzarsi al suo interno. Possibilmente esattamente al centro della mattonella in quel punto equidistante da tutti e quattro i lati. I compagni di corso, anche loro presenti, figuravano anonimi nelle mattonelle di partenza poste ai lati della diciassettenne come pedoni su una scacchiera pronti a scendere in battaglia. C’era anche l’istruttrice nella visione di Cenwyn, il bianco, colei che si era mossa per primo in quella sorta di partita. Nessun’ostacolo fisico, se non il vuoto separava apparentemente la ragazza dalla propria destinazione.
A quel punto. Focalizzata la Destinazione nella propria mente Cenwyn si concentrò sulla seconda D, quella della Determinazione. Continuando a fissare il centro esatto della scura mattonella che si trovava a pochi passi da lei Cenwyn immaginò se stessa materializzarsi in quel punto. Doveva materializzarsi voleva materializzarsi. Tutta intera. Il proprio corpo, i propri vestiti. La rossa non voleva lasciarsi indietro, un unghia, un sopracciglio, nemmeno un capello. Tutto doveva venire con lei, vestiti inclusi. Era pur sempre una ragazzina pudica lei e l’idea di mostrare le proprie grazie davanti a più o meno conosciuti non l’allettava affatto.
Continuando a concentrarsi il Cadarn Cervellino determinò con volontà di voler occupare con il proprio essere il centro della mattonella. Le suole delle scarpe avrebbero posato sul centro della scura superficie maromera posta ad un paio di passi in linea retta davanti a lei andando ad occupare quello spazio ancora vuoto e privo di ostacoli. Ricostruendo il resto della propria figura mentalmente Cenwyn immaginò le scarpe essere indossate dai propri piedi, interi, con tutte le piccole dita, unghie incluse, i calcagni e le caviglie fasciate in altrettanto scure calze, le gambe, le ginocchia che facevano appena capolino oltre la gonna a balze, il sedere di Cenwyn non si sarebbe dovuto vedere ma ci sarebbe dovuto stare al sicuro nelle mutande del giorno, quelle con i billywig fosforescenti che ronzavano infuriati ogni qual volta alla rossa scappava un po’ d’aria. Anche se Cenwyn non faceva queste cose. Non in pubblico perlomeno.
La rossa distolse la mente dai Billywig e tutte le grazie nascoste all’interno delle sue mutande continuando ad immaginare il resto del proprio corpo. L’addome, il busto, il seno, tutto nascosto da una canottiera perfettamente abbinata alle mutande, le braccia che fuoriuscivano dalla canottiera dovevano essere ricoperte dalla candida stoffa della camicetta di Cenwyn così come il resto del busto, canottiera inclusa. A sua volta la camicetta sarebbe dovuta materializzarsi assieme alla rossa e assieme al maglioncino grigio sotto al quale faceva capolino. Le falangi delle candide mani di Cenwyn avrebbero dovuto sbucare dalle estremità delle maniche. Tutte e dieci. Nessuna esclusa. Con tutte e dieci le unghie al loro posto, nessuna esclusa.
Dal colletto poi avrebbe dovuto sbucare il collo e la testa di Cenwyn con il suo mento, la sua bocca, i suoi denti, le sue labbra, le sue guance, il suo naso, le sue orecchie, i suoi occhi, le sue ciglia e le sue sopracciglia, la sua fronte. L’intero cranio e ciò che in esso era contenuto. Ogni ricciolo ramato del crine della rossa avrebbe dovuto accompagnarla così come la peluria generica che ricopriva il corpo di Cenwyn, aveva fatto la ceretta ma non in maniera integrale e lasciare qualche pezzo indietro avrebbe potuto rivelarsi imbarazzante oltre che probabilmente doloroso come quando aveva privato le gambe della sua peluria da Demiguise ramato alla babbana maniera. Niente sarebbe dovuto rimanere indietro. Non voleva finire al San Mungo per essersi spaccata la p...eluria.
Cenwyn immaginò se stessa materializzata all’interno della mattonella. Nel punto designato con le punte dei piedi leggermente divaricate e che distavano circa un piede dal lato superiore della mattonella. Immaginò l’istruttrice Corbirock sorriderle dal muro di fronte e la luce della finestra a circa quattro metri di distanza solleticarle caldamente la guancia.
Era giunto quindi il momento di dedicarsi alla terza D, quella della Decisione. Cenwyn pensò con Decisione alla volontà di Spostarsi da dove si trovava per giungere nella sua Destinazione.
Era giunto il momento di affrontare le proprie paure. La diciassettenne cercò di racimolare ogni briciola del proprio coraggio per convincersi di voler entrare nel vuoto, attraversarlo e superarlo materializzandosi tutta intera proprio al centro della scura mattonella davanti a lei. Questa era la parte che la rossa preferiva. Tutta intera.
Cercò di vedere il vuoto come un mezzo. Non un mezzo oscuro e pericoloso come si era rivelato il Nottetempo qualche mese prima ma un mezzo sicuro come era stato Materializzarsi con Laurie.
Pensare alla Creaturologa fu un toccasana, Cenwyn si sentiva in qualche modo al sicuro con la giovane docente, un po’ come lo si era sentita quando era in compagnia del Babbanologo Welsh per cui forte di questa sicurezza immaginò il vuoto come un mezzo da sfruttare per raggiungere il proprio obiettivo tramite la materializzazione. Forse non era un processo molto dissimile da quello spiegato proprio dalla professoressa Felini a lezione, quando avevano trattato gli spostamenti degli Zouwu. Il vuoto era un mezzo per percorrere brevi o grandi distanze. Per quella volta Cenwyn si concentrò su una breve distanza, come se fosse un arco invisibile. Una porta su un'altra destinazione. Cenwyn avrebbe dovuto solo entrarvi, oltrepassare il passaggio e giungere tutta intera dall’altra parte. Cenwyn immaginò se stessa farlo con il movimento spiegato dall’istruttrice.
Con un movimento che partiva dalle spalle la rossa torse il busto lasciando che tutto il corpo ne accompagnasse il movimento rotatorio. Il bacino, le gambe persino le braccia seguirono il resto del corpo rotante di Cenwyn intenta ad avvitarsi su se stessa per entrare nel vuoto ma senza perdere di vista le tre D. Destinazione, Determinazione e Decisione. Cenwyn tutta intera sarebbe entrata nel vuoto,lo avrebbe oltrepassato e avrebbe occupato lo spazio precedentemente vuoto proprio al centro della mattonella designata che aveva fissato per tutto quel tempo.
 
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view post Posted on 9/12/2020, 19:15
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Nephele Hargrave: Materializzazione riuscita al 94%
Nephele ebbe cura di sé e si Materializzò al centro della mattonella in marmo nero, integra e in equilibrio sui tacchi, seppur lievemente insicura e con un leggero senso di nausea che l'avrebbe abbandonata nel giro di qualche secondo.

Angus MacEwen: Materializzazione riuscita al 97%
Angus seppe Materializzarsi con cura al centro della mattonella in marmo nero, integro e in equilibrio e con un leggerissimo senso di nausea, sparito del tutto dopo pochi istanti.

Madison Grey: Materializzazione riuscita al 94%
Madison si concentrò al meglio e chiuse gli occhi per prepararsi alla Materializzazione. Quel dettaglio, forse, la penalizzò nel ricostruire mentalmente la propria Destinazione. Si Materializzò sulla mattonella nerissima, integra e in equilibrio, seppur lievemente insicura e con un lieve senso di nausea lasciato dal Vuoto.

Cenwyn Cadarn: Materializzazione riuscita al 96%
Cenwyn attenzionò la postura del proprio corpo e si concentrò con cura. Si Materializzò al centro della mattonella nera, integra e perfettamente in equilibrio, con il sorriso dell'Istruttrice davanti a sé come aveva preventivato e con un lievissimo senso di nausea regalatole dal Vuoto, come non aveva preventivato.



Seguì le Materializzazioni di tutti con una buona dose di apprensione, emozionata per la loro prima volta, cui stava assistendo e supervisionando - con una certa responsabilità, come testimoniava la sua camicia bianchissima dal colletto diritto che sbucava da sotto il maglioncino. Il pensiero di dover gestire più Materializzazioni l'aveva resa tesa, almeno inizialmente, ma ciò si rivelò del tutto ingiustificato: solo la metà degli iscritti tentò quella Prima Prova Pratica. Con le braccia allacciate dietro la schiena, prese silenziosamente a torturare un bottoncino del polsino, sfogando lì un pensiero che le grattava insistentemente le sinapsi. Temeva in tutta sincerità che la sua lunga spiegazione non fosse risultata affatto chiara o che avesse terrorizzato i corsisti, al punto da renderli insicuri e da non far tentare loro quella semplice Prima Prova. Accolse con genuina contentezza le prove ben riuscite di Hargrave, MacEwen, Grey e Cadarn e a tutti rivolse un ampio sorriso, prima di voltarsi verso coloro che erano rimasti fermi.
«Whittaker, Hundstock, Jackson, Collins, vi sentite bene? Se siete dubbiosi, non vi sentite tranquilli o sicuri, chiedete pure prima di procedere e ci lavoreremo. Mi raccomando, però, non potete più saltare alcuna prova».
Sorrise anche a loro, con gentilezza e forse più timidamente, con il vago terrore che diventava più pesante e concreto. Era disponibile ad aiutarli, però, forse questo avrebbe aiutato anche lei ad avere la coscienza pulita.
«Hargrave, MacEwen, Grey e Cadarn, le vostre prove sono andate bene nel complesso, complimenti a tutti e a tutte! Avvertite nausea, vertigini? Se preferite, sedetevi un attimo per riprendervi, poi tornate tutti in riga, proprio come prima».
Parlò loro con entusiasmo, squadrandoli per assicurarsi che stessero bene. Nonostante l'eccitazione della loro prima Materializzazione, sembrava che nessuno avesse le vertigini, perché tutti se l'erano cavata piuttosto bene. Con una lieve contentezza ancora riflessa in volto, agitò la bacchetta per far levitare fino a sé la scatolina, abbandonata sulla cattedra, contenente dei gessetti colorati. Li incantò a uno a uno, perché andassero a tracciare delle X ben marcate e di colori diversi al centro di alcune mattonelle, sparse sul pavimento libero davanti alla riga ordinata composta dagli iscritti. Tutte le X erano distanti tra loro almeno due mattonelle e il colore spiccava sul marmo nerissimo del pavimento.
«Per la Seconda - e ultima per oggi! - Prova Pratica, chiedo a ciascuno di voi di Materializzarsi sulla mattonella individuata dal colore che vi assegnerò: MacEwen - blu, Whittaker - rosso, Cadarn - giallo, Grey - verde, Hargrave - celeste, Hundstock - viola, Jackson - bianco, Collins - arancione. Ciascuno deve Materializzarsi sulla propria mattonella».
Aveva fatto in modo che nessuno fosse troppo vicino al colore assegnato e che non fosse sufficiente spostarsi solo in avanti, come invece era richiesto per la Prima Prova. In ogni caso, le X in diversi colori erano chiaramente distinguibili e visibili, dunque avrebbero ancora potuto studiare la posizione della loro Destinazione semplicemente guardandola.
Sorrise, cercando di sguardi degli iscritti a quel ciclo, sperando che quella prova potesse essere ben accolta da tutti.
«Quando siete pronti, procedete pure».

//Scadenza per postare la Seconda Prova Pratica: 48 ore di tempo a partire dall'orario di invio di questo post. Valgono le raccomandazioni precedentemente fatte.
Nel Diario degli Istruttori potete visionare il commento sulla Prima Prova.
Ancora una volta, buon lavoro!
 
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view post Posted on 11/12/2020, 10:43
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ghuy'cha'

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Superato il primissimo momento di smarrimento con annesso leggero senso di nausea Angus si ritrovò sulla mattonella prevista. Abbassò lo sguardo tastando con le mani il suo corpo per controllare che fosse tutto al suo posto. Sembrava non mancare nulla ma si rese subito conto che era una preoccupazione inutile, Eleanor sicuramente sarebbe intervenuta se qualcosa fosse andato storto. Per sicurezza si toccò comunque i capelli e ogni ciocca era doveva doveva essere. Rilassato riusci' a sorridere guardandosi intorno per vedere cosa avessero fatto gli altri corsisti. In molti non aveva effettuato la prova ma chi l'aveva fatto sembrava anch'esso integro.
Ascoltò le nuove indicazioni dell'istruttrice preparandosi poi per la prova successiva, leggermente più difficile della prima, ma incoraggiato dalla buona prestazione della prima. La sua destinazione era la mattonella con la X blu. Stampò nella sua testa il colore per evitare di sbagliarsi e iniziò immediatamente a preparare la postura.
Fermo sulla mattonella di partenza posizionò i piedi al centro di questa e come fatto in precedenza gli avrebbe distanziati quanto bastava per averli in linea con le spalle. Mosse leggermente le dita dei piedi nelle scarpe per poi cercare la massima aderenza con il pavimento. Nuovamente piegò di poco le ginocchia per scongiurare una troppa rigidità che non avrebbe aiutato nell'esito della prova. Ruotò a destra e sinistra il busto per sciogliere i nervi probabilmente tesi dovuti alla tensione, innegabile, della nuova prova per poi ammorbidire le spalle e la schiena cercando di percepire la tensione scivolare via. Si voltò con la testa a destra e sinistra in lenta successione per rilassare anche i muscoli di quest'ultimo. Le braccia, come prima, furono tenute morbide a scendere lungo i fianchi pronte a roteare con il resto del corpo quando fosse giunto il movimento. Controllò la respirazione, come quando doveva lanciare qualche incantesimo nuovo durante una lezione, ispirando ed espirando con regolarità, provando a scacciare qualsiasi pensiero non inerente a quello che stava per fare. Solo dopo esseri sentito completamente a suo agio avrebbe iniziato la preparazione vera e propria.
Questa volta la sua Destinazione era un'altra. Non l'aveva persa d'occhio mentre cercava il giusto equilibrio fisico e mentale, era lì, tre mattonelle più avanti a lui ma spostata di una riga sulla sua destra. Una bella X blu impressa sul nero marmoreo, non poteva sbagliarsi. La sua destinazione era situata a Londra, dove risiedeva il Ministero della Magia e più precisamente al sesto Livello. Visualizzò nella sua mente una mappa, con una visuale dall'altro, che man mano stringeva fino a raggiungere l'aula situata al sesto livello dove si trovava adesso. Stringendo ancora di più la sua visuale vide tante mattonelle nere e alcune con le X di diversi colori ma quella che interessava al Corvonero era la mattonella con la X blu e strinse il campo fino ad avere nella sua mente proprio quella. Quella X tracciata sul pavimento si trovava all'incirca tre metri avanti a lui e poi un metro sulla destra. Anche in questo caso prese nota della distanza dal muro di destra ma questa volta considerando anche eventuali X di colore diverso che avrebbe incontrato lungo la retta che distanziava la sua destinazione dal muro. Fece lo stesso per il muro sinistro verificando quante mattonelle distanziasse la destinazione da esso e assicurandosi di prendere in considerazione eventuali X o ostacoli che avrebbero potuto interferire con la Materializzazione. Infine prese nota della distanza dal muro difronte a lui vergando nella sua mente la posizione dell'istruttrice e di eventuali altre X destinate agli altri corsisti. Aveva i compagni di corso al suo fianco, nessuno avanti a lui o dietro che avrebbero potuto disturbarlo. Dopo aver localizzato e mappato mentalmente l'ubicazione del suo obiettivo i suoi occhi si acuirono sulla X blu, quella tracciata al centro della mattonella nera di marmo. Partendo dai 4 lati che definivano il quadrato della sua destinazione avrebbe osservato attentamente la X cercando di memorizzare e cristallizzare nelle mente ogni dettaglio utile. La grandezza della traccia del gesso, la distanza dal perimetro del quadrato, l'incrocio delle due rette che generavano quel simbolo. Ogni singolo dettaglio per poter provare a materializzarsi perfettamente al centro di quel simbolo. Avrebbe cercato di non trascurare nulla, provando ad evidenziare quella X rispetto al resto del pavimento.
Lo attendeva adesso la Determinazione. Come fatto precedentemente adesso era lui a dover essere presente nella mappa mentale appena eseguita. Doveva ripetere quanto fatto prima avendo cura di non trascurare nulla per poter riuscire nuovamente nell'impresa. La posizione dove avrebbe dovuto materializzarsi era differente rispetto a prima. Tre mattonelle avanti e una a destra. Nel suo disegno lui doveva essere posizionato proprio li, al centro della X blu, al centro di quella mattonella nera da un metro per lato, senza sconti sulla distanza, non troppo a destra o a sinistra e nemmeno eccessivamente avanti o indietro. La mattonella e la X condividevano il centro e lui doveva condividere quel punto con loro disegnandosi proprio li, in piedi, perfettamente eretto e soddisfatto. La posizione rispetto a quella attuale naturalmente differente, più avanti di tre mattonelle e poi una sulla destra, guardando da una prospettiva nuova rispetto a quella attuale. C'erano le altre X colorate ma non lo riguardavano, nella sua mente lui sarebbe stato disegnato su quella blu. Come fatto prima immaginò di partire dai piedi cercando di non dimenticare nulla. La sua immaginazione li disegnò nel punto preciso dove avrebbe voluto trovarsi dopo essersi materializzato ovvero al centro della X blu e della mattonella di marmo. Saldi al pavimento, equidistanti dal centro, con la pianta che reggeva il corpo saldamente. Cosi li avrebbe immaginati. Cercando di non tralasciare nulla, ogni singolo dito dei due piedi e ogni singola unghia, la pianta e il tallone, i due piedi nella loro interezza. Le scarpe lucide annodate con i lacci che non avrebbe trascurato cercando di riprodurre persino il nodo che aveva fatto e naturalmente le calze, tutte e due. Sarebbe poi passato alle caviglie, i polpacci definiti dalla corsa degli allenamenti, la parte delle gambe che andava dalle caviglie alle ginocchia anch'esse immaginate perfettamente disegnate. Per la parte inferiore restava il resto delle gambe, dalle ginocchia alle anche, le cosce e naturalmente la poca peluria rossiccia visibile sugli arti. Ora avrebbe coperto le gambe con i pantaloni della divisa e sotto di esse le mutande e le parti intime ivi contenute, anche in questo caso non aveva intenzione di lasciare per strada parti essenziali e imprescindibili. I glutei e infine la cinta che teneva saldi i pantaloni in vita. Procedeva sistematico per non dimenticare nulla di se stesso lasciando prendere forma a se stesso nella sua mente. Disegnò il busto e la schiena, i pettorali e i capezzoli, l'ombelico e gli addominali, le scapole e cercando di mettere forma ad ogni dettaglio della parte superiore del proprio corpo. Gli arti superiori furono visualizzati vicino al corpo, scendevano dritti e paralleli simile alla posizione attuale. La peluria delle braccia e la cicatrice sul braccio destro, ogni minimo dettaglio per rappresentare una versione quanto più fedele di lui. I bicipiti, i gomiti, braccio e avanbraccio destro e sinistro, i polsi e ambedue le mani. Focalizzando quest'ultime avrebbe disegnato le dita di ognuna di esse e le unghie naturalmente. Adesso Angus alternativo era quasi completo, mancavano all'appello il capo e i vestiti della parte superiore del corpo. Disegnò il collo collegandolo al busto senza tralasciare la ferita e la fasciatura ormai presenza costante dalla notte dell'attacco al castello. Tratteggiò la testa, dandogli la forma nella sua menta, il mento e la curva delle mascelle, il naso con le due narici e sotto di esso la bocca compresa di labbra, lingua e denti. Cercò di inserire gli occhi nella sua mappa di Angus, il loro taglio, le iridi dello stesso colore, la pupilla, le ciglia e le sopracciglia. Le orecchie, destra e sinistra, e i capelli tutti nella loro lunghezza partendo dall'attaccatura fino alle punte. Era ancora nudo nella parte superiore del corpo. Visualizzò la maglietta indossata sotto la camicia. Quest'ultima scendeva fin dentro i pantaloni e i suoi bottoni tutti. Il maglione che copriva la camicia fu riportato cercando di non perdere nessun dettaglio per visualizzarlo quanto più fedele possibile. Infine la cravatta che si intraveda da sotto il maglione e il catalizzatore nascosto nella tasca del pantalone. Adesso riusciva a vedersi nella sua interezza e con tutti i vestiti sulla X blu che era la sua destinazione. Un elemento che completava la mappa mentale che aveva disegnato del luogo. Si vedeva perfettamente al centro della mattonella nera con la X blu assumendo la posa che avrebbe voluto avere nel momento in cui si fosse materializzato.
Mancava ancora la Decisione. Ultimo step previsto prima di smaterializzarsi.
Il mezzo. Sapeva di cosa aveva bisogno per poter effettuare quel piccolo viaggio impegnativo. Il Vuoto. Era quello lo strumento, il mezzo che avrebbe permesso al Corvonero di muoversi quasi istantaneamente da dove si trova adesso alla sua destinazione. Non avrebbe potuto camminare, non avrebbe potuto muovere i muscoli per fare una cosa che aveva sempre fatto nella vita, ma avrebbe utilizzato il suo corpo e la sua mente per sfruttare il Vuoto e intraprendere lo spostamento. Si vide attraversare quella porta, aprirla e sfruttarla senza remore. Vedendo un infinità di strade che il Vuoto gli dava come scelte ma decidendo di seguire solo quella che lo avrebbe portato nella mattonella nera con la X blu. Quello era il obiettivo e li doveva arrivare. La decisione di raggiungerla non mancava nonostante il timore di avvertire qualche sintomo di malessere dovuto al Vuoto. Sapeva che avrebbe potuto soffrire di nausea o vertigini ma non temeva questi effetti. Ci era riuscito prima e lo avrebbe rifatto. Se avesse sentito quei sintomi erano il pedaggio richiesto dal Vuoto che avrebbe pagato volentieri per riuscire nella Materializzazione. Era pronto e doveva riuscirsi, tre mattonelle più avanti e poi una a destra. Senza incertezze sapendo che il Vuoto lo avrebbe portato li dove voleva.
Senza esitare e visualizzando nella mente il punto di arrivo avrebbe fatto roteare tutto il corpo, dando il via al movimento dalle spalle e facendo si che il busto il bacino e le gambe seguissero a ruota il movimento cercando di essere fluido e deciso. La gamba portante usata come perno avrebbe potuto facilitare il movimento per avere una maggiore stabilità lasciando libertà alle braccia di seguire la rotazione dando la giusta spinta centrifuga richiesta. Girando su stesso avrebbe voluto sentire l'aria muoversi intorno a lui e su di lui, avendo conferma della rotazione dai capelli che in leggero ritardo lo seguivano. Ce la poteva fare e sperò di ritrovarsi senza intoppi nel punto designato.
 
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Nephele.
view post Posted on 11/12/2020, 17:31




Una volta atterrata ad un metro rispetto a dove era prima, Nephele fu costretta ad afferrarsi la pancia con entrambe le mani a causa dello stomaco in subbuglio. La nausea, leggera e momentanea, sparì appena realizzò di essere riuscita a Smaterializzarsi e a comparire nel punto prefissato. Sgranò gli occhi e guardò verso Miss Corbirock come una bambina che aveva appena provato il suo gusto di gelato preferito, tanta era l'eccitazione.
Si raddrizzò in una posa più composta, le spalle leggermente incurvate in avanti perché la strega si stava ancora accertando di essersi effettivamente spostata. Titubante, tornò piano in riga mentre si massaggiava l'addome al di sopra della blusa glicine e le dita ossute affondavano parecchio nell'indumento troppo ampio per il suo corpo ossuto.

«Un po' di nausea, ma dovrebbe essere passata» disse all'istruttrice.

C'era, adesso, una seconda prova e, sebbene fosse ancora incredula, Nephele aveva in corpo una buona dose di adrenalina: voleva assolutamente riprovare!
Seguì le indicazioni di Miss Corbirock e annuì per fare cenno di avere compreso le nuove istruzioni. Le era stata assegnata la mattonella con la croce celeste, quindi si voltò a guardare dove fosse precisamente per coglierne i riferimenti e apire quali fossero gli ostacoli. Era decisamente diverso rispetto a prima, anche se dovevano provare a Materializzarsi nello stesso posto. Tuttavia, la difficoltà non la spaventava e iniziò a rilassare il proprio corpo.
Per prima cosa, sgranchì il collo, facendolo roteare in entrambe le direzioni. Quella era la parte più critica, ma non era l'unica alla quale si sarebbe dedicata. Fece tre giri a destra, poi tre giri a sinistra, con gli occhi chiusi. Lo fece anche una seconda volta per arrivare al punto in cui non avrebbe più sentito scricchiolare le ossa della parte cervicale. Successivamente, si dedicò a polsi e caviglie, anche questi fatti roteare in entrambe le direzioni e poi anche le dita. Mosse i piedi all'interno degli stivali per assicurarsi una maggiore aderenza, poi passò alla parte del bacino, che fece sciabordare con un movimento lento di cosce, giusto per scaldare i muscoli. In ultimo, passò alle spalle, facendole ruotare prima in avanti e poi all'indietro per diversi istanti, finché non sarebbe stata pronta.
Lasciò cadere le braccia, morbide, lungo il corpo e allargò di qualche centimetro le gambe, genuflettendosi di poco e facendo su e giù tra tacco e punta prima di assicurarsi di stare ben piantata sul terreno, rivolta però verso la X celeste che l'istruttrice le aveva assegnato. Con un lento sospiro e l'aria buttata fuori dal naso, la strega cercò di rilassare anche i muscoli del viso. Provò anche a respirare in maniera calma, così da dare un ritmo meno energico ai suoi movimenti mentre si concentrava sulle tre D.
Sgomberare la mente come si faceva prima di lanciare un incantesimo nuovo o particolarmente difficile era un processo che vedeva Nephele fissare un punto fisso davanti a sé per annullare tutto il resto, per quanto presente e visibile anche alla strega stessa. Se avesse dovuto descrivere quel momento, lo avrebbe dipinto come una specie di stazione, dove alcuni pensieri si fermano e altri, invece, vengono allontanati. E lei, era semplicemente in mezzo ai binari, immobile e vigile mentre tutto il resto si muoveva e andava avanti, seguendo i propri orari e scadenze. Ma non c'erano treni, non c'era l'ordinato trambusto di una stazione a metà pomeriggio, quando il viavai non è poi così frenetico; o ancora meglio, verso la sera, dopo cena, quando arrivano i treni a lunga tratta: per quanto il paragone potesse essere azzeccato, nella mente della strega non c'erano stazioni o vagoni, e tutto il resto, bensì c'erano...

Destinazione.

Nephele provò a figuarsi nella testa la cartina dell'Inghilterra per posizionare Londra e, successivamente, il Ministero della Magia, situato nel centro della città: era lì che si trovava e lì che doveva finire, nella stessa aula, ma qualche metro più in là. Sapeva di essere sottoterra, al Sesto Livello, che grossomodo doveva essere circa a metà di tutta la struttura ministeriale, a due piani di distanza dal sottostante Atrium dal quale aveva fatto l'accesso tramite Metropolvere e pesare la bacchetta, ma anche a circa una trentina di metri - forse più - dal suolo dove scorrevano le automobili babbane o si ergevano i palazzi.
L'aula in cui stavano facendo lezione era la prima che si trovava al Sesto Livello, affacciandosi sul corridoio principale. L'ambiente sembrava abbastanza ampio da contenere una scrivania, dei banchetti e lo spazio sufficiente alle prime materializzazioni dei corsisti, quindi era una stanza sufficientemente ampia e agevole.
In più, la sua mattonella segnata dalla croce celeste era posizionata in diagonale rispetto a Nephele, se si seguivano le fughe delle piastrelle come riferimenti. Essendo mattonelle larghe un metro ciascuna, era facile fare i calcoli spaziali, ma c'era da tenere conto dei diversi ostacoli e un'accurato rilievo visivo che prendeva come riferimento gli oggetti nella stanza rispetto al punto d'arrivo era sicuramente utile.
Oltre a quello a cui aveva già pensato, cioè alla posizione più generale, Nephele cercò di visualizzare la sua destinazione, immaginando che la X della matonella scura fosse distante circa tre metri dal soffitto e cinque metri rispetto alla porta. Se avesse dovuto raggiungerla a piedi, avrebbe dovuto percorrere le otto mattonelle che ospitavano i corsisti e poi girare verso sinistra per altri tre metri. Questo faceva sì che ci fosse almeno una fila di banchetti e sedie da superare e la sua X celeste si trovava esattamente a due mattonelle da un banco. Provò ad immaginare anche come raggiungere il punto d'arrivo dalla lavagna, distante quattro metri.
Dalla sua altezza la vedeva a malapena, ma almeno aveva idea di dove fosse e la difficoltà era ovvio che fosse maggiore per il secondo esercizio, e lei ora si trovava a circa otto metri e mezzo in diagonale dalla mattonella di sbarco. Non era più come prima e anche i riferimenti erano cambiati, tranne i suoi colleghi, sempre messi in fila come prima. Lei era all'estremo opposto della riga rispetto al suo punto d'arrivo e la prima persona della fila distava dalla mattonella con la X celeste circa tre metri.
Provò ad immaginare anche gli altri riferimenti e le relative distanze, come i suoi effetti lasciati in maniera caotica al suo banchetto più vicino a lei che alla mattonella d'arrivo, alle finestre con il meteo ricreato magicamente, fino alla cattedra e alla lavagna priva di gessetti, ora; anche a Miss Corbirock, che ovunque si trovasse, era comunque un punto fermo come tutti gli altri suoi colleghi, e la strega cercò di usarla come riferimento rispetto al suo punto d'arrivo - erano circa sei metri in diagonale.

Determinazione.

Una volta fissati più punti di riferimento possibili, cercando di ridisegnarli con accuratezza nella sua testa, Nephele iniziò ad immaginare sé stessa all'interno di quella mattonella con la croce celeste. Quest'ultima, non sarebbe mai stata interamente occupata dalla strega, troppo alta e smilza per essere considerata ingombrante. Nephele, infatti, era una specie di spillo - o di lampione, visto che molto spesso teneva le spalle leggermente incurvate in avanti per una cattiva postura dovuta allo studio.
Sapeva di avere i capelli corti, biondi e tirati all'indietro in un'acconciatura più comoda che di bellezza. Generazioni di Hargrave le avevano donato capelli lisci e con vaghi riflessi rossastri, un colore che abbinato all'incarnato pallido della strega non sempre pagava e d'inverno, quando il sole da tempo non la colpiva, era ancora più chiara, ma aveva sempre un accenno di rossore all'altezza delle guance, specialmente dopo un po' di movimento come ora.
Abbinate al colore dei capelli, c'erano le sopracciglia sottili che facevano da cornice ad un paio di occhi cerulei e con ciglia non troppo lunghe, palpebre prive di trucco e un filo di occhiaie a creare delle ombre. Il naso dritto e piccolo era della stessa altezza delle orecchie, proporzionate rispetto al resto del volto squadrato e dagli zigomi taglienti. Aveva un paio di labbra sottili, rosee, che sembravano ancora più affilate quando si aprivano in uno dei suoi ghigni. Il mento e la mandibola disegnati creavano un netto stacco tra il viso e il lungo collo della strega.
Nel raccogliere tutti questi dettagli nella sua testa per ricreare un'immagine di sé stessa in mezzo a quella mattonella con la X celeste, Nephele continuò a scendere, passando per le spalle ossute e quelle fossette sulla parte superiore del petto prima di arrivare ai seni rotondi e distanziati, alle scapole sporgenti e le vertebre visibili lungo la schiena, macchiata di qualche imperfezione sui quei fianchi stretti, per lo più smagliature che risalivano all'età adolescenziale quando improvvisamente era spigata di colpo, arrivando all'altezza di un metro e novanta prima della maggiore età. Non aveva addominali scolpiti e il ventre risultava particolarmente piatto. Anche in questa zona si creavano delle fossette a causa delle ossa sporgenti rispetto alla massa corporea, esattamente come per le braccia dove gomiti e polsi erano più evidenti e anche le dita delle lunghe mani risultavano ossute, con unghie curate nella norma ma comunque non prive di piccoli calli e screpolature su tutte le dieci dita. La mano destra sfiorava la bacchetta nella tasca dei pantaloni: era lunga undici pollici e tre quarti e l'involucro ligneo di melo racchiudeva un nucleo di crine di Unicorno.
Tutta la parte superiore era coperta da una larga blusa maschile color glicine con ampie maniche proprio per mascherare quel corpo ossuto, mentre quella sottostante era nascosta da un paio di pantaloni ardesia, anche questi di stampo maschile e abbinati al resto. Sotto i pantaloni, oltre l'intimo, si nascondevano un paio di gambe molto lunghe e sottili con glutei piatti e la parte pubica ricoperta della consueta peluria - e qualche pelo sporadico ce l'aveva anche sotto alle ginocchia o sul retro delle cosce, striate qua e là da smagliature rosee e bianche. Le ginocchia, come i gomiti, erano sporgenti, così anche le caviglie. Infine, c'erano i piedi all'interno degli stivali marroni: erano lunghi e con le venature visibili, le dieci dita callose e i talloni screpolati a causa del suo viavai quotidiano tra questo e quel posto, spesso con i veritiginosi tacchi che indossava.
I piedi, dunque, si sarebbero poggiati sulla X celeste al centro della mattonella d'arrivo, con le gambe leggermente piegate come nella posa di partenza e le braccia appena più larghe. Cercò di immaginare tutto quello, tutto il suo corpo, parte per parte, nella nuova destinazione.

Determinazione.

Il salto nel Vuoto era stato eccitante, per quanto le avesse regalato della nausea, già sparita. Come ad un primo appuntamento, quando si fa la conoscenza di qualcuno per la prima volta, non c'era stato il tempo necessario per studiare il Vuoto come avrebbe voluto e l'immagine di quello spazio metafisico era ancora abbastanza simile alla precedente. Non la sarebbe dispiaciuto fare un lungo salto nel Vuoto in un altro momento, ma adesso Nephele sapeva che doveva usarlo brevemente, sfruttarlo per lanciarsi verso la sua destinazione.
Il suo pensiero e il suo atteggiamento verso il Vuoto, però, mutò leggermente: se prima era positivo, ora era ancora più positivo. Sì, aveva ricevuto in cambio della nausea, quindi non era sbagliato vederlo come una specie di centrifuga che ti sballottola da parte a parte per risputarti dove vuoi andare, ma Nephele ora cominciava ad immaginarlo come una specie di ponte invisibile o una sottospecie di portale sfruttabile per le dimensioni reali e non.
Non avendo idea di come fosse, poteva solo immaginarlo come l'assenza di colore, una specie di buco nero, però usufruibile per esseri lanciati verso nuove aree, conosciute e non. Forse, però, il Vuoto poteva essere uno spazio privo di luce e materia, ma non per questo doveva essere per davvero nero. Magari c'erano così tanti colori conosciuti e non che si sintetizzavano nel nero, nel buio. Si sarebbe soffermata a lungo su quel ragionamento, ma cercò di soffermarsi sull'immagine di una sorta di ponte tra mondi, come il Bifröst della mitologia norrena babbana.
Infine, non doveva fare altro che spostare il suo peso sulla punta del piede destro, genuflettersi di più e allargare le braccia. Sarebbe partita a darsi la carica con una rotazione delle braccia, conseguentemente del bacino e, insieme, avrebbe spinto in un gesto repentino la gamba sinistra in diagonale davanti a sé per ruotare verso destra. Avrebbe cercato di eseguire una piroetta molto veloce, sfruttando ogni singolo movimento del suo corpo, lasciando ciondolare la testa in un movimento morbido dettato dal resto del corpo. Drizzò le mani per tagliare l'aria e lo stesso lo fece col piede sinistro, sollevato da terra.
Era pronta a gettarsi nel Vuoto, di nuovo.
 
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view post Posted on 11/12/2020, 18:40
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Lyonel se n'era rimasto in disparte per tutto lo svolgimento della lezione, muto come una tomba. I vizi che caratterizzavano negativamente il suo spirito di partecipazione durante le ore di spiegazione nelle aule scolastiche se li era portati appresso anche quel giorno. Aveva deliberatamente evitato di svolgere la prima prova pratica perché, in un primissimo momento, non era stato sicuro delle proprie capacità. Aveva scelto quindi di osservare, cercando di recepire quante più informazioni possibili sia dalle parole dell'Istruttrice Ministeriale, sia anche dalle esercitazioni delle suoi compagni di corso, che erano stati sicuramente più coraggiosi ed intraprendenti. Al giungere della seconda prova pratica, l'irlandese non avrebbe più potuto indugiare. Ma non era nelle sue intenzioni sottrarsi ancora ad un'altra prova. Con rinnovato ottimismo, la Recluta Auror seguì attentamente le istruzioni della signorina Corbirock, preparandosi a fare del suo meglio. A differenza della prima prova pratica, questa volta la destinazione era una mattonella nera contraddistinta da una X di color rosso. Sicuro di potercela fare, cominciò a curare la sua positura per l'esercizio.
Posizionandosi al centro della mattonella da cui sarebbe partito, avrebbe divaricato leggermente le gambe e distanziato i piedi di qualche centimetro. Nel fare ciò, avrebbe piantato solidamente le suole degli stivali in modo da farli aderire completamente al terreno, per trarre dal pavimento una maggior stabilità e solidità. Le ginocchia, dopo averle flesse un paio di volte per sgranchirle e liberarle dalla rigidità, le avrebbe mantenute lievemente piegate. Il bacino si sarebbe mantenuto posizionato in maniera neutrale, mentre il busto lo avrebbe ruotato, descrivendo con esso piccoli semicerchi in ambi i sensi di rotazione, per cercare di eliminare l'intorpidimento. Una volta che avesse terminato, avrebbe raddrizzato la schiena, restando comunque rilassato. Anche le spalle avrebbero subito un trattamento analogo: le avrebbe dunque ruotate prima in un senso e poi nell'altro, nel tentativo di scioglierle dalla tensione accumulatasi. Collo e testa avrebbero seguito l'esempio: ambedue le parti del corpo sarebbero state sottoposte ad un piccolo stretching per ridare sollievo a tutte le articolazioni della zona. Le braccia sarebbero rimaste parallele ai fianchi, tenute morbide e in relax, pronte per assecondare tutti i movimenti necessari per eseguire correttamente la Smaterializzazione. Avrebbe stabilizzato il suo respiro, concentrandosi sul rumore prodotto dall'involontaria attività respiratoria. Inspirazione ed espirazione avrebbero trovato un equilibrio, nel quale entrambe si sarebbero susseguite con regolarità. La testa sarebbe stata svuotata da pensieri e preoccupazioni, da ogni aspettativa e da ogni timore. Raggiunta una condizione fisica e mentale ottimale, si sarebbe concentrato sul resto.
Le iridi di ferro si sarebbero ossessionate sulla Destinazione da raggiungere. Avrebbe osservato con attenzione e scrupolosità il punto esatto in cui sarebbe dovuto ricomparire una volta che avesse effettuato la sparizione. La X disegnata con un gessetto rosso dalla signorina Corbirock si trovava su una mattonella nera che non distanziava moltissimo dal corpo dell'irlandese. Precisamente, se si pensava alle mattonelle del pavimento come alle caselle di una scacchiera, la croce rossa si trovava tre mattonelle davanti a lui e una mattonella a sinistra. Per raggiungerla, si sarebbe dovuto muovere come un cavallo sulla scacchiera. Partendo da una rappresentazione mentale del Regno Unito, avrebbe focalizzato la sua visuale sulla città di Londra, ingrandendo dunque nel dettaglio la mappa immaginaria. Avrebbe continuato ad ingrandirla sinché non avesse messo a fuoco il Ministero della Magia. A quel punto, ricostruendo nella sua testa una piantina dell'edificio ministeriale, avrebbe cercato di visualizzare il Sesto Piano e l'aula nella quale Eleanor Corbirock stava insegnando ai corsisti le tecniche della Materializzazione. All'interno dell'aula, avrebbe potuto guardare e rendersi conto sia delle persone presenti all'interno, sia la composizione del pavimento mattonato. Nell'immagine mentale, così come nella realtà dei fatti, vi sarebbero state altre mattonelle designate con una X colorata. La sua però avrebbe riportato due linee rette incrociate di color rosso. Dalla posizione in cui l'irlandese si trovava, la mattonella sarebbe stata ubicata a circa tre metri in avanti e un metro a sinistra. Tenendo bene a mente la rappresentazione tridimensionale della stanza, avrebbe cercato di calcolare la distanza dalle pareti di destra e di sinistra rispetto alla sua X di arrivo, senza ignorare gli elementi dello scenario e gli ostacoli ambientali che avrebbero potuto minare la buona riuscita della Smaterializzazione. Avrebbe cercato anche di ricavare la quantità di metri che separavano la mattonella segnata col gesso rosso dal muro che la fronteggiava, consapevole della presenza dei suoi compagni di corso lì vicino, affiancati l'un l'altro, e dell'Istruttrice Ministeriale, che osservava le prove. Con tutto ciò in mente, avrebbe intensificato lo sguardo sulla sua mattonella, nel tentativo di studiarne ogni dettaglio. Avrebbe percorso con gli occhi ogni centimetro quadrato di quella lastra nera, facendo attenzione ad ogni minima particolarità. Avrebbe osservato la sua forma quadrata, se i lati avessero o meno la stessa lunghezza, se vi fossero presenti venature o rigature e se presentava delle peculiarità estetiche rispetto alle altre. Avrebbe analizzato anche la X rossa disegnata dalla collega dell'Esercito, l'intensità del tratto con cui era stata elaborata, l'omogeneità della composizione e la sua posizione all'interno della casella. Casella che, ai suoi occhi, sarebbe risultata in netto risalto rispetto alle sue compagne.
Sarebbe poi passato alla fase della Determinazione. Avrebbe dovuto posizionarsi all'interno della rappresentazione tridimensionale dell'aula da lui precedentemente elaborata. Avrebbe dovuto rievocare tutti i dettagli e tutte le caratteristiche che componevano quello scenario, per cercare di visualizzarsi il più concretamente possibile nel punto d'arrivo. La mattonella su cui doveva ricomparire si trovava una casella a sinistra e tre caselle in avanti rispetto a quella di partenza. Nella mappa mentale immaginata, l'irlandese si sarebbe dipinto al centro della casella segnata con la X rossa. Se dal punto d'incrocio delle due rette colorate si fosse originata una linea retta perpendicolare al terreno, essa avrebbe tagliato in due parti simmetriche e uguali la sagoma della Recluta Auror, in una posizione assolutamente neutrale e centrata, né troppo sporgente da un lato, né dall'altro. Avrebbe tenuto a mente la presenza delle altre mattonelle contraddistinte da una X colorata, allo scopo di assicurarsi di non finire su una di quelle per errore. Partendo dal basso verso l'alto, avrebbe cercato di ricostruirsi all'interno della rappresentazione tridimensionale presente dentro la sua testa. Per prima cosa, si sarebbe immaginato i piedi poggiati sopra la casella segnata di rosso, al centro. Essi sarebbero stati piantati saldamente sulla lastra, quasi creando un tutt'uno, affinché dopo essere ricomparso l'irlandese non rischiasse di cadere o di barcollare. Avrebbe ricomposto anatomicamente tutto il suo corpo, visualizzando tutte e dieci le dita dei piedi, con le relative unghie. Procedendo, avrebbe visualizzato ambedue le piante, i talloni, i colli e le caviglie. Avrebbe ricostruito le calzature indossate, dalle punte rinforzate degli stivali di cuoio neri, ai loro lacci annodati con un doppio fiocco, fino alla linguetta a contrasto. Al di sotto, semplici calze di color nero. Procedendo nella sua ricostruzione, avrebbe continuato ad immaginare i polpacci e gli stinchi, ricoperti da un po' di peluria, passando poi alle ginocchia e alle cosce, comprendendo il quadricipite nella sua interezza. Risalendo un po', avrebbe conteggiato i fianchi, la zona inguinale con gli attributi che caratterizzavano il sesso maschile e i glutei, per poi passare alla contemplazione dell'indumento inferiore: dei semplici jeans in denim grigio scuri, tenuti su da una pratica cintura di pelle, che celavano un paio di anonimi boxer neri. Sarebbe poi passato a dettagliare la parte superiore del corpo, trasponendo il bacino, l'addome, il busto, la schiena e il petto, tentando di curare con le giuste proporzioni anatomiche quel suo simulacro immaginario. Avrebbe poi tracciato la forma delle scapole, delle spalle, procedendo con le braccia, bicipiti e tricipiti, i gomiti e gli avambracci scarsamente ricoperti di peli, terminando con i polsi ricoperti dalle cicatrici ricavate dalla notte dell'attacco negromantico; le mani, sia i dorsi sia i palmi, con tutte e dieci le dita e le unghie. L'indumento superiore era composto da una camicia di cotone nera, indossata al di sotto di un gilet a doppiopetto dal bavero dentellato, i cui bottoni color avorio risaltavano con evidenza sullo sfondo del tessuto nero. Custodita dentro una tasca interna del gilet, la nove pollici e tre quarti in legno di quercia rossa trovava lì il suo alloggio. Avrebbe ripreso il disegno della sua persona dal collo, e procedendo all'insù avrebbe delineato e ricreato il mento, l'ampiezza della mascella, le dimensioni della bocca, che nascondevano ventotto denti, la pienezza delle labbra, il naso e le sue narici, le guance e gli zigomi, gli occhi con le iridi grigio ferro e le pupille nere, le palpebre dotate di ciglia, le sopracciglia arcuate e definite, i padiglioni auricolari e i lobi. Avrebbe continuato con la fronte e i capelli leggermente mossi, cercando di replicare la capigliatura medio-corta con le sfumature ai lati del capo; gli elementi che formavano e particolareggiavano la sua testa, immaginati in modo tale da replicarne una copia per il suo Io immaginario. Il collo presentava due fasciature: la prima, evidente, era una semplice bandana in tessuto nero; la seconda, celata al di sotto, era un bendaggio perennemente macchiato di sangue che tamponava la ferita che non voleva rimarginarsi. Una volta che avesse terminato di modellarsi all'interno di quello spazio immaginato, ossia al centro della mattonella sulla quale era stata posta una X rossa, sarebbe passato al prossimo passaggio.
La Decisione rappresentava l'ultima delle fasi da attuare per la corretta esecuzione di una Materializzazione. Dopo aver determinato sia il luogo in cui riapparire sia la prospettiva di giungervi, doveva focalizzarsi sul mezzo di trasporto che avrebbe permesso l'intera operazione, ovvero il Vuoto. Grazie ad esso si sarebbe spostato dalla mattonella in cui si trovava a quella che distanziava tre mattonelle in avanti e una a sinistra, che si distingueva dalle altre per via della croce rossa segnata col gesso. Ma non avrebbe usato la tradizionale deambulazione per raggiungere la sua meta; non avrebbe dovuto alzare alcuna gamba e fare alcun passo in avanti. Avrebbe sfruttato il Vuoto per trasportarsi fino alla destinazione, in tempi fulminei e quasi istantanei. Immaginando il Vuoto come una porta che conduceva ad una moltitudine di percorsi infiniti, Lyonel si sarebbe focalizzato sulla strada che l'avrebbe condotto sino al centro della casella con la X rossa. Vi sarebbero state altre vie, che avrebbero potuto invece portarlo su una delle mattonelle destinate agli altri corsisti. Avrebbe ignorato quei percorsi, e avrebbe delineato solamente il cammino che lo avrebbe fatto riapparire con uno schiocco sulla mattonella assegnatagli dall'Istruttrice Corbirock. Si sarebbe spostato figurativamente come un cavallo che si muoveva su una scacchiera, ma all'istante, senza doversi scomodare dalle sue coordinate geografiche. Giunto al momento di attivarsi fisicamente, l'irlandese avrebbe attuato tutte le movenze necessarie per effettuare la rotazione del busto. Avrebbe alzato ambedue le braccia, piegate sensibilmente, e avrebbe cominciato il movimento rotatorio prima partendo dalle spalle, per poi servirsi del busto, del bacino e degli arti inferiori. Gli arti superiori avrebbero aiutato con la rotazione, e le gambe avrebbero fatto leva per supportare l'intera azione. In un turbinio armonioso e ben calcolato, avrebbe effettuato una sorta di piroetta con tutto il corpo, che nel momento in cui fosse terminata l'avrebbe trasportato fino alla meta designata dalla X rossa. Era fermamente convinto che sarebbe giunto lì.
 
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Madison Grey
view post Posted on 11/12/2020, 18:56




Quel mio primissimo tentativo andò complessivamente bene, poiché mi materializzai effettivamente dove volevo. Tuttavia vi arrivai con un senso di insicurezza ed anche una leggera nausea perciò ascoltai l'Istruttrice e, come ci propose, preferii sedermi qualche attimo prima di proseguire. Era solo una leggera nausea, niente di che, ma preferii riprendermi al meglio per poter affrontare la prova successiva con più decisione. Dopo qualche attimo cominciai a sentirmi meglio e mi alzai nuovamente, ascoltando attentamente cosa avremmo dovuto fare.
Per l'ultima prova tante mattonelle quanti eravamo noi vennero segnate con una X, ciascuna di colore diverso, e ad ognuno venne assegnato il suo. Il mio era il verde, e questa volta la mattonella da raggiungere non era esattamente di fronte a me, quindi più difficile da raggiungere, ma comunque ben visibile anche dalla mia postazione.
In primo luogo mi sarei dedicata alla postura. Provavo ancora un leggero senso di insicurezza, comparso subito dopo essermi materializzata, il quale comportò inevitabilmente un leggero irrigidimento generale. Avrei cercato quindi innanzitutto di sgombrare la mente dall'ambiente esterno, di isolarmi e di scacciare anche negatività ed, appunto, insicurezza. Mi sarei aiutata facendo dei profondi respiri e, quando avessi sentito di essere riuscita a rilassarmi, avrei cercato di sciogliermi, muovendo braccia e gambe. Una volta risolto quel passaggio mi sarei sentita più leggera ed in armonia con mente e corpo, dunque mi sarei posizionata adeguatamente. Avrei allineato i piedi, posti stabilmente sulla mattonella di partenza, e flesso leggermente le ginocchia, mentre il busto sarebbe rimasto ben dritto. La parte bassa del corpo, posizionata in quella maniera, mi avrebbe agevolata nei movimenti, favorendo morbidezza ed elasticità. Per quanto riguardava il busto, invece, avrei rischiato di rimanere rigida, per questo avrei cercato di sciogliere ulteriormente un poco le spalle, tramite qualche movimento rotatorio e, finito questo esercizio, avrei mantenuto quella posizione cercando di tenerle sempre rilassate. Dunque avrei cercato di assumere una postura morbida e dinamica, ma ugualmente stabile e sicura, annullando quindi completamente la precedente insicurezza.
Durante il posizionamento avrei sempre tenuto lo sguardo fisso sulla mia nuova meta e, al momento ritenuto giusto, avrei iniziato con la prima "D".
Destinazione.
La mattonella questa volta era un po' più distante, ma soprattutto non era esattamente di fronte a me, infatti si trovava spostata di qualche mattonella verso destra. Nonostante ciò, avrei potuto osservarla e studiarla a fondo, inoltre sarebbe stato più facile darle segni di riconoscimento, data la grande X verde disegnata sopra. Come prima cosa, avrei dovuto analizzare attentamente e minuziosamente la localizzazione della mia meta. Dunque, stavolta senza chiudere gli occhi, avrei iniziato da un quadro più ampio. La mattonella ove avrei dovuto materializzarmi quel dì si trovava a Londra, all'interno del Sesto Livello del Ministero della Magia. Avrei ripercorso mentalmente il tratto di strada fatto quella mattina per giungere fino all'aula, e lì mi sarei dedicata ad uno studio approfondito dell'esatto punto in cui dovevo arrivare. Avrei ripercorso il mio ingresso in aula, così da contare quante mattonelle separavano l'entrata da quella su cui avrei dovuto comparire. Quest'ultima si trovava tre mattonella più avanti e due più a destra rispetto a dove mi trovavo in quell'esatto momento. Avrei calcolato, come precedentemente, anche le distanze rispetto alle mura laterali. Avrei osservato le altre mattonelle segnate con le X, per accertarmi delle distanze con la "mia" e star sicura che non avrebbero comportato per me un ostacolo, di non rischiare quindi di "scontrarmi" con qualcuno dei miei compagni. Avrei osservato poi il muro di fronte a me, per calcolare sempre la distanza tra esso e la mattonella con la X verde. Avrei poi osservato la stanza in generale, nell'insieme di elementi che la componevano, prendendo virtualmente le misure tra loro e la mia meta, accertandomi che non fossero d'intralcio. In un secondo momento avrei inserito in questo scenario anche le persone e, in ultimo, avrei alzato lo sguardo in alto, osservando attentamente l'ambiente e non notando grandi elementi d'ostacolo come ad esempio strumenti d'illuminazione mi sarei sentita più tranquilla. Mi sarebbe parso di aver calcolato attentamente sia le varie distanze (e quindi la quanto più esatta posizione della mattonella) nonché la presenza di eventuali ostacoli, da me non pervenuti. Quindi avrei riportato senza esitazione lo sguardo sulla mattonella e ne avrei studiato le caratteristiche. Avrei osservato a lungo quella grande X verde, che spiccava fortemente sullo sfondo nero. Ne avrei osservato il disegno, cercando di imprimerlo con quanta più precisione nella mia mente. La mattonella di per sé era anonima ed uguale a tutte le altre, quindi avrei cercato di trasferire nella mia testa l'esatto disegno posto sopra, la forma e la lunghezza quasi millimetrica data a quel segno distintivo e la porzione di mattonella occupata dallo stesso.
Determinazione.
Era vero che il mio primo tentativo fosse andato a buon fine, tuttavia non era stata una prova perfetta. Infatti, sebbene mi fossi materializzata e con tutti i pezzi a posto, avevo accusato insicurezza e nausea. Certo, in forme lievi, ma comunque si erano fatte sentire e non erano andate via immediatamente. Quindi, se prima un elemento importante della mia Determinazione era stato dato dal voler dimostrare quanto valevo, in quel caso sentivo la necessità di rifarmi, eseguendo quell'esercitazione senza successivi effetti collaterali. Forse era troppo presuntuoso, ma in fin dei conti quelle prime prove erano le più semplici che avremmo eseguito dunque avrei dovuto dare il meglio e andar bene da subito, per avere qualche speranza nelle successive Materializzazioni più toste. Perciò non volevo sminuire la difficoltà della prova, soprattutto essendo alle primissime armi, solamente volevo raggiungere da subito livelli molto alti poiché sapevo che altrimenti proseguire con successo sarebbe stato più che arduo. Dunque avrei sentito crescere in me la necessità di riuscire e, questa volta, senza sbavature. Sempre con lo sguardo puntato sulla meta, avrei ripercorso mentalmente il tragitto che mi aveva portato lì e che conduceva alla meta segnata dalla grande X verde. Qui avrei iniziato a provare visualizzarmi. Partendo dal basso, avrei osservato i miei piedi, tenuti al caldo dalle calze e dalle comode scarpe correttamente allacciate. Avrei osservato anche le dita e rispettive unghie, per accertarmi che non mancasse nessuno all'appello. Quindi sarei andata a salire, osservando le gambe, coperte dalle calze anch'esse e, sotto queste ultime, avrei osservato la leggera peluria scura delle gambe. Sarei giunta alle cosce, coperte oltre che dalle calze dalla gonna nera della divisa, dunque sarei giunta al busto. Qui a coprirmi ci sarebbero stati un maglioncino e una camicia bianca ma, nonostante la loro presenza avrei controllato che al di sotto tutte le mie forme fossero integre, ed avrei anche controllato la presenza degli indumenti intimi. Avrei poi controllato anche le braccia, comprensive della loro naturale peluria, e sarei giunta alle mani, dove avrei contato tutte e dieci le dita includendo, ancora una volta, le unghie. Terminato il busto, salendo al collo, avrei osservato una cravatta ben annodata con quei colori a me tanto cari e familiari. Il collo, liscio, e quindi la testa. Il viso, sempre privo di trucco, caratterizzato dalle mie labbra abbastanza fini, il naso piccolo e di poco all'insù e la zona circondante lo stesso, caratterizzato da qualche sprazzo di lentiggini in contrasto con il pallore della mia carnagione, spezzato oltre da ciò solo dal leggero rosato presente sulle guance. Gli occhi, grandi e marroni, con ciglia dalla lunghezza media e, poco sopra, folte sopracciglia. La fronte di media ampiezza e quindi i capelli, lunghi poco oltre le spalle, anch'essi marroni, che andavano a nascondere le orecchie, che comunque analizzai per accertarmi delle loro condizioni. Studiai quell'immagine realizzata nella mia testa, avrei cercato di analizzarne ogni centimetro per constatare la presenza anche di ogni singolo pelo. Quella figura mi sarebbe parsa sicura, decisa, consapevole di sé, della propria fisicità e dunque arrivata alla meta completamente integra e in serenità. Quell'immagine, sebbene virtuale, mi avrebbe rasserenata. La prima volta era andata, dunque le successive sarebbero state tutte (auspicabilmente) un migliorare e, forte di questo, mi sarei sentita più tranquilla e sicura di me. Consapevole della mia meta e della mia fisicità, avrei sentito di poter proseguire in serenità verso l'ultimo passaggio.
Decisione.
Come nella volta prima, avrei lasciato montare quel desiderio e necessità di apparire nella mattonella designata per me, cosi che raggiungesse livelli sempre più alti e mi consentisse di dare il meglio di me. Vedermi lì, così felice e tranquilla era stato di grande aiuto e, dato che era il secondo tentativo, non potevo più dire che il Vuoto mi fosse completamente ignoto. Certo, era ancora un elemento misterioso e di difficile comprensione, ma ne avevo avuto un primo assaggio. Avrei continuato a fissare insistentemente la "mia" mattonella, vedendomici sopra e sentendo sempre più il desiderio di trasformare ciò che vedevo in me in realtà. Avrei pensato al Vuoto, al suo essere un passaggio fondamentale per la realizzazione di quella volontà. Ancora non mi avrebbe lasciato indifferenze, soprattutto considerando che dopo quel primo approccio mi aveva lasciato quelle spiacevoli sensazioni, soprattutto la nausea. Avrei pensato, differentemente da prima, anche a queste sue possibili conseguenze, includendo le vertigini che, sebbene non mi fossero capitate, era stato spiegato potessero comparire. Avrei deciso di analizzare quegli aspetti sia per affrontarli e abbatterne il timore, sia perché erano elementi fortemente legati al Vuoto e, pensai, mi avrebbero di conseguenza aiutato a conoscerlo un po' meglio. Ripensai dunque a come mi ero sentita subito dopo la Materializzazione, avrei percepito nuovamente quelle sensazioni in corpo ma stavolta non come un ostacolo. Infatti sarebbe stato un esercizio voluto e mirato allo studio delle stesse, per affrontarle con più forza e consapevolezza. Avrei pensato anche a ciò che non avevo sentito, quindi le vertigini, decisa ad affrontare anche loro e a vincerle. L'immagine impressa nella mia mente di me che riuscivo e il crescente desiderio di compiere quell'esercizio mi avrebbero aiutato a sentirmi carica ad affrontare il Vuoto, ancora una volta inteso come mio alleato nella buona riuscita della prova, e mi avrebbero anche fatta sentire più forte di quegli eventuali effetti collaterali che, avendo in parte provato e studiato a posteriori, avrei sentito di essere totalmente in grado di affrontare. Ad ogni modo, nonostante questo importante aumento di sicurezza, avrei cercato di non eccedere ed avrei assolutamente evitato di prendere sottogamba il Vuoto, dandogli la giusta importanza e peso. Proprio per questo ne avrei analizzato gli effetti: per comprenderlo e dargli l'adeguato valore, consapevole della sua enorme rilevanza.
Avrei un'ultima volta controllato la postura assunta all'inizio. I piedi, sempre ben saldi a terra, le gambe leggermente flesse ma morbide, così come il busto che, sebbene ben diritto, sarebbe rimasto elastico, aiutato dalle spalle che avrei cercato di mantenere tutto il tempo rilassate. Le braccia sarebbero state tenute dritte, poggiate lievemente contro i fianchi, ma avrei cercato di non tenerle semplicemente penzoloni, bensì di dargli peso, importanza, e ancora una volta morbidezza. Con la mente sgombra dalle preoccupazioni e con un'immagine fissa di quella mattonella nera con la X verde sopra, immagine che corrispondeva con ciò che non avrei mai smesso di fissare visivamente, mi sarei sentita di poter proseguire. Avrei compiuto quella rotazione, portando, con l'aiuto di gambe e bacino, il busto a torcersi. Avrei cercato di compiere questo movimento nella maniera più morbida e meno meccanica possibile, cercando di rimanere naturale e lasciare quasi che il corpo mi guidasse in quel movimento tanto semplice quanto fondamentale. Inoltre, avrei provato a dar peso ad ogni centimetro del mio corpo, per coinvolgerlo tutto e mantenere l'armonia raggiunta. Avrei cercato di muovermi senza fretta, ma con la giusta rapidità, per donare un ulteriore senso di forza e decisione al tutto.
 
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view post Posted on 11/12/2020, 19:05
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Abelard era rimasto insenziente al precedente richiamo dell'istruttrice, la sua richiesta si era smarrita nel vortice sordo dei suoi pensieri.
Ridestatosi, imbasti un qualche genere di scusa.
"Mi perdoni, la tensione deve avermi giocato un brutto scherzo" e per tentare di meglio nascondere la giustificazione, si sarebbe predisposto sul sito destinato alla nuova esercitazione.
A tutti loro era stato assegnato una mattonella contrassegnata da un colore specifico e il Tassorosso recepì il suo, inquadrando con gli occhi la parte di pavimentazione che portava il colore celeste. Per aumentare la sua confidenza fece scivolare una mano sul portabachetta, riconoscendo il noto volume del catalizzatore. Poteva cominciare.
Si sarebbe impegnato per raggiungere lo stato ideale di concentrazione richiesta dalla prova, isolando le interferenze esterne che minacciavano di minare la sua concentrazione, annullandone soprattutto i suoni affinché la sua mente fosse interamente proiettava verso la riuscita della sfida. Com'era abituato, questo stoicismo mentale avrebbe dovuto generare ed essere accompagnato da una rilassatezza ed un equilibrio del corpo.
Le gambe si sarebbero leggermente piegate, assieme al busto che abbassandosi di qualche centimetro, avrebbe assicurato una sufficiente stabilità del corpo intero, e l'adeguata posizione dalla quale intraprendere il salto verso il Vuoto con la maggior fluidità possibile. La spalle si sarebbero distese senza tradire o inficiare la posizione del baricentro, mentre la respirazione avrebbe trovato il suo ritmo regolare e pacato. Il collo sarebbe rimasto dritto, non teso, per sorreggere il peso del capo e permettere agli occhi di non perdere mai di vista il proprio bersaglio, che col passar dei secondi acquisiva un sempre più magnetico ascendente sul ragazzo, divenendo oggetto della sua concentrazione senza intaccare i processi necessari al suo raggiungimento.
Proprio così Abelard avrebbe cominciato il suo percorso mentale per riuscire nel suo intento, partendo dalla Destinazione. Nota la sua meta, avrebbe svolto il percorso a ritroso per poi tornarvi con rinnovata consapevolezza. Avrebbe ricostruito innanzitutto la propria posizione, partendo dal suo corpo, che ben conosceva, e inglobando le modifiche appena apportate alla sua postura per meglio figurarselo. Avrebbe tratto dalla sua memoria inoltre tutti i dettagli peculiari della sua persona di quel giorno, dall'abbigliamento fino al tono della pelle, ricostruendo grazie al suo passato più remoto tutte le caratteristiche che lo contraddistinguevano. Avrebbe abbracciato con lo sguardo immaginativo la sala ministeriale in cui lui e gli altri si trovavano, immaginandola prima nell'interezza dei dettagli che aveva colto dall'inizio della lezione, per poi passare dai banchi e dalla cattedra che si era lasciato alle spalle, fino a ridiscendere verso la sua figura, posta in fila assieme a quelle dei suoi compagni ed orientata già verso la sua destinazione. Avrebbe quindi proseguito scandagliando il pavimento scuro, eunumerando tutti i quadrati impiastrellati che lo separavano da quello designato per lui. Si sarebbe dunque soffermato su quest'ultimo, studiandone la conformazione. Questa prima era pressoché identica a tutte le altre, fatta ovviamente eccezione per il segno di riconoscimento facilmente intellegibile e su cui Abelard avrebbe posto estrema attenzione, ricostruendo con la massima cura la "x" celeste, imparandone tono di colore e forma. Si sarebbe poi sforzato di individuare con la sua volontà, quasi inventare, il punto invisibile e informe, ancora inesistente, che avrebbe contrassegnato la sua uscita dal Vuoto per poi permettergli di atterrare effettivamente sulla mattonella indicata. Quella sarebbe stata la sua Destinazione, il suo atto conclusivo e il termine del suo sforzo, dopo aver oltrepassato il Vuoto dal punto che stava designando.
Era tempo quindi di passare alla Determinazione, ossia l'esistenza del punto conclusivo, ma anche di quello di partenza, che avrebbe costituito il suo viaggio, e in particolare della loro realtà calata nella realtà spazio-temporale, della loro individuazione che permetteva di immettersi, attraversare fino a lasciare il Vuoto senza smarrirsi o Spaccarsi, assicurando uno sforzo di perizia. Sarebbe ancora partito dal punto di arrivo, studiandone la posizione.
Questa sarebbe stato l'altra particolarità che rendeva unica la sua meta, grazie appunto alla distanza che la seprava da tutto il resto e quindi al percorso con cui poteva ritrovarla: avrebbe immaginato il globo, facendosi strada fino all'emisfero boreale, fino a Londra, verso il Ministero della Magia e ancora oltre fino al Sesto Livello e a quella stanza. Qua sarebbe iniziato il vero lavoro di minuzia, ricostruendo mentalmente tutto ciò che circodava la croce disegnata, dalla croci vicine di altro colore, alla sua localizzazione peculiare all'interno della stanza. Era perciò tornato, nel suo excursus mentale, lì dove i suoi occhi avevano prima posto la loro attenzione, concentrandosi finché l'intera immagine, supportata da una solida consapevolezza, avesse assunto un grado elevato di chiarezza e dettagliatezza, per non smarrirsi fintantoché si fosse impegnato per raggiungerla. Ma anche questo non bastava, avrebbe dovuto farlo con completezza d'intenti, ma soprattutto di sé. Nella sua mente si ravvivarono i dettagli della sua persona che ancora occupava il punto di partenza: conosceva i piedi, le gambe, il busto, la schiena, il petto, fino al volto, con tutte la particolarità che aveva imparato ad individuare negli anni davanti allo specchio. Risconosceva ora i suoi vestiti, che aveva indossato appena prima del suo viaggio per Londra e anche loro, assieme al resto del corpo, sarebbero rimaste illese da dove ora si trovava fino al punto di sbocco, lì sarebbe riemerso identico nella sua completezza.
Note le tappe e il processo da seguire, mancava il tratto conclusivo, la Decisione. Avrebbe richiamato a sé la Volontà necessaria a gettarsi, affrontare fino a riemergere dal Vuoto, avendo come caposaldi il punto di immissione, a portata di giravolta, e il punto di arrivo, appena più in alto rispetto alla croce celeste disegnata. Avrebbe avuto la Volontà di percorrere quel viaggio attraverso quei due punti per uscirne qualche passo più avanti, lì dove ora gli occhi vedevano. Avrebbe avuto la Volontà di completare l'atto curandosi di tutti i dettagli della localizzazione del punto e della completezza della sua persona che ben conosceva, per condurla integra sull'altra sponda. Avrebbe avuto la Volontà di farlo entrando nel Vuoto attraverso quei punti in uno spazio di attimi infinitesimali per poi uscirne trovandosi ad accusare lo spazio che gli occhi ben definivano.
Avrebbe sostenuto il peso e la pressione che l'atto avrebbe comportato, dalla nausea alle vertigini, fino al senso di stordimento e scombussolamento. Dopotutto aveva già precedentemente partecipato al Corso, seppur senza passarlo, Smaterializzandosi con successo e tutto ciò non gli sarebbe stato nuovo ma sarebbe riuscito a resistere a queste forze eversive
Emersa e maturata la sua determinazione nel riuscire, l'avrebbe fatta sua temprandosi in essa senza abbandonarla, sostenendo l'impegno nell'atto di ruotare sul posto per meglio raccogliersi nella Materializzazione per ricomparire immediatamente dove ben sapeva.
E così avrebbe fatto.
Nell'istante culminante, avrebbe effettuato la giravolta sul posto, aiutandosi nel mantenere la compostezza d'equilibrio e lo slancio del moto attraverso le braccia e le gambe, che nel frattempo non si sarebbero indurite ma avrebbero, con movimento deciso e preciso, attraversato il vuoto con l'interezza del suo corpo, dei suoi vestiti, dei suoi capelli.
Avrebbe così tentato a Smaterializzarsi.
 
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view post Posted on 11/12/2020, 23:59
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Angus MacEwen: Materializzazione riuscita al 98%
Angus apparve al centro della mattonella marchiata con una X blu. Stavolta la nausea lo abbandonò ben presto, lasciando spazio alla consapevolezza di aver raggiunto la propria Destinazione nel giro di un istante e perfettamente integro.

Nephele Hargrave: Materializzazione riuscita al 100%
Nephele si Materializzò integra sulla mattonella segnata da due linee celesti. Perfettamente in equilibrio e salda sulle proprie gambe, la concentrazione le aveva evitato ogni accenno di nausea.

Lyonel Whittaker: Materializzazione riuscita al 100%
Lyonel acquisì sicurezza e la dimostrò in una Materializzazione precisa e curata. Apparve in un istante sulla mattonella striata di scarlatto, fermo sulle proprie gambe, perfettamente integro.

Madison Grey: Materializzazione non riuscita. Prova superata al 99%
Madison curò nel dettaglio la propria concentrazione, ma qualcosa la tradì. Rimase ben lontana dalla Destinazione che tanto bene aveva studiato e ricostruito, ferma sul posto che sarebbe dovuto essere solo la sua partenza. La falla nel processo era chiaramente imputabile solo al Morbo Bianco.

Abelard Hundstock: Materializzazione riuscita al 67%
Forse la distrazione gli aveva impedito di acquisire e far propria la Regola delle Tre D sviscerata nel corso della lezione, forse la tensione e la fretta gli avevano impedito di applicarla. Con un urlo, Abelard si Materializzò a un paio di passi di distanza dalla Destinazione prevista e con un taglio all'altezza del braccio sinistro, nettamente separato dal resto del corpo.


La Seconda Prova era appena più complessa della Prima. L'Istruttrice non si era sbilanciata nell'assegnare un esercizio particolarmente articolato e con un grado di difficoltà troppo elevato, unicamente per il fatto che la metà esatta della classe era rimasta ferma immobile, senza tentare la più facile delle Materializzazioni che mai sarebbero state loro proposte. Solo per qualche istante, Eleanor aveva valutato con un sorrisetto sornione di spargere i gessetti con cui aveva tracciato le X colorate tutt'attorno alle Destinazioni dei corsisti, per obbligarli a considerare qualche ostacolo.
Aveva annuito e sorriso ai corsisti che le avevano riportato qualche accenno di nausea e ai due che si erano scusati per non aver preso parte alla Prima Prova. Sinceramente lieta di vederli nuovamente pronti a mettersi in gioco, la giovane di Leeds aveva dato loro il via e aveva assistito alle loro Materializzazioni.
«Cadarn, si sente bene? Mi dispiace se qualcosa le ha impedito di svolgere la Seconda Prova. Se le vertigini o il senso di nausea persistono dalla Prima Prova, posso accompagnarla al San Mungo. Mi raccomando, però: non salti più alcuna prova nelle due lezioni rimanenti o le verrà preclusa la possibilità di accedere all'Esame».
Tentò di sciogliere la propria preoccupazione e rivolse un sorriso alla corsista, sperando di aver chiarito che non si trattava di un rimprovero, ma di interesse per lei e perché potesse non mandare in fumo il percorso iniziato.
«Grey, l'ho vista prepararsi mentalmente e compiere bene il movimento di introduzione al Vuoto, ma... qualcosa è andato storto. Mi dispiace, ma non si demoralizzi, non deve certo essere l'esito di quest'ultima prova a condizionarla».
Cercò il suo sguardo per rassicurarla, nascondendole i suoi dubbi. La giovane fanciulla aveva svolto un'ottima Prima Prova e, apparentemente, la preparazione alla Seconda sembrava degna di un altro buon risultato. Non sapeva se fosse colpa del Morbo Bianco, ma percepì una fitta al cuore pensando alle difficoltà che eventualmente ella poteva star vivendo.
«MacEwen, Hargrave, Whittaker le vostre prove sono andate molto ben... oh!».
Si interruppe e l'ampio sorriso che aveva rivolto loro si spense quando gli occhi chiari si posarono sul risultato dell'ultima prova di Hundstock. Si apprestò ad avvicinarvisi, fornendo nel frattempo ai corsisti le ultime importanti informazioni, per poi congedarli.
«Dopo le prime due lezioni del ciclo, è previsto un Esame Teorico, superato il quale sarete idonei per frequentare l'ultima lezione prima dell'Esame Finale. Per prepararvi al meglio, lascio a ciascuna di voi una "copia" trascritta di questa lezione. Mi raccomando, non sottovalutate l'Esame Teorico! Dunque, complimenti a tutti, buono studio e arrivederci!».

//Nel Diario degli Istruttori potete visionare il commento sulla Seconda Prova. In particolare, Madison Grey troverà la spiegazione del suo particolare esito imprevisto, determinato dalle peculiarità dei Fantocci.
La Prima Lezione di Materializzazione del Dodicesimo Ciclo Ordinario è conclusa. Grazie e buon proseguimento!
 
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