Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Tell the world I’m coming home, Settembre 2020

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view post Posted on 5/9/2020, 11:21
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Gli occhi che seguivano, voraci e curiosi, le righe di Incantesimi di Difesa e Deterrenza, il naso quasi affondato tra le pagine del libro di Catullus Spangle e gli occhiali che venivano continuamente spinti su, Sheldon stava cercando di non pensare ad Eleanor e alla vana speranza di poter parlare con lei quella sera. Stizzito e nervoso, posò il libro sul sedile accanto al proprio mentre il sinuoso Espresso nero e rosso iniziava a non essere più visibile dalla stazione londinese di King’s Cross.
Guardò per un po’ la vegetazione che scorreva dai finestrini e che apparentemente correva indietro, con sguardo cupo e imbronciato. Non gli andava proprio giù: quella sera ci sarebbe stata la tradizionale cena inaugurale del nuovo anno scolastico; lui, intanto, avrebbe potuto forse guardare Eleanor da lontano, senza poterla salutare neanche dopo. Cosa ancora peggiore, senza poter stare con lei. Si era così abituato alla sua presenza, ai suoi sorrisi e ai suoi gerani per poter sopportare il rientro alla normale routine scolastica. Quasi sentiva Hogwarts e le sue restrizioni stargli sempre più strette… e tuttavia continuava a considerare il castello come la sua casa.
Sbuffò, lanciando un’occhiataccia incattivita verso il libro di Difesa Contro le Arti Oscure che stava leggendo solo per cultura personale e senso del dovere come Auror. Decise, però, di aver bisogno di una buona dose di musicalità che gli infondesse tranquillità mentre sentiva lo sferragliare del treno. E fu così che si ritrovò ad essere già di buonumore quando tolse da uno dei propri libri preferiti il segnalibro a forma di tulipano che aveva acquistato molto tempo prima al Ghirigoro: era stata Charlotte, ormai professoressa di Divinazione, a venderglielo, suggerendogli quel colore. Per qualche minuto si ritrovò a pensare al giorno dell’acquisto, in cui aveva gradito davvero tanto la compagnia di Carol e Clizia, che ormai sentiva solo molto raramente, e ai giorni in cui si vedeva molto più spesso con Lottie, Aurum, Stephan, i suoi migliori amici, ai tempi. Anche se sperava di essere ancora migliore amico di Charlotte.
Ormai i viaggi da Londra a Hogwarts erano tutti così: pregni più di nostalgia per il passato che di eccitazione e attesa per il futuro che ancora doveva arrivare. Al contrario, George, suo fratello, era pieno di ansie e aspettative per quella sera e gli anni a venire, ma sicuramente ormai si era fatto una decina di amici con la sua parlantina sfrenata, senza il timore di essere un primino e con la convinzione che sarebbe stato Smistato a Corvonero quella sera stessa. Quell’evento sarebbe stato l’unico per cui avrebbe sorriso con vera gioia durante la sera ventura, rifletté, mentre ancora non sapeva come avrebbe digerito il fatto che a sedersi al centro del tavolo degli Insegnanti di Hogwarts non ci sarebbe stata Kedavra Mandylion.
Cercando di non sprofondare in altri pensieri bui e cupi, con la tracolla (essa conteneva anche una scatolina di bezoar, che ormai soleva, quasi paranoicamente, portare con sé) abbandonata sul sedile che gli stava a fianco, insieme al libro di Spangle, e solitario in quel settimo scompartimento sul cui finestrino aveva appoggiato il capo, leggendo in quella posizione un po’ strana ma per lui comoda Almerick a Wye, iniziò a battere leggermente con il piede al ritmo della metrica del poema, rapito dalle imprese narrate da Rose Witmore e incurante del mondo che lo circondava.
 
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Se quell'anno lo scenario hogwartsiano era di molto cambiato, tra nuove assunzioni e il cambio della presidenza, Giulia Swan era rimasta sempre la stessa trasandata, ritardataria giornalista in erba. Quella era un po' la sua pecca e, da brava nostalgica dei tempi d'oro, a volte se ne risentiva un po': nel mezzo al fiume di avvenimenti della Scuola di Magia e Stregoneria che scorreva irrefrenabile, lei era una piccola roccia ancorata al letto del fiume, che da tempo aveva smesso di eccellere e che rimaneva lì, senza avanzare di un millimetro, neppure in balia di quella forte corrente. Forse, a dire il vero, andava ad ancorarsi sempre più a fondo nella sabbia, schiacciata dalla pressione dell'acqua, e presto sarebbe probabilmente finita sepolta dalla terra.
Ad ogni modo, visto il suo carattere peperino e la sua ferma politica contro i piagnistei, la diciassettenne non avrebbe mai mostrato nessuna di queste insicurezze a qualsivoglia amico o compagno di scuola. Forse l'unica in grado di scorgere nel verde dei suoi occhi quella sfumatura di paura, a tratti di incertezza sul presente e sul futuro, era Eleanor, che tuttavia la nostra non vedeva da un po' al di fuori del lavoro, prese com'erano entrambe dalle rispettive routine. Non mancavano le corrispondenze, però; anzi, era convinta che l'amica e Roffignac avessero costruito un certo feeling - o comunque si stupiva molto di come l'ostile Civetta delle Nevi non la avesse morsa neanche una volta.
Era con questi pensieri per la testa che Giulia Swan aveva messo piede sull'Espresso per Hogwarts. Era arrivata per un pelo a prenderlo, per colpa dell'anziana coppia dei signori Sparkles: i due la avevano trattenuta per una buona mezz'ora per discutere delle pericolosissime gardenie dei loro vicini che avrebbero voluto segnalare al Secondo Livello - per lo stesso motivo, poi, la nostra non era neanche riuscita a spendere qualche minuto al binario con i suoi compagni, così da gustarsi gli attimi subito precedenti a quella che tornava ad essere, purtroppo o per fortuna, la loro quotidianità.
Trovò quasi subito una carrozza per prendere posto. Sembrava tranquilla e, al suo interno, le iridi smeraldine della Swan avevano scorto Sheldon Campbell, seduto in una posizione discutibile sui sedili e intento a emanare un po' della sua aura Corvonero. La giovane di New Orleans non aveva esitato a entrare nella carrozza: doveva ammettere che non molti dei suoi coetanei le andavano a genio e Sheldon, benché avessero parlato poche volte, la incuriosiva. Certo, questa curiosità nulla aveva a che vedere con la recente rivelazione di Eleanor su ciò che serpeggiava tra i due. Nossignore.
– Ciao, Sh... – dovette prendersi un attimo per respirare, perché quella semplice camminata veloce che la aveva portata sull'Espresso sembrava aver consumato tutta l'aria dei suoi polmoni. –... eldon! Posso? – singhiozzò, tra un respiro e l'altro. Avrebbe atteso sulla soglia della carrozza fino a che l'altro non avesse almeno annuito lievemente e poi avrebbe preso posto, affaticata. Contava che il ragazzo le dicesse al più presto di accomodarsi, sia per la stanchezza che stava provando sia perché, a dirla tutta, l'immagine della Swan a coprire l'entrata della propria carrozza non doveva essere piacevole: la giornalista, infatti, aveva i capelli raccolti in una bassa treccia corallo e i riccioli le scappavano via dall'acconciatura per ricaderle ai lati del viso; le guance erano arrossate, a stendardo della fatica che le era costata per salire sul treno, mentre la cravatta rosso-oro pendeva di poco verso sinistra; dietro l'orecchio della nostra svettava una matita blu, che aveva usato poco prima per spuntare dalla sua lista gli articoli che aveva acquistato a Diagon Alley; infine, dalla spalla sinistra pendeva la tracolla, inclinata in modo sproporzionato verso avanti e miracolosamente ancora piena di tutti i suoi oggetti, mentre il braccio destro reggeva una pila di libri di testo e pergamene di Scribbulus.
L'Ispettrice abbandonò la tracolla e i libri sul sedile accanto al proprio e si lasciò cadere su quello davanti a Sheldon, prendendosi il tempo per recuperare il fiato. – Ahi! – esclamò, sentendo la matita blu sbatterle contro la nuca. La andò a ripescare in un batter d'occhio e la ripose nella tracolla, lanciandole un'occhiataccia degna di un Oscar, come se non fosse stata lei stessa a mettersela dietro l'orecchio. – Buon Merlino, ho dis...turbato la tua lettura, non è così? – disse a Sheldon, mordendosi il labbro inferiore. – È che proprio non – piccola pausa dedicata ai suoi polmoni, che nel frattempo si stavano riprendendo pian piano dallo pseudo-collasso iniziale – riesco a essere silenziosa, certi giorni. Ti capita mai?
Tra una parola e l'altra la nostra aveva portato lo sguardo speranza sulla cravatta rosso-oro e la stava raddrizzando, lievemente infastidita dal fatto che il suo fiatone stava tardando ad andar via. – No, secondo me no. Tu non parli molto, umh... tu osservi. asserì poi, vagamente fiera di aver detto la sua prima frase, da quando era entrata in quel vagone, senza singhiozzare per la fatica.
Sheldon Campbell aveva avuto una gran sfortuna a ritrovarsi in un vagone da solo con Giulia Swan, che sicuramente poco gli avrebbe fatto leggere di quel libro che lui stringeva tra le mani. Il viaggio era lungo, certo, ma la curiosità della nostra andava oltre ogni distanza. – Non è così?
 
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Non si aspettava di rimanere da solo in quello scompartimento, ma non si aspettava nemmeno di venire travolto da una parlantina infinita. Temeva solo l’arrivo di una matricola che avrebbe potuto riempirlo di domande su Hogwarts, rimanendo inizialmente scocciato dal non poter continuare la lettura per poi infervorarsi nel spiegare la storia di Hogwarts, riempirla di informazioni sui professori e sottolineare la superiorità di Corvonero sopra tutti, anche se in realtà tutte le Case erano sullo stesso pieno. Però il suo cuore era blu e vi scorreva sangue bronzeo, quindi inevitabilmente per Shay la casa di Rowena era la più meravigliosa tra tutte.
Comunque, quella che fece irruzione nel suo scompartimento (non in senso letterale, per carità, e meglio così: nessuno voleva un’Ispettrice del Secondo Livello che facesse letteralmente irruzione) non era una primina, ma una studentessa di Grifondoro che Sheldon conosceva molto poco e che aveva incontrato solo una volta. Ella fu pienamente capace di far scoppiare la bolla di tranquillità e di ritiro letterario in cui l’Auror si era rinchiuso. Con sguardo lievemente stralunato, con la mente ancora abituata al ritmo cadenzato del poema che stava leggendo e che Giulia Swan aveva brutalmente interrotto, si chiese come finisse quella strofa (aveva potuto leggere solo: Cosí parlogli, ed Almerick s’accinse | veloce ad esseguir l’imposte cose: | ei d'incantesimo il corpo si cinse | e al senso di vittoria il sottopose, senza poter sapere come continuasse). «Oh, sì, certo. Se vuoi sederti qui mi sposto lì», si ridestò infine, offrendole gentilmente la possibilità di sedersi a destra piuttosto che a sinistra: non sapeva se preferisse sedersi in senso contrario rispetto alla corsa del treno o viceversa. «E ciao, Giulia», aggiunse ancora, facendole capire che anch’egli l’aveva subito riconosciuta.
La trovò affannata e affaticata. Le sorrise, mentre abbandonava le proprie cose sul sedile accanto al proprio. «Forse siamo un po’ maleducati a occupare i posti accanto ai nostri in questo modo», commentò, ironico. Ovviamente egli avrebbe tolto la propria tracolla e il libro dal posto accanto, se qualcuno avesse voluto sedersi lì, e immaginava che la fanciulla di New Orleans avrebbe fatto lo stesso.
Con il libro di Witmore abbassato, ascoltò interessato e curioso le parole della rossa che sembrava essere sfuggita da un’orda di Elfi Domestici inferociti. Ah, no, quello era stato Sheldon, mesi prima, quando aveva cercato di salvare un ingrato Ministro e di non venire accoltellato da piccoli esseri malvagi dagli occhi simil-ipertiroidei.
Sorrise all’analisi di Giulia. Per quanto odiasse chi covava pregiudizi, quello di lei non lo era. Anzi, la trovava piuttosto simpatica e ricordava di averla considerata una persona a posto la prima volta che l’aveva vista, pur non essendo stato in grado di inquadrarla del tutto.
«Capita anche a me di parlare molto. Chiedimi ciò che vuoi sulle Pozioni e passerò tutto il viaggio a parlarne senza fermarmi», sorrise, senza vergognarsi di quel suo profondo amore per la scienza forgiata da Paracelso, Agrippa, O’Grady e gli altri. Poi scosse la testa. «Comunque, non disturbi». Per dimostrarglielo, abbassò placidamente lo sguardo, infilando il segnalibro a forma di tulipano bianco in mezzo alle pagine a cui era arrivato e chiudendo il poema epico. «Stavo leggendo perché non avevo molto altro da fare». Fino ad allora. «E poi mi piace leggere durante i viaggi. È rilassante». Dubitava che avrebbe potuto riprendere a farlo, in quel viaggio, vista la spiccata logorrea della Grifona, ma in ogni caso considerava estremamente scortese non prestare attenzione alle parole dell’interlocutore e quindi era pienamente disposto a non ignorare la conversazione da lei avviata.
«Mi piace osservare», annuì, mentre posava il libro sulle proprie cosce e, sopra di esso, faceva riposare le mani. Sorrise. «Però è sbagliato stare sempre in silenzio, no? Quello lo so pure io», la rassicurò, dimostrandole sin da subito che non sarebbe stato un pessimo compagno di viaggio (si sperava), se ella avesse deciso di restare lì.
«Vuoi un po’ d’acqua?», le propose di punto in bianco, dato che le sue guance sembravano voler sfidare le ciocche a quali delle due parti del corpo fossero più rosse: il suo istinto semi-protettivo da Medimago spesso aveva la meglio.
Dopodiché si concesse di indugiare con lo sguardo sui libri e sulle pergamene che la ragazza aveva portato in braccio. Come aveva detto proprio Giulia, gli piaceva osservare: ci aveva azzeccato, sì. Però non era molto silenzioso, non più almeno (aveva imparato anche ad essere logorroico, a volte), ma preferiva non contraddire la giovane di New Orleans e lasciare che lo capisse da sola. «Sei ritornata a casa per le vacanze o stai tornando a Hogwarts solo perché hai dovuto fare gli ultimi acquisti per la scuola?», chiese, sinceramente curioso. Ciò soprattutto per il fatto che, nel caso in cui fosse rimasta a Hogwarts, magari avrebbe potuto aver visto anche solo di sfuggita il nuovo Preside. «Io sono stato a casa in estate e quindi non ho mai visto il nuovo Preside neanche in faccia. Non spunta neanche sui giornali, assurdo», rifletté ad alta voce. Solo quella sera si sarebbe dissolta la cortina di nebbia che celava il volto del mago che aveva preso il posto di Kedavra Mandylion nella gestione della scuola di magia più importante del Regno Unito. Indugiò con lo sguardo stavolta sul viso di Giulia, curioso di sapere se quel commento sarebbe stato un buono spunto per parlare di quella novità. Curioso com’era, poi, il fatto di non conoscere neanche le sembianze di Dolus lo logorava nel profondo.
Meno del non sapere come si concludesse quella strofa di Almerick a Wye, comunque.
 
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ghuy'cha'

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continua da qui

Dopo essersi dedicato alla ricerca del buono smarrito Angus decise di iniziare seriamente il suo giro di ronda. Lasciatosi alle spalle lo scompartimento iniziò a perlustrare i corridoi delle carrozze guardando negli scompartimenti che man mano incrociava cercando di essere il più discreto possibile. Ricordava che aveva sempre odiato le cariche scolastiche che con fare invadente si impicciavano dei fatti altrui con la scusa di controllare lo scompartimento. Si fermò un attimo per sistemare la cravatta cercando di utilizzare il riflesso del finestrino e provò a mettere nuovamente in ordine la divisa. La ricerca precedente aveva sconquassato la parvenza di ordine che aveva avuto prima di uscire dalla carrozza delle cariche scolastiche. Era strano per lui aggirarsi lungo il treno, negli anni passati era abituato a incollarsi al suo posto lato finestrino a fissare il paesaggio in continuo movimento mentre il rumore del treno lo ipnotizzava oppure cercando di leggere se lo scompartimento non era pieno di studenti chiacchieroni. Continuando a camminare con un andatura posata, non aveva nessuna fretta, passò davanti all'ennesimo scompartimento e si girò per controllare che tutto fosse in ordine. Rallentò ulteriormente il passo senza fermarsi, non aveva voglia di sembrare uno spione fermo a fissare quello che facevano a meno che non si fosse reso necessario, e vide Sheldon e Giulia intenti a chiacchierare. Per sua fortuna i due ragazzi sicuramente non erano tipi da creare problemi e dopo aver dato uno sguardo veloce proseguì avanti alzando solo una mano per salutare nel caso i due si fossero accorti di lui. Con Sheldon avevano frequentato il corso estivo di Astronomia e l'astroevento organizzato dalla professoressa Pike. Nonostante non si conoscessero bene, anzi si conoscevano poco, Angus aveva una buona considerazione del ragazzo. Una conoscenza superficiale certo ma sperava di non sbagliarsi nei confronti del concasata. Con Giulia la conoscenza era parimenti poca ma avvenuta in circostanza ben peggiori e si rese conto che ormai non poteva che associare la grifondoro agli elfi armati. Certamente non gli avrebbe mai detto questa cosa ma non sapeva quanto tempo ci avrebbe messo a superare quell'associazione.
 
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– Oh, tranquillo, va bene ovunque! – aveva risposto a Sheldon, rivolgendogli un sorriso soddisfatto. Fortunatamente la nostra non aveva alcun tipo di problema a viaggiare su qualsiasi mezzo, ma rimaneva il fatto che la cordialità del ragazzo la avesse davvero colpita: la miniatura di Sheldon Campbell che Giulia stava costruendo nella sua mente era gentile e buona con tutti e la diciassettenne iniziava a spiegarsi come mai andasse così d'accordo con Eleanor.
La giornalista si sentì anche abbastanza importante quando il Corvonero la salutò chiamandola per nome e dovette reprimere l'istinto repentino di portare il naso all'insù, per vantarsi - con chi, poi? - di essere in qualche modo rimasta nella memoria di Sheldon dopo quei pochi incontri che avevano avuto. Lui, per ovvi motivi, di sicuro non se ne sarebbe andato facilmente dalla memoria della Grifondoro, che al contrario teneva molto a conoscerlo per assicurarsi che fosse adatto e all'altezza del ruolo di amico speciale - ma meno speciale di lei - di Eleanor Corbirock; era finalmente arrivato il momento in cui era la Swan a saggiare il territorio per l'amica, come quest'ultima aveva fatto tempo prima con Robert Harrison, e per questo Giulia si sentiva una specie di Auror in missione. La sua personalissima missione, certo, ma pur sempre degna di nota.
– La mia invece è proprio educazione! Sto salvando altri poveri studenti dal capitare in vagone con me – spiegò, stringendosi nelle spalle. – O vogliamo regalare un mal di testa martellante a qualche altra giovane vittima? – domandò, ironica, coronando la frase con una lieve risata per far intendere all'Auror che sì, avrebbe spostato i suoi libri per accogliere chiunque avesse voluto sedersi nel loro vagone. Se ci fosse davvero stato qualcuno di così coraggioso da voler trascorrere l'intero viaggio in compagnia di Giulia Swan, si intende.
Sheldon Campbell si rivelò però un'arma a doppio taglio: quella che era solo una considerazione onesta si presentava alla Swan come una minaccia terribile e, d'un tratto, quella a rischio mal di testa martellante era lei, impaurita dal possibile soliloquio di Sheldon su Pozioni. "No, grazie" avrebbe voluto rispondere, ma sorrise e si limitò a dire: – Avvertimento ricevuto, eviterò accuratamente – per poi alzare i palmi verso l'alto. Un sorriso compiaciuto le sfuggì poi dalle labbra color pesca quando il ragazzo chiuse il suo libro, a dimostrazione del fatto che non lo stava disturbando - o era il giorno fortunato della nostra o Sheldon Campbell era un ottimo attore.
– Anche a me piace leggere, ma non durante i viaggi. Preferisco guardare le persone e chiedermi cosa facciano nella vita – spiegò, introducendo all'Auror quel suo gioco un po' bizzarro che si portava dietro da quando era piccola. Ascoltò poi le parole dell'altro, annuendo alla sua domanda; quel discorso le fece venire in mente il volto di Gregory Mandylion e si chiese se mai avrebbe potuto far capire quel semplice concetto anche a lui senza ricevere in risposta un monosillabo. Si appuntò, comunque, di cercarlo tra i corridoi nei giorni a venire, giusto per vedere se aveva trovato il suo scatto perfetto.
– Oh, sì, grazie! A proposito, ho qui nella borsa una Cioccorana al pistacchio, mi sa che la farò fuori – disse, immergendo i palmi nella tracolla per pescare il dolcetto. – Ne vorresti un pezzo? – domandò, allungando l'involucro verso il figlio di Rowena.
La successiva domanda del suo interlocutore le ricordò che stava aspettando da un po' il ritorno di Roffignac e di una missiva di risposta dalla sua famiglia: aveva scelto appositamente di non ritornare a New Orleans per le vacanze, terrorizzata dalla prospettiva di dover fronteggiare la reazioni dei suoi genitori alle nuove cicatrici che si era procurata. Era sicura che quel problema fosse comune a molti studenti di Hogwarts e, magari, anche allo stesso Sheldon, ma in qualche modo sentiva come se sulle sue spalle fosse più greve, appesantito dalla consapevolezza di non essere tornata a casa neppure l'estate prima.
– Acquisti, sì. Non sono tornata a New Orleans per le vacanze, non me la sentivo. Tu? – chiese, più per cortesia che per pura curiosità. Quando poi Sheldon sollevò la questione della nuova presidenza, la Swan sentì un nodo formarsi in gola e un retrogusto amaro sul palato; era profondamente dispiaciuta per le condizioni di Kedavra Mandylion e, sebbene non avesse mai visto il nuovo Preside, serbava un costante senso di pericolo nei suoi confronti, misto a una sensazione di incessante curiosità. – Buon Merlino, sono così curiosa di vederlo dal vivo! – esclamò. Poi abbassò il tono di voce, come se stesse per dire qualcosa di moralmente scorretto ma che, in fondo, non era poi così sbagliato. – Ti confesso di essere un po' preoccupata per la situazione. Sono sicura che si tratti di una persona competente, ovvio, però... – esitò, mordendosi il labbro inferiore. Lo sguardo speranza tornò a incastonarsi in quello di Sheldon, dopo essersi fugacemente spostato sulla figura di Angus MacEwen, al quale aveva rivolto un saluto di rimando alzando il palmo della mano. –... di questi tempi ho difficoltà a fidarmi delle persone. E una persona diversa dalla Preside Mandylion che detiene il comando completo su Hogwarts mi turba un po' – confessò. Le sembrava di poter parlare liberamente con Sheldon, anche perché si trattava solo di un'incertezza legittima, di una diffidenza che i Negromanti avevano instillato di giorno in giorno nella sua routine.
– Ma magari sono solo paranoie. Non è così?
 
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L’altra declinò l’invito, preferendo sedersi sul posto libero e basta. Che denotasse un’altra capacità di adattamento o una semplice preferenza per quel posto, l’ex-Caposcuola ne fu in ogni caso felice: in verità, l’avrebbe un po’ scocciato doversi alzare, sistemare la propria roba e mollarla sull’altro sedile. Anche se l’avrebbe fatto senza battere ciglio, affabile come aveva imparato a comportarsi al Madama e invidiando Pretzel, a cui nessuno osava mai chiedere di spostarsi, perché troppo tenero quando acciambellato su ciò che aveva eletto come proprio giaciglio provvisorio o definitivo oppure perché la sua coda leonina ondulante poteva incutere timore.
Pretzel: un altro motivo per Magarsi e vivere in un cottage di Hogsmeade, in barba al bando contro le creature classificate XXX in vigore presso il castello scozzese.
Comunque, sempre riguardo ai sedili maleducatamente occupati da libri e tracolle, la rossa fece una battuta per cui il suo compagno di viaggio ridacchiò genuinamente. «Da questo punto di vista, hai assolutamente ragione», convenne, annuendo con una finta serietà che mal celava le risate sotto i baffi che quell’autoironia gli aveva suscitato. Apprezzava molto chi riusciva a non prendere sé stesso e le cose in generale troppo sul serio. «Spero di non doverti fronteggiare in Tribunale: la spunteresti facilmente», commentò con un altro sorriso ironico, facendo riferimento alla sua capacità di rigirare il Lethifold a proprio piacimento e al suo lavoro al Secondo Livello come Ispettrice. Infine, aggiunse: «E non mi stai facendo martellare la testa, giuro sul mio calderone», incapace di non far trasparire il proprio lato più pozionistico anche involontariamente.
Inconsapevole di stare sostenendo un esame di idoneità ad essere l’amico speciale di Eleanor (soprattutto perché non sapeva nemmeno che Giulia fosse la sua migliore amica), il giovane Corvonero sorrideva, trovando sinceramente nella fanciulla di New Orleans una compagnia davvero molto bella e simpatica per quel viaggio. Non era noiosa, né antipatica, né sbruffona, e in più sembrava essere educata e divertente. Si chiese se fosse affetta da Morbo Bianco: se così fosse stato, sarebbe stata l’esatta antitesi, la confutazione perfetta alle dicerie che volevano gli affetti da quella… malattia essere caratterizzati da indifferenza e assenza di emozioni. Anzi, per certi versi ella gli ricordava l’allegria frizzantina di Eleanor, solo che quest’ultima aveva con sé un’aria più… bambinesca, fanciullesca.
Ridacchiò ancora quando l’altra gli disse non tanto implicitamente che avrebbe accuratamente evitato di farsi intontire da discorsi su graf, calderoni e Innesti che l’ex-Pupillo avrebbe volentieri tenuto. Poi egli scoprì il lato più curioso e creativo della rossa. «Oh, anche a me succede. Mi capita spesso con gli oggetti. A volte mi chiedo quale sia la storia dell’armadio che abbiamo al McClan’s», rispose, sorridendo e parlando del guardaroba verde pisello conservato nel luogo in cui madame Luna l’aveva assunto ormai molti anni fa.
Sorpreso, accettò di buon grado la Cioccorana. «Grazie mille!», le disse mentre prendeva meno della metà della rana di cioccolato e pistacchio, non volendo privare Giulia della parte più corposa di quel dolce. «Cosa vuoi prendere dal carrello? Ti offro qualcosa», voleva assolutamente ricambiare quando sarebbe passata la strega del carrello. Cambiavano i presidi, cambiano i professori e cambiavano i ministri, ma la strega del carrello rimaneva un punto di riferimento fisso e costante.
La Grifondoro gli confermò di stare tornando a Hogwarts solo perché aveva dovuto effettuare gli acquisti scolastici, rifornendosi delle scorte ormai concluse dopo i mesi del giro di lezioni precedente. «Sei degli Stati Uniti», constatò, curioso, senza tuttavia permettersi di fare domande in merito. Non gli sembrava affatto opportuno, visto il basso livello di confidenza che permetteva loro di scambiare qualche parola su temi più leggeri. «Io sono tornato a Cambridge per l’estate», mentì in parte, visto che specialmente ad agosto aveva passato gran parte del tempo a casa di Eleanor, tornando a Cambridge solo per dormire.
Potevano permettersi di parlare anche di argomenti più caldi, anche se non privati: l’esistenza di Dolus ne era un esempio. Era d’accordo con lei e l’ascoltava con interesse, annuendo di tanto in tanto e facendole capire che la stava seguendo non per mera gentilezza. Ciò, però, non gli impedì di notare un suo concasato che lo salutava. Felice che l’avesse riconosciuto, alzò la mano in un cenno di saluto dal finestrino dello scompartimento verso Angus MacEwen, probabilmente impegnato in una ronda da Prefetto. Poi continuò a rivolgere la propria attenzione alla compagna di scompartimento, a cui in seguito rispose: «Sono d’accordo con te. Ed è difficile fidarsi di un preside diverso da Mandylion, specie dopo la pessima esperienza che abbiamo avuto con Shaverne. A me preoccupa molto l’ignoto e non mi sembra un buon segno che niente traspaia dai giornali, dalle agenzie di stampa, da voci di corridoio». Indubbiamente la Gazzetta (per cui, tra l’altro, i due lavoravano, pur non avendo il potere di decidere di cosa trattare in quelle pagine) avrebbe dovuto fare qualche articolo su quella misteriosa figura… ma nulla. Neanche una foto. Strano anche il fatto che neanche Giulia l’avesse mai visto, pur essendo rimasta a Hogwarts nel corso dell’estate.
«Se vogliamo definirle paranoie… sono giustificate, visto il passato a cui siamo abituati». Lo stesso motivo per cui Sheldon viaggiava con un bezoar nella tracolla. «Diventa una cosa deleteria se questi pregiudizi offuscano la nostra capacità critica. Chissà, magari Dolus sarà migliore di Mandylion, non è necessariamente detto il contrario. Siamo solo molto abituati alla presenza e all’influenza di una donna che trasmetteva molta sicurezza anche perché Comandante dell’Esercito Auror». Fece passare qualche secondo di greve silenzio, oppresso dalla responsabilità di essere un Auror egli stesso. Si era lasciato trascinare dalla sua tendenza ad analizzare fatti, eventi, situazioni e persone. Più che un osservatore, come l’aveva definito Giulia, pensò, si sarebbe descritto come analitico.
Sorrise, poi, distogliendo lo sguardo dal finestrino, verso cui si era inavvertitamente voltato pronunciando le ultime parole. L’Espresso aveva appena iniziato la propria corsa su uno dei ponti che collegavano il territorio britannico che si stendeva da Londra alle Higlands scozzesi. Il Corvonero tornò a guardare il volto di Giulia. «Pensa poi a noi Auror. Come facente funzioni della Comandante abbiamo Hawkins. Nulla da dire contro di lui, ma fa un po’ sorridere il fatto che da una strega distinta siamo passati a farci comandare da un mago con maschera e parrucca». Sottolineò il «nulla da dire contro di lui» con una lieve inflessione della voce perché non voleva che l’altra pensasse che l’Esercito fosse allo scatafascio: anzi, il Vice-Preside, nonostante l’aspetto poco raccomandabile, era un Auror maturo e perfettamente capace di guidare l’Esercito anche durante il coma dell’Aritmante ormai definitivamente più nota del mondo magico. Lo rispettava molto, ma credeva che Giulia l’avrebbe capito, dato che era stata la prima, lì dentro, a ironizzare, addirittura su se stessa. In ogni caso, il sorriso evidentemente sardonico del Corvonero era un chiaro indizio della poca serietà di quelle parole.
 
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FATO



Le ruote cigolanti del carrello dei dolci si fecero strada lungo il corridoio, fermandosi di scompartimento in scompartimento. Arrivata a quello di Sheldon Campbell e Giulia Swan, una strega anziana con un viso gentile fece scorrere la porta a vetri. Mostrò i colorati dolciumi in vendita e chiese:


- Qualcosa dal carrello, cari?
 
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Un sorriso soddisfatto sbucò sulle labbra color pesca della Swan, che annuì appena all'affermazione di Sheldon; sembrava un ragazzo sveglio, o almeno abbastanza da capire chi aveva ragione - questo, detto tra noi, era un ottimo primo mattone di quel muro di conoscenza che avrebbero dovuto costruire e presupponeva che Sheldon sapesse, o implicitamente intuisse, chi dei due avrebbe avuto il ruolo dominante in quella relazione di terrore e prese in giro che la Swan, sulle diligenti orme dell'amica Corbirock, avrebbe accuratamente costruito.
Ad ogni modo, l'Ispettrice fu costretta a chiedersi ad un certo punto se il Corvonero la stesse ingraziando con tutte quelle parole gentili perché aveva scoperto il suo piano d'azione in difesa di Eleanor o se, più probabile, fosse così gentile con chiunque. La nostra optò alla fine più per la seconda, estremamente convinta com'era che la sua copertura fosse impossibile da far saltare. – Per Merlino se lo farei! Il carisma è uno dei miei punti forti, devo ammetterlo. Insieme alla modestia – trillò, stringendosi nelle spalle. Assottigliò lo sguardo bottiglia quando Sheldon la rassicurò sul suo mal di testa, come se con una sola occhiata potesse capire se l'altro stesse dicendo o meno la verità.
Un cipiglio incuriosito spuntò nel suo sguardo quando l'Auror le parlò del suo hobby, molto simile al gioco che la nostra faceva ogni qualvolta si annoiava in un luogo pubblico. La versione di Sheldon, però, era decisamente più utile alla sua causa, perché poteva essere giocata anche in assenza di compagnia, da soli nel proprio Ufficio o in compagnia di gente che già si conosceva. – Hai mai pensato di chiedere a Madame Luna? So che questo rovina un po' il gioco, ma... non mi stupirei se fosse l'armadio più importante del mondo e fosse lei a custodirlo nella sua bottega, ecco – ammise, mordicchiandosi il labbro inferiore. – Quella donna porta addosso carichi più pesanti di un Dorsorugoso con una classe incredibile... e sempre vestita bene! – esclamò, mentre la sua mente rievocava i ricordi della recente battaglia e la lucidità con cui Lily Luna Pike aveva agito, pur avendo in bilico sulle spalle la vita della Swan.
Sorrise a Sheldon quando accettò la sua Cioccorana e non ebbe neppure il tempo di notare quanta poca ne avesse presa, perché se la cacciò in bocca con la sua solita disinvoltura: d'altronde, tutta la fatica che aveva fatto per arrivare su quel treno doveva essere in qualche modo colmata. – Oh, ti ringrazio, ma sto bene così! – disse, consapevole di essersi abbuffata già abbastanza con quell'unica Cioccorana che, però, aveva mandato giù con una voracità inaudita.
Poco dopo essere salita su quel vagone, Giulia aveva capito la seconda importante caratteristica di Sheldon Campbell: non solo sapeva osservare, ma era anche un ottimo ascoltatore. – Sì! O dovrei dire... oui! New Orleans, Louisiana – spiegò, scostando dal viso una solitaria ciocca corallo. – Hai fatto bene a prenderti una pausa da Hogwarts, sì. Ecco, ci sarebbe voluta per tutti – aggiunse, distogliendo per un attimo lo sguardo smeraldino da quello del Corvonero. Le parse di vedere la chioma riccioluta del fratellastro nel riflesso del finestrino e, su di essa, la mano zeppa di anelli di Jena che la scombinava senza pietà; dovette mandare giù un nodo amaro prima di poter riportare la sua attenzione su Sheldon.
Non fu difficile focalizzarsi nuovamente sulla conversazione, però, considerato ciò di cui stavano parlando: era davvero troppo strano che il nuovo Preside non si fosse mai fatto vivo e, in effetti, l'Auror aveva ragione a sottolineare la sinistra assenza di notizie in Redazione. Ascoltò le sue parole con attenzione e si ritrovò molto stupita. Quell'assenza di informazioni, allora, non riguardava soltanto gli studenti: la giornalista, infatti, credeva che almeno gli Auror avessero chiaro il quadro in cui Hogwarts si trovava. Il fatto che non fosse così, però, in qualche modo le fece tornare il nodo alla gola che aveva da poco mandato giù. – Credevo che voi Auror foste più informati sulla situazione. È un po' preoccupante che non sia così... ma non saltiamo a conclusioni affrettate, certo – sentenziò, con tono non troppo convinto. Si lasciò scappare una risata quando Sheldon parlò di Eustass Hawkins: non era la maschera del docente a farla ridere, ma la prospettiva che, dopo l'episodio discutibile che la aveva vista coinvolta in prima linea con il Responsabile di Serpeverde, quest'ultimo potesse essere diventato Comandante degli Auror. Non disse nulla in proposito, sia perché era ignara dei veri rapporti che intercorrevano tra Sheldon ed Eustass, sia perché credeva che l'Espresso per Hogwarts fosse pieno di orecchie indiscrete. Proprio a questo proposito, distolse un secondo lo sguardo dal Corvonero per spostarlo sulla strega del carrello con espressione cordiale. Disse: – Oh, la ringrazio, ma per me nulla – e poi attese, qualora Sheldon volesse invece ordinare qualcosa. In ogni caso, avrebbe aspettato il momento adatto per rivolgersi nuovamente a lui, il tono di voce questa volta un po' più basso: – Sono convinta che certi discorsi siano più interessanti dopo una Burrobirra, invece che in treno, con tutto questo trambusto. Non c'era troppa confusione, ma ogni tanto qualche schiamazzo divertito giungeva dalle altre cabine, quelle dei più temerari che aspettavano di essere richiamati dagli Spillati.
 
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7 replies since 5/9/2020, 11:21   190 views
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