| Ancora appoggiata allo stipite della porta del vagone occupato per ora solo dal Bertand, Libella era riuscita a notare il sorriso del serpeverde quando finalmente lui si accorse della sua presenza, ma invece che accettare subito il suo aiuto Xavier l’afferrò per il polso e la avvicinò a sé. Non che a Libella dispiacesse quella vicinanza, anzi ne avrebbe approfittato per sentirsi ancora una volta protetta dalle sue braccia. Il fatto era che per la tassorosso, quello che aveva iniziato a vivere da poco con l’ex prefetto, stava iniziando a diventare forse un po’ troppo sdolcinato. Forse entrambi avevano bisogno di fare un piccolo passo indietro e recuperare quelle tappe che innocentemente avevano saltato. O forse lei aveva bisogno ancora un po’ di quell’ironia, di quel divertimento fine a se stesso che aveva vissuto quella mattina in cortile. C’erano ancora molte cose che avrebbe voluto chiarire con se stessa in primis e con Xavier, ma allo stesso tempo era certa che pure lui avrebbe condiviso quella sua riflessione. Avrebbe fatto bene a entrambi sia come singoli che come… duo. Avrebbe quindi lasciato che Xavier la tirasse più vicino a sé, ma sarebbe stata lei a dare un risultato diverso alla richiesta del Betrand. Invece di corrispondere l’abbraccio, con la sua mano libera da ogni presa, avrebbe fatto scorrere il palmo lungo tutto il profilo del braccio destro del cacciatore fino a passare sopra la clavicola per poi incastrarsi appena sotto la nuca, all’altezza dell’attaccatura dei capelli. A quel punto avrebbe avvicinato il viso abbastanza per riuscire a far sfiorare le loro punte dei nasi e nel momento per lui più imprevedibile si sarebbe stacca dal tutto, lasciandolo solo con se stesso. L’unica cosa che poteva raccogliere in quel momento era il sorriso malizioso della caposcuola e uno sguardo che, se letto fino in fondo, poteva significare molte cose. Se vuoi un abbraccio dovrai conquistartelo, ora approfitta della mia presenza e mettiamo in ordine. D’altra parte è risaputo che “prima il dovere e poi il piacere”. Con un sorrisetto accattivante e le braccia incrociate al petto, Libella cercò in tutti i modi di trattenere la seguente risata. Xavier doveva aver ben chiaro che da quel momento in poi la caposcuola sarebbe stata sempre meno dolcezze e carinerie… se voleva qualcosa, avrebbe dovuto conquistarselo e la giallo nera era ben sicura che il Bertrand avrebbe sfoggiato tutte le sue carte disponibili. A quel punto Libella si sarebbe chinata per aiutare nel riordino se non fosse stato per l’arrivo di Grace, del quale non si era accorta. Grace rimani, non ti preoccupare! Stavo solo aiutando il poco delicato Xavier qui presente, ma credo che per me sia ora di continuare la rond…a…. Le parole finale le morirono in gola. Se di solito l’imprevisto era dietro l’angolo, in quel caso l’imprevisto si era inaspettatamente palesato di fronte a loro. Le sembrava di essere tornata indietro di mesi quando le tre ragazze avevano combattuto insieme, come un trio compatto, durante la battaglia di neve… Quando Xavier e Audrey… Oh cazzo. Audrey. Inconsciamente sapeva di aver dimenticato qualche tassello da considerare in tutto quel marasma, ma vedere la rossa lì di fronte a lei, le aveva fatto piombare tutta la realtà addosso. Dannazione. Presa da un irrefrenabile imbarazzo, iniziò a far oscillare il suo sguardo prima verso Xavier e poi verso la Kane, attendendo che qualcuno intervenisse per spezzare quel quadro non proprio felice. Appena vide la prefetta verde argento girare i tacchi e andarsene, la tassorosso non ci pensò un attimo e incredibilmente in colpa, la seguì fuori dal vagone. Forse lei sapeva, forse Xavier aveva parlato con lei... ma dalla sua reazione doveva essere stato tutto il contrario. Audrey! Si prospettava un fantastico inizio d’anno!
|