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Non era stato così tanto saggio, avrebbe ritenuto in seguito, continuare quella che era stata una splendida serata a casa sua. Le risposte a questo incontrovertibile dato sarebbero state tante e tutte articolate nei minimi dettagli, ma non sarebbero giunte al momento opportuno. Anzi, in quell’esatto istante, quando Rowan gli chiese dove poter poggiare cappotto e sciarpa, si disse che un po’ di compagnia non poteva che giovare e allontanare momentaneamente le turbe e i demoni del suo animo che, silenziosamente e pazientamente, attendevano di poter saltare fuori dai cespugli oscuri per non lasciargli scampo.
Aveva indicato un vecchio attaccapanni nella stanzetta affianco, quella che ospitava la piccola scala che portava al piano superiore, accompagnandola per un tratto per poi osservare la strega avere a che fare con quell’oggetto d’arredamento sperando, al contempo, che quella roba non crollasse da un momento all’altro col muro divenendo un tuttuno di macerie. Aveva poi battuto le palpebre come a riscuotersi, e dopo un leggero sorriso quasi invisibile aveva fatto ritorno nella stanza principale dove aveva poi potuto osservare i segni del passaggio di Tiffany - delle piccole impronte fangose che scomparivano improvvisamente - guardandosi per un momento attorno senza individuarla; aveva confidato a Rowan che probabilmente la gatta era in quella stessa stanza con loro, nascosta, ma poi aveva lasciato perdere perché si erano seduti sul divano uno al fianco dell’altro, la teiera e le tazzine avevano cominciato pericolosamente ad avvicinarsi, la Fattucchiera Capo era riuscita ad acchiapparne una con uno scatto in avanti - aspetto che lo aveva portato a elucubrare brevemente su quelli che dovevano essere i riflessi rimasti dell’ex giocatrice di Grifondoro - e... ...aveva semplice osservato curioso l’outfit della strega per poi posare le iridi verdi sulla collana. Aveva certamente ascoltato attentamente la domanda che l’ex rosso-oro gli aveva posto ma l’attenzione in quei momenti andava e veniva e gli ci volle un po’ per concentrarsi. Ricordi passati e situazioni presenti si stavano rapidamente e silenziosamente combattendo. «A tutto e a niente, in realtà» le rispose con un ritrovato slancio di animosità nella sua voce. La guardò prendendo un tazzina nelle vicinanze tenendola all’altezza del cuore con gli indici sul bordo. «Se pensiamo ai Negromanti e a ciò che hanno lasciato, un individuo potrebbe anche credere che nonostante tutti gli sforzi fatti per far luce sugli ultimi attacchi ancora ci sia un Negromante a piede libero. E per di più eventualmente nascosto a Hogwarts» cercò di argomentare, quasi sibilando quelle parole come se si trovassero ancora ai Tre Manici e vi fossero ben più di due ragioni per mantenere quell’atteggiamento al limite del discreto. «Magari la società potrebbe svegliarsi da un momento all’altro ricordando questa particolarità e chiedere aggiornamenti, risposte dopo tutto questo silenzio» andò avanti a ipotesi, perché immaginava che in una situazione del genere sarebbe stata, questa, una cosa che avrebbe fatto anche lui da semplice cittadino. «I babbani sono particolarmente fantasiosi quando si tratta di sostenere teorie così dette complottiste» riprese, dopo un breve sorso di Assam Ananda. «Il Preside Dolus è un Negromante e in quanto tale sta proteggendo il delinquente rimasto nelle profondità del castello di Hogwarts! Non è rimasto intrappolato nei Sotterranei dopo l’ultimo attacco» sostenne con un velo di pura finzione adottando un tono ironico prima di rifarsi serio. «Il problema, se tale può essere chiamato, è che molti maghi e streghe potrebbero credere a cose come questa o peggio. Un po’ come avviene quando cominciano a girare voci su Presidi, dipendenti e quant’altro» si alzò per un momento con la sensazione di avere non solo addosso gli occhi del felino ma anche quelli di Rowan, sbuffando divertito alla frase di quest’ultima sul gatto, quindi recuperò dello zucchero, porgendolo alla strega, di ritorno. «Catene e disperazione» disse poi, riaccomodandosi lentamente sul divano, sporgendosi di lato verso la Storica. «Sembra quasi di sentirlo, l’odore di catene misto al salmastro del luogo. Raccapricciante» lo scosse un brivido, ma il nuovo argomento di conversazione sulla casa lo scosse un poco, seppur non lo desse a vedere: nell’ultimo periodo, negli ultimissimi mesi soprattutto dopo la rumorosa e fastidiosa assenza di lei quei luoghi erano stati abitati da tante, troppe personalità. Femminili, ovviamente: avventure di una notte o che si concludevano il mattino inoltrato seguente dopo una copiosa colazione e qualche scenata di disapprovazione che continuavano a non fargli effetto perché dall’altra parte vi era il nulla. Rowan in quel frangente rappresentava quel vago diverso, forse perché l’aveva sempre conosciuta e certamente in panni del tutto diversi da quelli della visita nel suo dominio a Hogwarts o in quella stessa sera. Non era una sconosciuta, tutto sommato, e questo forse rendeva le cose un po’ più difficile da affrontare. Si nascose dietro la tazzina. «Ti ringrazio, ma credo ci possano essere altri cottage più belli. Non quelli dei Gladiolus, di certo. Faticherei a vivere in una casa colma di vasi in ogni dove» sbuffò, poi poggiò la tazzina sul tavolo, inutilmente, perché questa riprese a levitare, riempirsi e tornare a lui in attesa. Si guardò le mani alla ricerca di una risposta soddisfacente che però non trovò. Allora si guardò brevemente attorno, ma tutto ciò che incontrava gli ricordava fastidiosamente quell’ultima sera e il silenzio che era calato per l’ennesima volta fra loro, come vi fosse sempre stato qualcosa di non detto che nemmeno quel viaggio invernale aveva potuto colmare. Guardò nuovamente Rowan. «Ci sarebbero tante cose da dire e nessuna di queste renderebbe giustizia a questi muri» rispose, basso, soffermandosi un poco sulle labbra piene dell’altra, poi sul suo collo e nuovamente la collana. «Qua ci viveva Tom Mison, non so se ne fossi a conoscenza. Ci sono entrato una volta, da studente, per una questione relativa a una fuga di parrucche di Hawkins come protesta associazione della gioventù ecc ecc - forse avrai sentito parecchie volte di come fossi stato individuato come fantomatico portavoce» si guardò nuovamente attorno, arricciò il naso. «Potrei aver fatto un buon lavoro, è vero» constatò, quindi si sistemò meglio sul divano avvicinandosi a Rowan, sorridendo appena, impercettibilmente. «Ma non so rispondere alla tua domanda. Tutto ciò che di solito si costruisce all’interno di una casa è erroneamente pensato per durare per sempre» sospirò, amaro, poi la guardò per l’ennesima volta negli occhi «Potrei dire che è casa mia perché è presente un gatto che ci osserva di sottecchi da qualche parte, oppure perché è l’unico posto che ho per sfuggire dalla quotidianità degli impegni, quando questi non si fanno serrati. La rende mia per il giardino curato, forse, non lo so» sollevò e abbassò rapidamente le spalle osservando un punto alle spalle della strega. Poi, come calamitato dalla sua presenza, dalla sua voce bassa e mai sopra le righe, dal ricordo del suo sorriso lieve nella notte sorrise davvero al sentirla impazzire nell’eventualità di non avere una casa dove stare. «Avresti sempre Hogwarts, tutto sommato, anche se con meno privacy» scherzò «Ma credo di capire a cosa ti riferisci: quando vogliamo sfuggire dalle troppe responsabilità o dalla frenesia del mondo queste quattro mura riescono ad assolvere qualsiasi problema» oppure a peggiorarlo, avrebbe aggiunto ancora una volta in seguito, più tardi. Sembrò calare il silenzio, a un certo punto, quindi si ritrovò a rivivere quella serata partita ai Tre Manici con un gruppo di maghi e streghe molesti e poi continuata lungo la High Street. Si chiese se dovesse continuare ulteriormente lì, all’interno di quel cottage, e come, o se il binario fosse stato raggiunto. «Grazie per questa serata, Rowan» le disse quindi «dovrò ancora guardarmi dalle tue probabili imboscate in direzione di Mielandia, ma...» si soffermò un momento su tutto e nulla «...vorrei rivederti» sibilò, lentamente e serio mentre il luogo e le cose si facevano come profondamente ovattate. «il prima possibile. Ti piacciono i romanzi avvincenti, no?» le chiese, quasi a mo di provocazione. «Solitamente hanno anche colpi di scena» esalò, forse incredulo lui stesso di quelle parole che gli stavano uscendo di bocca. |