Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Posts written by Tom Hamilton

view post Posted: 25/4/2024, 10:29 Vanaheim - III - Abitazioni
Non era stato così tanto saggio, avrebbe ritenuto in seguito, continuare quella che era stata una splendida serata a casa sua. Le risposte a questo incontrovertibile dato sarebbero state tante e tutte articolate nei minimi dettagli, ma non sarebbero giunte al momento opportuno. Anzi, in quell’esatto istante, quando Rowan gli chiese dove poter poggiare cappotto e sciarpa, si disse che un po’ di compagnia non poteva che giovare e allontanare momentaneamente le turbe e i demoni del suo animo che, silenziosamente e pazientamente, attendevano di poter saltare fuori dai cespugli oscuri per non lasciargli scampo.

Aveva indicato un vecchio attaccapanni nella stanzetta affianco, quella che ospitava la piccola scala che portava al piano superiore, accompagnandola per un tratto per poi osservare la strega avere a che fare con quell’oggetto d’arredamento sperando, al contempo, che quella roba non crollasse da un momento all’altro col muro divenendo un tuttuno di macerie.
Aveva poi battuto le palpebre come a riscuotersi, e dopo un leggero sorriso quasi invisibile aveva fatto ritorno nella stanza principale dove aveva poi potuto osservare i segni del passaggio di Tiffany - delle piccole impronte fangose che scomparivano improvvisamente - guardandosi per un momento attorno senza individuarla; aveva confidato a Rowan che probabilmente la gatta era in quella stessa stanza con loro, nascosta, ma poi aveva lasciato perdere perché si erano seduti sul divano uno al fianco dell’altro, la teiera e le tazzine avevano cominciato pericolosamente ad avvicinarsi, la Fattucchiera Capo era riuscita ad acchiapparne una con uno scatto in avanti - aspetto che lo aveva portato a elucubrare brevemente su quelli che dovevano essere i riflessi rimasti dell’ex giocatrice di Grifondoro - e...
...aveva semplice osservato curioso l’outfit della strega per poi posare le iridi verdi sulla collana. Aveva certamente ascoltato attentamente la domanda che l’ex rosso-oro gli aveva posto ma l’attenzione in quei momenti andava e veniva e gli ci volle un po’ per concentrarsi.
Ricordi passati e situazioni presenti si stavano rapidamente e silenziosamente combattendo.

«A tutto e a niente, in realtà» le rispose con un ritrovato slancio di animosità nella sua voce. La guardò prendendo un tazzina nelle vicinanze tenendola all’altezza del cuore con gli indici sul bordo. «Se pensiamo ai Negromanti e a ciò che hanno lasciato, un individuo potrebbe anche credere che nonostante tutti gli sforzi fatti per far luce sugli ultimi attacchi ancora ci sia un Negromante a piede libero. E per di più eventualmente nascosto a Hogwarts» cercò di argomentare, quasi sibilando quelle parole come se si trovassero ancora ai Tre Manici e vi fossero ben più di due ragioni per mantenere quell’atteggiamento al limite del discreto.
«Magari la società potrebbe svegliarsi da un momento all’altro ricordando questa particolarità e chiedere aggiornamenti, risposte dopo tutto questo silenzio» andò avanti a ipotesi, perché immaginava che in una situazione del genere sarebbe stata, questa, una cosa che avrebbe fatto anche lui da semplice cittadino. «I babbani sono particolarmente fantasiosi quando si tratta di sostenere teorie così dette complottiste» riprese, dopo un breve sorso di Assam Ananda. «Il Preside Dolus è un Negromante e in quanto tale sta proteggendo il delinquente rimasto nelle profondità del castello di Hogwarts! Non è rimasto intrappolato nei Sotterranei dopo l’ultimo attacco» sostenne con un velo di pura finzione adottando un tono ironico prima di rifarsi serio. «Il problema, se tale può essere chiamato, è che molti maghi e streghe potrebbero credere a cose come questa o peggio. Un po’ come avviene quando cominciano a girare voci su Presidi, dipendenti e quant’altro» si alzò per un momento con la sensazione di avere non solo addosso gli occhi del felino ma anche quelli di Rowan, sbuffando divertito alla frase di quest’ultima sul gatto, quindi recuperò dello zucchero, porgendolo alla strega, di ritorno.

«Catene e disperazione» disse poi, riaccomodandosi lentamente sul divano, sporgendosi di lato verso la Storica. «Sembra quasi di sentirlo, l’odore di catene misto al salmastro del luogo. Raccapricciante» lo scosse un brivido, ma il nuovo argomento di conversazione sulla casa lo scosse un poco, seppur non lo desse a vedere: nell’ultimo periodo, negli ultimissimi mesi soprattutto dopo la rumorosa e fastidiosa assenza di lei quei luoghi erano stati abitati da tante, troppe personalità. Femminili, ovviamente: avventure di una notte o che si concludevano il mattino inoltrato seguente dopo una copiosa colazione e qualche scenata di disapprovazione che continuavano a non fargli effetto perché dall’altra parte vi era il nulla.

Rowan in quel frangente rappresentava quel vago diverso, forse perché l’aveva sempre conosciuta e certamente in panni del tutto diversi da quelli della visita nel suo dominio a Hogwarts o in quella stessa sera. Non era una sconosciuta, tutto sommato, e questo forse rendeva le cose un po’ più difficile da affrontare.
Si nascose dietro la tazzina.
«Ti ringrazio, ma credo ci possano essere altri cottage più belli. Non quelli dei Gladiolus, di certo. Faticherei a vivere in una casa colma di vasi in ogni dove» sbuffò, poi poggiò la tazzina sul tavolo, inutilmente, perché questa riprese a levitare, riempirsi e tornare a lui in attesa. Si guardò le mani alla ricerca di una risposta soddisfacente che però non trovò. Allora si guardò brevemente attorno, ma tutto ciò che incontrava gli ricordava fastidiosamente quell’ultima sera e il silenzio che era calato per l’ennesima volta fra loro, come vi fosse sempre stato qualcosa di non detto che nemmeno quel viaggio invernale aveva potuto colmare. Guardò nuovamente Rowan.

«Ci sarebbero tante cose da dire e nessuna di queste renderebbe giustizia a questi muri» rispose, basso, soffermandosi un poco sulle labbra piene dell’altra, poi sul suo collo e nuovamente la collana. «Qua ci viveva Tom Mison, non so se ne fossi a conoscenza. Ci sono entrato una volta, da studente, per una questione relativa a una fuga di parrucche di Hawkins come protesta associazione della gioventù ecc ecc - forse avrai sentito parecchie volte di come fossi stato individuato come fantomatico portavoce» si guardò nuovamente attorno, arricciò il naso. «Potrei aver fatto un buon lavoro, è vero» constatò, quindi si sistemò meglio sul divano avvicinandosi a Rowan, sorridendo appena, impercettibilmente. «Ma non so rispondere alla tua domanda. Tutto ciò che di solito si costruisce all’interno di una casa è erroneamente pensato per durare per sempre» sospirò, amaro, poi la guardò per l’ennesima volta negli occhi «Potrei dire che è casa mia perché è presente un gatto che ci osserva di sottecchi da qualche parte, oppure perché è l’unico posto che ho per sfuggire dalla quotidianità degli impegni, quando questi non si fanno serrati. La rende mia per il giardino curato, forse, non lo so» sollevò e abbassò rapidamente le spalle osservando un punto alle spalle della strega. Poi, come calamitato dalla sua presenza, dalla sua voce bassa e mai sopra le righe, dal ricordo del suo sorriso lieve nella notte sorrise davvero al sentirla impazzire nell’eventualità di non avere una casa dove stare.
«Avresti sempre Hogwarts, tutto sommato, anche se con meno privacy» scherzò «Ma credo di capire a cosa ti riferisci: quando vogliamo sfuggire dalle troppe responsabilità o dalla frenesia del mondo queste quattro mura riescono ad assolvere qualsiasi problema» oppure a peggiorarlo, avrebbe aggiunto ancora una volta in seguito, più tardi.

Sembrò calare il silenzio, a un certo punto, quindi si ritrovò a rivivere quella serata partita ai Tre Manici con un gruppo di maghi e streghe molesti e poi continuata lungo la High Street. Si chiese se dovesse continuare ulteriormente lì, all’interno di quel cottage, e come, o se il binario fosse stato raggiunto.

«Grazie per questa serata, Rowan» le disse quindi «dovrò ancora guardarmi dalle tue probabili imboscate in direzione di Mielandia, ma...» si soffermò un momento su tutto e nulla «...vorrei rivederti» sibilò, lentamente e serio mentre il luogo e le cose si facevano come profondamente ovattate. «il prima possibile. Ti piacciono i romanzi avvincenti, no?» le chiese, quasi a mo di provocazione. «Solitamente hanno anche colpi di scena» esalò, forse incredulo lui stesso di quelle parole che gli stavano uscendo di bocca.
view post Posted: 21/4/2024, 09:35 Bacheca Incarichi Disponibili - Ufficio del Custode

Gli Incarichi Mensili di aprile sono terminati.

view post Posted: 17/4/2024, 08:10 Bacheca Incarichi Disponibili - Ufficio del Custode

Incarico #5 "Birba"
Dipendente: Tom Hamilton
Scadenza per l’assegnazione dell’incarico: 09:10 del 19/04
Assegnato a: Helen Minerva Shadowheart

view post Posted: 16/4/2024, 12:59 A Message to Deliver - La Gufaia
Aveva continuato ad ascoltare la Grifondoro con l’atteggiamento di chi avesse molto da imparare, anche se chiaramente si trovava forse su un piano più alto di quello della studentessa. Non altro, i concetti che aveva esplicato in quel breve lasso temporale erano stati solo accennati, ragion per cui ascoltando Shadowheart ebbe sempre più l’impressione di trovarsi davanti a una strega dalle molteplici capacità e una dote comunicativa superiore a ciò che solitamente vagava per i corridoi del castello e nell’Aula di Incantesimi.
Doveva appartenere a una qualche famiglia di livello, certamente.
Di tanto in tanto aveva rivolto lo sguardo su un punto preciso della figura della figlia di Godric, altre volte aveva colto lo spunto lasciato dall’altra per vagare da solo lungo le colline che potevano scorgersi dalla feritoia sulla destra, dall’altra parte del locale rispetto la posizione da lui occupata, tornando presente in mente e corpo solo quando Helen Minerva faceva sarcasmo.
Decise però di riprendere proprio da uno di questi ultimi punti, con un rinnovato interesse.

«Beh» fece con altrettanto sarcasmo e mal celata ironia inarcando appena le sopracciglia e arricciando il labbro inferiore guardandosi per un momento a sinistra «mi sta proponendo un’uscita d’emergenza per chi non ama la corrispondenza? Che gentile offerta, avrei dovuto fare un’esame di coscienza quando ho preso le redini dell’ufficio postale» poggiò gli avambracci sulle cosce, portando il busto leggermente avanti, assumendo però una espressione subito dopo seria, quasi fredda e praticamente senza battere ciglio, mentre pensava a tutto e niente. Non poteva dire si stesse divertendo ma non poteva nemmeno dire di sentirsi a disagio. Ecco quindi che alzò subito dopo le mani all’altezza del petto mostrando all’altra i palmi come per smarcarsi da quanto aveva gentilmente detto poco prima.

«Ah, tutt’altro, non mi delude. Anzi, dimostra ulteriormente quanto non mi sia sbagliato sul suo conto» e non aveva quasi dubbi su chi potessero essere i famigerati compagni di cui aveva parlato la mora. Magari gli stessi invasati che avevano disertato i compiti di Trasfigurazione per prepararsi all’ennesima buffonata sul campo di quidditch.
Sospirò, osservando la punta delle scarpe lucide e poi il pavimento trovando un poetico confronto tra giusto e sbagliato che lasciò per un altro momento. Quindi riprese poco dopo. «E di ancor più inutili e idioti dei dialoghi ci sono solo i frustrati e gli invasati che passano ogni giorno a vivacchiare senza obbiettivo. Una vita triste, non trova?» posò nuovamente lo sguardo sulla ragazzina, sfiorando i palmi e intrecciando le dita mentre attendeva e ascoltava la risposta osservando le rughette delle falangi.
Per quanto fossero vere le parole circa Fedoryen, che ben si distingueva dal fratello scemo, credeva che anche la strega potesse essere in grado di fare non solo un ottimo percorso ma anche un’ottima entrata nella società magica una volta terminati gli studi. Non lo disse, però, perché gli sembrava come se la studentessa non accettasse quelle previsioni, focalizzandosi solo sui suoi obiettivi principali. Non un male, comunque, vista l’inesistente caratura che aveva accompagnato i suoi egregi e scarsi compagni d’avventura prima di lei.
«Io sono diventato un mucchio di cose dopo i M.A.G.O., signorina Shadowheart, perseguire la conoscenza senza perdere tempo su altre sciocchezze è un pregio che pochi possono vantare di avere» le disse «Lavoro al Ministero, lavoro a Hogsmeade, lavoro in duplice veste qui. È la conoscenza ad avermi portato a questo livello, ed è sempre la conoscenza che mi porterà al livello successivo e a quelli oltre ancora» stirò un impercettibile sorriso, stavolta anche arrogante, perché Shadowheart aveva risvegliato per un momento quel suo lato antico.
«Laddove gli ignoranti festeggiano banchettando sulla preda, inconsapevolmente la stessa viaggia verso orizzonti preclusi ai primi» concluse poeticamente, catturato da quelle parole, mentre osservava la sua civetta tubolare. «Qual è la sua massima aspirazione al castello? Ha tutte le carte in regola per diventare una Promessa e una Pupilla. Personalmente, anche se lei a stretto giro mi dirà di non essere interessata a nulla di tutto ciò, non mi dispiacerebbe vederla come prossima Pupilla di Incantesimi. Potrebbe essere una...sorpresa» e non negava che sarebbe stato interessante oltre la media, vederla districarsi tra le prove proposte. Forse avrebbe dovuto parlarne con Evey. «Ma non la biasimerei se cercasse di scoprire di più sulle stelle. Ha parlato di proprietà, riferendosi alle stelle, ma non posso fare a meno di chiedermi se queste le torneranno utili quando i Negromanti attaccheranno nuovamente Hogwarts» fece grave, pur mantenendo un certo distacco riportando alla mente quelle immagini risalenti ai Sotterranei.
«Mi scusi, non intendevo considerare Astronomia una materia minore» si corresse, abbozzando un leggero sorriso colpevole. «Sono un vecchio mago a cui piace la forza pratica della magia. Non che le stelle non possano esserlo: solo che approfondire la conoscenza degli incantesimi, conoscere la storia e tutto ciò che ruota attorno, i loro effetti e come possano essere utilizzati hanno un fascino diverso, più attraente se vogliamo».
view post Posted: 16/4/2024, 09:14 Bacheca Incarichi Disponibili - Ufficio del Custode

La candidatura della signorina De Vere non può essere accettata. L'Incarico 5 di aprile è ancora disponibile e cerca ancora un Volontario/a.

view post Posted: 16/4/2024, 08:18 Bacheca Incarichi Disponibili - Ufficio del Custode

5° INCARICO – Aprile 2024



Titolo Incarico: "Birba"


Dipendente di Hogwarts che richiede l'incarico: Custode, Tom Hamilton

Natura dell'incarico: la Pasqua è ormai alle spalle, e il Custode ha bisogno di qualcuno/a che tenga a bada la gatta Tiffany per qualche ora mentre la Sala Grande viene liberata dagli addobbi.

Retribuzione prevista: 15 galeoni

Studenti volontari richiesti: uno

Lunghezza role richiesta: breve (tre post)

Limite di tempo: tre giorni dall'assegnazione On-GdR

Assegnato a: Helen Minerva Shadowheart



Edited by Tom Hamilton - 17/4/2024, 09:10
view post Posted: 16/4/2024, 07:41 Bacheca Incarichi Disponibili - Ufficio del Custode

Incarico #4 "Launching the club II"
Dipendente: Evey
Scadenza per l’assegnazione dell’incarico: 08:40 del 18/04
Assegnato a: Helen Minerva Shadowheart

view post Posted: 15/4/2024, 10:38 Bacheca Incarichi Disponibili - Ufficio del Custode

L'Incarico 4 di aprile è disponibile e cerca ancora un Volontario/a.

view post Posted: 15/4/2024, 09:30 Vanaheim - III - Abitazioni
Continua da qui

Quando aveva chiesto a Rowan di parlargli del corso pupillo di Astronomia non si era aspettato poi tanto, in realtà: qualche nozione astronomica e dei comportamenti svitati dell’insegnante, al più; invece aveva ricevuto come una confidenza particolare, appartenente a un tempo passato, in cui Rowan Silva non era stata la stessa strega non cui aveva avuto il piacere di passare una serata diversa dal solito. Era rimasto in rispettoso silenzio per tutta la durata del racconto e in realtà anche poco dopo, riflettendo sulla rivelazione che l’ex Grifondoro le aveva fatto: aveva sempre saputo di qualcosa inerente il potere della luna di modificare le maree o qualche roba del genere, ma sapere che fosse possibile influire sulle emozioni attraverso l’energia delle stelle gli era parso totalmente nuovo e diverso.
Aveva sorriso espirando dalla bocca lasciando che una leggera nuvola di vapore si concretizzasse davanti a loro per poi sparire nel nulla, osservando curioso le traiettorie che il catalizzatore della Fattucchiera, estratto senza probabilmente nemmeno rendersene conto, si impegnava a creare.
Li aveva visti con la coda dell’occhio i suoi occhi brillanti e il suo sorriso, ma aveva fatto finta di non vederli perché, insomma, avrebbe potuto finire per osservarla senza tanti proclami un po’ come gli era venuto in mente di rivolgere lo sguardo alle stelle mentre lei parlava delle emozioni; ed era stato proprio da quel punto, mentre la camminata era ripresa, che si era riallacciato a quel discorso confessandole di non conoscere quel particolare. L’aveva guardata negli occhi, in quel momento, senza l’intenzione di rifuggirla chiedendole non solo se lei fosse stata così brava da riuscirci, a modificare le emozioni, ma se ci avesse provato anche al di fuori del corso.

Mani nelle tasche del cappotto aveva proseguito guardando per qualche lungo istante davanti a sé, l’attenzione sempre puntata verso le parole pronunciate dalla strega al suo fianco, annuendo di tanto in tanto. Era vero che a lui le responsabilità piacevano, ma solo se provenivano dalla sua volontà o da una volontà superiore da cui accettava il fatto di poter subire decisioni: lo aveva fatto quando Dolus aveva deciso di farlo Prefetto, perché non farlo nuovamente ed eventualmente in futuro se la sua figura avesse incontrato i requisiti richiesti?
Soppressa una mezza risata divertita nell’immaginare Rowan a contatto coi curatori del museo di Edimburgo mentre la strega giungeva e quelli si mettevano le mani nei capelli come assistendo all’arrivo di un tornado di proporzioni bibliche si era fatto ancora più attento quando Rowan gli aveva comunicato che le sarebbe piaciuto visitare le piramidi, stupendosi di come la stessa Insegnante di Storia della Magia, dopo quella tesina su Tutankhamon su cui avevano lavorato, non fosse riuscita a fare due più due.
Aveva sorriso, certo, di un sorriso lieve e misurato, rispondendo alla sua curiosità dicendole che sarebbe piaciuto anche a lui visitare le piramidi.
Ed era vero, perché seconda solo alla tesina e all’argomento di Incantesimi, quello studio sul Faraone lo aveva attratto e portato a chiedersi quanto ancora fosse possibile scoprire sulla figura. Ci aveva anche pensato, a proporle di visitarlo insieme quel posto, ma ogni pensiero era stato poi soppiantato dalla leggerezza con la quale Silva aveva cominciato a segnare qualcosa sul palmo aperto dell’altra mano invitandolo a fare lo stesso dandogli piccola gomitata: per fare prima aveva estratto il catalizzatore puntandolo davanti a sé prendendo nota di quanto fosse sconsigliabile approcciarsi a un matrimonio fra Troll per poi fermarsi non appena i loro sguardi si incrociarono nuovamente: che quella fosse una serata diversa dalle altre lo aveva percepito in più di una occasione tra il percorso dal pub di Lily Luna Pike e la High Street, ma sentirlo da lei era stata un’altra cosa. Una conferma, forse. Le aveva sorriso appena, nuovamente, ringraziandola di rimando per la serata e scherzando sul fatto che forse sarebbe stata ancora lungi dal terminare, vista la proposta di spostarsi a casa sua. Ma poi Rowan cercò di rispondere alle sue affermazioni e, facendolo, si era morsa il labbro catapultando lo sguardo su di esse e su quel puntino rosso; aveva sollevato la sinistra per sfiorarle con la punta del polpastrello dell’indice quella punta di sangue poi scomparsa rapidamente spostando le iridi verdi da quel punto sulle sue labbra agli occhi di lei poi scusandosi perché forse un po’ aveva preso il largo. Schiaritosi la voce aveva poi argomentato confermando un po’ quanto la Storica avesse detto, sostenendo però come la vita fosse troppo breve per festeggiare quando la società magica - non intesa come le istituzioni ma come gli individui che la componevano - sembrava essere sempre più sull’orlo del baratro.

«Riconosco non sia semplice da spiegare» disse, aprendo il cancelletto in legno per farla passare avanti «ma se la società ha costantemente bisogno di risposte e chi dovrebbe darle non le dà, qualcuno deve pur prendersi la briga di provare a trovarle. Non a darle, questo non mi compete» declinò con una espressione più leggera, attendendo di trovarsi davanti alla porta d’ingresso del numero tre. «Non è una grotta, ma è arredata e, uhm...beh, se trovi un gatto è tutto nella norma» fece, aprendo la casa con un colpo di bacchetta, facendola entrare per poi invitarla ad accomodarsi mentre con dei rapidi colpi evocava la teiera di Mondomago e alcune bustine di tè tra cui qualche rimanenza di Wizengapot, Assam Ananda e Silvery Pekoe Yin Zhen che fece levitare a qualche metro dalla strega.
«Sono quasi sicuro possa optare per un Wizengapot, ma posso tentarti con un Assam Ananda?» provò, testando le sue conoscenze sul tè, per poi adoperarsi a scelta compiuta. Mentre la teiera lavorava silenziosamente e le tazzine fluttuavano senza una meta ben precisa, pur restando a stretto giro nelle vicinanze della navicella madre, prese posto al fianco di Rowan, ovunque essa si fosse seduta. «Quanto all’alcool temo di doverti deludere: ho solo uno scotch di qualche anno fa» la guardò osservando ciò che poteva risaltare all’occhio e poi ricercando il dettaglio, in silenzio.
view post Posted: 14/4/2024, 17:29 Festa di San Patrizio - Testa di Porco
Ne aveva avuto già il sentore, che quella non sarebbe stata una serata facile. Non avendo potuto fare a meno di stare a sentire la risposta di Melankholyia data la vicinanza, si era limitato a ignorarla bellamente, ma con un pizzico di gentilezza, accennando solo un breve «Va bene, professoressa» nei suoi confronti purché lo lasciasse in santa pace: ci mancava solo che con la scusa delle bevute finisse perfino col diventare molesta e attaccar briga proprio con lui, che di certo non aveva nessuna intenzione di stare a chiacchierare.
Men che meno con la Divinatrice.
In ogni caso, nonostante avesse individuato Eustass alzare un Glacius Classic Mojito riferendosi per forza di cose a una strega che poi non si era presentata, un po’ di invidia nei confronti del mago la provava: perché insomma, alla fine quel Glacius Classic Mojito gli avrebbe fatto comodo! Dovevano essere i primi effetti dell’alcolico buttato giù poco prima a farlo sragionare.
Cercò di non scomporsi oltremodo, per quanto potesse permetterselo, quindi guardò gli altri partecipanti alla gara senza prestare veramente attenzione a qualcuno in particolare: avrebbe scommesso con se stesso di riuscire ad assistere a una rissa in piena regola, di lì alla chiusura delle danze.

Quando il Responsabile di Serpeverde però cominciò a far scivolare il suo sguardo sui partecipanti, non potè fare a meno che chiedersi se si stesse soffermando sulla sua figura. Spostando il bicchiere ormai vuoto di Glacius Classic Mojito al centro della tavola tenne lo sguardo fisso sull’uomo imparruccato per poi socchiudere le palpebre a mo di due fessure, come se quel gesto potesse far luce sul mistero, rivolgendosi infine nei confronti di Sesy Riddle: «guardava me o lei, a suo modesto parere?» chiese all’Insegnante di Difesa contro le Arti Oscure in un sussurro per poi farsi servire dal mago stesso con la stessa nonchalance con la quale aveva socchiuso le palpebre a due fessure senza cavare un’acromantula dal buco.

Osservando il boccale si ricompose correttamente sulla sedia per poi avviluppare le dita della destra sul manico e trangugiare l’Irish Flag in due volte lasciandosi inebriare dapprima dalla crema alla menta, il cui effetto non tardò ad arrivare investendolo lungo le tempie come se uno dei vecchi bolidi della scuola lo avesse trapassato da parte a parte, infine dalla crema di whiskey e brandy separati in modo da richiamare i colori della bandiera irlandese non senza qualche problema: aveva compreso, poco prima di avvicinare il boccale alle labbra la prima volta, che avrebbe dovuto anche fare il verso di una creatura magica pena l’eliminazione. Alzatosi in piedi e spinta indietro la sedia per farsi spazio dopo il rumore secco provocato dal pugno di Hawkins sentì l’effetto dei due alcolici avvolgerlo e fargli bruciare la gola provocando subito dopo un aumento delle temperature; batté rapido le palpebre per sollevare la destra stringente il boccale in aria inspirando a pieni polmoni, convinto di ciò che stava facendo, prima di fare il verso della Fenice e del suo canto riproducendo un «IIIIIH - IIIIIH» lungo e affusolato interrotto da pause di qualche secondo prima di riprenderlo, agitando le braccia a mo di volo certo che qualcosa dal boccale stava volando su qualcuno. Solo dopo aver ripreso posto gli sarebbe sembrato di aver udito una sirena. Del resto, aveva già confidato a se stesso di essersi pentito della partecipazione?
view post Posted: 14/4/2024, 13:10 A Message to Deliver - La Gufaia
Si era limitato ad annuire appena, quando l’altra aveva chiarito il significato del termine utilizzato poco prima e che gli aveva fatto sorgere qualche dubbio su ciò che era insito all’interno della parola stessa. Di certo c’era che, se ve ne fosse mai stato bisogno, quell’occhiata seppur limpida che non avrebbe ammesso repliche la conosceva bene: apparteneva a lei.

Ma Shadowheart non era Ivanov, sebbene si fosse sentito gelare l’animo facendosi prendere alla sprovvista. Non era qualcosa che accadeva spesso: coi mesi aveva finito per stare coi piedi per terra, non aspettarsi nulla, proseguendo lungo il sentiero di piccoli sassi sparsi qua e là mentre il fragore delle onde andava a sbattere contro le rocce vecchie di secoli delle desolate lande scozzesi.
Era da altrettanti mesi che non si recava nelle Highlands a bordo della sua Nimbus 2001 e trovava ancora più singolare che ciò fosse coinciso con quella brusca interruzione avvenuta poco prima del termine delle vacanze invernali.
Inspirando profondamente dalle vie nasali con criterio e di certo senza avvertire il bisogno di farsi sentire aveva cominciato a spostarsi alla ricerca di un posto dove sedersi comprendendo che la conversazione non sarebbe durata solo pochi minuti, adoperandosi con un gratta e netta poco dopo sedendosi sull’unico punto in cui era possibile osservare l’altra senza dover per forza di cose muoversi. Era forse l’unico tratto comodo del locale, tanto valeva occuparlo in attesa che Shadowheart finisse le sue cose e tornasse al castello.

Ancora, in realtà non era seccato dalla sua presenza, pur essendo Grifondoro e quindi sulla carta una sua ex concasata. Come le aveva invero detto poco prima, gli ricordava Grace, ma non solo; più la ascoltava più gli sembrava di trovarsi davanti a più personalità confluite in una sola persona: non vedeva solo l’irruenza di Grace ma anche l’analisi e la freddezza di Nora e la parlantina da sotuttoio che apparteneva a chissà quale altra studentessa di Grifondoro del passato e questo lato gli piaceva, perché sebbene avesse passato una bella fetta del suo tempo a schifare chi faceva parte della sua stessa casa Helen Minerva Shadowheart sembrava essere risorta dall’oltretomba come a dire che Grifondoro, con lei, avrebbe davvero potuto tornare grande.

Coi fatti.

«La torre di astronomia ha il suo fascino, è vero. Al mio quinto anno intrattenni un ballo durante la festa di Halloween con l’allora Caposcuola di Corvonero» ammise. Ecco, Shadowheart non possedeva alcuna caratteristica che potesse riportare in vita la Corvonero. Era un bene.

Un’altra strega in erba fuggita a gambe levate da Hogwarts come una fuggiasca.

«Ma è un posto che per quanto assicuri una vista invidiabile personalmente riporta a galla le serate passate a scrutare il cielo con la professoressa Pike. Dubito possa trovare tanti estimatori della materia, me per primo in realtà. Ma si tratta pur sempre di una materia che non va presa sottogamba, come immagino avrà già avuto modo di conoscere. Per quanto invece la Stamberga Strillante sia affascinante per chi è alla ricerca o in balia di se stesso non vi è un’entrata. Chi sostiene di essere entrato dalla porta principale credo si sbagli, all’esterno gli infissi sono sbarrati» fece una pausa per chiarire il concetto, perché sebbene vi fossero elementi che riportassero in vita le sue vecchie compagne intravedeva anche l’intraprendenza tipica dei Grifondoro in cerca di guai, e per quanto ciò potesse fargli piacere, rivedeva in Helen Minerva anche la peggiore Athena Fowl.

Meglio evitarle qualsiasi problematica sul nascere, quindi.
E poi immaginava di essere tra i pochi, al castello, ad essere entrato dalla botola. Tanto valeva tenere il segreto.

Represse poi un’altra volta una leggera risata, perché Minerva Shadowheart sembrava anche aver ricevuto il dono dell’ironia senza accorgersene, quindi abbassò di poco il viso verso il basso per celare l’espressione, portando il lato sinistro dell’indice sulle labbra come a sigillare la risata che sarebbe altresì fuggita. E non le mancava nemmeno la dote dell’osservazione, vista la capacità di vedere taluni ritirarsi dietro gli spalti al campo!

Cercò di ricomporsi.

«No! Per Merlino...troverei disgustoso passare del tempo qua dentro con un’altra persona in maniera totalmente volontaria! A meno che non intenda gentilmente scollarmela di dosso s’intende» e comunque avrebbe probabilmente sortito l’effetto contrario, conoscendosi. Quindi avrebbe cercato di spiegarsi senza far trapelare l’infinito fastidio che i compagni di Shadowheart certamente più adulti, ma non necessariamente più svegli, gli provocavano.

«Intendevo dire che lei e il signorino Fedoryen, sebbene non abbiate avuto ancora modo di incrociarvi in Sala Comune - cosa che dubito stenterà ancora a non accadere - avete quella fiamma viva e l’atteggiamento giusto per riportare la casa di Grifondoro dove dovrebbe stare. Inoltre ho notato che avete una certa predilezione per gli incarichi mensili» sospirò brevemente, sollevandosi e pulendo alla meno peggio giacca e pantaloni con qualche colpetto dei palmi delle mani. «Non posso certamente dire lo stesso sui suoi altri compagni, visti anche gli scarsi risultati scolastici» giustificò e chiuse il discorso senza ammettere repliche, a sua volta, con uno sguardo che non poteva che comunicare lo stesso messaggio che l’altra aveva a sua volta consegnato poco prima.

«La sua disamina è grandiosa, davvero» affermò convinto «ma in me non vi è menzogna o adulazione. Sopratutto la seconda, visto che la rifuggo» continuò poi, leggero «E non è certamente mia intenzione darle della pettegola, signorina Shadowheart, altrimenti i complimenti che le ho fatto poc’anzi perderebbero di significato e non starebbero ad altro che a una mera serie di parole atte ad allontanarla. La sua compagnia è un balsamo temporaneo che lenisce le ferite, questo posso lasciarlo detto» si fece più serio «Sono certo che non è il tipo di strega che ha bisogno di arrampicarsi sulle macerie altrui per farsi un nome o per credere di essere migliore di altri» concluse sinceramente.
view post Posted: 14/4/2024, 09:36 A Message to Deliver - La Gufaia
Si strinse nelle labbra portando la lettera dietro la schiena mentre la Grifondoro sollevava la sua di lettera, quella che poco prima aveva scorto osservando la figura della stessa proprio sull’uscio, quindi espirò.
Non poteva affermare con assoluta certezza di poter riuscire a passare indenne quei pochi minuti con uno studente nello stesso luogo senza fuggire: si era riscoperto schivo e particolarmente poco avvezzo alla conversazione futile laddove qualche anno prima attaccava briga con chiunque gli capitasse a tiro. Riportò alla mente quel ricordo lontano, di un altro mago che a leggerezza, irresponsabilità e divertimento ora pretendeva da se stesso prudenza, disciplina e serietà. Non potè dire di riscuotersi subito, nemmeno a seguito dell’opinione di Shadowheart sulle migliori vedute del castello, ma si affrettò meccanicamente a rinviare l’invio della missiva perché nome e cognome della destinataria altro non avrebbe fatto che consegnare sul piatto d’argento della rosso-oro notizie fresche di giornata con le quali far sparlare il castello.
E doveva evitarlo a prescindere da qualunque cosa.

Prudenza, per l’appunto.

Il sussurro che scaturì dalle labbra della mora però giunse come un pugno alla bocca dello stomaco, capace di piegarlo metaforicamente in due lasciandolo per un momento senza fiato: era stato un elemento a cui aveva pensato tantissimo tempo addietro, la manipolazione, e si chiedeva come Shadowheart potesse essere riuscita senza nemmeno conoscerlo se non di vista a giungere a un risultato del genere. Ad una sommaria occhiata per la figlia di Godric non doveva essere nè il primo nè il terzo o il quarto anno al castello, ragion per cui doveva sicuramente essere lì lì per dare anche lei i M.A.G.O.

Ma c’era di più: quell’atteggiamento a metà tra i pochi giri di parole e l’essere così sfacciata gli riportava alla mente due persone, una più importante dell’altra in realtà, che avevano lasciato Hogwarts. «Infrattarsi?» riprese però, perché non voleva giungere subito a conclusioni affrettate volendo individuare per bene in quale sistema incastrare la Grifondoro. Poi concordò, non avendo nulla da dire in tal senso. «Non sbaglia, anzi. Dicono che la Torre dell’Orologio regali una bella vista del cortile interno e del lago nero» sostenne, pur sapendolo perché non recandovisi da tanto tempo quel posto era stato teatro di fin troppe situazioni. Osservò le spalle della ragazza quasi sentendosi colpevole quando venne beccato sul fatto lei lo guardò nuovamente facendolo, in breve, reprimere una mezza risata.

Evento più unico che raro.

«Oh no» disse «i suoi modi di fare mi ricordano tanto una vecchia amica» confessò, osservando l’ambiente esterno al di là del pertugio dal quale entravano e uscivano i gufi della scuola. «Grace» sospirò piano e lento, quasi in un sussurro, mentre l’immagine di loro due a Hogsmeade a parlottare di non ricordava ormai più cosa gli scaldava il cuore, o quando loro due e Whittaker dovettero rimboccarsi le maniche per tenere in piedi una casata che poi, in futuro, non avrebbe fatto altro che dare delusioni e sconcerto sbiadendo la memoria di chi era stato Grifondoro di fatto. «Devo complimentarmi. Lei e il signorino Fedoryen sembrate appartenere a tutt’altra risma rispetto ai vostri compagni di casa. Vi fa onore, e comunque mi trovo concorde, sa?» fece quindi, ritrovando un po’ di contegno, spostandosi da quella mattonella per avanzare di lato verso un’altra, stavolta le mani nelle tasche, in modo da trovarsi sul lato destro dell’interlocutrice «ma non so per quale motivo pensa che stia manipolando o circuendo qualcuno. Devo ammettere che potrebbe sviluppare una carriera nel giornalismo, con questa tempra» concluse, sornione.
view post Posted: 13/4/2024, 20:28 A Message to Deliver - La Gufaia
Quando aveva voltato le spalle ai gufi che con diligenza e stretto riserbo consegnavano missive in sala grande solitamente la mattina, aveva sperato per un piccolo istante di sentire qualche impropero in una lingua differente dall’inglese per poi vederla spuntare con quell’espressione corrucciata e quasi schifata dal trovarsi in quel posto; come avrebbe realizzato poco dopo, però, a lei un pennuto che potesse garantire l’invio e il ricevimento di missive non mancava e quella visita si sarebbe resa ingiustificata e, quindi, inutile.

Pertanto, la sua era stata solo una mera illusione scaturita dal desiderio, forse, di vedersi materializzare l’eccezione che potesse smentire la regola, non confermarla. Il tiepido calore che aveva covato all’interno del cuore per quella manciata di istanti aveva rapidamente lasciato posto a qualcosa di indefinito, simile al movimento di una valvola che va immediatamente a tappare un foro in automatico perché tale è il suo compito. Cercò di sorridere incoraggiante, quindi, appena incoraggiante, alla definitivamente studentessa che sostava sulla soglia e lo fissava, una lettera nella mano sinistra.

«Buon pomeriggio, signorina...Shadowheart, non è vero?» gli sembrò di ricordare. Non era sicuro del cognome, ma i volti ancora se li ricordava bene: capelli castani, carnagione scura: non degli elementi che potessero restare insignificanti da chi possedeva una carnagione cadaverica. Sapeva che la studentessa sulla soglia si era proposta per uno degli incarichi di quel mese - o almeno così ricordava, dalla firma che aveva trovato in calce sulla bacheca - così come sapeva essere stata smistata in quella casata.
«Qui per godere della vista del castello da un punto insolito?» cercò quindi di ricomporsi spostandosi sul lato sinistro del locale così da facilitare l’avvicinamento della Grifondoro ai gufi. Quindi rimase in attesa di una risposta, attendendo le eventuali spalle della ragazzina per nascondere la lettera nella tasca interna della giacca, per il momento.
view post Posted: 13/4/2024, 18:53 A Message to Deliver - La Gufaia
Quando aveva raggiunto la gufaia, quel pomeriggio di un sabato ormai pronto a scatenare i più vivaci colori per chilometri e chilometri lungo tutto il cielo, senza nemmeno prendersi la briga di pensare di recapitare quella missiva affidandola ad uno dei pennuti dell’ufficio postale, come se il peso delle parole vergate mesi e mesi prima su quel foglio potessero pesare meno, aveva compreso che la soglia tra passato e presente si era affievolita sempre più fino a diventare la stessa cosa: aveva vissuto per anni con la certezza di qualcosa e ora, quel qualcosa, in quel presente, sembrava essere stato solo un sogno di mezza estate pronto ad estinguersi al primo, nuovo battito di ciglia.
Era stato così, in effetti: da carnefice si era trovato vittima, e nonostante ciò non aveva abbassato il viso come uno sconfitto perché la sconfitta non era qualcosa che esisteva concretamente: era più una dimensione all’interno della quale un individuo decideva volontariamente di infilarsi. Un pertugio, un anfratto dal cui interno avrebbe potuto intimare, gridando, di andar via.

Un modo come un altro per estraniarsi dal presente, restare ancorato a un passato che nella dimensione presente e in quella futura non riusciva e probabilmente non avrebbe mai fatto a tempo a riuscire a trovare lo spazio che era riuscito a ritagliarsi.

Sentiva il profumo del tessuto nuovo, appena confezionato dalle sapienti mani dei sarti di Edimburgo: un completo color panna che mal si abbinava col grigiore dell’ambiente della gufaia; avrebbe optato per un cambio d’abiti più sobrio e consono una volta dentro il castello visto il soffio d’aria gelida che gli aveva solleticato un minuto prima il lato sinistro del collo facendo sorgere un brivido che aveva percorso la relativa spalla incuneandosi poi lungo tutta la schiena e la colonna vertebrale allungandosi, vertebra per vertebra, scuotendole.

Sapeva cosa doveva fare, ma titubava. Estrasse la busta e la osservò in lungo e in largo, prestando attenzione a ogni lettera che componeva il nome della destinataria; riusciva quasi ad avvertire il sapore dell’inchiostro nell’aria e il suo, che non sentiva ormai da tempo immemore. Sospirò, sollevando il viso e guardando davanti a sè. Quel gesto non richiedeva coraggio; consapevolezza, ragione, ma non responsabilità. O forse anche quest’ultima, forse richiedeva una scossa importante per smuovere le cose, farle crollare o rinascere.
Credeva poco a quest’ultima possibilità: le crepe erano tante e avevano avuto il tempo di espandersi silenziosamente, con pazienza, come la goccia d’acqua sulla roccia sapendo che prima o poi la vincerà: e la crepa aveva vinto sul ghiaccio e il fuoco aveva raggiunto l’apice della montagna di legna messa ad ardere e non restava che...una crepa lunga chilometri, larga altrettanto, che custodiva misteri e non detti e la cenere non poteva colmare quelle grandi distanze se non in volo. Sorrise sbieco per l’immaginazione che lo aveva accompagnato in quel momento, lasciando vagare lo spazio per tutto il locale mentre alcuni tubolii gli comunicavano che qualcuno attendeva di venire scelto per quell’importante missione: Lola lo osservava in disparte, come se conoscesse il peso che il suo padrone stava portando.

Un altro rumore però colse ancora la sua attenzione, provenendo dall’esterno, da vicino l’ingresso: si voltò di lato, dando le spalle ai cubicoli ospitanti i gufi, le civette e i barbagianni in attesa, come di una risposta alla titubanza e alla speranza, sempre più inesistente.
view post Posted: 13/4/2024, 12:58 Bacheca Incarichi Disponibili - Ufficio del Custode

4° INCARICO – Aprile 2024



Titolo Incarico: "Launching the club II"


Dipendente di Hogwarts che richiede l'incarico: Evey, docente di Incantesimi

Natura dell'incarico: In vista delle prove del Club di Incantesimi di Maggio, si richiede che un volontario lucidi con cura e prepari le spilleYounglings Champion sulla cattedra della docente dopo averle pulite e lucidate. Si richiede discrezione sulla forma e il design delle spille.

Retribuzione prevista: 15 galeoni

Studenti volontari richiesti: uno

Lunghezza role richiesta: breve (tre post)

Limite di tempo: tre giorni dall'assegnazione On-GdR

Assegnato a: Helen Minerva Shadowheart



Edited by Tom Hamilton - 16/4/2024, 08:44
3239 replies since 11/5/2020