Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

A Message to Deliver, Libera

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view post Posted on 13/4/2024, 18:53
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Quando aveva raggiunto la gufaia, quel pomeriggio di un sabato ormai pronto a scatenare i più vivaci colori per chilometri e chilometri lungo tutto il cielo, senza nemmeno prendersi la briga di pensare di recapitare quella missiva affidandola ad uno dei pennuti dell’ufficio postale, come se il peso delle parole vergate mesi e mesi prima su quel foglio potessero pesare meno, aveva compreso che la soglia tra passato e presente si era affievolita sempre più fino a diventare la stessa cosa: aveva vissuto per anni con la certezza di qualcosa e ora, quel qualcosa, in quel presente, sembrava essere stato solo un sogno di mezza estate pronto ad estinguersi al primo, nuovo battito di ciglia.
Era stato così, in effetti: da carnefice si era trovato vittima, e nonostante ciò non aveva abbassato il viso come uno sconfitto perché la sconfitta non era qualcosa che esisteva concretamente: era più una dimensione all’interno della quale un individuo decideva volontariamente di infilarsi. Un pertugio, un anfratto dal cui interno avrebbe potuto intimare, gridando, di andar via.

Un modo come un altro per estraniarsi dal presente, restare ancorato a un passato che nella dimensione presente e in quella futura non riusciva e probabilmente non avrebbe mai fatto a tempo a riuscire a trovare lo spazio che era riuscito a ritagliarsi.

Sentiva il profumo del tessuto nuovo, appena confezionato dalle sapienti mani dei sarti di Edimburgo: un completo color panna che mal si abbinava col grigiore dell’ambiente della gufaia; avrebbe optato per un cambio d’abiti più sobrio e consono una volta dentro il castello visto il soffio d’aria gelida che gli aveva solleticato un minuto prima il lato sinistro del collo facendo sorgere un brivido che aveva percorso la relativa spalla incuneandosi poi lungo tutta la schiena e la colonna vertebrale allungandosi, vertebra per vertebra, scuotendole.

Sapeva cosa doveva fare, ma titubava. Estrasse la busta e la osservò in lungo e in largo, prestando attenzione a ogni lettera che componeva il nome della destinataria; riusciva quasi ad avvertire il sapore dell’inchiostro nell’aria e il suo, che non sentiva ormai da tempo immemore. Sospirò, sollevando il viso e guardando davanti a sè. Quel gesto non richiedeva coraggio; consapevolezza, ragione, ma non responsabilità. O forse anche quest’ultima, forse richiedeva una scossa importante per smuovere le cose, farle crollare o rinascere.
Credeva poco a quest’ultima possibilità: le crepe erano tante e avevano avuto il tempo di espandersi silenziosamente, con pazienza, come la goccia d’acqua sulla roccia sapendo che prima o poi la vincerà: e la crepa aveva vinto sul ghiaccio e il fuoco aveva raggiunto l’apice della montagna di legna messa ad ardere e non restava che...una crepa lunga chilometri, larga altrettanto, che custodiva misteri e non detti e la cenere non poteva colmare quelle grandi distanze se non in volo. Sorrise sbieco per l’immaginazione che lo aveva accompagnato in quel momento, lasciando vagare lo spazio per tutto il locale mentre alcuni tubolii gli comunicavano che qualcuno attendeva di venire scelto per quell’importante missione: Lola lo osservava in disparte, come se conoscesse il peso che il suo padrone stava portando.

Un altro rumore però colse ancora la sua attenzione, provenendo dall’esterno, da vicino l’ingresso: si voltò di lato, dando le spalle ai cubicoli ospitanti i gufi, le civette e i barbagianni in attesa, come di una risposta alla titubanza e alla speranza, sempre più inesistente.
 
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view post Posted on 13/4/2024, 19:59
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Erano appena stati affissi i risultati dell'ultima lezione di Volo. Helen Minerva, ricevuta la notizia, aveva con compostezza lasciato l'alta torre con una lettera lasciata a metà nella borsa per precipitarsi lentamente a controllare il risultato. Nonostante fosse certa del suo solido studio e delle sue capacità atletiche, sapeva che il vicepreside Hawkins fosse estremamente rigido, pretendendo anche troppo dai suoi Serpeverde, e non poteva dare per certo il risultato. Rispetto ai compiti di Babbanologia, sui quali purtroppo era stranamente incerta nonostante la sua rigida precisione, su Volo non aveva apprensione. Eppure comunque, il nodo di tensione leggero che le si era formato alla bocca dello stomaco, si sciolse solo dopo aver letto il suo nome affianco al massimo dei Voti.
Il sospiro di sollievo non fuoriuscì dalle sue labbra, né le se incastrò in gola, semplicemente, con lucida freddezza, accettò il risultato e si fermò ad un tavolo in Sala Grande il tempo di completare la lettera. Essa era pensata per comunicare ai suoi genitori la decisione di presentarsi ai provini della squadra di Quidditch, seppur ancora non sapesse se li aveva superati, né in che ruolo avrebbe giocato. Era certa che la madre ne sarebbe stata entusiasta, incoraggiandola e sostenendola. L'amabile e focosa quarantenne latina era stata una battitrice per la sua casata, quando aveva frequentato i banchi di Hogwarts: probabilmente le avrebbe inviato una lista di aneddoti di tattiche da lei utilizzate o viste esercitare durante le sue partite. Il padre sarebbe stato indifferente, probabilmente. Forse felice, condizionato un po' dalle calorose manifestazioni materne che spesso mettevano a disagio la nonna. Quest'ultima ed il consorte le avrebbero approvato l'esercizio fisico e lo sport a patto che non minasse le sue prestazioni scolastiche. In cuore suo Helen, sperava che il voto servisse a rabbonirli leggermente: un fallimento veniva sempre punito severamente, la perfezione era dovere e il secondo posto era da sempre riservato al primo dei perdenti.
Una volta vergata l'ultima parola con la sua scrittura elegante, arrotolò la pergamena e si diresse alla Gufaia per prendere in prestito un volatile della scuola. La primavera stava ormai sempre più conquistando terreno ed il clima si piegava alla sua volontà, diventando più mite. Ciò aveva permesso alla giovane Grifondoro di indossare un elegante salopette beige con gonna larga il quale bordo le sfiorava il ginocchio, con sotto una romantica camicia leggera panna che lasciava il ciondolo evidente sul petto a causa del delicato scollo quadrato. Le gambe erano fasciate in un paio di parigine panna che sparivano in un paio di stivaletti alla caviglia dello stesso colore del vestito. I capelli erano stati pettinati con attenzione, come se quel giorno Minerva avesse voluto farsi una coccola, curando dettagli che solitamente non notava. Erano lasciati cadere in maniera ordinata lungo la sua schiena e lisci ma voluminosi, le incorniciavano il volto addolcendone ulteriormente il carattere.
Mentre si recava alla Gufaia, rifletté su come potesse esserle utile un gufo personale anche se, ad ora, era una scelta secondaria. Già molti gufi popolavano il Maniero Shadowheart e personalmente non avrebbe tradito il postino ufficiale della casata che aveva consegnato sempre tutte le sue missive con un lavoro eccellente. Piuttosto avrebbe adottato un gatto o uno Kneazle. Aveva sempre sentito una grande affinità con quelle creature magnifiche.
Assorta nei suoi pensieri non si accorse del deterioramento dell'ultimo gradino, che aveva un pezzo mancante, rischiando di inciampare e di finire a carponi sul pavimento. Sbatté pesantemente la mano destra sul muro affianco al ingresso per riprendere l'equilibrio e, sbuffando leggermente, quietò i suoi battiti cardiaci prima di sollevarsi nuovamente nella sua intera altezza. La lettera era ancora nella mano sinistra e, dopo aver controllato la sua integrità e che fisicamente stesse bene, varcò la soglia.
Si trovò subito un mago adulto, ben più grande di lei, che fissava la soglia. Nei suoi occhi le parve di scorgere un barlume di speranza che fu subito soppiantato da una nota delusa, ben più evidente. Era certa di dover conoscere quel mago, seppur l'abito elegante che indossava non la aiutava ad inquadrarlo. Non era di certo un professore, se lo sarebbe ricordato per massimizzare i suoi risultati alle lezioni. Sicuramente un'altra carica di Hogwarts, ma non riusciva a ricordare quale. Seppure il suo primo impulso fu quello di scegliere un gufo, assegnargli l'incarico ed andarsene, si ritrovò a fissare quasi paralizzata quella figura curiosa a sua volta, studiandolo e aspettando un'illuminazione che la portasse a capire chi fosse.
 
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view post Posted on 13/4/2024, 20:28
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Quando aveva voltato le spalle ai gufi che con diligenza e stretto riserbo consegnavano missive in sala grande solitamente la mattina, aveva sperato per un piccolo istante di sentire qualche impropero in una lingua differente dall’inglese per poi vederla spuntare con quell’espressione corrucciata e quasi schifata dal trovarsi in quel posto; come avrebbe realizzato poco dopo, però, a lei un pennuto che potesse garantire l’invio e il ricevimento di missive non mancava e quella visita si sarebbe resa ingiustificata e, quindi, inutile.

Pertanto, la sua era stata solo una mera illusione scaturita dal desiderio, forse, di vedersi materializzare l’eccezione che potesse smentire la regola, non confermarla. Il tiepido calore che aveva covato all’interno del cuore per quella manciata di istanti aveva rapidamente lasciato posto a qualcosa di indefinito, simile al movimento di una valvola che va immediatamente a tappare un foro in automatico perché tale è il suo compito. Cercò di sorridere incoraggiante, quindi, appena incoraggiante, alla definitivamente studentessa che sostava sulla soglia e lo fissava, una lettera nella mano sinistra.

«Buon pomeriggio, signorina...Shadowheart, non è vero?» gli sembrò di ricordare. Non era sicuro del cognome, ma i volti ancora se li ricordava bene: capelli castani, carnagione scura: non degli elementi che potessero restare insignificanti da chi possedeva una carnagione cadaverica. Sapeva che la studentessa sulla soglia si era proposta per uno degli incarichi di quel mese - o almeno così ricordava, dalla firma che aveva trovato in calce sulla bacheca - così come sapeva essere stata smistata in quella casata.
«Qui per godere della vista del castello da un punto insolito?» cercò quindi di ricomporsi spostandosi sul lato sinistro del locale così da facilitare l’avvicinamento della Grifondoro ai gufi. Quindi rimase in attesa di una risposta, attendendo le eventuali spalle della ragazzina per nascondere la lettera nella tasca interna della giacca, per il momento.
 
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view post Posted on 13/4/2024, 21:59
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I suoi occhi vagarono velocemente sulla figura maschile per analizzarla nel suo insieme: il completo di sartoria era troppo simile alla carnagione pallida del proprietario per valorizzarlo, ma comunque non le suggeriva nulla oltre il fatto che l'uomo avesse uno stile raffinato in termini di abbigliamento e che sicuramente, per potersi permettere un tale vestiario, avesse un ruolo influente nella comunità magica. La postura che prima era ritta e sporta verso l'ingresso, in attesa e trepitante, si era ritratta incurvandosi dolcemente su se stessa di pari passo con la delusione nei suoi occhi. Se lo avesse conosciuto, cosa improbabile per Helen, avrebbe anche azzardato che egli fosse stato assalito dallo sconforto. Che la sua vista e la sua presenza fossero così disturbanti? Minerva ne dubitava, poiché ricordava di non aver ancora mai dato problematiche particolari alla sua casata. Il suo animo alterato doveva provenire da altro, era assodato.
Nonostante la sua attenzione fosse stata catalizzata da altri dettagli, l'uomo aveva una lettera in mano: lei l'aveva vista, ne era certa. Una lettera che doveva turbarlo particolarmente a livello emotivo. Che fosse indirizzato ad un parente con cui aveva avuto dissidi? Ad un capo o un collega per una problematica in ufficio? A un amico per una riconciliazione? Ad un'amante?
Sebbene la teoria di un incontro segreto con l'amante che doveva raggiungerlo alla Gufaia del castello stuzzicasse la sua mente, si sposasse perfettamente con la delusione dovuta all'apparizione improvvisa della Grifondoro e le sembrasse la più probabile, la ragazza non azzardò alcuna ipotesi. L'uomo, accorgendosi della sua analisi, stiracchiò quindi le labbra in un'abbozzo di sorriso. Non aveva nulla di allegro o coinvolgente, né di incoraggiante. Sembrava quasi stesse tirando a forza un'espressione conviviale cercando di fuoriuscire da un bozzolo di malinconia e, avrebbe azzardato depressione, riuscendoci però malissimo.
La pausa prima di pronunciare il suo cognome non le passò inosservata nel saluto di lui. Il fatto che la conoscesse, ma non personalmente avendole richiesto conferma, la portò immediatamente ad escludere alcune delle sue ipotesi su chi fosse, prima di arrivare alla risposta più probabile.
"Si, custode Hamilton. A Lei"
Pronunciò con sicurezza piegando il capo in un cenno di saluto. Non era un azzardo, ma l'unica soluzione possibile. Un estraneo agli ambienti del castello non poteva sapere chi fosse, e solo il custode o il bibliotecario potevano aver difficoltà a collegare nomi e volti, non interagendo personalmente con tutti gli studenti che popolavano il castello. Ma la biblioteca era frequentata assiduamente dalla Grifondoro e ciò la portava ad associare all'uomo l'unico ruolo di Custode.
Non aveva alcuna conoscenza su chi fosse Tom Hamilton al di fuori del suo ruolo istituzionale, tranne qualche voce di corridoio, naturalmente in contrasto tra loro: eccezionale prefetto e Caposcuola di Grifondoro, arrogante e saccente flagello di Serpeverde e Tassorosso, energico e vigoroso Capitano della squadra di Quidditch, malinconico e solitario romantico reietto. Si vociferava anche che avesse una storia con un studentessa di Corvonero... Tutte informazioni che aveva bollato come dicerie. Per essere certe dovevano avere un fondamento, delle prove. Qualcosa di vero sicuramente era presente, ma scartare le parti false per lei era attualmente impossibile.
"Lettera"
Disse laconica sollevando la sua nella sinistra. Prima di continuare il discorso dovette trattenere uno starnuto, dovuto alla causa su cui Erbologi e Magizoologi stavano dibattendo da giorni.
"Gli altri motivi sono banali e insensati. Ci sono posti migliori: sia per la visuale che per infrattarsi. Mi corregga se sbaglio, Signor Custode"
Avrebbe argomentato ulteriormente netta e sentenziosa.
Visto che l'uomo si apprestò a scansarsi per facilitarle la scelta di un gufo e a nascondere la lettera, la ragazza si incamminò verso un barbagianni che spesso aveva utilizzato per le missive indirizzate al maniero. Nel passare accanto all'uomo gli sussurrò:
"Sia sincero. Menzogne e manipolazione rendono tutto più difficile"
Non sapeva in che situazione si fosse infilato l'uomo, eppure il suo commento era sincero e fin troppo spontaneo. Forse sarebbe dovuta restare in silenzio, ma era tipico di Minerva lasciarsi sfuggire frasi inopportune e pungenti. Non che insinuasse un comportamento scorretto da parte del custode, semplicemente sapeva che la verità era sempre necessaria per comprendere. Qualsiasi cosa.
Arrivata davanti alla nicchia del suo allocco prima di legare la lettera alla zampa, guardò nuovamente l'uomo e disse:
"La mia presenza la infastidisce per caso?"

Edited by Helen Minerva Shadowheart - 14/4/2024, 02:46
 
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view post Posted on 14/4/2024, 09:36
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Si strinse nelle labbra portando la lettera dietro la schiena mentre la Grifondoro sollevava la sua di lettera, quella che poco prima aveva scorto osservando la figura della stessa proprio sull’uscio, quindi espirò.
Non poteva affermare con assoluta certezza di poter riuscire a passare indenne quei pochi minuti con uno studente nello stesso luogo senza fuggire: si era riscoperto schivo e particolarmente poco avvezzo alla conversazione futile laddove qualche anno prima attaccava briga con chiunque gli capitasse a tiro. Riportò alla mente quel ricordo lontano, di un altro mago che a leggerezza, irresponsabilità e divertimento ora pretendeva da se stesso prudenza, disciplina e serietà. Non potè dire di riscuotersi subito, nemmeno a seguito dell’opinione di Shadowheart sulle migliori vedute del castello, ma si affrettò meccanicamente a rinviare l’invio della missiva perché nome e cognome della destinataria altro non avrebbe fatto che consegnare sul piatto d’argento della rosso-oro notizie fresche di giornata con le quali far sparlare il castello.
E doveva evitarlo a prescindere da qualunque cosa.

Prudenza, per l’appunto.

Il sussurro che scaturì dalle labbra della mora però giunse come un pugno alla bocca dello stomaco, capace di piegarlo metaforicamente in due lasciandolo per un momento senza fiato: era stato un elemento a cui aveva pensato tantissimo tempo addietro, la manipolazione, e si chiedeva come Shadowheart potesse essere riuscita senza nemmeno conoscerlo se non di vista a giungere a un risultato del genere. Ad una sommaria occhiata per la figlia di Godric non doveva essere nè il primo nè il terzo o il quarto anno al castello, ragion per cui doveva sicuramente essere lì lì per dare anche lei i M.A.G.O.

Ma c’era di più: quell’atteggiamento a metà tra i pochi giri di parole e l’essere così sfacciata gli riportava alla mente due persone, una più importante dell’altra in realtà, che avevano lasciato Hogwarts. «Infrattarsi?» riprese però, perché non voleva giungere subito a conclusioni affrettate volendo individuare per bene in quale sistema incastrare la Grifondoro. Poi concordò, non avendo nulla da dire in tal senso. «Non sbaglia, anzi. Dicono che la Torre dell’Orologio regali una bella vista del cortile interno e del lago nero» sostenne, pur sapendolo perché non recandovisi da tanto tempo quel posto era stato teatro di fin troppe situazioni. Osservò le spalle della ragazza quasi sentendosi colpevole quando venne beccato sul fatto lei lo guardò nuovamente facendolo, in breve, reprimere una mezza risata.

Evento più unico che raro.

«Oh no» disse «i suoi modi di fare mi ricordano tanto una vecchia amica» confessò, osservando l’ambiente esterno al di là del pertugio dal quale entravano e uscivano i gufi della scuola. «Grace» sospirò piano e lento, quasi in un sussurro, mentre l’immagine di loro due a Hogsmeade a parlottare di non ricordava ormai più cosa gli scaldava il cuore, o quando loro due e Whittaker dovettero rimboccarsi le maniche per tenere in piedi una casata che poi, in futuro, non avrebbe fatto altro che dare delusioni e sconcerto sbiadendo la memoria di chi era stato Grifondoro di fatto. «Devo complimentarmi. Lei e il signorino Fedoryen sembrate appartenere a tutt’altra risma rispetto ai vostri compagni di casa. Vi fa onore, e comunque mi trovo concorde, sa?» fece quindi, ritrovando un po’ di contegno, spostandosi da quella mattonella per avanzare di lato verso un’altra, stavolta le mani nelle tasche, in modo da trovarsi sul lato destro dell’interlocutrice «ma non so per quale motivo pensa che stia manipolando o circuendo qualcuno. Devo ammettere che potrebbe sviluppare una carriera nel giornalismo, con questa tempra» concluse, sornione.
 
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view post Posted on 14/4/2024, 11:29
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"Celarsi. Nascondersi"
Chiarì in maniera puntuale e secca. Dagli occhi limpidi sarebbe emerso che non ammetteva repliche e che non aveva minimamente considerato il significato più malizioso di quella parola, utilizzata solitamente per le coppie appartate in punti lontani dalla vista. Anzi, quel preciso vocabolo era stato utilizzato dalla mora proprio per minare la barriera innalzata dal custode, cercando nella sua reazione un indizio di cosa potesse affliggerlo. Sebbene si fosse incagliato dandole un briciolo di soddisfazione, non aveva mostrato altro che potesse farla giungere alla conclusione corretta. Decise di proseguire quindi su quella linea, cogliendo l'occasione per andare ulteriormente in profondità.
"Per la visuale nulla può competere con la torre di Astronomia, così come per la ricerca di solitudine: non sono molti coloro che si spingono fin lassù. Per la seconda sarebbe più opportuna la Stamberga Strillante o la Stanza delle Necessità. Che non sono ancora riuscita a trovare, benché ne abbia sentito parlare. Ho visto molti ritirarsi dietro i gradoni degli spalti del campo di Quidditch. Anche se non posso negare che la Torre dell'Orologio abbia un'atmosfera notevolmente più romantica"
Conosceva bene ormai il castello, dopo le esplorazioni per mapparlo in lungo e in largo che aveva effettuato ai suoi primi anni. E non dubitava del fatto che il Custode conoscesse i corridoi e gli anfratti molto meglio di lei, come le aveva dato prova dalla sua frase. Doveva amare notevolmente la scuola, se aveva deciso di proseguire la sua carriera dopo il diploma in quel luogo.
"Non mi sembra il tipo da manifestazioni plateali, signor Hamilton. Però potrei sbagliarmi e lei potrebbe sentirsi a suo agio con tutti questi occhi che la scrutano"
Avrebbe detto spalancando la mano destra e muovendo il braccio della dominante in un gesto plateale da sinistra verso destra per includere globalmente tutti gli uccelli che riposavano nei loro anfratti. Lei, schiva e riservata, sicuramente non avrebbe prediletto quel luogo e il suo interlocutore le pareva più uniforme a tali inclinazioni.
Quando si voltò colse il sorriso, stavolta sincero, sulle labbra del giovane uomo, e il suo goffo tentativo di trattenere una risata di divertimento. Non credeva che i suoi modi potessero alleggerire qualcuno, ma il motivo di tale scoppio di ilarità venne prontamente spiegato dall'uomo. Non aveva la più pallida idea di chi fosse tale Grace né del perché lui la trovasse simile a lei. Sarebbe stato interessante conoscerla personalmente, per vedere se effettivamente la donna fosse affine a lei come si era rivelato essere il Caposcuola Desmond Tarabay, seppur più ombroso e tormentato. Eppure il sospiro che uscì dall'uomo accompagnando suo nome le bloccò qualsiasi domanda sulla punta della lingua. Sembrava una persona ormai andata, persa, lontana. E per quanto fosse irruenta e tagliente, non si sarebbe mostrata anche inopportuna, mentre l'altro era perso nei suoi nostalgici pensieri.
"Sfugge dalla mia comprensione per quale motivo lei si senta in dovere di complimentarsi. E per cosa si trovi concorde. Inoltre non ho mai avuto l'occasione per interagire con il prefetto Fedoryen: non posso attualmente confermare la sua ipotesi. Né tantomeno confutarla"
Rispose con fredda analisi ai complimenti del Custode. L'uomo stava utilizzando ogni modo per cambiare argomento, cosa evidente alla giovane Grifondoro, che comprese di averlo messo leggermente alle strette. O quantomeno colpito profondamente, viste le sue frasi successive seguite da un sorriso sornione. L'uomo stava dissimulando per sviarla e nascondere le sue vere intenzioni, era lampante.
"Per nessun motivo: è solamente teso. Ciò mi porta a dedurre che una Spada di Damocle penda sulla sua testa. Credo che la menzogna per celare un proprio errore o l'adulazione per giustificarlo portino entrambi alla manipolazione altrui e a rapporti non limpidi e sinceri. Di questo la stavo avvisando. Inoltre, non è mia abitudine intromettermi negli affari altrui, checché lei ne pensi"
Se mai avesse preso la carriera del giornalismo sarebbe stata esclusivamente per conquistare la propria indipendenza e per continuare o rendere pubbliche le sue ricerche. Non, sicuramente, per limitarsi al mero gossip e mettere in difficoltà altri maghi e streghe. Le sue accuse sarebbero state sempre fondate, sicure e precise. Dopo aver legato la lettera alla zampa del barbagianni e avergli accarezzato il piumaggio rivolse un ulteriore sguardo all'uomo che si era ritirato.
"Può continuare tranquillamente con il motivo della sua visita. Non è mia intenzione ostacolarla o farmi un nome a sue spese, signor Hamilton. Non ho alcun interesse ad alimentare o far circolare voci false e tendenziose"
Ribadì ulteriormente.
 
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Si era limitato ad annuire appena, quando l’altra aveva chiarito il significato del termine utilizzato poco prima e che gli aveva fatto sorgere qualche dubbio su ciò che era insito all’interno della parola stessa. Di certo c’era che, se ve ne fosse mai stato bisogno, quell’occhiata seppur limpida che non avrebbe ammesso repliche la conosceva bene: apparteneva a lei.

Ma Shadowheart non era Ivanov, sebbene si fosse sentito gelare l’animo facendosi prendere alla sprovvista. Non era qualcosa che accadeva spesso: coi mesi aveva finito per stare coi piedi per terra, non aspettarsi nulla, proseguendo lungo il sentiero di piccoli sassi sparsi qua e là mentre il fragore delle onde andava a sbattere contro le rocce vecchie di secoli delle desolate lande scozzesi.
Era da altrettanti mesi che non si recava nelle Highlands a bordo della sua Nimbus 2001 e trovava ancora più singolare che ciò fosse coinciso con quella brusca interruzione avvenuta poco prima del termine delle vacanze invernali.
Inspirando profondamente dalle vie nasali con criterio e di certo senza avvertire il bisogno di farsi sentire aveva cominciato a spostarsi alla ricerca di un posto dove sedersi comprendendo che la conversazione non sarebbe durata solo pochi minuti, adoperandosi con un gratta e netta poco dopo sedendosi sull’unico punto in cui era possibile osservare l’altra senza dover per forza di cose muoversi. Era forse l’unico tratto comodo del locale, tanto valeva occuparlo in attesa che Shadowheart finisse le sue cose e tornasse al castello.

Ancora, in realtà non era seccato dalla sua presenza, pur essendo Grifondoro e quindi sulla carta una sua ex concasata. Come le aveva invero detto poco prima, gli ricordava Grace, ma non solo; più la ascoltava più gli sembrava di trovarsi davanti a più personalità confluite in una sola persona: non vedeva solo l’irruenza di Grace ma anche l’analisi e la freddezza di Nora e la parlantina da sotuttoio che apparteneva a chissà quale altra studentessa di Grifondoro del passato e questo lato gli piaceva, perché sebbene avesse passato una bella fetta del suo tempo a schifare chi faceva parte della sua stessa casa Helen Minerva Shadowheart sembrava essere risorta dall’oltretomba come a dire che Grifondoro, con lei, avrebbe davvero potuto tornare grande.

Coi fatti.

«La torre di astronomia ha il suo fascino, è vero. Al mio quinto anno intrattenni un ballo durante la festa di Halloween con l’allora Caposcuola di Corvonero» ammise. Ecco, Shadowheart non possedeva alcuna caratteristica che potesse riportare in vita la Corvonero. Era un bene.

Un’altra strega in erba fuggita a gambe levate da Hogwarts come una fuggiasca.

«Ma è un posto che per quanto assicuri una vista invidiabile personalmente riporta a galla le serate passate a scrutare il cielo con la professoressa Pike. Dubito possa trovare tanti estimatori della materia, me per primo in realtà. Ma si tratta pur sempre di una materia che non va presa sottogamba, come immagino avrà già avuto modo di conoscere. Per quanto invece la Stamberga Strillante sia affascinante per chi è alla ricerca o in balia di se stesso non vi è un’entrata. Chi sostiene di essere entrato dalla porta principale credo si sbagli, all’esterno gli infissi sono sbarrati» fece una pausa per chiarire il concetto, perché sebbene vi fossero elementi che riportassero in vita le sue vecchie compagne intravedeva anche l’intraprendenza tipica dei Grifondoro in cerca di guai, e per quanto ciò potesse fargli piacere, rivedeva in Helen Minerva anche la peggiore Athena Fowl.

Meglio evitarle qualsiasi problematica sul nascere, quindi.
E poi immaginava di essere tra i pochi, al castello, ad essere entrato dalla botola. Tanto valeva tenere il segreto.

Represse poi un’altra volta una leggera risata, perché Minerva Shadowheart sembrava anche aver ricevuto il dono dell’ironia senza accorgersene, quindi abbassò di poco il viso verso il basso per celare l’espressione, portando il lato sinistro dell’indice sulle labbra come a sigillare la risata che sarebbe altresì fuggita. E non le mancava nemmeno la dote dell’osservazione, vista la capacità di vedere taluni ritirarsi dietro gli spalti al campo!

Cercò di ricomporsi.

«No! Per Merlino...troverei disgustoso passare del tempo qua dentro con un’altra persona in maniera totalmente volontaria! A meno che non intenda gentilmente scollarmela di dosso s’intende» e comunque avrebbe probabilmente sortito l’effetto contrario, conoscendosi. Quindi avrebbe cercato di spiegarsi senza far trapelare l’infinito fastidio che i compagni di Shadowheart certamente più adulti, ma non necessariamente più svegli, gli provocavano.

«Intendevo dire che lei e il signorino Fedoryen, sebbene non abbiate avuto ancora modo di incrociarvi in Sala Comune - cosa che dubito stenterà ancora a non accadere - avete quella fiamma viva e l’atteggiamento giusto per riportare la casa di Grifondoro dove dovrebbe stare. Inoltre ho notato che avete una certa predilezione per gli incarichi mensili» sospirò brevemente, sollevandosi e pulendo alla meno peggio giacca e pantaloni con qualche colpetto dei palmi delle mani. «Non posso certamente dire lo stesso sui suoi altri compagni, visti anche gli scarsi risultati scolastici» giustificò e chiuse il discorso senza ammettere repliche, a sua volta, con uno sguardo che non poteva che comunicare lo stesso messaggio che l’altra aveva a sua volta consegnato poco prima.

«La sua disamina è grandiosa, davvero» affermò convinto «ma in me non vi è menzogna o adulazione. Sopratutto la seconda, visto che la rifuggo» continuò poi, leggero «E non è certamente mia intenzione darle della pettegola, signorina Shadowheart, altrimenti i complimenti che le ho fatto poc’anzi perderebbero di significato e non starebbero ad altro che a una mera serie di parole atte ad allontanarla. La sua compagnia è un balsamo temporaneo che lenisce le ferite, questo posso lasciarlo detto» si fece più serio «Sono certo che non è il tipo di strega che ha bisogno di arrampicarsi sulle macerie altrui per farsi un nome o per credere di essere migliore di altri» concluse sinceramente.
 
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L'ex Grifondoro si era comodamente seduto nella Gufaia, cosa che fece rabbrividire la ragazza per la sporcizia che dubitava l'altro avesse debellato del tutto con quell'incantesimo. Ma l'indifferenza dell'altro per il completo chiaro che indossava la portò a domandarsi se odiasse quel vestiario e il motivo per cui l'aveva indossato o se confidasse particolarmente nel talento degli elfi domestici nelle faccende quotidiane. Evidentemente si aspettava una lunga conversazione.
Apprendere che durante i suoi anni ad Hogwarts il giovane Tom Hamilton fosse stato un rubacuori non la stupì. Né che avesse fatto capitolare l'allora Caposcuola di Corvonero. Ad un'analisi superficiale si poteva descrivere con un aspetto piacente, ma a Helen Minerva tale caratteristica era totalmente indifferente. Così come non le interessa delle tresche dell'ex Grifondoro. Il suo obiettivo era capire quali intenzioni si celassero dietro quegli occhi verdi e sfuggenti che si trovavano più o meno alla stessa altezza dei suoi.
"Le stelle sanno essere estremamente affascinanti, signor Hamilton. È un peccato che non riesca a cogliere il loro potenziale. In più l'Astronomia è una branca della conoscenza e, come tale, ogni sacrificio e scomodità possono essere tollerati per assicurarsene la proprietà"
La conoscenza è potere. Il motto di famiglia brillava sul medaglione al ciondolo della Grifondoro e, in passato, aveva sopportato ben altro che un po' di freddo e una notte insonne per soddisfare i criteri di perfezione che gli standard Shadowheart richiedevano. Nessuno riusciva a comprendere le motivazioni di tale sacrificio, a meno che non fosse una mente analitica devota alla scoperta di ogni variazione del mondo. E nessuno che avesse incontrato fin'ora comprendeva quanto ciò fosse fondamentale. Neanche il suo interlocutore.
"Intendevo le piccole radure lì intorno, sono certo le conosca anche lei. La Stamberga spaventa moltissimi studenti e altrettanti maschi adulti, anche i più arroganti e impavidi Grifondoro: le sue vicinanze sono un luogo sicuro per chi vuole avete riservatezza. Non ne vedo il motivo in realtà, visto che è silenziosa da anni e non ha nulla di sinistro. È una vecchia catapecchia scricchiolante: è ridicolo aver terrore degli spettri quando i fantasmi si decapitano accanto al nostro piatto o ci lanciano gli oggetti"
E con questa frase si riferiva al fantasma della loro casata, il caro Nick-quasi-senza-testa che aveva deliziato la giovane con quello spettacolo più di una volta e al terribile e rinomato Pix il Poltergeist che era capace di far perdere la pazienza a chiunque.
"Non si preoccupi, signor Custode. Non è mia intenzione violare le barricate di quel luogo. Non vedo il motivo per cui dovrei vederla in altre vesti insieme ad una sanzione del preside Dolus. Dovrei avere una ragione di vitale importanza per infrangere le regole. E scoprire quale soffio di vento faccia sbattere le imposte di quell'edificio non è tra questi"
Sentenziò secca alla domanda muta del corvino. Aveva inteso che quelle specificazioni fossero dovute al timore che lei potesse fare irruzione in quel luogo da un momento all'altro. Non che lui sapesse che le ragioni di vita e di morte intese dalla Grifondoro potessero essere molto più banali di quelle lasciate intendere dalla solennità della frase, eppure qualsiasi curiosità su quel luogo era sempre stata quietata dai libri. Non era sua intenzione essere al centro dell'attenzione, né tantomeno mettercisi di sua propria mano. Soprattutto per un motivo così negativo.
Il fatto che dall'umore sfigocupo il Custode fosse passato a sprazzi di ilarità sorprendenti per le sue osservazioni acute ma banali, fece inarcare leggermente il sopracciglio destro alla Grifondoro. Non era sua intenzione passare per giullare, né tantomeno rinfrancare il suo spirito, anche perché svaniva il motivo di quella profonda inquietudine della quale si chiedeva ancora il perché. Era come se un pittore avesse rovinato un dipinto magnifico da profonde sfumature scure con improvvisi sprazzi di giallo. Cosa che orami sfuggiva dal suo controllo e probabilmente con essa tutte le possibilità della giovane di scoprirne l'origine.
"La ringrazio di questa sua osservazione. Se non ha intenzione di inviare la sua missiva può anche alzarsi ed andarsene"
Disse con sarcasmo pungente all'uomo indicando l'uscita. Sapeva che non si riferiva a lei personalmente, ma più una difesa alla sua affermazione precedentemente. Eppure in quel momento erano loro i soli umani nell'edificio. Ma Helen Minerva Shadowheart aveva fiale di veleno nel suo arsenale, che ogni tanto usava senza neanche averne piena consapevolezza.
"Mi dispiace deluderla, ma non è mia intenzione fare alcunché per innalzare la Gloria della Nobile Casata di Godric Grifondoro. Non ho rapporti con i miei compagni di casata e i pochi che ho intrattenuto non sono stati cordiali. Studio per un arricchimento personale, i risultati sono solo degli effetti collaterali. Chi non comprende l'importanza della conoscenza è solo uno stolto e come tale va' compatito. Trastullarsi in dialoghi idioti ed inutili è solo una perdita di tempo, non trova anche lei signor Hamilton?"
Disse con tono sprezzante al Custode. I suoi motivi per prendere le distanze dai concasati erano per divergenze caratteriali e perché nessuno l'aveva interessata al punto da intraprendere una conversazione. Solo con Maya Smith aveva parlato cordialmente per circa cinque minuti scarsi, il tempo che la convincesse a prendere parte ai provini della squadra. E Little Fairy l'aveva fermata in sala comune una volta. Ma nulla di più. Non sapeva che problemi avesse l'uomo invece nei confronti dei suoi concasati da portarlo a quell'astio mal celato. Era impossibile stimare con esattezza la sua età, ma non doveva essere molto più grande di lei. Probabilmente durante i suoi primi anni ad Hogwarts avevano condiviso il dormitorio dell'alta torre e il suo rancore era dovuto ad eventi personali. La ragazza non si stupì di non averci mai avuto a che fare prima: la sua abitudine di scappare dai colori Rosso-Oro era stata precoce e con la sua ultima affermazione aveva lasciato emergere la grande arteria Serpeverde che aveva sempre rappresentato la casata Shadowheart. Ma non era sua intenzione indagare ulteriormente, per inclinazione personale più che per l'occhiata gelida del custode.
"Può riporre tutte le sue aspettative nel prefetto Javier Aaron Fedoryen. Sono certa che con il suo cognome, la sua dedizione e il suo temperamento, quel ragazzo farà grandi cose"
Sicuramente sarebbe stato un Caposcuola ed un leader migliore di lei per l'allegra casata di scavezzacollo. Lei era di tutt'altra attitudine.
"Allora spero che lei possa uscire presto dal suo tormento e guarire le sue ferite. Sia consapevole che le cicatrici restano, signor Hamilton. Rendono ogni creatura molto più interessante di quello che sarebbe altrimenti. E mi permetta di consigliarle di rivalutare le sue compagnie, se trova la mia gradevole. Pochi sono del suo parere"
Disse lasciando andare il barbagianni e osservando con lo sguardo l'incedere del suo volo verso il cielo più a sud.
"La ringrazio per l'analisi, signor Hamilton. Ma ha sbagliato su un punto. Io non ho l'arroganza di credere. Io so di essere più competente di alcuni. E so di dover imparare ancora molto da altri. Non si tratta di essere o di credersi migliori. Solo di determinazione e forza di volontà che pochi possiedono. Non ho il sadismo necessario per schiacciare gli altri, né ne trarrei alcun beneficio. E lei? Ha la determinazione necessaria per evolversi e superare se stesso e i suoi problemi?"
 
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view post Posted on 16/4/2024, 12:59
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Aveva continuato ad ascoltare la Grifondoro con l’atteggiamento di chi avesse molto da imparare, anche se chiaramente si trovava forse su un piano più alto di quello della studentessa. Non altro, i concetti che aveva esplicato in quel breve lasso temporale erano stati solo accennati, ragion per cui ascoltando Shadowheart ebbe sempre più l’impressione di trovarsi davanti a una strega dalle molteplici capacità e una dote comunicativa superiore a ciò che solitamente vagava per i corridoi del castello e nell’Aula di Incantesimi.
Doveva appartenere a una qualche famiglia di livello, certamente.
Di tanto in tanto aveva rivolto lo sguardo su un punto preciso della figura della figlia di Godric, altre volte aveva colto lo spunto lasciato dall’altra per vagare da solo lungo le colline che potevano scorgersi dalla feritoia sulla destra, dall’altra parte del locale rispetto la posizione da lui occupata, tornando presente in mente e corpo solo quando Helen Minerva faceva sarcasmo.
Decise però di riprendere proprio da uno di questi ultimi punti, con un rinnovato interesse.

«Beh» fece con altrettanto sarcasmo e mal celata ironia inarcando appena le sopracciglia e arricciando il labbro inferiore guardandosi per un momento a sinistra «mi sta proponendo un’uscita d’emergenza per chi non ama la corrispondenza? Che gentile offerta, avrei dovuto fare un’esame di coscienza quando ho preso le redini dell’ufficio postale» poggiò gli avambracci sulle cosce, portando il busto leggermente avanti, assumendo però una espressione subito dopo seria, quasi fredda e praticamente senza battere ciglio, mentre pensava a tutto e niente. Non poteva dire si stesse divertendo ma non poteva nemmeno dire di sentirsi a disagio. Ecco quindi che alzò subito dopo le mani all’altezza del petto mostrando all’altra i palmi come per smarcarsi da quanto aveva gentilmente detto poco prima.

«Ah, tutt’altro, non mi delude. Anzi, dimostra ulteriormente quanto non mi sia sbagliato sul suo conto» e non aveva quasi dubbi su chi potessero essere i famigerati compagni di cui aveva parlato la mora. Magari gli stessi invasati che avevano disertato i compiti di Trasfigurazione per prepararsi all’ennesima buffonata sul campo di quidditch.
Sospirò, osservando la punta delle scarpe lucide e poi il pavimento trovando un poetico confronto tra giusto e sbagliato che lasciò per un altro momento. Quindi riprese poco dopo. «E di ancor più inutili e idioti dei dialoghi ci sono solo i frustrati e gli invasati che passano ogni giorno a vivacchiare senza obbiettivo. Una vita triste, non trova?» posò nuovamente lo sguardo sulla ragazzina, sfiorando i palmi e intrecciando le dita mentre attendeva e ascoltava la risposta osservando le rughette delle falangi.
Per quanto fossero vere le parole circa Fedoryen, che ben si distingueva dal fratello scemo, credeva che anche la strega potesse essere in grado di fare non solo un ottimo percorso ma anche un’ottima entrata nella società magica una volta terminati gli studi. Non lo disse, però, perché gli sembrava come se la studentessa non accettasse quelle previsioni, focalizzandosi solo sui suoi obiettivi principali. Non un male, comunque, vista l’inesistente caratura che aveva accompagnato i suoi egregi e scarsi compagni d’avventura prima di lei.
«Io sono diventato un mucchio di cose dopo i M.A.G.O., signorina Shadowheart, perseguire la conoscenza senza perdere tempo su altre sciocchezze è un pregio che pochi possono vantare di avere» le disse «Lavoro al Ministero, lavoro a Hogsmeade, lavoro in duplice veste qui. È la conoscenza ad avermi portato a questo livello, ed è sempre la conoscenza che mi porterà al livello successivo e a quelli oltre ancora» stirò un impercettibile sorriso, stavolta anche arrogante, perché Shadowheart aveva risvegliato per un momento quel suo lato antico.
«Laddove gli ignoranti festeggiano banchettando sulla preda, inconsapevolmente la stessa viaggia verso orizzonti preclusi ai primi» concluse poeticamente, catturato da quelle parole, mentre osservava la sua civetta tubolare. «Qual è la sua massima aspirazione al castello? Ha tutte le carte in regola per diventare una Promessa e una Pupilla. Personalmente, anche se lei a stretto giro mi dirà di non essere interessata a nulla di tutto ciò, non mi dispiacerebbe vederla come prossima Pupilla di Incantesimi. Potrebbe essere una...sorpresa» e non negava che sarebbe stato interessante oltre la media, vederla districarsi tra le prove proposte. Forse avrebbe dovuto parlarne con Evey. «Ma non la biasimerei se cercasse di scoprire di più sulle stelle. Ha parlato di proprietà, riferendosi alle stelle, ma non posso fare a meno di chiedermi se queste le torneranno utili quando i Negromanti attaccheranno nuovamente Hogwarts» fece grave, pur mantenendo un certo distacco riportando alla mente quelle immagini risalenti ai Sotterranei.
«Mi scusi, non intendevo considerare Astronomia una materia minore» si corresse, abbozzando un leggero sorriso colpevole. «Sono un vecchio mago a cui piace la forza pratica della magia. Non che le stelle non possano esserlo: solo che approfondire la conoscenza degli incantesimi, conoscere la storia e tutto ciò che ruota attorno, i loro effetti e come possano essere utilizzati hanno un fascino diverso, più attraente se vogliamo».
 
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view post Posted on 2/5/2024, 17:16
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"Chi è causa del suo mal pianga se stesso, Signor Custode"
Disse con leggera ironia prima di lanciare all'uomo un'occhiata limpida, analitica e penetrante:
"Dubito che lei non abbia un gufo personale. E tra questo e il suo lavoro presso l'ufficio postale... Lei voleva compagnia, non è vero?"
Forse non la sua, si ripeté mentalmente la giovane Grifondoro, ma si, era evidente che l'uomo cercasse, andasse qualcuno. O qualcosa.
Nonostante le sue parole taglienti ed affilate nei confronti della casata e dei compagni, l'uomo non si mostrò deluso, tutt'altro. Questa informazione si aggiunse a quelle già in possesso della ragazza per dipingere meglio i tratti dell'uomo: malinconia nei confronti degli antichi fasti, del vecchio spirito, della casata, incapacità di abbandonarla del tutto e forte contraddizione con la gestione attuale... L'acume dell'uomo stuzzicava l'intelligenza della giovane, che cercava ancora di scoprire come in lui i colori si mescolassero.
"Su questo punto mi trova concorde. Eppure né i frustrati né gli invasati peccano di un obiettivo. A loro manca la capacità di raggiungerlo. Ma certamente girare intorno come un cane che si morde la coda è decisamente futile"
Minerva rifuggiva totalmente il trastullarsi. Qualsiasi cosa potesse minimamente turbare la sua ligia e lucida logica veniva prontamente scartato senza alcuna possibilità di appello. Era un conforto che l'uomo a parole la pensasse come lei, eppure credeva che egli fosse stato scalfito già da altre emozioni e la sua capacità logica fosse stata intaccata. Forse dal destinatario della lettera?
La leggera superbia che la ragazza colse nel suo successivo discorso fu intesa dalla giovane come una difesa al suo leggero attacco precedente, del tutto legittimo e giustificato. Ella non se ne curò minimamente, però non poté negare di sentirsi lusingata per la stima che l'uomo le trasmise con le sue parole.
"Non credo che lei abbia il potere di decidere, però l'idea di essere Pupilla di Incantesimi mi attira particolarmente. Sin da piccola ho avuto la passione di sperimentare con tutte le branche possibili della magia: avere la fortuna di un istruttore che mi guidi in questo sarebbe un'opportunità che di certo non mi lascerei sfuggire. Ma vedremo se in futuro avrò l'occasione di essere Promessa e Pupilla. Lavoro ogni giorno per accrescere le mia capacità ma sono molto lontana da essere una strega di alto livello capace di affrontare i Negromanti. E non sottovaluti le stelle: ogni cosa, ogni minimo dettaglio può essere fondamentale per risolvere un enigma e salvare una vita in più. Che sia esso sulle stelle o su qualsiasi altra cosa. Nulla può essere lasciato al caso"
E nel caso, Helen Minerva Shadowheart, non aveva mai creduto. L'uomo era decisamente artefice del suo destino e sicuramente qualcosa muoveva i fili al di là dell'umana comprensione. Che fosse esso un Dio o un entità magica o misteriosa o lo stesso Fato sfuggiva attualmente dalla sua immaginazione. Ne vedeva però le mani e le opere, gli effetti sulle vite e le circostanze intorno a lei. Così come per quel incontro avvenuto nella sporca e sovraffollata Gufaia.
"La mia massima aspirazione? Studiare, appendere e svelare ogni segreto del mondo. Non ci riuscirò, è certo, ma il sogno di riuscirci un giorno mi porterà ad avvicinarmici sempre di più. Non sono carente ad ambizione come può notare. La sua, signor Custode?"
 
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