A quanto sembrava si era sbagliata. Il responsabile Pike aveva effettivamente trascorso il suo tempo da studente giocando nella squadra di Quidditch dei Grifondoro. Eppure, non riusciva comunque a immaginarselo in quelle vesti. Non che i giocatori di Quidditch fossero tutti uguali, ma le faceva strano figurarselo tutto infervorato per un bolide mancato o una partita persa. Inaspettatamente le venne in mente che anche Philip Price aveva ricoperto il ruolo di battitore per un certo periodo di tempo. E anche su di lui non avrebbe scommesso neanche un falce come membro della squadra- seppur per motivi diversi. Ciò nonostante, il ragazzo aveva dimostrato di avere una vera passione per il Quidditch. Quella era a tutti gli effetti solo una delle dimostrazioni che mettevano in luce come le apparenze possano trarre in inganno. Trattenendo un sospiro tornò a concentrarsi sulle parole del Prefetto. Non voleva iniziare a pensare a Price, altrimenti sarebbe stata inghiottita dalla tristezza chiedendosi dove diavolo si fosse cacciato. “Non ho idea del perché disertino pozioni. Io trovo che Urquhart abbia un certo fascino. Certo l’aria glaciale e il fatto che seppur così giovane sia Ministro della Magia gli donano una certa aria intimidatoria, però resta fascinoso” Lanciò un’occhiata verso il ragazzo prima di aggiungere “Comunque bravo il mio Prefetto. Accumula un po’ di punticini anche per me. Non è proprio il mio campo”. Le volte in cui era presente in aula Grace interveniva raramente a lezione. Si limitava a prendere appunti e a svolgere di tanto in tanto a qualche esercitazione pratica. Per non parlare del fatto che tendeva a sedersi nelle ultime file, come a volersi mimetizzare con il fondo dell’aula per evitare di essere interpellata. Solo negli ultimi mesi aveva fatto un’eccezione in merito. Però, adesso che Mouna Silver se n’era andata, sarebbe tornata alle vecchie abitudini. “Sì, lo so. Dovrei dare il buon esempio” nel dirlo assunse un’pressione un tono di voce che esprimevano per bene tutto il dramma che provava per quella situazione. La Caposcuola si divertiva in quel modo. Contrariamente a quanto si era aspettata Tom le raccontò qualcosa riguardo gli ottanta punti persi. Restò ad ascoltarlo in silenzio fermandosi un attimo a riflettere sulla questione. Non poteva dire di avere un quadro chiaro della vicenda. Alcuni punti restavano decisamente nebulosi. Conosceva, poi, le persone con cui aveva avuto quell’alterco e le stavano mediamente simpatiche, ma a sufficienza per dire quali fossero le situazioni in cui avrebbero potuto agire in quel modo. Inoltre, non vi era così legata da provare risentimento nei confronti di Hamilton per il suo comportamento. “Non saremmo umani in caso contrario, non ti pare?” Nonostante le sue elucubrazioni, si era resa velocemente conto che più della questione in sé, quello che importava davvero era ciò che Tom provava per questa. Le dispiacque scorgere quello che le era sembrato una sorta di rammarico. Aveva sicuramente sbagliato a minacciare qualcuno con la bacchetta, ma non era nulla di irreparabile. Da come ne parlava sembrava che la punizione ricevuta gli fosse stata più che da lezione. “Accade a tutti. Quello che voglio dire è che è difficile restare lucidi nei momenti in cui ci sentiamo più esposti e fragili. Ti capiterà ancora di perdere di perdere il controllo. L’unica cosa che possiamo fare è imparare dagli errori e andare avanti” Quello o un’eterna autoflagellazione. E Grace trovava molto più gratificante fare la drammatica a spese degli altri incolpandoli dei suoi mali piuttosto che rimuginare suoi propri errori. Passato quel momento di serietà si ritrovò ad ammonirlo con lo sguardo “Non ci provare” all’appello delle sue disgrazie mancava solo un giocatore di Quidditch spaccone. No, grazie. “Sarò io a puntare contro di te la bacchetta. E Pike non ne sarà molto contento” ricambio il suo ampio sorriso prima di rivolgere lo sguardo verso un punto imprecisato al di là della strada godendosi anche lei il tiepido sole invernale. Chiuse gli occhi per un momento per assaporare appieno quel momento. Ne riaprì, poi, solo uno per sbirciare in direzione del Prefetto non appena giunse alle sue orecchie la risata di chi ha sentito la battuta più ridicola del mondo. Aveva la sua risposta. Non era stato lui a organizzare l’ammutinamento nell’Arena. “Non lo sopporti proprio Timberwolf, eh?” Non condivideva l’astio che l’altro provava nei confronti del Prefetto dei Tassorosso, ma non stava a lei giudicare. Non tutti potevano piacere a tutti. Il dramma sarebbe nato solo se in quel tutti fosse stata compresa lei. “Trovo che sia un tipo a posto” si era divertita più di una volta a lanciargli qualche amichevole battutina “Ti confesso, però, che a volte vorrei scuoterlo. Ha un’inspiegabile tendenza a fare l’eroe sul campo da Quidditich. Ha una vera vena autolesionista” sottolineò con enfasi quell’ultima frase. Lei e il Battitore ne avevano anche parlato un pomeriggio all’interno della Sala Trofei. Era stato interessante confrontarsi con un punto di vista così diverso dal suo. Probabilmente, però, non avrebbe mai capito a pieno quel suo lato. “Ti dirò non ho capito neanche io il senso di quella mossa in Arena. Però…ho come la sensazione di essermi persa qualcosa” Quella sensazione l’aveva accompagnata per tutto il resto di quella giornata ed era rimasta lì sotto la superficie pronta a riemergere alla giusta occasione. “Sembravano tutti tesi. Dai ragazzi ai professori. Come se si aspettassero un qualche tipo di reazione da parte di Dolus. E non riesco a capire se sono diventati tutti improvvisamente paranoici- e ci potrebbe stare visto le condizioni in cui siamo dopo l’attacco avvenuto in estate- o se effettivamente non ho colto qualcosa nel nuovo Preside. Oppure è accaduto qualcosa di cui non sono a conoscenza” le era sembrato tutto così esagerato. A posteriori quasi caricaturale. La tensione era stata papabile nell’aria, ma non la fonte era rimasta sconosciuta ai suoi occhi. “Quindi se non era la faccenda dell’Arena che senza ombra di dubbio ritieni stupida, cosa hai fatto?” la punta di curiosità era più che evidente. E non solo perché non riusciva a immaginare cosa avesse combinato di preciso. Aveva come l’impressione che spingere su quella questione avrebbe portato alla risoluzione di alcuni suoi dubbi. “Per quanto riguarda la tua domanda, diciamo che sono brava a non finire nei casini per le mie malefatte” La verità era che era meno ribelle di quanto non le piacesse raccontare. Questo, però, non escludeva il fatto che molte situazioni le stessero decisamente strette. In ogni caso qualcosa da raccontare ce l'aveva. Forse un giorno gli avrebbe detto di quando per compiacere un quadro era andata a chiedere alla bibliotecaria quali fossero i suoi gusti in fatto di biancheria maschile. Certo, tecnicamente non si trattava di una vera violazione del regolamento scolastico, ma Grace avrebbe sfidato chiunque ad affrontare l’argomento con uno qualsiasi dei professori solo al fine di ottenere delle informazioni e non essere neanche reguarditi. “L’ultima volta ho chiamato io stessa le autorità” Aveva dovuto, non sapeva cos’altro fare: il Sasabonsam volava mangiare la sua caviglia. “Non so se hai sentito la diceria che voleva la presenza di un Sasabonsam ferito all’interno della Foresta Proibita. Beh, io, mio cugino Jack e Mouna siamo andati a cercarlo. E indovina un po’? Era davvero lì dove lo volevano le voci”.
|