| Stava ridacchiando neanche troppo velatamente per lo sproloquio di Mouna, che sembrava essere decisa a tirarsi indietro, pronta poi a voltarsi ed esclamare un indignato che cosa al suono dei punti sottratti, quando sentì un leggero bruciore nascere all’altezza del polpaccio accompagnato da una vista che le fece mancare il fiato. Si arrestò di colpo. Era lì. Era davvero lì. Oh, porco Merlino. Lo osservò a occhi sgranati. La mano sinistra andò ad artigliare il braccio libero di Jack in una morsa. L’avevano trovato. Ora che se lo trovava davanti non ci poteva credere. C’era davvero un Sasabonsam nei pressi della Foresta “è qui. Ragnesco e demoniaco”. Con due occhi profondi come due pozzi neri senza fine. Sentì un brivido attraversarle la schiena. Se ne stava riverso supino a non più di un paio di metri dall’uscita ai piedi di quello che le sembrò essere un noce. Muoveva debolmente le zampe, come se fosse stremato dal lungo percorso che l’aveva portato fin lì. Tutto intorno a loro era un vero casino. Di riflesso alla vista dei denti della creatura, forse l’ultimo guizzo di fronte a quelli che credeva una minaccia o più probabilmente delle possibili prede, i piedi della Grifondoro si sarebbero divaricati all’altezza delle spalle, con quello destro avanti al sinistro, cercando di ignorare il fastidio del graffio procuratori nel sottobosco. Il busto si sarebbe girato leggermente verso sinistra ad esporre al sasabonsam ritrovato il braccio che impugnava il catalizzatore. I muscoli, nella frazione di secondo interposta tra il ritrovamento e la presa di posizione, avrebbero cercato di rilassarsi e farsi forza per stoccare un rapido e preciso incantesimo, pronti a scattare e a seguire gli ordini dettati dal suo corpo e dalle esigenze che la situazione avrebbe richiesto, anche nel caso in cui la creatura si sarebbe mossa contro ogni loro aspettativa. Con lo sguardo fisso sul Sasabonsam supino, Grace spostò l’arto superiore destro per puntargli contro con precisione la bacchetta in modo. Il bracco sinistro invece avrebbe liberato l’arto del cugino per posizionarsi dietro la schiena per bilanciare al meglio la posizione assunta. Avrebbe raddrizzato la schiena, allineando tutte le vertebre e si sarebbe assicurata di essere bene bilanciata, tenendo al contempo i piedi bene saldi sul terreno. Avrebbe preso un paio di respiri profondi, con il cuore che sentiva battere nelle orecchie e un brivido di eccitazione che la scuoteva all’idea di castare un incantesimo. Cercando di regolarizzare il respiro per concentrare i suoi sforzi mentali e fisici sull’incanto, provando il più possibile a non farsi trascinare dall’emozioni, avrebbe raccolto la determinazione di immobilizzare il suo obiettivo. Non voleva fargli del male. Sembrava allo strenuo delle forze. Non voleva però che in un guizzo improvviso si avventasse contro di loro. Poteva essere pericoloso. Immobilizzarlo le sembrò l’idea migliore. Per salvaguardare loro e lui. Se lo raffigurò così nella sua mente, con la schiena ancora supina che toccava il tappeto formato dalla vegetazione della foresta e le quattro zampe finalmente ferme e immobili, privato di qualsiasi possibilità di movimento nonostante la sua volontà. Si concentrò solo su quello. Escludendo ogni altro pensiero e preoccupazione dalla sua mente, chiudendoli in un angolino buio e lontano della sua mente. In posizione, rimase con gli occhi ben puntati sulla creatura che riempiva tutta la sua visuale e, con l’obiettivo ben chiaro e fermo in testa, si focalizzò sul suo potenziale magico. PM che fluiva dentro di sé, che era tutta l’essenza di ciò che era e che avrebbe cercato di incanalare in tutta la sua potenza nella sua bacchetta in legno di ciliegio e l’anima in corda di cuore di drago. Se lo immaginò come una devastante lingua di fuoco che scoppiettava incandescente pronta a travolgere ogni cosa. Per la precisione, in quell’occasione, avrebbe dovuto colpire in pieno il Sasabonsam per dare loro il tempo di agire. Cosa dovessero fare dopo, al momento, non era importante. Tutto ciò che contava era immobilizzare la creatura per preservare la loro incolumità. Con mano ferma diede una stoccata decise in direzione della creatura, stesa al suolo vicino all’albero, puntando al suo corpo. Accompagnò tutto il movimento della bacchetta con una voce ferma e decisa che disse Immobilus Restò ferma in vigila attesa. Sperando con tutte le sue forze che la creatura rimanesse ferma immobile. E dopo? “Credo che dovremmo rassicurare i nostri amici delle Creature Magiche Coccolose e chiamare qualcuno che ci dia una mano”. Come si aiuta una creatura bellicosa ferita?
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