Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Maudits Peintures, Privata - H.M.S.

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view post Posted on 15/4/2024, 14:27
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Quei maledetti idioti.
Gabriel Belmont avanzava lungo i corridoi di Hogwarts con passo deciso, la tensione palpabile sul suo volto mentre si dirigeva verso la Grande Scalinata. Quel pomeriggio, la sua pazienza era stata messa a dura prova dai suoi compagni di casa, che sembravano decisi a disturbare la sua tranquillità con il loro chiasso incessante. Per Gabriel, abituato al silenzio e alla calma della dimora dei Belmont, quella cacofonia era insopportabile. Nella sua casa, regnava sempre una quiete religiosa, dove il suono dei respiri era spesso l'unico rumore che si udiva. Con sua sorella Isabella, aveva condiviso innumerevoli pomeriggi immersi nei libri, avvolti dal silenzio che li avvolgeva. Ma ora, nella Sala Comune, quel ricordo sembrava lontano anni luce. Lo schiamazzo dei suoi compagni sembrava penetrare ogni fibra del suo essere, mandandolo su tutte le furie. Leggere senza il dovuto silenzio era per il giovane Belmont impossibile, non riusciva a concentrarsi. La sua mente non riusciva a verbalizzare come banalmente accade poiché scossa dagli schiamazzi dei suoi compagni. Senza esitazione, Gabriel aveva stretto il libro tra le mani con una fermezza che rifletteva la sua crescente frustrazione -le nocche si erano colorate- e si era allontanato dalla Sala Comune senza voltarsi indietro.
Gabriel sollevò lo sguardo verso le imponenti scale che si muovevano nella direzione opposta a quella che avrebbe desiderato prendere. Quel pomeriggio, aveva capito che quando le cose cominciavano male, era difficile recuperare. Il clima ad Hogwarts non era mai stato un alleato del giovane mago franco-canadese. Abituato infatti al clima rigido e puro di Jasper, nel cuore delle montagne canadesi, la primavera - e tutto ciò che portava con sé - erano per lui un territorio inesplorato. Il raffreddore, per un ragazzo cresciuto in un clima come quello di Alberta, sembrava quasi una punizione ingiusta. Eppure, il naso colante e i continui starnuti ne provavano il contrario. Si stava forse trasformando in un lavette britannico? Avrebbe preferito mille volte affrontare una tempesta di neve invernale piuttosto che quel tormento.Il costante bisogno di soffiarsi il naso metteva a dura prova la sua educazione, mentre la frustrazione di doversi allontanare costantemente per starnutire lo tormentava. Il giovane mago non era sicuro di quali fossero le regole per gli starnuti. Gabriel sospirò profondamente, cercando di ignorare il fastidio che lo assaliva, ma era evidente che quel pomeriggio sarebbe stato una vera e propria battaglia contro il suo stato fisico. Se solo suo padre potesse vederlo ora, pensò con sarcasmo, sicuramente avrebbe trovato scandaloso il fatto che il figlio si stesse trasformando in un perfetto "gentiluomo" britannico, con tanto di fazzoletto alla mano e uno starnuto educatamente soffocato.
Fu proprio durante un attacco allergico che al giovane Serpeverde accadde la peggior seccatura possibile quando ci si trovava sulle scale. Gabriel si accasciò contro il corrimano delle scale, sentendo il naso prudere e i suoi occhi lacrimare. Il fastidioso prurito si trasformò rapidamente in un ronzio insistente nelle narici, annunciando l'arrivo imminente di uno starnuto. Tentò di trattenerlo, stringendo le labbra e chiudendo gli occhi, ma fu inutile. Lo starnuto esplose con forza, facendo echeggiare nel corridoio il suo suono nasale. Si asciugò rapidamente le lacrime dagli occhi con il dorso della mano e si passò il fazzoletto sotto il naso, sperando che nessuno l'avesse visto. Per un attimo si sorprese della facilità con cui riuscì a raggiungere il fazzoletto di stoffa prima di rendersi conto che le sue mani erano state private di un peso. Nello spasmo dello starnuto, e nel vano tentativo di camuffarlo, Gabriel si era fatto sfuggire il libro tra le mani. Il tomo verde era scivolato prima lungo i primi scalini per poi compiere diversi balzi. Il libro finì alla fine delle scale prive di un pianerottolo. Il giovane Serpeverde sentì il cuore stringersi nell'angoscia mentre si affacciava lungo il corrimano, sperando di individuare il suo prezioso tomo verde. Il suono sordo della caduta del libro risuonò forte, competendo con lo stesso rumore dello starnuto. Infine, Gabriel sospirò avvilito, cercando di discernere, dal tonfo, la posizione esatta in cui il libro era finito. Doveva trovarsi da qualche parte al secondo piano. Le scale tuttavia si stavano muovendo in direzione opposta, bloccandogli la vista.
Deciso a recuperare il suo volume Gabriel iniziò a scendere le scale con passo rapido. Ogni gradino sembrava un'eternità, e la frustrazione cresceva ad ogni passo che lo allontanava dal suo libro. Gli ci vollero svariati minuti prima di raggiungere il secondo piano. Le scale amavano cambiare, questo lo sapeva. Quello di cui si stava sorprendendo era la capacità delle scale di percepire la frustrazione e la fretta di chiunque le calpestasse. Gabriel era certo che fosse frutto di magia, non voleva credere che fosse tutto merito del destino. Finalmente raggiunse il secondo piano, gli occhi scrutarono febbrilmente il pavimento, sperando di intravedere il tomo verde. Si guardò intorno sperando di scrutare qualche volto familiare in un quadro. Il giovane Belmont notò che tutti i quadri erano voltati di spalle o chiunque non lo fosse non l’avrebbe comunque aiutato a giudicare dagli sguardi.
Chiedo scusa per caso qualcuno di voi ha visto il mio libro? E’ il tomo verde caduto poco fa, l’avrete sentito certamente
Nessuna risposta. Neanche una. Nessun quadro gli avrebbe risposto, ne era certo. Dovette chiudere gli occhi e inspirare a fondo. Gabriel sentì la rabbia bruciare dentro di lui come un fuoco, il respiro diventò rovente e le mani gli prudevano dall'impotenza. Chiunque stesse muovendo i fili del suo destino doveva essere in vena di scherzi. In momenti come quelli avrebbe volentieri perso il controllo dando fuoco a qualunque cosa sotto il suo sguardo. Non si limitò a maledire tutti i quadri del castello, la sua collera andava ai pittori e alle loro discendenze.
Quanto vorrei vedervi chiusi al buio in uno sgabuzzino, maudits peintures” sibilò velenosamente.
Perché mai erano tutti voltati di spalle? Ignaro del motivo di quel capriccio riprese la sua ricerca. Belmont era certo di aver visto il tomo al secondo piano, doveva pur essere da qualche parte. Considerando tuttavia gli eventi non si sarebbe sorpreso di veder spuntare dal libro un paio di zampe pronto a correre per tutto il castello pur di non essere trovato dal giovane mago. Raccolse gli ultimi barlumi di pazienza riprendendo la sua ricerca, doveva trovare quel dannato libro.

Edited by Gabriel Belmont - 15/4/2024, 17:02
 
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view post Posted on 16/4/2024, 05:38
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La giornata, nel suo insieme, sembrava concludersi con un bilancio positivo per Helen Minerva. Quella mattinata aveva seguito con interesse le lezioni, sempre nell'angolo più lontano dalla cattedra e sempre pronta a fare scattare la sua mano verso l'alto per confermare le sue teorie e ipotesi o per fare domande. Non era suo interesse mettersi in mostra poiché fuggiva dall'aula e dalle interazioni sociali appena venivano assegnati i compiti, né racimolare o perdere qualche punto durante le lezioni: il vero premio era sempre il confronto con un docente appassionato della materia che le permettesse di apprendere qualcosa di nuovo. Durante la pausa pranzo non era stata infastidita dallo schiamazzo del compagni, non più del solito almeno, essendosi rifugiata ad una delle estremità del tavolo e nella sua bolla di fredda e solitaria indifferenza. Durante il pomeriggio aveva avuto modo di svolgere in una pausa tra le lezioni del pomeriggio l'Incarico Mensile assegnatole dalla professoressa Melankholiya con notevole soddisfazione personale per averlo completato in poco tempo e in maniera, a suo parere, precisa, chiara e puntuale. Sarebbe stata una giornata eccellente, se non fosse stato per la rinite che aveva colpito a macchia d'olio tutti gli abitanti del castello. Aveva già previsto una data per l'esecuzione plenaria dei Funghi Saltellanti, se si fossero rivelati loro i colpevoli assecondando la teoria degli Erbologi. Era stata tentata un paio di volte di recarsi al limitare della foresta proibita ed indagare ma non riteneva fosse il caso di irritare gli Erbologi confutando le loro teorie così come non aveva voglia di sprecare le sue energie sul lavoro altrui. Aveva molte altre ricerche interessanti da portare a termine. Se invece si fosse rivelata la Fatina Pruritina la vera colpevole dei suoi continui starnuti, per avvistamento personale o altrui, avrebbe sicuramente inviato al collettivo MAGIA (Magizoologi Amici) una missiva con la quale richiedeva se fosse possibile partecipare alla dissezione. Comprendeva che probabilmente se li sarebbe inimicati tutti quanti in questo modo, eppure era un dato certo che l'approccio razionale della Zoologia babbana di cui aveva letto nei libri a casa dei nonni materni prevedesse di studiare l'esterno e l'interno dell'animale. E in più era in cerca di soddisfazione personale alla sua notevole irritazione, che ormai le stava facendo sempre più perdere facilmente il controllo delle sue azioni. Probabilmente, vederla sotto chiave, se si fosse rivelata corretta l'ipotesi dei Magizoologi, le sarebbe bastato, senza far inorridire la professoressa Felini e rivoltare Newt Scamander nella tomba.
L'ora del tè stava giù giungendo al termine e, non essendo previste ulteriori lezioni quel giorno, la giovane Shadowheart aveva deciso di recarsi in biblioteca per iniziare a scrivere qualche pergamena per smaltire il carico dei compiti assegnati. Non superò il secondo piano poiché, sulla rampa di scale che portava ad esso, un tomo verde le precipitò addosso dall'alto colpendole la spalla destra. Il tonfo nascose il suo lievissimo gemito di dolore e, con gli occhi di fuoco, sollevò il volto verso l'alto cercando di individuare il colpevole. A differenza della sua rampa molte delle altre erano in movimento e ormai il responsabile era fuori dalla sua visuale. Si portò quindi la sinistra alla spalla e la tastò, prima delicatamente e poi con più forza per sciogliere i muscoli colpiti dall'impatto. Un altro piccolo lamento uscì dalle sue labbra alla manovra, che però le permise di determinare che non fosse necessario recarsi in infermeria. Raccolse quindi il libro e lo esaminò minuziosamente. Con un Reparo si curò di sistemare la copertina rigida che purtroppo si era leggermente rovinata nell'impatto. La Magifotografia era un argomento decisamente interessante ed era un peccato che il proprietario, dalla mente probabilmente acuta o quantomeno frizzante, fosse anche il colpevole di tale scempio. Mise il libro dentro la borsa che portava a tracolla e, pensando a quando ricavare del tempo per dedicarsi alla lettura, raggiunse il secondo piano, trovando una scena particolare ma non particolarmente straordinaria nella scuola di Hogwarts.
Davanti ai suoi occhi un agitato Serpeverde, a giudicare dai colori della sua divisa, borbottava maledizioni e imprecazioni alternandole a richieste di soccorso per la ricerca di un libro. Naturalmente i quadri, in viva protesta per l'allontanamento della Donna col Riso, non si stavano minimamente curando del giovane anzi, mostravano fieri la nuca. Era contenta di aver concluso le sue interviste ai dipinti prima che essi si rivelassero in tale maniera. Ricollegando gli eventi appena accaduti doveva essere lui il lanciatore di tomi.
"Non ti risponderanno: stai sprecando tempo e fiato"
Lo gelò con una singola frase. Probabilmente non era uno studente avvezzo a leggere i giornali o a guardarsi intorno, perché i quadri erano chiusi in quella protesta già da un paio di giorni. Purtroppo la sua ricerca spasmodica di tale tomo escludeva qualsiasi tipo di ripicca o scherzo malevolo contro la sua casata, evidente dai colori sulla sua divisa, manifestando al massimo una grande noncuranza delle sue proprietà. Anche perché, tra tutti i Grifondoro, Helen Minerva, era sempre stata estranea alla rivalità e alle dispute tra le due casate. Un ulteriore starnuto aumentò la sua irritazione, sommandosi a quella dovuta alla botta appena ricevuta.
"Potevi uccidere qualcuno con la tua bravata, complimenti"
Disse ulteriormente piccata, estraendo il libro dalla borsa. Prima di restituirlo al ragazzo, sebbene l'intenzione fosse quella, si sarebbe assicurata che fosse proprio lui il legittimo proprietario.
 
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view post Posted on 30/4/2024, 14:14
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Quelle parole furono come una pugnalata per Gabriel. Odiava quando qualcuno lo rimproverava con tono saccente, specialmente quando già si sentiva così frustrato. Sentì il sangue pulsare nelle tempie, un calore sgradevole gli salì al volto. Non era sicuro del tono che era stato usato da chiunque si stesse rivolgendo al giovane franco-canadese, ma l'effetto fu quello di cospargere di sale una ferita aperta. Parole fastidiose come quel dolore appena accennato, ma costante, di quando per il nervosismo aveva la brutta abitudine di mangiarsi le unghie e si ritrovava a tirare troppo la carne. Lo stesso di quando il mignolo di un piede urtava contro uno spigolo del suo dormitorio. Si voltò per ritrovarsi di fronte una ragazza. La presenza della Grifondoro, con quella sua superiorità irritante, lo innervosiva tremendamente. Se il Serpeverde era un fuoco di ira, la ragazza di fronte a lui era una tanica colma di lucida benzina. Il Belmont che era in lui disprezzò il modo in cui non si era neanche presentata. Non solo saccente, anche maleducata, pensò. Per un attimo immaginò la soddisfazione di vedere la ragazza scivolare e rimbalzare lungo le scalinate, proprio com’era accaduto al suo maledetto libro. Le mani di Gabriel si sarebbero mosse fulminee per afferrare la sua bacchetta e puntarla contro la ragazza. Questa non avrebbe avuto neanche il tempo di elaborare quello che le stava accadendo che si sarebbe ritrovata in un vortice di dolore e capelli lungo le infinite scalinate del castello. Immaginò il sapore della soddisfazione invadergli il palato. Il tono che aveva usato faceva presagire che, a differenza del Belmont, lei sapesse il motivo dell’indifferenza dei ritratti. Avrebbe allegramente dato fuoco ad entrambi. Il fuoco nella sua gola fu solo che alimentato dalle parole della strega e per questo Gabriel decise di non rispondere. Non ne aveva neanche il tempo, la sorpresa del suo starnuto improvviso si era già dissolta nell'aria, lasciando spazio alla stanchezza e alla frustrazione. Neanche lui, il perfetto ed educato Belmont, era capace di tener fede alla sua compostezza. A bruciapelo gli venivano in mente almeno una decina di insulti da rivolgere alla giovane strega. Quest’ultima doveva essere infine la sua ultima prova per quella giornata. Non contenta, forse, della non risposta del franco-canadese, decise che mettere alla prova la sua pazienza fosse il suo unico obiettivo. Con il secondo round risultò più fastidiosa del primo, la ragazza aveva talento, doveva ammetterlo. Per quanto fosse tentato di rispondere con una freccia ben affilata e carica di veleno, Gabriel si trattenne. Doveva assicurarsi di non averla colpita e soprattutto di non averle fatto male. Poteva perdere dei punti per Serpeverde. Moriva dalla voglia di mandare la ragazza in Infermeria ma perdere punti per la caduta di un libro era decisamente poco brillante. Gli sembrava di essere avvolto da un alone di calore, la tensione si accumulava nel suo petto e le mani stavano cominciando a diventare umide di sudore. Quando la ragazza gli porse il libro, Gabriel, con un misto di rabbia repressa e volontà di mantenere la calma, rispose cercando di non lasciar trasparire il tono sarcastico che si stava formando nella sua voce.
Ti ha per caso colpito? Se così fosse ti chiedo scusa, ti sei fatta male?
A giudicare dall’aspetto della strega il libro non le era stato fatale, sfortunatamente. Gli occhi di Gabriel studiarono la figura della Grifa. La squadrò dalla testa ai piedi in cerca di qualche segno di colluttazione ma non ne trovò. Una volta tra le mani del legittimo proprietario Gabriel avrebbe voluto lanciarlo di nuovo. Prima contro la studentessa, poi di nuovo dalle scalinate, in un ciclo infinito che si sarebbe fermato soltanto al disfacimento totale del tomo. L’ultima cosa che voleva subire era una ramanzina di una Grifondoro dopo una mattinata del genere, e tutto per colpa di quel libro di Magifotografia. Non perse tempo a spiegare che la sua non voleva essere una bravata. Avrebbe dovuto spiegare dalla mattinata più frustrante dell'ultimo periodo ma non lo fece. Sentiva di non doverle delle spiegazioni, soprattutto con il tono che stava usando. In più doveva ammettere a se stesso che si sentiva insultato dal termine usato. Stava probabilmente osando insinuare che un Belmont come lui passasse le sue giornate a lanciare tomi contro ragazze indifese. Era incosciente che se davvero avesse voluto, Gabriel avrebbe fatto in modo che il tomo le cadesse dritto in testa, riducendo la sua statura a quella di un orribile gnomo. Raddrizzò la schiena cercando di scrutare al meglio la ragazza dietro i suoi occhi gelidi e distanti. Non era di certo un volto sconosciuto, doveva certamente averla vista in giro per il castello o a qualche lezione. Tuttavia era quasi certo di non aver sentito mai la voce di quella strega prima d'ora.
"Grazie, perdona la mia maleducazione, non mi sono ancora presentato sono Gabriel Belmont. Posso sbebitarmi in qualche modo?"
Gabriel cercò di mimare un'espressione quanto più cordiale possibile sperando di ingannare al meglio la sua interlocutrice. La Grifa avrebbe potuto tenersi il libro per sé, era innegabile. Forse quel gesto faceva parte del suo piano di arroganza, un finto atto di gentilezza verso uno studente che considerava inetto. Uno svalvolato che si divertiva a lanciare tomi dalle scale. Strinse le nocche al solo pensiero di essere accostato ad un elemento del genere sforzandosi di immaginare nessun doppio fine dietro il gesto della ragazza. La sua voce uscì più fredda del solito, con un tono che non ammetteva replica. Spese una sillaba in più sulla parola maleducazione. In quella frazione di secondo parve sputare tutto insieme il disprezzo che provava in quel momento e la critica che muoveva alla strega per non essersi presentata per prima. Tuttavia sperò che la ragazza non fosse così astuta. Nella migliore delle ipotesi avrebbe notato soltanto il suo accento. Chiuse le dita intorno al tomo portandolo su un fianco, quel maledetto non gli sarebbe sfuggito ancora. Era con un piede rivolto già verso le scale sperando che quella giornata potesse avere il tanto desiderato lieto fine. Il giovane Belmont seduto in tranquillità a leggere, circondato da suoni di sottofondo. Al momento sembrava una visione bucolica, frutto di un sogno ad occhi aperti, troppo bello per essere vero. I suoi occhi erano fissi su quelli della Grifa sperando di incutere abbastanza soggezione da potersi liberare di quella morsa frustrante che era la loro conversazione.

Edited by Gabriel Belmont - 1/5/2024, 00:12
 
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