Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Forgive me - I, Role Privata L.M. - Spalti

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view post Posted on 8/4/2024, 23:07
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La pioggia aveva continuato a scendere incessante durante tutta la partita che aveva visto coinvolte la squadra dei Corvonero contro quella dei Tassorosso. Era stata faticosa, avvincente e il lavoro dei due battitori aveva portato all'eliminazione di Cenwyn, una delle battitrici migliori insieme a Berg dei Serpeverde, ovviamente secondo le considerazioni di Desmond.
Il ribattere dell'unico bolide scovato durante la partita, aveva provocato dei frastuoni fragorosi che avevano scosso gli spettatori ma alla fine Agnes era riuscita ad acciuffare il boccino d'oro regalando la vittoria alla propria squadra. Tutti avevano fatto un buon lavoro, ma nonostante fossero riusciti a vincere, si erano classificati automaticamente al secondo posto lasciando di nuovo la vittoria ai Serpeverde per il "non si sa" anno consecutivo.
Il peso di quella indiretta sconfitta si fece sentire sulle spalle di Desmond che nonostante la pioggia incessante che stava facendo scappare via la maggior parte del pubblico, rimase fermo in volo per qualche istante in più sapendo bene di non essere di turno in infermeria quella domenica e quindi di potersela prendere con calma prima di entrare negli spogliatoi e farsi una meritata doccia calda.
In quella immobilità senza alcun pensiero definito, percepì un bruciante sguardo addosso. Immediatamente si voltò alle sue spalle e vide Lex a pochi metri da lui ancora in volo. Non si rese conto di quanto tempo fosse passato ma oramai in cielo erano rimasti solo loro due. Il loro ultimo incontro non era finito benissimo, dopo la sua dolorosa confessione i due avevano subito una sorta di allontanamento diventato più profondo per colpa degli impegni che li avevano completamente assorbiti senza la possibilità di poter passare un momento insieme, senza avere la possibilità di guarire dalla ferita che lui stesso aveva provocato.
Sarebbe dovuto andare negli spogliatoi e poi a festeggiare con la squadra la fine del loro campionato e purtroppo un misero secondo posto, ma rimase bloccato lì, con lo sguardo fisso su di lui senza sapere cosa fare, o meglio, non sapendo se ciò che voleva fare era giusto nei suoi confronti. Decise di non pensare, decise di seguire l'istinto e di spingere il manico di scopa verso la sua direzione accostandosi a lui, avvicinandosi al suo corpo bagnato dalla pioggia come il proprio.
Cosa avrebbe dovuto dirgli? Desmond non era bravo con le parole in certe situazioni che riguardavano se stesso, era più bravo con i gesti per fare capire alle persone, in positivo o in negativo, cosa stesse provando quindi allungò la mano sinistra andando ad afferrare la guancia gocciolante del ragazzo e in movimento rapido lo attirò a lui andando a sfiorare le sue labbra in un bacio a stampo ma intenso, fregandosene di essere praticamente in pubblico di fronte ai pochi spettatori che erano rimasti dopo la partita.
Ti aspetto dietro gli spalti.
Gli sussurrò sulle labbra nonostante fosse consapevole che la lontananza da tutti ma soprattutto il rumore della pioggia incessante, avrebbe mascherato le sue parole che avrebbe ascoltato solo lui.
Si diede un spinta con la scopa e si diresse verso gli spalti dei Grifondoro che si erano già rapidamente svuotati, atterrando in un punto preciso che gli avrebbe permesso di fare qualche passo in avanti per nascondersi alla vista di tutti. Infatti fra le travi dietro gli spalti, nascosto dalle pesanti bandiere rosso-oro, c'era uno spazio che rimaneva perennemente celato all'esterno e che impediva agli altri di potervi osservare all'interno, non era di passaggio, infatti qualcuno ci sarebbe dovuto andare di proposito proprio come stava facendo lui.
Desmond poggiò la Nimbus 2001 di lato e con un leggero slancio all'indietro si sedette su una delle travi portanti degli spalti di legno cercando di non pensare a nulla anche perché non sapeva se Lex lo avrebbe seguito, non dopo ciò che era successo fra loro. Gli aveva dato il tempo per sbollire, per tentare di perdonare quella bugia, ma ora non riusciva più a resistere, era lui succube del Tassorosso che non riusciva a stargli lontano e nonostante avesse rispettato la sua volontà fino ad allora, vederlo così vicino gli aveva mosso qualcosa dentro che lo aveva spinto a fare quel gesto, a rubargli quel bacio che non era stato richiesto.
Aveva bisogno di lui, ora più che mai, ora che aveva avuto la certezza che la persona più importante della sua vita, suo fratello Hatim, gli aveva confessato di odiarlo profondamente e lo aveva completamente abbandonato, . Seduto su quella trave, con i vestiti che gocciolavano copiosamente a terra, attese con impazienza di vederlo, di sentirle di nuovo il suo profumo ma soprattutto il calore del suo tocco che in quel momento, la sua mancanza, stava diventando un reale dolore fisico che sentiva dentro il torace all'altezza di quel muscolo cardiaco che gli batteva nel petto .
 
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view post Posted on 14/4/2024, 22:53
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No one really knows...

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Nonostante quella coi Corvonero fosse stata una delle più brevi partite di Quidditch a cui avevo mai partecipato (non considerando quella contro i verde-argento nella quale venni messo fuori gioco dopo appena pochi minuti dall’inizio dell’incontro), l’adrenalina e la pioggia che non aveva mai accennato a diminuire mi avevano reso fradicio. Non potevo negare di essere un po’ deluso. È vero, i Corvonero erano una corazzata di un certo livello, ma ero sinceramente convinto che i ritorni di Atalantino e di Mica ci avrebbero permesso di vendere cara la pelle, invece non fu necessaria più che qualche semplice azione per mettere uno stop al match. Non avevo avuto modo di segnare nessun goal durante la partita e, come me, anche tutti gli altri Corvonero. A causa di questo, dato il sottile vantaggio che i Serpeverde avevano, i bronzo-blu si erano piazzati automaticamente al secondo posto e quindi ero abbastanza certo che neppure loro fossero pienamente soddisfatti della loro partita. Al termine del gioco rimasi in volo per qualche minuto. Non ero cosciente del perché, forse per godermi un po’ di più quei momenti che sancivano la fine di un campionato che, nonostante il misero punteggio accumulato, non era affatto stato così disastroso come le statistiche mostravano, o forse perché, inconsciamente, stavo attendendo che un altro giocatore mettesse i piedi per terra.
L’ultimo appuntamento tra me e Desmond non era andato come mi sarei aspettato e purtroppo ci eravamo salutati con una nota un po’ amara che andava in netto contrasto con la dolcezza del pasto che avevamo consumato. Quasi come se il nostro fosse un gesto automatico, ci avvicinammo l’un l’altro al termine dell’incontro e, con un po’ di sorpresa, Desmond mi baciò davanti ai pochi spettatori rimasti e che stavano avviandosi verso l’uscita. Sebbene il mio unico desiderio, prima di quel momento, fosse solo quello di andare a farmi una doccia e piangere un po’ per il rammarico, quel semplice gesto del bronzo-blu modificò in toto il mio pensiero. Con un sussurro al mio orecchio che mi provocò un brivido mi disse che mi avrebbe aspettato dietro agli spalti, come era già successo una volta.
Non riuscii a leggere la sua espressione. Non capivo se si trattasse del suo modo di chiedermi scusa per quello che era successo recentemente o se si trattasse di un semplice pretesto per sfogare fisicamente un po’ della sua frustrazione dovuta al risultato della partita. In ogni caso, mosso sia dalla curiosità e sia dall’impellente desiderio di riavvicinarmi a lui, dopo aver finito di salutare i pochi rimasti mi portai dietro agli spalti.
Cosa avrei risposto, se mi avesse domandato il mio stato d’animo? Non ero sicuro della risposta che avrei dato. Se da una parte ero certo che il ragazzo mi avesse detto la verità e che non avesse combinato niente insieme al suo ex a casa del quale aveva passato l’ultima settimana di vacanze natalizie, dall’altra ero ancora un po’ deluso dal fatto che avesse aspettato così tanto tempo prima di dirmelo, come se non si fidasse di me o come se avesse avuto paura della mia reazione.
Con un sospiro arrivai, ancora fradicio e gocciolante di quel mix di sudore ed acqua piovana, sugli spalti di Grifondoro oramai deserti, e raggiunsi Desmond nell’incavo che ci avrebbe conferito un po’ di privacy e che ci avrebbe riparato dallo scrosciare incessante delle gocce di pioggia.
Lo osservai per qualche istante. Nonostante la fatica, il meteo, la partita appena giocata, il mio ragazzo era bellissimo, tanto da mozzarmi il fiato, e d’istinto mi ritrovai ad inclinare verso l’alto gli angoli della bocca in un sorriso, nonostante la mia espressione non manifestasse poi felicità.
“He-“ deglutii. “Hey. Bella partita.”
Bella partita? Quasi mi stupii per la stupidaggine della mia stessa frase.
“Come stai?” chiesi quindi velocemente subito dopo, come a voler cancellare l’imbarazzo della prima parte.
Mi pentii amaramente della domanda perché, secondo la mia logica, lui avrebbe ricambiato con la stessa questione a cui io, appunto, non avrei saputo dare una risposta.
“Mi…” deglutii ancora una volta, poi feci un passo verso di lui per avvicinarmi un po’ ma ancora senza arrivare al contatto fisico.
“Mi sei mancato in questi giorni.”
Non aggiunsi altro. D’altronde era lui ad avermi chiesto di raggiungerlo agli spalti, per cui mi aspettavo una sua reazione o qualche frase, qualche spiegazione. Non ero arrabbiato con lui, non lo ero affatto. E mi mancava, mi mancava come l’aria. Avrei volentieri ingoiato il mio orgoglio per l’ennesima volta, avrei voluto che tutto tornasse a quei momenti prima di quella confessione tanto innocente quanto violenta per me. La mia totale ignoranza in campo di relazioni mi portava a dubitare di me stesso, a credere che la mia reazione fosse stata sbagliata, spropositata. E quindi ci ricascai, per l’ennesima volta con lui.
“Scusa” dissi, come se avessi colpa di qualcosa.
“Ho sbagliato a reagire in quel modo. Perdonami, sono stato esagerato.”
Volevo solo che lui si avvicinasse a me, che mettesse fine a tutti questi dubbi che mi attanagliavano. Che mi dimostrasse che ero il solo per lui, come lui era il solo per me.
 
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