Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Spalti di Corvonero

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view post Posted on 7/4/2024, 13:49
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//Qui potranno postare gli studenti di Corvonero e chiunque voglia sostenere la squadra.
 
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view post Posted on 7/4/2024, 14:09
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Sugar amava giocare a Quidditch, ma tifare dalle tribune occupava un posto speciale nel suo cuore per tutti gli anni che lo aveva fatto per Serpeverde. La partita mensile era un appuntamento a cui non poteva mancare laddove sapeva che avrebbe perso la voce per il tifo, socializzato con gli altri tifosi, trascorso un pomeriggio unico e scambiata insulti e occhiatacce con Fedoryen. Quel giorno, seduta sugli spalti di Corvonero, non avrebbe spuntato l'ultima casella di quella lista. Per la prima volta, Sugar e Caledon avrebbero guardato la partita seduti dalla stessa parte. Avvolta nel suo trench bianco e con stivali alti fin sotto al ginocchio per fronteggiare il terriccio reso molle dalla pioggia, Sugar si era seduta dove le tribune erano protette dalla tettoia contro la pioggia. Sapeva che Caledon non avrebbe avuto difficoltà a individuarla anche a costo di girarsi l'intero Campo di Quidditch, quindi si rilassò prima di essere trovata. Rivolse lo sguardo al centro della struttura, dove Atalantino avrebbe giocato nuovamente dopo anni. Memore di tutte le frustrazioni causate a Serpeverde, gli augurò silenziosamente di finire contro una delle porte; lei invece aveva scelto di tifare Corvonero per Nives Ivanov, giocatrice che l'aveva decisamente colpita nel corso della sua carriera tra i Corvi. A parte lei, non conosceva nessuno tra la squadra bronzoblu, ma questo bastava.
La contesa della Pluffa venne azionata e Sugar applaudì forte per sostenere il Cacciatore di Corvonero a prenderla prima di Lex Mashal; non avendo idea di chi si trattasse, attese di udire qualcun altro gridarne il nome e aggiungersi ai cori.
 
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Sarebbe stata un’altra domenica di fermento a Hogwarts con quella nuova giornata del campionato di Quidditch. Caledon alla fine non aveva mai desiderato unirsi davvero alla squadra, ma essere presente alle partire era diventata una specie di tradizione tra lui e Sugar, a cui lui non intendeva rinunciare. Considerate le vite così diverse che facevano, Fedoryen cercava sempre di approfittare di ogni momento utile per vederla e stare con lei, così qualche giorno prima le aveva mandato un gufo cercando di convincerla che per una volta sarebbe stato sensato trovarsi sugli stessi spalti, invece di sputarsi addosso insulti e gestacci da una parte all’altra del campo - del resto, erano bravissimi a farlo anche da vicino.
Sugar aveva acconsentito, ma Caledon la conosceva ormai troppo bene per illudersi che lei avesse davvero deciso di assecondarlo: era più probabile che lei avesse avuto già intenzione di tifare per Corvonero in occasione di quella partita, un motivo che probabilmente con lui non c’entrava nulla. A Caledon andava bene così, perché ciò che gli importava era che riuscissero a stare un po’ insieme anche quel giorno.
L’aveva già avvistata sulle scale e si costrinse a non correrle dietro e provare a spaventarla solo per non sentirla lamentarsi di non rispettare la sua decisione di tenere la loro storia per loro e basta e bla bla bla, ma qualche minuto dopo le fu comunque accanto sulla gradinata.

– Finalmente sei dalla parte giusta.

Aveva già un ghigno sul volto, quando si affrettò ad accomodarsi accanto a lei con tutta l’intenzione di farle notare come finalmente fosse rinsavita con il suo stupido tifo, che li aveva visti sempre avversari.
Vestito di un maglioncino blu con la sciarpa di Corvonero intorno al collo, Caledon prese subito a fissarla in volto. Sugar, infatti, gli aveva anticipato che avrebbe portato con sé dei trucchi, ma a lui non sembrava di vedere niente di diverso dal solito sul volto che lui preferiva nell’intero universo. Se quindi aveva pensato di guardarla di sottecchi, alla fine si trovò a fissarla con le sopracciglia sollevate: che non avesse avuto tempo e non si fosse truccata? O si era truccata ma lui non lo vedeva? Non ci capiva un accidente di quella roba.
La contesa della pluffa era già in corso, ma lui continuava a fissare imbronciato Sugar, nel tentativo di essere illuminato da ciò che sentiva di dover notare (perché specificargli dei trucchi nel gufo, altrimenti?), ma che proprio non vedeva. La mente gli lavorava meno nelle estenuanti lezioni del suo Corso Pupillo, qualcuno avrebbe potuto dire.
 
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Il meteo ad Hogwarts sembrava avere il solito tempismo ultimamente quando si trattava di Quidditch: pioggia senza ritegno. Almeno così le aveva raccontato sua sorella Megan, componente della squadra Corvonero, che quel giorno avrebbe partecipato alla partita. Nei loro incontri fugaci dopo le lezioni era capitato che la sorella maggiore le raccontasse i suoi ultimi allenamenti e avevano tutti sempre lo stesso scenario... bagnato. Ancora prima che la sua mente potesse ricollegare questi ricordi, si rese conto da sola delle condizioni metereologiche, dato che dovette coprirsi con il mantello per evitare di diventare un pulcino bagnato.
Si fece strada tra i tifosi e riuscì a trovare un posto libero, dove si sedette in modo composto, coprendosi bene, soprattutto le gambe accavallate, con la propria uniforme, per evitare di bagnarsi eccessivamente. Tenendo con le proprie braccia conserte il petto coperto, il suo sguardo si spostò davanti a sé, per poter individuare sua sorella, del resto era venuta lì proprio per lei. Mentre con le dita giocava con il lembo del suo mantello riuscì a individuarla tra i vari giocatori e si formò subito un sorriso sulle sue labbra: era fiera di lei e sinceramente fiduciosa che avrebbe fatto del suo meglio. La sua Mei poteva farcela e doveva sapere che la sorella minore era lì a sostenerla. Infatti sussurrò tra sé e sé: «Forza Mei, sei fortissima.»
 
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view post Posted on 7/4/2024, 14:55
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- Zitto, Fedoryen. Non esaltarti, sono qui per Ivanov. -

Sugar non poté evitare di sorridere quando Caledon si palesò al suo fianco, prendendo immediatamente posto vicino a lei. Arricciò il naso in una smorfia alle sue parole, mascherando il fatto di non provare fastidio né nervosismo nel presenziare insieme a lui in quel momento. Sorvolò su quella stranezza e continuò a guardarlo: avrebbe dovuto saperlo ormai che Sugar era sempre dalla parte giusta, mentre Caledon finiva continuamente per sostare nelle tribune sbagliate. Eppure non avrebbe mai voluto rinunciare a quel contrasto, che finiva inevitabilmente per riavvicinarli. Sugar era su quegli spalti per Nives Ivanov, indubbiamente... ma anche per quel piacevole tepore che le formicolò il fianco quando lui si sistemò. Ovviamente non poteva dirglielo, anche se le sue labbra continuavano a rimanere incurvate verso l'alto. Cal la guardò imbronciato senza prestare attenzione alla partita, cercando evidentemente le tracce di trucco sul suo viso, come gli aveva anticipato. Gli mostrò la palette e la aprì, pronta a spalmargli il trucco sulla faccia. Un pensiero maligno le si dipinse nella mente, ma ostentò un'espressione neutrale per non allarmarlo.

- Pronto a farti truccare con i colori della tua casa? - chiese. - Naturalmente io non posso farlo. Regole dei Serpeverde. -

Assottigliò le labbra. Le loro spalle si toccarono in un contatto che non era casuale. Accorgendosi di aver sostato con lo sguardo sul suo viso per troppo tempo solo grazie agli applausi di qualcuno lì vicino, Sugar distolse gli occhi solo per rivolgerli al Campo e trovare i Battitori di Corvonero impegnati alla conquista di un Bolide contro quella squilibrata di Cadarn.

- FORZA NIVES! - gridò allora. - Guarda, non è il tuo amico Tarabay quello? Truccati per lui! -

Intinse il polpastrello dell'anulare sul verde smeraldo della palette cercando di non farsi vedere da Caledon, pronta a riprodurgli i colori di Serpeverde invece che quelli di Corvonero su tutta la faccia.
 
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view post Posted on 7/4/2024, 14:59
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Il cappello a punta da strega e la veste blu notte indicavano più o meno la casa di appartenenza di Charlotte Melankholiya, perché aveva rinunciato alla ricerca della sciarpa con lo stemma dell’aquila per non presentarsi in ritardo sugli spalti: non voleva perdersi neanche un momento di quella partita. Si era quindi accomodata sugli spalti, ma era subito scattata in piedi già alla contesa della pluffa. Non aveva mai avuto un particolare auto-controllo quando c’era di mezzo il Quidditch. O non aveva auto-controllo e basta, ma almeno quel giorno aveva una scusa decente, visto che il primo tocco della palla scarlatta fu della squadra avversaria. La partita, però, si fece interessante fin da subito grazie all’avvistamento dei bolidi.

– Ottimo, Desm! Vai! Forza, Meg!

Il Quidditch, era noto, distruggeva ogni tipo di gerarchia e formalità a colpi di mazza. E lei era lì per tirare non solo la squadra della casa che l’aveva accolta a Hogwarts per sette anni, ma anche per supportare gli studenti che conosceva più da vicino e con cui aveva la fortuna di lavorare al Settimanale delle Streghe e non solo. Naturalmente, lo avrebbe fatto a gran voce.
 
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view post Posted on 7/4/2024, 15:22
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– Cosa? No! Non voglio addosso quella porcheria, pensavo dovessi truccarti tu!

Mise materialmente le mani avanti per bloccare subito i movimenti di Sugar che in mano aveva una specie di tavolozza dei suoi colori ma che, apprendeva sul momento, non intendeva utilizzare né su una delle sue tele, né su lei stessa. Il ricordo di lei con Chèvert sugli spalti dall’altra parte del campo gli tornò in mente fin troppo vivido, e lui scosse il volto su cui era già apparsa una smorfia. Solo la menzione a Desmond lo fece infine distrarre da lei e lo fece finalmente voltare sull’ovale di gioco. Aveva quasi dimenticato che giocasse anche il suo amico, perché aveva solo pensato a trovare il modo per passare del tempo con Sugar anche quella domenica. Gliel’avrebbe fatta pagare per averlo reso quasi un pessimo amico.

– Lo sai che sta con il capitano di Tassorosso? Pensa se dovrà bolidarlo! Io ti boliderei senza pensarci nemmeno un secondo.

Di nuovo il ghigno divertito sul volto, ma la voce di era abbassata di qualche tono per lo scambio di quelle confidenze. Si sfilò allora la scarpa di Corvonero e l’avvolse attorno al collo di lei, avendo cura di stropicciarla il più possibile i capelli per farlo e certo che lei avrebbe tentato di opporsi, stupide regole di Serpeverde o meno.

– È quello il tipo con cui mi dicevi di essere stata al Piediburro? Ti ha più cercata?

Il tono era neutrale, quando poi accennò allora con il capo al Tassorosso che era volato vicino agli spalti poco prima, di cui lui conosceva il nome perché Sugar glielo aveva detto e perché lo aveva visto anche di fronte a casa di Sugar attraverso la mappa incantata. Non era stato difficile associare un nome a un volte, considerando quanto riuscivano a essere anonimi ì giallo-neri. Invero, lui conosceva già la risposta alla domanda che aveva posto, ma voleva sentirla da lei. Mantenne lo sguardo sul campo di gioco per non guardarla e non tradire la sua conoscenza, ma anche l’ombra di apprensione per la possibilità che lei potesse mentirgli.
 
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La ragazza dai capelli rossi continuava a giocare con il lembo del proprio mantello, un po' per scaricare la tensione, un po' perché tentava di coprirsi di più, ma nel mentre era intenta ad osservare la disputa che stava avvenendo davanti ai propri occhi. Non conosceva i giocatori, sebbene ne avesse già visto qualcuno di Tassorosso l'ultima partita alla quale aveva preso parte come spettatrice, e altri di Corvonero in giro per la scuola, ma ammirava molto l'impegno che ci stavano mettendo tutti. Chiaramente però la sua attenzione era principalmente rivolta verso sua sorella Megan.
Dopo poco vide che la maggior parte dei tifosi spostò l'attenzione proprio verso la sua corvonero, e il motivo era chiaro: era riuscita a prendere la Pluffa! Evitò di urlare, non voleva distrarla, anche se aveva i suoi dubbi che la potesse sentire tra la pioggia e le urla già degli altri tifosi. Dentro di lei però urlò di gioia: sapeva che poteva farcela. Prima della partita Megan le aveva confessato di essere nervosa, ma Lynette sapeva che era concentrata e che sarebbe andato tutto per il meglio. Forza!!! Avrebbe dato del filo da torcere agli avversari, ne era sicura. Forse a volte Megan si dimenticava di questo quando era agitata ma, come aveva dimostrato tante volte, era fatta della stessa pasta del fuoco... «Brucia tutto, Mei! Sei bravissima!» Probabilmente le sue parole non arrivavano alla corvonero, non urlò in modo eccessivo, né come i suoi pensieri, ma sapeva che i loro cuori sapevano comunicare perfettamente.
 
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- Non puoi mica sottrarti, è un requisito per quando gioca la tua squadra! - lo informò.

Cercò di superare il blocco delle sue mani e strisciargli la guancia di verde smeraldo con un ghignetto divertito, senza lasciarsi incantare dal suo tentativo di conversazione e distrarla. Oh, sapeva bene che Caledon avrebbe cercato di Bolidarla sul campo di Quidditch, così come sapeva che lo avrebbe ritrovato ai piedi del suo talamo in Infermeria per sincerarsi che stesse bene. A condizioni invertite, Sugar non si sarebbe presentata e lo avrebbe lasciato in attesa per poi farsi trovare casualmente davanti alla sua Sala Comune una volta dimesso.
Si ritrovò la sciarpa di Corvonero intorno al collo e i capelli disordinati, il che le diede reminiscenze di un altro incontro in cui lui le aveva messo addosso quell'indumento. Il pensiero fece brillare gli occhi acquamarina, e le guance si imporporarono appena, ma Sugar proseguì come se nulla fosse.

- Ah si? Ti boliderei anche io Fedoryen, non preoccuparti. E poi non verrei nemmeno a vedere come stai. - promise, per poi cercare di ribellarsi a lui e alla sciarpa, ma soprattutto di rimettersi a posto i capelli. - Come osi...! -

Non riuscì a cancellarsi il sorriso sul volto, tuttavia; invece di togliersi la sciarpa, scattò a lasciargli un'impronta decisa di verde sulla guancia destra con una risata lieve. Nel mezzo di quello scambio, che li aveva portati ancora più vicini per un singolare momento, dimenticò la presenza dei tifosi e dei giocatori intorno a loro e sostò più del necessario sulla pelle di lui con il pollice. Si mordicchiò il labbro inferiore nella bocca e abbassò gli occhi su quella di lui per qualche secondo prima di distogliere lo sguardo con un sorriso imbarazzato. Non si tolse la sciarpa; per qualche motivo, le dava meno fastidio del previsto.

- Hmm si, lo ha fatto. Ha cercato di darmi il boccino con cui ha sconfitto Serpeverde. - commentò, portando lo sguardo su Atalantino.

Si chiese perché Caledon glielo avesse chiesto, e si rispose che doveva trattarsi della stessa insicurezza che lo aveva portato a marcare il territorio davanti a suo fratello. Dopotutto, il Corvonero sapeva dei trascorsi tra lei e Atalantino, e dal momento che questi si era ripresentato a Hogwarts Sugar poteva concedere quella curiosità a Caledon. Sperò di non vederlo esplodere in un'altra scenata delle sue e farle pentire di avergli risposto con onestà, e soprattutto aver respinto le attenzioni del Tassorosso in suo nome. Nel frattanto, il Cercatore era impegnato nel tentativo di conquistare il boccino per i Tassorosso. Sperò con tutta sé stessa di vedere la Cercatrice di Corvonero trionfare contro di lui, per quanto potesse mettere pressione a Serpeverde.
 
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Il mal di gola e il raffreddore lo rallentavano molto, tanto da farlo giungere con qualche minuto di ritardo rispetto al fischio d’inizio dell’arbitro. Tuttavia, nemmeno il vaiolo del drago gli avrebbe potuto impedire di andare a tifare la propria squadra del cuore e gli splendidi giocatori che la componevano. Per questo si ritrovava seduto accanto alla propria migliore amica ad agitare la sciarpa bronzo-blu in segno di incitamento (Eleanor lo avrebbe rimproverato, se lo avesse visto a collo scoperto!), non potendo tifare con la voce.
«Adalandino fembra dare del filo da dorgere ad Agnef, ma fono gerdo ghe alla fine l’avrà vinda lei!».
Commentò fiducioso e con la voce alterata dal raffreddore che gli rendeva il naso rosso, mentre seguiva l’avvicendarsi dei movimenti dei due Cercatori, nel contesto di una partita infervorata (che fine avrebbe fatto la bolidata di Nives nei confronti di Cenwyn?).
 
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view post Posted on 7/4/2024, 16:17
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Si vede presto incastrato in una lotta fatta di dita e pittura, in cui lui cercava di bloccare le braccia di lei e Sugar che in qualche modo svicolava e riusciva a sfiorargli, e quindi macchiargli, le guance. Quel contatto non lo faceva più bruciare di irrequietezza, ma dalla… contentezza di ritrovarsi con lei, tra simili. Un po’ come quando si tornava a casa dopo un viaggio, o qualcosa di simile. Lui non aveva mai provato niente del genere prima di Sugar, quindi sapeva solo che il suo tocco gli fosse ormai famigliare in modo bello, positivo, intenso. Non si rese conto di come lei stessa indugiando in quel tocco in pubblico, perché su quegli spalti non era mai esistito nessuno a parte lei dal principio. Invece sorrise senza accorgersene.

– Sei la strega più stronza che conosco.

E anche la più bella. E anche l’unica che lo facesse sentire in quel modo.
Scrollò le spalle, non essendosi aspettato da Mandylion una risposta diversa da quella che aveva in effetti ottenuto. Era davvero una stronza, e Caledon sapeva si sarebbe comportata esattamente così. Probabilmente lo avrebbe bolidato anche se non fosse stato utile alla strategia di gioco e solo per il gusto di farlo.
Infilò la mano sotto il mantello di lei e le strinse la coscia nella parte più alta, dove la veste di Sugar veniva raggiunta anche dalle frange della sciarpa che lui le aveva messo al collo e che lì era restava con sorpresa di Caledon. Tocchi in teoria al sicuro da occhiate indiscrete, non che lui ci avesse poi ragionato così tanto.

– Che pallone gonfiato. Spero che Agnes lo batta. Sembra essere intelligente quanto mio padre, starà ripetendo anche lui l’ultimo anno per tipo la terza volta.

Sbuffò nel sentire di atalantino, ma una parte più profonda di lui si rassicurò per aver ottenuto conferma di potersi fidare di lei. Sapeva, inoltre, che avrebbe suonato le corde giuste paragonando il Tassorosso a suo padre, che a entrambi non andava a genio. Le strinse ancora la coscia, quindi ci disegnò sopra dei cerchi con il polpastrello. Era una domenica qualunque e lui era al fianco di Sugar Mandylion a Hogwarts. Era un bastardo fortunato.
 
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Lynette aveva gli occhi puntati sulla partita: l'aria si poteva tagliare con un coltello talmente la situazione era tesa. I cercatori stavano per prendere il boccino, invece sua sorella, dopo aver perso il possesso palla, era riuscita a riprenderla subito dopo. Lo aveva detto che la pasta era quella del fuoco. Sorrise, orgogliosa di Megan e di quanto stesse facendo del suo meglio in quella partita all'ultima presa! Le aveva raccontato quanto le piacesse il Quidditch, ma vederla in azione rendeva di più delle parole in effetti. La pioggia sembrava essere ancora la protagonista della partita data la difficoltà che dava ai giocatori, eppure ciò che succedeva in campo la metteva comunque in secondo piano. Una giocatrice era già fuori gioco, per dire, la Pluffa era contesa da più giocatori, e il boccino stava per essere preso. Dove si doveva guardare?
L'unica cosa che l'aveva distratta era una voce familiare che prima aveva fatto strada tra i tifosi per fare il tifo, che aveva già sentito in una situazione simile. Quella bionda vicino a quel ragazzo, l'aveva già vista lì, gliela aveva presentata sua sorella Megan. Fu un piacere per lei rivederla, avrebbe voluto effettivamente salutarla prima, ma vedeva che la compagnia al momento era ottima, quindi avrebbe aspettato un secondo momento per rivolgerle la parola per educazione. Tuttavia, chi aveva il coraggio di distrarsi adesso, la tensione era alle stelle! Lynette era coinvolta e dentro di sé provava tanta ammirazione, ma soprattutto sostegno nei confronti di sua sorella Mei e i suoi compagni.
 
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Tra le sue missioni del giorno c’era, oltre a tifare Desmond e Megan, quella di reggere l’ombrello affinché un cucciolo raffreddato di Dirigente non si bagnasse e non peggiorasse le sue condizioni. Era una missione difficilissima, considerato il suo caro inesistente auto-controllo. Ogni volta che si rendeva conto di essersi mossa troppo, però, Charlotte tornava a coprire accuratamente Sheldon e a muovere nervosamente la gamba destra via via che la partita proseguiva e si avvicinava alla conclusione. Riuscì a comprendere l’amico solo perché Sheldon rientrava nella manciata (anche meno) di persone con cui parlava quotidianamente, e non potè non dargli ragione con una certa frustrazione.

– Infatti, che diavolo! Deve vincere lei, è più brava! E ha continuato ad allenare la squadra anche in piena sessione M.A.G.O.! Preghiamo gli dei delle Firebolt!

Parlo in modo agitato e infatti riprese a muovere l’ombrello, lasciando inavvertitamente metà del capo del Dirigente alla pioggia. Si affrettò a coprirlo di nuovo.

– Scusa, scusa. Vai, Agnes! Sei la migliore!
 
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- Quella la odio. - commentò con una lieve risata soddisfatta mentre Cadarn venne colpita e mandata k.o.

Poi il tocco di Caledon le cancellò ogni altro pensiero, e lei si ritrovò solo a fingere di guardare la partita mentre ogni fibra del suo corpo si tendeva e si focalizzava sui cerchi delicati che lui le stava disegnando sulla gamba. Brividi piacevoli si sparsero lungo la sua pelle mentre lei controllava rapidamente che tutti fossero troppo presi dal gioco per prestare loro attenzione. Schiuse appena le labbra e si voltò quindi verso Caledon, la cui audacia davvero non conosceva fine. Batté le palpebre contemplando in segreto il suo profilo e i dettagli del suo viso (il suo sorriso) per richiamare alla mente il modo in cui i suoi baci incontrassero la consistenza delle sue guance. Di cosa stavano parlando? Ancora una volta, le sue dita reclamavano tutta la sua attenzione, e lei si sentì più accaldata. Sotto alla panca, il piede di Sugar sfiorò quello di lui per poi spingervisi in maniera più decisa.

- ... ti stanno bene i colori di Serpeverde addosso. - commentò alzando l'angolo della bocca.

Continuò a guardarlo negli occhi, ricordandosi a malapena quanto fosse pericoloso stargli così vicino in pubblico. Eppure, tutto sembrava tranquillo, al proprio posto, e lei non voleva interrompere quel contatto. Erano insieme, dopotutto. Per un momento, un solo momento, poteva andare bene essere dalla stessa parte, sugli stessi spalti, l'uno vicino all'altra.

- Cal... - mormorò, sporgendosi appena verso di lui.

Gli spalti esplosero in quel momento in sostegno alla Cercatrice di Corvonero, che aveva catturato il boccino. Sugar si risvegliò in quel momento mentre il boato le arrivava ovattato alle orecchie, come da una lunga distanza. Realizzò la sconfitta di Atalantino e la vittoria di Corvonero allargando gli occhi; batté le mani con qualche istante di ritardo mentre tornava in sé schiarendosi rapidamente la voce. Si era persa il momento vero e proprio in cui finalmente qualcuno era riuscito a sgraffignare il boccino da sotto al naso del Tassorosso, un istante che si era immaginata almeno mille volte in passato... ma per qualche motivo non poteva dirsi più di tanto dispiaciuta. Applaudì con forza, soddisfatta che a compiere l'atto fosse stata oltretutto una donna.

- I tuoi Corvi hanno vinto. - commentò quindi a Caledon, mentre continuava a battere le mani. - Dovremmo festeggiare. -

Portò di nuovo gli occhi su di lui e batté le ciglia.
 
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Megan era riuscita a prendere nuovamente la palla e invece di passarla, decise di puntare verso gli anelli! Era il suo momento, Evie sorridente guardava sua sorella con soddisfazione e orgoglio: Mei era la sua eroina. Era il suo esempio e il suo punto di riferimento; anche in questa partita stava dimostrando il suo impegno esemplare e la sua tenacia, che le aveva sempre insegnato. Quella sì che era sua sorella, signori.
L'attenzione di Lynette era su sua sorella Megan, ma riuscì a spostare il proprio sguardo verso la capitana della squadra Cornovero e vide in quell'ultimo istante la fatidica presa della sfera dorata. Poco dopo il gioco si interruppe quando l'arbitro decretò la vittoria per i corvonero, facendo alzare così tutti in piedi, compresa la rossa. Cominciò ad applaudire e sorrise verso sua sorella: purtroppo con l'interruzione della partita Mei non aveva potuto fare un possibile goal, ma era stata comunque eccezionale. In generale tutti lo erano stati, si meritavano gli applausi. «Sei stata bravissima, Mei!» Questa volta avrebbe urlato a gran voce, il messaggio le sarebbe arrivato forte e chiaro, come meritava.
Non appena l'entusiasmo della folla si fosse placato, la ragazza avrebbe cercato di scendere dalle tribune, per poter raggiungere sua sorella e congratularsi con lei e magari anche con il resto della squadra. Si spostò dal suo posto di spettatrice e per un attimo la sua attenzione volò sulla ragazza bionda che avrebbe voluto salutare, tuttavia nella sua innocenza vide che era presa dalla conversazione con il ragazzo. Così decise di guardarla per un attimo, per darle un cenno di saluto, qualsiasi fosse stata la risposta si sarebbe allontana, facendo attenzione alla pioggia.
 
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