Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Persuasion, Maya Smith and Gryffindor Quidditch Club

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view post Posted on 28/3/2024, 22:44
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La mattina della domenica di Pasqua Helen Minerva aveva deciso di concedersi una pausa dalle sue elucubrazioni mentali e di godersi una giornata di meritato riposo. Aveva deciso, per una volta, di lasciarsi sorprendere dagli eventi della giornata invece di indirizzarne il decorso di suo pugno. Aveva anche considerato di unirsi agli eventi che la scuola aveva indetto per festeggiare tutti insieme ma aveva prontamente scartato l'ipotesi: nel suo pigreggiare non voleva contemplare conpiere sforzi superflui. E cercare di rendersi simpatica in una conversazione sarebbe stato, sicuramente, uno stress inutile ed inconcludente.
La mattina, a colazione, aveva ricevuto tramite il maestoso Gufo Reale degli Shadowheart, una lettera dalla famiglia paterna in cui il nonno e la nonna, con un linguaggio formale e distaccato le auguravano una piacevole giornata. Non ci dette molto peso: era abituata al loro modo di fare, avendo passato gran parte della sua infanzia sotto la loro tutela. Non perché i genitori non fossero presenti o amorevoli, soprattutto la madre, ma spesso si assentavano per lavoro ed in più la nonna, nobile ex-Corvonero purosangue, l'aveva istruita al maniero personalmente e con ferrea disciplina per fare in modo che la giovane ragazza fosse all'altezza dell'illustre cognome che portava. Anzi, aveva appreso i loro modi algidi e impostati di porsi quasi per osmosi, in quanto Minerva ammirava profondamente la lucidità e la pura logica che i maghi della sua famiglia esibivano seppur la madre si era imposta per un periodo nel farle frequentare le scuole babbane probabilmente per crearle occasione di contatto con i coetanei. Esperimento fallito subito e miseramente.
Questo seguito, dopo pochi minuti, dall'allegro Barbagianni di sua madre che le consegnò una lettera e un pacchetto con degli ovetti di cioccolata babbani e qualche cioccorana. Il testo era molto più appassionato e diretto, chiedeva della sua salute, di come andasse lo studio e con gli amici (che ancora non aveva) e le raccontava di Lei e del padre e di qualche episodio buffo successo dalla sua ultima. C'erano anche un paio di righe di pugno del padre, in cui le raccomandava di godersi le festività e di aggiornarlo sulle sue ricerche, ma fu il post scrictum scritto con la disordinata grafia materna a strapparle un sorriso:
Perdonali, ti vogliono bene, sai che son fatti così: sono anni che sto lavorando sul far sciogliere papà! con tanto di buffe faccine stilizzate.
Ma Minerva era perfettamente consapevole che se non gliene avessero voluto non sarebbe arrivata nessuna lettera. Sua madre era un'eterna ragazzina, piena di vita e dal latino sangue caldo e, seppure avesse assistito per tutta la vita ad un amore da favola come quello dei suoi genitori, poco comprendeva come si fosse ambientata così bene nella reggia dei ghiacci che era il maniero paterno. Ricordava perfettamente il tempo passato ospite dei nonni materni e le sembrava costantemente di essere invitata ad una festa: colori, allegria, spontaneità... Cose ereditate totalmente dalla madre e in parte anche da Helen ma che si era abituata e si ostineva a sopprimere tramite l'esaltazione dell'intelletto. Sapeva di essere molto amata, da entrambi i lati, anche con modi diametralmente opposti di manifestarlo, e ricambiava con altrettanto affetto.

Così, Helen Minerva, dopo aver messo nella borsa le lettere e le cioccorane, si diresse verso il cortile interno. Aveva già mandato i rispettivi auguri con i gufi della scuola, avrebbe pensato successivamente ad una risposta che non fosse un telegramma. Una volta arrivata fece un giro del cortile lentamente, quasi a scegliere il posto migliore ed infine si appoggiò con la schiena al muro, in modo tale da avere una buona visuale di ciò che avveniva al suo interno. Il maglione verde bosco oversize che indossava la teneva al caldo e la riparava dal freddo della pietra su cui si era appoggiata. Il colore, avvolgente, si amalganava bene con la criniera indomita con cui si era rifiutata di regolare i conti quella mattina e con il colore della sua pelle. Aveva appoggiato la suola della scarpa destra, piegando la corrispettiva gamba fasciata sa un paio di pantaloni neri, al muro, per stare comoda mentre con lo sguardo scrutava il cortile alla ricerca di qualcosa che attirasse la sua attenzione o solo per osservare le interazioni tra gli altri studenti e le varie dinamiche che mettevano in scena. Ogni tanto, pigramente, si portava alla bocca uno degli ovetti che erano contenuti nel sacchetto inviatole dalla madre che teneva con la mano sinistra, gustandosi il sapore del dolce cioccolato. Sentiva che sarebbe dovuto succedere qualcosa e sembrava quasi essere in attesa... Anche se non avrebbe assolutamente saputo dire cosa.
 
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view post Posted on 29/3/2024, 19:26
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Aveva aspettato per tutta la mattina la lettera da parte dei suoi genitori in cui le auguravano buone feste e, nonostante non si aspettasse davvero una loro risposta, vi era rimasta male nel non ricevere nulla. Proprio per quella frustrazione aveva invece passato tutta la mattinata di quella domenica sul letto ad ingurgitare biscotti e cioccolato che invece i suoi cari nonni avevano gentilmente deciso di spedirle «Che c'è?.. lo sapete che mangio quando sono nervosa!» borbottò a Isabelle ed Amy tra una masticata e l'altra per mandare giù il boccone di dolciumi «Sento i tuoi occhi giudicarmi fin da lì, William!» si rivolse al coniglio di isabelle guardandolo con gli occhi socchiusi in due fessure. Se quella mattina qualcuno glielo avesse chiesto avrebbe di certo affermato con convinzione che i conigli tendevano a giudicare molto le azioni altrui, fu quando capì che se la stava prendendo davvero con un diamine di coniglio che decise di uscire dalla torre di Grifondoro per respirare dell'aria fredda; infatti una volta indossato un jeans nero ed il maglione rosso con la "M" -che Maxime le aveva regalato- indossò il mantello ed uscì dalla camera salutando le ragazze e lanciando un'ultima occhiata alla palla di pelo.
A passo spedito Maya giunse fino al cortile interno della scuola e lì si sentì finalmente libera da ogni oppressione fisica o mentale, forse quello era il giorno giusto per tirarsi su le maniche e fare qualcosa di utile. Il suo sguardo cadde su una figura tranquillamente seduta al dì sotto dei tanti archi in marmo del cortile e inutile dire che forse era proprio quello di cui aveva bisogno. Si avvicinò alla ragazza e solo una volta visto il viso la riconobbe come una delle sue concasate. «Hellen Minerva?.. ciao! Sono Maya Smith, non so se mi conosci ma io conosco te» con un sorriso allungò una mano in sua direzione per presentarsi ufficialmente alla giovane Grifondoro «Volevo complimentarmi con te per tutto l'impegno che hai dimostrato all'ultima lezione di Babbanologia, tu, Amelia e Sylas avete fatto faville!» commentò con tono sincero dando la schiena e prendendo posto alla parte opposta del muro in cui vi era seduta la ragazza.
«Qual buon vento ti porta qui questa mattina? Io dovevo uscire dalla stanza o rischiavo un'intossicazione da cioccolato» ridacchiò posando anche la testa al muro e guardando verso l'alto alla ricerca di anche un solo e piccolo spiraglio di sole in quelle fitte nuvole che circondavano Hogwarts. «Hai qualche hobby o ti interesserebbe averne? Tipo il Quidditch?.. Non so se lo sai, ma io sono la Capitana della squadra di Grifondoro» la buttò lì sul vago (anche se di vago non vi era niente) e con un sorriso rimase lì ad attendere la risposta di Hellen.

Edited by Maya Smith - 29/3/2024, 19:51
 
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view post Posted on 30/3/2024, 20:17
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La sua mattinata si interruppe quando fu avvicinata da una ragazza più bassa di lei, con lucenti capelli castano scuro e il mantello, a ripararla dal freddo, che lasciava intravedere il rosso acceso del maglione che indossava sotto. Quando le fu di fronte, riuscì a leggere anche la grande M ricamata sopra, come se le servisse per capire chi fosse quella Grifondoro che aveva spezzato il ritmo lento della sua giornata. Maya Smith, capitano della squadra della sua casata. Impossibile non conoscerla. Persino lei, che si teneva in disparte la maggior parte del tempo sapeva chi fosse l'allegra concasata. Si era sempre mostrata una persona estroversa, gentile e affettuosa, forse per questo era quasi sempre al centro o nei pressi del trambusto che vigeva nella sala comune. Piena di amici e spontanea, era esattamente l'opposto della rigida e riservata Helen che, nonostante avesse un pensiero neutrale su di lei, forse più positivo che altro, si era sempre tenuta a distanza dall'altra Grifondoro.
Aveva pronunciato il suo nome in un modo particolare, più duro, calcando le L, dell'elegante Helen con cui la chiamava la nonna e, anche se la Rosso-Oro si era presa la confidenza di chiamarla con il primo nome, alla stoica Grifondoro non era dispiaciuto. Rientrava perfettamente nelle caratteristiche dell'altra che aveva osservato più volte interagire con i compagni nella torre. La lasciò più sorpresa il fatto che la popolare Maya Smith conoscesse lei, ma forse teneva la ragazza teneva d'occhio gli altri membri della casata alla ricerca di nuovi talenti.
Non prese la mano dell'altra, nonostante gliel'avesse tesa, e rispose con un secco "Grazie" ai complimenti del Capitano. Sapeva fossero sinceri, ma per lei era solo il suo dovere, non credeva che rispondere bene a lezione fosse una cosa tanto entusiasmante. In più, essere associata a Sylas, con cui aveva avuto più uno scontro che un incontro, e ad Amelia, con la quale comunque non si era presentata nel migliore dei modi, le fece tirare leggermente verso sinistra l'angolo della bocca.
"Quindi non mi pare il caso di offrirti i miei ovetti, vero?" disse, indicandoli con un cenno del capo appena l'altra prese posto, per poi chiudere il pacchetto e riporlo nella borsa.
"Una semplice passeggiata. Aspettavo che una variabile x movimentasse la mia giornata, e probabilmente, quella variabile, sei tu" continuò fissando i suoi occhi profondi in quelli verdi della concasata.
"Intanto osservavo le dinamiche tra gli adolescenti. Ad esempio guarda quella tassorosso" continuò indicandole con il dito la ragazza seduta vicino la fontana che sembrava sull'orlo delle lacrime. Aveva una lettera spiegazzata in mano, come se la avesse accartocciata e poi dispiegata nuovamente. Accanto a lei, una grifondoro le cingeva le spalle con un braccio e la scrutava preoccupata, nonostante tenesse l'altra mano serrata in un pugno, svelando irritazione o forse pura rabbia.
"Probabilmente è appena stata lasciata dal ragazzo e la sua amica la sta consolando nonostante vorrebbe andare da lui e spaccargli la faccia con una bella scazzottata alla babbana. Avevo pensato anche ad un lutto o delle problematiche in famiglia ma non vedo perché l'altra dovrebbe irritarsi. Oppure guarda loro".
Continuò indicando un serpeverde e un corvonero intenti in un'accesa discussione:
"Potrebbero essere migliori amici oppure rivali. Potrebbe essere la nascita di un'amore. Ma mi ci gioco quello che vuoi sul fatto che il Serpeverde stia cercando di convincere il Corvonero a passargli i compiti di Volo e quello si rifiuti".
Non sapeva bene perché avesse coinvolto l'altra nel suo passatempo, forse voleva porre l'ennesima barriera nei confronti dell'ennesima persona o forse la Smith aveva il potere magico di fare sentire gli altri a proprio agio.
"Come se fosse possibile non saperlo" rispose all'altra poi "Ho vari interessi come puoi vedere, il Quidditch per ora non rientra tra questi".
Eppure da piccola era stata addestrata anche al Quidditch, poiché gli Shadowheart, seguendo gli insegnamenti degli antichi dovevano avere una Mens sana in Corpore sano. Dopotutto per affinare la lucidità del pensiero era necessario anche temprare il proprio fisico. Sebbene Minerva non trascurasse mai il suo allenamento, fare esercizi in solitaria stava iniziando a diventare tedioso nonostante il grande fine che vi era dietro. E aveva intuito perfettamente dove il discorso da talent scout della Smith stesse andandando a parare.
"Se dovessi prendere in considerazione l'idea di far parte della squadra voglio che mi assicuri due cose: uno, non mi schiererai in partita finché non lo vorrò io, due mi farai fare un provino per ogni ruolo e decideremo insieme quello per cui ti sembro più portata. Sempre se lo passi e sei sicura di volermi in squadra".
La prima condizione era posta a tutela della sua riservatezza: non voleva avere notorietà, preferiva comunque restare in disparte per il momento e fare parte della squadra di Quidditch decisamente non era il modo migliore per passare inosservata. In più non era certa di andare d'accordo con tutti i membri della squadra e, in partita, serviva coesione e ragionare come un solo uomo. La sua variante poteva risultare problematica più che risolutiva.
La seconda condizione era perché si era allenata in tutti i ruoli ma mai con un'esperta a giudicare il suo lavoro. Se da una parte voleva una valutazione obiettiva delle sue capacità, dall'altra non aveva la minima preferenza sulla posizione in cui giocare. In più voleva che il capitano decidesse dove serviva maggiormente il suo talento: se avesse deciso di entrare in squadra, tanto valeva farlo cercando di essere utile.
Quello che la lasciava dubbiosa, in realtà, era perché la Smith fosse venuta proprio da lei, ostinatamente scontrosa, a chiederlo. E, per una volta, lasciò trasparire il dubbio sul suo viso:
"Perché?"
 
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view post Posted on 3/4/2024, 20:57
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«Oh, direi proprio di no.. ma ti ringrazio» rifiutò così l'offerta di mangiare altro cioccolato con cui sarebbe sicuramente incontro ad un'intossicazione alimentare. Ascoltò così Helen parlare delle variabili e di come pensava che quella di quel giorno fosse proprio lei e ciò la fece sorridere in parte d'accordo con le sue parole «beh, questa variabile non voleva rovinarti la giornata e proprio per questo me ne dispiaccio. Sai a volte so essere veramente una scocciatura, una persona logorroica da cui stare alla larga, eppure c'è stato qualcosa in te che mi ha spinta ad avvicinarmi: forse perché ti ho vista intenta a osservare con attenzione le altre persone, come mi hai fatto notare, forse perché ti ho riconosciuta e mi annoiavo.. o forse semplicemente mi hai ricordata me in questi ultimi tempi» borbottò prendendo posto sul muretto e sistemando al meglio la schiena sul marmo per restare il più comoda possibile.
«So che può non sembrare, ma anche io tendo ad osservare ciò che mi circonda e, per quanto mi piaccia sapere tutto di tutti e farmi comunque gli affari miei, posso dirti che quella Tassorosso è venuta a sapere della morte del suo topo scomparso da tempo, il gatto del suo ragazzo lo ha mangiato e non le ha detto nulla. Sinceramente trovo strano che io non lo conosca ma provo comunque vergogna per lui, rivelare una cosa del genere per messaggio è davvero una mossa da codardi.. soprattutto per un Grifondoro» soffiò quelle ultime parole quasi in un sussurro in modo da farle sentire solo ad Helen e non far vedere a nessuno il disprezzo che provava per quel tipo.
La Smith aveva di nuovo colpito nel segno e dato dimostrazione delle sue doti da Gossip girl che da ormai anni non metteva in pratica, forse proprio dal momento in cui aveva cominciato a vivere la sua vita appieno e al fianco di chi considerava suo amico. Fece scattare il suo sguardo sulla seconda coppia e non poté che lanciare alla Grifondoro un sorriso divertito, forse quella ragazza avrebbe avuto una grande carriera nel giornalismo «quelli non li conosco, devo ammettere di essere un po' arrugginita in fatto di "spionaggio"»con le dita mimò delle virgolette per poi fare un mezzo sorriso e continuare «tuttavia l'espressione del Corvonero mi convince a pensare che sia più giusta la seconda opzione che hai detto, starà sicuramente cercando di ottenere qualcosa da lui. Io sinceramente non ci proverei nemmeno per una materia come Volo: con il Professor Hawkins non si scherza mica, sai? Al mio primo anno qui, per via di una risposta sbagliata a lezione, mi fece salire a mani nude uno degli anelli del campo... terribile» si strinse nelle spalle quasi rabbrividendo al ricordo che, per colpa di quell'uomo, aveva impresso nella mente in modo indelebile.
Scosse subito la testa e dopo essersi ripresa dallo sconforto momentaneo, continuò ad ascoltare la rosso-oro. «Il mio nome è così conosciuto, Helen?.. non avrei mai pensato» ridacchiò di gusto nel sentire la risposta che ella aveva dato alla sua domanda «e quali sono questi interessi? Se posso sapere, naturalmente. Anche io ne ho molti, e quasi sempre non riesco neanche ad iniziarli» sincera come sempre cerco di immedesimarsi in Helen per capire il più possibile su di lei e carpire più informazioni sui suoi svariati hobby, oltre all'innocente spionaggio di cui faceva uso per passare il tempo libero.

"Se dovessi prendere in considerazione l'idea di far parte della squadra voglio che mi assicuri due cose: uno, non mi schiererai in partita finché non lo vorrò io, due mi farai fare un provino per ogni ruolo e decideremo insieme quello per cui ti sembro più portata. Sempre se lo passi e sei sicura di volermi in squadra"

Sorrise nell'udire quelle parole, seppur non si notasse o non lo volesse far notare, la ragazza aveva le idee già ben chiare e quello non fece solo altro che ammontare la curiosità della Smith «I posti da titolari in squadra sono tutti al completo, ma quelli da recluta ce ne sono quanti ne vuoi. Prometto che se ti presenterai al primo allenamento di aprile della squadra, ti studierò in un ogni ruolo per decidere insieme e dirti la mia su dove io ti veda meglio. Inoltre prometto che non ti schiererò in parità finché non sarai tu a chiedermelo, pure perché è sicuramente troppo presto per buttarti in pasto ai Serpeverde. Che ne dici, Helen?» chiese con estrema curiosità alla ragazza di fronte, allungando la mano verso di lei in segno di patto fra concasate.
Poco dopo non fu sorpresa di sentirsi chiedere perché di tutto ciò che stava facendo, indi per cui sorrise guardandola fissa negli occhi «Ci sono più motivi: il primo è che il Quidditch è un buon modo per liberare mente e corpo; come ti ho detto prima, in classe ho visto in te molta determinazione e voglia di mettere alla prova te e le tue conoscenze: in pratica di superare i limiti che ti eri imposta» si fermò qualche secondo per analizzare a fondo la reazione che sarebbe potuta uscire dalla ragazza, per poi continuare «Poi c'è l'ultimo punto, quello che da subito ho notato di te: c'è qualcosa che brilla nei tuoi occhi, Helen, ed io voglio assolutamente scoprire di cosa si tratta.» Finì così la frase e lasciò che il silenzio si frapponesse tra loro per far arrivare ogni minima parola alla giovane Grifondoro seduta di fronte a lei.
C'era da dire che la Smith era piuttosto curiosa di sentire cosa sarebbe uscito dalla bocca della ragazza, ma era quasi sicura che ad aspettarla vi fosse una risposta alquanto sorprendente.
 
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La frase dell'altra Grifondoro la irritò profondamente, al punto che batté le spalle leggermente al muro che aveva dietro mentre raddrizzava la postura, incrociò le braccia e fissò i suoi occhi scuri e profondi con un cipiglio aggrottato sul volto dell'altra prima di pronunciare stizzita:
"Ma una variabile non è per forza negativa o positiva. È solo un parametro suscettibile a modificazione. Appunto che varia, cambia. Il valore a cui fai riferimento è esclusivamente soggettivo, perché non stiamo parlando di numeri. E in questo caso il risultato è indifferente: non mi interessa il valore quanto l'esistenza. Tralasciando il fatto che una persona ha valore in quanto tale, sei venuta, hai interagito con me e hai cambiato il mio stato, punto. Sei una variabile. Le tue opinioni di essere una scocciatura o logorroica sono totalmente prive di logica, di fondamento, di prove. Non parlare di te in questo modo. Non fino a quando non avrai questo feedback da almeno il 60% delle persone con cui interagisci. Se vuoi preparo un intervista da somministrare agli studenti. Sarebbe uno studio interessante."
Aveva sentito tutto, nonostante l'altra ragazza avesse borbottato quasi sottovoce le ultime parole, come se non volesse farsi sentire o fosse irritata dal proprio atteggiamento. Probabilmente la seconda delle due, cosa che, con l'ultima sua frase portò Helen a rispondere con tagliente ironia sollevando un sopracciglio:
"Se tu fossi una persona da cui girare a largo io dovrei vivere in isolamento alle Shetland, vista la mia tendenza a far irritare le persone e la mia nota cordialità"
Minerva era perfettamente in grado di fare un autoanalisi dei suoi difetti e sapeva anche cosa e come migliorare: semplicemente non ne aveva voglia né, attualmente, poteva trarre beneficio dallo sforzo di cambiare un atteggiamento per lei estremamente funzionale. Però non credeva di poter ricordare qualcosa a qualcuno, in più voleva sapere il perché, quindi sputò fuori con decisione e fermezza la frase:
"Cosa ti sta succedendo, Maya"?
Se la ragazza avesse colto lo spunto per aprirsi o meno a Helen non sarebbe cambiato molto: avrebbe detto la sua con sincera spietata freddezza, cosa che riteneva assolutamente necessaria in qualsiasi tipo di conversazione. Altrimenti avrebbe comunque capito la decisione dell'altra: dopotutto ancora non potevano definirsi amiche. E in più a lei non interessavano i fatti altrui, se qualcuno gliene voleva parlare avrebbe ascoltato con interesse e rispetto, mantenendo estrema riservatezza e dando, se richiesti o necessari, pareri altrimenti avrebbe continuato tranquillamente la sua vita con qualcosa di stimolante. Cosa che, a quanto pare, aveva un comune con l'altra Grifondoro, alla quale affermazione forse non sembra alzò un sopracciglio ma non commentò, mentre lo fece per il resto:
"Quindi avevo ragione: un lutto e una separazione"
Disse sovrappensiero prima di alzare le spalle e continuare:
"Bah, si. Codardo in effetti. Ma chi ha mai detto che i Grifondoro devono per forza essere coraggiosi. Credo che sia più la Nobiltà d'Animo quella che spinge il cappello a smistarci tra i Leoni. In ogni caso perché non dirlo: se prima non era colpa sua adesso, per omertà, lo è di certo. Il che forse inficia il mio ragionamento precedente. Ma siccome non comprendo neanche perché uno voglia adottare un topo, qualsiasi altro commento lo terrò per me".
Erano praticamente dei parassiti. Anche brutti, a parere di Helen. Sicuramente avevano un'utilità nei confronti dell'ecosistema globale ma davvero non comprendeva come qualcuno avrebbe voluto accudire un tale essere. Anzi, interiormente simpatizzava con il gatto seppure, se ne avesse avuto uno, dopo tale pasto gli avrebbe fatto fare una lavanda gastrica alla babbana, com'era capitato allo zio dopo l'indigestione di funghi. Ascoltò la compagna continuare il suo discorso, raccontando l'aneddoto dei suoi primi anni e replicò sbuffando:
"Mi fai sembrare una stalker"
Cosa che assolutamente non era, né era intenzionata a diventare.
"Ho molto rispetto e ammirazione per il vicepreside Hawkins, seppure la sua maschera sia inquietante. Credo che un duro addestramento sia fondamentale per arrivare al successo. Ho un lato Serpeverde che avrebbe coltivato bene, a mio parere".
Nulla nella vita di Minerva era stato facile. Anzi, la sua formazione, seppur portata avanti dai familiari, era stata rigida, severa e inflessibile. Aveva sudato ogni risultato e raramente, nonostante l'eccellente lavoro, aveva guadagnato lodi, mente aveva collezionato molti rimproveri e punizioni al minimo errore. Cosa di cui era grata: non avrebbe avuto le sue capacità e la sua disciplina altrimenti. Ma anche la sua personalità. Discendeva da una famiglia di Serpi e di Corvi, dopotutto.
"Ho visto parecchie partite di Quidditch qui ad Hogwarts e molte di queste portavano la firma di Maya Smith. Non ti devi stupire se so chi sei"
Aveva sedici anni dopotutto, il castello vedeva la sua presenza silenziosa già da un po'.
"Qualsiasi cosa attiri la mia attenzione. Qualsiasi quesito, se posto nella maniera corretta, può essere ambito di studio e di ricerca. La conoscenza è potere, Maya"
Pronunciò l'ultima frase portandosi istintivamente la mano al petto cercando il medaglione sotto la felpa. Aveva rivelato forse anche troppo di sé con quell'ultima frase. La sua frase, la loro frase. Rivelare il motto di famiglia degli Shadowheart l'avrebbe dovuta far sentire esposta, vulnerabile, ma lei lo pronunciò con fermezza, orgoglio e dignità. Lei era una Shadowheart a tutti gli effetti, anche se Rosso-Oro.
Approfittò immediatamente del cambio di argomento del capitano, non avrebbe rivelato più di così, e dopo aver ascoltato le sue parole con attenzione, finalmente le strinse saldamente la mano.
"Accetto. Fammi sapere quando"
In fondo, Minerva era curiosa di mettersi alla prova e vedere se era arrugginita e se le sue tattiche erano ancora efficaci. Dopotutto aveva studiato anche teoricamente i movimenti, le tecniche e le possibili strategie da applicare in campo e sicuramente questa sarebbe stata l'occasione per usare le sue conoscenze.
"In bocca al basilisco. Spero di non deludere le tue aspettative allora, Capitano"
Replicò con un filo di ironia lasciandosi sfuggire un sorriso. Non si aspettava una tale motivazione dalla ragazza, che forse l'aveva capita meglio di quanto pensasse in origine, e non aveva la minima idea di cosa ella avesse visto brillare. L'aveva studiata, questo era certo, ma a Minerva tutto sommato non era dispiaciuto. Non si sarebbe aspettata di meno dal capitano di una squadra di Quidditch.
Sicuramente sarebbe servito un ripasso, ma stava iniziando a sospettare che la partita e il divertimento fossero appena iniziati.
 
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view post Posted on 17/4/2024, 06:12
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Con un sopracciglio alzato ascoltò tutto il discorso di Helen chiedendosi cosa avesse detto di così strano da ricevere tale reazione e cosa spingesse la ragazza a negare le parole contro se stessa solo perché "illogiche" per lei. Se non la conosceva davvero come poteva sapere se fossero parole pesate e pensate o del tutto nulle? «Chi mi conosce sa quanto io sia logorroica ed io non lo considero affatto un difetto, anzi. In quanto a te devo ammettere che hai una personalità interessa, non c'è che dire. Spero di essere per te una compagnia migliore delle Shetland, Helen» sorrise divertita riconquistando il contatto visivo e studiandola senza dare nell'occhio.
Solo guardandola e sentendola parlare aveva potuto intravedere la corazza che si era creata in quegli anni, fatta per allontanare le persone indesiderate e studiare quelle interessanti. Maya poteva intravedere, il coraggio, la tenacia e la fatica che aveva fatto per raggiungere i propri obiettivi ed esse erano marchiate su di ella in un elegante tatuaggio invisibile: Maya avrebbe potuto definire Helen una rosa coperta dalle sue stesse spine.
Tirò via velocemente il sorriso dalle labbra e sospirando assunse un'espressione poco più seria «ho semplicemente notato di essere cambiata in molti aspetti. In questi ultimi mesi ho scoperto di temere la solitudine, e pensare che prima adoravo stare per i fatti miei. Devo ammettere però di star migliorando. Sto cominciando a rimettere apposto i pezzi della mia vita e pian piano sto risolvendo il mio rebus. Tutto sommato sto bene, grazie per l'interessamento» sorrise grata, anche se una parte di lei pensava che glielo avesse chiesto giusto per gentilezza. Quando il discorso in ece virò sul ragazzo e l'uccisione dell'animale della propria ragazza, al commento di Helen, Maya non riuscì a trattenere una smorfia di divertimento «Si, hai ragione: non bisogna essere per forza coraggiosi per essere smistati in Grifondoro. In effetti non capisco perché abbia scelto proprio un topo tra tutti gli animali che vi sono al Serraglio, forse è un'appassionata di roditori.. un po' come lo è il suo ex ragazzo» commentò senza tatto per una persona che proprio non se ne meritava.
«Mi dispiace, non intendevo darti della stalker. Semplicemente trovo molto interessati i tuoi metodi di osservazione, persone come te non se ne trovano tutti i giorni. Il Professor Hawkins è un tipo particolare, di certo geniale, ma che non bisogna far arrabbiare o contraddire» ridacchiò posando il mento sulle braccia che vi erano al dì sopra delle ginocchia, la guardò poi meglio «è strano che non abbiamo mai conversato prima, non trovi? Infondo, nonostante ci siano tanti Grifondoro, viviamo pur sempre nella stessa torre» nel mentre aspetta una risposta dal Grifondoro, Maya si soffermò a guardare il luogo a lei circostante e quello che era il familiare cortile interno brillò per un'istante al dì sotto dei flebili raggi del sole che sfuggivano al controllo di qualche grande nuvola passeggera. Il sole le mancava e la pioggia era divenuta per lei insopportabile, era giunta proprio alla conclusione che la primavera meritasse un po' di sole per risplendere e sbocciare con i suoi bei colori allegri.

"Ho visto parecchie partite di Quidditch qui ad Hogwarts e molte di queste portavano la firma di Maya Smith. Non ti devi stupire se so chi sei"

Seppur si aspettasse quella risposta, la guardò comunque un po' stupita da quelle stesse parole. Sembrava strano e forse ridicolo, ma la Smith non aveva mai pensato che diventando Capitana della squadra il suo nome sarebbe risuonato in tutta Hogwarts. Era vero che a fine campionato, per due anni di fila, aveva dovuto fare due discorsi davanti a tutta la scuola, eppure pensarsi in quella veste, così popolare quanto rischiosa per svariati motivi, le faceva sempre un po' strano. «Posso chiederti che ne pensi e come ci hai trovati in campo?.. Sai, Bacon diceva la stessa cosa: Sapere è potere, e la trovo un'affermazione più che sensata» così facendo mostrò alla ragazza di avere una buona conoscenza Babbana, un'affermazione che avrebbe portato subito Helen a capire che la Smith non era di certo una purosangue.
Quando la ragazza accettò di fare il provino per la sua squadra, la rosso-oro le rivolse un grande sorriso. Era davvero fiera di aver spinto un'altra giovane recluta a mettersi in gioco per la squadra della loro casata, aveva visto Grifondoro sprofondare nell'abisso con soli quattro giocatori in campo ed ora vedere anche delle reclute le portava tanta gioia e voglia di dare ancora di più.

"In bocca al basilisco. Spero di non deludere le tue aspettative allora, Capitano"

«Grazie, Helen! Sarà difficile deludere le mie aspettative. Se ti ho capita bene, ragazza mia, so di stare riponendo la mia fiducia in una persona che vale.. poche volte l'ho detto e altrettanto raramente ho sbagliato» sorrise incrociando le braccia al petto; era certa che Helen, come tutte le altre nuove reclute, le avrebbero riservato tante cose belle in futuro.
 
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