| L'ultima lezione mi aveva lasciato piuttosto interdetto, c'ero andato con altissime aspettative ma non fu come pensavo, rimasi deluso dal fatto che una serpe mi aveva rubato il posto di volontario non avevo ancora capito con quale titolo, inoltre seppur la lezione parlasse di medicina non menzionava nulla di quello che conoscevo, non venivano menzionati nessuno dei professionisti a cui mia madre andava quando ero malato, dove era il naturopata, l'agopuntore, il cristalloterapeuta? Non se ne faceva nessuna menzione, se l'era dimenticati o era un ennesimo caso di censura? No, la professoressa era brava non avrebbe mai accettato una cosa del genere allora perché?
Continuavo a girare per il castello senza trovare pace, siccome era sabato mi ero messo una camicia pregiata di un viola scuro con dei ricami in rilievo dai motivi floreali che davano un tocco di classe in più, pantaloni di velluto neri, di solito non abbandonavo la divisa nemmeno il weekend, era più fa così passare inosservato come uno studente qualsiasi perché il resto dei miei abiti non lasciavano dubbi, erano tutti di alta fattura fatti a mano senza incantesimi dai più pregiati stilisti magici, chiunque avrebbe pensato che fossi ricco o snob, cose del genere per questo evitavo di metterli ma quel giorno avevo bisogno di distaccarmi un po' dalle abitudini del castello, forse ci ero caduto un po' troppo dentro.
Percorsi i corridoi e la Sala Grande, la Pasqua... me ne ero totalmente dimenticato, come se non avessi altri pensieri che già mi turbavano ora mi toccava anche vedere quello scempio di cultura babbana che rovinava una festa ben più antica inventata dai maghi per celebrare la rinascita della natura con la primavera, ora che era diventato? Una sfida a chi mangia più cioccolato, vergognoso, avrei voluto che la Dea Eostre esistesse davvero e che togliesse al mondo la primavera fin quando non fosse considerata l'unica da festeggiare togliendo quelle stupidaggini babbane a cui i ragazzini abboccavano come pesci.
Cercai di allontanarmi il più possibile, la giornata non era iniziata affatto bene, per il nervoso non avevo nemmeno fatto colazione, fortunatamente avevo con me un sacchetto con dentro dei biscotti al cioccolato che avrei potuto mangiare in caso di necessità.
Senza accorgermene ero finito alla Torre dell'orologio, un posto che di solito non frequentavo se non passandoci di sfuggita, non sapevo dove andare, feci un giro, pessima giornata, veramente pess....
Mi fermai, cosa? Che cosa significava tutto questo? C'era una figura che guardava l'orologio, il tempo sembrava essersi fermato, sentivo i brividi lungo il mio corpo e come una forza magnetica attirarmi, non so come spiegarla ma ero come un assettato che dopo giorni senza bere aveva visto un oasi, calda, enorme, bellissima dove finalmente abbeverarsi, chi era?
Mi avvicinai, la sua pelle era di quel colore che il sole dà a chi spende l'estate a prendere il sole, i capelli castano a lato in una treccia cadevano come nuvole incatenate che quasi si rifiutavano di stare in quella posizione così costretta, gli occhi poi... Il miglior pittore avrebbe potuto dipingerli anche fedelmente ma non si sarebbe minimamente avvicinato a quell'abbraccio nocciola che ti pervadeva l'anima... Quel che più mi colpì però furono quelle labbra, avevano qualcosa... non so bene cosa ma mi turbavano, sentivo caldo come se qualcuno avesse acceso un fuoco sotto alle mie guance...
Quell'essere tormentava il mio essere e tutto me stesso solo stando lì senza fare nulla, eppure era totalmente diversa da me, anzi a vedere bene era proprio il mio contrario, io ero esile, quasi pallido, capelli quasi biondi e occhi chiari, era un po' come la luce che nota per la prima volta l'oscurità, quella magnifica e misteriosa ombra nera che tutto nasconde e tutto rivela.
-S-sei vera, giusto? dissi quasi balbettando mentre la fissavo come se fosse una creatura mitica uscita fuori da un libro greco, Atena che mediterranea e combattiera guida le navi alla volta di Troia e io non ero di certo Ulisse il mitico condottiero che vince la guerra ma un soldato comune che alzava lo sguardo notando questa figura immensa e sorridendo anche sapendo che l'avrebbe condotto alla morte di lì a poco ma pronto vedendo la Pallade portatrice di saggezza che ricambiava lo sguardo come una madre affettuosa fiera del proprio figlio.
Il cuore mi batteva a mille, chi era, non l'avevo di certo mai vista prima, i colori che portava erano quelli di Corvonero ma io ero certo di non averla mai vista nella torre di Corvonero, lo stomaco mi si contorceva, la mente si annebbiava, era un illusione? Per questo le avevo chiesto se fosse vera...
No... No, no,no, no! Scossi il capo furiosamente, non poteva essere, no, io non potevo provare una cosa del genere, non era logico, non era previsto, era sbagliato, era tutto sbagliato... Eppure perché mi sembrava così giusto, ma i colpi di fulmine non esistono giusto? E l'amore poi, l'amore fa schifo, non avevo tempo io per queste cose, dovevo girare il mondo, dovevo diventare un reporter famoso, dovevo fare rivivere il Club di Letteratura, io dovevo... io dovevo... guardarla...
Alzai dinuovo lo sguardo facendomi di nuovo abbracciare da quel deserto caldo e scuro dei suoi occhi -Ci sono cinque paperelle, una è verde, come fai a riconoscere le paperelle che non sono verdi? mi sforzai di dire con le poche forze che mi erano rimaste addosso, dovevo assicurarmi che sapesse rispondere a questa domanda , perché stavo sperando che sapesse rispondere bene, era impossibile, l'avevo creato io in modo e da non poter essere risolvibile, non avrebbe potuto sapere la risposta.
La tracolla cadde dalla spalla finendo a terra, un rumore sordo che fece ripartire il tempo attorno a me, se non fossi stato così attratto da quella persona probabilmente sarei caduto anch'io a terra ma la verità è che ero già caduto , i miei ragionamenti, la mia morale,le mie barriere, tutte cadute e ora sentivo il cuore come se lo stessi scoprendo in quel momento e lo sentivo esposto e vulnerabile a qualsiasi cosa lo avesse colpito.
|