Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

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view post Posted on 27/3/2024, 08:42
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Era un sabato pomeriggio di fine marzo, il sabato santo, a ridosso delle festività pasquali. La scuola, in quel periodo, lasciava gli studenti respirare, rispettando le festività babbane e concedendo loro una settimana di tregua prima di riprendere in un modo ancora più invasivo e intenso di prima dato dal lento ed inesorabile scorrere delle lancette e avvicinarsi degli esami finali, ancora più gravosi per chi avrebbe dovuto sostenere i G.U.F.O. o i M.A.G.O.
Libera, essendo in vacanza, di poter indossare ciò che più desiderava, Minerva quel giorno aveva scelto di raccogliere i capelli in una lunga treccia vaporosa laterale e di indossare la gonna della divisa con sopra un maglione blu notte. Non aveva ancora desistito dall'idea di mimetizzarsi con i Corvonero, che trovava più tranquilli, solitari ed affini alla sua personalità, rispetto ai chiassosi Grifondoro, però ogni occasione veniva subito colta al volo. Dopo un pranzo tipicamente all'angolo più isolato della grande tavolata Rossa-Oro, i suoi piedi l'avevano condotta alla Torre dell'Orologio.
Ultimamente Minerva aveva ripreso la brutta abitudine di non scendere nemache a pranzo o a cena, soprattutto se sovrappensiero o presa da una ricerca. Era una caratteristica che aveva sempre avuto ma, mentre se in casa materna erano più tolleranti e le lasciavano il pasto pronto in cucina, ad Hogwarts non lo avrebbero fatto e pertanto si era imposta, forte anche della disciplina che aveva interiorizzato in casa paterna, di scendere ai pasti in Sala Grande all'orario giusto.
Avendo lavorato la mattina al progetto di classificazione dei quadri e avendo già da tempo finito i compiti che le erano stati assegnati dai docenti, in quel momento si era incastrata in un punto particolare della sua ricerca che poteva aprire una nuova prospettiva: il tempo. Una delle ipotesi sulla disposizione dei quadri era appunto un ordine cronologico, temporale. Forse anche uno dei più schematici e banali. Minerva aveva creato due assi temporali, uno dell'epoce del dipinto e un altro dell'epoca che vi era raffigurata all'interno, che ovviamente, a volte coincidevano. Ma nessuno dei due assi sembrava essere rispettato completamente. Infatti il ritratto dei Giocatori di Gobbiglie che era stato dipinto del 1870 a detta dei giocatori e della targhetta sul quadro (oltre che dalla moda del vestiario rappresentato) era posto esattamente tra quelli che per i bambini sarebbe stato la caccia alla volpe di metà XVI secolo con qualche crup che ogni tanto invadeva il quadro e rubava una Gobbiglia e la Ragazza dei Tulipani del 1430 che si intromettava nel discorso per rimproverarli o fare gossip spicciolo. Il tempo però, quindi, non era la parola chiave, seppure, fosse molto interessante farci una riflessione sopra. Probabilmente per questo, sollevando all'improvviso lo sguardo e trovandosi davanti agli occhi le lancette del maestoso orologio non si stupì minimamente di come ci fosse arrivata, ma si incantò a guardare lo scorrere della lancetta dei secondi, riflettendo su quanto un minuto possa sembrare estremamente rapido o immensamente eterno.

Edited by Helen Minerva Shadowheart - 27/3/2024, 19:46
 
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view post Posted on 28/3/2024, 14:11
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L'ultima lezione mi aveva lasciato piuttosto interdetto, c'ero andato con altissime aspettative ma non fu come pensavo, rimasi deluso dal fatto che una serpe mi aveva rubato il posto di volontario non avevo ancora capito con quale titolo, inoltre seppur la lezione parlasse di medicina non menzionava nulla di quello che conoscevo, non venivano menzionati nessuno dei professionisti a cui mia madre andava quando ero malato, dove era il naturopata, l'agopuntore, il cristalloterapeuta?
Non se ne faceva nessuna menzione, se l'era dimenticati o era un ennesimo caso di censura?
No, la professoressa era brava non avrebbe mai accettato una cosa del genere allora perché?

Continuavo a girare per il castello senza trovare pace, siccome era sabato mi ero messo una camicia pregiata di un viola scuro con dei ricami in rilievo dai motivi floreali che davano un tocco di classe in più, pantaloni di velluto neri, di solito non abbandonavo la divisa nemmeno il weekend, era più fa così passare inosservato come uno studente qualsiasi perché il resto dei miei abiti non lasciavano dubbi, erano tutti di alta fattura fatti a mano senza incantesimi dai più pregiati stilisti magici, chiunque avrebbe pensato che fossi ricco o snob, cose del genere per questo evitavo di metterli ma quel giorno avevo bisogno di distaccarmi un po' dalle abitudini del castello, forse ci ero caduto un po' troppo dentro.

Percorsi i corridoi e la Sala Grande, la Pasqua... me ne ero totalmente dimenticato, come se non avessi altri pensieri che già mi turbavano ora mi toccava anche vedere quello scempio di cultura babbana che rovinava una festa ben più antica inventata dai maghi per celebrare la rinascita della natura con la primavera, ora che era diventato? Una sfida a chi mangia più cioccolato, vergognoso, avrei voluto che la Dea Eostre esistesse davvero e che togliesse al mondo la primavera fin quando non fosse considerata l'unica da festeggiare togliendo quelle stupidaggini babbane a cui i ragazzini abboccavano come pesci.

Cercai di allontanarmi il più possibile, la giornata non era iniziata affatto bene, per il nervoso non avevo nemmeno fatto colazione, fortunatamente avevo con me un sacchetto con dentro dei biscotti al cioccolato che avrei potuto mangiare in caso di necessità.

Senza accorgermene ero finito alla Torre dell'orologio, un posto che di solito non frequentavo se non passandoci di sfuggita, non sapevo dove andare, feci un giro, pessima giornata, veramente pess....

Mi fermai, cosa? Che cosa significava tutto questo? C'era una figura che guardava l'orologio, il tempo sembrava essersi fermato, sentivo i brividi lungo il mio corpo e come una forza magnetica attirarmi, non so come spiegarla ma ero come un assettato che dopo giorni senza bere aveva visto un oasi, calda, enorme, bellissima dove finalmente abbeverarsi, chi era?

Mi avvicinai, la sua pelle era di quel colore che il sole dà a chi spende l'estate a prendere il sole, i capelli castano a lato in una treccia cadevano come nuvole incatenate che quasi si rifiutavano di stare in quella posizione così costretta, gli occhi poi... Il miglior pittore avrebbe potuto dipingerli anche fedelmente ma non si sarebbe minimamente avvicinato a quell'abbraccio nocciola che ti pervadeva l'anima... Quel che più mi colpì però furono quelle labbra, avevano qualcosa... non so bene cosa ma mi turbavano, sentivo caldo come se qualcuno avesse acceso un fuoco sotto alle mie guance...

Quell'essere tormentava il mio essere e tutto me stesso solo stando lì senza fare nulla, eppure era totalmente diversa da me, anzi a vedere bene era proprio il mio contrario, io ero esile, quasi pallido, capelli quasi biondi e occhi chiari, era un po' come la luce che nota per la prima volta l'oscurità, quella magnifica e misteriosa ombra nera che tutto nasconde e tutto rivela.

-S-sei vera, giusto? dissi quasi balbettando mentre la fissavo come se fosse una creatura mitica uscita fuori da un libro greco, Atena che mediterranea e combattiera guida le navi alla volta di Troia e io non ero di certo Ulisse il mitico condottiero che vince la guerra ma un soldato comune che alzava lo sguardo notando questa figura immensa e sorridendo anche sapendo che l'avrebbe condotto alla morte di lì a poco ma pronto vedendo la Pallade portatrice di saggezza che ricambiava lo sguardo come una madre affettuosa fiera del proprio figlio.

Il cuore mi batteva a mille, chi era, non l'avevo di certo mai vista prima, i colori che portava erano quelli di Corvonero ma io ero certo di non averla mai vista nella torre di Corvonero, lo stomaco mi si contorceva, la mente si annebbiava, era un illusione? Per questo le avevo chiesto se fosse vera...

No... No, no,no, no! Scossi il capo furiosamente, non poteva essere, no, io non potevo provare una cosa del genere, non era logico, non era previsto, era sbagliato, era tutto sbagliato... Eppure perché mi sembrava così giusto, ma i colpi di fulmine non esistono giusto? E l'amore poi, l'amore fa schifo, non avevo tempo io per queste cose, dovevo girare il mondo, dovevo diventare un reporter famoso, dovevo fare rivivere il Club di Letteratura, io dovevo... io dovevo... guardarla...

Alzai dinuovo lo sguardo facendomi di nuovo abbracciare da quel deserto caldo e scuro dei suoi occhi -Ci sono cinque paperelle, una è verde, come fai a riconoscere le paperelle che non sono verdi? mi sforzai di dire con le poche forze che mi erano rimaste addosso, dovevo assicurarmi che sapesse rispondere a questa domanda , perché stavo sperando che sapesse rispondere bene, era impossibile, l'avevo creato io in modo e da non poter essere risolvibile, non avrebbe potuto sapere la risposta.

La tracolla cadde dalla spalla finendo a terra, un rumore sordo che fece ripartire il tempo attorno a me, se non fossi stato così attratto da quella persona probabilmente sarei caduto anch'io a terra ma la verità è che ero già caduto , i miei ragionamenti, la mia morale,le mie barriere, tutte cadute e ora sentivo il cuore come se lo stessi scoprendo in quel momento e lo sentivo esposto e vulnerabile a qualsiasi cosa lo avesse colpito.
 
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view post Posted on 30/3/2024, 08:38
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Il tempo è sicuramente un fattore particolare. Se da una parte l'esperienza dello stesso è puramente soggettiva, esistono modi per quantificarlo ed oggettivarlo. In realtà, due persone che vivono lo stesso evento allo stesso momento possono aver avuto due esperienze diverse: una lunghissima e tediosa ed un altro velocissima ed entusiasmante. Così come una persona può compiere la stessa azione con tempistiche molto differenti. Era curioso come una delle variazioni fosse proprio legata alle emozioni, che la mente di Minerva ancora si rifiutava di considerare come elementi primari della vita delle persone, nonostante riconoscesse la loro valenza esperienziale.
Fu strappata dai suoi pensieri e riportata sulla terra da una voce e una frase che la lasciarono alquanto perplessa. Si girò verso chi l'aveva pronunciata inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto, quasi a difesa o a celare un pizzico di disappunto.
"L'ultima volta che ho controllato, si. I fantasmi sono trasparenti e le allucinazioni non parlano. A meno che tu non ne abbia di uditive ma, in tal caso, considererei un Magipsichiatra".
Rispose prontamente senza un briciolo di garbo, come al suo solito, prima di esaminare chi avesse di fronte. Era un ragazzo biondo, non particolarmente alto e ciò che saltava all'occhio era il suo particolare abbigliamento: una camicia viola scuro con dei ricami floreali che nascondeva la sua pelle candida. Un abbigliamento decisamente eccentrico, seppur forse anche fin troppo normale per i maghi che non avevano mai provato a mischiarsi con i babbani. Aveva visto con i suoi occhi capi ben più particolari nelle famiglie tradizionalmente purosangue nelle feste indette al maniero paterno o anche alle semplici visite alla famiglia, seppur nessuno della sua, forse per la stoicità che manifestavano in tutto, anche con la ricerca di un abbigliamento raffinato, pulito ed elegante, aveva mai ecceduto. Scartò subito l'ipotesi dell'ostentata eccentricità personale, tipica di persone istrioniche e con un certo carisma che il ragazzo non sembrava possedere. Sicuramente un minimo di stravaganza doveva averlo ma, quando aveva incrociato, seppur per un secondo, i suoi limpidi occhi azzurri, vi aveva letto confusione, stordimento, forse anche panico? Ma non poteva esserne sicura. Non come era certa, invece, di non averlo mai visto prima: altra cosa che deponeva a favore del fatto che non fosse una personalità estroversa e che probabilmente il capo era stato scelto grazie ad un'influenza familiare. Probabilmente era un altro che preferiva restare in disparte piuttosto che prendere parte attiva agli eventi del castello, o forse era Minerva che si isolava un po' troppo.
Anche la sua successiva domanda la lasciò un po' perplessa, ma non poté esimersi dal chiedere a sua volta:
"Dando per assodato il fatto che possa esistere una paperella verde, queste altre quattro paperelle hanno dei particolari segni distintivi? Colori diversi, un nome, un accessorio? Perché questa potrebbe essere un ipotesi. Altrimenti si potrebbe colorare ogni paperella di un colore diverso con un Colorvaria, poi sarebbe facile riconoscerle. In ultimo mi viene in mente l'incantesimo di appello. Anche se ritengo che il padrone possa riconoscerle anche per l'atteggiamento o per una caratteristica specifica dell'animale: magari quando camminano in fila seguono sempre un certo ordine, perché no?".
Aveva appena dato libero sfogo all'immaginazione, ne era cosciente, così come supponeva non si fosse neanche lontanamente avvicinata alla risposta corretta, eppure non le veniva in mente altro. Forse avrebbe dovuto chiedere un indizio, eppure si chiedeva perché le fosse stato fornita l'indicazione: esiste una paperella verde. Era un indizio o un fattore confondente?
Mentre Minerva si arrovellava su questo punto, al ragazzo cadde la borsa a terra provocando un rumore sordo che riecheggiò per tutta la stanza. Questo scosse la ragazza dai suoi pensieri e tornò a focalizzare l'attenzione su di lui: sembrava più pallido, possibilmente, con gli occhi spalancati, forse a malapena si reggeva in piedi e anche la sua voce, riflettendoci, le era persa molto fievole. Il che portò la ragazza a pensare che o era sotto shock per un qualsiasi fattore x di cui lei non era a conoscenza oppure non stava bene fisicamente. Che avesse la febbre?
"Fossi in te andrei in Infermeria"
Sentenziò secca, senza trasmettere alcuna emozione, eppure se avesse visto che non riusciva a camminare, l'avrebbe sicuramente accompagnato.
 
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view post Posted on 4/4/2024, 14:01
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Era tutto vero, non mi ero addormentato appoggiato a una colonna del parco purtroppo quello che stava succedendo in un primo momento mi era parso un sogno, insomma solo la fantasia poteva partorire un immaginario di tale entità, solo la mia anima che a volte vagava per scenari irreali in cui mi lasciavo trasportare consapevole di potermi godere un illusione che non si sarebbe mai realizzata, come poteva? Come potevo io? Avevo dato la mia parola ed ero assolutamente convinto di essere immune a queste cose, quando vedevo le coppiette in effusioni lungo la larga stradina di Hogsmeade voltavo lo sguardo e un senso di disagio e raccapricciante disgusto pervadeva il mio corpo, non sarei stato come loro...

Mi sentivo come un lago, a guardarlo chiunque direbbe che trasmette calma e pace dei sensi ma come i laghi hanno dighe così ne avevo una anch'io e come il lago rotti gli argini diventa una furia distruttiva in grado di cambiare totalmente il paesaggio che tocca così era il mio cuore i cui argini già danneggiati dalla sua bellezza oramai rompevano totalmente al suono della sua voce inondando il mio corpo di una sensazione che dava tanta forza quanta debolezza e che mi creava e al contempo mi distruggeva.

Non capii molto della sua risposta, le emozioni erano troppo forti e il mio cervello era ormai partito e non in grado di formulare più un pensiero logico, riuscire a capirla al momento era come voler capire il linguaggio del vento che durante la tempesta fischiava e rombava nella foresta, però c'era qualcosa nella sua voce, l'avevo già sentita prima era calma, calma , profonda e familiare, eppure ero convinto di non averla mai vista prima, se l'avessi fatto me ne sarei accorto sicuramente.

-C-chi sei allora, per caso la figlia di una Veela? cercai di dire annaspando, avevo già sentito di una ragazza in Francia che frequentava Beauxbatons che per un quarto Veela, questi incroci fra umani ed esseri erano di solito scoraggiati ma c'erano stati vari esempi come figli di maghi e licantropi o maghi e giganti, non era quindi da scartare l'ipotesi che la ragazza avesse una parentela del genere, le Veela erano famose per la loro bellezza che trascendeva l'immaginario e avevano la capacità di ipnotizzare e fare innamorare di loro chiunque le ascoltasse e vedesse, quei sintomi quadravano totalmente con la mia situazione e avrebbe avuto senso ma la ragazza non aveva tratti che potevano ricordare una Veela che di solito erano longilinee, capelli talmente chiari da andare sul bianco e pelle diafana, forse esistevano Veela del Mediterraneo con capelli scuri e pelle abbronzata o forse aveva preso quelle caratteristiche dal padre.

La ragazza aveva dato chiari segni di distacco, buon per me almeno sarebbe rimasta lì ferma, qualsiasi altro suo movimento specie se rivolto verso di me probabilmente mi avrebbe fatto crollare, la osservai mentre cercava a suo modo di analizzarmi, di certo non ero lo studente più facile da capire , infatti se molti avrebbero usato lo stesso mio abbigliamento probabilmente so sarebbero vantati della qualità e del costo, io al contrario l'avevo scelto solo perché adoravo quella tonalità di viola e la sensazione che il velluto dei pantaloni dava quando ci passavi la mano sopra.

Dopo lo sforzo del proporgli il dilemma della paperella, tirai un sospiro di sollievo sentendo le sue prime risposte, come altre persone prima di lei stava cercando di usare la logica, addirittura aveva suggerito di usare la magia per colorare le paperelle cose da pazzi, non si colorano le paperelle si devono lasciare come sono, rimasi però sorpreso dall'ultima opzione che era quella che in qualche modo si avvicinava di più alla soluzione fra quelle date, forse davvero poteva arrivarci?

-Non si risponde a una domanda con un'altra domanda... Però l'ultima non è male, non è corretta ma è la migliore sentita fin'ora. misi tutto il mio impegno nella risposta, ogni cosa mi sembrava estremamente difficile da fare e mi ero davvero sforzato a capire la sua risposta e a dare la mia, mi sentivo quasi stremato, che avesse addosso un incantesimo? Poteva avere un oggetto incantato che produceva questo effetto.

Quando la borsa cadde ebbi paura che si avvicinasse provando a darmela indietro aiutandomi ma così non fu e fortunatamente rimase lì come se nulla forse successo dicendo qualcosa sull'infermeria, qualcosa scattò nel mio cervello, ora mi ricordavo dove avevo sentito la sua voce, durante l'ultima lezione di Babbanologia, non ci avevo fatto molto caso perché nonostante l'inizio che sembrava promettente la mia lezione subii un arresto quando un presuntuoso e arrogante Serpeverde aveva preso il posto che toccava a me, da quel momento ero tornato deluso al posto e avevo passato il resto della lezione in silenzio senza intervenire fissando il banco salvo scappare appena finita senza salutare nessuno e non guardandomi indietro ma gli altri continuavano a rispondere e fra di loro c'era la sua voce! Si, feci mente locale per ricordarmi qualcosa ma tutto quello che mi ricordai era che aveva risposto più di una volta e sembrava conoscere bene l'argomento, no...

Ritrovai la fermezza e all'improvviso mi bloccai come colpito da un Pietrificus Totalus, non era possibile, una sensazione di terrore mi pervase -Sai molto dei babbani... Sei una di loro? chiesi stavolta freddo e immobile anche se un velo di paura era percepibile, era lo scenario possibile, non solo provavo qualcosa ma lo provavo per una figlia di babbana? No, doveva essere uno scherzo, non poteva, che fosse una Tassorosso? Era probabile visto che in comune a loro aveva alcune caratteristiche, come tutti i tassi conosciuti mi avevano trattato con rabbia, indifferenza e insofferenza, era forse il peggio del peggio, non era vero, doveva avermi fatto qualcosa, che fosse un incantesimo o peggio ancora un trucchetto babbano, si, loro lo fanno e dovevano avere qualche oggetto o tecnica specifica per fare innamorare i purosangue di loro, mia mamma anche se aveva rinnegato le sue origini babbane aveva anche lei questo qualcosa che fece cadere mio padre e altri maghi al suo cospetto, mia madre però aveva buone intenzioni e di certo non voleva convertire i maghi alle usanze babbane.

Mi scossi e aprii la mia borsa, fortunatamente avevo ancora la mia coperta rossa con me, non sapevo ancora come funzionava ma se come avevo intuito allontanava i babbani avrebbe funzionato, gliela passai cercando di non guardarla -Senti un buon profumo o una puzza orribile? la coperta per me aveva sempre profumato di un qualcosa che nessuno aveva mai voluto dirmi ma era un profumo oleoso e balsamico, pungente infondo non era più inzuppata del liquido in cui era stata imbevuta anzi era ben asciutta ma l'odore persisteva, tuttavia il mio concasato l'aveva trovato insopportabile e si era scoperto che era affascinato dai babbani quindi se non era stato un caso la coperta mi avrebbe indicato se mi sarei potuto fidare.
 
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view post Posted on 11/4/2024, 18:15
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Il ragazzo le appariva sempre più spaesato ogni minuto che passava. Figlia di una Veela? Era consapevole di poter risultare esteticamente gradevole, certi giorni più di altri, visto che quando era nel pieno delle ricerche si lasciava assalire dalla trascuratezza e si curava ben poco dell'abbigliamento. Ma affermare che fosse imparentata con quelle creature magiche le sembrava un'assurdità priva di fondamento. Le Veela, originarie della Bulgaria, erano delle creature con una parvenza femminile di estrema bellezza ma molto pericolose. Il loro aspetto e la loro danza erano ipnotici per chi era attratto dal sesso femminile e, raramente, si univano agli uomini generando una prole mezzosangue che ereditava le caratteristiche materne. Gli occhi chiari, tendenzialmente azzurri, i capelli classicamente bianco-dorati e la pelle nivea però erano tutti elementi in forte contrasto con la sua figura. La sua massa di capelli bruni, gli occhi scuri, profondi e magnetici e la carnagione mora lasciavano intendere un origine più del continente Africano o del Sud America, cosa non tanto lontana dalla verità. Queste sue frasi sconnesse deponevano a favore dello stato sconvolto e confusionale del ragazzo, anche se non riusciva a capacitarsi del motivo
"Veela? Non proprio direi, non è evidente?"
Disse afferrando dolcemente la coda della treccia che aveva dietro la schiena per adagiarla sulla spalla in modo da renderla evidente al ragazzo che aveva di fronte. Aveva altre caratteristiche che la distinguevano prepotentemente da quella specie di sirene fatate ma non era mai stata da gesti eclatanti e plateali, quindi si limitò a quel minimo gesto fluido ed elegante.
"Minerva. Strega"
Con queste due parole laconiche chiuse la presentazione e guardò l'altro con curiosità invitandolo a presentarsi con un cenno del capo.
Ormai il ragazzo aveva catturato la sua attenzione: le sue stravaganze le erano totalmente indifferenti anzi, completavano il quadro di un bell'enigma da risolvere. L'idea di capire cosa si agitasse nei suoi pensieri e a cosa fosse dovuto il suo comportamento stuzzicava la mente analitica della giovane Shadowheart e il suo enigma, per quanto sembrasse quasi privo di logica, aveva animato il suo interesse. Poi perché aveva questo interesse per le paperelle?
Udendo la sua risposta, Helen Minerva piegò in maniera impercettibile l'angolo sinistro della bocca: un riflesso involontario della sua irritazione per non aver indovinato la risposta al primo tentativo. Eppure qualcosa le faceva intendere che doveva uscire dagli schemi della pura logica della quale si fregiava per riuscire a trovare una soluzione a quell'enigma.
"Non si azzarda una risposta imprecisa senza avere tutte le informazioni per una soluzione definitiva e corretta. Quindi si, nell'ambito ipotetico è concesso formulare domande"
Rispose Minerva portandosi una mano sotto al mento in atteggiamento riflessivo.
"Immagino non mi dirai la risposta corretta, vero? Prima o poi lo scoprirò, stanne certo"
Era una minaccia ed una promessa insieme. Una volta che aveva una traccia, Helen Minerva si spendeva con tutta sé stessa per argomentare e arrivare alla soluzione. In quel momento era stata colta alla sprovvista ma, ragionandoci a mente fredda e tirando giù varie ipotesi, in futuro avrebbe sottoposto sicuramente alla valutazione del ragazzo le sue teorie fino ad arrivare alla soluzione corretta.
Mentre si appuntava mentalmente questa nota e iniziava a scandagliare varie ulteriori ipotesi il ragazzo si chinò a raccogliere la borsa. All'improvviso però, dopo aver sentito le sue parole, si riportò dritto in piedi, sollevandosi in tutta la sua altezza. Il cambio nella sua postura mise in allarme la giovane Grifondoro, che reagì istintivamente all'altro, tendendo la muscolatura e portando la mano dominante ad avvolgere la bacchetta che teneva sempre con sé. Pronta allo scatto, pronta al confronto. Ripassando velocemente le sue parole in mente si rese conto di non aver detto nulla di strano: che la sua frase fosse risultata offensiva? E per quale motivo?
Il ragazzo aveva guadagnato almeno cinque centimetri di altezza ed appariva rigido, improvvisamente guardingo, difensivo e la voce, prima insicura e quasi tremante, uscì alla frase successiva fredda, dura, netta... Senza incertezze e tentennamenti ma che lasciava trapelare una nota di dubbia interpretazione. Paura? Rabbia?
Eppure le parole non erano quelle aspettate dalla Grifondoro che, prima di rispondere, rilassò i muscoli e quietò il picco di adrenalina ma non lasciò la presa sulla bacchetta. Non era il caso di abbassare totalmente la guardia, visto il cambiamento repentino dell'altro, eppure sospettava che se fosse rimasta in stato di tensione anche l'altro si sarebbe ulteriormente irrigidito. Assunse quindi nuovamente un atteggiamento apparentemente rilassato e indifferente mentre continuava a studiare l'altro.
"No. Porto il cognome di una dinastia Purosangue. Il loro mondo, in ogni caso, è il nostro stesso mondo. È utile e interessante conoscere le loro regole ed il loro punto di vista. Ampli notevolmente i tuoi orizzonti e apprendi sia come cavartela senza magia sia come rapportarti correttamente a loro senza violare lo Statuto di Segretezza. Sono molto curiosi, sai? E se anche fosse, quale sarebbe il problema?"
La domanda del ragazzo era strana e normale al tempo stesso. Come aveva già inteso dall'abbigliamento, il ragazzo doveva venire da una famiglia Purosangue, probabilmente molto all'antica, chiusa e integralista. Era difficile fare cambiare a questo tipo di Streghe e Maghi l'opinione che avevano sui Babbani, una sorta di razzismo immeritato che derivava da chissà cosa. Un'altra faccia della medaglia della Caccia alle Streghe medioevale che si era manifestato prima e durante la Seconda Guerra Magica e ancora era ben radicato in alcune famiglie. Gli Shadowheart erano ben più tolleranti, seppur fino alla generazione dei suoi genitori, avevano contratto matrimoni esclusivamente con famiglie di antico lignaggio. La madre, strega nata babbana, era comunque stata ben accetta nella casata, dopo aver manifestato di possedere i criteri necessari per poter essere un'adeguata moglie Shadowheart e di sopportare le peculiarità della famiglia. In più, il mondo babbano rientrava pur sempre in una branca della conoscenza: non si poteva ignorare se si voleva autodefinirsi sapienti. Personalmente Helen Minerva poi, non aveva alcun interesse nel lignaggio del suo interlocutore: l'intelligenza era una caratteristica di pochi e prescindeva dal DNA. Con gli altri era semplicemente una perdita di tempo averci a che fare, non portando la discussione a nulla di costruttivo.
A quel punto il ragazzo aprì la borsa e le passò una sciarpa rossa che lei afferrò compiendo qualche passo per avvicinarsi a lui e seguendo le sue indicazioni se la avvicinò al volto per odorare meglio. L'odore si era già propagato nell'aria appena il tessuto era stato liberato dal suo contenitore, ma le due grandi inspirazioni che aveva fatto con il naso quasi a contatto con la sciarpa le erano state necessarie. L'odore acre aveva invaso le sue narici, permettendole di caratterizzarlo meglio. La scintilla di riconoscimento illuminò i suoi occhi e un sogghigno spuntò sulle sue labbra mentre allontanava l'oggetto dal viso:
"Sento un odore pungente e familiare. La gradevolezza è un parametro soggettivo, non dirimente per nessuna indagine tu stia facendo. Comunque, non lo trovo sgradevole"
Le era capitato spesso infatti, quando si recava in visita ai parenti materni nel mondo babbano, di utilizzare autovetture e di fermarsi al benzinaio o di assistere al nonno che utilizzava proprio la benzina, responsabile dell'odore che aveva assunto l'indumento, come carburante delle macchine che aveva a casa, come quella per tagliare il prato. Ma cosa ci faceva un indumento intriso di quel liquido nelle mani di un ragazzo che si era mostrato diffidente se non proprio sprezzante nei confronti di quel mondo?
"Come è finito nelle tue mani?"
Chiese quindi allungando l'oggetto all'altro, curiosa di sapere la risposta.

Edited by Helen Minerva Shadowheart - 11/4/2024, 19:36
 
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view post Posted on 19/4/2024, 15:06
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Non era una Veela, sapevo già questa informazione almeno dentro di me ed era abbastanza palese per qualsiasi persona dotata di senno ma in quel momento la conoscenza e ogni forma di logica aveva abbandonato il mio corpo, non era possibile, io che ero stato sempre così indifferente e senza alcun dubbio sul fatto che l'amore non facesse per me, era una cosa che la vita aveva visto bene di non mettere sul mio cammino finora allora perché adesso si, cosa era cambiato, qualcuno si stava divertendo a prendermi in giro?
Allo stesso tempo però mi sentivo libero come mai prima d'ora, come se il mio corpo si fosse liberato di un grosso peso.

Minerva, perché? Perché mi aveva detto il suo nome, io non gliel'avevo chiesto allora perché darmi l'ulteriore tormento, perché nello stesso momento in cui usciva dalla sua bocca ogni carattere si stampava nel mio petto potevo sentire le linee arroventate che scavavano nella carne fino a renderlo indelebile dentro di me, ci avevo visto bene allora, non era Atena ma la sua versione Romana meno guerriera e più dedita all'arte e alla protezione, era un nome abbastanza comune fra i maghi quindi non c'era bisogno di specificare che fosse una strega, rimasi li fermo mentre lei mi fissava come a voler capire qualcosa di me, ignorai quella specie di richiesta non detta, già aveva fatto troppi danni non sapendo nulla di me chissà che poteva combinare sapendo il mio nome o altro, fortunatamente non avevo la divisa quindi non poteva sapere neanche la mia casata .

-Ti ho dato tutte le informazioni che ti servono cinque pareperelle una verde le altre normali quindi gialle. È inutile se non ti viene spontanea la risposta non la saprai mai. per come si era posta era improbabile che riuscisse a trovare la risposta anzi a dirla tutta avevo dubbi che riuscisse persino a capire di cosa parlasse l'enigma, solo uno stupido avrebbe pensato che fosse un indovinello di logica e che avesse davvero a che fare con delle paperelle, non capivo quella determinazione a voler comprendere la risposta.
-E io scoprirò cosa mi hai fatto! risposi alla sua ultima mentre diventavo paonazzo in viso, era la prima volta che accennavo ai miei sentimenti e anche se ero stato molto vago non riuscivo a contenere l'imbarazzo il rossore e il tremore.

Quando mi paralizzai la ragazza sembrava essersi spaventata, se fosse stata una figlia di babbani o una tassa mi avrebbe sicuramente aggredito d'altronde è nel loro carattere, invece restò lì e spiegò la sua posizione, era una purosangue ma da quel che diceva come tanti maghi non definiva i babbani pericolosi, sciolsi la mia posizione
-Immagino non sarebbe colpa tua... Ma proprio perché li hai visti dovresti capirmi, devi ringraziare del fatto che sei ancora viva, sono pericolosi pieni di armi orribili, come dice sempre mia mamma "non sai mai quando una bomba babbana possa colpirti in testa", non hai paura? Devi essere molto coraggiosa o molto incosciente... O forse sei caduta vittima della loro propaganda, oramai lo sono quasi tutti, basti vedere come conciano la scuola a dicembre.
Il mio tono era calmo e passionale, si poteva capire benissimo il mio timore e la mia convinzione in quel momento e soprattutto la pena per i poveri stolti che ancora negavano l'invasione babbana.

-Aspetta un attimo! I tuoi probabilmente allora hanno ricevuto la lettera di mia madre l'estate scorsa... È per quello che mi hai fatto questo incantesimo? chiesi ritornando ad arrossire, se i suoi erano davvero purosangue e avevano una figlia femmina mia coetanea c'erano grosse probabilità che avessero ricevuto la lettera in cui mia madre invogliava i genitori ad organizzare un matrimonio combinato per me, io non ero mai stato d'accordo anzi avevo rifiutato categoricamente l'idea proponendo l'enigma delle paperelle come condizione necessaria per essere presi in considerazione, però era forse quello? Forse la ragazza mi aveva seguito e fatto un incantesimo trappola che si sarebbe attivato quando sarei passato, si doveva essere esattamente così.

Non ebbe la stessa reazione del prefetto alla coperta anzi sembrava molto confidente e riconoscere l'odore, mi feci ridare la coperta
-Era di mia madre... Sai quale incantesimo o pozione ci è stata versata sopra? Mia mamma ne aveva paura, l'aveva chiusa in una cassa proibendo di toccarla ma alla fine me l'ha lasciata... l'enigma della coperta era ancora lontano da risolversi ma forse la ragazza sapeva qualcosa, doveva essere una sostanza comune nelle famiglie babbane atta a scacciare i babbani.

... Comunque non cambiare argomento dimmi che cosa mi hai fatto e rimuovimi subito questa cosa spiacevole da dosso altrimenti andrò in infermeria a farmela togliere! in effetti l'aveva suggerito anche lei e dopotutto doveva anche esserci una pozione o un incantesimo per rimuovere l'innamoramento, sempre se di quello si trattava.
 
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view post Posted on 23/4/2024, 20:40
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Non rispose, il ragazzo, alla sua muta ma eloquente richiesta di presentazione. Che fosse ostile nei suoi confronti? Era certa che non avesse fatto alcunché per scatenare tale reazione. Che preferisse come lei l'anonimato? Eppure, in tal caso, non si sarebbe vestito in quella maniera. Che non avesse inteso? Le pareva molto strano: per quanto la sua domanda sulle paperelle fosse stravagante, lasciava intravedere nel ragazzo dei guizzi di ingegno. Non poteva non aver capito eppure la ragazza non insistette: non era sua abitudine intromettersi nella sfera privata degli altri.
Il ragazzo le rispose quasi stizzito ponendole di nuovo il quesito e troncando le sue speculazioni di netto. Quasi come se non volesse che lei arrivasse alla soluzione dell'enigma. Doveva essere importante, doveva essere a protezione di qualcosa di serio. Le sue parole furono bloccate da un ulteriore cambio di espressione del giovane che divenne nuovamente paonazzo e iniziò a tremare, accusandola di aver compiuto chissà ché. Il suo tono a metà tra l'arrabbiato e il disperato colpirono Minerva, che comunque, fiera nella sua dignità e compostezza, rispose freddamente:
"Non so di che mi accusi. Io non ti ho fatto nulla. Però so che tu non vuoi che la risposta al tuo enigma venga trovata"
Il ragazzo parve leggermente calmarsi, iniziando uno sproloquio sulla malignità dei babbani, come se fosse un invasato o se qualcuno dalle forti idee radicali e dalla mentalità chiusa non gli avesse permesso di aprirsi a nuove possibilità. Non credeva che sarebbe riuscito a convincerlo, eppure allo stesso tempo non voleva assecondarlo e negare la sua opinione: l'integrità morale con cui la ragazza si fregiava non glielo avrebbe mai permesso.
"Mi hanno descritto come coraggiosa ma certo mai incosciente. Si, i babbani hanno delle armi; si, possono essere pericolosi; si, gli addobbi natalizi possono essere estremamente pacchiani; eppure rifletti. Ragiona con il tuo cervello. Hanno delle leggi, come noi maghi, che regolamentano l'applicazione e l'utilizzo delle loro bombe. Deve esserci una giustificazione ed un fine a tutto. Non voglio influenzarti né convincerti ma molte delle cose che usiamo sono state inventate dai babbani. I vestiti, le posate, gli orologi, i tavoli, i libri... Noi li abbiamo presi in prestito. Possiamo dire che abbiamo delle doti in più che loro non posseggono: il grande dono della magia. Ma la nostra società ha radici in comune con la loro ed il suo sviluppo e la sua prosperità e incatenata a quella dei babbani. Pensaci"
Avrebbe mantenuto un tono calmo, come quando si spiega ad un bambino, così da poter tranquillamente gettare un amo all'apertura di quel ragazzo. Egli accennò anche ad una lettera, della quale la ragazza non era minimamente a conoscenza... Non che fosse una novità: gli elfi di casa Shadowheart erano addestrati a eliminare qualsiasi tipo di distrazione allo studio da parte dei nonni paterni e, tranne per i ricevimenti e i salotti intellettuali indetti raramente al maniero, la sua presenza formale non era mai stata richiesta da nessuna parte. Anche perché il suo ufficiale debutto come erede della casata si sarebbe comunque svolto al compimento della sua maggiore età: fino ad allora dovere e dedizione.
"Non so di che lettera tu stia parlando, ma è possibile che i miei nonni l'abbiano intercettata senza farmene parola. Tutto ciò che non è ricerca deve essere allontanato attualmente allontanato dalla mia vita"
Il ragazzo si mostrò invece molto interessato alla sciarpa, nonostante fosse evidente che la madre avesse una grande influenza, con il suo terrore per i babbani, su di lui e Helen Minerva non poté esimersi dal rispondere:
"Benzina. È un composto altamente infiammabile che i babbani utilizzano come combustibile per i motori delle loro automobili. È molto pericolosa: non avvicinarla mai ad una fiamma"
Dopo aver sentito le ultime parole del ragazzo, senza alcun dubbio di dove egli dovesse andare ma con molti riguardo la sua diagnosi, Helen Minerva allargò il braccio destro dicendo:
"Prego, fammi strada. Ti seguo in infermeria"
Voleva negare assolutamente il suo coinvolgimento nell'alterazione dello stato mentale e fisico del ragazzo e allo stesso tempo era abbastanza certa lui non sarebbe arrivato da solo alla stanza
 
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view post Posted on 24/4/2024, 09:50
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Come ovvio che fosse Minerva negò di avermi fatto qualcosa, baggianate, se non avesse fatto niente non si sarebbe chiusa in quell'atteggiamento freddo tipico di chi è sulla difensiva, allo stesso momento aveva capito che non volevo che il mio indovinello si risolvesse, non capivo il perché di tanta caparbietà, se la risposta non la sai è inutile accanirsi e aspettarsi che l'altro ti dia la soluzione è da persone ingenue, molti infatti ponevano indovinelli volutamente incomprensibili solo per poi dare la soluzione che serviva a vantarsi davanti agli altri di quanto fosse intelligente lui ad esserci arrivato o ad aver inventato una cosa che aveva senso solo per lui, io non ero così, anzi il mio enigma era impossibile solo perchè molti cercavano una soluzione logica invece di pensare lateralmente.

Iniziò la solita filippica pro babbana, avevo sentito quei discorsi tante di quelle volte e non riuscivano mai a inquadrare il problema, non erano gli addobbi pacchiani il punto ma come la vecchia festa pagana di Yule fosse stata sostituita dal Natale babbano che con il suo consumismo aveva divorato ogni briciola delle nostre origini, era una vera e propria colonizzazione, poco tempo prima c'era persino stato San Valentino che Merlino si sarebbe rivoltato nella tomba sapendo che i maghi stavano festeggiando cose che appartengono alla stessa religione che ci metteva sul rogo, ma anche quello fu sminuito solo perché c'era una pazza di nome Guendalina che adorava essere perseguita , un po' come negare che gli Americani avessero sterminato gli indios perché ad alcuni di essi vedevano i conquistadores come i benvenuti.

Evitai di discutere in merito, i babbani avevano leggi? Stando a quello che diceva mia madre le leggi non venivano rispettate c'era pochissimo controllo e molti criminali impuniti, al fatto che poi secondo la giovane o babbani avessero inventato molte cose che utilizziamo mi scappò una mezza risata
-Si, e poi c'era la marmotta che confeziona la cioccolata.
Era abbastanza chiaro che chi avevo difronte non fosse cattiva né in malafede, era semplicemente stata plagiata come tanti altri giovani riguardo a molte questioni, difatti era ovvio che tutte le invenzioni fossero state fatte da maghi e solo dopo dai babbani che come in tutte le cose se ne presero il merito, non solo le invenzioni ma tutte le grandi opere artistiche e monumentali, per un babbano sarebbe stato impossibile costruire le piramidi ma non per un mago che già in adolescenza conosce incantesimi di lievitazione, inoltre gente come Da Vinci o Newton erano sicuramente maghi in incognito, l'ultimo infatti era molto fissato con l'alchimia materia magica che ha come massimo esponente Nicolas Flamel anche lui spacciato come babbano dagli ignoranti.

-Menomale. sospirai dopo aver sentito che i suoi non avessero ricevuto la lettera di mia madre dubitavo a quel punto che gli fosse stata mandata perché se i suoi parenti la pensavano allo stesso modo sui babbani mia madre si sarebbe subito astenuta dal mandargli qualsiasi cosa men che meno una lettera per proporre un matrimonio combinato.

A quanto pare la sostanza che dava l'odore alla mia sciarpa si chiamava benzina, non avevo mai sentito questo nome ma la ragazza spiegò che anche i babbani la utilizzavano per muovere le loro automobili.
La guardai stranita prima diceva che i babbani non erano pericolosi e ora si contraddiceva dicendo che una cosa che loro utilizzavano era assai pericolosa, questo voleva dire che mi stavo portando dietro qualcosa di babbano? Non solo, c'ero anche affezionato... Non era possibile, dovevo scoprire cosa era successo a quella coperta ma non ora, ovviamente non avevo nessuna intenzione di avvicinarla al fuoco anche se ora era la coperta era totalmente asciutta vi era rimasto solo l'odore.
-Quindi i babbani hanno preso questa sostanza magica e resa qualcosa di pericoloso... Devo indagare. mormorai.

-Non è neccessario che tu venga... dissi a metà fra l'imbarazzo e il nervosismo, mi girai e cominciai a camminare a grandi passi verso l'infermeria.
 
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