Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Festa di San Patrizio

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view post Posted on 7/4/2024, 12:51
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«Pix che ultimamente sembra essere sul punto di voler soverchiare completamente gli ordini scolastici in virtù di una sua salita al potere, sembrerebbe» rispose di getto a Sesy Riddle quando la strega rispose forse delusa, forse no, alla spiegazione sulle ultime, ridicole voci sul conto suo e soprattutto di Dolus. Non è che non la comprendesse, anzi; Riddle era pur sempre a capo della redazione de “La Gazzetta del Profeta” e immaginava che doveva avere sempre le orecchie attente e pronte a schizzare verso l’alto come antenne alla ricerca di scoop esclusivi.

Quella volta, però, non era stato un successo.

Mentre quindi l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure spostava l’attenzione su Bertrand e Morgana Celebrian che a quanto pareva sembravano a tutti gli effetti avere una relazione di qualche tipo, si voltò verso l’entrata in tempo per osservare la figura di Jelonek Fedoryen farsi spazio e...non poteva dire che i travestimenti del mago lo turbassero, ma non poteva certamente rimanere indifferente quando l’uomo era nella stessa stanza.
Ricordava ancora quella volta nei sotterranei e come si fosse preoccupato di far scendere tutti o quasi per la botola prima dell’avanzata finale di quel pericoloso muro...non si spiegava, osservandolo, se dovesse aver finito per perdere il senno definitivamente dopo quella esperienza.

Si riprese, comunque, distogliendo lo sguardo da Fedoryen per rivolgerlo stupito prima verso Sugar, che gli sembrava aver mormorato qualcosa, poi distrattamente verso Melankholyia e Corbirock appena giunte.

Insomma, sembrava esserci abbastanza materiale di scrittura per entrambi i giornali più famosi del mondo magico, ma non avrebbe intaccato la sua reputazione per finirla ubriaco fradicio e senza dignità: con calma afferrò un Glacius Classic Mojito verde offerto dalla casa per la famigerata gara di bevute, e per Merlino, non avrebbe bevuto più di tre o quattro drink, in ogni caso.

«Purtroppo per la stragrande maggioranza dei maghi e delle streghe chiacchierone o in vena di spargere false dicerie no, signorina Mandylion. Mai stato nemmeno nell'ufficio di Dolus, a pensarci bene» rispose sornione dopo aver trangugiato la bevanda e aver guardato la strega con fare da sfida, perché quella poteva essere un’altra occasione per mettersi alla prova con l’ex Serpeverde.
 
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view post Posted on 7/4/2024, 14:26
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kosm

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All'offerta di una rivincita Danny non avrebbe potuto sottrarsi, a prescindere da quale fosse il palcoscenico che la vedeva protagonista. Così aveva deciso di prendere parte alla celebrazione di San Patrizio, che altrimenti non avrebbe avuto in lui grande mordente: l'eccesso di alcol non rientrava tra i suoi vizi, e pur essendo migliorato rimaneva in lui il ragazzo che preferiva dedicare le energie all’ambizione che agli eventi sociali di gruppo. In tal senso, l’identità della persona che l’aveva invitato contava più di quanto avesse voglia di ammettere. Accettato di partecipare, si era persino concesso di rientrare nel tema indossando un maglioncino verde foresta, sopra pantaloni neri fedeli alla linea delle gambe e un paio di anfibi per sopravvivere all’ecosistema che abitava il pavimento del Testa di Porco.
Aveva smesso di fumare appena prima di entrare, dopo essere arrivato, senza sapere esattamente che ora fosse ma con la sensazione di non essere in anticipo. Non esisteva un motivo particolare: il tempo, talvolta, gli sfuggiva tra le dita senza dargliene conto. Aveva preso un ultimo tiro di sigaro, come un addio, prima di varcare la soglia e immergersi in quella sezione adulta di comunità magica inglese. E aveva notato subito una serie di volti familiari intenti a prendere posto intorno al tavolo che avrebbe fatto da cuore pulsante all'evento. Aveva cercato con gli occhi la capra del locale fino a imbattersi in un altro genere di creatura mistica: Jelonek con il petto di fuori. Contento che anche lui fosse rimasto nei paraggi inglesi, si affrettò a spostare lo sguardo e lo fece passando dal bancone, dove si rivolse a Hawkins.

— Vedo che gli affari vanno ancora alla grande, Responsabile. Vorrei un bicchiere di Oro dei Lepricani.

Dei vari titoli che l’uomo possedeva quello restava il più rilevante a causa dei loro trascorsi. Si diresse quindi verso il tavolo, dove il primo drink della gara già lo attendeva, incrociando nel percorso la figura di Sugar Mandylion già immersa nella festa. Le si fermò di fianco e si infilò in un momento di silenzio con i suoi interlocutori.

— Sei qui per bere? Stasera qualcuno potrebbe abbassare la guardia.

Lo disse a bassa voce, ma non si preoccupò di essere sentito da altri dal momento che il significato più intrinseco avrebbe richiesto un precedente sotto la Stamberga. Salutò a seguire Hamilton e la Riddle lì vicino –che ebbe la sensazione di aver già rivisto a prescindere dalla partita di Quidditch- e agguantò il posto libero vicino a Charlotte Melankholiya. Si chinò verso di lei e le baciò la guancia, rimanendo un paio di secondi ad intercettare il suo profumo mentre stringeva tra le dita uno dei nodi della treccia bionda e tirava un poco. Qualcosa gli corse lungo la schiena, la mente vagò su altri contesti. Il mago si scostò e afferrò il bicchiere con il Glacius Classic Mojito verde per berne un sorso abbondante. L’incandescenza della gola e un soffio di calore sulle guance lo immersero nel clima più adatto. Allora si mise comodo e fece scivolare gli occhi sui guanti di merletto nero della strega e sul tocco di verde appena visibile sulle unghie. L’anello marziano sull’indice della destra si sentì meno solo davanti all’esercito che abitava le dita di Lottie. Danny cercò lo sguardo della strega e si trattenne dal commentare il suo vestito. Gentili concessioni di un livello alcolico ancora basso.

— Questo posto era occupato?

Accennò un sorriso sornione e rimase a leggerle gli occhi, poi si guardò meglio intorno. A partire da… Eleanor Corbirock e Sheldon Campell in apparenti rapporti stretti con la Divinatrice? Forse non si aspettava di rivederli in un posto del genere, forse non si aspettava di rivederli quella sera, ma in ogni caso rimase in contemplazione per un paio di secondi prima di recuperare la lingua. Trattandosi di due delle poche persone a cui aveva attribuito un valore durante il percorso scolastico, era possibile che la sorpresa derivasse anche dalla sua scarsa propensione a mostrarsi ubriaco in una gara di bevute, appena dopo averli rincontrati. Sollevò una mano per salutare la prima, mentre riemergeva alla memoria una mezza avventura presso la Foresta Proibita dalla quale lui aveva dovuto sottrarsi per cause di forza maggiori. Spostò quindi lo sguardo sul secondo.

— Sheldon Campell. Dimmi di aver avuto la tentazione di barare con il contro-alcolico di Golubev e saprò di essere davanti all’originale.

Ribaltò su di lui la propria tentazione, che non aveva assecondato perché avrebbe reso l’evento molto meno divertente.

Spostò solo allora l’attenzione davanti a sé, dove la sorte aveva voluto ci fosse Xavier Bertrand. In particolare, si ritrovò addosso il sguardo di sfida e non si sottrasse. Sollevò invece il Mojito verde in sua direzione e ne bevve un altro paio di sorsi, assaporando sulla lingua le note acri di lime e sul palato quelle fresche della menta. Non faceva notizia il fatto di trovare il francese lì, immerso nel vizio che gli aveva confessato in tempi non sospetti. E inevitabilmente nel cogliere quella provocazione gli occhi vennero abitati da una sfumatura violenta, che scivolò via dalla mandibola, giù per il collo, quando invece si rivolse a Morgana. Contento di vederla.

— Déjà-vu?

Le domandò con un cenno al locale nel quale si trovavano. Che in vero era stato addobbato a festa e viveva il predominio di tutt’altro tipo di atmosfera, rispetto all’ultima volta. Così la loro presenza rimaneva l’unica costante.
 
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view post Posted on 7/4/2024, 20:21
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Ella distrugge per ricreare


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L'espressione giocosamente altezzosa con cui aveva risposto alle parole del proprietario, lasciandogli intendere che avrebbe dovuto conoscerla abbastanza da sapere che non avrebbe mai finto di non voler essere migliore di qualcuno in qualcosa, e il Quidditch ne era la prova, la scozzese aveva preso posto al tavolo della sfida ricambiando i saluti di chi, accomodandosi, le aveva rivolto anche solo uno sguardo.
Un lieve cenno del capo in direzione del Custode di Hogwarts che, ahilui, non era riuscito a nascondere proprio del tutto gli sguardi quasi insistenti verso la strega e il francese; ovviamente non avrebbe potuto, nemmeno voluto in realtà, leggergli nella mente ma aveva una fervida immaginazione, Morgana.
Poi aveva rivolto un sorriso tranquillo a Sesy, che le trasmetteva sempre la giusta dose di affetto disinteressato, e atteso la birra ordinata dal mago al proprio fianco, che ormai conosceva i propri gusti, scambiando due parole con l'amica.
Per quanto entrambi si fossero sforzati di fingere indifferenza, il proprio entusiasmo aveva trovato una certa resistenza nella tensione che era immediatamente serpeggiata tra Sugar e Xavier. Aveva vivamente sperato, la rossa, che non fosse stato lo slancio con cui si era sentita di incastrare le dita a quelle del francese a sollecitare il tono atono ma ugualmente, e negativamente, eloquente con cui alla Babbanologia era parso lampante volesse riportarla alla sera in cui groppi di disperazione le erano scivolati lungo la gola insieme a bottiglie di vino.
Ma non aveva ancora sperimentato il tipo di smarrimento dovuto alla sua lontananza, quella sera, e la scozzese lo sapeva, o quantomeno lo sperava, che Sugar volesse solamente guardarle le spalle ma l'idea che due persone tanto importanti per lei non potessero conoscere che il conflitto la turbava.
Aveva comunque accolto il bacio della bionda con un sorriso, ed era stata sul punto di risponderle ma Xavier lo aveva fatto per primo. Si era voltata a guardarlo con una strana e inaspettata leggerezza, con tutta quella di cui la sua affermazione l'aveva vestita. Per un secondo soltanto l'aveva guardato di sottecchi, consapevole che la propria mano fosse stata guidata sulla superficie del tavolo principalmente per sfregio, poi aveva scosso il capo con un ghigno di rassegnazione.
Si era limitata a fare spallucce in direzione della strega, colpevole, e aveva mentalmente ringraziato il tempismo con cui Eustass aveva servito loro i primi bicchieri: non aveva ancora bevuto abbastanza per poter gestire due fuochi come quelli. La prima lingua di fuoco aveva preso vita proprio dalle labbra di Sugar e la Babbanologa, che avrebbe volentieri evitato di dover concludere la serata puntando la bacchetta contro il Vice-Capitano e sentendo la sua premerle sul collo, le aveva tacitamente chiesto un tipo di supporto meno furente. Le aveva sfiorato il ginocchio con la mano libera, lo sguardo a farle intendere come considerasse quelle prese di posizione tutt'altro che terribili, come in qualche modo addirittura le servissero.
Speranzosa che l'attenzione si sarebbe spostata altrove con l'inizio della gara, la strega aveva portato alle labbra il boccale e si era lasciata cullare dal sapore estremamente pieno della birra, le note amare del cacao a solletocarle il palato. Le stesse che l'eccentrico ingresso firmato Fedoryen aveva rischiato di farle andare di traverso. Un compito infelice quello affidatogli dall'Arbitro di Quidditch ma l'uomo ne era parso tanto entusiasta che sarebbe riuscito a far credere anche ai camerieri ai quali solitamente spettava che fosse uno spasso.
Le chiacchiere erano proseguite senza che Morgana vi prestasse particolare attenzione, fatalmente attratta dal movimento di uno degli anelli del francese, e si era resa conto di essersi incantata a fissarlo solo quando le sedie opposte a quelle alle quali sedevano avevano graffiato il pavimento facendo presente l'arrivo di altri partecipanti.
Non s'era soffermata molto su Eleanor e Sheldon, limitandosi a sollevare la mano destra in un saluto fermo ma amichevole, o qualcosa di simile, ma era stata la presenza di Charlotte e Danny a costringerla a invertire l'accavallatura delle gambe sotto il tavolo.
Il braccio che le avvolgeva le spalle aveva improvvisamente pesato dietro il proprio collo come una lama pronta a trafiggerla, svuotare il bicchiere precedentemente ordinato era stato vitale per le proprie tempie.
La mano che fino a poco prima si era stretta alla sua era finita sulla sua coscia nel tentativo di riportarlo a ciò che si erano confessati dopo la serie di sfortunati eventi che aveva coinvolto il quartetto, di trasmettergli qualcosa di simile alla calma almeno per una volta.
Charlotte non l'aveva degnata che di un rapido sguardo, se da un lato si era sentita di non poterla biasimare dall'altro le era serpeggiato sottopelle il fastidio provato nel saperli decisamente più amici di quanto lei e Danny fossero stati sino a quel momento. Ancora una volta fu Eustass a salvarla dal cominciare la serata con un terribile mal di testa, la freschezza della menta le stuzzicò le narici non appena il bicchiere di Glacius Classic Mojito verde venne posato dinnanzi a sé.
Ebbe bisogno di berlo tutto in una volta, il lime le inacidì la gola in maniera quasi lenitiva, l'aiutò a ignorare tutte le altre sensazioni. Quando riappoggiò il boccale sul tavolo, con l'ultimo sorso tra le guance come se il proprio stomaco avesse richiesto qualche secondo in più per poterlo ricevere, lo fece flettendo appena il collo lateralmente, il volto a seguire il tocco del mago al proprio fianco.
Giunse a così poca distanza dal piacevole bruciore che le aveva pizzicato la gola che la accese di tutto ciò che gli lesse nello sguardo rivolto alla propria scollatura, a tal punto da costringerla a distogliere il proprio dalla maniera schifosamente eccitante con cui la camicia gli si aprì sul petto col movimento delle braccia.
D'istinto lo rivolse alla sua amica per accertarsi che la presenza di Macbeth al suo fianco l'avesse distratta abbastanza, l'alcool a carezzarle le sinapsi le ricordò la sensazione provata a impugnare la dieci pollici contro di lei. Forse un po' la disgustò.
Fu allora che agganciò lo sguardo di Danny, un sorriso più spontaneo di quelli rivolti a molti degli altri partecipanti le sollevò inevitabilmente gli angoli delle labbra. «Meno tragico.» L'indice sottile della mano destra virò quasi furtivamente verso il proprio occhio alludendo al fatto che la situazione potesse considerarsi migliore a partire dalla sparizione del livido la cui vista, tempo prima, le aveva fastidiosamente accartocciato lo stomaco.
Più tranquilla, sicuramente anche per via della danza a cui le due bevande dovevano aver dato inizio nel proprio sangue, poggiò le spalle allo schienale e mosse appena le dita sulla gamba, che non avevano mai abbandonato, del Vice-Capitano.
 
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view post Posted on 7/4/2024, 21:50
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Era stato sbadato tutto il giorno. Aveva convertito ventinove falci in uno zellino in un rendiconto del Quinto Livello, aveva tralasciato di sopprimere una -d eufonica di troppo in un editing per il Settimanale, si era fatto sfuggire un apostrofo davanti a un articolo indeterminativo maschile in un proprio articolo per il Profeta e, soprattutto, aveva scambiato succo di horklump e succo di fagiolo sopoforoso in una preparazione pozionistica durante un esperimento con Urquhart. Stava andando tutto a scatafascio quel giorno e non sarebbe andata meglio, temeva.
Era stata una degenerazione drastica, come l’andamento dell’Efficacia di una pozione. L’Efficacia di Sheldon Campbell tendeva tragicamente a zero in situazioni paradossali rispetto alla natura intrinseca del mago, che convergeva alla pulizia: quando era, invece, consapevole di starsi appropinquando a sporcizia, lerciume, vomito e disgrazie affini, i propri valori sballavano e il mago si ritrovava a scendere in picchiata rispetto al suo Periodo di Massima Efficacia.
L’inizio del declino era stato qualche giorno fa. Tutto era iniziato da quella lettera, quella stramaledetta lettera. E, no, non si trattava di una Tutrice arrabbiata, di una minaccia di morte o, peggio, di una virgola tra soggetto e verbo. Si trattava, orrore e raccapriccio, di una perentoria condanna a una delle più orribili sevizie che potessero essergli inflitte.
Ti informo che a San Patrizio sei impegnato con me e Eleanor: andremo all’evento del Testa di Porco.
La dittatura di Ele e Lottie non ammetteva appelli. Ed era stato così, con l’atteggiamento di un condannato al Bacio del Dissennatore, che il mago aveva indossato l’outfit più verde che avesse: una tunica da mago color verde asticello, abbinata a un cappello a punta senza falda di tonalità verde bile di armadillo; al petto, aveva appuntato una spilla a forma di quadrifoglio di color Fiducia del Qilin.
«Fegato di Nero delle Ebridi», confermò, laconico, «E ho avuto la conferma che il Fegato di Opaleye degli Antipodi non è un buon surrogato».
Scoccò un’occhiataccia alle sue due torturatrici, ben consapevoli della sofferenza che gli stavano recando. Si rassegnò a essere il loro zimbello: e ciò solo perché aveva confessato la propria intenzione di creare una soluzione magica pulente secondo un’originale ricetta pozionistica di Nonna Acetonella! Peccato che quel buon proposito fosse andato in frantumi a causa dell’assenza di quel fegato di drago in dispensa.
«E non è uno schifoso ingrediente, poverino».
Mugolò, a testa bassa, arrendevole.
In mancanza di quel detergente, era stato preso da un’irrefrenabile smania di pulizia. Si era fatto la doccia almeno tre volte e aveva pulito a fondo il proprio ufficio alla Gazzetta, quello al Settimanale, quello a Hogwarts e quello al Ministero. Aveva immerso in una tinozza di acqua tiepida anche Pretzel e aveva pulito a fondo le gabbie di Grideon e Gunhilda. Ne aveva approfittato per lavare anche Dirac, prima e dopo che si tufasse in una ciotola di yogurt ai mirtilli rossi (che era di Eleanor…). Naturalmente, aveva dovuto anche lavare tutta la casa da cima a fondo, specie dopo le orme feline ai mirtilli rossi lasciati in giro per l’edificio.
Quando si ritrovò di fronte all’ingresso del Testa di Porco, deglutì e si grattò nervosamente la punta del naso con l’unghia del pollice, rendendosi conto solo allora che quella smania di pulizia l’aveva fatto sentire circa meglio solo fino a pochi secondi fa.
Aveva tenuto la porta aperta per far entrare le due streghe, accodandosi a loro anche nel salutare – ricambiando, ad esempio, il cenno di saluto di Morgana. Si sentiva terribilmente fuori posto e un po’ a disagio, ma lo rese un po’ più sereno riconoscere l’angolo del locale in cui aveva avuto il primo appuntamento con Ele. Si mise a sedere tra le due streghe, non senza aver prima fatto scivolare sul proprio sgabello una tovaglia di flanella color verde secrezione di bundimun. Si rilassò un poco, sapendo di avere almeno il fondoschiena al sicuro dal lerciume targato Hawkins.
Ringraziò quando ricevette il bicchiere di mojito modificato dall’oste, chiedendosi nervosamente se quel bicchiere fosse pulito… ma decise di sperare di sì. Il complimento di Lottie lo fece arrossire. Capì cosa stesse cercando di fare e lo apprezzò molto, nonostante ciò lo facesse sentire un cucciolo di mooncalf in mezzo a una mandria di nundu.
«Spero non ci abbia sentito il tuo mago misterioso: si ingelosirebbe?».
Aveva bevuto molto tè corretto anche per cercare di arrivare un po’ più allegro a quella serata (fallendo), ma non aveva bevuto molto alcol e quindi la lingua non si era del tutto sciolta: non sarebbe stato in grado di far conversazione con nessuno, ma in quel nessuno Lottie ed Ele non sarebbero mai state comprese. Eleanor, invece, sembrava già essere a proprio agio, spingendosi addirittura a parlare con la generalità degli avventori: Shay le invidiò molto la capacità camaleontica di adattarsi a qualsiasi contesto sociale. Si sentì meno adulto che mai.
Bevette il drink con le altre, gustandosi il sapore del lime e il calore dell’alcol che gli scese in gola. A dir il vero, una delle cose che gli permetteva di tollerare quella serata e di augurarsi che si sarebbe divertito era proprio la possibilità di bere alcol: lo apprezzava molto, anche se tendeva a preferire il vino alla birra, ad esempio; quella sera, però, stava apprezzando molto la fantasia del proprietario del Testa di Porco per le bevande ideate per l’occasione e sperava di riuscire a provarne un buon numero. Sperava di divertirsi in quel modo, nel suo piccolo, stando con Lottie ed Ele.
Il fatto che dovesse esserci un elemento estraneo a rovinare l’equilibrio del Trio Stupendo, in effetti, lo indispettiva. Non sarebbe mai stato capace di guardare in cagnesco il mago che aveva un po’ stregato il cuore di Lottie, ma era pronto a mal giudicarlo internamente: da quando sapeva che Charlotte si sentiva con qualcuno, gli era scattato un istinto protettivo. Avvertiva per la migliore amica un affetto fraterno e desiderava solo il meglio per lei. Lo faceva impazzire non conoscere ancora la sua identità.
Quando il nome e il volto di costui gli furono chiari, ne rimase un po’ sorpreso. Sapeva fosse ritornato a bazzicare a Hogwarts per gli allenamenti di Serpeverde, grazie al fatto che i permessi di ingresso passavano per lui: avrebbe dovuto fare due più due!
«Giammai: dovremmo sapere entrambi che avrebbe funzionato meglio l’anti-alcolico di Perel'man. Questo tuo scivolone mi fa dubitare che tu sia il Danny Macbeth originale, invero».
Sorrise, con un cenno del capo a mo’ di saluto. E non era nemmeno l’unico scivolone che aveva fatto: ricordava bene quando Ele gli aveva raccontato di come fosse rimasta da sola durante una spedizione nella Foresta Proibita perché Danny era rimasto indietro. Due gravissimi punti a sfavore di Macbeth.
«Comunque no, in ogni caso. Sarebbe come usare solo Incantesimi Irradianti invece di mescolare: che gusto ci sarebbe?».
Aveva però un grosso punto a favore: con lui avrebbe potuto parlare di Pozioni… ed essere capito! Hmmm… Lo avrebbe tenuto sotto osservazione per il resto della serata, così da farsi un’idea più precisa di… lui e Lottie. Avrebbe tanto voluto avere lo sguardo indagatore di Pretzel con sé: il kneazle non avrebbe sbagliato a giudicare Macbeth alla prima occhiata.
Terminò il Glacius Classic Mojito verde prima di rivolgersi a Ele, in modo che potesse sentirlo solo lei.
«A quanto pare servono cause di forza maggiore per trascinarmi qui: Pretzel che ti ruba il foulard e voi due che mi costringete».
Sorrise lieve, chiedendosi se l’alcol lo avrebbe portato a perdere qualche inibizione anche nel rivolgersi a lei, pure se in pubblico.
«Ci scegliamo due bevande da dividerci? A me ispirava la Birra Lepricano».
Propose poi, abituato com’era a condividere con la propria partner anche piatti e bicchieri.
«A patto che anche tu richieda le stoviglie pulite, naturalmente».
 
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view post Posted on 8/4/2024, 11:33
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shouq


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Ne la città dolente, ne l'etterno dolore, tra la perduta gente.

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Successe una serie di cose ridicole, il che voleva dire tutto e niente, dal momento che si trovavano al Testa di Porco, un uomo con una tuta rosa aveva già mostrato i suoi capezzoli e Eustass Hawkins aveva già servito a tutti il primo drink. La cosa che Charlotte trovò più ridicola di tutte, però, fu il cuore che iniziò a sconquassarle il petto quando percepì le labbra di Danny sulla sua guancia. Aveva messo abbastanza blush sugli zigomi da nascondere il rossore che sentiva salire? Ridicola, ridicolissima. E tesa, per qualche motivo.

– Sì! Occupato, occupatissimo! Che sfacciato.

Improvvisò un rimprovero all’esordio di Macbeth e gli fece la linguaccia, infastidita dal fatto che lui invece sembrasse perfettamente a suo agio, a differenza sua. Non gli importava che avrebbe inevitabilmente subito l’esame silenzioso dei Campbirock? E la sua amica Morgana, invece, avrebbe approvato? Trovava assurdo che Danny non se ne preoccupasse e, soprattutto, che fosse evidentemente più bravo di lei a gestire i suoi rapporti sociali. Nessuno era più brava di lei in quello, per Cassandra: era la Capo-Redattrice del Settimanale delle Streghe! Non avrebbe ammesso che la tranquillità di Danny riuscì a contagiare anche lei, ma fu in effetti esattamente quello che avvenne. Si rilassò, più o meno, strofinandogli affettuosamente una gamba, ora che lui era seduto di fianco a lei.

– Hey.

Arrivò quindi il saluto, per qualche motivo con un tono più basso del normale e un sorriso tutto sommato autentico: Macbeth era esattamente dove lei lo aveva voluto, il che era un buon inizio, considerando la titubanza di lei a concedergli fiducia e il leggero ritardo di entrambi (l’odore di fumo che lui si era portato dietro sospettava c’entrasse qualcosa in quello).
Assistette piuttosto sbigottita allo scambio che seguì tra Danny e Sheldon, e cercò la complicità di Eleanor per roteare gli occhi con lei: erano appena arrivati e i due maschi della compagnia stavano già parlando di pozioni astruse (tutte le pozioni lo erano). Ritenne allora di dover intervenire.

– E invece è proprio lui, Danny Macbeth. È lui, Shelly. È lui, capito?

Calcò un sacco il tono su quell’”è lui”, a cui seguirono occhieggiate varie e smorfie per far cogliere a Sheldon il riferimento sul tipo misterioso, che a quel punto sarebbe stato palese anche alla capra del locale, ma non si poteva essere mai certi con i maschi, anche se Sheldon in effetti era una specie di custode del sapere magico intero per lei e non aveva mai avuto motivo di dubitare della sua perspicacia. Ma comunque esisteva pur sempre la possibilità che fosse Tom Hamilton il suo tipo misterioso, no? Che non le avesse riservato che uno sguardo fugace era un dettaglio.

– E Rockie è Assistente alla cattedra di Astronomia.

Questa volta si rivolse invece a Danny, gonfiando il petto orgogliosa e sorridendo come se fosse stata lei a raggiungere quel traguardo professionale, quindi accennò con il capo all’anello marziano di Danny affinché i due figli delle stelle si trovassero e si riconoscessero sotto lo sguardo adorante di chi non studiava né le stelle (non in quel senso, almeno), né le pozioni - e che era tuttavia pronta a prendersi ogni merito per le ottime scelte che aveva evidentemente fatto nella vita, almeno in campo sociale: i suoi amici avevano più cose in comune tra di loro che con lei.
I Campbirock e Danny, tuttavia, non erano i soli amici da considerare a quel tavolo. C’era Xavier, ad esempio, al quale settimane prima Charlotte aveva negato che tra lei e Danny ci fosse qualcosa (in modo molto più volgare di così e in pieno stile Bertrand, naturalmente). C’era poi Morgana, che la detestava per una serie di fraintendimenti e che Charlotte sorprese a deglutire il primo drink della gara di bevute in praticamente un sorso solo. Era possibile che non fosse l’unica a percepire un po’ di tensione quella sera, quindi.

– Wow. Avete chiarito, quindi. Bene, maquifeque!

Da qualche parte doveva pur cominciare con la coppia che aveva di fronte, e cominciò dal francese (o quello che lei riteneva tale) per cercare di scambiarsi uno sguardo più eloquente con Xavier e capire quale fosse il suo umore e se avesse davvero chiarito con Morgana dopo la brutta discussione che avevano avuto proprio a casa sua. Allungò la gamba sotto il tavolo per chiedergli tacitamente un segno, ma il lerciume sul pavimento ostacolò l’azione del suo piede e…
tonf, aveva appena dato un calcio sotto il tavolo a qualcuno. Ma non era Xavier, era Tom Hamilton. La sua fortuna.

– Oddio, no, non volevo prendere te, giuro! Tregua per stasera, Custode? E non si è perso niente nell’ufficio di Dolus, comunque: è sempre buio come la sua anima.

Fare conversazione l’avrebbe sicuramente distolto dall’essersi preso un calcio nello stinco dal sandaletto a punta che apparteneva alla collega dello staff di Hogwarts con cui si era scontrato non troppo tempo prima, no? Ad ogni modo, ogni occasione era buona per detestare Irvine Dolus, e per chiacchierare, ma le veniva meglio farlo con Sugar Mandylion e Sesy Riddle, già interlocutrici di Hamilton, per cui cercò in loro uno spiraglio di salvezza al caos che era riuscita a creare nel tentativo di socializzare con la parte più verde-argentea del tavolo.

– Buonasera. Credo di aver visto di sfuggita i capezzoli di Jelonek. Sembra quasi una riunione della Witches’ League, eh?

Dov’era Eleanor? Perché Sheldon non smetteva di tentare di monopolizzarla con il suo amore? E perché lui e Danny parlavano di pozioni invece di ubriacarsi come dei giovani adulti normali? E perché non ricordava la parola francese in codice per quando lei e Xavier dovevano notificarsi un cliente molesto, in modo da intervenire? Solo che ora, temeva Charlotte, la cliente molesta rischiava di essere lei. Accennò un sorrisetto in generale, quindi tornò con le labbra alla cannuccia del mojito: era praticamente finito. Quanto ci avrebbe messo il ghiaccio a squagliarsi insieme alla menta? Doveva esserci un incantesimo per velocizzare il processo, ma lei aveva appena dato un calcio all’esperto di Incantesimi lì al tavolo. Che sfortuna.
 
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view post Posted on 10/4/2024, 09:57
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Che la sua partecipazione all’evento della Testa di Porco avesse avuto più contro che pro gli era parso evidente sin da subito; che poi tutti i suoi fastidi e le sensazioni venissero confermate via via che gli astanti si presentassero era decisamente un altro conto. O meglio: non un altro, proprio quello!
Dopo aver quindi risposto agli interrogativi che lo vedevano protagonista di voci decisamente senza fondamento aveva sì svuotato il bicchiere per poi attendere la successiva bevuta, ma si era anche guardato attorno, perché Macbeth, l’applicante del Sesto Livello vecchio di mesi, aveva fatto il suo ingresso fermandosi al fianco di Mandylion per poi salutare un po’ tutti, e poi era giunto anche il signor Campbell - o forse era giunto insieme alla fin troppo allegra e chiassosa combriccola guidata da Melankholyia e Corbirock? - che non pareva avergli rivolto alcun cenno e che, per questo, non ne ricevette.

Si guardò attorno quindi, silenziosamente catapultato in un’altra dimensione con sè stesso paventando la possibilità di rivolgersi a Sesy Riddle, quando un tonf giunse inaspettato: volgendo lo sguardo verso la Divinatrice la vide muovere le labbra pronunciando in ordine delle scuse, una proposta e qualcosa che gli fece spuntare un nuovo, poco interessante per chi poco avvezzo di gossip e quant’altro, interrogativo: Charlotte Melankholyia era una assidua frequentatrice dell’ufficio di Dolus?

La osservò, e dopo qualche istante di riflessione che erano parsi secoli, rispose:
«Per una tregua ci vogliono due fazioni in guerra» sottolineò placido e considerevole «l’unica ad aver rifiutato una proposta di pace poco tempo fa e ad essere la fazione in guerra è lei, professoressa Melankholyia» sorrise appena, ma di gentilezza fine a se stessa, quindi scrollò le spalle increspando appena le labbra verso l’alto. «E converrà con me: non ricordo nemmeno di averle dato il permesso di utilizzare il “tu”» le disse appena, in modo da farsi sentire solo dalla strega, allungando gli angoli della bocca in un tentativo di riportare nella mente dell’ex Corvonero le stesse parole che quest’ultima aveva utilizzato nei suoi confronti. Non ci badò più, decretando tutte le eventuali variabili che interessavano lui e Melankholyia anche solo da un punto di vista prettamente sociale, morte e sepolte.

Prese il bicchiere osservando il contenuto volatilizzatosi per poi cercare la figura di Eustass: necessitava di un nuovo giro di alcolici.
 
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view post Posted on 14/4/2024, 16:48
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Il resto dei partecipanti si era aggiunto poco prima dell'inizio della Gara di Bevute, e un gran chiacchiericcio ora rimbombava nel locale. Non era quello dei classici avventori che si scambiavano insulti a vicenda per aver barato a carte o i vaneggiamenti di qualche povero diavolo troppo ubriaco per articolare una frase di senso compiuto; erano chiacchiere che trasportavano gossip, idee e opinioni sui più disparati argomenti, qualcosa che non si sentiva pervadere le quattro mura di quel locale da parecchio tempo. Eustass ci si sarebbe potuto abituare se avesse avuto una clientela rispettabile ogni giorno - o, quanto meno, composta da maghi e streghe normali.
Prima della sfida, Charlotte decise di far riscattare il drink compreso nell'iscrizione, che il proprietario le servì con un colpo di bacchetta.
"Ecco a te, Divinologa. Sono quattro Galeoni più cinque Falci per il bicchiere pulito, per un totale di quattro Galeoni e cinque Falci. Continua a bere così e stasera ti prometto che vedrai le stelle, altro che lune!"
L'attenzione del Vice-Preside venne rivolta a Danny, dei quali aveva perso le tracce poco dopo il suo diploma M.A.G.O., ma che adesso sembrava essere ricomparso nella società magica più attivo che mai. La sorpresa di vederlo tra i partecipanti di quella serata era stata la stessa di quando lo aveva visto tornare a Hogwarts per riprendere a giocare a Quidditch per i Serpeverde.
"Quando il proprietario è uno dei maghi più famosi del Regno Unito è normale che la gente paghi per vederlo, anche in un locale malfamato come questo."
Con un cenno del catalizzatore, l'Oro dei Lepricani venne servito in un batter d'occhio a Danny.
"Ecco a te, sono quattro Galeoni per la partecipazione alla gara."
Eustass fece un giro intorno al tavolo per recuperare i quattro Galeoni per la Gara di Bevute da Eleanor e Sheldon, che per il momento non avevano ancora ordinato nulla. Il Responsabile di Serpeverde si mise i guadagni in tasca, sperando successivamente di ricordarsi di mettere tutto nella cassa prima di chiudere il Testa di Porco.
Quando diede inizio alla sfida, tutti i partecipanti presero il loro bicchiere e, chi più in fretta e chi con maggiore pazienza, lo svuotarono del drink che Eustass aveva preparato per quella serata. Il danese si accorse che era rimasto un bicchiere solitario sul bancone, e dopo un rapido controllo il professore di Volo si accorse che all'appello mancava una persona.
"Ehi, Tette e Capelli non è venuta! Codarda!"
urlò, per poi prendere Glacius Classic Mojito verde e alzarlo verso il cielo.
"In questo caso, alla sua salute!"
Con un gesto teatrale, Eustass si portò alle labbra il drink per trangugiarlo in un solo colpo. Il sapore del lime gli fece arricciare la lingua, mentre la menta gli diede la sensazione che le sue narici si fossero spalancate, facendogli percepire in maniera più sottolineata tutti gli odori intorno a lui, rendendoli più piacevoli. L'alcool gli fece formicolare la bocca prima di avvolgerla come un mantello caldo, per poi colpirlo in maniera improvvisa come se nella gola gli fosse scivolata sopra una lastra di ghiaccio. Gli occhi gli lacrimarono, ma il docente riuscì a depositare il bicchiere sul tavolo senza farlo cadere.
Eustass osservò i partecipanti, per poi annuire con la testa.
"Vedo che non ci sono state vittime, meglio così. Sareste stati la vergogna del locale se aveste ceduto alla prima bevuta."
Gli occhi scuri del Farmacista si soffermarono per qualche secondo di più su Sesy, per poi riprendere dicendo:
"Bene, passiamo al secondo round!"
Eustass fece fluttuare dei boccali davanti agli sfidanti: la schiuma era colorata in modo da ricordare la bandiera irlandese.
"Irish Flag per voi, dopo che vi siete dimostrati degni di poter partecipare a questa serata. Dopo aver bevuto, però, voglio che ognuno di voi faccia il verso di una Creatura Magica! Chi si rifiuterà o chi farà lo stesso di uno già fatto verrà ELIMINATO!"
L'Auror sbatté il pugno sul tavolo e disse:
"Via!"

//La Gara di Bevute non è solo una sfida di velocità, ma anche di descrizione. Dovete convincermi mostrandomi le vostre sensazioni, o verrete eliminati.
La scadenza è fissata per il 19 alle 23.59.
 
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Ne aveva avuto già il sentore, che quella non sarebbe stata una serata facile. Non avendo potuto fare a meno di stare a sentire la risposta di Melankholyia data la vicinanza, si era limitato a ignorarla bellamente, ma con un pizzico di gentilezza, accennando solo un breve «Va bene, professoressa» nei suoi confronti purché lo lasciasse in santa pace: ci mancava solo che con la scusa delle bevute finisse perfino col diventare molesta e attaccar briga proprio con lui, che di certo non aveva nessuna intenzione di stare a chiacchierare.
Men che meno con la Divinatrice.
In ogni caso, nonostante avesse individuato Eustass alzare un Glacius Classic Mojito riferendosi per forza di cose a una strega che poi non si era presentata, un po’ di invidia nei confronti del mago la provava: perché insomma, alla fine quel Glacius Classic Mojito gli avrebbe fatto comodo! Dovevano essere i primi effetti dell’alcolico buttato giù poco prima a farlo sragionare.
Cercò di non scomporsi oltremodo, per quanto potesse permetterselo, quindi guardò gli altri partecipanti alla gara senza prestare veramente attenzione a qualcuno in particolare: avrebbe scommesso con se stesso di riuscire ad assistere a una rissa in piena regola, di lì alla chiusura delle danze.

Quando il Responsabile di Serpeverde però cominciò a far scivolare il suo sguardo sui partecipanti, non potè fare a meno che chiedersi se si stesse soffermando sulla sua figura. Spostando il bicchiere ormai vuoto di Glacius Classic Mojito al centro della tavola tenne lo sguardo fisso sull’uomo imparruccato per poi socchiudere le palpebre a mo di due fessure, come se quel gesto potesse far luce sul mistero, rivolgendosi infine nei confronti di Sesy Riddle: «guardava me o lei, a suo modesto parere?» chiese all’Insegnante di Difesa contro le Arti Oscure in un sussurro per poi farsi servire dal mago stesso con la stessa nonchalance con la quale aveva socchiuso le palpebre a due fessure senza cavare un’acromantula dal buco.

Osservando il boccale si ricompose correttamente sulla sedia per poi avviluppare le dita della destra sul manico e trangugiare l’Irish Flag in due volte lasciandosi inebriare dapprima dalla crema alla menta, il cui effetto non tardò ad arrivare investendolo lungo le tempie come se uno dei vecchi bolidi della scuola lo avesse trapassato da parte a parte, infine dalla crema di whiskey e brandy separati in modo da richiamare i colori della bandiera irlandese non senza qualche problema: aveva compreso, poco prima di avvicinare il boccale alle labbra la prima volta, che avrebbe dovuto anche fare il verso di una creatura magica pena l’eliminazione. Alzatosi in piedi e spinta indietro la sedia per farsi spazio dopo il rumore secco provocato dal pugno di Hawkins sentì l’effetto dei due alcolici avvolgerlo e fargli bruciare la gola provocando subito dopo un aumento delle temperature; batté rapido le palpebre per sollevare la destra stringente il boccale in aria inspirando a pieni polmoni, convinto di ciò che stava facendo, prima di fare il verso della Fenice e del suo canto riproducendo un «IIIIIH - IIIIIH» lungo e affusolato interrotto da pause di qualche secondo prima di riprenderlo, agitando le braccia a mo di volo certo che qualcosa dal boccale stava volando su qualcuno. Solo dopo aver ripreso posto gli sarebbe sembrato di aver udito una sirena. Del resto, aveva già confidato a se stesso di essersi pentito della partecipazione?
 
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view post Posted on 14/4/2024, 20:35
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D I R T Y H A N D S

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La risposta di Sugar era arrivata puntuale, esattamente come immaginava. Fu quindi naturale per lui sorridere, sollevando entrambe le sopracciglia e tenendo la lingua incastrata tra i denti aveva mimato un "no" con la testa, ridendo subito dopo. Poteva considerare quella serata pressoché perfetta, dare il tormento all'ex Serpeverde si sarebbe rivelato più divertente del previsto.
La mano di Morgana sul ginocchio gli aveva causato più di un brivido e, costretto a guardare la Celebrian, le aveva fatto intendere che quel semplice contatto aveva iniziato a risvegliare in lui determinate voglie che mai si erano realmente assopite. Tenendole il braccio ancora sulle spalle, sentendo la testa un po' più leggera rispetto a quando aveva messo piede al locale, aveva iniziato a giocherellare con una delle sue codine, come aveva fatto all'ingresso, intrecciando i capelli all'indice e al medio della mano.
Ma poi la sua espressione si era tramutata in altro quando, dopo aver buttato giù il primo drink della gara, aveva riportato lo sguardo su Macbeth. Il prurito alle mani aveva minacciato di dominarlo e di fargli perdere la lucidità e il vero scopo di quella festa: divertirsi. Per quel motivo gli aveva catapultato contro tutta la propria furia con un unico sguardo, mentre la mano continuava a picchiettare sul tavolo per poi stendere le proprie labbra in un ghigno poco promettente, l'oscurità che avvolgeva il suo corpo si espanse fino ad avvolgere anche Macbeth per una sola frazione di secondo... perse interesse.
Aveva quindi dissolto lo sguardo giusto in tempo per vedere Charlotte prendere posizione e a seguito anche Mr. Campbell e Eleanor Corbirock. Aveva salutato tutti con un movimento della mano, sollevandola appena dal tavolo, poi era tornato a guardare Morgana. L'aveva beccata giusto in tempo, ai suoi occhi non era sfuggito lo sguardo della Celebrian sulla propria mano, intenta a giocare con gli anelli, e poi sulla camicia lasciata volontariamente aperta. Le si era avvicinato un po' di più, lasciando il gruppetto dei quattro maghi a parlare tra di loro, poggiando poi le labbra sulla sua guancia in un tocco leggero. « Beccata. » Le aveva sussurrato, ridacchiando, strofinando la barba contro la sua guancia mentre si allontanava da lei, voltandosi in direzione di Charlotte con una più che eloquente espressione seccata in viso. « Oui, e non solo noi a quanto pare. » Il riferimento a Macbeth e alla sua presenza accanto alla Divinatrice sarebbe risultato più che chiaro, accompagnato da un sorrisetto e un'occhiata al Cacciatore. Scuotendo il capo, trattenendosi dal pronunciare qualche altra frase, si era nuovamente allontanato dai due non intenzionato a portare avanti alcun tipo di discorso in particolar modo con il giocatore. La mano, ancora intenta a giocare con la codina di Morgana, si era stretta di più sui suoi capelli quando l'aveva sentito alludere alla loro serata al Testa di Porco.
« Magnifique. » Tutto quel blaterare di Danny Macbeth gli aveva fatto passare la voglia di stare lì e la voce acuta di Charlotte non aveva aiutato il pulsare alle tempie. Non aveva trattenuto una risata assistendo all'ennesimo teatrino inscenato da Tom e, in tutta risposta, aveva sollevato la mano colpevole. Non aveva gradito, tuttavia, il modo in cui si era rivolto alla Divinatrice. In Bertrand era scattato qualcosa e, pur essendo ancora incazzato con Charlotte, gli anni trascorsi a Hogwarts e in libreria erano stati un impedimento alla sua intenzione di voltarsi e basta. « Il calcio era per me. Arrêter de se plaindre, goditi la serata nonno! » E, con il desiderio di vendicarsi di Charlotte e del quasi calcio che lei aveva cercato di tirargli, Bertrand aveva mosso il piede in avanti premendo sulla punta di una scarpa. Gettando uno sguardo da sotto al tavolo si era però reso conto che, il piede calpestato, non fosse quello della Divinatrice bensì quello di Danny. Imprimendo una forza maggiore l'aveva guardato fingendo il nulla prima di spostare la sua attenzione altrove e anche il piede.
La mano si spostò dalla codina di Morgana alle sue gambe, da sotto al tavolo. Strinse la coscia della Celebrian desiderando superare la stoffa dei pantaloni, strapparli se necessario, ma non erano ancora abbastanza ubriachi per finire su uno dei tavoli del pub.. e probabilmente mai l'avrebbero fatto, non avrebbe permesso a altri occhi di guardarla. E lo comunicò anche a lei, mentre il riferimento a quella serata trascorsa con il fantasma tornò a impossessarsi della sua mente, della sua calma. La mano risalì verso l'alto, sempre di più, bloccandosi quasi al centro.
Inspirò, cercando di distrarsi e di non cedere al desiderio, corrucciando lo sguardo quando uno dei bicchieri rimase intoccato. Storse il naso, l'avrebbe bevuto volentieri ma Hawkins lo anticipò bloccando sul nascere ogni sua intenzione. Il secondo giro non tardò a arrivare e la sua mano a avvolgere il boccale: aspettò per bere, lo avvicinò a quello di Morgana facendoli scontrare poi lo portò finalmente alle labbra. L'odore della menta misto al whiskey e al brandy lo colpì, arrivando fin quasi al cervello così come i primi sorsi che fece scivolare giù dalla gola. Il drink all'apparenza prometteva bene, i suoi colori richiamavano perfettamente la bandiera e il sapore... qualcosa che Bertrand apprezzò forse anche troppo. La menta si sposava perfettamente con il sapore più forte del whiskey e del brandy, l'alcolico scendeva liscio lungo la sua gola sorso dopo sorso facendogli aumentare la temperatura corporea. Lo stomaco si contorse leggermente richiedendo più alcol, la testa iniziò a alleggerirsi. Dopo aver udito il comando del Direttore del Settimo Livello un asino in calore rovinò tutto il momento e per poco non gli andò di traverso ciò che stava bevendo. Con il boccale a mezz'aria e gli occhi spalancati, Bertrand avvertì la gola bruciare nuovamente e un nuovo battito alle tempie. Spinse la sedia indietro togliendo, suo malgrado, la mano da mezzo le gambe di Morgana. Con la mano libera afferrò in tempo la sedia prima di vederla cadere per terra, a causa dei movimenti bruschi dell'ex Serpeverde. Nel sollevarsi gli girò la testa anche se di pochissimo, i rapidi movimenti non avevano aiutato e Tom stava buttando per aria il contenuto del suo boccale che riuscì a scansare, per fortuna.
Inarcò le sopracciglia incenerendo Eustass con lo sguardo per aver costretto tutti loro a una cosa tanto imbarazzante ma Bertrand non aveva alcuna voglia di perdere e, per quel motivo, pur consapevole che il giorno dopo se ne sarebbe pentito altamente e si sarebbe maledetto per il resto dei suoi giorni, posò il boccale e sbattè le mani sul tavolo inarcandosi verso il basso come se fosse in procinto di mettersi a quattro zampe. Iniziò a muovere la testa come un leopardo, muovendo i capelli per richiamare l'oscillazione della criniera di un leone: il Nundu, leopardo gigantesco, feroce e indomabile, dal fiato letale.
« GRRRR! » Lo sguardo non lo tradì, nonostante il verso poco virile che era stato costretto a pronunciare. Ma i suoi occhi avevano inquadrato la sua preda, squadrando Tom Hamilton (o meglio Fenice Hamilton o forse asino) come se fosse pronto a balzare da un momento all'altro per attaccarlo. Avrebbe afferrato il suo polso per impedire a qualche altro residuo di alcolico di finire in faccia a qualcuno, ringhiando ancora avrebbe spinto polso di Tom verso la sua bocca per farglielo svuotare trattenendosi dal tirargli il boccale dritto in testa. Con un ultimo movimento della criniera (la testa, la sua dannata testa ora sì che girava, maledetto leopardo), Bertrand si spostò il pelo (capelli) dal viso sedendosi nuovamente sulla sedia con poca grazia, provocando un tonfo. Sorrise, in direzione di Morgana, invitandola a lasciarsi andare avvicinando di nuovo le labbra al suo viso. « GRRRRRR! » Direttamente in faccia alla Capitana, e poi contro il suo orecchio, ridendo nuovamente mentre terminava il contenuto del suo bicchiere, posandolo sul tavolo. Si leccò le labbra avvertendo il retrogusto di brandy, poi tornò a guardare l'asino la Fenice.
« Tu es ridicule Tommy. » Ridacchiò ancora, mettendo il boccale a testa in giù cercando di capire se ci fosse ancora qualcosa al suo interno... il nulla. Storse il naso raccogliendo solo una goccia, caduta dal bicchiere, sentendosi sempre più leggero e meno se stesso.... amava bere, l'aveva già detto?
Ma, cosa fondamentale, dov'era il Suo scotch?
 
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view post Posted on 15/4/2024, 09:39
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it amused her more to make him jealous


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- Buonasera, Direttrice. Una cosa del genere, sì, anche se avrei preferito evitare. - disse Sugar a Charlotte.

Ascoltò con attenzione il resoconto di Tom sull'Ufficio di Dolus, che rimaneva comunque un mistero per tutti. La docente di Divinazione, invece, volle far sapere all'intero locale di averlo visitato, e Sugar batté le palpebre con educazione. Poteva solo presumere che fosse per doveri tra Alta Carica e Presidenza, anche se sembrava che Charlotte stesse rivendicando... qualcosa di poco professionale nell'annunciare quella familiarità a gran voce. L'Auror si voltò verso Sesy Riddle e Tom per vedere se anche loro avessero colto quella sfumatura o se invece si trattava di qualcosa che aveva intuito solo lei. Fortunatamente, Danny Macbeth si presentò infrangendo l'aura di imbarazzo che si era creata, e Sugar gli rivolse un sorriso complice e uno sguardo eloquente, memore della loro conversazione alla Stamberga Strillante. Se c'era qualcuno che proprio non riusciva ad immaginare come ubriaco, quello era lui; suppose che l'evento di San Patrizio l'avrebbe presto soccorsa a dipingere quella scena indimenticabile.

- Chissà. Lo scopriremo a fine serata, suppongo. - replicò con voce altrettanto bassa. - E vale anche per te, non credere! -

Gli effetti della birra e del mojito non avevano fatto in tempo a dissiparsi che Eustass stava già proponendo un nuovo cocktail. Con la testa leggera, Sugar accolse la nuova bevanda con ul sorriso, sollevando il boccale per incontrare quello di Sesy Riddle in un breve brindisi. Dopodiché, lo portò alle labbra e lo vuotò con minuzia, stando attenta a non trangugiarlo e a non soffocarsi. Sarebbe stato uno spettacolo meschino da consumare davanti a tutti gli astanti. Quando anche lo'ultima goccia fu reclamata dalle sue labbra, Sugar posò il bicchiere, percorsa dai brividi caldi dell'alcool che si trasmetteva piacevolmente al sangue e al pensiero. Alzò gli occhi su Hawkins, probabilmente già ubriaco, che evocava la presenza di una lei chiamata Tette e Capelli. Sugar sapeva che il quantitativo tossico di maschi da sfoltire tra le fila dell'umanità fosse ancora più che notevole (bastava osservare Bertrand), ma non avrebbe annoverato Hawkins tra questi. Chi usava ancora quei termini? Quasi arrivava ad apprezzare Fedoryen (il figlio, non il padre) per come trattava lei.
Bugia, lo apprezzava già.

- Tette e Capelli? Sta avendo visioni, professore? - chiese, battendo le palpebre più di una volta.

Giunto il momento di imitare un animale, Sugar pensò con estensione quale potesse essere l'imitazione ideale. Per qualche strano motivo (come i tre drink appena bevuti), ci mise un po' a ricordare quali Creature Magiche esistessero e decidere di imitare una fenice. Complice di certo era stato Tom Hamilton, la cui riproduzione aveva rischiato di farla soffocare tra le risate e il drink. Non poteva non rispondere a quel richiamo: si schiarì la gola con solennità e si esibì in un improvviso urletto roco che spezzò l'aria come un set di dieci unghie finte contro una lavagna. Dal punto di vista di Sugar, la sua imitazione era stata impeccabile al punto da disegnarsi un sorriso orgoglioso sulle labbra, motivo per cui ripeté l'esibizione. Oltretutto, non voleva certo arrivare seconda dietro la pallida imitazione di uno gnomo, su cui Xavier si stava prodigando. Come la fenice, avrebbe voluto sentire le sue corde vocali pungere e bruciare nel riprodurne fedelmente (orribilmente) il canto.

- IIICHH.- gridò. - IICH! -

Si raddrizzò solenne sullo sgabello, convinta di aver appena riprodotto il leggiadro canto di una fenice invece che il verso di morte di uno struzzo nel deserto, o l'urlo rabbioso di un turista tedesco smarrito.
Tedesco, no, pericolo. Passare oltre.

- Una birra è sempre la scelta giusta, miss Corbirock. - rispose all'appello dell'ex Grifondoro, con cui aveva condiviso il tifo del clan -eth sugli spalti di Quidditch. - E la porterà subito allo stesso livello di tutti. -

Poteva parlare per esperienza personale in quel frangente. Annuì da sola, soddisfatta della propria saggezza.
 
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view post Posted on 16/4/2024, 21:48
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Ella distrugge per ricreare


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Le chiacchiere al di là del tavolo erano riecheggiate sino ai timpani di Morgana in maniera un po' sconnessa, che fosse già per via dell'alcol o semplicemente per la distrazione che aveva di fianco non era riuscita a capirlo, ma l'unica cosa che era riuscita chiaramente a sentire era stata la voce di Charlotte confermare al Bibliotecario di Hogwarts l'identità di Danny; aveva assottigliato appena lo sguardo, la strega, curiosa di cogliere quanto si nascondeva nelle occhiate platealmente complici che la Divinatrice stava rivolgendo all'amico, ma poi il pizzicore al fondo della lingua si era spostato sulla guancia e il fiato caldo del francese le aveva fatto notare d'essere stata a propria volta poco discreta. Per un attimo la mano libera si era spostata dietro la sua nuca, come a volerlo trattenere contro il proprio viso affinché l'eco della risata che gli era risalita dalla gola continuasse a soffiarle contro la pelle, ma quel gesto si era trasformato in una semplice carezza quando lui si era mosso per rivolgersi alla strega con cui aveva pattinato.
Era stato allora che Macbeth aveva ricordato l'ultima serata che avevano trascorso insieme al Testa di Porco e sempre allora che, come aveva preventivato, Xavier aveva sentito il bisogno di riavere la propria attenzione: le dita si erano strette alla sua coscia mentre le sue avevano fatto lo stesso sui propri capelli. Era stata sul punto di rivolgergli un'occhiata ammonitrice, ma poi il tono impermalito di Tom l'aveva obbligata a volgere lo sguardo in direzione del Custode e incassare le parole – in dannato francese – con cui il Vice-Capitano di Serpeverde aveva preso le parti di colei a cui esse erano state rivolte. A colei che aveva appena provato a fare piedino al proprio uomo sotto il tavolo, stando a quanto era riuscita a capire collegando le scuse che Charlotte aveva rivolto a Hamilton all'affermazione tanto sicura di Xavier; dopo aver loro chiesto se avessero chiarito, per giunta! I due bicchieri bevuti avevano preso a fomentare il nervosismo che le si era annidato all'altezza delle tempie.
La mano della scozzese aveva lasciato la gamba del mago affianco a sé, seccata, e l'istante successivo aveva immaginato di allungarla verso l'altro capo del tavolo alla ricerca della destra di Danny, più precisamente verso l'anello all'indice, per sfiorarglielo distrattamente e sfidare l'ex-Corvonero ad avere il coraggio di cercare un contatto con il francese altrettanto visibilmente; non aveva avuto il tempo di mettere in atto quella ripicca però, perché la tempesta a cui ormai le proprie membra appartenevano l'aveva reclamata al centro del vortice che aveva origine nelle sue iridi.
Lo aveva sentito, il richiamo delle onde, aveva letto quanto queste avevano voluto comunicarle in ogni increspatura sulla superficie, e si era ritrovata a stringere le gambe contro la sua mano, se per fermarla o trattenerla lì non le era stato chiaro... limpido, invece, il desiderio di prenderlo contro il tavolo come aveva fatto in soffitta qualche mese prima affinché a lei passasse la voglia di avvicinarlo in determinati modi; era ancora alquanto labile la propria tolleranza. A lui lo rese chiaro conficcandogli le unghie nel dorso della mano che nascose spostando più in alto il punto in cui le gambe le si accavallavano.
Riconfermandosi di poche parole, almeno mentre l'alcol ancora non aveva totalmente accerchiato la propria ragione, la Babbanologa accolse la seconda bevanda della sfida con curiosità, osservandone i colori mentre la voce del proprietario spiegava loro le nuove condizioni per restare in gara. «Troppo noiosa per lei, la scorsa edizione?» Borbottò all'Arbitro, non ricordando niente di simile – in quel poco di cui effettivamente aveva memoria – all'ultima festa di San Patrizio. Roteò appena lo sguardo, motivata dalla sfida ma comunque poco convinta, e a trascinarla nella giusta – o sbagliata, a seconda dei punti di vista – dimensione fu di nuovo Xavier. Il suo boccale di Irish Flag si avvicinò al proprio con un entusiasmo che necessitò l'intervento delle proprie dita, che tennero fermo il bicchiere posto davanti a sé onde evitare che finisse in faccia a qualcuno durante lo scontro, e prima ancora di risalire dal liquido che attendeva le proprie labbra, il miscuglio di odori della bevanda in questione si levò da quello del Vice-Capitano. O forse fu solo un'impressione data dalla strana ipnosi a cui la costrinse il saliscendi del suo pomo d'Adamo. Era l'alcol, doveva esserlo.
Lo portò alla bocca anche lei, il primo sentore che le pizzicò le narici fu quello della menta e, scivolandole lungo la gola, sembrò ripercorrere i solchi già scavati dal succo del Mojito precedente. Non sentì il bisogno di mandarlo giù con la stessa foga del primo, decisamente meno tesa, ma con una generosa sorsata sorsata riuscì ad apprezzare anche il retrogusto orzato del whisky e quello più fermentato del brandy; la combinazione la costrinse a serrare le palpebre durante i secondi necessari alla bevanda per superare le papille gustative. Un riflesso involontario le fece scuotere appena il capo, un calore pungente si trascinò dalle gote alle orecchie per qualche istante prima di disperdersi lungo il corpo, meno violento.
Fu allora, mentre la seconda sorsata le si annidava appena più pesantemente al centro della fronte e all'attaccatura del naso, facendoglielo storcere, che Hamilton diede il via alle danze con un acuto che rischiò non solo di rovesciare il contenuto del suo bicchiere ma anche del proprio; lo stesso fece il raschiare aggressivo della sedia di Xavier sul pavimento. «Cazzo.» Una mormorata imprecazione per il trambusto che era esploso nel giro di un paio di secondi, che tamburellò sulle proprie tempie più brutalmente di quanto avrebbe fatto in altre situazioni per via del terzo alcolico consumato nel giro di... mh, la linea del tempo poteva essersi appena distorta; così come l'era parso avesse fatto la realtà quando la risata di Bertrand l'aveva sconvolta più del verso animalesco – ma d'altra parte c'era abituata – con cui si esibì. Le fece fischiare le orecchie più del tonfo che le sue mani fecero sul tavolo, una certa fotografia si animò nella propria memoria e quando le ringhiò contro fu scossa da una tale voglia di baciarlo, quel suono, che il resto del boccale lo finì tutto in un sorso perché certa che se lo avesse fatto lo avrebbe anche trascinato via dal locale.
Ogni sorso per il quale non staccò le labbra dal vetro suonò, durante la deglutizione, come ognuna delle note che avevano caratterizzato quel suono pressoché sconosciuto e si ritrovò a domandarsi se non avesse già smesso di odiarlo.
Avrebbe voluto non ricordarlo, quel pensiero, il giorno successivo.
Gli istanti di confusione vennero mandati giù insieme all'ultimo goccio di liquido tricolore e che fosse per via della sua euforia, del suono che ancora le riecheggiava nelle orecchie, o a causa del primo vero fendente che l'alcol inferì alla propria lucidità, Morgana fece scivolare le dita tra i capelli sulla sua nuca, nel mezzo di quella criniera che aveva agitato con leggerezza, e ricambiò il sorriso che le era stato rivolto senza preoccuparsi di nascondere la sfumatura di adorazione che le attraversò lo sguardo. «GRRR.» Lo sussurrò soltanto, in risposta al verso che le era stato dedicato, l'accettazione – l'ennesima – di un destino comune; poi tentò di dipanare la matassa di rimbombi sconnessi nella propria mente per pensare a quale creatura imitare per evitare di abbandonare il tavolo.
L'acuto di Sugar suonò molto simile a quello di Tom, o forse lo era sembrato solo alle proprie orecchie sicuramente compromesse dall'ultimo goccio di brandy che le era sceso liscio lungo l'esofago, e lei... «UH-UUH-AH-UH.» Un improvvisato Demiguise di cui completò l'imitazione aggrappandosi al collo di Xavier con entrambe le braccia per poi ripetere lo stesso verso una seconda volta. L'accusa di ridicolezza che il mago rivolse a Tom se la sentì serpeggiare addosso insieme al calore che le fece maledire di star indossando dei pantaloni attillati e non una delle proprie gonne.
Tornò a poggiare le spalle alla propria sedia con più calma rispetto allo slancio con cui era balzata sul Vice-Capitano, forse anche per evitare di dover tenere nuovamente a bada un giramento di testa come quello che il precedente spostamento repentino le aveva causato, e ravvivandosi le lunghe code come se niente fosse successo assottigliò lo sguardo in direzione del quartetto di fronte a sé; si rivolse a Sheldon. «Yînjiàn fa più o meno così, no?» Ridacchiò, riferendosi all'esemplare adottato a distanza dal Dirigente di Hogwarts.
In attesa che anche gli altri assecondassero le strampalate idee del proprietario, Morgana si perse in una delle gocce rimaste sul bordo del boccale vuoto e vi giocherellò con il polpastrello dell'indice destro; la derealizzazione era sempre dietro l'angolo, figurarsi con almeno quattro tipi di alcolici diversi nello stomaco.
 
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Era stato contento di constatare che Hawkins non avesse perso la modestia, oltre alla vena per gli affari. La maschera che gli aveva regalato era ancora uno dei cimeli del tempo trascorso ad Hogwarts. Annuendo, Danny aveva pagato, recuperato l'Oro dei Lepricani e se l'era portato al tavolo per bere anche quello.
La Mandylion aveva ragione: la possibilità valeva anche per lui. La natura stessa di quella serata esigeva di abbassare il proprio autocontrollo, ma il fatto che Macbeth vi stesse partecipando suggeriva fosse disposto a correre il rischio. Non si trattava soltanto di vampiri in attesa di dissetarsi fuori dalle porte del locale, ma del più concreto intreccio di rapporti sociali pronti a cadere vittima di un effetto domino. Qualcuno a quel punto avrebbe potuto ribattere che, ad una gara di bevute, gli sconfitti sarebbero stati troppo male per ricordare e i vincenti troppo impegnati a riuscire a stare in piedi per pensare ad altro. Il Testa di Porco non era d'altronde un salottino di intellettuali.
Seduto al fianco di Charlotte, ignorò la sua risposta riguardo al posto occupato e continuò a guardarla mentre ricambiava la carezza sulla gamba facendo scivolare l'indice poco sopra il ginocchio. L'interazione che seguì tra lei e il duo Campel-Corbirock gli suggerì due cose: che i tre avessero un rapporto di confidenza e che la Divinatrice avesse parlato loro di lui. La sua espressione non raccontò molto delle sue considerazioni in merito, ma fu evidente che la questione non lo turbasse. Sospirò invece soddisfatto dalle risposte di Shelly, esibendosi in un lieve assenso riguardo al paragone. Venne rispedito con la mente alle occasioni in cui avevano monopolizzato l'aula di pozioni tra prove pratiche e alzate di mano. Fu felice di trovarselo davanti.

— Migliore nel risultato immediato, non altrettanto nei possibili effetti del giorno dopo. Tutto dipende da quanto si ami il rischio.

Tenne gli occhi su di lui per alcuni istanti, prima di rivolgersi a Rockie assecondando il gesto e le parole di Lottie, che la collocavano come Assistente di Astronomia. Sventolò la mano armata di anello, come a cacciare via un piccolo insetto di passaggio.

— Me lo ricordo. Non sono via da così tanto — disse con leggerezza, dal momento che la donna aveva già conquistato il ruolo al tempo in cui gli era stato richiesto di andare insieme a lei a caccia di... mosche.
— Comunque, mi farò perdonare per l'epilogo di quella ricerca, ma confido che tu sia riuscita a cavartela. E che chiuderai un occhio se qualche legge magica dovesse essere infranta questa sera.

Il che era quantomeno probabile.
Diede per scontato che l'altra non avesse abbandonato la carriera presso il Secondo Livello, oltre che la passione per le stelle. Le lanciò un'occhiata criptica e tornò a guardare la giornalista al suo fianco, soffermandosi meglio sui dettagli del suo aspetto, dettagli irlandesi inclusi.

— Stai bene — le disse in tono più intimo, andando dritto al punto.
Essere insieme in pubblico era un'esperienza inedita, ma non ebbe modo di esplorarla adeguatamente dal momento che una serie di calci animarono la parte nascosta del tavolo. Ascoltò lo scambio tra la strega e Tom Hamilton, iniziando a fissarlo con lo stesso sguardo immobile di quando al Sesto gli aveva ricordato tra le righe di essersi permesso di non salutare.A distrarlo si occupò il dolore che sentì poco dopo alla punta del piede. E non impiegò molto a individuarne la causa nella figura di Bertrand, grazie alla sua sbirciata sotto il tavolo. Non si ritrasse e domò la voglia di allungarsi per tirargli un calcio sul ginocchio, alimentata dai precedenti e soprattutto dai drink. Gli rivolse invece uno sguardo pungente e colse la sua allusione come aggancio.

— Noto che sei in vena di chiarire anche tu. Ma è un po' presto per il piedino: riprova tra un paio di giri alcolici.

E a tal proposito il locandiere fu pronto a rispondere con un Irish Flag, una terrificante richiesta e un "Via". Danny lanciò uno sguardo ai colori della bevanda e passò la propria attenzione alla Celebrian, intercettando una delle sue occhiate. Il locale quella sera era indubbiamente meno tragico, ma non sarebbe stato pronto a scommettere che lo sarebbe rimasto da lì a qualche ora. Non in una gara di bevute. Le lasciò intendere di concordare, con un vago sorriso negli occhi, prima di assistere da posizione privilegiata alla trasfigurazione uomo-animale delle persone che gli stavano davanti, in rapida sequenza. Si ritrovò in effetti ad ammirare la naturalezza -apparente- con cui accettarono la sfida, ma fu sicuramente Morgana Demiguise (o almeno quella fu la prima scimmia magica che gli venne in mente) a metterlo nello spirito giusto a dare il suo contributo. Rimase interdetto per alcuni secondi, poi gli venne da ridere e realizzò di aver bisogno di più alcol.Fu così che la mano sfuggì dalla gamba di Charlotte per afferrare l'Irish Flag, portarlo alle labbra e berlo in ampie sorsate. Arrivò inizialmente solo il sapore vellutato del brandy, le note del whiskey lo seguirono a ruota. Esplose poi una fiammata che gli attraversò il petto e con essa arrivò la lucidità degli occhi. A dare il colpo di grazia, giunse infine il gelo della crema alla menta a soffiargli con violenza sulla lingua. Danny portò la mano libera tra le scapole di Lottie e prese a giocare con la punta della treccia laterale, catturandola di nuovo tra le dita. L'alcol iniziò a manipolare la mente alleggerendo il peso del bicchiere che teneva in mano, suggerendo alla vista linee più curve per le geometrie del locale e fare versi non gli sembrò più un'idea così compromettente. Sbatté le palpebre un paio di volte e inspirò dal naso per assimilare del tutto la bevuta a goccia. Si rivolse a Morgana, divertito.

— Adesso vedi di non diventare invisibile, però.
Nella sua scarsa propensione agli eventi sociali, non aveva ancora bevuto abbastanza da non avere più bisogno di volti noti. Non dovette attendere molto per iniziare a sentire un verso tra le tempie prima ancora di pronunciarlo, e gli parve così estremamente naturale scegliere una creatura. Forse anche in questo la spensieratezza sussurrata dall'alcol aveva avuto un ruolo. Tornò ad accostarsi alla Divinatrice.

— Immaginerò che tu sia la luna — rivelò prima di schiarirsi la voce e prepararsi ad evocare la propria creatura. Quale, divenne chiaro quando prese fiato, sollevò lo sguardo verso il soffitto sollevando il mento di rimando e... iniziò ad ululare a pieni polmoni come un Lupo Mannaro in forma animale.

— UUUUUU! AUUUUUUUUUUU! — Il verso nacque dalla profondità della gola.

La prima volta in cui si fosse trovato a rivivere quella scena nella propria testa, avrebbe senza dubbio apprezzato la non-così-frequente diffusione dei Pensatoi e il loro uso poco mondano.
 
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La serata era appena iniziata e Sheldon aveva già guadagnato un pizzicotto, perché le aveva risposto laconico e privo di ogni entusiasmo quando Eleanor aveva perfettamente ricordato l'ingrediente mancante dalla sua ricetta originale da una pergamena di Nonna Acetonella. Per giunta, le aveva rivolto un'occhiataccia immeritata, quando lei era stata super brava in Pozioni, materia per la quale continuava a tenersi aggiornata per diletto, studiando solo quel che la incuriosiva (e di certo non i pulenti di Nonna Acetonella). Non se la sentì ugualmente di rincarare la dose dicendo che si trattasse pure di una schifosa pozioncina per la pulizia, perché il capo chino e il tono basso dello sconfitto Assistente di Pozioni le avevano provocato una fitta di tenerezza al cuore.
«Guarda che ho visto la stoffa sotto al tuo sedere! Però si abbina bene alla mia gonna, quindi chiuderò un occhio».
Gli prese la mano e se la portò sul tessuto liscio che le copriva la coscia, lasciandogli qualche carezza che rassicurasse entrambi. Eleanor era sicuramente più a proprio agio in quel contesto che in mezzo alle Alte Cariche durante i grandi pranzi e i balli, ma lo stesso non poteva dirsi di Sheldon. Conosceva quella nube che dal petto risaliva in gola, bloccando le parole e facendole tutte suonare storpie in mezzo a un ambiente non proprio. L'alcol, però, presto avrebbe bagnato quella nuvola, che avrebbe finito per ridursi come un batuffolo di cotone.
Fu con il bicchiere appena servito alle labbra che guardò la scena: Macbeth era stato appena rigurgitato da una stella nera, che gli aveva lasciato addosso l'odore del fumo residuo. Solo come chi capace di trovare via di fuga da un buco nero, aveva preso posto alla luce, con i muscoli del viso rilassati e senza traccia della gravità. Seguendo lo scambio di sguardi tra il nuovo emerso e la sua amica, aveva finito il bicchiere di mojito. Ricambiò il cenno con un sorriso, anche se fu abbastanza certa che la gravità avesse fatto il suo nella comunicazione tra loro: le parve di riuscire a ricostruire lo spaziotempo distorto con qualche istante di ritardo, il tempo di assegnare al volto spigoloso di Macbeth la rosa a San Valentino, il biglietto, le capacità in meno di cinque minuti, il batticuore di Charlotte, che avrebbe finito per sconquassare definitivamente lo spazio attorno a loro, ben prima che lo facessero i calci diretti e i piedi pestati ai destinatari sbagliati, per le tensioni che si sommavano sopra le teste degli avventori a quella gara di bevute.
Strinse un po' di più la mano del Pozionista accanto a lei, orgogliosa di quello scambio (anche se non aveva assolutamente idea di chi fosse Perel'man, perché un anti-sbronza era noioso quanto le pulizie). Si accodò, quindi, a Lottie, sospirando e roteando gli occhi con lei. Sapeva che con l'amica non avrebbero passato tutta la serata ad ascoltarli a sfidarsi tra preparati e miscele, ricordando esattamente il sapore dell'adrenalina nelle classi che avevano condiviso quando ancora tutti e quattro studenti. Ci aveva pensato Lottie a chiarirle che fosse lui, proprio lui!, quello di rosa e biglietto, ricordandole quanto la sua Divinatrice potesse portare con i piedi per terra un'Astronoma. Danny Macbeth era concreto lì davanti a lei e gli occhi di Charlotte le parlavano. Almeno lo credeva fino a quel momento, perché l'oste aveva servito il secondo giro di bicchieri e la pietra al dito del marziano l'aveva distratta ben prima.
«È la pietra, vero? Ho letto qualche appunto delle tue lezioni private. Marte è dalla sua parte stasera, Lottie?».
Non aveva assolutamente idea di cosa avesse chiesto in termini divinatori all'amica Charlotte, ma sapeva che da quella risposta avrebbe letto un assenso o un dissenso sull'odore di fumo, sulla gravità, sulla fuga dall'attrazione di un buco nero, sul ritardo, sull'atteggiamento di lui, su quel che indossava.
«È stata più dura cavarmela dalla noia che dalla situazione in sé… il momento più alto di quella serata è stato lasciarti a casa di Balerion».
Lo guardò con un sorrisetto divertito, che si inclinò maggiormente parlando di cose infrante. Con il cuore di Charlotte così esposto, che tamburellava sul tavolo, non aveva affatto pensato a leggi e decreti.
«Sarà meglio che tu non ne infranga, ma ora che le presentazioni sono state fatte direi di inaugurare meglio la serata con questo…».
Accennò alla schiuma colorata dell'Irish Flag e strinse il bicchiere tra le dita, coprendo una macchia che sperava Sheldon non avesse fatto in tempo a vedere.
«E tutto d'un fiato».
Si sporse sul tavolo per incrociare lo sguardo dell'amica. Non era sicura che quello fosse il drink adatto, ma erano alla Testa di Porco, ancora piuttosto sobri. Strinse il bicchiere più saldamente, lo posò sulle labbra rossastre e inclinò il capo, lasciando che l'alcol le si riversasse in gola. Strizzò gli occhi per un istante, percependo il liquido pizzicarle la gola e il petto, infiammando il suo corpo. Mentre la lingua formicolava ancora, la miscela di whiskey e brandy le fece ondeggiare la testa e questa tornò più salda solo quando finì di deglutire e riconsegnò il bicchiere, svuotato, al bancone appiccicoso. Aver mandato giù quel concentrato di alcol in un sorso solo le aveva dato la carica e le sembrava che le tremassero ancora i muscoli della faccia, ma era decisamente più pronta per la serata.
«Quasi una riunione della Witches' League! Mancherebbero almeno Morgana e qualche bicchierino di alcol!».
Guardò la strega che era quasi davanti a lei, pensando che, nonostante la Witches' League potesse già ammirare il suo ritratto appeso nella sala conferenze come Sorriso-Più-Affascinante, sarebbe stato incredibile poterla contare all'interno della Lega. E non lo avrebbe mai detto in quel modo ad alta voce se non ci fosse stato anche il brandy di mezzo.
«Mandylion! Ah, la ringrazio per aver colto il mio appello! Vada per la birra, accetto il consiglio e spero di poterla invitare per offrirgliene una in futuro».
Rivolse alla collega Auror un ampio sorriso, non ancora reso sbilenco dall'alcol ma già più euforico del solito, poi attese che il proprietario del negozio finisse di riempire i bicchieri per fare la sua ordinazione.
«Hawkins! Molto belle le decorazioni, non mi aspettavo di trovare questo posto così in festa. Vorrei ordinare una Birra Buio Pesto Peruviano per me, mentre Sheldon prende una Birra Lepricano… entrambe in bicchieri puliti, grazie!».
Cercò lo sguardo di Sheldon mentre ordinava per sé e per lui, ricordando la birra che aveva detto lo incuriosisse. E gli lasciò un bacio sulla spalla, perché lo voleva più vicino. Udendo il baccano che le diverse creature magiche stavano organizzando attorno al bancone, si aggiunse, prima che la carica dell'alcolico appena finito si esaurisse.
«Aah-U-UU».
Arrotondò i suoni nella propria bocca e li trasformò per lo più in mugolii, poi spalancò gli occhi chiari il più possibile, nel vago tentativo di ricordare i Mooncalf.
«Oh, Morgana, mi sa proprio che le dovrò inviare un gufo per fissare un'altra visita per Cerere e il piccolo, la prossima volta sarò più preparata sul loro verso».
Si sporse verso di lei parlando, ma in realtà le sembrò di rimanere incollata alla sedia per colpa del lerciume dello sgabello. Forse Sheldon non aveva poi tutti i torti, ma non glielo avrebbe mai confessato e, per questo, si strinse la coscia con la mano del mago sotto la propria.
 
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Le chiacchiere procedevano, allegramente o meno, in base agli interlocutori che si avevano a disposizione, ma Sesy si sentì dispiaciuta dal fatto che, come detto da Sugar Mandylion, probabilmente Jelonek non avrebbe potuto unirsi al loro divertimento per via di quel cattivone di Hawkins. Be', lei almeno ci aveva provato.
Arrivò in breve tempo il momento del secondo alcolico, che venne presentato dal locandiere con una premessa strana... be' strana perché aveva avuto la netta sensazione di essere fissata per un attimo di troppo proprio da Hawkins, cosa che non le avrebbe mai fatto troppo piacere. Così quanto Tom le chiese conferma su chi fosse il destinatario di quell'occhiata, lei si sentì rincuorata dal fatto di non essere l'unica ad averla notata: non soffriva del complesso della vittima ed era effettivamente il Responsabile dei Serpeverde ad avere degli atteggiamenti strani.
«Indubbiamente me, signor Hamilton. Non perde l'occasione per risultare fastidioso»
Gli disse avvicinandosi un po' di più per non rischiare di farsi sentire proprio dall'altro mago. Potevano anche esserci molte persone intorno a loro a coprire le loro discussioni, ma cercare di non sbandierare al vento gli affari propri era sempre cauto.
«Non so quali siano i rapporti tra voi, ma con me non si è mai comportato in modo... cavalleresco, per così dire!»
Era esagerata? Ma non era normale sperare di ricevere un trattamento per lo meno neutrale da un proprio collega? Secondo lei no! Non che le fosse importato mai troppo, insomma, ci aveva fatto il callo, ma pensandoci, non era affatto giusto.
Già l'alcool iniziava a fare effetto, per caso? Sesy sentiva che avrebbe potuto infervorarsi per quell'argomento!
Il secondo boccale, dunque, era lì ad attenderla. Lo guardò come si guarda a un mucchio di roba che vi vuole buttare via, comunque lo prese e accettò il brindisi che le venne proposto da Sugar Mandylion, sforzandosi di assumere un'espressione più leggera, togliendosi dalla testa Hawkins e i pensieri che le erano venuti in mente. Quindi buttò giù l'Irish Flag, sentendo un certo calore risalire dal petto e provocare una certa sudorazione istantanea. Anche la testa iniziò a girare, tanto che dovette aggrapparsi al bordo del tavolo e chiudere gli occhi una o due volte sbattendoli.
«Mmm»
Mormorò per poi scuotere la testa.
«Sì, ha le visioni, sicuramente, ma potrebbe essere una sua condizione patologica»
Disse commentando quanto Sugar aveva detto a Hawkins riguardo a quel Tette e capelli buttato lì a caso.
«Vede? Cosa le ho detto un attimo fa? Zero cavalleria! Per fortuna che qualcuno ancora si salva»
Affermò Sesy tornando a rivolgersi a Tom Hamilton, visto che Hawkins aveva dato pronta dimostrazione del suo essere assolutamente manchevole di eleganza.
«Non so chi sia a salvarsi però, si dovrebbe fare un'indagine in merito e forse, con un po' di fortuna qualcuno lo troveremmo, forse. COLLEGA!»
Disse Sesy alzando la voce e rivolgendosi a Charlotte Melankholiya indicandola con il dito indice.
«Immagina il titolo "La Cavalleria nel mondo magico: soltanto tattica e mitologia?", firmato Gazzetta del Profeta e Settimanale delle Streghe!»
Respirò profondamente, perché non aveva dimenticato che a quel giro avrebbero dovuto imitare il verso di una creatura magica e a Sesy ne venne in mente una molto bella, del quale avrebbe imitato volentieri il verso, perché le ricordava quello di un'aquila, simbolo di Corvonero, nonostante le sue dimensioni fossero decisamente molto più considerevoli!
«iiiIIIIK! iiiIIIK! iiiIIIK!»
Ebbene, quello era per Sesy il verso di un maestoso Tuonoalato, che iniziava leggiadro e poi irrompeva con tutta sua potenza alla fine.
 
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«Chiuderai un occhio perché sei un po’ gelosa?».
Fu ciò che disse con un sornione sorriso furbetto a Eleanor, sottintendendo che dovesse essere invidiosa del fatto che qualcos’altro stesse, be’, toccando il sedere del suo ragazzo. Con lei, e anche con Lottie, riusciva già a essere più disinvolto, ma lo stesso non si poteva dire con il resto dei presenti. Avrebbe tentato del proprio meglio, ma sarebbe un po’ rimasto sulle retrovie: non aveva certo il coraggio (mica era Grifondoro, eh!) di sfuggire all’imbarazzo con il rischio di ricadere nella goffaggine.
Apprezzò la risposta di Danny e il suo sorriso lo dava a vedere: non tanto perché quell’essere in grado di chiacchierare gli fece salire un po’ di autostima e confidenza in quel contesto per lui inusuale, bensì soprattutto perché egli gli risvegliava ricordi di una prospettiva dell’aula di Pozioni diversa a quella a cui era ora abituato, a suo modo ugualmente stimolante rispetto a quella attuale, ma comunque la prima ad avergli acceso il desiderio per la precisa arte delle Pozioni.
«Chapeau: sono davanti al Macbeth originale», assentì, «anche se avrei gradito uno spunto su una qualche miscela tra le due pozioni, ma non siamo in classe e risulterei più noioso del solito se cercassi di mettermi a parlare seriamente di pozioni».
Sospirò, fintamente (ma davvero?) arrendevole. Sapeva benissimo che Ele e Lottie lo prendessero bonariamente in giro. Avrebbe continuato segretamente (di nuovo, ma davvero?) a sognare un mondo in cui il tema principale delle discussioni mondane fossero ricette pozionistiche e ricerche storiche. Strinse di rimando la mano di Ele, percependo nella sua stretta una sorta di orgoglio, e le sorrise di sfuggita. Il groppo in gola si sciolse un po’: qualunque posto, purché vi si ritrovasse con Eleanor, gli risultava più sopportabile – anche la Sala Grande durante un ballo e sicuramente sarebbe stato così anche col Testa di Porco durante la gara di bevute.
Era perfettamente consapevole di non essere una cima nelle relazioni sociali, specie in contesti che non gli erano naturali. Già il Testa di Porco era ben oltre la sua zona confortevole, figurarsi una gara di bevute in mezzo a persone con cui non aveva confidenza. Sapeva che anche Lottie ne era consapevole, in quanto sua migliore amica, quindi non si offese quando ella sentì il bisogno di rimarcare che Danny fosse quel mago. Era, infatti, plausibile che Sheldon avesse qualche ampollina fuori posto nel proprio cervello a causa del luogo e del contesto in cui si trovava e non fosse in grado di capire che Danny fosse proprio lui!!!!… O almeno sperava che fosse questo il motivo per cui la sua amica avesse sentito la necessità di rimarcarlo. Se invece l’avesse considerato stupido solo perché era troppo fissato con le pozioncine si sarebbe ritenuto oltremodo offeso. Se invece l’avesse trovato stupido solo perché era, ahilui, un maschio, lo avrebbe trovato del tutto condivisibile.
«Capito», annuì, «Sia che è il Macbeth originale, sia che non avete bisogno di un’Amortentia, voi due».
Sorrise, con l’intento di tranquillizzarla. Gli venne poi in mente che forse quella foga nel voler rimarcare l’identità di Macbeth venisse, invece, da un’insicurezza della stessa strega. Non sapeva, però, in che altro modo farle percepire il proprio sostegno (e il fatto che stesse sottoponendo segretamente Danny a un test approfonditissimo), se non sorridendole. Ed era felice che Lottie gliel’avesse finalmente fatto conoscere.
(Per quel che valeva, visto che i modi di Charlotte avevano fatto in modo che sapessero di quella relazione anche i Nargilli che si annidavano sui fondi dei bicchieri lavati a forza di improperi e sputi e ospitati nel locale.)
Non che ci volesse molto a capire quale tra i maghi lì presenti fosse quello di cui aveva loro parlato Charlotte: tra tutti i presenti, era l’unico papabile – Hawkins non poteva certamente essere (ew!) e l’unico altro non impegnato non era in lizza, come avevano reso evidente le frasi da parte di lui rivoltele con una maleducazione travestita da educazione, che gli tradivano forse un certo nervosismo represso (diede a ciò la colpa del mancato saluto, nonostante invece Sheldon si fosse accodato a salutare la generalità dei presenti).
Ascoltò interessato lo scambio che avvenne tra Eleanor e Danny – mhh, quella volta in cui Danny aveva lasciato Eleanor a occuparsi da sola di quell’affare per Phoenix. Ricordare quell’evento e il motivo per cui nutriva qualche riserva nei confronti del mago lo portò a non essere più un ascoltatore passivo: doveva indagare sul suo passato, per il bene di Charlotte.
«A tal proposito, cosa ti ha portato lontano da Hogwarts in questo periodo, se posso chiedere?».
S’inserì nel discorso, curioso, rivolgendosi a Macbeth. Non aveva mai avuto molta confidenza con lui ma le cose sarebbero state due: o avrebbe dovuto conoscerlo bene per poterlo eventualmente bocciare e avvertire Lottie di stargli lontano o (eventualità che preferiva, se alla sua amica fosse piaciuto definitivamente) ci avrebbe parlato più spesso in future e possibili uscite a quattro. In entrambi i casi, tanto valeva rompere un po’ il guscio congelato di occamy. (Punto a favore per Danny, si segnò: saprebbe quali sono le utilità del guscio gelato di occamy. Ma sarebbe un anti-afrodisiaco per Lottie, quindi niente, ritrattò.)
Ringraziò Eustass quando venne a ritirare il conto per la partecipazione e quando versò il giro di alcolico successivo: avrebbe smesso di ringraziare gentilmente (pur essendo in un bar non esattamente noto per galanterie e smancerie) forse solo quando l’alcol gli avesse disattivato quella capacità. Non ebbe il tempo di ben apprezzare l’estetica del nuovo drink che fu loro proposto (gli ricordava quando separava le pozioni delle Miscele, quindi gli stava particolarmente simpatico), visto che Eleanor aveva invitato Lottie a berlo tutto d’un sorso. Sheldon non voleva esser da meno e, in verità, sentiva un po’ l’urgenza di sentirsi brillo e meno impacciato, quindi la imitò.
La freschezza della menta gli invase subito il palato, molto piacevolmente, quasi facendogli scordare come invece il brandy e il whisky puntassero a bruciargli la lingua. Ingannevole, però, la freschezza della menta spianò il passaggio giù per la gola al petto dell’alcol, che pizzicò piacevolmente. Si dispiacque sinceramente di aver trangugiato tutto d’un sorso il bicchiere: per quanto fosse stato piacevole e per quanto persistesse il sentore di bruciore, pizzicore e freschezza tanto in bocca quanto in gola, avrebbe voluto poterne assaggiare di più. Non mancò di esprimere il proprio apprezzamento ad Hawkins, quando Eleanor ordinò per entrambi, cogliendo l’apprezzato suggerimento di Sugar.
«Anch’io ho apprezzato come ha arredato il posto», si accodò con Ele con un sorriso, «ma ancor di più la creatività nella creazione dei drink».
Evitò di rimarcare – glom – la preferenza sui bicchieri puliti. Avrebbe comunque attentamente osservato le mosse dell’Auror per verificare che prendesse roba linda e… okay, forse era esagerato chiederla pure profumata.
Aspettò che altri si cimentassero nella prova di ubriachezza richiesta dall’oste prima di farsi avanti anche lui. Sorrise a Morgana quando gli si rivolse dopo la propria performance.
«Proprio così: promossa! Mi balza sulle spalle in modo simile, pure: una volta sono tornato tutto sporco di fango. Mhh, vorrei visitare anche il drago adottato dalla Lega delle Streghe, un giorno, ma spero non ci balzerà addosso allo stesso modo».
Ridacchiò, apprezzando che la proprietaria del Serraglio si fosse ricordata di Yînjiàn, tanto da non disperarsi troppo perché era stato proprio il verso di demiguise il primo a cui aveva pensato! C’era da dire, però, che lui non sarebbe stato (ancora) in grado di imitarne pure il balzo-con-abbraccio, quindi si sarebbero persi quella scena. Ebbe, comunque, il tempo di pensare a che altra creatura magica imitare, dopo aver sorriso intenerito per l’imitazione di Cerere di Eleanor.
Si appoggiò con entrambe le mani sul bancone, ergendosi un poco per sembrare un po’ più credibile e imitare la fierezza con cui immaginava che il grande felino magico dalle folte coda e criniera si sarebbe rivolto alle presenti, al suo posto. Quel gesto gli fece render conto che forse un po’ era già brillo: non si sarebbe mai messo in mostra così, normalmente. Nel muoversi, gli sembrò di aver fatto scivolare via il fazzoletto verde che gli proteggeva il fondoschiena. Oh, no. Attinse un po’ da quella frustrazione per conferire intensità al verso dello zouwu che volle eseguire, spalancando la bocca in un suono basso e rauco, con le R ben decise e ruggenti, provenienti dal fondo della gola.
«ROAAARRR-RRRRRR-RRUUU… rrrr».
Terminò con un ringhio sordo, un po’ più dolce, nel tornare a sedersi comodamente. Si avvicinò all’orecchio di Eleanor, sussurrandole, con voce un po’ rauca a causa del ruggito di zouwu appena imitato (aveva bisogno di un altro drink: sperò che Eustass servisse i loro – e il giro successivo di bevute – in breve tempo).
«Verso la fine ho fatto le fusa, immaginandoti davanti a me a calmarmi».
Anche se probabilmente avresti voluto far l’opposto di calmarmi, pensò, ma non era ancora abbastanza brillo da rischiare di farsi sentire dagli altri avventori. Nel frattempo, controllò il proprio sedere: ebbe la terribile conferma di essere rimasto senza fazzoletto proteggi-chiappe. E, per giunta, nel tastare la sedia, si ritrovò con la mano un po’ unta. Ew.
«Posso richiedere anche una sedia pulita o il servizio è solo per i bicchieri?».
Sussurrò, goffamente, a Lottie. Non avrebbe mai dato a Eleanor la soddisfazione di sapere che il suo fondoschiena non fosse più protetto da quella meravigliosa flanella color verde secrezione di bundimun.
 
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