Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Festa di San Patrizio

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view post Posted on 19/4/2024, 21:21
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shouq


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Ne la città dolente, ne l'etterno dolore, tra la perduta gente.

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– Convengo, convengo!

No, non conveniva. E infatti parlò con voce squillante e un sorrisetto, entrambi in palese antitesi con la disposizione di Tom Hamilton. Il Custode così restio a socializzare con lei fuori dal lavoro la stava facendo sentire molto meno in colpa per il calcio che gli aveva accidentalmente rifilato sotto il tavolo e, soprattutto, la incoraggiò a proseguire con quello scambio non gradito. Lo avrebbe fatto, se Xavier non fosse intervenuto poco dopo per difendere il suo onore di calciatrice.

– Esatto, come ha detto lui!

Naturalmente non aveva idea di cosa avesse detto Xavier in francese, ma di qualcuno a quella tavola doveva pur fidarsi. Purtroppo, però, al “buona serata, nonno”, Charlotte era già tornata al suo drink che, nell’improvvisa risata che seguì per colpa di Bertrand, le salì fino al naso e giù lungo il mento - era riuscita a non sputarlo fuori solo perché Xavier aveva deciso di dedicare quell’augurio al Custode di Hogwarts mentre lei stava deglutendo. E infatti tossicchiò un po’ per riprendersi dalla risata spontanea e si affrettò a darsi una sistemata poco dopo, pur non potendo non rivolgere un sorriso entusiasta con tanto di occhiolino a Xavier, che probabilmente non aveva neanche avuto intenzione di risultare comico.
Aveva invece seguito con una certa apprensione l’iniziale scambio tra Danny e i Campbirock, ma si era rilassata quando le era parso di capire che entrambi avessero a loro modo approvato. Sheldon un po’ troppo, in verità, perché aveva tirato in mezzo l’Amortentia e l’aveva fatta arrossire per averla esposta su quel livello (come se fosse stata davvero così presa da Macbeth, pffft!) e si era beccato un’occhiata. Lei a quel punto si era rifiutata di incontrare lo sguardo di Danny (si era già smaterializzato nel Messico Magico per via della battuta pozionistica di Shelly?), almeno fino a quando non sentì le carezze dell’uomo sulla schiena e tra i capelli. Allora si scaldò (ma avrebbe potuto benissimo essere quel terzo drink, del resto) e si voltò verso di lui per sorridergli e sfiorargli la guancia con la punta del naso come avrebbe fatto solo se fossero stati del tutto soli e lei fosse stata completamente sobria. I battiti avevano raggiunto la terza cifra a quello Stai bene, ma chi avrebbe poi prestato attenzione a loro, ora che Eustass li aveva raggiunti con dei nuovi drink? Lei, per esempio, aveva quasi già dimenticato l’apparente intimo scambio che c’era stato tra Danny e Sugar Mandylion (l’aveva notato di sfuggita, avrebbe raccontato a Danny il giorno dopo, mentendo spudoratamente per non fargli apertamente troppe pressioni).
A parte Xavier (in quegli attimi sparsi di lucidità sul mondo fuori Morgana, s’intendeva), di cui lei si ricordò di temere il giudizio, visto che poche settimane prima aveva smentito all’amico che tra lei e Danny ci fosse qualcosa, come lui non aveva mancato di farle notare a inizio serata. Allora si raddrizzò sul posto e intercettò l’agguato di Xavier a Danny. Allora guardò male l’ex collega del Ghirigoro, un po’ preoccupata che finissero per picchiarsi di nuovo. Fu però a Danny che strinse piano il ginocchio sotto il tavolo, come a volergli comunicare tacitamente di non reagire e di comportarsi bene, perché lei proprio non aveva voglia di un’altra rissa (non tra loro due, almeno). Le fece quasi strano a posteriori, perché fino a qualche settimana prima avrebbe comunicato in quel modo silenzioso e fisico con Xavier e non con Danny, e invece quella sera sera era arrivata con lei che si sentiva sempre più in confidenza con Macbeth e un po’ più timorosa verso Xavier, perché non voleva che ci fossero altri fraintendimenti tra lei e Morgana, soprattutto ora che Xavier pareva essere così apertamente preso da lei. Al commento ironico di Danny sul piedino di Xavier lei sbuffò una risatina solo perché volle credere che il commento fosse davvero uno scherzo e non una specie di invito, ma poi tornò a picchiettargli il ginocchio sotto il tavolo: Xavier non era esattamente la persona che si sarebbe voluto provocare, ecco.
Allora si occupò finalmente del secondo drink, con l’intenzione di intervallare le sorsate agli applausi e a qualche risata di fronte alle prime esibizioni animalesche della tavolata, ma Rockie era pur sempre una Grifondoro e alla fine Charlotte ce la mise davvero tutta per bere il drink tutto d’un sorso, ma riuscì a farlo in due, con una piccola pausa dopo che il brandy le bruciò gola e petto. A quel punto il fatto di non avere consapevolezza di essere ubriaca fu l’incoscia conferma che lo fosse ragionevolmente sul serio e infatti l’alcol la portò a piegarsi in due dalle risate per le esibizioni animalesche della tavolata degli sfidanti.
Ovviamente fu soprattutto quella di Danny a farla sbellicare, perché l’aveva chiamata in causa in modo carino e perché fino a qualche secondo prima avrebbe escluso con assoluta certezza di poter vedere Danny Macbeth in una situazione simile.

– Bravissimo!

Rideva ancora di gusto quando il Lupo Mannaro tornò nella sua forma umana, ma il battito dei palmi comunicava il suo pieno supporto. Scambiò anche uno sguardo con Eleanor (“ha detto che sono la Luna!”, le avrebbe comunicato il labiale - o forse lo aveva detto ad alta voce? - “Tu non me lo hai detto, cattiva Mooncalf!”), prima di prestare piena attenzione proprio ai Campbirock, a Sesy e a Sugar. Per qualche motivo, vedere i suoi amici parlare in tranquillità con Danny la metteva davvero di buon umore e al tempo stesso la rilassava (non come i grattini di Macbie sulla schiena, ma quasi). Tornò a sporgersi verso la parte della tavolata di Sesy e Sugar. La Capo-Redattrice l’aveva chiamata in causa strappandole un sorriso e più di una risata.

– Traccia ottima! E non cercheremo di certo Hawkins per una consulenza, no. Però adesso vorrei i vostri podi per la cavalleria: conoscete qualche cavaliere in particolare da raggiungere per l’articolo? Chiedo per una collaborazione più efficace tra periodici!

Fece allora un occhiolino un po’ furbo a Sesy e Sugar alla ricerca della loro complicità su ispirazione proprio della Capo-Redattrice della Gazzetta, con l’alcol che l’aiutava a dare sfogo alla curiosità sugli argomenti più piccanti. Sesy e Sugar si sarebbero prestate a quel tipo di confidenze? Era già sufficientemente brilla da non preoccuparsi troppo di affrontare le cose con tatto.
Si ritrovò invece a scapigliare affettuosamente Sheldon dopo la sua esibizione che le strinse il cuore perché per lei lo Zouwu fu una specie di cucciolo di Kneazle - lo sapeva di non essere granché obiettiva con Shelly, ma non ne aveva contezza in quel momento. Gli offrì anche di sedersi in braccio a lei battendosi sulle cosce, quando Sheldon le sussurrò il bisogno di una sedia pulita. Applaudì in supporto delle esibizioni dei Campbirock e poi realizzò che fosse arrivato il suo turno. Allora si allungò sul tavolo per afferrare la mano di Xavier Bertrand per assicurarsi la sua attenzione.

– Guarda.

Lo sussurrò con fermo entusiasmo e uno sguardo eloquente, prima di alzarsi in piedi (forse un po’ troppo velocemente, perché si sentì roteare). Si schiarì la voce e si sporse in modo aggressivo verso Tom Hamilton, nel senso che, se ci fosse riuscita, si sarebbe portata a non più di cinque centimetri dalla sua faccia.

– Cip, cip, ciiiiiiiip, cip, cip, CIIIIIIP! Cip, ciiiiip!

Cercò le note più stridule e acute che potesse raggiungere in quelle condizioni, accompagnando i cinguettii alti, striduli, frenetici e spavaldi con un movimento disordinato delle braccia, con cui cercò di imitare le ali di un uccello. Di un Fwooper, per l’esattezza. Motivo per il quale stava cercando di far prendere la ragione (o almeno un po’ di udito) a Tom Hamilton con quella distanza ravvicinata. Quando le corde vocali non la sostennero più nel cinguettio stridulo, Charlotte tornò a sedersi, divertita, tra Danny e Sheldon e allungò il braccio sul tavolo per offrire a Xavier il pugno, alla ricerca di un brofist che le trasmettesse il supporto dell’amico per aver almeno tentato di infastidire ulteriormente il suo… com’è che l’aveva chiamato? Tommy? Tommois?
 
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view post Posted on 27/4/2024, 15:42
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Con i presenti che avevano iniziato a bere sempre più, Eustass decise di rilassarsi. Ora che il percorso era stato tracciato, l'evento si sarebbe potuto svolgere anche da solo, con i soli interventi del proprietario per offrire nuovi drink e decretare chi avesse superato il turno e chi, invece, non aveva più le forze per proseguire.
Eustass, però, non voleva soltanto essere il giudice della serata. Dirigere gli altri era ormai diventato naturale per lui: tra i suoi ruoli come Arbitro, Responsabile di Casa e Direttore di uno degli Uffici del Settimo Livello, il suo livello di coinvolgimento era sempre messo da parte per lasciare che fossero gli altri a rispettare le regole - e a divertirsi. Quella sera, però, nulla gli avrebbe impedito di partecipare alle conversazioni e dare un po' di sfogo alla sua inventiva.
"Visioni di Tette e Capelli? Sempre. Se fosse qui ti potrebbe raccontare di quella volta che mi è quasi saltata addosso mentre Hogwarts stavamo venendo attaccata dai Sasabonsam"
rispose a Sugar, nascondendo il fatto che tutto ciò non fosse mai successo e che, anzi, avesse rischiato di prendersi un gancio destro in faccia dalla professoressa di Storia della Magia. Rowan avrebbe potuto essere una bella aggiunta alla serata, ma purtroppo alla fine aveva deciso di non presentarsi. Cosa poteva essere successo?
L'attenzione del Vice-Preside si spostò verso Morgana. Scosse la testa, per poi dire:
"Sai che fossilizzarmi su qualcosa già di successo e fatto non è nelle mie corde, Capitana. Continua a vincere e vedrai cos'altro ho riservato per voi."
Che gusto c'era nel bere e perdere le proprie inibizioni se poi non si faceva qualcosa di folle? In quel tavolo tutti sembravano conoscersi già, ma non sapeva quanto fosse approfondito il rapporto tra tutti. Chissà: al termine della gara di bevute, magari, qualcuno sarebbe tornato a casa con un'amicizia in più. O una rissa da alcool.
A proposito di alcolici, Eleanor e Sheldon erano pronti per il loro ordine. Eustass non si sarebbe mai aspettato che la coppia fosse così amante del bere, dato che non li aveva mai visti bazzicare da quelle parti, ma era chiaro che nascondessero un lato festaiolo che l'uomo non aveva mai scorto in loro. Buono a sapersi, e buon per lui che avessero deciso di venire lì quella sera per mostrarglielo.
"Ecco a voi: una Birra Buio Pesto Peruviano e una Birra Lepricano in due bicchieri puliti, sono cinque Falci a testa. Grazie per i complimenti, significa che sono riuscito a nascondere le macchie di vomito e gli odori nauseabondi meglio di quanto immaginassi!"
Le discussioni si stavano animando, e l'argomento principale adesso era la cavalleria. Alla risposta di Charlotte, Eustass si sbracciò per mostrare tutta la sua disapprovazione.
"In che senso nessun consulto da parte mia?! Si dà il caso che io non abbia mai insultato nessuna donna senza un motivo ragionevole, e tu lo puoi confermare davanti a tutti, Divinatrice. Che poi abbia una certa avversione per le ex galeotte questo è un altro discorso che esula dalla cavalleria."
Sarebbe stato interessante sapere se l'opinione del professore di Volo sarebbe cambiata quando fosse stato sbattuto a Azkaban per ciò che aveva fatto durante il regime di Shaverne, ma non ci sarebbe stato posto per quel pensiero, quella sera. Il drink che aveva bevuto lo stava aiutando a confinare quanto era accaduto in un angolo buio della sua mente.
Adesso era arrivata la sfida vera e propria: la bevuta con versi di Creature Magiche ad accompagnare quel delirio. Eustass spalancò bene le orecchie per capire l'animale a cui i partecipanti si erano ispirati per superare la sfida; con così tante bestie simili bastava una variazione dell'intonazione per riferirsi ad altro.
Dopo che Sugar terminò la sua performance l'Auror tamburellò le mani sul tavolo per poi decretare:
"La Figlia della Preside viene ELIMINATA! A quanto pare il richiamo d'amore da gallo cedrone del Custode ha mietuto il tuo cuore, ma le regole sono regole: no rifiuti e no versi di creature già fatte."
Tutti gli altri si dilettarono nei rumori più stravaganti e variegati possibili, tra risate e momenti di tenerezza - Eustass non si sarebbe mai aspettato che una sfida del genere potesse averne. Lo spirito giocoso stava prendendo sempre più piede, e il Farmacista voleva continuare a battere il ferro finché era caldo. Non sapeva quanti di loro sarebbero stati in grado di reggere quel ritmo.
"Molto bene: ho sentito gatti con malattie terminali, pollastre, scimmie con la rabbia e cani castrati, e abbiamo il nostro primo contendente eliminato. Adesso dobbiamo passare a qualcosa di pesante per vedere chi davvero potrà vincere la sfida."
Eustass mise davanti ai contendenti un bicchiere dal liquido ambrato con tante bollicine che gli fecero pizzicare subito il naso.
"Questa è una bomba alcolica: Hic-Sidro O'Irish. Alzatevi in piedi: voglio che lo beviate, per poi salire sul tavolo usando la sedia come scala e concludere il tutto con un bel balzo per tornare per terra. Chi non lo farà o scivolerà sarà squalificato!"

La scadenza è fissata per l'1 maggio alle 23.59.
 
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view post Posted on 30/4/2024, 19:19
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Ella distrugge per ricreare


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Probabilmente nemmeno da sobria e con l'effettiva intenzione di farlo sarebbe riuscita a seguire il filo del discorso avviato sull'altro lato del tavolo. I graduali, ma decisi, effetti dell'alcol avevano chiaramente preso a marciare sull'innata curiosità della strega e prima di assecondare le strampalate richieste del proprietario del pub aveva tentato di capire cosa potessero avere in comune Marte e l'Amortentia; fallendo nel dare alle due parole una logica, era stata la domanda che Sheldon aveva rivolto a Danny a diradare appena la foschia con cui i boccali svuotati piuttosto in fretta avevano cominciato ad appannarle la ragione.
Morgana ricordava di avergli chiesto qualcosa di simile, molti mesi prima, e in quel momento, quando si era resa conto di aver puntato lo sguardo in loro direzione in attesa della risposta come se glielo avesse nuovamente mosso lei, quel quesito, la scozzese si era scoperta non tanto curiosa delle parole che l'ex-Serpeverde avrebbe rivolto al Bibliotecario quanto di ciò che gli sarebbe potuto restare incastrato nello sguardo pronunciandole. Quel giorno la Capitana si era lasciata gli spalti alle spalle ben consapevole del fatto che qualcosa fosse stato omesso, nelle risposte che Macbeth aveva reso ugualmente soddisfacenti affinché la strega non si spingesse troppo oltre, ma niente di ciò che le aveva detto l'era suonata come una menzogna, non quando aveva avuto l'impressione che per certi versi stesse mentendo a se stesso... per qualche ragione, l'idea che potesse concedere uno sguardo oltre la medesima serratura con la stessa naturalezza con cui aveva avuto l'impressione fosse stato permesso a lei l'aveva obbligata a distogliere l'attenzione dai due: non era la serata giusta per scoprire di essersi voltata in sua direzione senza difese, quel pomeriggio sull'High Street, perché erroneamente convinta che in qualche modo lui avesse fatto lo stesso tempo prima.
Poi il chiacchiericcio, misto a un costante ronzio che doveva essersi insinuato nei propri timpani per via di quanto bevuto, aveva lasciato spazio ai versi delle creature magiche scelte dai partecipanti e Morgana, dopo aver vestito i panni di un Demiguise ossessionato dai francesi alti un metro e novanta, aveva cercato di spostare l'attenzione da sé – o meglio, da ciò che aveva appena fatto – rivolgendosi proprio a Sheldon. Forse non troppo capace di fingere indifferenza verso la questione precedente, probabilmente speranzosa di interromperli, sicuramente lunatica.
«Dovete ancora dargli un nome, tra l'altro.» Si era riferita al drago adottato dalla Witches' League, poi aveva ingoiato la mezza risata che le si era fatta spazio tra i denti immaginando un Gallese Verde comportarsi come la scimmia magica adottata dal Dirigente di Hogwarts non appena agganciato lo sguardo di Charlotte, a capo del gruppo adottante di cui Eleanor aveva confessato di volerla membro.
Nel ricambiare lo sguardo della strega s'era limitata a ridacchiare, in quel momento poco incline a parlare di lavoro, e quel leggero suono prodotto dalla propria gola si era acuito appena quando Danny aveva fatto riferimento alla propria esibizione. «Te lo meriteresti.» Per un istante, la curva che ancora le modellava le labbra aveva preso le sembianze di un ghigno vendicativo, alluse ovviamente a ciò che già gli aveva finemente rinfacciato quando s'erano rivisti al campo: la sua sparizione improvvisa.
Più lento del solito, il capo le aveva permesso di agganciare nuovamente lo sguardo dell'Assistente di Astronomia quando si era sentita chiamare. Non se l'era immaginato, giusto? «Puoi dare un nome anche a lui, sai? - Rivolgendosi alla strega senza la formalità che lei aveva ancora avuto il pensiero di utilizzare, nonostante stessero assistendo al lento sgretolarsi l'uno della dignità dell'altro, si era riferita al piccolo esemplare nato da poco sporgendosi poi verso Sugar per accostare la spalla alla sua. - Anche tu non l'hai ancora fatto.» Le aveva ricordato.
Allora aveva seguito, tra un tentativo e l'altro di ignorare i vari retrogusti alcolici che avevano preso a impastarle la lingua, quella che era suonata come l'imbastitura di un articolo scritto dalla piuma di entrambi i giornali per cui lavorava ma aveva perso interesse pochi istanti dopo, quando rivolgendo un'occhiata distratta al Vice-Capitano aveva sentito il bisogno di giocherellare coi suoi anelli al posto suo. Era stato allora, un attimo prima che Morgana allontanasse le dita dal bicchiere di cui non avevano smesso di tracciare il bordo, che aveva visto Charlotte precederla.
Parecchi scenari avevano preso forma sotto le palpebre che aveva socchiuso solo per un secondo, e quasi tutti avrebbero costretto la serata a concludersi tragicamente in quel preciso istante, ma quella sera l'Arbitro di Quidditch sembrava aver chiesto al tempismo di poterlo impersonificare e, ancora una volta, un bicchiere venne poggiato dinanzi a sé prima che la scozzese potesse assecondare il richiamo della dieci pollici all'interno del chiodo borchiato; ciò che fece, però, fu cercare lo sguardo di Danny in una silenziosa richiesta di quella ragionevolezza a cui già una volta l'aveva richiamata.
L'anima frizzante della nuova bevanda le inasprì la lingua ancor prima di portare il bicchiere alla bocca, solamente annusandone la superficie, e il colpo di tosse che la scosse all'improvviso le anticipò chiaramente quanto alcolica potesse essere, a conferma delle parole con cui Hawkins l'aveva presentata loro. La Babbanologa non se lo fece ripetere due volte, volenterosa di mettere a tacere qualunque fastidioso pensiero ancora capace di farle dolere le tempie afferrò il bicchiere e rivendicò l'attenzione di Xavier per invitarlo ad alzarsi in piedi con lei, incrociare l'avambraccio a quello di lui – non senza un po' di manovre, data la coordinazione alterata e le dimensioni del suo – e bere in contemporanea.
Le bollicine a levarsi in maniera assai molesta dal Hic-Sidro O'Irish la costrinsero a stringere le palpebre, il liquido ambrato le inacidì la gola gettando benzina su un fuoco già pericolosamente divampato e lo sentì raggiungerle la testa ancor prima di finirlo. Per un attimo tentò di fermarsi e berlo in almeno due sorsi, ma la morsa di braccia che lei stessa aveva creato le si era ritorta contro obbligandola a sottostare all'ingordigia del Bertrand. Quando l'ultima goccia le scivolò sul mento, e per un attimo dovette trattenere tutte le altre nel proprio stomaco, riappoggiare il bicchiere sul tavolo le parve un'impresa tremendamente ardua in quanto il vetro, seppur vuoto, parve pesarle nella mano più di quando lo aveva sollevato per portarlo alle labbra.
Non fu subito in grado di capire a cosa si fosse retta, se al francese, al tavolo o alla sedia, ma quando nel cercare quest'ultima per utilizzarla come suggerito dal Responsabile di Serpeverde se ne ritrovò lo schienale tra le dita comprese di avervi cercato appoggio quando la fermentazione della mela le aveva fatto traballare le assi di legno sotto i piedi. Sentì il bisogno di togliersi la giacca – e lo fece senza nemmeno preoccuparsi di poggiarla da qualche parte in particolare, semplicemente facendola cadere a terra –, ringraziandosi mentalmente per aver scelto di legarsi i capelli da subito, e scemata l'improvvisa botta di calore che l'aveva costretta a sospirare cercò di accostare la sedia al tavolo per servirsene nella prima fase di quella tremenda prova di equilibrio. Richiamò a sé tutto ciò che il Quidditch poteva averle fatto guadagnare in fisicità e con una spinta del piede sinistro issò quello destro sulla seduta in legno assicurandosi di piantarlo bene in centro per ritagliarsi non solo lo spazio necessario al gemello ma anche un po' di margine per eventuali traballamenti.
Da lassù le ci volle un attimo per lo spostamento successivo, se non ci avesse impiegato un quarto d'ora buono per disegnare due linee di eyeliner perfettamente simmetriche si sarebbe sicuramente stropicciata gli occhi per liberarsi di alcune fastidiosissime macchioline bianche comparse nel proprio campo visivo per quel cambio di quota, ma quando si sentì abbastanza stabile sulle gambe non perse altro tempo nella speranza che quanto la circondava smettesse di girare proprio del tutto. Allargò appena le braccia, speranzosa che potessero consentirle un po' più di equilibrio durante il movimento, e cercando di concentrarsi nuovamente sui propri muscoli, ormai alquanto annichiliti dall'alcol, s'impegnò per compiere quel secondo passo in salita lasciando indietro la sedia e poggiando il primo piede sulla superficie del tavolo; di nuovo, non troppo sul bordo. Si fermò per un secondo con un piede ancora sulla sedia, la propria testa a suggerirle movimenti più cauti, e quando anche il secondo atterrò lì dove poggiavano i bicchieri lo fece con un tonfo a rendere vani i tentativi di mascherare, almeno un po', il tasso alcolemico raggiunto dal proprio sangue: s'era appena sbilanciata in avanti ma alla fine aveva appoggiato entrambe le suole degli anfibi dove doveva.
Lì la situazione le sembrò divertente, si immaginò a voltarsi verso Xavier – oppure effettivamente lo fece, non seppe dirlo – per chiedergli se anche in quell'occasione sarebbe rimasto a guardare mentre una caduta le costava la rottura del naso, pensò di chiedere al proprio fidanzato – f i d a n z a t o, suonava così bene tra le bolle frizzanti che le rendevano lo sguardo a tratti acquoso – se avesse voglia di cadere di nuovo con e per lei, ma nel momento in cui saltare giù e concludere l'obbligo senza troppe cerimonie le parve l'idea migliore qualcosa, nei calcoli mentali che aveva tentato di fare per non atterrare realmente di faccia, sembrò andare storto e onde evitare di scivolare fu costretta a cambiare direzione d'atterraggio e continuare a muoversi in avanti, quindi tornare a terra dalla parte opposta a quella che l'aveva vista salire sul tavolo. Parve tutto estremamente precipitoso, per le condizioni in cui versava il proprio metro di giudizio, ma cercò di riallinearsi in corsa e il balzo parve terminare non troppo rovinosamente sul pavimento, con una certa dose di incertezza ma con entrambi i piedi di poco distanziati l'uno dall'altro. Il momento di tensione durante il quale s'era effettivamente vista cadere sul mento la tenne immobile per qualche secondo, necessario anche a dimostrare al proprietario che no, non si sarebbe schiodata dal quel tavolo tanto facilmente, poi drizzò la schiena e scollò gli occhi dai piedi sui quali s'era concentrata per mantenere l'equilibrio dopo il salto e assicurarsi il drink successivo.
Quando l'irrigidimento a cui si era costretta per superare quella seconda sfida calò, tornare al proprio posto le parve un'impresa assai più complessa. Fu allora che, muovendosi attorno al tavolo per raggiungere nuovamente la propria sedia, uno dei piedi incespicò sull'altro e la costrinse a reggersi alla superficie più vicina: scoprì solo quando quell'inaspettato movimento repentino smise di avere conseguenze sulla propria testa, e di conseguenza sul proprio stomaco, che si accorse di aver calcolato male le misure relative alle sedute accostate al tavolo e aver preso in pieno quella sulla quale era accomodato Danny. «Damnadh.» Borbottò in gaelico cercando di sciogliere lo strano abbraccio con cui gli si era avvinghiata per non cadere.
 
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view post Posted on 30/4/2024, 23:34
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D I R T Y H A N D S

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L'alcol in corpo aveva iniziato a mutare in maniera graduale il suo umore e a rendere meno fastidiosa la presenza di alcuni individui attorno a quel tavolo e Macbeth rientrava in quella categoria. Tuttavia il fastidio, seppur meno presente di prima, non aveva risparmiato a Xavier un'occhiata di rimprovero mista a sfida nei confronti del giocatore dopo avergli pestato il piede. « Non saresti in grado di reggere un chiarimento con me nemmeno dopo esserti scolato quattro bottiglie. » Aveva utilizzato un tono volutamente provocatorio senza preoccuparsi di nascondere la malizia in quanto detto nonostante non ci fosse realmente un interesse verso la persona che gli stava di fronte. Ma Bertrand amava stare al gioco e, di conseguenza, non era stato in grado di trattenere quella battuta in risposta a Macbeth prima di ignorarlo, come giusto che fosse, dopo avergli rivolto un occhiolino.
E proprio grazie all'alcol ingerito era stato in grado di riprodurre quel verso, completamente lontano dalla natura dell'animale, e dal proprio essere: in altre circostante era certo si sarebbe limitato a guardare e prendere in giro tutti. Un leggero capogiro, dopo aver preso posto accanto a Morgana, l'aveva colpito al punto da fargli socchiudere gli occhi e la colpa doveva essere sicuramente dell'alcol, non delle sue carezze tra i capelli. Ma era stato il comportamento di Morgana a mandarlo fuori di testa, come il più forte degli alcolici: vederla così sciolta, cedere a una cosa tanto ridicola gli aveva fatto venire la pelle d'oca perché, per la prima volta, aveva potuto vedere una Celebrian senza difese e non poteva dire di non amarla apprezzare. L'aveva accolta sul proprio corpo stendendo le labbra in un sorriso mentre la mancina trovava appoggio sulla guancia della strega, il mare in tempesta a specchiarsi nei suoi occhi chiari completamente stregato da un potente incantesimo che lei, in quel momento, gli aveva scagliato contro costringendolo a desiderare ancora un contatto simile, di vederla appendersi nuovamente a lui come il Demiguise che stava cercando di imitare.
« Ciao. » Le aveva sussurrato prima di sentire un tocco diverso sulla mano, poggiata sul tavolo. Bertrand aveva distolto lo sguardo dalla sua Sirena per posare lo sguardo sulla persona tanto coraggiosa (o stupida) che aveva osato prendergli la mano. Aveva dato corda a Charlotte Melankholiya assistendo a una scena ancor più imbarazzante e la mano era stata spostata nell'immediato, la tempesta nuovamente sulla figura della strega accanto a lei.
La mano destra aveva ritrovato la strada tra le gambe di Morgana, poco distante dal centro, e la testa aveva ripreso a girare nell'istante in cui ne aveva percepito il calore. L'aveva stretta quasi come a volerla tranquillizzare o a marchiare nuovamente il territorio, a darle un'ulteriore certezza mentre scuoteva il capo per cercare di scacciare l'immagine di una Charlotte intenta a sbraitare versi incomprensibili contro Tom Hamilton.
L'alcol doveva essere forte e potente in quanto iniziò a sentirsi davvero confuso, forse le grida da oca della Divinatrice non avevano aiutato così come gli altri versi a cui non riuscì a accostare nessun animale. La mancina libera andò a poggiarsi contro la sua tempia nell'istante in cui aveva assistito anche alla performance di Danny, visibilmente in calore, e aveva desiderato sbattere la fronte contro il tavolo così forte da perdere i sensi. E si era mosso in avanti per sistemarsi meglio sulla sedia ma il rapido cambio di posizione l'aveva costretto a fermarsi mentre altri capogiri avevano colpito i lati della sua testa.
Afferrò il bicchiere vuoto e lo ruotò cercando di far cadere ancora qualche goccia ma al suo interno non vi era nulla se non lo sporco, lo agitò così forte che se avesse allentato la presa su quel boccale avrebbe potuto facilmente colpire qualcuno in testa. E quasi lo fece quando la voce del proprietario attirò la loro attenzione comunicando il primo eliminato. Rise cercando di nascondersi dietro al polso della mano che ancora reggeva il boccale prima di poggiarlo nuovamente sul tavolo... sbattendolo, per la precisione, gesto che lo costrinse a strizzare gli occhi a causa del rumore prodotto dal forte contatto tra la base del bicchiere e il legno. Ghignò, soddisfatto, salutando l'eliminata con un cenno della mano prima di sporgersi verso Morgana. « Mi merito un premio per essere stato così gentile con lei. » Ridacchiò, contro il suo orecchio, tirandosi indietro con un solo scatto e riportando la schiena contro lo schienale della sedia. Avvertì la gola secca segno che altro alcol andava versato e lo cercò con lo sguardo, pronto a alzarsi e prenderselo da solo. L'avrebbe fatto, fu sul punto di alzarsi dalla sedia quando l'oggetto del suo desiderio si palesò davanti a lui: strabuzzò gli occhi e il forte odore lo investì in pieno facendolo leggermente oscillare sulla seduta, mentre si sistemava come prima. Hic-Sidro O'Irish, poteva avvertire il rumore prodotto dalle bollicine ma forse era solo un effetto dei precedenti drink ingeriti. Il frizzare nelle sue orecchie lo incitò a avvicinare il naso al boccale e a inspirare il profumo: dal naso si insinuò e lo avvertì fermarsi al centro della fronte. Per un solo secondo la vista si annebbiò e le voci arrivarono ovattate alle sue orecchie ma poi, come se avesse tolto dei tappi dalle orecchie, una nuova sfida arrivò a animare quella serata. Probabilmente il Direttore del Settimo voleva assistere a qualche incidente, farsi due risate mentre i suoi clienti cadevano uno dopo l'altro dal tavolo come birilli.
Di nuovo tirò indietro la sedia e dovette aggrapparsi allo schienale perché, nello spostarsi indietro oltre alla sofferenza causata dal suono stridulo prodotto dai piedi della seduta, Bertand rischiò di cadere all'indietro con tutta la sedia. La guardò male, come se quell'oggetto potesse avere tutte le colpe del mondo e l'afferrò dallo schienale sollevandola e avvicinandola di più al tavolo sbattendola mantenendo il boccale di Sidro con la mano sinistra. « Stai qui. » Si rivolse alla sedia, dopo averla posizionata in maniera adeguata da permettergli di poterla usare per la sfida indetta da Eustass e dopo averla vista traballare un po'. Dovette sbattere le palpebre perché la sua bevuta venne interrotta da Morgana e dal braccio agganciato al proprio, ora incrociati. Gli fu chiaro quali fossero le sue intenzioni e non ci pensò due volte a metterle la mano libera sul fianco e tirarla di più verso di lui. Sorrise, malizioso, avvicinando le labbra al boccale e per la seconda (no, terza?) volta il forte odore alcolico lo investì in pieno facendogli socchiudere gli occhi per godere al massimo di quella sensazione. Da sotto le sopracciglia guardò la Celebrian attaccandosi al boccale come se fosse a corto di acqua da giorni. Iniziò a bere a grandi sorsi costringendo Morgana a sottostare alla sua ingordigia e, giunto alla fine di quel drink, sciolse il nodo formato dalle loro braccia mantenendo ancora il boccale e fece per rivolgersi alla Capitana ma lei era... già salita sulla sedia. La guardò dal basso prima di avvicinarsi un po' entrando nella traiettoria del chiodo di pelle che lo colpì in pieno viso. Imprecò, in francese, impiegando qualche secondo di troppo per uscire da quella trappola e lanciare per terra il chiodo inciampando con i piedi nelle sue maniche. Riuscì a reggersi al bordo del tavolo su cui, per poco, non si spiaggiò e nel farlo si lasciò scappare una risata mentre la sua donna camminava sul tavolo. Sollevò le braccia verso di lei, pronta a acchiapparla sicuro di vederla cadere dal tavolo e voleva evitarle una seconda rottura al naso o comunque non avrebbe tollerato una cosa simile senza la sua attiva collaborazione.
Ma se da un lato l'alcol aveva reso più piacevole tutta la situazione arrivando a farlo sciogliere così tanto, dall'altro lato peggiorò il tutto quando si rese conto che Morgana stava procedendo dalla parte opposta verso Danny Macbeth. Il suo primo istinto fu quello di prendere la sedia e tirarla contro il giocatore, spaccargliela sulla testa e poi prendere la Capitana per andare via da quella festa non più divertente. Portò le braccia lungo i fianchi sentendo la rabbia crescere, secondo dopo secondo, e l'ultimo drink ingerito tutto in pochi sorsi non aiutò Bertrand a recuperare la lucidità. E quando la vide cadergli addosso, abbracciarlo e quasi sedersi su di lui non ci vide più dalla rabbia: sollevò la gamba destra e poggiò il piede sulla sedia, forte, tanto da sentirla strisciare nuovamente sotto di lui oltre che tremare. Si diede lo slancio verso l'alto poggiando anche l'altro piede sulla sedia vacillando un po' all'indietro e per recuperare l'equilibrio inclinò la schiena in avanti. Staccò il piede sinistro dalla sedia e allungò la gamba in direzione del tavolo su sui salì prima con un piede e poi con l'altro, senza grazia. La testa vorticava, aveva iniziato a farlo da quando si era sollevato sulla sedia e continuò a girare mentre si allontanava dal bordo del tavolo rischiando di portare l'oggetto all'indietro assieme a lui. Camminò quindi spedito verso il centro ignorando il principio di mal di testa e le strane farfalline che avevano iniziato a svolazzare davanti i suoi occhi, cercò di scacciarle agitando la mano destra fin quando non raggiunse Charlotte.
La guardò dall'alto prima di flettere le gambe verso il basso e accovacciarsi davanti a lei. Il precario equilibrio rischiò di farlo sbattere con il sedere contro il tavolo e alla peggio una gamba sarebbe partita in avanti colpendo la Divinatrice dritta in faccia ma, tra un movimento brusco in avanti e indietro, riuscì a stabilizzarsi.
« Mi dispiace per la porta di casa, chérie. » Cercò di parlare a voce bassa, al massimo delle sue possibilità ma non era certo di esserci riuscito (o forse sì?) e si sporse di più verso di lei fino a raggiungere la sua guancia su cui lasciò un bacio. Poi si tirò indietro, rischiando di rotolare giù dal tavolo, e si alzò tornando nella posizione iniziale, pronto a concludere quella prova. Il suo stato attuale aveva permesso a Xavier di chiedere scusa a Charlotte cosa che, in altre circostanze, non avrebbe mai fatto. E l'aver visto la propria fidanzata - f i d a n z a t a - nelle braccia di un altro aveva reso quel gesto ancor più semplice. Dedicò un altro sorriso alla Divinatrice prima di affiancarla, ancora da sopra al tavolo, e balzare giù. Atterrò con tutti e due i piedi riuscendo a flettere un po' le gambe così da non cadere e avvertire dolore a causa del salto improvviso e avrebbe potuto giurare di aver sentito il tavolo inclinarsi in avanti durante il suo balzo con la sua grazia da Troll, concludendo con un prolungato suono (eruttazione) che abbandonò la sua gola, sicuramente colpa delle bollicine.
Passò di fianco ai due, trattenendosi dal tirare uno schiaffo a Macbeth, girando attorno al tavolo e ciò bastò a fargli avvertire anche una leggera nausea complice anche il salto appena fatto. Raggiunse di nuovo il proprio posto e, nel farlo, trascinò la propria sedia recuperandola giusto in tempo rimettendola poi in posizione.
 
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view post Posted on 1/5/2024, 15:25
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Aveva annuito ad Eleanor nei riguardi della pietra, contento di scoprire che il duro lavoro compiuto da lui e la Potter fosse stato letto da qualcuno che possedesse la conoscenza per comprenderne la bellezza e le complessità. Finse invece di non aver sentito la domanda su Marte rivolta alla Divinatrice, con un vago sorrisetto tra gli occhi, sospettando che la risposta astrologica avrebbe, come accaduto in precedenza, dipinto scenari belligeranti. Rimase sulla Corbirock e sospirò al ricordo di casa Balerion, poi il viso si tinse di soddisfazione quando venne invitato a non infrangere qualcosa. Non fu chiaro se lui avesse colto altri riferimenti oltre a quelli che strettamente aveva inteso.
Gli venne in mente di chiederle come stesse la Professoressa, dal momento che l’aveva incrociata solo di sfuggita presso l’Atrium, ma gli sviluppi alcolici domandarono di spostare quel genere di chiacchiere ad altre circostanze. Danny posò lo sguardo su Sheldon, dopo il reciproco riconoscimento, e nei riguardi dell’Amortentia non apparve affatto imbarazzato. La sua espressione cambiò solo quando gli venne domandato cosa avesse inseguito lontano da lì. Si era in parte sbottonato con la Celebrian a riguardo, in maniera ancora più sottile lo aveva fatto con la Mandylion, e unire le due risposte avrebbe fornito inevitabilmente un quadro più completo. Ma se una gara di bevute stava diventando poco adatta alla chiacchiere di circostanza, lo stava diventando anche per quelle più interiorizzate. Benché l’alcol fosse noto per abbattere le barriere, in termini di linguaggio lasciava spazio solo per una via collocata nel mezzo, che presto sarebbe anche diventata difficile da scandire.

— Non è il luogo adatto per ammor — la lingua gli si incastrò — ammorbarti con questa storia. Vedila come una scusa per rivederci, e magari iniziare a studiare l’irraggiungibile pozione che porterà i nostri cognomi. Ammesso… che tu sopravviva al marciume di questo posto. —

Se qualcuno avesse potuto stimolarlo a superarsi in quell’ambito, non avrebbe dubitato potesse avere le sembianze del mago che aveva di fronte, che oltretutto doveva possedere nozioni esclusive trasmessegli da Urquart. Sul finale del dialogo non poté poi fare a meno di provocarlo nei riguardi del disagio che mostrava nei confronti della sporcizia. Ma l’espressione rilassata suggerì un tentativo di fargli superare la difficoltà con un approccio competitivo, piuttosto che una mera presa in giro. Per supportarlo in maniera gentile sembravano esserci già Eleanor e Charlotte. E quest’ultima finì per distrarlo a partire dal tocco del naso, dal rossore sulle gote e la risata spensierata, fino ai silenziosi metodi con cui l’aveva invitato a trattenersi durante il confronto con il compagno di squadra. Un’accortezza forse innecessaria, ma nondimeno apprezzata, che nella realtà si mostrò utile a posteriori quando la donna prese la mano al francese per verseggiare in direzione di Hamilton, fin troppo vicina. Dov’era Hawkins con il nuovo giro?

— Dicono che i Fwooper sappiano di pollo — disse alla Divinatrice quando gli tornò vicino. E quando ne incrociò di nuovo lo sguardo apparve piuttosto intenzionato a sperimentare la voce dandole un morso. Invece, risalì la treccia e accarezzò con la punta delle dita la zona in cui i capelli si innestavano nella nuca. Si avvicinò per baciarle il collo.

La sua attenzione finì poco dopo su Morgana e sulla sua risposta. La fissò con una maschera criptica. E sbuffò quando Bertrand millantò di un fantomatico requisito per reggere le sue performance. Lo divertì il fatto che stesse al gioco, però.
Provvidenziale ancora una volta, l’Auror rispose al richiamo con un Hic-Sidro O'Irish per tutti, un’eliminazione che gli fece scuotere la testa e una sfida che questa volta avrebbe chiamato a rapporto l’equilibrio. Danny si preparò mentalmente ad eseguirla, quando venne anticipato. Guardò la Capitana bere e sollevarsi sul tavolo, circondava tra capelli che l’alcol iniziava a rendere sfocati. Fiamme solide e asciutte che si agitavano. Ed era sul punto di alzarsi e bere a sua volta quando la vide camminare troppo vicina alla sua sedia e cadergli addosso. La afferrò, tenendola di fatto in braccio, e posò lo sguardo su di lei da quella distanza ravvicinata. Si ritrovò a stringere la braccia con vigore, in una sorta di abbraccio, che doveva essere incentivato dall’alcol ma suggerito da una volontà meno superficiale. Una affetto che non le aveva trasmesso su quegli spalti, né in occasioni successive, ma che nutriva nei suoi confronti.

— Non sembri così intenzionata a vendicarti — scherzò sulla mancata sparizione, prima di sollevarsi dalla sedia e sollevarla di rimando, rimettendola in piedi. La sua attenzione venne catturata da Xavier intento a baciare Lottie, pronunciando parole che la caciara e l’alcol si portarono via. Dovette constatare quanto la sensazione brutale che gli animava le viscere fosse divenuta più manifesta rispetto ai tempi in cui aveva visto una scena simile nella High Street innevata. Decise che avrebbe indagato in seguito, afferrando il boccale pieno e avvolgendo i fianchi di Lottie con il braccio libero, mentre si rivolgeva a Sheldon, Eleanor e chiunque altro dovesse ancora bere.

— All’organizzatore della serata. E al locale meno sano del Regno Unito. — Brindò per ritrovare il mood, rivolgendo infine lo sguardo proprio sull’uomo mascherato.

Allora portò la bevanda alle labbra e la bevve tutta ad ampie sorsate, senza esagerare con la velocità, bagnandosi i lati dalle bocca durante il processo. La freschezza allietò la gola, le bollicine pizzicarono lingua e palato facendogli arricciare il naso, gli occhi si velarono un’altra volta e le figure all'interno del locale si gonfiarono. Ebbe la sensazione di emanare dal petto un calore tale dal poter riscaldare una stanza. Il retrogusto di mela si depositò sulla lingua solo molto più tardi, quando spostò i bicchieri vuoti davanti alla sedia e prese un bel respiro. Posò una suola sulla superficie piatta della sedia, ne saggiò la stabilità e soprattutto saggiò la propria, poi cercò di sollevarsi su quel primo gradino, fermarsi una manciata di istanti e quindi raggiungere il tavolo. Quanto era in alto? L’alcol in circolo in percentuale importante gli diede l’impressione che si sarebbe schiantato con la testa contro la parete se avesse saltato come richiesto. Il mago cercò di mantenere la concentrazione per convincersi che si trattasse di un banale inganno percettivo. D’altronde, chi aveva saltato era atterrato con la testa ancora attaccata. O no? Resistette all’impulso di controllare per evitare di farsi venire la nausea, quindi sbatte le palpebre un paio di volte per ricacciare indietro la sensazione che il soffitto gli stesse colando addosso e che il tavolo stesse galleggiando sul tavolo. Balzò e cercò di atterrare e piedi uniti, le gambe piegate, allargando le braccia per contribuire a darsi equilibrio. Quando si sentì sicuro della sua stabilità si sollevo del tutto in piedi.
Era atterrato dal lato opposto a quello di partenza, nei pressi di Bertrand, e l’esaltazione del salto nell’alterazione alcolica lo portarono ad afferrargli un braccio e chinarsi lievemente verso di lui.

— Sto venendo a prenderti. Re degli Ubriaconi.

Una frase che non riguardava la corona di San Patrizio, di cui non conosceva lo storico, ma la confessione di un vizio che si erano scambiati in tempi non sospetti e che quella sera Macbeth sembrava ben intenzionato ad abbracciare. Si scostò dal Cercatore.
Si era abituato alla sensazione tattile dei capelli della Melankholiya, ma nella confusione non collegò i puntini e quindi ebbe la fastidiosa sensazione che gli fosse caduto qualcosa.
 
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view post Posted on 1/5/2024, 17:50
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Annuì a Danny. Non era (ancora?) ubriaco, ma anche un ubriaco avrebbe capito che Macbeth non avesse molta voglia di parlare del periodo passato lontano da Hogwarts. Sheldon sperò di non avergli rievocato brutti ricordi e prese di buon grado l’idea di un incontro a tu per tu con lui in futuro.
Forse era già ubriaco, a ben pensarci. Altrimenti non si sarebbe spiegata la naturalezza con cui proferì le parole successive.
«Mi ritengo perfettamente in grado di sopravvivere in mezzo a questo marciume. Anzi, volendo possiamo già dare per fissato un appuntamento in questo stesso posto per una birra. Sopporterò oggi e pure allora».
Il problema non era certo aver accettato di incontrarlo in futuro. Sì, una volta il mago di Cambridge aveva mostrato imbarazzo e timidezza ogni volta che si presentava l’idea di incontrare persone all’infuori della propria zona di conforto (che allo stato attuale comprendevano solo Eleanor e Charlotte, in pratica), ma ormai l’età adulta e le esperienze lavorative a contatto con il pubblico lo avevano reso più sciolto. Non era più l’impacciato ragazzino che andava intimorito alle feste con la maglietta con disegni pozionistici, ecco.
La cosa gravissima che faceva intuire il suo non essere più sobrio, invero, era, be’, aver proposto di incontrarsi in quello stesso luogo. Se ne sarebbe pentito il giorno dopo e sarebbe stato il suo primo sintomo di postumi della sbornia, probabilmente.
«Anche se dubito che il Testa di Porco sia il luogo più adatto per una ricerca pozionistica».
Concluse, ritenendosi soddisfatto di aver strappato, più o meno, dall’altro la promessa di farsi raccontare qualcosa del suo periodo lontano dal castello. Non solo Sheldon era terribilmente curioso di ogni cosa, ma lo avrebbe tranquillizzato sapere i retroscena dell’individuo che stava con la sua migliore amica. E di certo non avrebbe gradito l’idea che Charlotte potesse stare con un tipo dal passato tenebroso e di cui non si potesse parlare durante una gara di bevute, mhh.
A proposito di cose da non fare durante una gara di bevute… rispose a Morgana (chiedendosi come non fosse uscita matta in mezzo a quella cacofonia di versi animaleschi, dopo che l’aveva vista quasi uscire dai gangheri per il ronfare di un quadro!).
«Oh, sì, dobbiamo dare un nome del nostro draghetto, hai ragione. Non è il momento giusto per deciderlo, però, o rischiamo di chiamarlo Patrizio».
Non faceva ridere, ma Sheldon non riuscì a trattenersi e ridacchiò lo stesso. Stava gradualmente e irrimediabilmente perdendo i freni inibitori. Gli venne poi l’illuminazione.
«Ma è un Gallese Verde! Verde. Be’. Chiamarlo Patrizio forse è azzeccato, dopo tutto. Peccato che il drago non sia un Irlandese Verde».
Alzò le spalle, rivolgendosi poi a Lottie, con un sorriso divertito dalla propria illuminazione. Si sentiva un genio. Del resto, buona parte della Lega delle Streghe era lì presente alla festa di San Patrizio e il nome era facilmente ricollegabile al verde. Ma, a dire il vero, in quel momento a Shay sarebbe sembrata un’eccellente idea chiamare “Patrizio” una pozione di colore verde. In generale, chiunque o qualsiasi cosa che fosse verde era un potenziale Patrizio.
(Il giorno dopo, si sarebbe ritenuto fortunato a non aver espresso tutte quelle idee ad alta voce.)
«Propongo che la decisione del nome del draghetto venga messo all’ordine del giorno della prossima riunione, Presidentessa. Metteremo Patrizio in cima alla lista delle proposte».
Altra cosa di cui pentirsi il giorno dopo. Bene.
Apprezzò l’offerta da parte di Lottie di usare le sue gambe come seduta, ma evitò: non voleva sporcarle i vestiti di vomito, sputo e escrementi di sorcio. Già bastava aver fatto vivere quel supplizio ai suoi poveri pantaloni.
Ringraziò con un sorriso Eustass quando l’oste portò alla coppia i due bicchieri puliti (dettaglio non indifferente, per Sheldon!!) con le birre ordinate. La sfida di bevute, invece, pareva che puntasse a farli ubriacare con drink che non fossero birre. La bevanda successiva da bere sarebbe stata, infatti, un sidro.
Sheldon non bevve subito. Prima voleva godersi lo spettacolo di Eleanor alle prese con un liquido frizzante e pieno di bollicine, che già sapeva le avrebbero solleticato il nasino e fatto fare un singhiozzo. Già pregustandosi il divertimento, la guardò sornione, con un sorriso di sfida.
Non lo fece per evitare di bere l’oggetto della prossima sfida, tutt’altro! Non aveva mai assaggiato il sidro, quindi era curioso di farlo per la prima volta. Prendendo il bicchiere, sentì subito il frizzare che gli pizzicava la punta del naso (che quindi venne subito grattato con l’unghia del pollice, a mo’ di riflesso incondizionato, tipico del mago con le lentiggini). Gustò con più calma quel drink, ritenendo non fosse un’ottima idea trangugiarlo in un sorso, vista la prossima sfida. Gli piacque il sapore fruttato, che fermò in bocca a ogni sorso, prima di farlo scivolare giù per la gola, lasciando una scia bruciante, che poi diffuse calore al petto. Finito il bicchiere, si promise di comprarsi del sidro da tenere di scorta a casa, essendo rimasto particolarmente soddisfatto dalla freschezza data dal sapore e dalla consistenza di spumante. Sentiva ancora le orecchie paonazze per l’effetto dell’alto tasso alcolico del sidro quando si fece coraggio e si fece avanti per la sfida, subito dopo Danny.
«Be’, ci provo prima io», si rivolse a Eleanor, «Mi sento coraggioso. Cerco di vederla come un allenamento per quando dovremo salire le scale stanotte, quando torniamo da me».
Almeno le scale di casa sua avevano un corrimano, però. Si alzò dalla sedia e si accorse che, in effetti, Hawkins aveva scelto un ottimo momento per quella sfida. Si sentiva la testa più leggera ora che da seduto, quindi prese un bel respiro, approfittando di quel momento per avvicinare la sedia al tavolo e chiedere a Charlotte di tenergli il bicchiere di birra, così da avere campo libero su cui mettere i piedi.
«I piedi a tavola, Eustass, che grande idea. Suppongo che nella quota di partecipazione non sia compreso il servizio di pulizia del bancone, vero?».
Ironizzò, prima di approcciarsi davvero alla sfida di ubriachezza. Parlare lo faceva sentire meglio, o almeno così sperava: credeva di abituarsi un po’ di più a quello stato di ubriachezza non ancora molesta, ma già tale da aver fatto perdere i freni inibitori. Si augurava che non gli facesse perdere anche l’equilibrio! Con cautela, poggiò il piede sinistro sulla sedia, ringraziando Paracelso di essere alto. Quel movimento che fungeva da preludio a un sollevamento molto più drastico attivò vari campanelli di allarme nella sua mente, quindi si diede il tempo di sentirsi stabile prima di prendere un piccolo slancio, regolando l’inclinazione della schiena e la postura. Voleva anche essere sicuro che la sedia non scivolasse via: quando si sentì ottimista e fiducioso, fu il tempo di alzare anche l’altro piede, così da poggiarlo sul tavolo. Se salire sul primo gradino, rappresentato dalla sedia, gli aveva dato l’impressione di starsi per arrampicare, il passo diretto del destro al secondo gradino gli diede direttamente la sensazione di venir catapultato verso l’alto, come una foglia sbalzata via da una folata improvvisa di vento. Non aveva puntato a salire con eleganza, ma quantomeno senza vacillare troppo da un lato o dall’altro.
«Per tutte le ampolline».
Credette di nuovo che parlare ad alta voce lo aiutasse a esorcizzare il pericolo di scivolare rovinosamente. Aspettò ancora di sentirsi abbastanza stabile prima di portare anche il piede sinistro sul bancone: da lì, ergersi con ambo i piedi piantati sul tavolo (ugh!) e le spalle dritte gli risultò più facile. Il problema maggiore era stato il secondo passo della salita. Non gli sembrava un’ottima idea fare un giro su se stesso e balzare giù da dov’era arrivato: il girotondo gli avrebbe fatto probabilmente vorticare tutto. Allora mosse qualche passo: se fino ad allora si era concentrato a fissare lo sguardo su dove voleva appoggiare i piedi, in quel momento rivalutò l’idea di continuare a farlo – temeva che l’alcol gli facesse accusare delle vertigini –; d’altro canto, non gli sembrava molto sicuro camminare e poi saltare su un terreno non controllato, quindi si fece coraggio, ricordò la sensazione che gli dava sollevarsi lontanissimo da terra con la scopa volante e guardò verso il basso. Non si sentiva del tutto certo dei propri passi, ma vedere i propri piedi calcare il tavolo lo fece sentire tranquillo e fiducioso, nonostante camminasse con i piedi di piombo. Arrivato all’estremità opposta del bancone, controllò che lo spazio al di là del bordo fosse sgombro e, con i piedi un poco distanziati tra loro, controllò di sentirsi abbastanza rigido da non scivolare ma flessibile da non schiantarsi con la faccia a terra. Dopodiché spinse via il piede destro verso il vuoto, subito seguito dal sinistro, e li fece impattare con il pavimento in sincronia, attento a non spostare il baricentro lontano dalla metà del proprio corpo.
L’impatto delle suole delle scarpe sul terreno e il cambio brusco di altitudine gli fece avvertire un giramento di testa, quindi si impose di rimanere immobile e ritenne così di aver completato con successo la sfida. Ma, uff, che fatica.
Si sentiva un po’ malfermo sulle gambe dopo quel balzo, ma si fece forza con il desiderio di tornare a sedersi per fare il giro del bancone e riprendere possesso della propria sedia e del proprio bicchiere di birra, che aveva lasciato in custodia a Lottie.
«In bocca al calderone».
Augurò alle due streghe, alzando in bicchiere in loro direzione, e assaggiò la propria birra mentre la sfida continuava, dopo aver fatto un rapido cin-cin con il bicchiere di Eleanor.
Quando avesse potuto, dopo l’esibizione di Ele ad esempio, si sarebbe sporto verso la strega di Leeds, fissandola negli occhi, sorridendo innocente.
«Ele, ho fame».
Il sorriso si fece sornione e tentò di farle sorgere qualche dubbio su cosa desiderasse gustarsi.
«Che ne dici di dividerci la torta salata verde e la ciambella di San Patrizio?».
 
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view post Posted on 1/5/2024, 19:39
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Poco dopo le parole rivolte a Charlotte e la risposta di quest’ultima era giunto il sommo salvatore Bertrand, che da grande ficcanaso qual era non riusciva mai a stare al suo posto: non solo gli aveva idealmente urinato sopra ai M.A.G.O. - cosa di cui non si era mai veramente curato ma che a parti inverse l’ex Serpeverde non si sarebbe fatto sfuggire per nulla al mondo - ma dopo l’avventura coi Gladiolus il loro rapporto - o qualunque cosa fosse - si era ridotto ai minimi termini. E per fortuna! Era quantomeno raro che di Bertrand si sapesse qualcosa nei meandri della società magica - e se qualcosa spuntava di certo non se ne interessava - e quando il cercatore di Serpeverde si intromise in questioni che non gli riguardavano si limitò per un istante a osservare i due evidentemente amiciperlapelle con una dose di...disprezzo. Non certamente invidia. Cosa spingesse le persone ad abbandonarsi all'alcool in quel modo non lo avrebbe mai compreso, e in ogni caso finì comunque per sospirare conscio di dover subire l’esibizione del duo verde-argento chiedendosi se riuscissero a fare almeno una cosa che non fosse in funzione dell'altro; si chiese inoltre se da festa di San Patrizio si stesse passando a una dimostrazione di non sapeva bene cosa. Di getto, dopo aver osservato come sfocata la figura della Babbanologa creare altre ondate di disagio con Bertrand, finse di voltarsi discretamente alle spalle di Sugar Mandylion per vomitare - cosa che avrebbe davvero fatto, perché quelle scenate gli stavano facendo venire il voltastomaco - rivolgendole invece la parola, sottovoce e con ironia, alcool permettendo. «Altra smania di dimostrare chissà cosa e li vomiterò addosso. Sarebbe divertente» le disse, fingendo ancora di riprendersi mentre si sistemava meglio sulla seduta poco dopo.
Bertrand, però, sembrava averlo puntato come a voler dimostrare di essere il migliore di tutti. Aveva sostenuto lo sguardo dell’altro come era avvenuto anni prima: schiena dritta, petto in avanti, sorriso falso e appena accennato sul volto che altro non comunicava che compassione nei confronti dell’ex spillato. Le persone come Bertrand avevano finito per dargli noia: era come se ogni volta dovessero finire per dimostrare di essere qualcosa non agli altri, ma a sé stessi. Trovava patetico come quella festa stesse mandando messaggi subliminali: l'abbandono all'alcool, la perdita di ogni inibizione. Credeva fosse abbastanza palese che l’altro stesse cercando un qualsiasi pretesto per smuovere la serata e farla finire magari in una baraonda senza precedenti, ma per quanto l’idea l’attirasse - e quella volta non ci sarebbero certamente state cariche scolastiche a non permettergli di schiantare un’idiota del genere - le conseguenze, lo sapeva, sarebbero state ben peggiori di un colloquio disciplinare con Pike. Con eleganza quindi lo lasciò continuare a fare il pagliaccio dimentico della confidenza che lo aveva portato ad afferrargli il braccio pochi minuti prima, attendendo il nuovo giro di bevute offerto da Hawkins. Fu poi il turno di Melankholyia che non perse occasione, un po’ come il suo compare - si sarebbe poi chiesto, in seguito, se Celebrian, Bertrand e Melankholyia avessero un minimo denominatore comune - di molestarlo. Si chiese, ancora una volta, se Melankholiya si rendesse conto di quanto fosse imbarazzante ma, non badando nemmeno al fatto che la Divinatrice stesse a un palmo dal suo viso quando cominciò la sua esibizione le diede platealmente le spalle, ignorandola in tutto e per tutto, voltandosi, per rivolgersi a Sesy Riddle avvicinandosi ulteriormente alla strega per ascoltare quanto aveva da dire. Che Hawkins fosse particolare lo sapevano tutti. Che poi non risultasse particolarmente cavalleresco, beh...«Capisco» sussurrò, avvicinandosi a Riddle nonostante il frastuono alle sue spalle a cui comunque continuò a non badare. Sospirò appena. «potrebbe sempre giocargli qualche scherzetto durante la serata» le propose, con un piglio divertito «ma ammetto di non conoscere il Direttore del Settimo Livello al punto da poter descrivere la sua reazione» stirò le labbra ai lati come a far intendere che le conseguenze non potevano essere troppo piacevoli, ma continuò «certamente è una situazione pittoresca: solitamente chi infastidisce un’altra persona lo fa per distogliere l’attenzione da sé. Certo è che perseguitare qualcuno per il suo passato è quantomeno...» rifletté ancora sottovoce «...nauseante» non celò una leggera smorfia. Quando finalmente il nuovo giro di bevute poté cominciare, attese che quasi tutti i presenti si cimentassero nella nuova prova, pure Bertrand; poi con la calma e gli occhi dei presenti addosso si scolò l’Hic-Sidro O'Irish per metà senza pensare tanto alle conseguenze, anche perché subito dopo avrebbe lasciato un presente che Bertrand non avrebbe dimenticato facilmente. Utilizzando il palmo della destra sul piano del tavolo davanti a sé come perno, mentre la frizzantezza del drink dopo aver disturbato le papille gustative raggiungeva pericolosamente l’altezza delle tempie e poi la fronte - e, immaginava a breve anche il cervello - solleticandola e lasciandogli una scarica di brividi e la pelle d’oca sulla schiena e le braccia a seguito del passaggio del liquido proveniente dalla fermentazione delle mele spremute lungo la gola e fin nelle viscere, arrancò un poco prima di sollevarsi in piedi sulla sedia. Sollevò il tronco superiore, raddrizzandosi per un momento, il tempo necessario per far livellare l'alcool, e poi piegò appena le ginocchia per darsi la spinta in avanti, saltando e atterrando con le scarpe sul legno del tavolo con la destra che corse appena avanti. Si riscosse, mantenendo le braccia aperte sui rispettivi lati come se da quello dovesse decidersi l'equilibrio: la testa cominciava a vorticare, ad essere pesante ma era in procinto di abbandonare la gara e comunque non si sarebbe dato per vinto prima di rendere pan per focaccia.
Se Eustass fosse rimasto ad osservare, avrebbe ripreso il drink in mano avanzando di un mezzo passo, fermandosi del tutto perché insomma, avrebbe anche potuto direttamente cadere dall'altra parte e buonanotte. Si rivolse a Hawkins «nonostante il divertimento stia per cominciare - etcì! - le amanti mi attendono, professor Hawkins! Non se ne può mai avere abbastanza -etcì!-» gli disse con leggerezza scrollando le spalle. Aveva davvero una persona ad attenderlo, al numero tre: una persona che voleva tutto e nulla. Una persona non in carne e ossa. Non sarebbe stato un proseguo di serata semplice. «Ah, per Merlino» disse poi più a sé stesso che ad altri borbottando e tossendo prima di rivolgere il fianco destro della sua persona verso la tavolata in direzione di Sugar, prima, complimentandosi gentilmente per l’esibizione precedente inclinando di poco verso in basso il viso, a mo di inchino, squadrando poi Bertrand dalla testa ai piedi. Sentiva la testa sempre più pesante a causa dell’ultimo drink, ma cercò di non badarci e non farlo vedere. «Alla salute del signor Bertrand!» gli si rivolse, schernendolo con un mezzo inchino «che non si stura mai le orecchie. Capirebbe che prima di fare il salvatore dovrebbe connettere la lingua a quel poco di cervello che gli rimane. Ma del resto...» gli disse dopo una manciata di secondi di silenzio vibrante. Tagliente, lo guardò con un mix di indifferenza e giudizio «...cosa puoi saperne quand ta taille est gagner contre des gamins de 12 ans». Non c’era tremolio nella sua voce; i presenti avrebbero tranquillamente potuto pensare e giudicare che fosse già ubriaco fradicio, ma chi non lo era a quel punto? Era importante? No. Per quanto la testa cominciasse a creare situazioni non proprio consone, aveva ancora il controllo del cervello, e ciò bastava. Arricciò brevemente il naso, sereno, poi estrasse uno zellino dalle tasche lasciandolo atterrare tintinnante davanti agli occhi del Cercatore. «Tu peux acheter ta dignité...». A quel gesto, senza dare modo all’astante dall’altra parte del tavolo di reagire si liberò del resto del drink gettandoglielo addosso, poi lasciò scivolare il boccale sul tavolo. «...raté» lo osservò ancora, poi il secondo successivo si smaterializzò in un crack dopo aver salutato gli altri partecipanti.

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– Eustass, puoi usare i nomi propri, sai. Non ti portano davanti al Wizengamot per questo.

Come accadeva fin troppo spesso quando aveva a che fare con Eustass Hawkins, Charlotte si ritrovò ad alzare gli occhi sul soffitto del locale lercio e poi scosse il capo, come a voler chiedere scusa per lui a Sesy e Sugar, dopo la rozza interruzione del proprietario del pub.
Le coccole di Danny, tuttavia, non avrebbero potuto permettere che il suo umore alterato dall’alcol andasse a picco per via di Eustass. Al contrario, assistette con il cuore che le scoppiava di felicità e tenerezza alle interazioni dei suoi migliori amici con Danny. O forse era ancora il drink che le stava ustionando il petto. Non ci pensava, perché si sentiva leggera. Una leggerezza che sfogò a scapito del martire Tom Hamilton, ma che venne minacciata quando Xavier sottrasse la mano dalla sua. Charlotte sollevò in confusione un sopracciglio, non riuscendo a capire se avesse sbagliato qualcosa, quindi istintivamente portò lo sguardo su Morgana, di cui non recepì alcuna negatività, per cui si tranquillizzò: non voleva rischiare di ferire lei per sbaglio con l’ennesimo fraintendimento, mentre poteva accettare che Bertrand ce l’avesse con lei per qualche motivo per il momento. Fu invece proprio lui ad avvicinarsi a lei mentre assolveva il nuovo obbligo dettato dal proprietario del locale. Era visibilmente alterato e a dimostrarlo non erano solo le sue movenze, ma anche il fatto che le stesse chiedendo scusa per averle distrutto la porta di casa. Un impeto di decenza che sarebbe stata scontata per tutti, ma non per Xavier Bertrand, un uomo composto da quasi due metri di orgoglio viscerale. Memore del contatto della mano a cui lui si era sottratto poco prima, non ci volle un geniale pozionista russo per farle capire che quel bacio sulla guancia non fosse un autentico segno d’affetto verso di lei, ma un messaggio per qualcun’altra. Gli lanciò allora un’occhiata assassina e gli strinse il mento tra due dita per assicurarsi ancora una volta che lui le prestasse l’attenzione necessaria a comprendere quel poco che aveva da dirgli.

– Non fare lo stupido, chérie.

Pronunciò il rimprovero a bassa voce come aveva fatto lui, quindi accennò con lo sguardo a Morgana poco più in là, tra le braccia di Danny.
Mentre Xavier si allontana, lei si avvicinò ai due amici. Vedere un’altra donna tra le braccia di Macbeth, che per giunta l’aveva appena fatta gongolare come un’adolescente con le labbra sul collo (e non l’aveva assaggiata abbastanza. Come avrebbe potuto capire così se sapeva di… pollo? Doveva mangiarla tutta), non era indifferente neanche a lei e forse poteva comprendere un po’ di quello che doveva aver provato Xavier, soprattutto con tutto quell’alcol che non aiutava di certo nella gestione delle emozioni. In mezzo a quel casino, però, ci fu anche la preoccupazione per la donna dai capelli rossi.

– Tutto bene?

Sfiorò la spalla di Morgana con la punta di due dita, quindi le sorrise un po’ debolmente mentre Danny l’aiutava a rimettersi in piedi. Quel distacco da Macbeth allo stesso tempo contribuì a renderla nuovamente consapevole di ciò che era estraneo all’universo delle labbra e delle carezze di Danny su di lei, quindi iniziò a sorseggiare il sidro che Eustass aveva appena servito mentre cercava di tornare al passo con la conversazione del resto del tavolo, fatti di draghi e battesimi con Sheldon, Eleanor e Morgana.

– Patrizio!

Scoppiò a ridere e si ritrovò piegata in avanti, drammaticamente vicina alla superficie del tavolo sempre più sporco per colpa dell’ultima trovata di Eustass. Si raddrizzò in modo repentino, quindi, forse troppo - non era normale che quella tavolata girasse così, no?

– Ma mi fa schifo. Un nome più primaverile? MORGANA! È lei l’esperta di fiori. Morgana, io voglio insultare quei due. Che fiore devo usare?

Dopo aver bocciato il primo nome della lista di Sheldon, urlò il nome di Morgana che però era in effetti li con loro. Quindi alzò l’indice in direzione di Danny e Xavier, che erano usciti illesi dall’obbligo di Eustass, ma che ora si erano fatti pericolosamente vicini. Le venne allora in mente di invocare le ricerche floreali che Morgana aveva condotto ultimamente per il Settimanale delle Streghe, perché non aveva ancora bevuto abbastanza per apostrofare in modo più volgare Danny e Xavier. Per ora.

– Non vanno d’accordo. Se si picchiano, farò finta di non conoscerli e torno anch’io a casa con voi.

Di nuovo. Fornì una rapida spiegazione a Eleanor e Sheldon che, a differenza di lei e Morgana, non avevano assistito al primo litigio dei due uomini e compagni di squadra. Si tuffò metaforicamente nel sidro irlandese, quindi, e accettò di buon grado di mantenere anche il drink di Sheldon quando venne il suo momento di scalare il tavolo. Avendo le mani occupate, lo sostenne sbattendo i piedi e con qualche urletto. Il fondo di quel terzo bicchiere le diede il coraggio necessario per cogliere l’esempio dell’amico. Traballò nell’alzarsi dal suo posto e la sua mente alterata dall’alcol le suggerì che sarebbe stata una buona idea togliersi le scarpe prima di salire a sua volta sul tavolo, così lo fece. Quando rialzò la testa, una moneta venne lanciata sul tavolo da Tom Hamilton. Non capì assolutamente il discorso in francese, ma quel gesto nei confronti di Xavier fu sufficiente ad accenderle lo sguardo di rabbia e disprezzo.

– Che pezzente, ma come ti permetti?! Addio!

Glielo urlò dietro indignata, quindi gli mostrò il dito medio appena prima che il custode si desse alla fuga dopo quella sceneggiata di cattivo gusto persino per il più ubriaco del locale, e dopo che lei gli ebbe tirato dietro lo stupido zellino.
Bah. Scosse rapidamente la testa e si ritrovò ad essere mentalmente riconoscente a Danny che forse stava distraendo Xavier a sufficienza da non fargli cogliere quella cretinata da parte di Hamilton. Del resto, il Custode si era affrettato a dileguarsi, e menomale.

Quando sistemò la sedia, chiese con uno sguardo an Eleanor di aiutarla a tenerla ferma (era la sedia che si muoveva e non lei, giusto?), quindi ci salì sopra prima in ginocchio, poi tenendosi allo schienale con le mani scavalcò la sedia e approdò scalza sul tavolo. Tutto quel movimento le provocò un mezzo conato di nausea e si portò una mano davanti alle labbra, quindi sgranò gli occhi mentre una illuminazione la sorprendeva e i contorni di Morgana sotto di lei si facevano di nuovo chiari.

– Ah! Ma sei tu la camelia, Morgana! L’avevo confusa con Danny. Ma lui è un Glicine. Era quello che intendevi, vero? Quando abbiamo parlato del tuo test in redazione!

Era di nuovo felice, come se avesse appena scoperto un nuovo satellite sconosciuto di Giove. Danny era un glicine, e Morgana era una orgogliosa e delicata camelia! Aveva perfettamente senso, ammesso che Celebrian ricordasse lo scambio che avevano avuto nella redazione del Settimanale su Xavier e Danny.

– Ti prego, prendimi.

L’ultima invocazione a Morgana, a meno che non fosse stata Eleanor? Allora saltò giù dal tavolo e ce la mise davvero tutta per atterrare in piedi. Per lo meno non doveva atterrare sui tacchi, visto che era scalza. Meglio, no?

Edited by Charlotte Melankholiya - 1/5/2024, 21:08
 
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Si era premuta la mano calda di Sheldon sulla gamba e, come se non fosse stata lei stessa a guidare quel gesto, aveva rabbrividito sentendo le dita di lui accarezzarla attraverso il tessuto fine verde Bundimun. Aveva spostato lo sguardo dalla pelle di lui al tavolo, dal bicchiere svuotato (si ricordò che la gola le formicolava ancora per effetto della miscela di whiskey e brandy) alle streghe che chiacchieravano davanti a lei.
«Sesy Riddle! Esperta di Difesa contro le Arti Oscure e incontri poco cavallereschi. In una prossima occasione magari ci vorrà rivelare l'identikit del cavaliere che potrebbe stregarle il cuore? Per me è stata colpa delle lentiggini, ah!».
Credeva di aver colto spezzoni di un qualche discorso sulla cavalleria, su qualcuno che mai si era comportato in modo cavalleresco con Riddle e… c'entrava un unicorno? Mitologia? O forse i versi animaleschi l'avevano confusa. Rifilò un po' alla cieca una gomitata a Shelly, un po' perché aveva suggerito che potesse essere gelosa e un po' perché aveva appena chiamato in causa le sue lentiggini. Anche un po' perché aveva parlato di Amortentia ammiccando a Danny e Lottie, che impudente! Poco prima, però, gli aveva accarezzato la nuca, sorridendogli, per ammansirlo e fargli fare le fusa come le aveva detto. Ella, invece, aveva detto qualcosa ad alta voce, non ricordava cosa, sulle sue lentiggini.
Si ricordò della birra, quando volendo spostare lo sguardo dalla capo-redattrice de La Gazzetta del Profeta al proprio fidanzato si ritrovò il boccale di mezzo. Se ne appropriò convinta, lo fece tintinnare con quello del mago dai capelli rossicci e si portò la birra puio besto (buio pesto, giusto!) alle labbra. Si rese conto di aver infilato il naso nel boccale quando lo sentì pizzicare. Arricciò il naso e finalmente bevve un sorso di birra buio besto, con convinzione, perché si era appena resa conto (solo in quel momento) che in effetti bere tutto d'un fiato l'ultimo cocktail con un sacco di schiuma le aveva fatto girare un po' la testa e impastare la lingua. Nel mezzo, le sembrava di aver colto soddisfazione sul volto di Macbeth, forse attratto dal potere di infrangere qualcosa (ai maghi piace fare scoppiare le cose?), mentre Lottie le aveva confidato di essere la Luna di un lupo mannaro. Le piantò addosso gli occhi rotondi e ancora limpidi, seppur lucidi per l'alcol, e batté le ciglia, imitando la creatura di cui prima aveva fatto il verso. Voleva farle rimangiare tutto e intenerirla e ricordarle che…
«Ganimede è la luna di Giove, non dimenticarlo».
Pur essendo una cattiva Mooncalf… o forse "carina"? Non era brava con il labiale e Charlotte pensava ancora fosse "carina"? L'amica lo era un sacco e le lasciò una carezza sulla spalla.
Si dispiacque profondamente del fatto che fosse Sugar Mandylion la prima esclusa e trattenne a malapena (forse non lo fece affatto) un «oh no!». Dopo la brutta notizia portata dall'oste, si rallegrò che almeno fosse il turno del nuovo alcolico.
«Oh, posso scegliere un nome per il cucciolo di Cerere? Ma che splendida notizia. Qui volano insulti in francese, però guarda come suonano bene. Magari cercherò un nome francese».
Ridacchiò, capendo bene poco dello scambio che rimbalzava da una parte all'altra del tavolo in un'altra lingua. Per un istante, poi, riacquisto tutta la lucidità. Perché un gigante come Xavier Bertrand si era rannicchiato sul tavolo chiedendo scusa a Lottie?
«Cosa diavolo è successo alla tua porta di casa?».
Allarmata, Eleanor si affacciò oltre la spalla di Sheldon per cercare l'attenzione di Charlotte. Non credeva che la strega potesse avere nemici che le venissero a sfondare la porta del cottage, ma non le piaceva scoprire che qualcosa fosse successo, qualcosa di cui non sapeva cosa, qualcosa che aveva rischiato di toccare Lottie? Attese un qualche sguardo dall'amica che mettesse a tacere quei lecitissimi dubbi e che le facesse abbandonare la bacchetta nel fodero. Dopo aver redarguito Danny sulla legge e sui cuori, non voleva essere lei a puntare la bacchetta al petto di qualcuno.
Ancora con la testa sulla spalla del proprio fidanzato, gli posò una mano sul cuore, non sapendo se desiderare che quel ritmo familiare la calmasse, spazzando via la scomoda sensazione lasciata da quell'allarme, o la trascinasse in fondo al prossimo bicchiere, riportandola allo stato di frenesia regalatole dall'alcol. Carezzandolo sul petto, scoprì di desiderare di più di poter catturare il suo sguardo ed esporre il ritmo balordo del suo cuore.
«E a Patrizio!».
Ribatté sul brindisi di Danny, fece tintinnare i bicchieri e in particolare si soffermò sul cin cin con il proprio fidanzato.
«Patrizio rimane in ballo!».
Lo aggiunse dispettosamente rivolgendosi alla propria capa e passando un braccio sulle spalle di Shelly, appoggiando lo slancio di cui il mago si sarebbe pentito il giorno dopo e per il quale lei lo avrebbe preso bonariamente in giro per l'eternità. Ancora distratta dall'idea di Patrizio, recepì le ultime minacce volate tra i maghi come di sfuggita. Ignorò la loro discordia (ma perché dovevano sempre essere così?), lasciò un bacio umido sulle labbra di Sheldon (lui davvero non era così, era incredibile poterlo baciare così!) e prese fermamente per mano Lottie.
«Se si picchiano, ti nascondo sotto un Incantesimo di Disillusione e scappiamo. Mica devi passare il tuo tempo a curare labbra spaccate e denti spezzati».
Forse più seria del dovuto, non riuscì a trattenere un'occhiataccia ai maghi coinvolti, poi liberò la mano dell'amica, anche se credeva di averlo fatto a rallentatore, perché il suo braccio era così lungo? Si sentiva leggera, non toccava terra ed era abbracciata al proprio fidanzato. Quando questi fece per alzarsi, si alzò con lui. La testa dondolava leggera, ma i propri passi le sembravano pesantissimi, come se le si fossero appiccicate le suole al pavimento. Possibile, considerando il locale in cui si trovavano. Ora in piedi accanto al bancone, Eleanor portò alle labbra il bicchiere di sidro. Eustass lo aveva raccomandato come una bomba alcolica e la strega, curiosa, ne bevve un sorso abbondante e ne pagò immediatamente le conseguenze, strizzando gli occhi per le bollicine. Sentì l'alcol raggiungerle la gola già pizzicata da gradazioni differenti e lo stomaco presto avrebbe iniziato a bruciare per quella miscela. Batté le ciglia un paio di volte, combattendo gli occhi lucidi che il sidro frizzante le aveva provocato. Aveva sperato che quell'azione ripulisse anche la sua vista, ma le sembrava di percepire ancora in lontananza insulti in francese, persone che camminavano sul tavolo e cadevano. Voltò la testa per assicurarsi che Morgana non si fosse fatta male in alcun modo e poi in quell'intreccio tra i quattro personaggi cercò gli occhi di Lottie. Bevve facendole un occhiolino a mo' di rassicurazione (Danny aveva iniziato a sbaciucchiarla e toccarla, l'Amortentia sembrava potente). Si voltò verso il bancone appena in tempo per puntare lo sguardo all'altezza delle gambe di Sheldon. Deglutì, mandò giù un altro lungo sorso di sidro e inghiottì. Con la testa che le girava e il sapore dell'alcol sulla lingua, guardò Sheldon dal basso e si leccò le labbra (allenamento per le scale, le scale, stanotte? Mh).
Al «per tutte le ampolline» del mago, Eleanor finì di svuotare il bicchiere. Mantenne quell'ultimo sorso fruttato in bocca e lo lasciò scendere in gola lentamente, godendosi la sensazione provocata dalle bollicine e, ancor di più, dall'alcol che le alleggeriva il corpo e i pensieri, rendendo entrambi un po' traballanti. A quell'idea, si preoccupò di tener fermo lo sgabello di Lottie, guardò con apprensione il salto di Shay e poi quello dell'amica, iniziando la propria scalata. A passi malfermi, spostò la propria sedia più vicina al bancone. Raccolse la gonna longuette stringendola nella mano destra e posò un sandalo sulla sedia, con la gamba piegata ad angolo retto. Si soffermò un attimo in quel modo solo per cercare lo sguardo del fidanzato e godersi la reazione. Chiedendo ai muscoli delle proprie gambe qualcosa di troppo, si slanciò premendo la gamba già alzata sullo sgabello, contraendo tutti i muscoli per salire in piedi sulla sedia. Dovette aiutarsi con i palmi delle mani sul tavolo appiccicoso perché, oh, girava tutto, volavano schizzi e voleva baciare Sheldon, che si era allontanato ingiustamente. Allargò un po' le braccia cercando un qualche equilibrio, poi puntò il tavolo. Pensando la sedia come un semplice scalino un po' più alto, si mosse in avanti e in alto, posò il primo sandalo sul tavolo e poi tirò su anche l'altro. Si sbilanciò un po' in avanti e per fortuna si ricordò appena in tempo di sollevare la gonna alle ginocchia, prima di rischiare di inciamparvi e finire con il muso a terra. Soddisfatta di se stessa e dimentica di quel che i suoi palmi avevano toccato, se li portò alle labbra per soffiare dei baci a Lottie e Shay. Di buonumore per quella prospettiva tutta nuova, si guardò un po' in giro ruotandosi con piccoli passetti, per fronteggiare la sedia che aveva posizionato davanti a sé. Ah, non aveva intenzione di camminare là e rischiare di appiccicarsi o beccarsi un insulto in francese, e poi il cammino sembrava troppo trafficato e traballante. Lo sgabello traballva ancora? Si chinò sulle proprie gambe piegando le ginocchia e spinse via la sedia, tanto era abbastanza instabile da cadere, credeva. Quando udì il rumore secco del legno a terra e ottenne un buon quadrato di spazio libero davanti a sé, saltò decisa in avanti, congiungendo le gambe e credendo che avrebbe rischiato di finire a testa sotto se non fosse stata attenta, perché tutto girava e fare una capovolta im aria sembrava ora facilissimo. All'impatto con il pavimento, cercò di atterrare dritta e si piegò un po' sulle gambe per ammortizzare il salto che doveva essere sembrato almeno un po' una caduta. La testa girava parecchio e si assicurò di poter toccare il tavolo dietro di sé con le braccia. Era ancora viva e anche brilla, il suo fidanzato non conosceva insulti in francese, andava tutto piuttosto bene.
 
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view post Posted on 1/5/2024, 22:58
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Podi per la Cavalleria? Sesy scosse con convinzione la testa quando Charlotte le chiese di fare una specie di classifica per stilare un podio di persone papabili per quella caratteristica in particolare.
«Non conosco nessuno di degno!»
Fece Sesy con fare un po' snob probabilmente, ma che rispecchiava in effetti ciò che pensava diversamente, solo senza troppi filtri, visto che gli alcolici stavano iniziando a portarli via. La verità era che la strega era ormai disillusa sulla questione di cui stavano discutendo e certamente non avrebbe avuto nessuno in mente che potesse anche solo qualificarsi in quella classifica immaginaria, tantomeno stare sul podio!
Sempre restando in tema, Tom Hamilton le propose di tirare un brutto scherzo a Hawkins per fargliela pagare, ma veramente neanche lei lo conosceva così tanto da riuscire a immaginarsi una certa risposta da parte sua, quindi avrebbe dovuto studiarci parecchio, cosa che con tutti quegli alcolici non avrebbe proprio potuto mettere in pratica. Comunque le passò anche di mente quando vide Hamilton diventare protagonista di uno Show che le fece strabuzzare gli occhi, con tanto di uscita di scena finale in gran stile, a modo suo.
Sesy scoppiò in una fragorosa risata e poi si voltò verso Charlotte che nel frattempo si era messa a urlare contro il custode in questione.
«Ma che problemi ha? Mi sono persa qualcosa? Si odiano? Ci sono dei retroscena che dovrei conoscere? O che comunque sarebbe interessante apprendere? Aggiornatemi, per favore!»
Disse la professoressa con una certa enfasi, prima di dedicarsi al nuovo drink: Hic-Sidro O'Irish.
Non aveva idea di cosa fosse, ma non si tirò indietro neanche questa volta. Si alzò in piedi, lo bevve in alcuni sorsi, respirando profondamente tra l'uno e l'altro, mentre sentiva il fuoco scenderle in gola, per poi rifiatare quando la testa iniziò a girarle abbondantemente. Dovette tenersi un attimo al bordo del tavolo, fino a quando il giramento non passò.
«Ok ok, ci sono!»
Dunque accostò la sedia al tavolo, come detto dal locandiere la usò come scala e quindi salì sul tavolo. A quel punto, prese le misure e saltò giù cercando di reggersi al meglio sulle caviglie attutendo la botta con le ginocchia per molleggiare il movimento, sperando di non capitombolare a terra mantenendo l'equilibrio.
«L'identikit del cavaliere che potrebbe stregarmi il cuore? Per prima cosa deve essere INTELLIGENTE. Poi affascinante. E lo vorrei anche impegnato professionalmente. Mi va bene qualsiasi età, ma scarterei quelli incartapecoriti. Mente agile, fisicamente rampante e... be' il resto ve lo dirò tra cinque minuti. Devo pensarci bene!»
Disse rispondendo allegramente a Eleanor Corbirock che l'aveva chiamata in causa. Niente, l'argomento "Cavalleria" era sempre in auge!
 
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view post Posted on 2/5/2024, 11:19
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Alle parole di Hawkins che decretarono la sua eliminazione, Sugar indicò Tom il gallo cedrone e schioccò la lingua con soddisfazione in un gesto di complicità. C'erano motivi peggiori per cui essere eliminati, dopotutto, e la serata era appena iniziata. Non aveva ancora intenzione di andarsene via: voleva rimanere fino alla fine per vedere quale delle due fazioni avrebbe ottenuto la vittoria tra quelle che chiaramente si stavano formando. Ovviamente, lei teneva per Sesy Riddle, che per Sugar era sempre stata una figura di riferimento e al di sopra di quelle mere baruffe. Le dispiaceva vedere Tom Hamilton andarsene, dal momento che rappresentava uno dei suoi interlocutori più assidui. Laddove Charlotte si era indignata con lui e aveva difeso Bertrand, Sugar aveva riso di gusto. Aveva quindi lasciato il discorso di porte, giardini, rivalità affettive e altre cose che non capiva a Morgana, Charlotte, Bertrand e apparentemente Macbeth e tutta la pesantezza imbarazzante che ne derivava per continuare a chiacchierare con la professoressa di Difesa, come lei esclusa da quel quadretto intimo. Era davvero un peccato che Tom non fosse rimasto, ma non poteva dire di non comprenderlo. Intercettò il suo sguardo e il suo gesto mentre imitava una rigettata e ridacchiò di gusto; a tratti sembrava di essere più al Piediburro a San Valentino con tutte quelle effusioni tra coppie varie piuttosto che al Testa di Porco.

- Non riesco a decidermi su un nome valido. - rispose a Morgana, annuendo davanti alla propria colpa. - Dovrò tirare una moneta per selezionarne uno. -

Quella povera creatura era in attesa di un nuovo nome da quando era nata, e Sugar aveva stilato una lista lunga un avambraccio senza riuscire a decidersi. A quel punto, l'unico modo di procedere non poteva che essere coprirsi gli occhi e puntare il dito a caso: in ogni caso, tutti i candidati erano assolutamente meravigliosi. Si rivolse quindi alla docente di Difesa dopo aver udito le sue domande su quanto appena accaduto con il Custode. Si soffermò con lo sguardo (un po' appannato) su Charlotte, chiedendosi se pure lei non fosse inspiegabilmente svenevole per Bertrand. Già faceva fatica ad accettarlo da parte di Morgana, doverlo vedere anche da parte della Direttrice del Settimanale le avrebbe fatto venire voglia di Smaterializzarsi a sua volta.

- Percepisco dinamiche di gruppo oltre la nostra comprensione, miss Riddle, ma ipotizzo una competizione tra maschi. - rispose. - In ogni caso, è un vero peccato che Tom se ne sia andato; apparentemente era uno dei pochi non coinvolti. -

Batté la mano sonoramente sul bancone quando Sesy dichiarò quali fossero le doti del suo cavaliere ideale, che apparentemente rispondeva ai canoni di qualsiasi di qualsiasi donna intelligente. Di sicuro anche lei, ecco perché forse la sua attuale frequentazione non rispettava quasi alcun requisito a parte quello fisico.

- Hear hear! - approvò. - Specialmente per l'intelligenza e il fascino. Abbiamo gli stessi gusti, voglio brindare. Professore, un bicchiere di vodka patriottica per favore, in un bicchiere pulito! -

Solo perché era stata eliminata dalla competizione, non aveva intezione di smettere di bere, soprattutto alla prospettiva di vedere Fedoryen ripulire il suo vomito. Decise che quello era il nuovo scopo della sua serata.
 
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