| – Certo che non gliel’ho detto per quello! La mia famiglia non è come la tua, Sugar! Non ci vogliamo bene, non ci fa piacere condividere le cose. Non ho mai parlato con mio fratello prima di oggi, perché avrebbe dovuto farmi piacere condividere con lui qualcosa? O te?
Scosse le testa e allargò istintivamente le braccia, prima di riportarne una intorno alla vita di Sugar per assicurarsi di trattenerla con sé. Si era allarmato, naturalmente, e aveva cercato davvero di seguire le parole arrabbiate e deluse di lei perché, a dirla tutta, Caledon ormai si fidava più del giudizio di Mandylion che del proprio, soprattutto in quelle faccende. Se non aveva mai davvero avuto dubbi su quanto lui volesse stare con lei, con la stessa certezza aveva messo in conto di dover imparare, giorno dopo giorno, a come poter essere la persona migliore al fianco di Sugar. Teneva quindi in grande considerazione quello che la donna aveva da dire, e allo stesso tempo più tempo passavano insieme più si evidenziavano le differenze tra di loro, come anche quanto diversi fossero gli ambienti in cui erano stati cresciuti. Per lui era assurdo pensare di poter condividere qualcosa di suo con la sua famiglia: sua madre era un’Insegnante di Hogwarts e non si era mai interessata nemmeno dei suoi voti, e aveva deciso di fargli il discorso quando lui era ormai stato all’alba della maggiore età, per poi comunque rinunciarvi non appena Caledon aveva nominato Jelonek. I Fedoryen non comunicavano, ma non era difficile credere che nelle altre famiglie, quelle normali, funzionasse diversamente.
– Quando eravamo piccoli, lui ha rubato ogni mio affetto. È il suo modo di fare ed è sempre stato il preferito di tutti. Non voglio che la storia si ripeta anche con te, ora che sono uscito da quella casa.
Ribadì il suo punto: era vero che lui non riuscisse sempre a cogliere tutto quello che Sugar volesse dirgli e stava accadendo anche in quel momento, ma lo stesso valeva per lei, che non riusciva a comprendere abitudini diversi dalle sue. Quello, comunque, non fu niente rispetto al dilemma a cui lei lo sottopose poco dopo.
– Io…
Quasi come una sfida, lei gli stava dicendo di parlare di loro anche a Evey. La cosa non lo spiazzò affatto, ma lo rese titubante per un attimo per un motivo diverso: lui non avrebbe avuto problemi a dirlo a sua madre e non gli interessava che lei non avrebbe approvato. Sugar Mandylion era per lui già molto oltre la mera approvazione di Evey. Tuttavia… Caledon sapeva benissimo, per l’appunto, che sua madre non avrebbe mai approvato quella relazione o Sugar e, sebbene a lui la cosa fosse quasi indifferente, temeva invece potesse ferire Sugar. Che lui si ritrovasse a pensare ai sentimenti di qualcuno che non fosse lui stesso lo avrebbe spiazzato, se in quel momento non fosse stato impegnato a capire come sciogliere quel groviglio.
– Non sei un oggetto, lo so. Non intendevo quello. Scusa se è sembrato così.
Decise di prendere tempo e di celare la titubanza iniziale tornando a ragionare su quello che lei gli aveva detto, riportando le parole di lei che più lo avevano toccato, dal momento che le sue intenzioni, e ciò che sentiva per Sugar, erano ben diverse da ciò che invece doveva essere arrivato a lei. Arrivò persino a scusarsi, non potendo che riconoscere un fallimento da parte sua, pur faticando a far uscire quelle parole tra una smorfia e l’altra. Non era sua abitudine fare ammenda, né riconoscere di aver sbagliato in qualcosa. La smorfia gli rimase sul viso, figlio dello spettro dell’idea che Sugar potesse aver pensato di essere un oggetto per lui, quando quindi tornò alla proposta provocatoria iniziale.
– E sì, glielo direi. Anche adesso, se vuoi. Ma preferirei risparmiartelo. Non parlo con lei dal ballo.
Scosse le spalle, pur un po’ teso: aveva già anticipato a Sugar che Evey avesse avuto da ridire su di loro, ma non era andato nel dettaglio e non intendeva farlo. Sugar era una donna adulta che nella sua vita fronteggiava cose peggiori di Evey Fedoryen, ma Caledon non intendeva permettere a sua madre di infangare o, peggio, ferire, la cosa migliore che avesse nella sua vita in quel momento. Allo stesso tempo, sapeva che Sugar non avrebbe apprezzato quel suo tentativo di proteggerla dai Fedoryen, per cui cercò di trovare un altro modo per presentarla.
– Non voglio condividere la mia vita di ora con nessuno di loro, ci disprezziamo a vicenda. Non ho bisogno di nessuna approvazione da parte loro e non credo nemmeno che riescano semplicemente a rispettare le mie scelte, ne abbiamo già parlato di come le nostre famiglie non si vadano a genio.
Elaborò al meglio, ma non era abituato a parlare così tanto e la frustrazione era tornata udibile nella sua voce, così come la fatica di mettere una parola dopo l’altra. La stretta sui fianchi di lei si fece più salda e nervosa.
– Ma visto che a quanto pare mio fratello va a genio a te, allora si dovrà comportare bene. E non fingere: lo sai benissimo anche tu che sei sulle copertine delle riviste, che effetto pensi di fare ai ragazzi come Javier?
Lui aveva cercato di capire lei, ma adesso stava a Sugar non nascondersi. La guardò serio, mettendole davanti in ultima istanza ciò che doveva essere palese anche per lei: Sugar non era una persona qualsiasi, né lo era Javier, soprattutto per lui. Poteva aver agito d’istinto nell’approcciarsi a suo fratello in quel modo, ma il nucleo restava invariato: Javier avrebbe dovuto rispettare che loro avevano una storia e Sugar doveva riconoscere dell’influenza che poteva avere sugli altri ragazzi.
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