| Sorrise quando Desmond gli menzionò la moltitudine di lavoro che sarebbe sbucata fuori come un fungo nel sottobosco da un momento all'altro. Non poteva dargli torto: il lavoro di Grafico non era di certo facile, soprattutto se si volevano mantenere certi canoni per i quali Jared era al limite dall'essere ossessionato. Ma la verità era che quello, oltre al ruolo di Commesso da Scribbulus, era una delle poche cose che lo appassionavano davvero. Fai quello che più ti piace e non lavorerai nemmeno un giorno in un'intera vita, era così che si diceva, no? Ecco, Jared aveva fatto di quella semplice frase una vera e propria guida spirituale. Per la bottega di cartoleria Magica era stato lo stesso. Non passava giorno in quel luogo, dove il francese non si ritrovasse a trarre ispirazione anche solo dalla semplice aria che respirava. Era stata un'intuizione, come un fulmine a ciel sereno, quando vi aveva messo piede per la prima volta quasi un anno prima; d'un tratto, gli era sembrata limpida e cristallina la volontà di voler passare ore ed ore in un luogo tanto genuino da brillare quasi di luce propria. Ed Eleanor, lei era semplicemente la datrice di lavoro che tutti avrebbero desiderato: paziente, gentile, una persona buona nel profondo, aggettivo ormai assai raro da poter utilizzare nel descrivere qualcuno. Riflettendo, con le briciole del biscotto ancora tra le dite, Jared constatò quanto lui e Desmond conducessero vite parallele senza darci troppa importanza. Tra le ore trascorse da Scribbulus, le lezioni, gli impieghi gemelli presso il Settimanale, poteva dire con estrema certezza che il Corvonero fosse diventato una specie di punto fermo nella sua vita, anche senza volerlo. Non passava giorno dove non scambiassero almeno un paio di battute, o non si ritrovassero a prendersi bonariamente in giro l'un l'altro. Proprio per quello si dispiacque quando Desmond rispose in modo tanto pessimista a quella che pensava fosse una semplicissima domanda. Ormai lo conosceva bene e se c'era una cosa che poteva annoverare nel descrivere il Caposcuola con estrema certezza, era proprio la poca considerazione che quest'ultimo aveva di sé. Osservandolo, con il capo leggermente inclinato, non riuscì' ad evitare di pensare che Desmond vivesse nella perpetua paura di perdere ciò che lo rendeva felice, senza riuscire a godersi davvero un rapporto o una semplice amicizia. Quello che però il Corvonero non era in grado di comprendere, si stagliava con chiarezza davanti a Jared: quel timore non era altro che la prova di quanto l'altro tenesse alle persone che aveva vicino, tanto da non riuscire a viversela serenamente fino in fondo. Questo, a parer suo, lo rendeva una persona assai migliore di quanto Desmond ritenesse nel descriversi sempre tanto duramente. Non gli rivelò quei pensieri, certo che non avrebbero sortito l'effetto desiderato, ma si limitò a rispondere sinceramente.
- Di solito non mi rimane molto tempo per pensare. Combino direttamente la cazzata e rimango ad osservare quanto lenta sarà la mia fine. -
Ed era vero, anzi, era proprio la descrizione calzante di com'erano andate le cose dopo il loro soggiorno ai Tre Manici di Scopa. Purtroppo, a differenza di Desmond, Jared non riusciva a ragionare a posteriori, ma si limitava a reagire d'istinto ai propri pensieri per poi accettarne le giuste conseguenze. Rimase sul vago, senza fare riferimenti alla diretta interessata, considerando che non erano ancora arrivati al punto in cui Jared, messo alle strette, si sarebbe ritrovato a vuotare il sacco sull'argomento. E poi l'aria si congelò, e percepì un brivido correre su, traditore, lungo la spina dorsale. Fu come se la temperatura della stanza si fosse abbassata di almeno dieci gradi, costringendo Jared a rimanere bloccato con la mano ancora tesa verso l'ultimo biscotto superstite. La ritrasse subito dopo. La saliva aveva fatto le valige e sentiva che un altro morso alla pasta frolla avrebbe fatto la differenza tra la vita e la morte, rischiando di strozzarlo definitamente. Sbatté piano le palpebre, ostentando una finta incredulità davvero poco credibile, quasi come non avesse la minima idea di cosa Desmond stesse parlando. Lara non gli aveva nemmeno vagamente accennato alla questione e lui era certo che quella piccola parentesi fosse svanita dalle menti altrui tanto rapidamente da non farne più parola. E invece aveva calcolato male i dettagli.
- La Professoressa Pike? - Ripeté, solo per guadagnare tempo.
Riuscì a cogliere la propria mente lavorare febbrilmente alla ricerca di una giustificazione plausibile. Sapeva che Desmond non avrebbe accettato sotterfugi, o che qualsiasi racconto di fantasia avrebbe potuto sortire l'effetto opposto, facendogli intendere cose assai peggiori di un passato complicato. Alla fine si arrese all'evidenza, lasciando scivolare via lo sguardo lontano da quello dell'amico, incapace di sostenerlo un attimo di più, e guidandolo oltre l'ampia vetrata che qualche minuto prima era intento a passare in rassegna. Si avvicinò al vetro, tanto da appannarne la superficie, mentre le dita si imprimevano contro il davanzale chiaro che lo incorniciava. Sospirò, formando un alone di condensa più ampio, prima di trovare le parole.
- Non ne posso parlare, Desm. - Gli disse, con sincerità. - Ma è una questione chiusa da tempo, e non credo sia il caso di riaprire l'argomento dopo.. - S'interruppe, calcolando il senso della frase. - .. a questo punto. - Si corresse, con davvero poca maestria, rimanendo ad osservare alcuni passanti con sguardo assente.
Dopo, cosa? Dopo aver assistito al passaggio da Potter a Pike? Dopo aver ripetuto l'errore, finendo per percepire il tangibile trasporto emotivo per un'altra docente? Oppure, dopo essersi avvicinato a Lara, finendo per divenire il primo per lei, ed affezionandosi quando non lo avrebbe mai creduto possibile? Non lo sapeva, ma di certo un dopo c'era stato ed era meglio per tutti che avesse sancito il confine con quel tanto minaccioso e confuso prima.
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