Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

15/02/2024 - XXII Lezione di Cura delle Creature Magiche

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view post Posted on 15/2/2024, 11:15
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A clock isn't time; it's just numbers and springs. Pay it no mind.

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Un cinguettio acuto e melodioso si ripeteva, intermittente, nell’aria fresca e luminosa di quella mattina di febbraio: sarebbe stata la prima ora di lezione per gli studenti, quel giorno, e l’inverno quasi agli sgoccioli aveva deciso di accoglierli con un raro – ma più che benvenuto – pallido sole.
A dispetto della levataccia (sì, alzarsi alle sette per Laurie era una levataccia), Laurie si sentiva di buonumore: il toast con la marmellata fatta in casa di nonna Rosemary, il tè allungato con il latte (segretamente da Lottie – ogni volta Laurie sperava che l’amica non stesse casualmente passando vicino alla sua finestra per beccarla in quell’atto profano), le fusa di Muffin sulle sue gambe e la lettura di Spiriti degli Animali della Gran Bretagna avevano avuto un effetto benefico e rilassante come poche altre cose al mondo. Il fatto che, per una volta, non stesse piovendo era un altro fattore decisamente a suo favore.
Laurie si affacciò a una finestra della sua aula, al piano terra, con un lieve sorriso sulle labbra mentre inspirava l’odore di terra e fiori proveniente dalle serre poco distanti; ci sarebbe stata, poco più avanti, occasione per portare gli studenti a passeggio, perciò era ben felice che il cielo capriccioso della Scozia avesse deciso di regalarle almeno qualche ora senza pioggia.
Dopo aver arieggiato a sufficienza, la docente chiuse la finestra e osservò l’aula, appoggiandosi al davanzale con la schiena, godendosi per qualche minuto la quiete solitaria della classe vuota, accompagnata dal fischiettare mattiniero degli uccellini che proveniva dal parco e dalla Foresta Proibita. Una pace come quella stava diventando rara, per Laurie Felini, tra le scartoffie burocratiche di cui occuparsi al Quarto Livello e gli incontri con esponenti di Gobiln, Fantasmi, e delle Task Force impegnate a preservare il segreto delle Creature Magiche più riottose e imprevedibili dai Babbani; non si era aspettata che sarebbe stato facile, quando aveva assunto il ruolo di Direttrice dell’Ufficio Controllo e Regolazione delle Creature Magiche, ma si rendeva conto sempre di più di quanto tutto quello comportasse. Forse era anche per quello che teneva stretta la cattedra a Hogwarts: adorava la meraviglia che vedeva negli occhi degli studenti quando gli spiegava e raccontava le particolarità delle più svariate Creature e adorava la scintilla di curiosità, eccitazione e voglia di imparare che le trasmettevano. Il lavoro da professoressa non era mai del tutto a senso unico, o almeno questa era la sua impressione da quando insegnava.
Sorrise tra sé e sé, chiedendosi, con già la mente proiettata nell’argomento di quel giorno, se tra quelle voci cinguettanti che giungevano alle sue orecchie dal parco non ci fosse per caso anche la risata di qualche altra Creatura.
Ma tempo al tempo.
La professoressa si spolverò i pantaloni color cachi e si sistemò la camicetta bianca sotto il cardigan, poi avanzò zoppicando e appoggiandosi al suo bastone per camminare per spalancare le porte dell’aula.
Si accomodò poi davanti alla cattedra, appoggiandovisi con il fondoschiena e preparandosi ad accogliere gli studenti che sarebbero arrivati con un largo sorriso e un allegro -Buongiorno!-
Gli studenti avrebbero potuto notare il cavalletto con la lavagna cartacea accanto a lei: stavolta, bella in grande, recava la scritta
CITAZIONE

Cosa ti fa sentire “sicuro/a” e “felice”?
Scrivi la tua risposta su un foglietto e lasciala nel cestino; 5 punti a testa in palio!


Come per la lezione sugli Unicorni, Laurie aveva predisposto sulla cattedra il cestino di vimini foderato di stoffa bianca dentro cui gli studenti avrebbero potuto lasciare i loro bigliettini. Come per la lezione precedente, non vedeva l’ora di leggere le loro risposte e scoprire con loro cosa c’entrasse con l’argomento odierno.

// Le porte dell’aula sono aperte! Avete tutti tempo di postare la vostra entrata fino al mio prossimo post (dopodiché, non sarà più possibile narrare il vostro arrivo, pena la sottrazione di 10 punti). Consiglio una rilettura delle mie Indicazioni Generali.
La lezione si svolge di mattina; prestate attenzione alla descrizione dell’aula.
Tutti potete svolgere l’attività presentata (rispondere alla domanda sulla lavagna su in bigliettino e lasciarlo nel cesto di vimini sulla cattedra); avete tempo però solo fino al mio prossimo post (indicativamente venerdì sera/sabato), dopodiché la lezione sarà iniziata e non sarà più possibile lasciare il proprio bigliettino.
 
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view post Posted on 15/2/2024, 13:04
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Amelia salutò le sue compagne di casa quando scese quella mattina di febbraio in sala comune. La prima lezione sarebbe stata Cura delle Creature Magiche, una delle sue materie preferite. Aveva sempre avuto un debole per quella materia, fin da quando aveva messo piedi a Hogwarts e anche durante la sua infanzia, grazie a suo madre che le raccontava le leggeva libri inerenti per farla addormentare. Per questo lei sognava quasi sempre di volare in groppa a un ippogrifo o di galoppare un unicorno, chissà se nella realtà avesse avuto mai la possibilità, ma conoscere la creatura magica era un passo verso quell'obiettivo.

Dopo essersi vestiti con la divisa scolastica e dopo aver fatto una abbondante colazione in Sala Grande dove aveva mangiato delle uova con il beacon e bevuto un buonissimo succo alla zucca, la Grifondoro si sarebbe diretta verso l'aula di Cura delle Creature Magiche. Doveva ammetterlo, era ben pronta per seguire la lezione e imparare cose nuove. Nella sua borsa aveva inserito tutto il necessario per prendere appunti e per ripassare nel caso di domande che sarebbero state poste.

Quella mattina un sole timido era riuscito a scalfire le nubi invernali che avevano ricoperto Hogwarts per così tanto tempo; era un preludio dell'arrivo della primavera e questo non poteva mettere che di buon umore la Grifondoro. Una volta entrata in aula, le iridi nocciola della studentessa si fermarono sulla figura della docente che si trovava seduta alla scrivania «Buongiorno professoressa» lei avrebbe salutato con tono cordiale e con un sorriso caloroso che si sarebbe espanso sul suo viso.

Prima di recarsi verso uno dei banchi liberi, Amelia osservò la lavagna cartacea accanto alla professoressa con una scritta particolarmente interessante. ''Cosa ti fa sentire “sicuro/a” e “felice”?'' recitavano le parole sulla lavagna. Una domanda che aveva suscitato nella studentessa una risposta quasi istantanea che doveva subito scrivere su un pezzo di pergamena. La Grifondoro e si sarebbe seduta in uno dei primi banchi per poter rispondere alla domanda, prima di inserirla nel cestino di vimini sulla cattedra. Avrebbe posizionato il calamaio sul banco e dopo aver immerso la punta della piuma nell'inchiostro avrebbe iniziato a scrivere.

QUOTE

Credo che ciò che mi fa sentire più al sicuro sia la possibilità di poter contare sulle persone che amo, così come in alcuni luoghi dove mi sento protetta, come la sala comune della mia amata casa o il castello in generale. Ad esempio, mi sento particolarmente sicura alla Torre dell'Orologio o al Lago Nero. Provare un calore familiare che mi doni attimi di piacere e, di conseguenza, di sicurezza, è qualcosa che apprezzo, soprattutto dopo una settimana caotica. Analogamente, per quanto riguarda la felicità, il potermi rilassare ha sempre il potere di migliorare il mio umore. Tuttavia, la felicità può derivare anche dall'incontro con amici o compagni di casa che allietano la mia giornata. Credo che ci siano molte cose che contribuiscono a rendere sicura e felice la mia vita, ma forse potrei riassumerle in un unico concetto: ciò che veramente mi rende sicura e felice è la possibilità di vedere le persone a cui tengo di più e poter contare su di loro.

Amelia Jefferson, Grifondoro




Lei concluse di scrivere, quindi rilesse attentamente per individuare eventuali errori grammaticali. Una volta accertatasi che il testo fosse redatto in maniera adeguata, la studentessa si alzò, piegò il bigliettino e lo inserì nel cestino sulla cattedra. Sorrideva alla docente, poi tornò a sedersi al suo posto dove aveva lasciato l'inchiostro e la piuma. Dopo essersi risettata, prese delle pergamene nuove e gli appunti della lezione precedente, pronta a rileggerli in attesa dell'inizio della nuova lezione.
 
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view post Posted on 15/2/2024, 15:09
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Non vi era freddo o sonno che potesse togliere a Dakota la voglia che aveva quella mattina di uscire dalle coperte per raggiungere in fretta e furia l’aula di Cura delle Creature Magiche. Dopo una sciacquata veloce, utilizzò l’acqua alla lavanda –dono della vicina di casa (pazza) a Winchester, che aveva tutto di discutibile se non la sua capacità di far crescere piante profumate nel giardino- come tocco sul retro della mandibola e sui polsi, indossò la divisa verde-argento e volò in Sala Grande per la colazione. Camminando si raccolse metà dei capelli in un torchon, lo fissò sul capo con una molletta dorata e vi inserì dentro tre piccoli fiorellini che aveva raccolto nel prato del castello il giorno prima e che le avevano rallegrato il risveglio, non belli come da appena recisi ma ancora sufficientemente in salute e colorati.
Raggiunse le porte dell’aula quando erano in procinto di aprirsi, e quando ancora non vi erano troppi studenti. Inspirò e sorrise nel rivedere quel viso, quindi raggiunse la strega subito dopo che la Grifondoro prima di lei l’ebbe salutata.
-Buongiorno…-
Le sembrava troppo strano rivolgersi alla strega in terza persona dopo che, solo qualche mese prima, avevano chiacchierato tranquillamente dandosi del tu. Ma non era il contesto giusto per sfoggiare qualsivoglia conoscenza, perciò si limitò a bisbigliare le parole successive.
-…Laurie. Sarà una bella cosa alzare la mano e chiamarti “professoressa Felini”! Vado a sedermi, buona lezione!-
Con la testa altrove –ai ricordi belli e a quelli brutti- Ruby raggiunge un banco vuoto e solo a quel punto si accorse dell’invito scritto sul cavalletto. Prese una delle sue pergamene, quelle che avrebbe successivamente riempito di appunti, e con la piuma di pavone vi scrisse la risposta.
CITAZIONE

Quando lo scenario che ho immaginato e per cui mi sono impegnata si realizza.
La sicurezza viene dalla mancanza di imprevisti e situazioni che non puoi controllare, la felicità dal realizzarsi degli avvenimenti che avevi pre-determinato per te stessa.


Le tornò alla mente la lezione di Aritmanzia, durante la quale si era parlato di variabili e fortuna: nonostante fosse riuscita ad ottenere nella pesca il nove di cuori, e nonostante quindi fosse riuscita a vederla come il Corollario della Positività di Loring voleva, fuori da quell’aula la Delaware non riusciva costantemente a pensare che il cosmo aritmantico volesse il suo bene, perciò vi si impegnava da sola per ottenerlo, senza fare affidamento sulla fortuna. O forse non era quella la lezione che la docente voleva impartire loro e Ruby semplicemente non aveva capito nulla.
 
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view post Posted on 15/2/2024, 15:46
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Cura delle Creature Magiche rientrava in quelle poche materie che lui riteneva utili, perché almeno era pratica e insegnava concretamente qualcosa come Erbologia e Babbanologia, e non come Divinazione, Antiche Rune, Storia e… la maggior parte delle materie che avevano deciso di insegnare in quella scuola. Quella mattina, quindi, Caledon Fedoryen aveva fatto l’enorme sforzo di lasciare la Torre di Corvonero e il suo letto a baldacchino per presentarsi in orario alla lezione.
A differenza di quanto accaduto per Difesa Contro le Arti Oscure, non aveva motivazioni particolari per darsi da fare durante la lezione, quindi si limitò a prendere posto e ad attendere l’inizio vero e proprio della lezione. Quello, almeno, era il suo piano, se la scritta sulla lavagna non avesse iniziato a tormentarlo: Caledon non si era mai sentito bene o al sicuro, neanche quando condivideva ancora la casa con i genitori. Chi si sarebbe sentito sicuro, del resto, a vivere in un villaggio magico con un padre in casa che rifiutava la magia? Ecco, lui non si era mai sentito come gli aggettivi sulla lavagna. Mai, tranne…
Sospirò e alla fine cedette. Scarabocchiò rapidamente la sua risposta in una grafia comprensibile a malapena.

CITAZIONE

Il cottage delle vacanze natalizie solo in due.
Caledon F.


Quindi consegnò la sua risposta di pergamena nel cesto e tornò al suo posto, rincuorato che probabilmente quella risposta non sarebbe stata comprensibile per la maggior parte, ma allo stesso tempo sentendosi più libero per averla formulata e trascritta.
 
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Quella mattina Amelia si dirise assonnata -e col viso sprofondato nella sciarpa della sua casata- in Sala Grande per fare colazione e, per fortuna, il cibo lì sul tavolo la aiutò a riprendere energia. Mangiò specialmente un paio di tartine dolci e, come immaginò, il loro essere zuccherate le fu molto di aiuto. Poi, ormai sazia, chiacchierò un pò con le sue compagne prima di lasciare la Sala Grande e dirigersi verso la sua prossima lezione. Con stupore, notò che la freschezza che percepiva era principalmente dovuta alle energie basse da appena sveglia poichè, in effetti, quella era una giornata soleggiata. Alzò lo sguardo verso il cielo, rimanendo leggermente accecata dalla forte luce - come accadeva spesso, del resto, data il suo amore per la natura che non falliva mai nell'attrarla. Per risolvere, spostò tutti i suoi libri e le sue pergamene nella mano sinistra, così da avere la mano destra libera per coprirsi gli occhi per un momento. Quella situazione la portò, comunque, a farsi scappare un leggero ma spontaneo sorriso, mentre i suoi capelli biondi, ancora baciati dal sole, apparivano quasi dorati. Continuò, così, la passeggiata con i suoi compagni fino al raggiungere la classe, luogo in cui fu subito attratta dalle scritte della lavagna.

《Buongiorno, professoressa!》

Rispose alla docente continuando ad addocchiare la lavagna. Per leggere meglio, decise di avvicinarsi sempre più, fino al sedersi al secondo banco, con la lavagna esattamente di fronte a lei.

CITAZIONE
Cosa ti fa sentire “sicuro/a” e “felice”?
Scrivi la tua risposta su un foglietto e lasciala nel cestino; 5 punti a testa in palio!

Amelia sorrise, pensando tra sè e sè 《Che spunto di riflessione adorabile! In una giornata come oggi, poi, la risposta è pronta.》 Così, impugnò la sua piuma e iniziò a scrivere di getto.

CITAZIONE
La semplicità di un raggio di sole, di un dolce, di verso di un animale, di un sorriso, di una melodia. Il promemoria di essere viva, in un mondo vivo come me, mi ricorda che sono al sicuro e che ci sarà sempre un luogo e un modo per me -e per gli altri- di esprimersi, di cambiare, di vivere.

-Amelia Hibiscus, Grifondoro-

Non appena terminò di scrivere, poggiò la piuma, si alzò in piedi e si dirise verso la docente per lasciare il suo bigliettino nel cestino apposito, sorridendole leggermente prima di prendere, nuovamente, posto al suo banco e aspettare nuove indicazioni.
 
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Dopo aver salutato la Docente ed aver preso posto, il Tasso si sarebbe accorto di quanto v’era scritto in classe. Un piccolo e semplice compito che avrebbe potuto portare qualche punto alla propria casata.
Era strano vedere per l’ennesima volta una ragazza che era stata tra i banchi insieme a lui in quel ruolo di Professoressa. Forse era veramente giunto il momento di darsi una mossa e varcare per l’uscita da quel castello magico.
Osservò il foglio bianco davanti a lui.

CITAZIONE
Stare in sella ad una scopa durante una partita di quidditch.

Quella era la sua felicità ed il luogo in cui ogni pensiero negativo veniva meno e il suo corpo si sentiva leggero con sé stesso. Era arrivato il momento di cavalcare un drago?
Prese il foglietto e lo pose nel cestino. Era quasi inquieto che potesse veramente salire sul dorso di un drago e cavalcarlo come fosse semplicemente la propria Firebolt. Non si era mai azzardato a pensare ad uno scenario simile.
Estasiante.
 
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Quel bastardo senile del suo coniglio le aveva di nuovo mangiato le ciabatte. Mica si era svegliata di soprassalto al suono dei ringhi – perché lo stronzo ringhiava, l’avrebbe giurato davanti al Wizengamot – di Cap e l’ormai familiare rumore dello strappo provocato da denti di coniglio su morbida stoffa. La ragazza aveva dovuto quindi sacrificare la sua stramaledetta e preziosissima colazione per inseguire il coglione in giro per la camera da letto, così che non si strozzasse con il pelo sintetico fluo delle ciabatte. Forse comprarle in un materiale che potesse vagamente ricordare un proprio simile non era stata proprio l’idea migliore, ma ormai le aveva provate tutte. Era già il secondo paio dilaniato solo quel mese. Mica aveva preso - un po’ per gusto personale per il kitch ma soprattutto nel disperato tentativo di trovare una combinazione di forma, materiale e colore che non offendesse le delicate sensibilità di quella macchina da guerra che si ritrovava come animale domestico - a comprare ciabatte dall'apparenza sempre più bizzarra. Le ultime vittime erano pelose, appunto, e di un arancione fluo che le piaceva pure. Avevano anche una carinissima faccina sorridente cucita sopra – forse era quella che aveva offeso Cap, schernendolo con quella perenne espressione gongolante. Si stava affezionando, a quelle dannate ciabatte. E ora le toccava pura andare a lezione incazzata, affamata e con la divisa piena di un misto di peli marroncino-coniglieschi e sintetici fluo, truce ricordo del crimine di cui era stata triste testimone. La domanda posta dalla Felini alla classe la colse quindi nel mezzo di una mattinata tutt’altro che felice e sicura – e Mica, essendo una creatura di nervi, con i piedi fissi nel viscerale, rispose nell’unico modo che conosceva: di pancia.

CITAZIONE

Pane con marmellata di agrumi. Bolidare.


Una decisione informata da fame, rabbia, e solo dopo tutto il resto. La rappresentava bene – tutto il resto, per lei, veniva sempre dopo il fermento momentaneo.
 
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Quando il sole timido di febbraio fece capolino dalla finestra del suo dormitorio, il Corvonero era già sveglio da un pezzo, non riuscendo più a chiudere occhio dopo l’ennesima nottata passata a rigirarsi tra le coperte. Era un periodo strano, quello: sebbene fosse riuscito ad ottenere non uno ma ben due lavori in così poco tempo ed aver recuperato tutto lo studio arretrato in vista dei GUFO di quell’anno, nella sua mente e sopratutto nel suo cuore sentiva che mancava qualcosa. Forse sapeva identificare molto bene quella sensazione e forse le sapeva dare anche delle precise fattezze ma ormai era andato tutto perduto e, per il suo bene, non poteva tornare più indietro. Uno sbuffo accompagnó la sua camminata verso il bagno dove cercó di darsi un contegno senza curare minimamente i capelli che avevano deciso di avere vita propria e, dopo avet sistemato il nodo alla cravatta bronzo-blu, scivoló dalla sua sala comune per andare in sala grande ancora semi vuota. Era un bene per lui che le lezioni iniziassero così presto così aveva meno tempo per pensare alla sua disfatta emotiva e concentrarsi di più sullo studio, forse la sua vera attitudine. Optò per dei classici biscotti allo Yogurt e una tazza di the, non volendo alterare troppo lo stomaco che già non ne voleva sapere di collaborare e, dopo essersi stretto la sciarpa al collo e infilato il mantello si diresse verso la classe della professoressa Felini. Entró con un sorriso rivolto alla docente dopo un mite -Buongiorno- e vide subito la lavagna su cui vi era posta una domanda. Proprio come l’anno precedente, avrebbero dovuto scrivere qualcosa di personale, stavolta legato alla felicità. Non era un periodo proprio floreo per Maxime ma decise comunque di inserire il suo pensiero.
CITAZIONE
Lo scoppiettìo del fuoco nel camino della mia sala comune di sera. Le fusa di Jean Claude.

Ripose il bigliettino nel cesto di vimini ripensando alla cosa principale che lo faceva sentire più sicuro e felice di ogni altra: il sorriso della sua ragazza preferita. Ma non lo scrisse: Maya sarebbe stata presente e non voleva in alcun modo peggiorare la delicata situazione che già li divideva. Prese posto nelle ultime file, adocchiando tra i banchi per riconoscere una chioma familiare.Attese la lezione in silenzio con lo sguardo fisso alla porta
 
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Si era svegliato stranamente di buonumore, quella mattina di metà febbraio. Non capitava spesso nell'ultimo periodo, ma quell'insensata felicità non venne scalfita nemmeno dall'espressione contrariata di Mochi, alla quale era appena sfuggito un succulento grillo che in qualche modo era riuscito a scalare la parete della teca, fuggendo oltre il battiscopa del Dormitorio. Decretando fosse già sufficientemente in carne, lasciò la rana alle prese con il proprio disappunto, abbandonando i Sotterranei ed incamminandosi in direzione dell'aula di Cura delle Creature Magiche. Oltrepassò l'ingresso facendo dondolare la tracolla, per poi proiettare lo sguardo sui presenti.

- Buongiorno, Professoressa! - Trillò, rivolto alla docente.

Aveva un debole per Laurie Felini. Era una donna dotata di squisita gentilezza. Una di quelle persone che riuscivano a far svoltare in meglio una brutta giornata, anche senza fare nulla di eclatante. Le rivolse un sorriso, giusto per esser certo che il tacito pensiero venisse compreso senza l'uso della parola, dopodiché si sedette ad uno dei banchi liberi.
Solo dopo aver disposto ordinatamente il Blocco Prendi-Appunti, la piuma d'oca e la boccetta d'inchiostro sulla superficie di fronte a lui, notò la lavagna cartacea posta accanto alla cattedra, leggendovi il contenuto facendo oscillare il capo a destra e a sinistra, tentando di destreggiarsi oltre le nuche dei compagni.
Strappò l'angolo della prima pagina intonsa, per poi intingere la punta della piuma nell'inchiostro e scribacchiare:

CITAZIONE

Tornare a casa dopo un lungo periodo.


Era la pura e semplice verità. Ripiegò il biglietto su sé stesso, si alzò, circumnavigò la classe e lo lasciò cadere nel cestino di vimini.
 
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Uno sbadiglio sancì il fatto che Desmond fosse stanco. L'anno scolastico era ancora lungo ma i compiti non erano il vero problema. L'insonnia oramai era padrona di lui e dormiva sempre di meno senza riuscire a trovare una soluzione.
Oramai si era abituato a stare in quello stato perenne di sveglia/non sveglia e si trascinava fuori dalla Sala Comune solo perché doveva.
La lezione di Cura delle Creature Magiche stava per cominciare e Desmond dopo aver indossato la sua divisa in modo impeccabile e aver raccolto tutto ciò che gli sarebbe servito per quella mattina, si sarebbe diretto in classe curioso di sapere quale argomento avrebbero affrontato insieme alla professoressa Felini.
Immersa nel verde, quell'aula era una delle preferite del Corvonero quindi vi entrò con vero piacere.
Buongiorno professoressa.
La salutò con cordialità e cercò un posto in mezzo agli altri salutando Jared con una pacca sulla spalla e Caledon con un buffetto per niente doloroso sul viso, ma decise di sedersi lontano dai due perché in quel periodo non era in vena di stare insieme a nessuno, anche solo a contatto.
Prese un foglietto per rispondere alla domanda scritta sulla lavagnetta cartacea di fronte a lui.
Avrebbe dovuto essere una risposta istintiva, avrebbe dovuto sapere cosa scrivere ma ci mise un'abbondante, manciata di minuti, osservando il foglietto completamente vuoto senza sapere bene su cosa basarsi.

CITAZIONE

In questo momento nulla mi fa sentire al sicuro, sento che tutte le mie certezze si stanno sgretolando sotto i miei piedi ma se penso alla "felicità" mi vengono in mente quelle poche ma rare persone che sono i miei punti fissi.


Finì di scrivere e si alzò per mettere il bigliettino dentro il cestino di vimini per poi tornare al suo posto.
 
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view post Posted on 16/2/2024, 00:27
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Quella mattina era giunta alle porte di Hogwarts anche la lezione di Cura delle Creature Magiche e ad insegnarla vi era una delle donne più dolci al mondo a cui Maya si era affezionata in tutti quegli anni: La Professoressa Felini. Ormai aveva capito di avere un'enorme passione per le donne che anni addietro erano state parte della squadra e della nobile casata di Grifondoro e quest'ultima insieme alla Corbirock, Auburn e la Silva ne erano solo un piccolo esempio; grazie a quegli anni, al gossip e alle varie conoscenze che aveva nel castello, aveva potuto vedere con i propri occhi ed andare fiera di come la casa rosso-oro -come le altre case- tirasse fuori ogni anno donne brillanti e meravigliose e sperava infatti lo stesso per lei.
Una volta pettinato con cura i suoi lunghi capelli castani, indossò a puntino l'uniforme scolastico rosso-oro ed una volta pronta, uscì dalla stanza per dirigersi verso l'aula della prima lezione di quel giorno. Una volta arrivata strinse la borsa sotto braccio cominciando a guardarsi intorno alla ricerca di un posto libero «Buongiorno Professoressa Felini, le auguro una splendida lezione!» trovò un posto libero occupato proprio da Maxime, per un attimo fu tentata di optare per altrove ma poi rimembrando le parole di Desmond nella torre, annuì decisa e senza chiedere il permesso vi prese posto. «Buongiorno, Maxime. Voci di corridoio dicono che hai cominciato a lavorare come Medimago qui a scuola, congratulazioni!» lo invidiava? Da morire, ma era comunque felice per lui.

Cosa ti fa sentire “sicuro/a” e “felice”?

Dopo aver salutato con un sorriso gli studenti che riconosceva in classe, si soffermò di più su Desmond per accertarsi che anche lui non la trovasse un'azione insensata per poi spostare nuovamente lo sguardo verso la frase appuntata dalla professoressa, una volta letta con attenzione cominciò a scrivere il proprio pensiero.

CITAZIONE
-Ciò che mi fa sentire sicura e felice è il campo di Quidditch qui a Hogwarts, a migliorare questo luogo è anche la compagnia della mia adorata squadra e dei miei amici più stretti. È il luogo in cui mi sento al cento per cento me stessa, li mi sento a casa e piacevolmente libera dall'ansia e da ogni preoccupazione.
-La presenza della ragazza che mi piace.
-L'abbraccio del mio meraviglioso compagno di banco.

Una volta scritto, mise il suo pezzo di pergamena nel cestino di vimini insieme agli altri e tornò al suo posto pronta per affrontare allegramente la prima lezione della giornata, cercando di non farsi distrarre dalla presenza del Prefetto di Corvonero.
 
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view post Posted on 16/2/2024, 00:54
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Lo sguardo rimase fisso alla porta per cinque minuti buoni finché decise di preparare il banco per gli eventuali appunti. Solo quando si trovò infilato con la testa nella tracolla sentì quella voce. Il cuore iniziò a battergli contro al costato, a dispetto di ogni restrizione rigorosa che si era imposto di non provare. Scosse la testa reprimendo il pensiero di alzarsi e di correggere quello che aveva appena scritto con ‘E’ costei che mi rende sicuro e felice.’ Punto. Fine della storia. Invece no, doveva mostrarsi indifferente, incurante, per niente interessato al fatto che Maya, con passo deciso e disinvolto, prese posto proprio accanto a lui. Lui la guardò più del dovuto con sguardo interrogativo. Perché con una classe intera proprio accanto a lui? Misteri della Smith.

-Buongiorno a te. Grazie. Chissà magari mi vieni a trovare in infermeria.-

Le sorrise, beffardo, senza neanche tentare di nascondere la battuta che si celava dietro la sua finta gratitudine. Era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere su un letto dell’infermeria ma non poteva nascondersi che un po’ se lo meritava. Fingendo di sistemare ancora i suoi fogli di pergamena sul banco, lasció che lo sguardo vagasse in giro per l’aula prima di domandarle ancora:

-Sicura di volerti sedere qui? Non vorrei farvi litigare ancora..-

Enfatizzó sul ‘farvi’ ignorando le fitte dolorose alla bocca dello stomaco che avrebbe volentieri evitato se non fosse che il solo pensiero della sua Maya con l’altra persona lo divorasse dall’interno. Aveva le dita viola per quante cose vi si era legato intorno e quello era solo l’inizio
 
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Il sole in quel mattino di febbraio stava facendo capolino tra le montagne di Hogwarts.
I suoi timidi raggi di sole, timidamente volevano entrare prepotentemente,nella stanza chiusa dalle tende che riportava il nome della casata.
Un nuovo giorno era iniziato,è con esso la routine di tutti i giorni.
La lezione di quel giorno era cura delle creature magiche,non gli piaceva molto quella materia ma spiegata dalla professoressa Felini era tutta un altra cosa.
Le piaceva il modo come spiegava come captava l'attenzione degli studenti.
Non ci mise molto a prepararsi dopo aver indossato la divisa, in tutto punto, pettinato i suoi lunghi capelli biondi e preso tutto l'occorrente,si era diretta verso la sala grande per una buona colazione.
Salutato i presenti, prese posto vicino hai suoi amici più stretti, è cominciò, a fare colazione con un pezzo di torta e un succo di zucca.
Completo la colazione, si era diretta verso l'aula per iniziare la lezione.
Vercata la porta, salutò i presenti: Buongiorno a tutti, Buongiorno professoressa Felini come sta? Disse sorridendo
Per poi prendere posto ad uno dei banchi vuoti nelle prime file.
Dopo aver sistemato la pergamena, l'inchiostro e tutto l'occorrente per iniziare la lezione notò sulla lavagna una scritta: Cosa ti fa sentire “sicuro/a” e “felice”?”
È bella domanda... disse tra se e se
Ci pensò qualche istante per poi scrivere il suo pensiero:

CITAZIONE
Ciò che mi fa sentire sicuro e felice è tornare a casa,trovare l'affetto e lo sguardo delle persone che amo i miei genitori.

Una volta scritta la pergamena e messa nel cestino di vimini, ritornò al suo posto attendendo l'inizio della lezione.
 
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Studente di Serpeverde
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Ilay ricordava di buon grado le lezioni del professor Balerion perché era stato proprio l'ex docente a permettergli di rivalutare la sua opinione sulle Creature Magiche; lui apprezzava già moltissimo la loro importanza e percepiva di comprenderne il valore, ma solo attraverso lo studio della materia era riuscito ad afferrare (o, almeno, così credeva) il senso un pochino più profondo che sta dietro molte abitudini e meccaniche che governano il mondo degli animali magici e non, permettendogli di sentirsi leggermente più vicino ad essi e di non guardarli semplicemente come qualcosa da studiare. Questo processo di immedesimazione, peraltro, gli aveva consentito di riflettere in maniera più compiuta sull'opportunità di acquistarne uno da tenere con sé ad Hogwarts; un'eventualità, quella, che all'inizio del suo percorso di studi gli era sembrava decisamente superflua e che, invece, nell'ultimo periodo aveva assunto i contorni di un qualcosa che andasse fatto.
La professoressa Felini non aveva fatto altro che acuire l'entità delle sensazioni nuove che Bull stava provando dentro di sé: da studente quale era, non avrebbe potuto avere l'occasione di conoscerla nel suo quotidiano ma, a giudicare dal modo in cui si comportava con gli studenti e da come era solita rapportarsi all'ambito accademico in generale, aveva maturato il convincimento che la pacatezza e la gentilezza della strega le consentissero di bussare alla porta delle menti degli adolescenti in maniera brillante, rendendola capace di chiedere con successo il "permesso" di entrare anche a chi, come lui, era piuttosto refrattario all'apertura nei confronti di ciò che non comprendeva a tutto tondo. Per quelle ragioni, il diciassettenne si sarebbe premurato di essere perfettamente in orario per la lezione imminente, deciso più che mai a dimostrare a se stesso la sua rinnovata disponibilità a mettersi nuovo in gioco dopo il disastro che, due anni prima, l'aveva affossato: svegliatosi per tempo, quindi, avrebbe regolarmente indossato la divisa della sua Casa e, dopo un rapido passaggio allo specchio per evitare di presentarsi al cospetto di tutta la scuola con qualche calzino fuori posto oppure col maglione indossato al contrario, si diresse al piano terra per raggiungere l'aula. Durante il tragitto, dovendo risalire dal Sotterraneo di mattina, avrebbe potuto osservare le varie file di studenti che prendevano cunicoli e corridoi differenti a seconda della materia che avrebbero dovuto seguire a quell'ora, ma il londinese non vi si sarebbe soffermato per troppo tempo; avrebbe, piuttosto, regalato più di qualche istante all'attesa dinanzi la porta, indugiando nell'aprirla, per concedersi il tempo di assaporare i suoni provenienti dall'esterno e gli odori provenienti dall'interno che avrebbero contornato lo svolgimento della prima parte della lezione e, solo allora, si rese conto di quanto fosse vicino alle Serre e alla Foresta Proibita. Una sensazione, quella, che non gli era affatto estranea dal momento che gran parte della Sala Comune dei Verdeargento dà sui fondali del Lago Nero, imponendo ai figli di Salazar di riflettere su quanto non siano affatto proprietari esclusivi di quell'area, ma che era solito associare soltanto ad essa e che non avrebbe pensato di riscontrare altrove.
Compiaciuto del fatto di trovarsi esattamente in quel posto, dunque, varcò l'entrata e, nel prendere posto, salutò educatamente i presenti: << Salve a tutti. Buon giorno, professoressa Felini. >>.
Solo allora avrebbe potuto osservare il cavalletto in legno che sorreggeva la lavagna in forma cartacea, più simile a una sorta di telo, dove la docente si era premurata di porre il primo interrogativo alla classe, attraverso cui sarebbe cominciata la prima interazione con il gruppo. Sistematosi in un posto lasciato libero da chi l'aveva preceduto, dopo aver recuperato un foglietto di carta e dopo aver estratto dalla sua borsa la boccetta d'inchiostro e la sua piuma, il ragazzo si sarebbe soffermato a riflettere per qualche secondo su ciò che sarebbe stato opportuno scrivere. Inizialmente, avrebbe pensato che l'unica cosa che fosse stata minimamente idonea a farlo sentire sicuro sarebbe dovuta essere la sua risolutezza, il suo carattere deciso e la sua granitica convinzione di poter venire a capo di qualunque difficoltà; se quel momento si fosse verificato prima dei G.U.F.O., probabilmente, l'avrebbe scritto. Ma, nel preciso momento in cui il suo cervello stava trasmettendo alla sua mano sinistra l'impulso di scrivere, poté osservare con nitidezza quasi reale lo scorrere dei mesi successivi a quegli esami che, senza sforzo, avevano messo in crisi molte delle sue più radicate certezze, gettandolo nelle sabbie mobili del dubbio da cui raramente si riesce a riemergere.
Sentendosi più nudo che mai di fronte alla domanda più scomoda che gli era stata posta fino a quel momento, da quando aveva perso molto del suo estro, avrebbe deciso di cambiare registro e, quindi, di rispondervi senza alzare il solito muro in sua stessa difesa.
CITAZIONE
Mi farebbe sentire sicuro, l'avere le risposte; mi farebbe sentire felice, l'avere le risposte giuste.

Una scelta del tempo verbale, quella del condizionale, frutto di un'attenta quanto scontata riflessione dal momento che, in effetti, Ilay Bull si sentiva ben lontano tanto dall'essere sicuro, quanto dall'essere felice.
A quel punto, avrebbe riposto il biglietto all'interno del cestino di vimini indicato dalla Creaturologa.
 
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view post Posted on 16/2/2024, 11:59
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Prefetta di Corvonero
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Finalmente era arrivata la lezione di Cura delle Creature Magiche! Nonostante l’anno scolastico non stesse procedendo nel migliore dei modi per lei, a causa della sua scarsa e praticamente inesistente partecipazione durante le lezioni e alcune giustificazioni, magari la sua materia preferita poteva costituire un buon inizio.
Perciò si svegliò con allegria, indossò la divisa scolastica e salutò un po’ controvoglia Kayla ed Edgar. Le dispiaceva sempre non poterli portare con sé durante le lezioni, sebbene i due andassero molto d’accordo e trovassero ogni modo per occupare il tempo in sua assenza, soprattutto la gatta, di guai, era capace di combinarne a bizzeffe.
Si assicurò che i due non rischiassero di morire di stenti e, dopo qualche minuto di raccomandazioni in merito alle cose che quei teneri animali non avrebbero dovuto fare, prese la sua borsa a tracolla, dirigendosi, poi, verso l’aula in cui si sarebbe tenuta la lezione.
Una volta arrivata lanciò uno sguardo alla lavagna, il che le ricordò subito la scorsa lezione. Che dovessero incontrare una Creatura Magiche anche quella volta? Lei non stava nella pelle all’idea! -Buongiorno, professoressa. Le auguro una buona lezione- si rivolse alla docente con un sorriso. Salutò i volti a lei familiari e prese posto dopo averne trovato uno libero, sistemando le proprie cose.
Raccolse un fogliettino per rispondere al quesito esplicitato sulla lavagna e dovette prendersi un paio di secondi per pensarci attentamente. Una volta sicura della risposta, iniziò a scrivere.

CITAZIONE
I momenti con mia sorella minore, anche una semplice chiacchierata con lei o scambiarci lettere mi fanno sentire sicura e felice. Oppure quando passo del tempo con i miei animali, riescono sempre a strapparmi un sorriso con la loro vivacità, rappresentano il mio posto sicuro. Anche stare insieme alle persone per me più fidate mi rende felice e mi dà un senso di sicurezza.

Terminò di scrivere e dopo aver riletto il contenuto, si alzò e depositò il fogliettino all’interno del cesto di vimini presente sulla cattedra. Successivamente tornò al proprio posto in attesa di iniziare la lezione, cominciando a fantasticare sul possibile argomento che avrebbero affrontato.
 
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44 replies since 15/2/2024, 11:15   1410 views
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