Una cosa che faceva bene Auburn era osservare. Nei gesti, negli sguardi, nelle variazioni che si sviluppavano: erano bastate poche battute per far suonare una campanella nella sua mente, ad avvertirla che quello che aveva davanti non era più solo il compagno di Squadra esuberante e testardo che tanto le ricordava se stessa. Forse per tutti gli incarichi che si era assunto, forse per la lunga strada che aveva fatto da quel bivio che li aveva visti separarsi, Tom le pareva ora arricchito di molto: era sempre un piacere vedere le gemme raffinarsi e svelare il loro potenziale anche oltre l'immaginazione delle visionarie. Inoltre, nonostante tutto, restava quella persona disponibile e alla mano che le aveva dato un vero bentornata quando tanti altri sembravano essersi dimenticati di lei (o volerla evitare, per motivi che non le sfuggivano), e in lui ritrovava oggi la stessa sensazione di confort e sicurezza di quel pomeriggio profumato di castagne e cioccolata. Lo guardò aggirare il bancone, ben vestito come sempre, rallegrata di non essere poi così tremenda per tutti e soprattutto lieta di sentire che stesse bene.
« Eh, c'è sicuramente della nostalgia.»
Ammise, guardandosi intorno.
« Più che "mio", l'ho sempre considerato un regno nostro, e ho cercato al massimo delle mie capacità di comunicare questa visione anche a tutta l'utenza dell'ufficio. Abbiamo vissuto dei bei momenti »
Le venne un sorriso agrodolce, ripensando al mondo vivo e brioso che aveva visto fluire in quei locali ma anche a tutto ciò che era avvenuto dietro le loro quinte, quando erano popolate da Addette come Nora e Beatriz, o Sheldon e Angus: l'unica dimensione in qualche modo privata di quell'ufficio, che purtroppo non avrebbe potuto condividere con Tom tramite il racconto. Là dietro tutti i giorni era un delirio estremamente divertente, fatto di scambi di idee, gossip ed emozioni, e con un pizzico di amarezza si chiese se potesse mai essere lo stesso per lui, perché se lo sarebbe davvero meritato.
« Hah! Le caricature di Angus... credo farebbe divertire molto anche me, magari riconoscerei addirittura il soggetto. Da qualche parte dovrebbe anche esserci una foto dell'inaugurazione con tutto lo staff, mentre stacchiamo il primo ticket del Totem Eliminacoda che poi avevo aggiunto al quadretto... ora non vorrei speculare, ma chissà che sul retro non ci fosse qualche dedica vivace »
Alzò le spalle con una smorfia da chi non sapeva assolutamente nulla della faccenda.
Poi quel che disse il Sovrintendente sulle lettere anonime la fece nuovamente sorridere, in modo un po' diverso, come se avesse pizzicato con una precisione inspiegabile alcune corde, ma l'espressione si mischiò a quella della contentezza perché la sua richiesta veniva accontentata: e allora via, come una bambina in una fabbrica magica, sperando di non essere così acida e viziata da finire in una trappola di nani più nani di lei.
Seguì il gesto galante di Tom e si fece guidare verso il Nido, scorgendo con stupore tutti i dettagli che erano rimasti immobili, come sospesi nel tempo: non c'era più un pubblico interessato a dare loro vita, ma per merito del Sovrintendente quello spicchio di passato sopravviveva almeno al presente, come un museo per vecchie nostalgiche. Le note che giungevano alle sue orecchie avevano probabilmente contribuito allo stato d'animo particolarmente sereno, e sebbene le dispiacesse che non si usufruisse più di quel luogo si trovò d'accordo con le parole del mago, apprezzando l'intimità di quel momento. Come diceva lui, probabilmente nei tempi moderni erano tutti troppo impegnati a correre dietro alle proprie faccende anche solo per accorgersi di quell'entrata, rendendola quasi segreta, e Auburn era in una fase della sua vita in cui si acuiva il gusto per le cose esclusive e private.
« Che emozione... ti ringrazio. »
Disse mentre si guardava intorno un'ultima volta, prima di seguire Tom verso la scala a chiocciola, dove da vero gentleman la invitò a salire prima di lui.
« Però: ti sei proprio acclimatato alla vita adulta, eh?»
Notò con una spolverata di leggerezza, senza che per questo il significato dietro quelle parole fosse meno autentico.
« Lo credo bene! Devo dire che mi sembra un ottimo sistema: sicuramente più pratico, e come dici mette anche in maggior contatto l'utenza con i gufi postini.»
Apprezzò la modifica annuendo con la testa, perché Tom era riuscito con semplicità in una cosa che lei aveva sperato di ottenere con la Comfort Zone, per la quale adesso le sembrava una soluzione limitata e meno efficace: non far passare i gufi come semplici strumenti di background, restituendo loro una certa dignità. Con la nuova facciata, anche le persone più disattente — che certamente non si sarebbero prese la briga di risalire la scala a chiocciola per andare a vedere chi si occupava delle loro spedizioni — avrebbero avuto bene davanti agli occhi i preziosi protagonisti di quel meccanismo. E comunque, grazie ai privilegi a lei gentilmente concessi dal Sovrintendente, Auburn poteva quel giorno rincontrare alcuni dei pennuti che più le avevano dato affetto durante gli anni in cui lei stessa aveva prestato servizio. Non che la guferia fosse mai stata un luogo per lei particolarmente piacevole: aveva sempre nutrito un innato timore nei confronti dei volatili, che vedeva come dinosauri, mignon certo, ma non per questo meno minacciosi. Per quanto (anche se già dai suoi primi anni fuori da Hogwarts aveva mostrato una certa abilità nel delegare) avesse pur dovuto abituarsi a salirci ogni tanto, c'era qualcosa nella conformazione di quelle creature che le dava i brividi, forse per la fragilità del loro scheletro, forse per via di quegli spiumazzamenti improvvisi, o anche solo per il fatto che "si svuotavano" un po' dove capitava e il suo corpo non era immune dall'essere un bersaglio come un altro. Volentieri, quindi, cedette nuovamente il passo al mago che la accompagnava, sperando che la sua titubanza non fosse troppo evidente. Ma una speranza più forte era che ci fosse qualcuna in particolare, tra quelle testoline che si giravano in modi capaci di confonderla, ad attendere la sua visita. Vennero tutte: Pandora, la Barbagianni di Beatriz; Sandra Betel e Raimondo Geuse, gli inseparabili Allocchi; Erm(enegildo), il Gufo dello Stige preferito di Nora; e un tuffo al cuore le fece temere nel non vedere Fraenkel, la Civetta delle Nevi favorita da Sheldon, che già una volta era stata vittima di una sorta di rapimento, ma che infine sbucò dal suo cubicolo avvertendo gli altri gufi bubolare eccitati. Si avvicinò perfino Mr. Bogomolov, con le sue pose da gradasso, e a tutte e tutti Auburn riuscì a fare qualche pat pat sulla testa, superando la diffidenza. Quel che il suo cuore più attendeva, tuttavia, avvenne nel pieno rispetto dello stile del caso: con pazienza e silenziosamente, solo dopo che tutte le altre e gli altri ebbero ricevuto le loro attenzioni, un Assiolo Americano Occidentale venne da loro con andatura lenta, instabile ma composta. I gufi e le civette si spostarono subito per aprirgli la strada.
« Murdoch »
Lo salutò Auburn con gli occhi quasi lucidi, notando su di lui i segni del tempo trascorso dal loro ultimo incontro. Dimentica di tutte le sue remore igieniche si inginocchiò, aiutandolo a superare le pieghe della veste da strega per salirle in grembo, con i gesti più delicati di cui le sue dita disponevano. Percepiva in modo intenso la fragilità di quel momento, che con buone probabilità sarebbe stato l'ultimo in cui i loro occhi si sarebbero incrociati.
« Sai, ha la mia stessa età. E si dice che, nonostante la cecità, sappia vedere molto lontano...»
Si rivolse ora a Tom, accarezzando il piccolo volatile, che batté piano le palpebre su quei bulbi un po' sporgenti, completamente blu. Non si vedevano pupille, ma erano tempestati di minuscole scintille lattiginose, come stelle su un cielo notturno: Auburn era sinceramente grata all'amico per averle concesso di specchiarcisi ancora una volta, e contenta di condividere quel momento con lui.