| In equilibrio sulle punte dei propri stivaletti color vinaccia sui primi gradini della scala a chiocciola che portava al piano superiore, con movimenti misurati del polso la proprietaria di Scribbulus faceva ondeggiare la bacchetta in sorbo, perché questa guidasse il movimento di un annaffiatoio in latta, fatto levitare e dondolare a mezz'aria allo stesso ritmo, per raggiungere tutti i vasi che pendevano dalla scala. Avendo lasciato la postazione dietro il bancone scoperta, tendeva le orecchie per udire il trillo del campanello e di tanto in tanto guardava verso gli scaffali e verso la porta d'ingresso, per cogliere un cliente che potesse aver bisogno di aiuto. Da quella prospettiva, aveva notato un particolare fuori posto. Saltati un paio di gradini, si era portata fino all'uscio del negozio e da lì aveva soffocato in gola sbuffi teatrali: un unico raggio di sole solleticava la faccia rotonda del pupazzo di neve che dei bambini avevano costruito appena fuori dalla bottega. Quel raggio di sole inspiegabilmente aveva superato la coltre di nubi di quella fredda giornata, andando a ricadere con fatale precisione proprio sul pupazzo, facendolo già sciogliere un po' fino a perdere il naso-carota. Eleanor non aveva perso tempo: con una stoccata rapida della bacchetta aveva spostato il pupazzo di neve un po' più in là lungo la via, aveva poi raccolto la carota e la aveva infilata nuovamente al posto che le spettava. Rientrata al tepore della bottega, fu lieta di scoprire che il pupazzo fosse ancora visibile dall'interno, al limitare della vetrina di sinistra. Ripose l'annaffiatoio in latta nel retrobottega e fece ritorno appena in tempo al bancone, mentre un bambino le chiedeva di poter vedere la selezione di inchiostri natalizi e un nonnetto si grattava la barba cercando di leggere il catalogo attraverso gli occhialetti. Eleanor lasciò al primo uno scrigno da esplorare sulle poltroncine del negozio e indirizzò il secondo al reparto scultura. Quando il campanello dorato posto all'ingresso tintinnò di nuovo, Eleanor si stava per l'appunto liberando. «Buondì, caro! Sempre molto gentile lei a offrirsi per questi incarichi retribuiti per la Scuola!». Un sorriso allegro le riscaldò le gote per accogliere August, che spesso ella stessa aveva contattato per assegnargli qualche piccolo lavoro. «Ah, il Bibliotecario le avrà affidato una lunga lista, ci sono abituata». Sorrise, occhieggiando i cataloghi colorati che rimasero a sonnecchiare in un angolo del bancone, visto che lo studente non era lì per fare acquisti per sé. Appellò gli articoli facendo ondeggiare la bacchetta, seguendo l'elenco dettato dalle parole del Tassorosso. «Ecco qui, due buste piuttosto piene. In totale, il Bibliotecario spende 25 galeoni e 10 falci, considerando lo sconto che ha guadagnato con un racconto dell'orrore da brividi pubblicato sul Settimanale, sa? Ah, e gli spettano cinque lanci di dado. Faccia pure lei!». Seguì distrattamente le fasi del gioco, ma si interruppe improvvisamente, mollando tutto per segnare la vincita, perché dei piccoli scoppi di coriandoli in carta colorata attirarono la sua attenzione. Saltellando baldanzosa, la pedina di Campbell si era allegramente piazzata al centro della sessantesima casella, che si era immediatamente tinta di blu zaffiro. «AH! Al primo lancio ha già fatto un quattro, ha raggiunto l'Ultima Casella! Sheldon ci provava almeno da tre acquisti, se non erro. Be', i miei migliori complimenti alla sua fortuna». Batté le mani allegramente, mentre la casellina continuava a scoppiettare allegramente. Quando August lanciò nuovamente i dadi, la pedina si mosse di tre passi, poi di altri cinque, di ben sei passi rapidi fino alla numero quattordici e, infine, con altrettanta rapidità e fortuna, la pedina si fermò sulla pedina numero venti. Per impiantare un po' di umiltà a questa pedina doppiamente incoronata come re del gioco, un set di gomme intervenne a cancellare i progressi dell'ultimo lancio, cancellando i passi della pedina e riportandola ferma alla quattordicesima casella. «Be', direi che mr Campbell potrà dirsi soddisfatto. Grazie ancora per essersi occupato di questi acquisti. Se non le interessa altro e non vuole farsi tentare dalle ultime novità in catalogo, le auguro un buon rientro a Hogwarts, caro!» Dirac miagolò, ricercando il calore di quel raggio di sole che poco prima aveva fatto perdere il naso al pupazzo di neve davanti alla vetrina.
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