Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Dungeons’ talk, Ècate A.

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view post Posted on 11/4/2023, 19:00
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Le giornate di Sheldon procedevano senza sosta, accumulando scadenze su scadenze, eppure il mago non aveva cuore di non porgere una mano quando sentiva delle richieste di aiuto, specie se sembravano così disperata da venire non-dette. Circa quello era sembrato il caso di Ècate Acy, che durante un incontro informale con le altre Caposcuola aveva accennato, lasciando molto di non detto, a qualche difficoltà che aveva vissuto lei insieme alla casa di Serpeverde. Erano state parole e non-parole che avevano colpito molto l’Alta Carica, tanto da invitare la studentessa, prima di congedarla, a ricontattarlo per parlare di quella cosa, se ne avesse avuto bisogno. Il gufo della giovane strega non si era fatto attendere molto e infine, visto che non si trattava di una questione da rivolgergli come Dirigente, avevano optato per incontrarsi nell’aula sotterranea di Pozioni, mentre l’Assistente sarebbe stato alle prese con un’attività accademica. Era il primo momento della settimana che poteva dedicarle almeno in parte.
Quando sentì bussare alla porta dell’aula, che normalmente era interdetta agli studenti, specie se vi erano il Docente o l’Assistente impegnati in attività pozionistiche, invitò la ragazza a entrare, sistemandosi il Geranio Zannuto della Rivoluzione appuntato sul petto, sopra una tunica blu zaffiro con ricami argentati raffiguranti ampolle e calderoni.
«È aperto, venga pure!».
Un sorriso accogliente si espanse sotto due occhiali da pozionante (simili a un paio di occhialini da nuoto babbani, di colore nero, che servivano a proteggere gli occhi dalle esalazioni pozionistiche) quando la figlia di Salazar entrò nell’aula stranamente vuota, senza lo studentato. Era in quel momento che il Sotterraneo di Pozioni si mostrava molto esteso come non sembrava quando era gremito di pozionanti che si dilettavano con distillati e ingredienti sotto la guida di Pozionisti più esperti.
«Benarrivata, Caposcuola Acy. Chiuda pure la porta. Come sta? Sono felice che siamo riusciti a trovare un momento per parlare: ho capito che lei ne aveva bisogno. Ammetto che mi ha un po’ preoccupato aver letto della “lieve gravità della situazione”…».
Esordì, invitandola a prendere posto davanti a lui, che però sarebbe rimasto in piedi visto che si stava affaccendando nei pressi di un calderone. In quel momento, in particolare, stava pestando delle radici di artemisia in un mortaio per ottenere una polvere finissima da riversare nel calderone in cui sobbolliva tiepidamente un composto turchese e opaco.
«Ho preso due cauldron cakes e una bottiglia di succo di zucca! Vuole favorire?».
Cambiò poi argomento, indicando la merenda che aveva approntato su un banco da lavoro lì vicino. Siccome era Ècate ad aver bisogno di quel confronto con un mago disposto ad ascoltarla, e che si spogliasse delle vesti di Dirigente per indossare quelle di un comune mago adulto che viveva a Hogwarts, aveva ritenuto opportuno non metterla a disagio – come temeva di fare spingendola a parlare subito del motivo per cui era lì. Pur esternando prima la propria preoccupazione al riguardo, aveva poi cambiato argomento così che fosse lei a poterlo introdurre nella maniera che le sembrava più semplice e naturale. Sheldon, in ogni caso, era pronto ad ascoltarla, con i tempi e le modalità che le erano più congeniali, sperando di poter essere d’aiuto, anche solo come ascoltatore – non sapeva quanto potesse essere utile in quella situazione, non essendone affatto a conoscenza e sapendone solo fumosi contorni indefiniti.
 
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view post Posted on 3/7/2023, 14:08
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Nuit de Serpentard

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Tremendo è l'abisso di Acheronte e inesorabile la sua discesa: perché chi vi precipita è legge che più non risalga

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La situazione in cui versava la propria casa non era delle migliori. L'anno precedente era stato un disastro, un vero e proprio disastro e i suoi G.U.F.O. andati, non proprio come sperava, avevano solo coronato il tutto.
La casa di Salazar stava precipitando con un laccio ben stretto al collo e tanta voglia di farsi male cadendo. Lei e la Prefetta Wilson non potevano fare granché soprattutto data la non volontà del Responsabile di migliorare la situazione.
Le punizioni erano ricominciate, le uscite vietate e pure il Quidditch, che poteva donare un minimo di felicità e di vita, sequestrato. Nell'ultimo colloquio con il Dirigente aveva cercato di far capire, in modo velato quanto la situazione nei sotterranei di Hogwarts fosse tragica e aveva ringraziato Merlino quando Campbell, accorto come al solito, l'aveva intuito.
Certo non poteva sapere quali fossero le condizioni di vita al di sotto del piano terra del castello ma in quel caso sarebbe servita Ècate. Di nuovo, a salvare le squame a tutti quelli che riteneva marmocchi insolenti e menefreghisti.
"La tua spilla serve a qualcosa."
Era uscita dalla Sala Comune, controllato che le due statue raffiguranti i serpenti fossero a posto e lasciandosi cullare dal buio che abbelliva il suo corridoio preferito si era fatta spazio fino all'aula di pozioni. La sua preferita.
Non era mai potuta entrare in quell'aula senza il classico vociare di sottofondo ed era curiosa dunque di capire se sarebbe stata diversa, le sarebbe apparsa in modo differente?
Avrebbe bussato elegantemente, come il suo solito, facendo sbattere appena le nocche sulla porta di legno in tre battiti soffusi, successivamente avrebbe aperto la porta e l'avrebbe richiusa inoltrandosi nella stanza e sorridendo alla figura di Mr. Campbell.
"La ringrazio Mr. Campbell è sempre così disponibile e affabile oltre che un buon osservatore. Non mi stancherò mai di ripeterglielo e sto bene grazie, periodo un po' complicato ma ci arriveremo confido. Lei invece come sta?" Facendosi posto nella stanza e stando attenta a tutto ciò a cui camminava attorno si sarebbe seduta dinnanzi al Dirigente di Hogwarts, in un'altra mise.
L'avrebbe osservato in tutte le manovre che compiva affascinata e sussurrando, forse per paura di disturbarlo in quell'operazione certosina, gli avrebbe permesso ancora di più di conoscerla. "Ho sempre sognato di diventare una Pozionista un giorno anche se il Corso Pupilla di Cura delle Creature Magiche ha un po' aggiunto altro nella mia testa già confusa. Le sono sempre piaciute le pozioni?"
Dipoi avrebbe sorriso di nuovo per la gentilezza dell'Assistente alla cattedra di Pozioni annuendo e ringraziandolo ancora una volta per aver pensato a lei con quella piccola merenda in grado già di farle tornare il buon umore. "Molto volentieri si! Davvero grazie, e mi perdoni, mi sono sempre dimenticata di dirglielo ma se preferisce chiamarmi Ècate e rapportarsi a me con il Tu prometto di non offendermi. Se invece, è abituato ad essere sempre formale ed elegante non si preoccupi il Lei non mi fa a sentire a disagio."
Leggermente.
Era sempre stata abituata a rapportarsi con persone di un certo rango sociale oppure considerate semplicemente molto solenni e distinte e per questo non si era mai scomposta e non aveva mai avanzato quella proposta.
Mentre controllava attentamente le movenze dell'adulto davanti a lei si sarebbe persa per un momento nei suoi pensieri sospirando appena e dando il via al motivo vero e proprio della sua presenza lì.
"Da quando sono entrata ad Hogwarts all'età di undici anni come tutti ero così contenta di essere finita tra le spire dei Serpeverde, ho sempre pensato di esserlo ma per un momento, piccolissimo, ho pensato che il Cappello Parlante volesse smistarmi in Corvonero. Ne sarei stata ugualmente contenta" l'avrebbe detto sia perché lo pensava e sia perché il mago dinnanzi a lei era proprio un ex studente di quella casata.
"I problemi hanno iniziato ad esserci o almeno a palesarsi davanti ai miei occhi con l'accettazione della spilla da Prefetta, l'anno precedente. Non sono qui a dire nulla sul conto del Vice-Preside Hawkins come persona perché lo trovo corretto, ligio e sempre presente. Non lo conosco così bene da potermi permettere di parlare di questo e non mi permetterei ugualmente, quanto invece sono qui a parlarne come Responsabile. Ecco, capisco che ogni Responsabile gestisce la casa assegnata come preferisce ma a mio parere ci sono dei modi discutibili in atto. O almeno, io nella mia empatia non mi sognerei mai di farlo."
Stravedeva per Hawkins, l'avrebbe sempre ringraziato per averla formata e per aiutarla a crescere di anno in anno ma con il coraggio -che non le mancava- la serpe avrebbe iniziato a far entrare nei sotterranei anche Sheldon. "Abbiamo protestato, abbiamo cercato di far sentire le nostre voci l'anno scorso insieme alla Caposcuola Vane ma non è servito a nulla. Sono stati mandati dei gufi dai nostri Tutori ma anche quello è servito a poco. Verso la fine dell'anno sembrava essersi sistemato un po', le punizioni senza senso (a mio modestissimo parere) erano calate e vigeva una sorta di tranquillità in Sala Comune che io e il Caposcuola Betrand c'eravamo impegnati a mantenere." Un respiro e avrebbe continuato posando lo sguardo smeraldino verso il Dirigente. "Per quel motivo in quella riunione con le altre Caposcuola, ho detto che Serpeverde avrebbe potuto non solo istituire un circolo illegale ma anche guidarlo a spada tratta e farne uso lei stessa. Le punizioni erano impensabili, permessi vietati per le uscite a Hogsmeade, permessi vietati per anche solo uscire a passeggiare nei territori del castello, per non parlare di quelli che alcuni studenti hanno ricevuto: permessi vietati per uscire dalla Sala Comune a meno che non fossero uscite giustificate dalle lezioni. Del Quidditch poi non ne parliamo. La squadra ha perso membri per mesi, ogni tanto qualcuno di noi non si faceva vivo per settimane fino a quando il Responsabile - vedendo il nostro impegno durante i compiti e le lezioni non decideva di ridarceli."
Con voce calma e controllata avrebbe continuato terminando quella prima parte, "c'era un clima di terrore, di menefreghismo e un' aria dittatoriale spaventosa."
 
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view post Posted on 24/12/2023, 18:55
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Sorrise quando Ècate gli riconobbe affabilità e disponibilità – gli si arrossarono un po’ le orecchie. Ma fece finta di niente, come se in realtà quel rossore fosse dipeso dal calore della pozione in cottura. In quell’intruglio riversò le radici di mandragora sminuzzate mentre rispondeva all’osservazione della studentessa.
«Io sto bene. Un po’ preso da molteplici impegni ma, ehi, immagino siano un po’ come i grumi che si formano nelle pozioni: fastidiosi ma indice del fatto che la cottura sta proseguendo».
Improvvisò una metafora pozionistica, sorridendole, facendole poi cenno di alzare la voce, come a dirle che non lo disturbava, anzi: era stato proprio lui a invitarla a incontrarlo in quel luogo a quell’ora. Apprezzò comunque la sua attenzione a non disturbarlo eccessivamente.
«Oh, sì! Sempre adorate, le pozioni!», confermò, con un sorriso orgoglioso che svanì dietro una coltre di fumo lilla, risultato dei mescolamenti che aveva iniziato a fare; quando il fumo si diradò, riprese: «Da piccolo mi regalarono il gioco del piccolo pozionista, ha presente? Da allora sono rimasto in fissa. Il rigore delle pozioni è qualcosa che mi rasserena molto: ha eguali in questo senso solo la raffinata disamina della verità storica».
Glielo confidò con leggerezza, tornando poi a rivolgere lo sguardo affettuoso alla pozione che stava preparando. Si trattava di un quasi anonimo intruglio necessario a reagire in una anonima miscela per un esperimento molto probabilmente infruttuoso. Ma questo non gli impediva certamente di affezionarsi a ciascun intruglio che preparava, anzi! Ne studiava con ardore i dettagli poziogonici, approfondiva la natura intrinseca degli ingredienti e si beava sempre del buon risultato finale che raggiungeva.
Forse, in questo, le pozioni erano più miti della storia della magia. I fatti storici sempre gli fuggivano imperscrutabili e la verità storica si celava dietro il velo obliante del passato, mentre i fatti delle Pozioni erano raggiungibili, anche se con estrema difficoltà: almeno quelli, se raggiunti, si potevano dare per assodati; quelli della Storia della Magia rimanevano sempre avvolti dal dubbio e dall’incertezza. Erano discipline un po’ opposte e che forse ben si sposavano con le diverse attitudini personali del mago, che nel frattempo non era né uno storico della magia né un pozionista, anche se ambiva a diventare entrambe le cose.
Ed Ècate?
«La confusione è normale a quest’età, mi creda. Avrà un po’ di chiarezza dopo i M.A.G.O., glielo assicuro. Com’è andato il Corso Pupillo con la professoressa Felini, a proposito?».
S’informò, genuinamente interessato, mentre finiva con gli ultimi ritocchi alla pozione turchese che ora era virata verso un colore verde tetro. Iniziò a spogliarsi della strumentazione pozionistica mentre rispondeva all’ultima questione sollevata dalla studentessa.
«Un compromesso molto ragionevole credo sia chiamarla Ècate e darle del lei: cosa gliene pare?».
Sorrise: da Dirigente sapeva bene che i formalismi non erano una semplice etichetta burocratica, ma davano una certa forma e struttura alle cose e alle relazioni. Abbandonarle in favore di altro poteva essere pericoloso perché poteva denotare una mancanza di rispetto. In quel caso, più semplicemente, il Bibliotecario era avvezzo a quei formalismi tanto da considerarli consolidati.
La ascoltò con vivo interesse, sedendosi davanti a lei, ora dimentico della pozione – anche se non avrebbe scordato di lanciare un’occhiata all’orologio di tanto in tanto per prendere nota del tempo che scorreva, così da ritornare a lavorare sulla pozione nel momento opportuno. Dopo quelle premesse leggere e in grado di mettere di buon umore, era già arrivato il momento del discorso che la Serpeverde aveva bisogno di confidare all’ex Corvonero. Sorrise al riferimento a quella Casa, annuì al riconoscere che Hawkins fosse molto ligio ed esigente e s’incupì alla definizione di «modi discutibili». Con le parole di Acy, fece una visita ai Sotterranei e lesse la loro bacheca comune segnata da tristi scambi. Il tutto si concluse con una frase sconsolata.
«Cara, la ringrazio sinceramente per condividere queste preoccupazioni con me. Capisco quanto sia importante per lei il benessere della sua Casa e dei suoi compagni. È difficile affrontare un clima avvertito come così pesante e restrittivo a causa di figure autoritarie, soprattutto quando dovrebbe essere un periodo di crescita e apprendimento positivo».
Sheldon, avendo ascoltato attentamente le parole di Ècate, si era chinato leggermente verso di lei, mantenendo un'espressione seria ma attenta, e le sue mani si erano incrociate davanti a lui, segno di attenzione e rispetto nei confronti della studentessa di Serpeverde. Ora che stava parlando aveva abbandonato quella posizione, pur mantenendosi chinato per stare più vicino alla studentessa, con empatia e riserbo. Si prese un momento per riflettere sulle parole della studentessa, poi continuò.
«La sua preoccupazione per il clima di terrore e il senso di dittatura non possono essere ignorati: mi rammarico che lei e gli altri studenti e studentesse viviate un’esperienza così difficile. Sono qui per offrire il mio sostegno e per dare consigli che spero possano essere in grado di migliorare la situazione».
Rinnovò il proprio sostegno alla luce dei nuovi elementi emersi: non si tirò indietro, ma anzi volle mostrare empatia. Chiese delucidazioni su come avessero affrontato la situazione, dato che gli era stato raccontato che avessero protestato. Ma in che modo si erano fatti sentire e da chi? Non gli era del tutto chiaro ma gli importava capire a fondo le dinamiche.
«Mi piacerebbe sapere, se posso chiedere, se avete già sollevato questi problemi con il Responsabile Hawkins stesso e in che modo. Lo avete fatto anche con il Preside? Se sì, quali sono state le risposte?»; avanzò poi altre domande in merito ai permessi, sempre nell’ottica di una propria maggiore comprensione delle cose, «Può, poi, spiegarmi meglio la questione dei permessi? I permessi per uscire da Hogwarts sono gestiti unicamente dalla Dirigenza e non ricordo di aver mai approvato annullamenti di permessi in passato, ai danni di studenti o studentesse di Serpeverde».
Chiese, prendendosi pure un momento per ascoltare le risposte di Ècate, mostrando ancora una volta la sua attenzione e preoccupazione.
«Ha finito di raccontarmi? Se c’è altro di cui desidera parlare o se ha ulteriori preoccupazioni da condividere, la ascolto».
 
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