| Nonostante sapesse ormai da diversi giorni che Agnes si sarebbe fermata al numero ventuno per tutta la durata delle vacanze di Natale, Gregory ne prese consapevolezza soltanto dopo aver raggiunto il Binario 9¾. Non era spaventato alla prospettiva di trascorrere del tempo con lei, anzi: era così poco abituato a poter stare insieme per tanto che l'idea lo emozionava intensamente. Sapere di avere una scadenza, di dover aspettare un'intera settimana prima di potersi rivedere, di dover calcolare i tempi del coprifuoco e, più in generale, di non avere la possibilità di condividere una vera e propria quotidianità, era qualcosa che aveva scoperto di mal tollerare, pur non essendosi mai preso nessun impegno ufficiale con lei. Di conseguenza, s'era ben guardato dal manifestare questi suoi affetti negativi. Tuttavia con i loro appuntamenti erano comunque riusciti a cucirsi una qualche routine, che però non si sarebbe mai potuta sostituire al passare il tempo insieme senza limiti o scadenze. Con i battiti del cuore appena accelerati e nella testa l'idea che non avrebbe dovuto pensare a quando riaccompagnarla o a quando la vita di lei gliel'avrebbe portata via, le fece strada tra la folla dopo averla liberata del baule e del beauty giallo limone. Agnes non sembrava avere occhi che per lui ma appariva appena sfuggente, forse un po' tesa: durante il viaggio non aveva mangiato nulla, neanche un dolcetto della strega del carrello, perché aveva detto di non avere molta fame. Leggermente insospettito per quell'ammissione, la scrutò aggrottando appena le sopracciglia, quasi a cercare tra i lineamenti dolci del suo volto il segno di un qualche malessere o angoscia: qualcosa la turbava? Le mancava già Hogwarts? Temeva che quelle settimane sarebbero state un banco di prova troppo importante per due come loro? Preferì non farle nessun tipo di domanda e limitarsi a prendere atto della confusione che gli generava quello stato d'animo, arricciando le labbra in una smorfia quando gli disse di trovarlo bene, con quel taglio di capelli più scalato. Non essendo del tutto bravo a prendersi i complimenti, le strinse la mano e cominciò a camminare a passo svelto con la sua andatura dinoccolata, che non teneva conto di due particolari: Agnes aveva le gambe molto più corte delle sue e poi... si stava distraendo abbassando lo sguardo sulle loro dita intrecciate. Nell'accostarsi al suo braccio, Destiny avvertì un brivido partire dalla schiena e propagarsi fino ai polpastrelli, che cominciarono a formicolare soltanto perché lei aveva posto attenzione a quella coccola che si era assunto la possibilità di concederle – e concedersi. Procedettero per qualche minuto con l'intento di lasciarsi il binario alle spalle ma, pian piano, la fanciulla gli fece intendere di voler rallentare e appena perplesso lui la assecondò, fermandosi e ritrovandosi il viso vicinissimo al suo. Cosa aveva intenzione di fare? Del tutto preso in contropiede, sbarrò gli occhi e li richiuse dolcemente, acchiappando un bacio sulla guancia che gli sembrò più intenso di tutti quelli che le aveva dato con la lingua fino a quel momento. Il modo in cui Agnes sapeva prendere le misure, con gesti attenti e minuziosi, era qualcosa che continuava a sorprenderlo e che lo lasciava perlopiù sbigottito, ma in modo positivo. Le palpebre calarono dunque sui suoi occhi grigi, mentre un pensiero gli solleticava le sinapsi: sarebbe stata da lui, per davvero, per tutto il periodo delle feste.
–Oh. Bene, ho chiuso un po' di affari.
Rispose leggermente in ritardo, riaprendo gli occhi con aria appena stordita e facendo rapidamente mente locale. L'idea di preparare il pranzo non lo disturbava, anche se quella mattina si era alzato presto per andare a lavorare alla Gringott: cucinare, invece, era un'attività che riusciva a distrarlo e farlo per gli altri gli dava sempre grandi soddisfazioni. Lefevre si offrì di aiutarlo ma non fece in tempo a finire la frase che si accorse di aver combinato un bel guaio: s'era dimenticata un cestino, regalatole dal suo ex-compagno di studi Campbell, proprio sulla carrozza del treno. Il volto austero di Mandylion Jr. si contrasse in un'espressione di disappunto, che si accentuò non appena si ritrovò il suo pappagallo Whisky tra le mani, mentre la sua padroncina lo raccomandava di non mangiarlo nell'attesa del suo ritorno.
–Hey hey hey. Frena. Non puoi...
Non finì mai quella frase perché lei, affaccendata, cominciò a correre per il binario. Gregory rimase come uno stoccafisso alla fine dello stesso, con i bagagli ammucchiati sul carrello e uno sguardo di evidente diffidenza rivolto a quel pappagallo troppo colorato che aveva cominciato a garrire, mettendolo in imbarazzo davanti a tutti. In quel momento avrebbe trovato più piacevole assistere a una delle riunioni dei Goblin, così come rispondere alla propria corrispondenza, fare un salto dalla torre dell'orologio o lasciar dormire Max ai piedi del proprio letto. Soffiò dal naso e, proprio quando stava per perdere la pazienza, Agnes fece ritorno da lui tutta trafelata, portando un cestino che appoggiò sugli altri bagagli. Come se nulla fosse gli riprese la mano e, sbarazzina, sciorinò una lista di quello che aveva portato con sé, ovvero: sandwich pancake salati, infusi, tè e una bottiglia di un qualcosa che diede per scontato lui ne conoscesse l'origine. Anche lei aveva pensato al pranzo, costruendo una piccola progettualità di quella giornata nella sua testa piena di fusa e brillantini.
–Riprenditi Whisky, mi ha già messo abbastanza a disagio. Non avevo calcolato che ci sarebbe stato anche lui, ma per certi aspetti...
Esitò, perché si era appena spinta contro il suo braccio strusciando una guancia contro il suo cappotto.
–...può andar bene, almeno non dobbiamo pensare alla cena di Capodanno.
Le piazzò il pappagallo in mano prima di prendersi un meritatissimo ceffone e continuarono a camminare fino alla fine del binario, pronti ad attraversarlo per tornare alla Londra babbana. Ebbe l'impressione che Agnes fosse più tranquilla rispetto al primo momento in cui si erano incrociati e che, nonostante il breve incidente di percorso nel recuperare il cestino, fosse contenta di star lì con lui – e che fosse venuto a prenderla.
–Se ti comporti male accumuli una Nota Cattiva e ogni tre Note Cattive (per un massimo di tre al giorno) rischi una punizione di mio gradimento. Oggi ne hai già rimediata una per il pappagallo, vediamo quanto ti passa la voglia di atteggiarti a mocciosa per farmi incazzare.
La guardò di sottecchi, fermandosi davanti al binario e dandole il gomito così che lo potessero attraversare insieme. La verità, che baluginava nello scintillio che si scorgeva negli occhi chiari di lui, era che non riusciva a credere che sarebbe stata davvero da lui per le feste e che fosse... contenta.
–Programmi per queste settimane per non prendere Note Cattive? Cosa ti va di fare?
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