In equilibrio sulle punte dei propri stivaletti color vinaccia sui primi gradini della scala a chiocciola che portava al piano superiore, con movimenti misurati del polso la Proprietaria di Scribbulus faceva ondeggiare la bacchetta in sorbo, perché questa guidasse il movimento di un annaffiatoio in latta, fatto levitare e dondolare a mezz'aria allo stesso ritmo, per raggiungere tutti i vasi che pendevano dalla scala. Avendo lasciato la postazione dietro il bancone scoperta, tendeva le orecchie per udire il trillo del campanello e di tanto in tanto guardava verso gli scaffali e verso la porta d'ingresso, per cogliere un cliente che potesse aver bisogno di aiuto. Da quella prospettiva, la Proprietaria di Scribbulus aveva notato un particolare fuori posto. Saltati un paio di gradini, si era portata fino all'uscio del negozio e da lì aveva soffocato in gola sbuffi teatrali: un unico raggio di sole solleticava la faccia rotonda del pupazzo di neve che dei bambini avevano costruito appena fuori dalla bottega. Quel raggio di sole inspiegabilmente aveva superato la coltre di nubi di quella fredda giornata, andando a ricadere con fatale precisione proprio sul pupazzo, facendolo già sciogliere un po' fino a perdere il naso-carota. Eleanor non aveva perso tempo: con una stoccata rapida della bacchetta aveva spostato il pupazzo di neve un po' più in là lungo la via, aveva poi raccolto la carota e la aveva infilata nuovamente al posto che le spettava.
Rientrata al tepore della bottega, fu lieta di scoprire che il pupazzo fosse ancora visibile dall'interno, al limitare della vetrina di sinistra. Ripose l'annaffiatoio in latta nel retrobottega e fece ritorno appena in tempo al bancone, mentre un bambino le chiedeva di poter vedere la selezione di inchiostri natalizi e un nonnetto si grattava la barba cercando di leggere il catalogo attraverso gli occhialetti. Eleanor lasciò al primo uno scrigno da esplorare sulle poltroncine del negozio e indirizzò il secondo al reparto scultura. Quando il campanello dorato posto all'ingresso tintinnò di nuovo, Eleanor si stava per l'appunto liberando.
«Shay! Non sbirciare, ehi tu!».
Lo redarguì, evocando con una stoccata della bacchetta una tendina color salvia che nascondesse quel che stava preparando (con solo pochi pasticci). Si distese quando le loro labbra si incontrarono e cercò di mantenere quel contatto più a lungo possibile.
«Anch'io non vedo l'ora di essere con te stasera. Oh, è iniziata bene, ho appena difeso un pupazzo di neve, sai? Quando esci ricordati di salutarlo, è nostro amico! Tu cosa stai combinando?».
Con uno sguardo dispettoso, si allungò con il busto sul bancone, fingendo di sbirciare tra i pacchi e pacchetti che Sheldon portava con sé. In realtà deviò e cercò ancora una volta le labbra del mago.
«Certo che è possibile, che domanda impertinente! Sulla stampa di baci, mh...».
Si finse pensierosa, attirandolo a sé per stampargli uno, due, tre baci, sulle labbra morbide, sul naso, sugli occhi, sulle guance e uno soltanto sul collo. Poi si allontanò.
«Stasera saranno pronte le altre stampe di baci, ti tocca attendere per quest'ordine».
Tamburellò con le dita sul tavolo, guardandolo e sentendosi terribilmente bene e coccolata. Con le gote arrossate, sorrise per tutti i complimenti che le dedicò, lievemente in imbarazzo, ma felice.
«Ti preparo subito il timbro, tu intanto gioca pure al
Gioco della Piuma dell'Oca. Ti spettano tre lanci, perché grazie ai
saldi natalizi spendi soltanto
diciannove galeoni e sette falci. Ho deciso di spartire i guadagni derivanti dalle boccette di Colori HOHOHO equamente tra i miei due Aiutanti, se lo meritano. Quindi grazie per averne comprate due!».
Fece levitare un dado da uno scrigno posto sul bancone e lo offrì all'altro. Nel frattempo, lei sparì per qualche istante nel retrobottega, preparando il timbro che stampasse kneazle mai carini quanto Pretzie (perché si trattava di una carineria impossibile da eguagliare magicamente).
Partendo dalla casella numero quarantacinque, per un tiro fortunato la pedina avanzò di sei passi fino alla cinquantunesima, dove trovò una chiazza di acquerello, sulla quale scivolò avanzando di un'altra casella. Nuovamente il dado mostrò la sesta faccia, così il dado avanzò in completa sicurezza fino alla casella numero cinquantotto, fermandosi appena in tempo, appena prima della pericolosissima cinquantanovesima. Poi, con l'ultimo lancio, la pedina fu costretta a muovere cinque passi. Saltellò sull'Ultima Casella, ma dovette abbandonarla subito dopo. Tornò indietro fino alla numero cinquantasette. Un Inchiostro Goloso, però, diede prova della sua ingordigia divorando la casella e rischiando pure di azzannare la pedina, che alla fine arretrò fino alla numero cinquantasei e lì si fermò.
«Il tuo super-premio è pronto e ti aspetta da mesi. Mh, dovrei farti pagare qualche penalità stasera per non averlo ritirato subito. Tipo... in baci, mi dovrai baciare un sacco, ecco».
Agitando la bacchetta, fece levitare dal retrobottega un pacchetto. Si trattava di un cestino costituito da cartoncino resistente arrotolato e intrecciato, nei colori pastello caratteristici della bottega. Eleanor l'aveva poi foderato di carta morbida e leggera come raso, color blu-Sheldon-Campbell. Dentro questo cestino, Shay avrebbe trovato un buono sconto del trenta percento da utilizzare, una Cromia GASP in boccetta (Gigante blu), due set di ceralacca in colori assortiti (lilla, viola profondo, verde bosco, scarlatto e blu-Sheldon-Campbell), un calamaio da scrivania autopulente, un set di tele completo di tavolozza e pennelli (con inciso "S. C.") e un set da ventiquattro elementi di acquerelli, un brogliaccio e un set di carboncini.
«L'idea dietro il super-premio è quella di viziare il cliente, ma anche stimolarlo a dedicarsi a qualcosa di nuovo. Spero vorrai coltivare la tua passione per l'arte, con l'aiuto di quel che troverai qua dentro. Ho selezionato con cura dei prodotti che credo ti calzino a pennello».
Fece scivolare orgogliosamente il cestino sul bancone, poi rubò ancora qualche bacio dalle labbra di Sheldon, sospirando e trattenendo il desiderio, almeno finché vi era quel bancone di mezzo. Arrossì, quando fulmineamente il pensiero del "qualcosa di nuovo" che aveva pensato per quella sera l'attraversò. Dirac miagolò e si avvicinò alle caviglie di Shay, stufo del poco calore che gli riservava il raggio di sole che poco prima aveva fatto perdere il naso al pupazzo di neve davanti alla vetrina e stufo, pure, di non essere coccolato mentre i due adulti lì pendevano l'uno dalle labbra dell'altra.