Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

La collera inizia con la pazzia e finisce con il pentimento, Role Privata M.C.

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view post Posted on 2/6/2022, 14:02
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Caposcuola Corvonero
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I cannot teach anybody anything. I can only make them think.



Il suo umore era peggiorato, nettamente.
Se ne accorgeva ogni attimo che passava, si accorgeva di come si svegliava la mattina e di come andava a letto – O almeno ci provava – la sera.
Il peso di qualcosa, di tante piccole cose, gli premeva sul petto e spesso si rendeva contro che faticava anche fisicamente a respirare.
Quante volte in piena notte si era svegliato bruscamente perché aveva avuto come l’impressione che qualcuno di pesante si sedesse sul suo torace, si era svegliato in un bagno di sudore e non era riuscito più a prendere sonno. Ciò succedeva fin troppo spesso, ma nonostante questo non percepiva nessuna stanchezza durante tutto il giorno.
Per quanto tempo avrebbe retto il suo corpo prima di spaccarsi definitivamente?
Era consapevole che non poteva continuare così, ma non aveva alcuna intenzione di andare in Infermeria, non aveva mai amato gli ospedali, e anche se quella di Hogwarts sembrava molto accogliente, non aveva alcuna intenzione di avvicinarsi ad essa.
Avrebbe trovato una soluzione, e se cristalli e tisane rilassanti non facevano più effetto, avrebbe cambiato metodo.
Davvero poche volte era riuscito a trovare pace, e quelle poche volte era grazie a poche persone che gli stavano intorno, ma appena loro si allontanavano, tornavano giustamente alla loro vita, Desmond tornava quello di prima, sempre lo stesso ragazzo chiudo, silenzioso e infastidito da ogni cosa.
Ma doveva ammettere che era riuscito a trovare un nuovo luogo, il suo nuovo luogo preferito, dove star bene, dove tenere i demoni fuori dalla porta, almeno momentaneamente.
Il Crogiolo era diventata la sua nuova “ossessione” unito al fatto che, grazie ad Esmeralda, aveva trovato una nuova passione: La pittura.
Non si era mai cimentato nel colorare gli schizzi che ogni tanto faceva sul suo taccuino nero, ma da quando aveva dipinto quel suo primo quadro, quella notte stellata, non si era fermato più.
Spesso approfittava del sabato e della domenica per rifugiarsi al Crogiolo dove ad aspettarlo trovava sempre una gentilissima Miss Corbirock, in un certo senso era diventata anche lei una sicurezza, una specie di presenza fissa nei suoi week end, cosa che non gli dispiaceva affatto visto che le era davvero grato per aver creato uno spazio come quello.
Era tornato anche a leggere, non come una volta, ed aveva finito un paio di libri che aveva lasciato in sospeso da troppo ma quando si trovava al Crogiolo preferiva dilettarsi con l’arte pittorica, cosa che purtroppo non poteva fare fra le mura di Hogwarts per mancanza di materiali anche se doveva ammettere che stava risparmiando per comprarsi qualche tela e tutto il vario occorrente per dipingere anche nella sua stanza, magari avrebbe dato sfogo a quella rabbia repressa con quadri che non avrebbe fatto al Crogiolo, per non disturbare la sensibilità della proprietaria.
Le lezioni erano oramai finite, aveva consegnato gli ultimi compiti e sperava nei corsi estivi per poter passare il tempo, quella era il primo fine settimana in cui sarebbe stato completamente libero, quindi dove passarlo?
I suoi amici erano impegnati con i propri lavoro al Ghirigoro e al Madama’s, lui, essendone sprovvisto, aveva tutto il tempo del mondo, cosa che a volte lo disturbava perché lui non amava non avere qualcosa su cui concentrarsi, e la fine delle lezioni aveva tolto a Desmond il suo punto fisso.
Avrebbe trovato altro da fare, ma intanto quel sabato l’avrebbe passato interamente al Crogiolo, aveva passato la notte insonne a pensare a cosa avrebbe potuto dipingere – L’avrebbe passata comunque in quel modo anche senza quel pensiero – e aveva avuto una delle sue strambe idee che voleva mettere in pratica, tanto non poteva fare più casino di quello che avevano combinato con Esmeralda qualche tempo prima.
La giornata soleggiata lo aveva spinto ad uscire dal Castello presto, dopo aver fatto abbondante colazione con muffin al pistacchio e abbondanti sorsate di te, era uscito e aveva superato in fretta i cancelli e dopo un po’ di tempo si era trovato nel fiume di gente che infestava Diagon Alley, soprattutto quando le giornate erano piacevoli come quel sabato.
Arrivato di fronte al negozio si era accorto che era arrivato davvero presto, più presto del solito, ma fortunatamente dopo l’orario d’apertura, infatti i clienti già entravano ed uscivano con le loro compere in mano.
Prima di entrare fece passare una signora con una busta d’inchiostri in mano, e quando mise piede nel negozio fece un leggero sospiro facendosi solleticare da quel profumi che, piano piano, stavano diventando familiari tanto da portarseli spesso addosso quando tornava al Castello dopo una giornata passata al Crogiolo.
Buongiorno Miss Corbirock, come sta? Oggi giornata piena, ho notato, ma in fondo meglio così, non crede?
Se un negozio lavorava, non rischiava di chiudere, e per Desmond era fondamentale che Scribbulus non subisse alcuna battuta d’arresto, dove sarebbe andato lui? Ci mancava solo questo, davvero.
Vorrei approfittare per passare un po’ di tempo al Crogiolo, se non è un problema.
Oramai era diventato un abitudinario di quel negozio ma ogni volta chiedeva comunque il permesso alla proprietaria, proprio non riusciva ad evitarlo.
Quando Miss Corbirock gli avrebbe dato il permesso, si sarebbe spostato verso la scala per salire al piano di sopra.
 
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view post Posted on 14/6/2022, 15:26
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I sabato mattina di giugno erano tutta un'altra cosa: un traffico diverso di riversava su Diagon Alley, dove si trovavano molti più giovani con gelati colorati in mano che barbe lunghe e valigette da lavoro in tuniche seriose. Il sole estivo si alzava velocemente nel cielo terso sulla folla che occupava la via dello shopping magico, con Hogwarts che si apprestava a concludere un altro anno scolastico, terminando le lezioni, avviando i compiti di recupero e indirizzando studenti e studentesse verso gli Esami G.U.F.O. (in modi molto diversi da Casa a Casa, Eleanor non ne dubitava, a seconda del Responsabile: probabilmente Pike si preparava a incitare i Grifondoro a ruggire, mentre qualche piano più sotto Hawkins era già pronto a prendere i Serpeverde a pedate).
All'interno della bottega di Scribbulus, Eleanor non riusciva a ritagliarsi un attimo neanche per il più semplice Lumos: prestissimo quella mattina, streghe, maghi, studenti e studentesse vacanzieri e qualcuno che lo era un po' meno avevano iniziato ad affollare il negozio per regali ai nipoti, compere perché era finalmente il momento giusto per quell'hobby messo da parte in attesa di tempo libero, acquisti dettati da curiosità, dalla ricerca di uno svago, di un'occupazione o dell'ultimissimo materiale di cui di corsa rifornirsi per non rimanere senza pergamena per una Mappa Stellare, uno Schema di Pembroke o un calcolo del Periodo di Massima Efficacia di una Pozione durante i G.U.F.O..
«Buondì, caro, e bentornato da Scribbulus!».
Tra la folla, la strega di Leeds non faticò a riconoscere Desmond Tarabay. Lo salutò allegramente, con un ampio sorriso in volto e le gote colorate di porpora.
«Assolutamente meglio così! Se non c'è clientela tra gli scaffali, mi tocca approfittarne per spolverarli ed è una cosa che mi annoia! Quindi ops, mansione rimandata a più tardi».
Alludendo ai tanti clienti che impegnavano il locale, rivolse un occhiolino allo studente di Corvonero. In realtà, una confessione ancor più profonda le avrebbe facilmente fatto ammettere che spolverare gli scaffali di inchiostri non le dispiaceva poi così tanto (a riprova di ciò, erano sempre lustri e politi): incantato un piumino per togliere la polvere affinché questo facesse tutto il lavoro, ella si dedicava a riorganizzare la scala cromatica degli inchiostri in boccetta, cosa che adorava fare. A dirla tutta, più semplicemente, le piaceva avere compagnia (e confusione) in negozio ed era ben contenta che la clientela apprezzasse la sua bottega.
«Lei come sta, invece? Ufficialmente in vacanza? Vada pure al Crogiolo, naturalmente nessun problema! E conosce già benissimo la strada, direi. Buon relax!».
Con un'occhiata di intesa, lo salutò, immaginando volesse ritagliarsi un po' di meritato riposo dal tran tran di Hogwarts, non avendo più lezioni o compiti.
 
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view post Posted on 18/6/2022, 10:08
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Ella distrugge per ricreare


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«Ti avevo detto dieci di Erba Gatta e quindici di Biscotti Gufici!» Ferma davanti agli scatoloni appena scaricati nel magazzino del Serraglio Stregato Morgana aveva imprecato addosso all'eccentrica cartellina che l'uomo le aveva sventolato fastidiosamente davanti al naso per venti minuti insistendo sul fatto che avesse sbagliato ordine. Lei, sbagliare. Ma per favore. Aveva congedato il mago per disperazione, appuntandosi mentalmente di cambiare fornitore, e davanti alla mole di confezioni da sistemare sugli scaffali aveva, per la prima volta, sbuffato di stanchezza.
La fine delle lezioni, paradossalmente, l'aveva caricata di maggiore lavoro e tra il Quidditch, le Redazioni ed Ècate la necessità d'una pausa s'era fatta quasi vitale. L'aria attorno a loro risultava ormai satura di un'incomprensione che Morgana non era ancora riuscita a razionalizzare e nonostante ogni briciola del proprio corpo urlasse dalla voglia di tornare indietro nel tempo e tagliarsi una mano, piuttosto che allungarla per afferrare quel cristallo, non sembrava capace di accettarlo. Non era mai stata brava a nascondere, anche solo temporaneamente, i problemi sotto il tappeto – non la seguivano, le vivevano dentro – ma quella mattina aveva voluto tentare di nuovo e, cercando di chiuderli negli scatoloni ammassati nel retrobottega, s'era convinta che avrebbe potuto approfittare di un paio di compere per smettere. Smettere di pensare a qualsiasi cosa, nell'ultimo periodo, le stesse rendendo la vita un inferno: dalla madre alle continue dicerie sul proprio ruolo di Guaritrice, dalle strane insinuazioni mosse da Charlotte a qualunque dannato problema (che non avrebbe dovuto interessarle) avesse la propria aiutante.
S'era chiusa la porta dell'emporio alle spalle e, una volta all'esterno, s'era lisciata il tessuto del lungo abito verde oliva nella speranza che, insieme a un paio di grinze sulla gonna, svanisse anche la sensazione d'avere sempre gli occhi della Serpeverde a trafiggerle la schiena. Ce ne sono stati altri. Vero, ma i suoi sembravano pungere più in profondità. Trascinandosi le dita tra i capelli aveva voluto districarli da qualsiasi riflessione sarebbe potuta nascere dopo e, augurandosi di riuscire a lasciarle sull'uscio del negozio, lì dov'era certa le avrebbe ritrovate al proprio ritorno, s'era avviata verso la bottega di Eleanor.
Spinse la porta della cartoleria magica con tutta l'intenzione di fingere di non avere nient'altro da fare, che quella fosse una giornata come un'altra – in fondo lo era, di merda come le altre – e che avesse soltanto voglia di dedicare un po' di tempo a sé. Peccato che, a non essere gradita, fosse proprio la compagnia di se stessa.
«Buongiorno. - Si lasciò investire dal solito odore di pergamene e inchiostri, raggiungendo la proprietaria oltre il bancone. - Ciao Eleanor! - Salutò tranquilla. Le due non s'erano mai spese in parole ma condividevano un paio di ambienti lavorativi e questo, per le intenzioni con cui era uscita quella mattina, bastò per farle increspare le labbra in un mezzo sorriso. Dopo averle fatto presente di dover rifornire la propria borsa le chiese di poter sfogliare un catalogo e, allontanandosi appena dalla sua postazione per non essere d'intralcio agli altri clienti presenti, passeggiò lentamente per la stanza fingendo di non percepire costantemente addosso il peso di ciò che la propria incapacità di relazionarsi con gli altri le faceva gravare sulle spalle. - Allora, mi servirebbero... - Cominciò dopo essersi riavvicinata al bancone. - ...una Piuma di Augurey, una boccetta di Inchiostro Nero e una di Inchiostro Elementale Bosco, un Blocco dell'Artista, un Timbro Istituzionale con il simbolo di Hogwarts e approfitterei di nuovo del mio Nontiscordardimé per un set di Ceralacca verde bosco. - Richiuse il listino ed estrasse il buono sconto vinto l'ultima volta, lo allungò sul bancone risollevando lo sguardo sulla Medimaga. - Posso utilizzarlo?» Chiese, giusto per conferma.
Attendendo il recupero dei prodotti richiesti, e il momento del pagamento, la scozzese non riuscì a fare a meno di pensare di averci impiegato troppo poco tempo e, come se per una volta Merlino avesse deciso d'essere dalla propria parte, lo sguardo le si posò sulla scala a condurre al piano superiore. Sebbene fosse certa di non potersi crogiolare d'un granché, la Babbanologa cedette a quel richiamo. «Mi tratterrei un po', se possibile.» Esordì d'un tratto, facendole intendere di voler trascorrere del tempo nell'area allestita oltre i gradini a chiocciola. Se le fosse stato concesso avrebbe saldato il conto degli acquisti e, dopo aver ringraziato e salutato la strega, avrebbe sollevato l'angolo destro del vestito, onde evitare di incespicarvisi tra un passo e l'altro, e raggiunto il Crogiolo.

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.

Calpestò l'ultimo scalino maledicendosi per aver creduto davvero che Merlino le avesse voluto fare un favore. Tra tutte le persone su cui Morgana avrebbe potuto posare lo sguardo una volta messo piede all'interno della stanza... sospirò, certa di non poter tornare sui propri passi senza attirare l'attenzione. Le ricordò la lettera, la pietra e la porta. Inevitabilmente ripensò alla madre, a Ècate e al fastidio che aveva provato nello scorgere l'uscio della propria aula lasciato aperto nonostante le raccomandazioni. Eppure non era stata la disubbidienza, a innervosirla, quanto il pensiero che avesse davvero letto nelle proprie parole il significato che, inconsciamente, lei aveva dato loro. Finse di non essersi guardata attorno e raggiunse la postazione per il disegno, dove afferrò al volo alcuni carboncini, prima di sistemarsi dietro una delle scrivanie libere ed evitare i tavoli, dove altri avrebbero potuto prendere posto. Singolare come abbandonasse sovente disegno e pittura per ricercarli, spesso inconsciamente, nel momento del bisogno. Non lo fai con tutto? La prima punta si spezzò in un tonfo sordo ancor prima di toccare la carta da schizzi acquistata un attimo prima. Era ciò che le succedeva ogni volta che tentava di comportarsi come una persona normale, di fare un passo verso una direzione sconosciuta o inusuale, di concedersi il beneficio del dubbio; almeno il carboncino era stato abbastanza furbo da farlo in tempo.
 
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view post Posted on 21/6/2022, 23:07
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Quel giorno il negozio, con vero piacere di Desmond, sembrava davvero pieno di clienti, infatti il vociare delle persone quasi sovrastava la voce di Miss Corbirock che, pur presente e con parole ben articolate, risuonava leggera nell’aere.
Devo ammettere che Aritmanzia è stata davvero dura, una lezione interessante e che ci ha tenuto incollati ai banchi, quindi dopo questo ultimo sforzo, devo ammettere che mi sto godendo i primi giorni di vacanza.
Quanto sarebbe durato quel momento di spensieratezza? Pochissimo, fin quando Desmond avrebbe esaurito il benessere dovuto al riposo e si sarebbe messo in cerca di qualcosa che non lo annoiasse troppo facilmente.
Sarebbe stata un’estate lunga, lontano da casa, e non aveva ancora comunicato ai genitori che non sarebbe tornato mentre loro si aspettavano un presto ritorno.
Quel pensiero gli fece fare un leggero sospiro, ma non volle minimamente distrarsi, quella giornata doveva essere dedicata alla lettura e niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.
Grazie ancora, e buon lavoro ma non si stanchi troppo.
Salutò Miss Corbirock e cercando di non scontrarsi con i clienti, sarebbe salito verso il Crogiolo che, fortunatamente per lui, era vuoto.
Doveva ammettere che quel luogo, nonostante la presenza di altre persone, era sempre stato rilassante e silenzioso, ma la solitudine, almeno in quel momento, era davvero una manna dal cielo.
Era in una fase in cui non voleva parlare con nessuno e non voleva vedere nessuno, voleva solo concentrarsi su quel nuovo libro babbano che sua madre gli aveva mandato tramite gufo, non le aveva nemmeno scritto per ringraziarla.
Scosse di nuovo la testa a quel pensiero, cercando di cancellarlo, e andò a sedersi nel suo posto, quello che oramai aveva scelto come il su preferito.
Il tavolo a cui si era appoggiato era piccolo, giusto per due persone non di più, ma la sedia scelta puntava verso le scale e verso l’area di disegno. La “colpa” era stata un po’ di Esmeralda visto che quando si erano ritrovati lì, Desmond aveva scelto quel posto per poter osservare la ragazza dipingere e quello era diventato automaticamente il suo posto preferito.
E poi le spalle erano praticamente al muro, sul fondo del locale, così che nessuno potesse sedersi dietro di lui, cosa che irrazionalmente odiava.
Aprì il libro e iniziò a leggere senza farlo però nella sua mente – Quando era solo preferiva farlo a voce alta – ma sussurrando quasi le parole.
Nessuno può sapere, se non dopo una notte di patimenti, quanto dolce e prezioso al cuore e agli occhi possa essere il mattino.
Disse quella frase ad alta voce, rispecchiandosi un po’ nel concetto di notte tormentata, notte insonne, e i primi raggi di sole quasi sembravano una salvezza ma anche una condanna perché voleva dire che Desmond, per un’altra notte, aveva dormito poco e niente.
Forse avrebbe dovuto davvero pensare di andare a parlare con professoressa Fedoryen per chiederle se c’era un rimedio efficace all’insonnia, ma davvero efficace.
Stava per continuare a leggere quando dei passi lo zittirono, sapendo che d’ora in poi, con la presenza di un’altra persona al Crogiolo, avrebbe dovuto leggere in modo silenzioso ma quando spostò lo sguardo per vedere chi fosse salito, rimase sorpreso dal vedere che fosse la professoressa Celebrian.
Non sapeva perché ma era l’ultima persona che si immaginava di vedere lì.
La donna non avanzò alcun saluto e si spostò direttamente nell’area del disegno. Lo aveva visto? Forse no, era andata direttamente nell’area di disegno senza badare a chi c’era insieme a lei. Per un attimo si sentì tremendamente maleducato a non salutare, ma non sapeva perché percepiva da lei un’aura negativa che diceva statemi lontano.
In silenzio tornò ad abbassare gli occhi sul libro e continuò la sua lettura ma un rumore sordo gli fece alzare la testa e posare lo sguardo sulla professoressa che aveva provocato quello strano scricchiolio che riconobbe come un carboncino sbriciolato.
Per un attimo ebbe un flash nella sua mente, durò solo pochi secondi, ma vide se stesso continuare a spezzare le matite che usava per disegnare – Forse avrebbe dovuto mettere quelle come Nontiscordardime invece che il taccuino - senza Un vero motivo, o almeno non un motivo che emergesse nell’immediato.
Buongiorno professoressa, anche lei qui al Crogiolo? Non mi aspettavo fosse iscritta al Club letterario e Artistico di Scribbulus.
Non capì perché aveva parlato dopo aver deciso di rimanere in disparte, ma in fondo Desmond era una persona incoerente che non riusciva a mantenere un pensiero per più di qualche minuto, o semplicemente era stato quel gesto, così simile al suo, a fargli scattare una specie di molla che lo facesse parlare.
È venuta qui per disegnare? Mia madre mi ha mandato un libro babbano e avevo deciso di finirlo qui.
Alzò appena il libro per farle vedere la copertina, da professoressa di Babbanologia sicuramente lo avrebbe riconosciuto, nonostante tutto rimaneva seduto al suo posto con il timore che quel pezzo di carboncino avrebbero potuto volare verso di lui per la sua maleducata interruzione.
 
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view post Posted on 2/7/2022, 09:31
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Annuì convinta in risposta a Desmond, ricordando molto bene la capacità della Professoressa Mandylion di far pendere studenti e studentesse alle sue labbra e, in altri termini, il Corvonero le aveva sottolineato come non avesse affatto perduto la maestria nel catturare l'attenzione anche della classe più disomogenea in quanto a predisposizioni e interessi. Dal canto suo, Eleanor non era mai stata da Eccezionale in Aritmanzia, quindi comprendeva bene quanto potesse risultare ostica come materia. Sorrise quando il ragazzo le disse di star iniziando a godere dei primi giorni di vacanza.
«Fa molto bene a godersi la pausa estiva! E, vedrà, il Castello non cesserà di offrire spunti e stimoli. Se è interessato, immagino che dopo i G.U.F.O. verranno avviati i Corsi Estivi, nel frattempo verrà come sempre attivato lo Studio Intensivo, il Bollettino dell'Astronoma continuerà come di consueto e... be', rimarrà tutto ciò che Hogwarts ha sempre da offrire».
Prima di tornare a dedicarsi agli affari in bottega, si sciolse in un sorriso tenue, per la gentilezza del ragazzo.
«Buon lavoro anche a lei al Crogiolo!».
Prima di essere obbligata a occuparsi del riordino degli scaffali e della pulizia del retrobottega, una chioma fulgida fece capolino oltre la soglia, facendo scampanellare i campanellini posti sull'ingresso.
«Morgana, che piacere! Sto godendo di tutti i suoi contenuti in anteprima, eheh, avrò finito tutti i test prima che il numero venga pubblicato. Non resisto alla sua piuma!».
Glielo confessò con un sorriso quasi colpevole, ma senza pentirsene affatto. Alla sua richiesta, le aveva offerto il Catalogo posto sul bancone color cipria. Vedendola allontanarsi per leggere con calma, le lasciò tutto il tempo impegnandosi in qualche breve mansione, ricontrollando i registri di cassa. Le due, in effetti, non avevano mai avuto modo di conoscersi di più né di scambiare più di qualche convenevole.
«Dunque, le recupero subito tutto! Certamente può utilizzare quello sconto, ha fatto bene a ricordarmelo».
Le rispose, quando l'altra tornò al bancone.
«Sono sette galeoni e sette falci per la Piuma di Augurey, quindici falci per l'Inchiostro Nero, cinque galeoni e sei falci per l'Elementale Bosco, tre galeoni e quindici falci per il Blocco dell'Artista, due galeoni e dieci falci per il timbro e, infine, il set di Ceralacca a due galeoni e tredici falci. Applicando lo sconto del 20%, da ventidue galeoni e quindici falci il tutto viene a costare solo diciotto galeoni e cinque falci. Tre lanci al Gioco della Piuma dell'Oca!».
Mentre parlava, adagiò gli acquisti nella classica busta in carta turchese di Scribbulus e poi da un piccolo scrigno posto sul bancone fece levitare fin davanti a Morgana il dado del gioco, dicendole di procedere quando avesse voluto. Se lanciato da Celebrian, il dado avrebbe mostrato, in ordine: cinque, tre, sei. La pedina si sarebbe mossa a ogni lancio: avanzando di cinque passi, si sarebbe fermata appena prima di raggiungere la Casella Premio più vicina. La sfortuna volle che quella casella fosse infestata da troppe gomme, che cancellarono i progressi di quel lancio, riportandola sulla quindicesima casella. Da lì, Morgana avanzò fino alla diciottesima, ma inciampò e finì arrotolata nelle spire di una Pergamena Prolissa, che la fece scivolare indietro di due. Un ultimo lancio perfetto la allontanò da ogni pericolo: approdò sana e salva sulla casella numero ventidue.
«Certamente, le anticipo solo che al Crogiolo si trova anche uno studente. Se vuole, per sua comodità le posso tenere da parte i suoi acquisti, così che possa recuperare la busta poco prima di andarsene».
Guardando la pedina di Morgana che si assestava sulla casella appena conquistata, la Proprietaria rivolse un sorriso all'altra e le augurò di trascorrere del tempo piacevole al Crogiolo.
 
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Ella distrugge per ricreare


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«Mi fa davvero molto piacere. - Aveva risposto alla proprietaria, accogliendo sempre con un certo entusiasmo qualsiasi tipo di parola fosse in grado di accrescere ulteriormente, se possibile, il proprio ego. - Se vorrà condividere i suoi risultati sarò ben lieta di sapere in quale alcolico e in quale personaggio storico si identifica.» Curiosa com'era avrebbe voluto conoscere i risultati di tutti i lettori. Ricambiando quella gentilezza con una curva delle labbra più sincera la scozzese aveva scelto quanto necessario per rifornire il proprio angolo cartoleria e, dopo aver pagato, s'era dedicata al lancio del dado che tempo prima le aveva fatto vincere il buono sconto presentato a Eleanor quel giorno. La Babbanologa aveva seguito l'avanzare e il retrocedere della propria pedina cercando d'invocare, di volta in volta, il numero necessario a farla capitare su una casella premio ma s'era accontentata di vederla adagiarsi s'uno spazio apparentemente neutro. Dopo averla informata di voler raggiungere il piano superiore fu ben lieta di lasciarle in custodia i propri acquisti. «Grazie, terrò con me solo il Blocco dell'Artista. A più tardi.» Le aveva detto, riflettendo sulle sue parole decisamente meno rispetto a quanto avrebbe effettivamente dovuto.
Aveva salito le scale a condurre al Crogiolo con la convinzione che , quel giorno, chiunque vi avesse già preso posto non sarebbe riuscito, nemmeno volendo, ad attirare la propria attenzione ma, ahilei, Merlino non aveva contribuito a renderlo possibile e quindi se l'era dovuto auto-imporre. Specialmente per ciò su cui lo studente in questione la induceva inconsciamente a rimuginare. Aveva preso posto in silenzio, fingendosi troppo sovrappensiero per guardarsi attorno – e teoricamente era così – ma poi il proprio cervello aveva cominciato a sfogarsi sulla pergamena, seppur in maniera diversa da quella che Morgana era lì per concedergli, e non era riuscita a fare a meno di rivedere nel carboncino stretto nella propria mano la rappresentazione materiale di tutto ciò che, seppur meno letteralmente, le si era frantumato tra le dita. O di ciò che aveva volontariamente distrutto?
Un'Ematite. Ma come cazzo l'era venuto in mente? E il modo in cui l'aveva chiamata a sé, poi? Come se ne avesse avuto bisogno.

A volte chiamiamo dubbi le verità che ci fanno male.

Scosse il capo, cominciando a trascinare sulla pergamena il piccolo pezzo di carboncino rimastole tra indice e pollice, l'unica parte che evidentemente si meritava di utilizzare, ma sul punto di concludere una lunga linea nera per dividerla a metà in maniera più o meno simmetrica la voce del Corvonero minò la propria concentrazione ed ebbe come risultato un tremolante zig-zag alla base del foglio. La strega fissò quel tratto sconnesso per qualche istante di troppo, lo ricondusse a qualcosa di specifico nella propria vita ma non seppe dargli davvero un nome. La cosa riuscì a infastidirla e ad attrarla allo stesso tempo. Un po' come lo studente.
"Non mi aspettavo fosse iscritta..."
Perché avrebbe dovuto? Era ben consapevole di dare l'impressione, almeno il novanta percento delle volte, di non poter avere hobby diversi dal masticare e risputare chiunque le rivolgesse parola nel giorno sbagliato. Ovvero quasi tutti. «Tarabay, giusto? - Gli chiese sollevando lentamente lo sguardo su di lui. Lo salutò deliberatamente nella stessa maniera con cui l'aveva fatto tempo prima in aula, quasi avesse sentito la necessità di cancellare – o fingere, almeno ai suoi occhi, di averlo fatto – il loro precedente incontro. Non s'era esposta quanto aveva fatto con Ècate ma gli aveva comunque lasciato intendere qualcosa; non era certa che fosse riuscito a coglierla, o che fosse interessato a farlo, ma preferì proteggersi evitare qualunque tipo di malinteso. Facendo la stronza, ovviamente. - Tipico degli studenti immaginare i loro professori solamente alle prese con compiti ed esami.» Liquidò in tono piatto, facendo spallucce, e prima che la vera considerazione che avrebbe voluto fare solcasse le proprie labbra. Per quale motivo ti sei fatto delle aspettative su di me? La propria mano continuò a tracciare alcune linee a partire dall'errore commesso per colpa del bronzo-blu, guidate semplicemente dalla conversazione che, come a Morgana parve d'intuire, avrebbe dovuto considerare ormai avviata. Purtroppo?
"È venuta qui per disegnare?" Avrebbe riso, se solo non le fosse toccato giustificarlo per non sembrare pazza. Sembrare? Merda. Era passato tanto tempo dall'ultima volta che aveva sentito la propria mente parlare così tanto. Fortunatamente il suo strano bisogno di farle sapere come mai si trovasse da Scribbulus le diede modo di evitare la domanda, si sarebbe dovuto far bastare l'evidenza: Morgana effettivamente intenta a disegnare. O a provarci. La diciannovenne scontrosa e cinica avrebbe voluto semplicemente rispondergli di quanto poco le fregasse del perché fosse lì a interrompere i propri tentativi di fingere di avere così poco a cui pensare da potersi permettere di trascorrere del tempo in un salottino ma, ovviamente, la docente dovette trattenersi e, a dirla tutta, le risultò più facile dopo aver puntato le iridi cerulee sul libro sollevato da Desmond. «La natura opera in modo da farci sperare, e dunque credere, contro noi stessi, che le cose andranno proprio come dovrebbero, e non come dovremmo sperare che andranno. - Recitò, riconoscendo il classico. Il carboncino si fermò di nuovo, forse consapevole della portata di quella citazione e speranzoso di non dover subire le conseguenze di quell'azzardo. Già una volta, il ragazzo, era stato pericoloso per la direzione dei propri pensieri. Si costrinse a non toccare il Turchese e si schiarì la voce come se niente fosse. - Glielo ha mandato per farla smettere di leggere libri di cucina?» S'era concessa di supporre, ricordando come avesse liquidato l'argomento in aula. E non hai appena reso vana la tua messa in scena sulla dimenticanza del suo nome? «Lo sa che lo scrittore, pur avendovi ambientato il romanzo, non è mai stato in Romania? - Se ne uscì all'improvviso, senza un particolare motivo. O almeno così preferì credere. - E che poco dopo la pubblicazione del libro ha perso il manoscritto originale? È stato ritrovato qualcosa come ottant'anni dopo.» Morgana aveva sempre pensato che uno dei suoi collaboratori lo avesse rubato dopo aver capito l'impatto che il volume avrebbe avuto sulla letteratura del tempo. Rimase a fissarlo per qualche secondo, perfettamente consapevole del fatto che di quell'intervento avrebbe potuto fregargliene tanto quanto alla rossa era importato di cosa stesse leggendo, ma nella propria testa glielo rifilò come punizione per averla interrotta.
 
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view post Posted on 3/9/2022, 23:14
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Desmond, fin da piccolo, aveva cercato sempre di confrontarsi con persone più grandi di lui. Si era reso conto che i suoi coetanei, almeno in tenera età, non riuscivano a stare al passo con lui, avevano interessi diversi che non coincidevano mai con quelli del ragazzo.
I genitori, preoccupati per questa precocità, avevano sempre tentato di trovare qualche amico per il loro figlio primogenito, ma era sempre finita male perché il bambino in questione si allontanava abbandonando Desmond con una scusa qualunque – Quella più usata era che la madre non voleva. – ma la verità era che Desmond era troppo strambo per conformarsi con gli altri.
Dopo una certa età i genitori avevano smesso di provarci e Desmond aveva iniziando a vivere la sua solitudine in santa pace, sotto gli occhi di una madre troppo preoccupata per quel perenne isolamento.
Lui stava bene così, riflettendo su quel periodo, si rendeva conto che le cose che faceva erano veramente strane e in parte capiva i bambini che si erano allontanati.
Le cose, con il passare del tempo, non erano affatto migliorate e solo ora, arrivato in piena adolescenza, si era fatto degli amici che si potevano contare sulla punta delle dita.
Parlare con i professori, di un argomento che non fosse la loro materia, era strano perché per lui era come varcare una specie di confine, una linea che essi stessi avevano creato e che raramente gli studenti sorpassavano di molto.
Annuì quando la professoressa Celebrian chiese il suo nome, di nuovo, anche se gli sembrò strano visto quante volte lo aveva ripetuto a lezione, anche per togliergli dei punti, ma ci passò sopra perché sapeva quanti nomi e cognomi dovessero ricordare i professori ogni giorno.
Desmond doveva imparare a stare zitto, a tenere le cose per lui, e se proprio doveva dirle, doveva farlo con un certo garbo, una forma diversa dal suo pensiero.
Oh ma io non penso che professori, in generale, non abbiano passioni, anzi, ma non immaginavo lei alle prese con carboncino e matite colorate.
Maledizione, perché non si tagliava quella lingua lunga che aveva?
Perché, la professoressa Celebrian non poteva essere appassionata di disegno e pittura? Era una cosa strana? No, non lo era affatto, anzi, percepiva un caldo piacere a immaginare di condividere una passione con lei, ma nonostante non l’avesse giudicata frettolosamente, non se la immaginava sporca di carboncino sulle mani o sul viso mentre provava a disegnare qualcosa.
Errore suo!
Visto che aveva letto la maggior parte del libro di recente, poté ricordare bene la citazione tratta da esso. Era stupido pensare che la professoressa di Babbanologia non conoscesse uno dei libri classici babbani.
"La vita è solo l’attesa di qualcosa di diverso da quello che stiamo facendo; e la morte è tutto quello che giustamente possiamo aspettarci.”
Rispondere in quel modo gli sembrò strano, stavano comunicando con le citazioni? Dietro la scelta di quelle frasi si nascondeva un altro significato?
Per Desmond, in verità, quella scelta non era stata casuale, era venuta tutta dal loro primo incontro in aula, dove si erano accorti che condividevano altro oltre la passione per il disegno.
Un pensiero fugace era passato veloce nella sua mente, troppo veloce per riuscire a fermarlo, a marciarci sopra, ma era meglio così, certe cose uno studente non doveva pensarle.
Doveva chiudere quel pensiero e metterlo in un cassetto, lontano, in un angolo polveroso e pieno di ragnatele, insieme ad altre cose inutili.
Forse, teme che prima o poi la mia fame di pratica trovi sfogo in qualche modo e che io rischi di incendiare qualcosa arrecando danni ad altri.
Che figura ci avrebbe fatto la mamma di Desmond se il figlio avesse commesso un tale atto di vandalismo solo perché voleva cucinare?
Non era possibile che il cognome dei Tarabay si accostasse ad un guaio tale.
No, sinceramente non lo sapevo ma come sempre lei mi illumina con le sue conoscenze. Mi chiedo quante altre cose sa di questo libro che io non conosco? Ad esempio… Spudorato, sfacciato e un gran maleducato, così lo definirebbero molti, mentre si alzava dal suo tavolo con il libro in mano e a lunghi passi raggiungeva il tavolo della professoressa sedendosi proprio di fronte a lei.
…pensa che un antieroe come Dracula, un uomo guidato solo dalla sete di sangue, dalla sua fame, possa mai avere qualcuno accanto che lo accetti? Nonostante sia un mostro, uno che uccide le persone per sopravvivere, possa essere giustificato?
Perché rivolgeva quelle domande proprio a lei? Perché sentiva che in esse ci fosse qualcosa di personale? Preso da…da qualunque cosa fosse…neanche si era accorto che si era seduto davanti a lei invadendo il suo spazio personale.
La professoressa era venuta lí per disegnare qualcosa in pace, come faceva spesso lui, e ora si ritrovava molestata in un certo senso, da un suo studente, di certo non era da invidiare.
 
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view post Posted on 20/9/2022, 21:57
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Se quello del ragazzo aveva voluto essere un tentativo di rimediare a quanto detto non gli era riuscito troppo bene, anzi. "Non immaginavo lei..." Era pure peggio.
Non che Morgana si fosse mai impegnata affinché gli altri riuscissero a notare determinati lati di sé, in fondo il proprio carattere s'era plasmato attorno all'esigenza di nasconderli, ma il suo commento la portò a credere che, quel giorno si fosse semplicemente dimenticato di chiudere la porta. Nient'altro. Doveva essersi fermato a ciò che qualsiasi altra persona - di quelle che la Babbanologa era solita evitare - si accontentava di vedere: non aveva l'empatia di Erick, l'intuito di Vivian o il pensiero brutalmente critico di Ilay. Per un istante, fulmineo e pressoché inafferrabile, ne rimase quasi delusa; fu allora che si rese conto di averla avuta, qualche aspettativa. Scuotendo appena il capo, più per la piega presa dai propri pensieri che per le parole del ragazzo, aveva lasciato perdere il carboncino e sollevato le iridi cerule su di lui soppesandolo con lo sguardo. «Mh. - Aveva inclinato appena il capo verso sinistra cercando di capire chi dei due avrebbe messo più in difficoltà la risposta suggerita d'istinto dalla propria mente. - E come mi immaginava?» Avrebbe voluto chiedere perché, in realtà, e ovviamente quella consapevolezza le aveva fatto impercettibilmente arricciare il naso dal nervoso.
Non vantava alcuna empatia, e a pensarci bene nemmeno con le prime impressioni se la cavava benissimo, e per quanto si fosse ripromessa di smetterla di analizzare coloro con i quali si ritrovava ad avere a che fare non l'era stato possibile evitarlo quando Desmond aveva cercato riparo nella propria aula. E non era riuscita a farne a meno nemmeno in quel momento, incapace di comprendere il motivo per cui le si era rivolto nonostante le circostanze gli avessero concesso la scappatoia dell'indifferenza. Non l'era sembrata una persona particolarmente espansiva, che avesse imbastito una conversazione semplicemente per passare il tempo le sembrò improbabile, dal momento che si trovava lì da solo, di nuovo, quindi perché rischiare di ritrovarsi da un momento all'altro nel bel mezzo della tempesta di cui era certa d'incarnare la quiete a precederla? La citazione che aveva ricevuto in risposta aveva rischiato di minarla prima del tempo.
Lui aveva di nuovo infilato le mani in tasca, lei se l'era di nuovo portate al collo. In quell'occasione, però, l'aveva fatto lei per prima. Era stata quella l'impressione che aveva avuto quando s'era ritrovata a riflettere sul passaggio recitato dallo studente, che si stessero di nuovo dicendo qualcosa; quel pensiero l'aveva urtata e incuriosita allo stesso tempo. Non sarebbe mai stata capace di comprendere la maniera con cui la propria mente la costringeva ad approcciarsi al mondo, perché non fosse in grado di accettare la semplicità delle cose e considerare l'ovvio, per quale assurdo motivo sembrasse godere al pensiero che dietro ciò che le capitava si nascondessero intenzioni e ragioni differenti da quelle palesi. Se il carboncino si fosse trovato ancora tra le proprie mani si sarebbe spezzato di nuovo.
I timori di sua madre erano passati in secondo piano, oscurati sia dalle proprie riflessioni sia dalla necessità di non pensare alla propria, e gettarla sulla chiacchiera l'era sembrato il modo migliore per scrollarsi di dosso l'orribile sensazione che l'era serpeggiata nel petto rendendosi conto di non riuscire a inquadrare il Corvonero.
Desmond era un cristallo che, d'istinto, avrebbe voluto nella propria collezione ma che, riflettendoci, non sarebbe riuscita a sistemare su nessuna mensola senza comprometterne l'ordine cromatico.
Si destò da quel pensiero giusto in tempo per vederlo avvicinarsi e maledirlo, maledirsi e rimpiangere il momento in cui aveva deciso di fingere d'essere una persona normale con abitudini normali, e prima che il proprio sguardo potesse intimarlo di non osare oltre si trovò costretta a ritrarre appena le gambe accavallate sotto il tavolo per far posto alle sue. Sulla mensola, alla fine, si era imposto. La sua domanda la colpì in faccia, letteralmente, e nonostante il sopracciglio destro inarcato in un'espressione palesemente confusa per quello slancio di confidenza, sentì un viscerale bisogno di rispondergli; anche l'avverarsi del macabro desiderio che nutriva Morgana l'avrebbe aiutata a sopravvivere, poteva essere giustificata? L'avrebbe accettata qualcun altro oltre il proprio riflesso allo specchio? E solo a quello specchio?
«Secondo me si sta ponendo la domanda sbagliata. - Sentì guizzare il marcio sotto la pelle, l'esasperazione di una vita intera passata alla ricerca dell'approvazione di qualcuno che non si meritava nemmeno di respirarle accanto. Svanì il pensiero di Ècate, il disagio dovuto all'improvvisa vicinanza del ragazzo e, per un attimo, anche il velo di lucidità con cui era solita mascherare la scintilla d'instabilità ad accenderle lo sguardo. Poggiò le spalle allo schienale, i polpastrelli tracciarono le linee nere sulla pergamena sfumandole tutte lateralmente in una sorta di aurora boreale orizzontale. - Si è mai chiesto se uno come lui voglia davvero che qualcuno lo giustifichi? O che lo accetti? - S'inumidì le labbra con la punta della lingua, ricordò il momento in cui l'aveva fatto convinta che le si fossero macchiate di cremisi. - Come ha detto lei, è guidato unicamente dalla sete di sangue. Gli interessa soddisfare se stesso, non le aspettative altrui... non cerca approvazione ma morte. - Non si rese nemmeno conto di aver sostituito i polpastrelli alle unghie, graffiando il foglio. - Crede che non sarebbe disposto a sacrificare anche coloro che giustificano il suo metodo di sopravvivenza pur di continuare a farlo? - Lei lo aveva fatto. - Non si è mai davvero sazi. - Perché nemmeno reggendo la sua testa si sarebbe sentita davvero in pace. Ritirò le dita, palesemente sovrappensiero, osservando per un istante ciò che restava dello schizzo eseguito poco prima; tra quei tagli percepì i propri sanguinare un po' di più. - L'accettazione prevede redenzione... - Riprese, agganciando nuovamente il suo sguardo. - ...ma si può considerare una colpa da espiare, la nostra natura?»
 
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view post Posted on 21/9/2022, 13:25
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Desmond era venuto in quel posto per avere un attimo di pace. Si era accorto che quando metteva piede nel Crogiolo, aveva la capacità, seppur per poco tempo, di lasciare i suoi demoni sulla soglia dei gradini che portavano a quello spazio che poteva considerare la sua comfort-zone.
Era lì per fermarsi un attimo, per respirare quell’aria pulita che non aveva la capacità, purtroppo, di dissipare il fumo nero che aleggiava dentro di lui, ma almeno era un breve periodo di tempo, in quel luogo, poteva definirsi una persona normale.
Quando era uscito dal Castello e aveva messo piede da Scribbulus, non avrebbe mai immaginato di avere un confronto, il secondo, con la professoressa di Babbanologia.
Durante quell’incontro in classe si erano detti e non detti molte cose, al Corvonero ci erano voluti giorni per metabolizzare il tutto, e vederla di nuovo in uno spazio che, un po’ egoisticamente, considerava suo, gli faceva provare una strana morsa allo stomaco che non sapeva identificare.
Era entrato nel suo mondo, nella sua aula di Babbanologia, lo aveva fatto cercando di muoversi piano e in silenzio, invece lei era entrata qui e lo aveva fatto come un uragano, scuotendo se stesso in modi che non sapeva spiegare.
Non sapeva perché, ma una parte di sé gli diceva di stare lontano dalla Celebrian, gli consigliava di mantenere il rapporto freddo e distante, come quello di un alunno con la sua professoressa, ma quella parte era troppo piccola per essere ascoltata.
Quindi Desmond aveva lasciato il suo posto al tavolo, lasciando lì tutto il materiale che avrebbe usato per il suo disegno, dopo la fine della lettura del libro, per sedersi di fronte a lei senza pensare che questo, forse, non sarebbe stato consono.
“E come mi immaginava?" gli chiese. Si fece quella domanda nella testa, chiedendosi se doveva mentire e portare rispetto per il rapporto professoressa/alunno o dire la verità esponendo, senza alcun filtro, il suo pensiero. C’era una linea di confine, la immaginava di fronte a lui e che divideva a metà il tavolo a cui erano seduti, non sapeva cosa sarebbe accaduto se mai avesse oltrepassato quella linea, ma Desmond era oramai conosciuto per non saper rispettare alcune regole, quindi decise che avrebbe detto la verità alla professoressa, rischiando sicuramente qualche sguardo d’ira, o peggio.
Mi chiede come la immagino? Vuole sapere la verità? Non le diede tempo di rispondere.
Certo che vuole sapere la verità, che domanda sciocca.
Eppure gli venne qualche sospetto che la professoressa avrebbe apprezzato anche una bella bugia.
La immaginovo sola, nel suo ufficio, contornata da cristalli di ogni tipo nella speranza che il loro potere faccia davvero effetto su di lei. Immagino qualche cristallo di Ematite, ottima per l’ansia derivata da pensieri ossessivi, immaginavo della selenite, che serve per la ricerca della serenità e infine l’immancabile turchese, sparso un po’ dappertutto.
Immaginavo ancora il suo ufficio pieno d’incenso, che aiuta a purificare le pietre da tutta la negatività a cui sono esposti quotidianamente.
E comunque vorrei dirle che mi sono spiegato male, io intendevo che non immaginavo che lei venisse qui, in questo luogo, ma no che non fosse un’artista.
Immaginavo solo che i suoi disegni desiderasse farli rimanere privati, timorosa che essi potessero rivelare qualcosa di lei, che qualcuno, vedendoli, riuscisse a carpirne davvero il significato.
Gli artisti sono molto gelosi dei loro lavori, lo capisco, lo sono anche io con i miei scritti.

In fondo lui non amava far leggere i suoi scritti, nessuno lo aveva fatto fino ad ora, erano troppo privati, a differenza dei disegni che, per quanto fossero parte di lui, non riuscivano ancora a mostrare il suo vero io, per fortuna.
La immaginavo scervellarsi per la prossima lezione di Babbanologia, immaginavo correggere i nostri compiti con gli occhi al cielo per errori davvero banali e immaginavo che alla fine di tutto questo lei trovi pace nel silenzio più assoluto, anche se il silenzio è sempre troppo rischioso perché si sentono i nostri pensieri ad alta voce.
Aveva parlato di lei o di sé stesso? Non lo sapeva, per un momento sembrava che le loro due figure si mischiassero e diventassero qualcosa di indefinito.
Aveva parlato troppo? Era certo di averlo fatto, ma non era riuscito a trattenere i pensieri, perché dopo quel primo incontro aveva iniziato a pensare alla professoressa e a tentare di capirla, con tutte le difficoltà che la situazione comportava.
Ma questa è solo la mia fervida immaginazione. Sicuramente mi sbaglio.
No, non pensava di aver sbagliato ma in fondo lui era solo uno studente, e provocare l’ira di una professoressa con la sua lingua troppo lunga, non era affatto una cosa da fare, ma non era riuscito a resistere e aveva tirato fuori quel groppo che aveva in gola senza nessuna remora.
Intanto la professoressa aveva iniziato a rispondere alle sue domande riguardo al protagonista del libro, lo stava facendo lasciando che le dita seguissero una linea sul foglio, sostituendo il carboncino che si era appena spezzato.
Il Corvonero in silenzio ascoltò ciò che pensava, i suoi dubbi, le sue domande e nella sua testa si stavano palesando subito le risposte ma anche altre mille domande riguardanti lei.
Che si identificasse con il mostro? L’aspetto fisico notevole della professoressa, non mascherava un animo tormentato. Se n’era accorto dagli occhi che, nonostante fossero chiari e luminosi, avevano perennemente un velo di tristezza che cambiava quasi i connotati alla donna.
Ora toccava a lui rispondere ai suoi quesiti, e lo fece nello stesso modo in cui lei lo aveva fatto.
Passò quella linea di confine immaginaria, afferrando il foglio che poco istanti prima lei aveva avuto fra le mani.
Lo girò per averlo di fronte nella direzione giusta e iniziò a lisciare con le dita nel punto della le unghie erano state troppo impetuose e avevano provocato dei tagli.
Aggiustò il foglio, alla bene e meglio, per poi afferrare il carboncino spezzato e iniziare a disegnare linee più nette sulle sfumature che lei aveva appena fatto.
Non penso che Dracula cerchi approvazione, ha ragione non vuole essere giustifcato perché sa quello che è, per lui è la normalità togliere la vita per proseguire la sua ma ci vedo comunque tanta malinconia in un personaggio come il suo.
Non vuole l’approvazione di tutti, ma magari cerca disperatamente quella persona che lo accetti per quello che è, senza dover per forza cambiare o adattarsi.

Lei aveva creato le sfumature, lui stava creando le linee nette per completare quella strana Aurora boreale e sugli strappi disegnava senza cambiare rotta, come se il foglio fosse completamente intatto.
Gli dei dell’Ogdoade, erano otto divinità egizie, quattro maschi e quattro femmine, esse esistevano prima di tutte, in un caos che sembrava eterno.
Ma le otto divinità, anche se diverse fra loro, riuscivano ad essere in armonia e in simbiosi.
Nun e Nunet erano le acque primordiali, Kuk e Keket, l’oscurità, Huh ed Huhet, l’illimitatezza e Amon ed Amonet, l’invisibilità.
Insieme crearono cose stupende, l’una non poteva vivere senza l’altro e viceversa e solo quando erano insieme riuscivano a consentire al sole di sorgere proteggendolo ogni volta che esso calava.

Completò il disegno e lasciò il carboncino ritrovandosi le dita sporche di nero, ma per lui non era un problema.
Voltò il foglio e lo fece tornare al suo posto, di fronte alla professoressa.
Questo per dire che, per gli dei o per i mostri o per i semplici esseri umani, esiste la metà della mela. Purtroppo è raro trovarla, non abbiamo voglia di impegnarci, è più facile abbandonarsi alla solitudine o accontentarsi.
Solo in quel momento alzò gli occhi verso di lei, fino ad ora erano stati fermi, quasi bloccati, sul loro disegno.
 
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view post Posted on 11/10/2022, 21:26
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Morgana non seppe dire con certezza se avesse terribilmente sottovalutato il suo pensiero analitico o semplicemente sopravvalutato il suo istinto di sopravvivenza ma una cosa le fu chiara da subito: avrebbe dovuto alzarsi da quella maledetta sedia prima che il pugno che s'era scoperta a stringere sotto il tavolo, lontano dallo sguardo di entrambi, trovasse la strada per la sua faccia.
S'era pentita di avergli rivolto quella domanda non appena era stata in grado di cogliere un guizzo di cambiamento nei suoi occhi: aveva preso una decisione che non le sarebbe piaciuta e sembrava averlo fatto piuttosto volontariamente. Una parte di sé aveva desiderato andarsene prima d'udire una sola parola ma l'altra, quella che ebbe la meglio, l'aveva convinta di meritare di bruciarsi nelle fiamme che aveva creduto di poter alimentare e domare.
Non era riuscita nemmeno ad apprezzare il fatto che, dopo la loro prima chiacchierata, avesse approfondito le sue conoscenze cristallomantiche anzi, in quel momento – se possibile – l'aveva fatta infuriare di più. L'Ematite l'aveva costretta a pensare a Ècate e a quel gesto talmente stupido da darle il vomito solo a ripensarci, il Turchese le aveva ustionato la pelle non appena s'era reso conto di essere stato nominato contro di lei; era stato così che la Babbanologa aveva interpretato quell'ultima affermazione, un colpo basso che non aveva alcuna intenzione di incassare.
Lei, come l'idiota che era evidentemente diventata per colpa dell'improvviso senso di responsabilità verso gli studenti che l'aveva investita da quando s'era seduta dietro una cattedra, gli aveva mostrato il proprio ciondolo per autoconvincersi aiutarlo a credere di non essere il terribile essere umano che pensava e lui le aveva sbattuto in faccia quello che non riuscì a fare a meno di considerare l'ennesimo errore.
Se qualcuno stava cercando di farle capire di star gestendo la situazione in modo sbagliato c'era appena riuscito.
Le aveva dato fastidio tutto di quella risposta: dal modo in cui sembrò presumere che potesse essere sufficiente uno sguardo per capire lei o i propri disegni al fatto che non fosse solo immaginazione, la sua. Soprattutto questo. Nonostante concordasse con lui sulla pericolosità del silenzio, in quel momento Morgana avrebbe preferito di gran lunga perire sotto il peso dei propri pensieri che sentire un'altra delle sue stronzate.
«Dovrebbe leggere meno.» Soffiò fuori dai denti, concordando sul fervore della sua immaginazione. A quel punto avrebbe voluto aggiungere un altro miliardo e mezzo di parole, molte sarebbero state imprecazioni e minacce ma non era certa che sarebbe riuscita a evitare di tirare fuori la bacchetta, se avesse cominciato, e poi... "tu fai di tutto per apparire impeccabile, per sembrare inossidabile e sempre perfetta agli occhi di chiunque perché vuoi renderti inattaccabile". Restò incollata alla sedia, lo sguardo fisso in quello dello studente, quasi intimandolo di abbassare il suo.
Lei aveva ragione e lui torto, lei era realtà e lui finzione. Tutto ciò che aveva pensato e detto lo era.
"Magari mi sbaglio."
Sì, cazzo. Sì. Come sbagliò la scozzese a mandare avanti quella conversazione come se non fosse appena stato oltrepassato il limite del proprio autocontrollo.
"La immaginavo sola..."
"Non vuoi che gli altri ti stiano alla larga..."
"Timorosa che essi potessero rivelare qualcosa di lei..."
"Temi di rimanere ferita dalla pochezza delle persone..."
No. NO. Nononono. Non sarebbe successo di nuovo, l'ultima volta che qualcuno l'aveva fatta sentire tanto esposta, e incazzata, s'era portato via l'ultima briciola di verità ch'era stata disposta a condividere; per Desmond non ce n'era più.
Non sarebbe stato giusto che ci fosse, né per se stessa né per i loro ruoli. Non ti conosco. Non mi conosci.
Il modo in cui cercò di rimediare a quanto il proprio nervosismo aveva causato alla pergamena, quasi con la presunzione di poterci riuscire, le fece accartocciare le vene sotto pelle; ogni carezza o linea su quel foglio fu una frustata sulla propria schiena, la punizione in seguito a uno sbaglio.
Morgana non era fatta per il lieto fine e il Corvonero sembrava cercarlo disperatamente: in Dracula, negli Dei dell'Ogdoade, nei tagli sulla pergamena e, attraverso di essi, anche nella strega. Se fino al allora il proprio viso era rimasto pressoché impassibile, come se la sua sola presenza non stesse ormai mettendo alla prova la propria sanità mentale, a quel punto alzò un muro di ghiaccio tra loro. Sollevò le iridi cerulee dal foglio con cattiveria, non con odio o sdegno, ma con vera e propria perfidia. Se la prima volta aveva desiderato fargli male per riversare su altri il proprio dolore, e lui era stato semplicemente lo sfortunato che s'era ritrovata davanti, quel giorno la freccia della propria oscurità non avrebbe voluto perforare nessun altro.
«Cazzate. - Biascicò, appropriandosi nuovamente della pergamena e accartocciandola nella propria mano destra con un unico gesto; mentre la sinistra continuava a imprimere le mezzelune delle unghie nel palmo la gemella distrusse qualunque cosa buona lui pensasse di aver fatto. - Ciò che è semplice è abbandonarsi all'idea che una metà esista, che prima o poi si sia destinati a trovarla. Non è così. - Sentenziò senza sbattere le palpebre. - Le mele a metà marciscono prima di riuscire a farlo, signor Tarabay, le uniche che sopravvivono sono quelle che, intere, non si dividerebbero per nessuno. - Con uno sguardo si assicurò che capisse di rientrare in una categoria diversa dalla sua. Qualunque cosa credesse di aver capito o di aver avuto il permesso di dedurre non poteva essere reale: dentro, probabilmente, nascondeva più vermi che polpa ma la propria buccia era tutt'altro che spaccata. Arrestò lì qualunque passo avanti avesse creduto di aver mosso in propria direzione, lo rimise a posto. Si rimise a posto. La sedia strisciò rumorosamente sul pavimento e le proprie dita rilasciarono il foglio stropicciato, simbolo dell'unica fine che avrebbe potuto avere qualsiasi cosa avessero condiviso. Si alzò, dandogli le spalle. - Le auguro di marcire prima di scoprire quanto faccia schifo l'illusione.» Non si voltò più indietro e scese le scale della bottega, diretta verso il piano inferiore. Ritirò i propri acquisti da Eleanor, che salutò rapidamente con il sorriso più tirato della storia dei sorrisi tirati e, riaffacciandosi su Diagon Alley, si rese conto di aver trattenuto il fiato fino a quel momento.
 
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view post Posted on 12/10/2022, 16:45
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Aveva osato, cazzo se aveva osato. Per una volta, forse una delle pochissime, aveva tolto il filtro bocca-cervello e aveva fatto uscire tutti i suoi pensieri come uno fiume in piena, anche se in questo caso si potevano paragonare più ad un conato di vomito impossibile da trattenere. Aveva detto tutto ciò che pensava di lei, di quella professoressa che l’aveva affascinato, almeno al primo impatto, grazie ad una capigliatura decisamente interessante, soprattutto il suo colore, ma poi erano subentrate altre cose che in quel momento non voleva pensare. Piano piano era subentrata l’ammirazione per la determinazione sulla scopa durante gli allenamenti e le partite di Quidditch, la risolutezza a lezione e quella piccola cosa in comune che aveva scoperto avere con lei durante la loro precedente conversazione. Aveva messo in pausa tutto questo e aveva vomitato ogni pensiero sapendo bene che la sua reazione avrebbe potuto essere decisamente negativa.
Razionalmente si dava dello sciocco, non si poteva sorpassare quella linea immaginaria creata fra professori e studenti, non ci si doveva nemmeno avvicinare al suo confine, invece Desmond aveva proprio sfondato quel muro che l’etica morale aveva alzato e lo aveva fatto nel peggiore dei modi, eppure non si pentiva. Perché avrebbe dovuto mentirle e far sembrare la sua risposta quasi una sviolinata nei confronti di una professoressa? Perché avrebbe dovuto tenere quel pensiero per lui quando era stata lei stessa a chiedergli di dirle come la immaginava? No, Desmond non riteneva di aver sbagliato, dire la verità non è mai un errore anche se lo sguardo di fuoco della professore Celebrian gli faceva intendere altro.
Si rese conto di aver smesso di respirare nell’attesa della sua reazione, avrebbe anche potuto attraversare quel tavolo e fargli arrivare uno schiaffo in pieno volto per la sua insolenza, avrebbe potuto facilmente togliergli dei punti – Altri? – per quella sfacciataggine con cui aveva risposta, avrebbe potuto fare di tutto ma il Corvonero lo avrebbe accettato. A volte la verità spaventava e le persone reagivano in modo diverso, avrebbe accettato ogni sua reazione, anche se negativa. Per un attimo si morse il labbro inferiore, un attimo che durò tantissimo, come se il tempo fosse rallentato e tutto si fosse bloccato attorno a loro. La professoressa di Babbanologia non reagì come si aspettava, quasi sembrò non avesse alcuna reazione, disse solo la sua sul paragone della metà della mela, tralasciando tutto ciò che aveva detto prima. Lo aveva fatto di proposito? Non voleva parlarne perché ci aveva preso? Non lo sapeva, percepiva solo un vento gelido provenire da lei, quello sguardo glaciale gli metteva quasi i brividi e temeva che qualcosa si fosse irrimediabilmente rotto. Ma in fondo, fra loro, c’era qualcosa al di là del rapporto Professore-Alunno? No. Quindi cosa si doveva rompere? La professoressa iniziò a raccogliere le sue cose facendo capire che da lì a pochi secondi sarebbe andata via. Il disegno che aveva cercato di riportare alla vita fu di nuovo stropicciato e accartocciato, sicuramente avrebbe fatto una brutta fine.
Ora come ora, la cosa migliore, sarebbe stato rimanere in silenzio, salutarla educatamente e lasciarla andare ma più si mordeva il labbro inferiore per evitare di parlare, più faceva fatica a trattenersi.
Non è così. La mezza mela marcisce se non ci si prende cura di essa. Si può aggiungere del limone, si può mettere una pellicola trasparente o ancora meglio si può mettere sottovuoto e ci possono fare tante altre cose per preservarla, non per forza deve marcire.
Alzò appena le spalle perché sapeva di aver detto una cosa ovvia, ma quella era solo una metafora che voleva dire altro. Il volto di Desmond era serio, sembrava quasi turbato non dalle parole della professoressa, in fondo la sua era solo una visuale pessimistica dei rapporti umani, ma da ciò che percepiva da lei,, era come se quella porta che aveva tenuto leggermente socchiusa l’ultima volta, si fosse chiusa del tutto sbattendo con forza.
E comunque, se vogliamo dirla tutta, anche le mele intere marciscono.
La donna si era già alzata e si stava allontanando per prendere le scale che l’avrebbero portare al piano di sotto e poi fiori dal negozio. Desmond non rispose alla sua ultima affermazione, evitandola come lei aveva evitato il discorso di prima, ora erano pari.
Arrivederci professoressa Celebrian, passi una buona serata. Ci vediamo domani a lezione.
La salutò normalmente, anche se quel saluto aveva un non so che di amaro, come se si fosse concluso un altro capitolo della sua vita, un capitolo che non sapeva nemmeno di aver iniziato. La lasciò andare, in silenzio, senza rincorrerla per chiederle scusa per ciò che aveva detto. Era certo che, senza la sua presenza, lei sarebbe rimasta qui, tranquilla a disegnare, invece le cose erano inevitabilmente cambiare. Socchiuse per un attimo gli occhi e in un terribile scatto di ira diede un pugno forte al tavolo a cui era ancora seduto, a cui prima erano seduti entrambi.
Dannazione!
Imprecò e non avendo voglia di rimanere un altro minuto lì, si alzò dalla sedia per seguirla. Salutò gentilmente Miss Corbirock e quando uscì dal negozio vide che la professoressa Celebrian aveva girato a sinistra, la vide scomparire alla sua vista e lui girò automaticamente a destra per far ritorno al castello.
 
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