Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

XIX Lezione di Difesa Contro le Arti Oscure

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view post Posted on 16/12/2020, 18:53
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Il momento di mettersi in gioco per fortuna arrivò e nella maniera che si aspettava, ma di cui aveva paura. I ricordi felici non erano il suo forte, sicuramente uno di grande intensità sarebbe stato difficile da ricercare. Come poteva sapere poi se un ricordo era intenso abbastanza? La professoressa mi avrebbe sicuramente aiutato, ma avrebbe dovuto fare una ricerca preliminare per evitare di essere corretta. Chiuse gli occhi e le si riproposero nella testa vari scenari.
Primo fra tutti la sua prima candidatura al ruolo di cacciatrice per la squadra di Serpeverde. Sicuramente era un ricordo felice, ricordava perfettamente tutto nei minimi particolari e ripensandoci le nasceva un sorriso sulle labbra, ma qualcosa dentro di sé le disse Lara Jean, non va sicuramente bene, puoi fare di meglio.
Allora si rimise a pensare, arrivando al ricordo della ricezione della lettera di Hogwarts: era l'unico ricordo di un abbraccio ricevuto da suo padre e da un commento poco sprezzante da sua madre, che le aveva riservato un "almeno ci hai risparmiato il disonore di un magonò in famiglia". La reazione di suo padre creava scompiglio nella sua pancia, ma non pensava fosse abbastanza. Infatti Lara Jean, insomma, pensa!
Era proprio quello che stava cercando di fare. L'acquisto di Anuck, di Finn o di JJ? Sei fuori strada. La scoperta di essere stata smistata in Serpeverde e quindi di non aver deluso la sua famiglia? Assolutamente no. E fu allora che un ricordo si sbloccò nel suo cervello: avrebbe giurato di aver sentito un sonoro TAC dentro alla sua testa, prima di vedere le immagini scorrere dietro le sue palpebre chiuse. Avrebbe quindi aperto gli occhi e atteso che la professoressa Riddle arrivasse vicino a lei prima di parlare e cercare di spiegare quello che aveva visto, quello che ricordava.

"Lara Jean Wilson di Serpeverde, professoressa. Non so se è davvero un ricordo, quindi non so se vale, ero talmente piccola da averlo rimosso dalla mia testa. -avrebbe abbassato la voce, prima di lanciarsi nel racconto in modo che solo la professoressa avrebbe potuto sentirla- Le immagini sono abbastanza sfocate, ma ricordo di essere fuori dalla tenuta dei miei nonni paterni, ho un forte legame con loro, e stavo giocando con mio nonno, che mi stava insegnando ad andare su una scopa. Ricordo bene la sua risata, le ammonizioni di mia nonna da lontano che ci diceva di stare attenti, il calore del sole sulla pelle e la brezza leggera. Poi sento anche la mia risata, più in sottofondo rispetto agli altri rumori. Vede, anche se non ricordo nitidamente l'immagine, quando ci penso sento come un fuoco in mezzo al petto e mi viene da sorridere. Pensa che possa andare bene?"

Avrebbe guardato la professoressa in attesa, sperando che quel ricordo fosse adatto, più che altro perché non riusciva a pensarne altri più intensi.

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view post Posted on 16/12/2020, 19:57
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ghuy'cha'

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La direzione presa dalla lezione seguì la ricerca che aveva effettuato con Trish poco tempo prima in biblioteca, non poteva che esserne contento. Fu un pò meno contento nell'apprendere che avrebbe dovuto condividere il suo ricordo felice con la professoressa e il resto della classe, perchè come lui riusciva a sentire quello che dicevano gli altri (almeno i più vicini o chi parlava troppo ad alta voce) anche loro avrebbero potuto sentire il suo. Non aveva nessuna intenzione di condividere con gli altri qualcosa di cosi personale.
Si inclinò avvicinandosi a Trish bisbigliando < non ho nessuna intenzione di far sentire gli affari miei agli altri, lo scriverò su pergamena e lo farò leggere alla Riddle >.

Fortunatamente aveva già pensato un ricordo felice dopo aver terminato la ricerca in biblioteca. Aveva valutato se il bacio durante Halloween fosse forte abbastanza e sicuramente lo era ma riteneva ce fosse troppo "fresco", ancora presente, non un ricordo ma qualcosa di vivo ancora adesso. Prese la pergamena ed iniziò a scrivere quello che aveva pensato.

Il ricordo felice che avevo intenzione di utilizzare è qualcosa che mi riporta a quando ero bambino. Le domeniche pomeriggio invernali i nonni ci raggiungevano a casa e mia madre preparava la cioccolata calda. Ricordo benissimo che attendevo con ansia ogni domenica perchè mio nonno ci raccoglieva tutti vicino al fuoco e iniziava a raccontare favole e storie mentre l'odore e il sapore della cioccolata mi avvolgeva. Con me c'erano i miei due fratelli e tutti e tre ascoltavamo rapiti il nonno. Ridevamo e l'atmosfera era bella, felice, accogliente. Crescendo non si sono più ripetuti quei momenti e quelle poche volte, come in questo caso, che riporto alla memoria quei pomeriggi sento ancora la pace e la contentezza di allora.

Naturalmente non scrisse tutti i particolari, non pensava fosse quello il momento giusto, ma sperò che tanto potesse bastare alla Riddle per dare un giudizio sulla bontà del ricordo o meno. Prima di alzare la mano spostò la pergamena verso Trish dicendogli di dare una lettura non per avere un giudizio ma semplicemente per fargli leggere il suo ricordo.
Quando l'insegnante fosse passata vicino al banco avrebbe spiegato del perchè aveva scritto quelle righe senza volere dire ad alta voce il suo ricordo sperando che accettasse comunque di dare il suo parere.
 
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view post Posted on 16/12/2020, 20:52
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La lezione era proseguita, eppure Alex era rimasta ferma con la mente ai suoi quindici punti ottenuti col suo intervento. Per qualcuno sarebbero sembrati una stupidaggine, eppure in lei si era acceso qualcosa: riuscire a combattere i suoi timori dell'esporsi eccessivamente e, grazie a questo, poter contribuire all'ottenimento di punti per la sua Casata, per la Mendes significava molto. Era ora di continuare su quella strada.
Questa volta non avrebbe guadagnato alcun punto, ma avrebbe contribuito alla sua crescita personale e al raggiungimento di quell'obiettivo che si era prefissata a inizio anno. Così, ascoltando il consiglio della professoressa, e isolandosi dalle parole dei suoi compagni, la cacciatrice chiuse gli occhi poggiando la propria testa sui palmi di entrambe le mani con i gomiti poggiati sul banco.
Concentrazione, isolamento, analisi...
Doveva scavare nella sua mente e cercare quel ricordo che fosse abbastanza felice e forte per castare un Incanto Patronus con successo.
Pensò alla sua famiglia, l'amava con tutta sé stessa e ogni singolo ricordo che aveva con loro era intenso, forte, ma paradossalmente non abbastanza per evocare un Patronus. La famiglia la viveva da quando era piccola, sapeva che era lì pronta a sostenerla in qualsiasi momento e ad amarla in ogni occasione. Era difficile da spiegare, probabilmente l'avrebbero presa per pazza, ma il suo ricordo più felice in assoluto non poteva essere con la sua famiglia. Pensò, dunque, ad Antony. Il figlio di Tosca, da qualche tempo, aveva portato nella sua vita quella scintilla che mancava, che la riempiva e la faceva sentire al settimo cielo. Dentro di lei s'infuocava qualcosa non appena incrociava il suo sguardo, con lui al proprio fianco era felice...eppure la ragazza scartò anche i ricordi che aveva con il battitore. Tutti felici, certo, stra-felici, ma in cuor suo era consapevole che il ricordo che stava cercando non era tra quelli.
Dannazione, gli altri stavano già esponendo i loro ricordi, come faceva lei a non trovarne uno adatto?!
E fu quell'attimo, l'istante fondamentale della sua ricerca. Come un flash, nella sua mente balenò un ricordo, uno di quelli intensi, che solo a pensarci ti si stringe il petto, lo stomaco si contorce e provi immensa felicità mista a tanta nostalgia perché vorresti riprovare quella sensazione milioni di volte ancora.
Come qualsiasi cosa sembrava passare nella mente della giovane, anche quello che stava pensando in quel momento sarebbe stato difficile da spiegare, ma ci avrebbe provato.
Alzò la mano.
"Alexandra Mendes, Tassorosso. Cercherò di esporle il mio ricordo anche se...è, è complicato ecco. Può sembrare stupido ma dopo un'attenta riflessione ho capito che è effettivamente e paradossalmente questo è il ricordo più bello che ho.
Parto dall'inizio, altrimenti sarebbe terribilmente fuori contesto. Quando avevo circa tre anni conobbi una bambina della mia stessa età. Inutile dire che col passare del tempo diventammo amiche, tanto amiche. Le volevo, cioè le voglio, davvero bene. Uno di quei beni che senti dal profondo delle tue viscere. Non sai perché vuoi bene a quella persona, lo senti e basta. Crescendo, questa ragazza ha iniziato a chiudersi in sé stessa, a diventare più distante. Non mi diceva più niente di personale, la nostra amicizia si stava riducendo ad un semplice ridere e scherzare e stare bene anche senza confidarsi o appoggiarsi. Da che mi abbracciava ogni volta che ci vedevamo, passò al non darmi più alcuna dimostrazione d'affetto, nemmeno con un ti voglio bene."


Con molta probabilità stava ammorbando tutta la classe col suo discorso, ma se voleva che l'insegnante Riddle capisse al fondo il suo ricordo, per valutarlo, aveva bisogno di sapere anche questo retroscena.
Riprese fiato.

" Ora, due anni fa morì mio nonno e fu molto brutto, come potete immaginare. Eppure, il ricordo più bello della mia esistenza è avvenuto il giorno del suo funerale. Stavo soffrendo molto, non riuscivo a non piangere. Alla fine del funerale stavo per tornare a casa con la mia famiglia, quando vedo la mia amica. Mi guarda e mi corre incontro con le braccia aperte, pronta a stringermi in uno di quegli abbracci dai quali non ti vuoi proprio più liberare, che ti fanno sentire a casa ovunque tu ti trovi e che non mi dava da circa due, tre anni. In quel momento, una parte del mio dolore sparì improvvisamente, lasciando posto ad una sensazione di calore, di leggerezza.
Qualche mese dopo il funerale ho smesso di parlare con questa mia amica per un fatto che non è rilevante conoscere a questo scopo.
Dunque, è il momento in cui mi ha abbracciato dopo così tanto tempo e con così tanto affetto il ricordo più felice che possiedo. È stata importante per me e continuerò a portarla nel mio cuore fino alla mia morte, nonostante la fine della nostra amicizia. Quello è anche il ricordo più bello che ho di lei."


Una lacrima le scese involontariamente lungo la guancia sinistra, rigandole il volto, ma subito fu asciugata via, lasciando il posto ad un sorriso sincero e nostalgico, ma felice, e ad uno sguardo perso che fissava il legno del banco. I suoi compagni e l'insegnante non lo sapevano certo, non potevano entrare nella sua mente o nel suo cuore, ma in quel momento Alex si era esposta più di quanto avesse potuto volere o immaginare. Aveva levato qualsiasi scudo ci fosse a proteggerla dai giudizi della gente, si era messa a nudo e aveva condiviso con tutti una parte della sua vita bella e brutta allo stesso tempo. Un ricordo particolare, che andava oltre il bene della famiglia o del suo ragazzo (?). Sperò che nessuno, a parte l'insegnante, l'avesse ascoltata per davvero e che nessuno la giudicasse o trovasse il suo ricordo stupido.
 
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view post Posted on 17/12/2020, 02:53
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LIL' SLITHER

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Prima ancora che potesse gioire interiormente per i punti appena guadagnati, Anselm dovette trattenere a fatica un gemito.
Aveva sperato fino all'ultimo che la lezione non prendesse una piega sfavorevole per lui, ma a quanto pare la Riddle aveva altri piani.
Anselm ascoltò con attenzione la spiegazione sull'incanto per difendersi dai Dissennatori, denominato "Patronus", a lui fino a quel momento estraneo. Ed ancora più estranea era la modalità di esecuzione.
Il serpino, per quanto cercasse di non darlo a vedere, era in crisi, e piccole gocce di sudore iniziavano ad imperlare la parte più alta della fronte, all'attaccatura dei capelli.
"Eh mo? Che minchia faccio?" pensò, rischiando così di andare nel panico.
L'infanzia di Anselm dal punto di vista delle risorse familiari e della mera quantità della vita poteva dirsi buona, ma a livello di affetto, disinteressato... niente. Solo paraocchi che lo indirizzavano come unica meta a scuole specializzate su come costruire un'azienda ed alimentarla con affari loschi.
Eppure, la felicità poteva essere trovata anche negli attimi più tenebrosi... doveva solo riflettere di più, prendere coscienza di sé stesso.
Chiuse dunque gli occhi, come suggerito, e rovistò nei suoi ricordi più remoti: c'era arrivato, sapeva su cosa poteva fare affidamento per evocare un Patronus. Sì... una persona che gli aveva tenuto tanta compagnia nei momenti più brutti di quei due anni.
Il fatto che i suoi pensieri fossero per la maggior parte negativi, in realtà, lo avvantaggiava: poteva trovare con facilità i pochi ricordi positivi che aveva. Ed uno di quelli stava per essere esposto.
Ancora una volta, la mano destra di Anselm scattò in aria, mentre quando avesse avuto l'attenzione della Riddle avrebbe detto:

*Anselm Lambert Octavious, di Serpeverde.
Devo dir la verità, ricordi positivi ne ho ben pochi, ma forse ne ho trovato uno che spacca: vivendo io in una famiglia di imprenditori da piccolo non ho quasi sentito l'affetto dei miei genitori, e le mie giornate filavano fredde e noiose. Quand'ecco a sei anni decisero di affidarmi ad una baby sitter. Inizialmente diffidente per le voci che circolavano nella mia classe sulle baby sitter, guardavo quella che per me era un'intrusa con sospetto. Poi col tempo, mi ha fatto conoscere nuovi tipi di gioco, mi ha consigliato libri, musica... insomma, m'ha voluto più bene dei miei messi insieme, per la prima volta mi sentivo amato. Ho passato una parentesi spensierata e creativa, finché purtroppo non ci ha lasciati. Ma quel poco tempo passato con lei penso sia il ricordo più felice che mi viene in mente
*

Il ricordo di come la donna, di nome Linda, raccontarono se ne fosse andata, non lo tangeva: Anselm tentava con tutta la forza di cui era capace le sue energie mentali nel concentrarsi sulla positività che quella donna gli aveva trasmesso. Ma sarebbe bastato a fare il primo, grande passo per la realizzazione di un incanto patronus? Non restava che aspettare.
 
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view post Posted on 17/12/2020, 11:25
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La Professoressa Riddle continuò la spiegazione, introducendo un incantesimo di tipo avanzato chiamato Incanto Patronus di cui Scarlett aveva già sentito parlare, e di cui era decisa ad apprendere l'esecuzione, avendola sempre incuriosita molto. Alla classe venne richiesto di analizzare i propri ricordi, cercando di scegliere quello che per loro fosse il più felice e intenso, che sarebbe stato in grado di alimentare il Patronus e quindi fungere da barriera contro il Dissenatore. La Tassa rimase spiazzata per qualche secondo: aveva vissuto molti momenti felici nella sua vita, ma non aveva mai pensato al fatto che ce ne potesse essere uno che superasse di gran lunga tutti gli altri, e su cui avrebbe dovuto fare affidamento in quel caso. Ripercorse mentalmente anche i ricordi più lontani e risalenti alla sua infanzia, ma nessuno sembrava rispecchiare le caratteristiche necessarie. Non le veniva in mente nessun evento particolare avvenuto durante feste di compleanno, di Natale o viaggi con la famiglia, e mentre i suoi compagni conferivano, iniziava a pensare che per lei non esistesse niente del genere. Sarebbe forse potuto essere quando aveva aperto la lettera per Hogwarts, confrontandosi per la prima volta con quel mondo, e scoprire di possedere qualcosa che in tutti quegli anni la aveva accompagnata, ma era rimasta nascosta, e di cui solo lei aveva la consapevolezza. Anche questo ricordo però non era come quelli che avevano raccontato gli altri studenti, non la faceva estraniare dal mondo e diventare leggera, inebriata da una strana sensazione che riscaldava il cuore. Solo in quel momento capì che tipo di emozioni avrebbe dovuto ricercare, e un'immagine talmente vivida da poterla quasi toccare, percepire proprio lì davanti a lei, si fece spazio nella sua testa. Quando l'insegnate passò vicino al suo banco quindi, alzò la mano per essere sicura di avere il permesso di parlare.
- Scarlett Grey, di Tassorosso. Ho avuto diverse difficoltà a identificare un momento che possedesse i requisiti che ci ha spiegato prima, e non so se potrà essere una scelta del tutto azzeccata. Il ricordo che posso reputare il più felice della mia vita riguarda mia nonna, lei mia ha cresciuta ed è stata sicuramente più che una madre per me. La ragazza infatti fin da piccolissima, era sempre stata affidata alla nonna materna, a causa delle pochissime attenzioni che i genitori potevano dedicarle, essendo impegnati con il lavoro per gran parte dlla giornata. Ma quella donna era stata più che un membro della famiglia per lei, poiché al momento del bisogno aveva ricoperto il ruolo dell'amica, della confidente e le aveva impartito delle vere e proprie lezioni di vita, contribuendo a renderla la persona che era.
- Più nello specifico, si tratta di una delle ultime giornate che ho potuto trascorrere con lei: avevamo organizzato una gita in montagna, e dopo aver raggiunto il luogo in cui sarebbe terminata la nostra escursione, siamo rimaste sedute una accanto all'altra, ammirando il magnifico paesaggio che ci circondava. Potrebbe sembrare un banale momento di intimità, ma quel silenzio apparentemente insignificante valeva per me più di mille parole, e avere al mio fianco una persona talmente speciale mi ha fatto sentire amata, e mi ha riempita di calore. Nonostante quel ricordo potesse costituire un elemento nostalgico per Scarlett, non poteva fare a meno di sorridere mentre ne parlava, perché erano proprio quelle piccole cose che la facevano sentire meno sola anche quando le sembrava di non avere nessuno su cui poter contare, e pensare alla giusta persona la faceva stare estremamente bene. Non aggiunse molti particolari, che rimanevano qualcosa di troppo privato per poterli descrivere davanti a tutti, e che era sicura non dovessero essere condivisi per non perdere di valore e mantenere la stessa importanza per lei. Aspettò così un riscontro da parte della Professoressa, abbassando un poco lo sguardo consapevole di aver mostrato una parte di sé che scopriva delle fragilità e dei punti sensibili.
 
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view post Posted on 17/12/2020, 12:08
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Matthew da quando la lezione era iniziata non aveva proferito parola. Normalmente, soprattutto con una materia come Difesa che lui adorava, si sarebbe espresso in considerazioni e avrebbe risposto senza problema alle domande poste... che quello fosse un momento molto "no"? Possibile.. però aveva preso attentamente gli appunti, aveva ascoltato i suoi compagni ed era stato felice che ciò che aveva ripassato in precedenza insieme alla Weapon avesse avuto un motivo di esistere: come immaginato la Professoressa Riddle aveva, come i suoi altri colleghi nelle lezioni precedenti, osservando il suo Concasato praticare l'incantesimo di Solletico prima che tutta la situazione cambiasse tono. Un tono decisamente opposto a quello previsto, completamente divergente: i Dissennatori. Niente da dire, la Professoressa sapeva cambiare argomento in maniera decisa.. su questo non c'era dubbio, personalmente dubitava che avrebbe anche solo mai pensato ad un cambio tanto repentino di argomentazione. Si era immaginato qualche altro incantesimo di Ostacolo o qualcosa del genere.. ma Dissennatori? Decisamente no.
Non che questo argomento non fosse di suo gradimento. Tra le Creature Oscure forse i Dissennatori erano la cosa più terrificante di cui aveva sentito parlare fino a quel momento. Berretti Rossi? Kappa? Certo, creature che potevano mettere in serio pericolo un mago impreparato.. ma niente che un incanto di schianto non potesse sistemare senza troppi problemi.. la cosa si faceva però diversa al pensiero di quei Demoni ammantati. Perchè di Demoni, a parere suo, si trattava. Esseri che rubano la tua anima, nelle leggende solitamente erano atti demoniaci dei più spietati.. eppure eccoli lì, esseri che facevano proprio quello. Un brivido involontario corse lungo il ragazzo mentre pensava a ciò che doveva significare il provare le peggiori paure precedentemente sperimentate nella propria vita. Poteva esserci qualcosa di peggio prima di essere derubati del proprio "Io"?
Aveva sentito di quanto successo alla Professoressa Riddle in precedenza e niente poteva togliergli il dubbio che la scelta di tale argomento fosse proprio l'esperienza di Azkaban.. non riusciva nemmeno a voler pensarci a che incubo doveva essere stato.. al solo pensiero si sentiva male.. però conoscere era giusto no? Conoscere può salvare una persona.. ma quanto? Quanto la conoscenza può aiutare in una situazione del genere? Per quanto la Professoressa Riddle avesse permesso l'uso dell'incantesimo di Solletico sicuramente non avrebbe permesso l'uso di un incanto di tale entità come l'Incanto Patronus quando c'era gente affetta da morbo che, al solo pensiero di poter davvero provare una cosa del genere, sarebbero potuti andare facilmente in trance all'idea di ciò che il Morbo avrebbe offerto loro: iddilio del più puro.
Proprio per questo, quando venne enunciata la possibilità di provare a fare ciò, Matthew sussultò nuovamente di nuovo. Stavolta non per la paura del pensiero dei Dissennatori.. no, ma per quel formicolio alla mano e al senso di euforia che quel pensiero aveva risvegliato dentro di lui. Così come quando Benedetta gli aveva chiesto se voleva provare il movimento dell'Incantesimo di Solletico e lui, pur evitando per paura di far partire l'Incanto per il troppo desiderio, si era ritrovato senza nemmeno accorgersene subito a ricopiarlo con la penna. La voglia di usare la magia ormai si scontrava con l'ansia.. si era lasciato andare durante l'Arena, certo, ma gli effetti successivi a quell'evento erano stati decisamente maggiori quando l'astinenza da magia si era presentata. Inspirò ed espirò un paio di volte, in maniera tale da calmare leggermente il battito. Voleva provarci.. voleva provarci nonostante quello fosse un incanto particolarmente complicato, ma doveva stare concentrato e calmo.. come in Arena.. non doveva andare fuori dai binari per il desiderio emanato da tale condizione.. doveva essere concentrato. Facile a dirsi.
Ma, fortunatamente per lui, c'era altro di cui preoccuparsi prima, così da spostare l'attenzione della mente su qualcos'altro, e ciò era il trovare un ricordo felice. Molto felice.. heh.. questo era un bel grinzafico da sbucciare. Non poteva dire di aver avuto una vita di restrizioni, affatto, i suoi genitori erano molto presenti e si prendevano comunque buona cura di lui, dandogli tutto ciò che gli poteva servire.. affetto compreso. Eppure non aveva nessun ricordo specifico che potesse essere considerato di "estrema felicità" che riguardasse direttamente loro. No, sfortunatamente no. E nel villaggio di Trevena dove abitava.. non c'era molto da dire, un ottimo luogo dove stare in tranquillità ma di amici non se ne era mai fatti.. e i pochi con cui aveva tentato di allacciare un dialogo non erano rimasti amici a lungo. Lo sguardò si spostò, involontariamente, verso la Weapon e verso gli altri Serpeverde.. loro.. sì, si stava trovando bene con loro, si trovava bene ad Hogwarts dopo il periodo di "solitudine" che aveva deciso autonomamente di passare.. ma potevano esserci veri ricordi felici? Qualcosa che gli facesse esplodere una felicità al solo pensiero? La risposta era... no. Nemmeno con la Weapon purtroppo. Perchè per quanto era vero che con lei aveva iniziato un percorso di amicizia davvero molto bello gli alti e bassi c'erano.. ovviamente era felice ogni volta che si vedevano per studiare o anche solo per discutere del più e del meno.. ed era stato felicissimo del traguardo che lei aveva raggiunto.. ma proprio per quei bassi che c'erano stati sentiva che come ricordi rischiavano di essere incrinati facilmente se la mente si fosse soffermata proprio su quelli. Aveva un singolo pensiero che non avesse lati negativi? Nemmeno uno?
In realtà... sì, ce l'aveva. Ma non riguardanti persone, bensì un oggetto. Un semplice, piccolo oggetto che portava con sè anche in quell'istante nella sua borsa e da cui non si separava quasi mai: un libro. "Diavolo Matthew! È un libro! Come può anche solo paragonarsi a qualcosa come i ricordi degli altri? Anche se.." Già, per quanto quel libro fosse un libro era anche una versione unica che solo lui possedeva e che parlava di qualcosa che lui adorava: Creature, tradizioni, miti e leggende della sua terra. Riusciva sempre a perdersi in esso e a trovare la pace, anche dai pensieri peggiori, quando sfogliava... no, quando volava tra le sue pagine. Quando riusciva a entrare nel libro con la mente, trovarsi davanti a quelle creature e in mezzo a quelle leggende magiche che rappresentavano la Cornovaglia. Quante volte era stato in mezzo a schiere di Folletti? Quante davanti ad un felino enorme e pericolosissimo? Nessuna, eppure allo stesso tempo infinite volte. E la sensazione di felicità provata dal possedere tale tesoro, tale ricchezza, era per lui qualcosa di impossibile da non considerare. Ne aveva parlato a diverse persone, più o meno nel dettaglio, ma non aveva mai spiegato quanto davvero fosse estremamente importante per lui, fino al punto di considerarlo il suo più caro confidente e rifugio.
Alzò la mano, attendendo il suo turno, per poi parlare una volta che gli fosse stata data la possiblità. Finalmente si era deciso a farlo. < Mi scusi Professoressa Riddle.. Matthew Jackson, di Serpeverde.. vorrei provare a esporre il mio ricordo. È un po'... particolare ma spero che vada bene.. > Dannazione, ci voleva anche la timidezza eh? Beh, Jackson, ora ti sei tirato in ballo e balli. O meglio, parli. Agisci. < Il mio ricordo non si basa esattamente riguardo a delle persone.. bensì ad un oggetto. Un libro, che considero un piccolo tesoro, e che mi aiuta quando più ne ho bisogno.. mi venne dato qualche anno fa, un'edizione unica che non presenta autore e che parla di diverse Creature, tradizioni e leggende della Cornovaglia, da cui provengo. > Nel mentre parlava la mano andava alla borsa, tirando fuori l'oggetto del discorso. Il libro, dalla nera pelle di Drago e raffigurante un folletto dorato che si muoveva placcidamente sulla copertina creando ondulazioni sulla pelle. A quanto pare era particolarmente assonnato. < Mi è stato dato nonostante la sua unicità da mio padre.. nemmeno lui ha mai saputo chi è l'autore di tale gioiello, è sempre stato nella nostra biblioteca e nessuno si è mai posto il problema. I ricordi che ho con tale oggetto sono.. tra i più felici che credo posso avere fino ad adesso. È un qualcosa che, nonostante non abbia un'anima o una volontà è ormai parte di me e che reputo indispensabile. Mi rincuora nei brutti momenti, mi tranquillizza quando ne ho bisogno... probabilmente il momento in cui sono stato più felice in assoluto è stato quando l'ho potuto percepire sotto le mie dita la prima volta, quando mi ha mostrato le meraviglie di cui ormai non posso fare più a meno. > Abbassò la mano, un po' rosso in viso. Diavolo, detto così sembra quasi un Libro Maledetto di quelli che non puoi più smettere di leggerli.. sperava che la Riddle non provasse qualche contro maledizione sul libro. Eppure non poteva farci nulla, se ancora adesso quel libro aveva il potere di calmarlo, a differenza di tutti gli altri libri della Biblioteca di Hogwarts che aveva letto, e il fatto che tale libro fosse un qualcosa di unico e che era stato dato a lui.. beh, il pensiero di quando lo aveva ricevuto e della prima volta che si era perso tra le sue pagine era davvero qualcosa di stupendo per lui. Qualcosa senz'anima... qualcosa che magari i Dissennatori non avrebbero capito. No, qualcosa che i Dissennatori sicuramente non avrebbero capito.. Esseri Oscuri come quelli non potevano capire la pace, la sensazione di sicurezza e la gioia. Probabilmente il suo ricordo era di molto inferiore a quello degli altri, visto che purtroppo di ricordi totalmente felici ne aveva pochi.. ma se quel poco sarebbe bastato per essere la sua difesa, allora non gli importava. Era il suo ricordo più felice, al momento, e non avrebbe permesso a niente e a nessuno di ridicolizzare quel piccolo raggio di luce che era la sua felicità.
 
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view post Posted on 17/12/2020, 12:59
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«Ice Queen»

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Nives ascoltava rapita la Professoressa Riddle. Sicuramente quella era una delle lezioni più affascinanti a cui avesse partecipato da quando era arrivata a Hogwarts pochi mesi prima.
La sua piuma scorreva veloce sul foglio di pergamena, appuntando quanto più possibile dicesse l’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
Presto arrivò il momento in cui mettersi in gioco, parlando di Dissennatori era impossibile evitare l’argomento Patronus, e durante quella lezione avrebbero provato ad evocarne uno.
Nives ovviamente non ci aveva mai provato prima, sapeva essere un incantesimo di livello avanzato ma ovviamente non si sarebbe tirata indietro.
Per riuscire a produrre un Patronus era necessario avere ben in mente un ricordo felice, ma non uno qualunque, doveva essere intenso e coinvolgente.
La Corva si appoggiò allo schienale della sedia con fare pensieroso. La sua, tutto sommato, era stata una vita felice ma non era facile trovare un ricordo che fosse abbastanza “forte” da riuscire a evocare un Patronus.
Ripensò a tutti i bei momenti passati in famiglia, alcuni erano banali per certi versi ma la fecero sorridere. Poi ricordò qualcosa che forse avrebbe potuto fare al caso suo, sicuramente quello era stato uno dei giorni più belli della sua vita, “Come ho fatto a non pensarci prima?” pensò sorridendo.
La Professoressa Riddle girava tra i banchi dell’aula, ascoltando i ricordi di ciascuno studente, decretando se fossero abbastanza intensi oppure no.
Avrebbe cominciato a spiegare il suo quando la Professoressa si fosse avvicinata al suo banco.
«Nives Ivanov, Professoressa. Corvonero» si annunciò per poi abbassare la voce e confidarle il suo ricordo.
La Corva ricordava che, quando aveva poco più di sette anni, suo padre le disse che sua zia Ludmila era in uno stato "piuttosto particolare".
All’epoca lei non poteva capire, ma a giudicare dall’enorme pancia che le si era gonfiata Nives era sicura che avesse qualche bizzarra malattia.
Era sempre strana, e oltretutto mangiava in continuazione, la bambina temeva di vederla scoppiare come un palloncino che ogni volta che ingeriva qualcosa. Ma un giorno, zia Ludmila, si presentò tutta sorridente con un piccolo fagottino in braccio, l’enorme gonfiore era sparito.
Nives ricordava perfettamente quel giorno come se lo avesse avuto davanti agli occhi in quel momento.
«Uno dei miei ricordi più belli riguarda la mia famiglia. Non ho fratelli né sorelle, perciò ho passato parte della mia infanzia più che altro da sola. Poi tutto è cambiato quando è nato mio cugino Sergej.
Non saprei spiegare bene la felicità nel momento in cui l’ho visto per la prima volta, ma sicuramente qualcosa si è come trasformato dentro di me quel giorno. Raramente mi sono sentita così tanto felice in vita mia. Finalmente avevo qualcuno della mia famiglia con cui giocare. Da lì in poi, siamo sempre stati insieme e tutt’ora siamo legati come fossimo fratello e sorella»
finì di spiegare alla Professoressa con un timido sorriso.
Dopo l’arrivo di Sergej la vita di Nives migliorò decisamente. Lei andava a trovarlo tutti i giorni e da subito sviluppò un grande senso di protezione nei confronti del cugino. Ben presto divennero inseparabili, legati da un profondo affetto reciproco.
Dopo aver finito di spiegare il suo ricordo felice alla Professoressa, Nives attese di sapere cosa lei ne pensasse a riguardo.
 
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Daniele Burroni1
view post Posted on 17/12/2020, 13:28




quando la professoressa riddle ci dice dobbiamo pensare a un ricordo piacevole,subito la mia mente corse a niv,in effetti poteva essere vero,ogni singolo momento passato con la curva,mi riempe il cuore di gioia e ogni volta che devo salutarla provo un magone assurdo. ma forse il ricordo più bello e soprattutto adatto non è quello,penso al mio passato tra i babbani ma ogni volta che cerco di ricordare qualcosa di bello,il tutto viene cancellato dall'espressione dei miei dopo aver letto la lettera di Hogwarts. all'improvviso un illuminazione,ecco quale puo essere il ricordo adatto, la professoressa di avvicina al mio banco e dico Daniele burroni, professoressa,tassorosso mi fermo per poi continuare a dire il ricordo che credo sia più adatto è la mia prima partita di Quidditch con la squadra di tassorosso,la vittoria contro i corvonero, appena sono sceso in campo ho provato una gioia indescrivibile e quando il nostro cercatore ha afferrato il boccino e la partita si è conclusa con la nostra vittoria ho provato una gioia così grande seguita da incredulità e allegria,spero di essermi spiegato al meglio professoressa. dopo aver finito di spiegare il ricordo resto in attesa di sapere cosa ne pensa la professoressa
 
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view post Posted on 17/12/2020, 15:22
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Nel momento in cui la professoressa chiese alla classe di condividere con lei il ricordo felice che avrebbero usato per evocare un Patronus, Audrey sollevò la testa dalla propria pergamena per incrociare la figura della Riddle. La seguì camminare tra i banchi, captando qua e là le parole dei compagni, mentre pensierosa si chiese a cosa diavolo avrebbe dovuto pensare. Doveva essere qualcosa di memorabile vissuto da bambina, o qualcosa di più recente e più fresco, dove il ricordo sarebbe stato più dettagliato?
Mentalmente riepilogò i momenti della propria infanzia e non riuscì a trattenere un sorriso amaro. Senza una madre e con solo un padre dispotico che l'aveva costretta a crescere lontano dal resto della famiglia, in un altro continente, rinchiudendola dentro una gabbia d'orata con una montagna di beni materiali ma nessun affetto. A parte i momenti divertenti in cui Katherina -la donna che l'aveva cresciuta come Tata- si ubriacava con la sua "amica veggente" pretendendo di praticare della Tasseomanzia coi fondi di vodka, la sua casa non le aveva mai regalato molti momenti felici. Tutt'altro. Audrey pensò quindi di poter trovare qualcosa negli anni passati ad Hogwarts.. Poteva quindi essere il suo primo allenamento di Quidditch? Quando in divisa verde-argento e Nimbus nuova di zecca aveva impugnato la sua mazza sentendosi finalmente parte di qualcosa di vero. Oppure quando Hawkins le aveva fatto sapere che era riuscito ad inserire il suo nome nella lista degli studenti promessa -anche se non avrebbe mai potuto essere eletta- perchè se lo meritava. O ancora, quando aveva deciso di baciare Xav in Sala Comune ma lui l'aveva sorpresa anticipandola e facendo il primo passo.
Bei momenti, certo, ma sarebbero stati abbastanza?
Tamburellando la piuma di Pavone sul proprio mento la serpeverde sospirò per l'ennesima volta -È più difficile di quanto pensassi- Borbottò in un sussurro a Sybil, mentre distrattamente le dita della sinistra sfiorarono l'impugnatura della propria quattordici pollici inserita nel portabacchetta alla cintura. Quel gesto involontario le ricordò che prima del giorno di Natale avrebbe dovuto fare un salto alla bottega di Ollivander.
Natale. La mattina di Natale.
Come un fulmine che illumina a giorno una notte di tempesta, un ricordo di qualche anno prima, quasi dimenticato, balenò nella mente di Audrey che prima di rendersene conto si ritrovò a sorridere.
-Ok, forse ci sono. Non ridere- Sussurrò di nuovo alla Vane, parlando più a sè stessa che alla compagna, poco prima che la Riddle passasse vicino al proprio banco. Quando poi avrebbe avuto l'attenzione dell'insegnante, parlò -Audrey Kane, di Serpeverde. Il ricordo che vorrei utilizzare risale a tre anni fa, quando per la prima volta sono riuscita a trascorrere le vacanze natalizie a San Francisco, dai miei zii- Invece che a Inverness come sempre, da sola, a passare le giornate a girare per negozi e acquistare cose assurde di cui non aveva nessun bisogno. Questo però, evitò di dirlo alla professoressa. -Era la prima volta che facevo qualcosa di più..di diverso. E mi ricordo che la mattina di Natale sono venuti a svegliarmi i miei due cugini, con un pacco ciascuno- I primi pacchetti il cui interno era stata una sorpresa, poichè normalmente era abituata a stillare una semplice lista di oggetti, che poi suo padre incaricava qualcuno di procurarglieli e farglieli trovare ai piedi del letto la mattina del venticinque Dicembre -Siamo stati a letto a scambiarci i regali e ricordo che è stato..bello. Perché il regalo che avevo fatto ad uno di loro era identico a quello che lui aveva fatto a me- Mentre parlava, il pensiero di quel ridicolo libro da bambini con le pagine piene di figure da colorare fece sorridere Audrey di nuovo, con gli occhi marroni che si illuminarono di seguito a quel ricordo che credeva di aver dimenticato. Le iridi cioccolato della serpeverde si concentrarono di nuovo sulla figura della professoressa, mentre aspettava di avere un suo parere.
 
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view post Posted on 17/12/2020, 16:00
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D I R T Y H A N D S

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Quando la lezione proseguì ed arrivò quel momento, Xavier si sentì sprofondare. Doveva immaginare che sarebbe successo ed era da apprezzare l'aiuto della docente, ma lui era davvero pronto a condividere quel momento felice? Avrebbe potuto parlare di Lib e del loro primo bacio, essendo un momento che ha segnato qualcosa di importante nella vita di Xavier... ma lui sapeva che c'era un ricordo ancora più profondo, che risaliva ad anni e anni fa. Ogni volta che la sua mente viaggiava e tornava a quel momento, istintivamente lui era felice anche se le cose con suo padre non erano più le stesse. Si agitò leggermente sulla sedia, sospirando. Ascoltò i racconti dei suoi compagni e per un po' fu tentato di non dire nulla, di tenere per lui quel ricordo. Ma voleva andare bene durante l'esercizio e voleva sapere se quel ricordo così profondo e felice lo era abbastanza da consentirgli di lanciare un Patronus.
Così, dopo aver lanciato uno sguardo alla persona che aveva accanto e che sapeva sarebbe stata lì a sostenerlo, Xavier puntò lo sguardo su Fara per qualche istante, lei sapeva.
Avrebbe sollevato la mancina richiamando la docente, ed una volta accanto a lui calò la mano.
« Xavier Bertrand, Serpeverde. »
Iniziò con tono sicuro, una sicurezza che avrebbe cercato di mantenere costante pur iniziando a provare svariate sensazioni.
« Il mio ricordo più felice risale a quando avevo cinque anni. Mio padre è un pianista ed io ero solito mettermi sulla poltroncina della sala della musica e ascoltarlo. Un giorno, era inverno e nevicava, mio padre mi fece segno di avvicinarmi a lui. Mi fece posto sullo sgabello accanto a lui e mi invitò a suonare qualcosa. Ero piccolo e non arrivavo ai tasti, così lui mi fece sedere sulle sue gambe e guidò le mie mani sui tasti. Per me era un gioco, non sapevo suonare, quindi iniziai a strimpellare note a caso senza un vero senso, ma a mio padre piaceva e mi ripeteva che ero bravissimo, che avevo talento. Poco dopo riprese a suonare anche lui con me, le stesse note prive di senso e davvero sbagliate. »
Sorrise poi si fermò, giocherellando con un angolo della pergamena.
« Da quel momento non ho più smesso di suonare e lui è stato - ed è ancora - il mio maestro, colui che mi ha fatto innamorare della musica. »
Concluse calando immediatamente lo sguardo sulla pergamena. Era stato difficile ammettere ad alta voce che suo padre era il suo ricordo più felice, che quel momento lui non l'aveva dimenticato nonostante fossero passati anni, nonostante le cose tra loro si fossero incrinate.
 
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Madison Grey
view post Posted on 17/12/2020, 17:48




Seguii attentamente e con molto interesse la lezione, ascoltando sia la docente che gli interventi dei miei compagni. Eravamo ormai nel vivo e a breve avremmo avuto modo di cimentarci nella prova pratica, ma prima la Professoressa Riddle chiese, a chi voleva, di trovare il proprio ricordo più felice e di raccontarlo. Sembrava un qualcosa di più facile a dirsi che a farsi! In effetti, lì per lì mi sembrò semplice, ma più riflettevo e più non riuscivo a trovare quel ricordo richiesto.
Dopo qualche minuto, vi arrivai. Ancor prima di esternarlo ad alta voce mi sembrò una banalità, ma il mio ricordo più felice era proprio quello in cui avevo ricevuto la lettera di ammissione ad Hogwarts. Infatti, sebbene abbia sempre saputo che mia madre fosse una strega ed avessi avuto dei piccoli segnali del mio potere, non avevo mai voluto crederci davvero. Ero troppo spaventata di illudermi e ritrovarmi un giorno ad accettare di essere Babbana, quindi ho sempre preferito non vedere la realtà e tenermi lontana da quel meraviglioso mondo.
Alzai la mano e attesi il mio turno, quindi diedi la mia risposta alla docente.
Madison Grey, Serpeverde. Il mio ricordo più felice è quando ho ricevuto la lettera di ammissione ad Hogwarts. Sin da piccolissima mi sono innamorata di questo mondo grazie ai racconti di mia madre ed ho sperato di farne parte ma, per paura di rimanere delusa, ho sempre pensato di non essere anch'io una strega e ho trovato spiegazioni logiche anche agli eventi più strani ed irrazionali che mi sono capitati. Mi sono autoconvinta a lungo di non avere poteri magici, perciò quando ho ricevuto la lettera è stato veramente un momento indimenticabile... era un lunedì mattina, ero in casa con mia madre e mi ricordo che aprimmo e leggemmo la lettera insieme e in pochi secondi eravamo entrambe in lacrime dall'emozione, anche se lei non aveva mai avuto dubbi...
Raccontare quell'episodio ad alta voce mi imbarazzò un poco, in fin dei conti era un qualcosa di estremamente personale, ma fui felice di farlo. Pensai a quanto fosse stato bello condividere quel ricordo proprio con mia madre, l'importanza della sua figura in tutta la mia crescita... ma questo me lo tenni per me.
 
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Antony Smith
view post Posted on 17/12/2020, 17:55




Via via che la professoressa Riddle portasse avanti la lezione, Smith sembrava scordarsi sempre più il motivo per il quale fosse entrato in classe con il broncio e, pian piano, sembrava che questo si mettesse da parte per dare spazio ad un semplice sguardo serio che, chi conosceva Antony lo sapeva bene, era indice di concentrazione.
Aveva ascoltato e seguito molto attentamente tutta la lezione fino a quel momento e, ogni qualvolta la professoressa ponesse ai ragazzi delle domande, il Tassorosso si diceva che fosse meglio tacere e ascoltare le risposte dei compagni di corso, non voleva sbagliare inutilmente – non quel giorno.

Quando la Docente iniziò a parlare dei Patronus e dell’Incanto Patronus, Antony spalancò gli occhi dallo stupore – aveva sentito parlare in giro di quell’incantesimo ma le uniche cose che conosceva su esso riguardavano la sua spettacolarità e la sua bellezza.
Si raddrizzò sulla sedia, ancora più interessato ad ascoltare quanto la Responsabile di Corvonero avesse da dire alla classe e, prestando attenzione ad ogni sua singola parola, chinò il foglio sulla pergamena e, dopo aver inumidito la piuma d’oca con un po’ di inchiostro, prese appunti a più non posso – sporcandone il candore con quel nero che, prima o poi - si disse, avrebbe dovuto sostituire con dell’inchiostro colorato, il quale sarebbe stato utilizzato per soli fini non ufficiali.

Non aspettò neanche che l’insegnante finisse il suo breve discorso sui ricordi utili per evocare un Patronus che chiuse gli occhi. Sperava che così, dal nulla, gli comparisse davanti l’immagine con il suo ricordo più felice, il più intenso, quindi aspettò. Aspettò forse parecchi minuti ma niente sembrava voler materializzarsi nella sua mente; aprì dunque gli occhi e cercò di individuare la posizione della professoressa Riddle, per capire quanto tempo ancora avesse a disposizione per pensare al suo ricordo felice – per sua fortuna ella era giunta ancora alla prima fila di banchi. Aveva ancora del tempo.

Ostruì nuovamente lo sguardo grazie alle palpebre che, lentamente, si accostarono fra loro. Come accennato qualche minuto prima dall’insegnante stessa, egli avrebbe dovuto analizzarsi, avrebbe dovuto scavare dentro di sé fino a trovare e scoprire quale fosse il suo ricordo più intenso.
In generale Antony aveva avuto un’infanzia gioiosa ma, per quanto riguardava quel periodo della sua breve vita, non ricordava vi fossero momenti in cui la gioia giocasse un importante ruolo né attimi particolarmente intensi, ad esclusione della ricezione della Lettera per Hogwarts – che comunque, seppur avesse infuso grande gioia nel cuore del Capitano della Squadra di Quidditch di Tassorosso, non era un ricordo propriamente “intenso” e non pensava che questa memoria l’avesse potuto aiutare in tal senso.
Non poteva certo pensare e raccontare di quella volta in cui, con Lewis, si stesse divertendo a raccontare barzellette sugli Auror Francesi, ma forse… il suo primo lavoro, al quale era successo l’avere un ufficio tutto suo, il titolo di Giornalista e l’accesso alla Redazione del Settimanale delle Streghe? No, troppo poco intenso. ”Di più. Di più! Per Merlino!” si diceva Smith, consapevole che ciò che gli passasse per la testa non fosse mai troppo intenso né abbastanza felice da poter aiutarlo a evocare un Patronus.
Forse ce l’aveva: la nomina a Capitano della Squadra di Quidditch di Tassorosso! Quale miglior ricordo per un fanatico del Quidditch quale era Smith? Doveva ammettere che quella memoria, a dir poco ricolma di gioia, fosse anche dotata di una certa intensità; sarebbe tuttavia stata abbastanza felice, abbastanza importante da fargli produrre un degno Incanto Patronus? ”No.” pensò nuovamente Smith, imprecando contro Whisp perché non riuscisse a fargli avere in testa niente di valido per l’occasione.

Effettivamente, l’ultima volta in cui aveva incolpato quell’uomo di qualcosa che non lo appartenesse era stato proprio subito dopo e poco prima di un ricordo particolarmente… importante, per lui. Esultò infine interiormente gettando uno sguardo soddisfatto verso Lia, la sua compagna di banco del momento che ora non sembrava poi neanche tanto fastidiosa come prima; non sperava cogliesse l’occhiata che Smith le aveva appena gettato ma sicuramente le avrebbe chiesto scusa – prima o poi – per i toni con cui le si era rivolto.

Chiudendo gli occhi, era stato trasportato con la mente alla sera del 31 Ottobre di quell’anno – durante il Ballo di Hogwarts. Si trovava in Sala Grande: era piena di gente: chi beveva, chi mangiava (ah! Fortunati), chi ballava con il proprio partner, chi gli parlava, chi – ancora – era senza nessuno e si guardava intorno spaesato, magari notando se ci fosse qualcun altro solo con cui scambiare quattro chiacchiere e poi c’erano Antony e Alexandra. Erano entrambi avvolti in una sorta di abbraccio mentre ondeggiavano a ritmo di musica: destra, sinistra, destra, sinistra; da quello stesso ricordo, Smith vedeva le gote dei due che avvampavano, rosse come il vestito della ragazza che, nella sua eleganza, faceva sentire il Battitore una nullità. Allora non era ancora né Capitano né Giornalista: era solo Antony Smith, eppure sembrava non mancargli nulla (ed effettivamente era un così).
Loro due continuavano a danzare, a muoversi con la musica di quella celebre canzone delle Sorelle Stravagarie a coronare il momento fin quando la cacciatrice, al cessare di quel lento e largo brano, non gli prese il braccio e cominciò a strattonarlo per trasportarlo verso le porte d’ingresso dell’enorme Sala; oh, Antony ricordava fin troppo bene quel momento e, proprio l’attimo dopo si sarebbe tenuta la sua scena preferita, il punto culmine del suo ricordo intenso. Eccola! Smith le afferrò saldamente il braccio e, dopo aver trascinato il corpo di Alex verso di sé facendolo cozzare contro i suoi muscoli, avvicinò la sua bocca a quella della ragazza, in un bacio durato più di qualche manciata di secondi. Lì, in aula, il Capitano sentì le sue guance avvampare e il suo stomaco ribollire, proprio com’era accaduto qualche settimana addietro al Ballo; stava rivivendo il momento con estremo realismo.

Riaprì gli occhi.

Non desiderava che tutti i presenti in classe sentissero quale fosse il suo ricordo più felice, (provava imbarazzo a raccontarlo alla Docente, figurarsi gli sconosciuti) dunque, prese la sua piuma d’oca, la bagnò nell’inchiostro e scrisse, a parole sue, quale fosse la sua scelta e quali sensazioni quel momento gli aveva fatto vivere, quindi aspettò che la professoressa Riddle gli si sarebbe avvicinata e le avrebbe passato la pergamena ma, qualora lei non avesse accettato quella modalità, allora lui avrebbe letto a voce bassissima quanto scritto poco prima, speranzoso che l’unico a sentirlo potesse essere proprio la Capitana di Corvonero.

A quel punto, non restava che aspettare un responso della stessa, Smith era quasi certo del fatto che quel ricordo fosse molto più che sufficiente.
 
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view post Posted on 17/12/2020, 18:40
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Quando il discorso virò sulle difese dai Dissennatori, il viso imperturbabile della Andersen si arricciò appena come se sapesse dove sarebbe andato a parare. Era interessata, certo, proprio in quel periodo aveva deciso di approfondire le ricerche su quell'Incanto, ma ancora non aveva sbloccato la parte più complessa che la riguardava: il ricordo più felice. Ascoltò quei concetti, che dalla Riddle prendevano forma con più fluidità rispetto ai libri della biblioteca, annuendo e appuntandosi tutto. Quando la vide partire a passo lento tra i banchi, picchiettò più volte la punta della piuma su una pergamena pulita, fissando innervosita il foglio, per raccogliere le idee...fu la frase che le bisbigliò Angus lì al fianco a salvarla.
< Ma...certo!> un lampo di riconoscenza mentre gli sorrise rapida, lasciando che lui scrivesse il suo, e decidendo di fare lo stesso, per non dover mettersi a esporre ad alta voce il ricordo. Non era solo un fatto di privacy, per lei, era proprio lasciarlo "puro", talmente aveva fatica a identificare un solo momento, che a spargerlo le sembrava di ingrigirlo, modificarlo. Inspirò, socchiudendo gli occhi come consigliato, non vedendo quindi più la classe ma solo quei colori bruni rossastri delle palpebre chiuse, dietro alle quali si riparò. Trish non aveva vissuto grandi drammi, particolari momenti difficili nè una vita di privazioni, non le mancava realmente qualcosa, aveva avuto i suoi momenti Sì e quelli No ma trovarne uno che scandisse così chiaramente il concetto di Felicità era difficile. Due episodi bussavano alla sua memoria, entrambi piuttosto insistenti, uno forse più intimo e "banale", l'altro però più legato a qualcosa che le era mancato e al suo futuro. Se avesse dovuto scegliere un rifugio per la sua mente, però, avrebbe dovuto prendere il primo. Sospirò mentre lo ricordava, non fu strano dopo averlo scelto, ne sentiva l'eco come se fosse successo appena una settimana prima. Riaprì gli occhi e cominciò a scrivere senza pensare ad altro.

Trish Andersen, Serpeverde.
Nel mio ricordo, avevo poco meno di dieci anni. Vivevo con mio padre nella nostra casa babbana, lui lavorava in politica, c'era una serata importante alla quale lui era atteso e avrebbe portato anche me, passai una settimana a pensare come vestirmi, di solito io non partecipavo a questi eventi ma lui aveva vinto una specie di "premio", io dovevo esserci. Sapevo anche aveva preparato un discorso, e nominato me, lo ascoltavo di nascosto mentre lo ripeteva nello studio. Quel giorno però non mi sentii bene dalla mattina, andai comunque a scuola, e al ritorno stavo anche peggio, nel pomeriggio capii che avevo pure la febbre ma mi vestii e preparai senza dire niente, ma a lui bastò mezza occhiata per capire che mi ero presa l'influenza. Una stupida influenza. Mi fece sedere sul divano e andò a fare diverse telefonate, ero davvero dispiaciuta che stava facendo tardi, e dover pure trovare qualcuno che stesse con me per badarmi, ma quando tornò nel nostro salotto si era già tolto la cravatta, si sedette sul divano e mi chiese...se preferivo un libro o un film. Ricordò che scongelò una specie di spezzatino e me lo riscaldò in una tazza, mi aspettavo del tè e invece pescai con il cucchiaio delle patate. Poi che leggeva per me, e che quando mi si chiudevano gli occhi mise un film di cui non ricordo nulla, tranne che ero rannicchiata lì accanto nella coperta. Ricordo i rumori attutiti, la sua voce profonda e calmante, ricordo che a un certo punto fece pure il suo discorso, a memoria lì sul divano senza scarpe nè giacca nè cravatta e nei ringraziamenti c'ero io, sua figlia. Il nostro mondo si fermò per un influenza, e stavo benissimo.


...non riusciva a scrivere altro, di cosa davvero le evocava ripensarci. Lui era stato lì per lei, c'era praticamente sempre, era un padre presente, ma fu la combinazione di quella particolare serata, che non le diede più alcun dubbio su che posto occupasse nelle priorità di quella persona. O forse fu così felice perchè capì che non è un dramma, ogni tanto, fermarsi, soprattutto se hai qualcuno con cui farlo. Sorrise appena, la Professoressa stava per arrivare, e vide il foglio di MacEwen scivolarle davanti, scostando su quello lo sguardo con mezzo stupore. Solo mezzo, perchè un attimo dopo scambiò i fogli con naturalezza, anche se non lo guardò mai mentre leggeva, le orecchie leggermente porpora, e solo quando Sesy Riddle fu in arrivo, ognuno riprese il proprio foglio per mostrarlo a lei.. < Mi scusi Professoressa, noi li avremmo messi per scritto..> sperando potesse bastarle una spiegazione a voce e poi farglielo leggere, niente e nessuno poteva sedersi sul "divano" di quella volta...o forse giusto qualcuno, che aveva appena letto tutto lì accanto.
 
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view post Posted on 17/12/2020, 18:49
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Cogito ergo sum.

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La lezione stava prendendo una piega ancora più interessante, con un po' di coraggio forse anche Jessica avrebbe contribuito nell'accumulo di punti a favore della sua casa.
Appoggiò due dita alle tempie, sforzandosi di ripercorrere a ritroso la sua infanzia, i suoi ricordi felici si potevano contare su poche dita, nemmeno in una mano, ma solamente poche dita.
Chiuse gli occhi cercando di ricordare tutto l'evento per evitare di tralasciare qualche dettaglio che poteva essere rilevante.
Alzò la mano in attesa che la professoressa le si avvicinasse.
"Jessica Levante, Corvonero
Il mio ricordo felice risale a qualche anno fa, quando mia nonna venne in Italia a conoscermi, il primo contatto con lei fu un abbraccio, concentrandomi posso ancora sentire il profumo di biscotti che i suoi vestiti emanavano, ma quello che mi fa sentire meglio di tutte è che prima di dormire mi raccontava una storia accarezzandomi le gambe che mi faceva appoggiare sopra le sue, mi buttava addosso un po' di polvere di cannella dicendomi che in realtà era polvere di fata d'Irlanda e mi dava un bacio sulla fronte, il ricordo del suo sorriso mi fa sentire amata da qualcuno"

Decise di non continuare altrimenti sarebbe scoppiata a piangere ed avrebbe rovinato uno dei suoi pochi ricordi felici
 
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view post Posted on 17/12/2020, 19:49
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La lezione proseguiva, Skyle aveva continuato ad ascoltare attentamente ogni singola parola detta sia dalla professoressa che dai compagni. Gli argomenti erano piuttosto interessanti e la prefetta si era fatta le sue idee senza però esporle, ma per il semplice fatto che non era stata abbastanza veloce per poter rispondere prima di altri compagni, ma la parte più importante arrivava proprio il quel momento. La professoressa Riddle gli aveva anticipa che la prova pratica che avrebbe svolto, riguardava l’Incanto Patronus, voleva significare che ognuno avrebbe potuto tentare di evocarlo, ma prima c’era una cosa da dover fare.
Un ricordo felice, non ci dovette neppure riflettere troppo, perché il ricordo più felice ed intendo che conservava era accaduto semplicemente qualche settimana prima di quella lezione. Il suo ricordo felice possedeva un nome, quello era poco ma sicuro, e solo al ricordo di quanto accaduto, si girò verso di lui, cercando i suoi occhi, probabilmente per trovare un segno di assenso come a voler capire se anche lei fosse il suo. Una cosa era certa, non voleva dirlo a tutta la classe, era una ragazza piuttosto timida e sicuramente neanche Ethan avrebbe detto una cosa del genere davanti a tutta la classe. Così, quando la professoressa si sarebbe avvicinata, Skyle avrebbe alzato la mano aspettando che le desse la parola.
-Sono Skyle Alice Jones, di Tassorosso. Però, professoressa vorrei chiederle una cortesia, ho scritto il mio pensiero felice su un foglio di pergamena, dato che questa è una cosa molto intima, vorrei quindi che lo leggesse.- avrebbe chiesto dopo e solo nel caso in cui la professoressa Riddle le avesse dato il consenso, la bionda le avrebbe dato il foglio di pergamena in cui aveva scritto il suo pensiero felice.
-Si tratta di una cosa accaduta di recente, ma è molto intenso come pensiero. Mi trovavo nel cortile interno, diretta verso la mia Sala Comune quando per caso io ed un ragazzo ci siamo scontrati, vede, è stata una situazione molto particolare per entrambi, perché nel momento in cui ci siamo messi a raccogliere i libri caduti, ci siamo sfiorati le mani ed io, personalmente ho avvertito un brivido invadermi. Non conoscevo il suo nome, ma l’avevo soltanto visto di sfuggita qualche a qualche lezione. Poi, presi entrambi dalla curiosità di quello strano scontro, ci siamo spostati dalla folla per parlare in privato e da lì abbiamo iniziato a chiacchierare, interessandoci l’uno all’altra. Abbiamo parlato a lungo, ed dopo alcuni particolari sono arrivata alla conclusione di aver incontrato la persona perfetta per me. Quando penso a lui o rivivo mentalmente quella situazione, mi sento felice, ma davvero perché lui mi rende felice e soprattutto mi fa sentire viva.-
La timidezza l’aveva invasa completamente, non avrebbe mai voluto che i suoi compagni sentissero quelle parole uscire dalla sua bocca, per quello lo aveva scritto, era timida e molto, ma quando la professoressa ebbe finito di leggere, lei tornò di nuovo alla ricerca di quegli occhi castani-grigi che riuscivano ad invaderle l’anima e gli sorrise.

Edited by Skyle Alice Jones - 17/12/2020, 21:09
 
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