Più tempo passava, più Anselm si chiedeva se continuare ad andare ad Hogwarts fosse la via giusta.
Doversi per forza interfacciare con tutti quei visetti che non gli dicevano nulla erano un buon prezzo da pagare per ciò che l'apprendimento gli rendeva nelle quattro mura delle aule? Non ne era più tanto sicuro, ma d'altro canto non aveva molto di meglio da fare.
Tornare a casa dai suoi e continuare a sentire le loro stronzate sul quieto vivere e sul buonismo della classe dirigente? Neanche per idea.
E poi, la prospettiva di poter farsi valere in mezzo a tutte quelle facce di niente rimaneva allettante. "E poi... c'è Difesa Contro le Arti Oscure stamattina" pensò elettrizzato, mentre ingollava l'ultima cucchiaiata di porridge.
Era in anticipo: non c'era bisogno di scapicollarsi in inutili corse a rotta di collo verso l'aula dove di lì a poco avrebbe potuto approfondire le sue conoscenze nel campo di ciò che debellava le arti oscure... anche se esse in sé lo affascinavano, e non gli sarebbe dispiaciuto impararne qualcuna.
Correre significava perdere quel poco di freddo che rimaneva nei corridoi, soffocato dal tepore che si veniva a creare negli spazi chiusi esasperato dalla fiumana di suoi compagni-di-cui-avrebbe-fatto-volentierissimamente-a-meno di avventura con quel calore umano che tanto rifuggiva.
Octavious prediligeva il freddo: il freddo della solitudine, dell'autocompiacenza, veste d'un'anima tenebrosa qual'era la sua.
Finalmente giunse dinanzi alla porta dell'aula e la oltrepassò con calma - non gli sarebbe dispiaciuto urtare e far cadere qualcuno, ma il professor Hawkins, la caposcuola Andersen e le prefette non sarebbero sicuramente state dello stesso avviso - e come vide seduta l'insegnante non poté mancare di rivolgere un cordiale e pacato:
*Buongiorno, professoressa Riddle.*
Prima di iniziare a cercare con gli occhi un posto dove sedersi. Invero, posti liberi non ve n'erano rimasti molti. Non mascherò troppo l'alzare gli occhi al cielo per quel fatto increscioso: avrebbe dovuto andare alla meno peggio. E la meno peggio per lui era "una persona con voglia di vivere zero o troppo imbronciata per voler approcciare". Bingo: una ragazza dai tratti orientali ed i capelli color caramello corrispondeva precisamente a questa descrizione.
Dato che nessuno con una briciola di buonumore o buonsenso avrebbe mai osato sedersi affianco ad una dall'umore grigio, a meno che, come lui, il suo umore non fosse perennemente nero, Anselm colse l'occasione e si infilò in quel banco, con eleganza ma senza ovviamente chiedere il permesso.
*Ohé zia, non ti dispiace se mi siedo qui, mh?*
chiese a mo di
paraculata sintomo di buona educazione prima di poggiare le sue cose sul banco. Presentendo che le conseguenze avrebbero potuto essere nefaste se non avesse così fatto, il giovane Octavious, predisposte le sue cose, tese la mano destra alla ragazza, che non conosceva minimamente e che mai avrebbe davvero voluto conoscere. Ma le circostanze del momento erano troppo sfavorevoli per fare lo schivo e, pregando che la lezione iniziasse il prima possibile, sibilò:
*Anselm Octavious, molto piacere.*