Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Healers Covenant, -- Guaritori

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Charlotte Melankholiya
view post Posted on 22/11/2020, 21:10 by: Charlotte Melankholiya
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Ne la città dolente, ne l'etterno dolore, tra la perduta gente.

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Quando la Direttrice del San Mungo aveva iniziato a parlare, Charlotte Melankholiya aveva sentito l’impellente bisogno di alzarsi in piedi e di camminare avanti e indietro per la sala con lo scopo di scaricare la sempre più crescente tensione che stava accumulando fin sotto l’epidermide.
Quando però Evey arrivò alla conclusione che gli affetti da Morbo Bianco non solo non si trovassero nel loro corpo… vero, ma che Syleria potesse addirittura servirsi di loro, Charlotte Melankholiya si sentì annientata. Trovava che i ragionamenti della Direttrice avessero senso e proprio per quello, per un attimo, si sentì come se le mancasse l’aria. Si abbandonò sulla sedia, pallida, e attese che tutti i colleghi parlassero: lei, che si sentiva privata di tutte le energie, non si sentiva ancora nelle condizioni di farlo.
“Io non…”
La voce le uscì quasi in un sussurro. Si bloccò, deglutì. Le tornò in mente Nora Foster: prima che potesse inoltrarsi in quei pensieri, Charlotte si schiarì la voce e ritentò.
“Non direi sarebbe rinnegare gli studi che l’Ospedale ha condotto finora. Se è così che stanno le cose, si tratta di una magia sconosciuta, potente, ma che deve avere delle limitazioni. Anche la magia oscura le ha. Tendo anch’io a credere che i corpi siano conservati da qualche parte e che esiste una forte connessione con… le copie. Non credo che una coscienza possa sopravvivere nel Corpo Copia, se il suo corpo vero dovesse… perire da qualche parte. Allo stesso modo, se succedesse qualcosa alla… copia, non possiamo escludere che non accada qualcosa anche al corpo vero. Sarei più propensa a credere il contrario, per cui, almeno secondo me, le sperimentazioni fatte fino a questo momento, così come le raccomandazioni fatte, restano valide e utili. Dovremmo… Dovremmo fare in modo di sottolineare questo possibile collegamento e scongiurare agli affetti dal Morbo Bianco di cedere ai propri istinti, come quello di utilizzare eccessivamente la magia o di praticare allo stremo qualsiasi attività che vada a sollecitare troppo il cuore. Dalle sperimentazioni è emerso che, anche dopo uno sforzo cardiaco eccessivo, gli affetti da Morbo Bianco non sentono il bisogno di fermarsi. Manca l’istinto di conservazione perché la priorità sembra essere assecondare queste pulsioni, sia con la magia che con l’attività fisica.”
Morgana vedeva quelle nuove considerazioni di Evey come una smentita del lavoro fatto dall’Ospedale fino a quel momento, ma per Charlotte non era davvero così: se anche non fosse esistita una cura da trovare, l’Ospedale aveva comunque studiato i pazienti malati e adesso poteva rinnovare le raccomandazioni proprio alla luce di quei nuovi sospetti.
“Forse il malessere che si prova quando ci si allontana da Hogwarts ha a che fare proprio con la distanza con il corpo reale, ammesso che si trovi chissà dove nel Castello, ma concordo con la Direttrice che sia un’ipotesi più che verosimile.”
Azzardò poi, perché ragionare in quel momento la costringeva a non andare nel panico e a non affrontare immediatamente le conseguenze che le parole di Evey avrebbero comportato per lei e per gli altri malati.
“Non possiamo escludere ciò che ha supposto Eustass sull’alleanza con la Negromante per salvarsi la pelle, ma… credo… credo che ci sia il rischio concreto che, quando tutto ciò verrà reso pubblico, qualcuno affetto da Morbo Bianco possa, al contrario, cercare di togliersi la vita nel timore che una Negromante possa servirsi di lui o di lei in un secondo momento contro la sua volontà. Credo sia dunque importante tutelare gli affetti dal Morbo, almeno fino a quando non ci saranno evidenze di una collaborazione consapevole con la Negromante. Non so se mi spingerei fino al rendere pubblica l’ipotesi che Syleria possa servirsi dei malati. Se però si deciderà di agire in questo modo, invito a farlo con cautela per le pesanti implicazioni. Gli affetti dal Morbo non sono aggressivi e diventano irascibili se privati a lungo dell’uso della magia, quindi non sono soggetti aggressivi o nocivi per la comunità. Questo è ciò che è emerso dalla sperimentazione, almeno. Forse potremmo fissare delle visite mensili per gli affetti dal Morbo per verificare se ci siano stati o meno degli sviluppi e per assicurarci che non ci siano stati comportamenti autolesionisti, non so. O una sorta di monitoraggio da remoto, con aggiornamenti mensili via gufo in caso di nuovi sintomi o cambiamenti nell'umore.”
Aveva pensato immediatamente alle conseguenze psicologiche che quelle nuove conclusioni avrebbero avuto sui malati (le stava vivendo), oltre che sul resto della comunità magica che si era già dimostrata ostile in passato, ed era giunta a delle considerazioni opposte rispetto a quelle del collega: se c’era chi avrebbe fatto il possibile per salvarsi, incluso allearsi con la Negromante per cercare di garantirsi la sopravvivenza ora messa in discussione, ci sarebbe stato anche chi – pur di non farsi utilizzare da Syleria – avrebbe tentato gesti estremi.
“In conclusione, credo sia importante sottolineare il possibile collegamento vitale che sussiste tra il corpo copia e il corpo vero dei malati e invitare dunque alla prudenza e a non lasciarsi andare. Concordo con le considerazioni fatte da Miles. Non credo di avere altro da aggiungere, grazie per averci informati per primi.”
Informare la popolazione era necessario proprio per quanto sostenuto da Pike e Charlotte trovava altrettanto fondamentale parlare nei giusti termini e comunicare solo quanto fosse stato realmente necessario, almeno fino a quando non avessero avuto ulteriori conferme per i dettagli più crudi.
Tacque, dunque. Non aveva idea di dove avrebbe trovato il coraggio per presentarsi a Hogwarts l’indomani, con il rischio eventuale che una Negromante potesse utilizzarla per nuocere agli studenti. Pensò a Nora Foster e a quando le aveva chiesto di parlare dei suoi amici feriti durante l’ultimo attacco a Hogwarts. Aveva letto il dolore nei suoi occhi e, a scapito di tutto, era stato maledettamente reale. Se anche il corpo non fosse stato il suo, Charlotte non aveva dubbi sulla veridicità di ciò che aveva visto. Quel pensiero, tuttavia, non riuscì affatto a rincuorarla: mantenere la propria coscienza in una situazione simile avrebbe reso tutto molto più doloroso.
 
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