Le Train Bleu

Intingendo la piuma nel calamaio, il Ministro si apprestava a redigere una lettera diretta alla Capo-Redattrice della Gazzetta del Profeta. L’onda lunga della Crisi delle Passaporte, trasformatasi per Parigi in una vera e propria crisi di governo, non si era ancora del tutto esaurita, ma sperava che ormai il peggio fosse alle spalle. Le dimissioni di Lumiere erano giunte non certo inaspettate, giusto un paio di giorni dopo che Lucius aveva rilasciato un’intervista alla stessa Riddle, chiamato a difendersi dai sospetti che erano circolati sul suo conto nelle settimane precedenti. Era piuttosto frustrante, non poteva negarlo: nessuna prova concreta lasciava anche solo immaginare che l’Urquhart potesse essere coinvolto in qualche modo nella caduta del Ministro francese. Ma la mancanza di prove non aveva mai fermato uno scandalo politico, e così – per il semplice fatto di conoscere personalmente colei che aveva preso il posto di Lumiere – Lucius era divenuto all’occhio della stampa un machiavellico cospiratore, un burattinaio in grado di pilotare la politica del Paese d’oltremanica. Fortunatamente, gli anni passati alla guida del governo britannico avevano reso la sua pelle resistente a frecciatine di quel tipo, e aveva imparato a lasciarsele scorrere addosso – benché non sempre fosse possibile trattenere a pieno l’irritazione. Nel giro di qualche tempo la faccenda si sarebbe sgonfiata, per poi venire definitivamente archiviata dalla stampa non appena fosse emersa una storia più attuale. Era molto più proficuo focalizzarsi sugli aspetti positivi che la vicenda aveva portato, in primis l’elezione di Laetitia alla guida del governo francese. Un esito francamente inaspettato, ma quanto mai gradito. Se la collaborazione con Lumiere aveva conosciuto fortune altalenanti, era convinto ora di avere una fedele alleata a Parigi, e ciò apriva finestre promettenti sul futuro. Tale era la realtà dei fatti, benché di certo né lui né la Jemblem avrebbero dato pubblicamente risalto al loro rapporto privilegiato, per evitare di alimentare voci che già stavano circolando. Proprio per quel motivo aveva atteso alcun giorni prima di rilasciare comunicati ufficiali circa l’esito delle elezioni, cosa che si apprestava ora finalmente a fare. Avvicinò a sé il testo del messaggio, estremamente formale e anonimo, che aveva spedito a Laetitia subito dopo le elezioni – seguito poche ore più tardi da una lettera molto più personale, che non avrebbe però visto le pagine dei giornali. Abbassò quindi lo sguardo sulla pergamena intonsa con l’intestazione ministeriale che aveva di fronte a sé, e sulla quale iniziò a vergare.


Rilesse il testo alla ricerca di errori, soffermandosi sull’ultima frase. Aveva dovuto fare i salti mortali per riuscire a convincere Lumiere a incontrarlo: benché l’ex-Ministro non credesse alle voci sul coinvolgimento di Lucius nella propria disfatta, il suo atteggiamento nei confronti dell’Urquhart si era fatto molto più freddo nelle settimane finali. Il Pozionista era tuttavia riuscito a strappargli un invito personale nella sua tenuta in Costa Azzurra, dopo avergli a lungo spiegato quanto importante fosse – per il bene delle relazioni diplomatiche tra i loro Paesi – dimostrare pubblicamente che non vi fossero ostilità tra i due uomini, così da stroncare ogni sospetto. Soddisfatto dello scritto, firmò la lettera e la infilò in una busta, appuntandosi mentalmente di spedirla prima della fine della giornata.