Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Ballo di Halloween - Apertura delle danze, Ballo in Maschera

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view post Posted on 11/11/2020, 14:08
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Ad Agnes piaceva osservare la gente, guardarla impegnata nelle proprie faccende, immersa nei propri pensieri o persino discorsi. Le piaceva studiare la mimica facciale, le espressioni e le movenze delle labbra, o della fronte. Seppure lo faceva sempre con curiosità e mai con malizia, Agnes molto spesso passava da impicciona e se l'oggetto delle sue attenzioni si rendeva conto di essere fissato, la Corvonero abbassava lo sguardo senza neanche la prontezza di un sorriso discolpante e se la filava, come ad ammettere con costernazione il suo bieco passatempo.
Quella sera osservare le persone non le piaceva, perché al posto degli occhi incontrava orbite vuote, al posto delle labbra zanne sanguinolente e al posto della fronte maschere di pizzo arzigogolato o bende sporche. Aveva però continuato a guardare la maschera, perché la maschera guardava lei, e c'era in quello scambio di sguardi cieco una sorta di curiosità viscerale che vinceva persino sullo spavento di essere avvicinata da uno sconosciuto in mezzo ai mostri della notte. Uno sconosciuto che poteva essere un mostro della notte.
La maschera si era voltata e aveva cercato qualcuno o qualcosa, per la stanza affollata. Agnes non aveva smesso di osservarla, onorando il suo antico gioco, attanagliata dal desiderio sublime di continuare quella conoscenza a distanza, una conoscenza unilaterale in cui lei sola recuperava informazioni. Informazioni misere circa una maschera completamente celata.
Il volto nero tornò a guardare lei. Forse non aveva trovato cosa cercava. La fissò per qualche secondo prima di muovere i propri passi verso Agnes.
Ad Agnes non era sfuggito il fatto che non aveva risposto al suo salve e le possibilità poteva essere svariate:
1. era una maschera muta
2. qualcuno le stava facendo uno scherzo
3. era la preda prescelta per un sacrificio di sangue e il suo carnefice non voleva esporsi prima di averla fatta a pezzi (una mano volò istintivamente alla ferita dietro al collo fasciata con una garza pulita)
4. ultima (e la meno probabile) la maschera non voleva farsi riconoscere.
La Corvonero rimase ferma ma il suo baricentro si spostò all'indietro, arretrando di un minimo le spalle e la testa, come se ai piedi e alle spalle fosse stato dato un ordine diverso. Lo sguardo fisso verso la figura registrò dei movimenti che catturarono la sua curiosità felina. La comparsa di una mano fra le pieghe del mantello bianco. Proprio come un gatto, la Lefevre inclinò la testa di lato, rapita dai gesti che tuttavia le rimanevano incomprensibili. Perché muoveva le dita in quel modo? Era un'arte magica particolare? Ignorò i brividi lungo le braccia coperte dal maglione color rame.
Un unico dito indice si sollevò dalla staticità in cui le sue braccia erano cadute, lungo i fianchi, e prese ad indicare il petto della ragazza. Io?
Nessun dubbio, la figura ce l'aveva con lei. Ma perché? E soprattutto perché non parlava? L'ipotesi di mutismo prese a farsi più forte, guadagnando punti sulle altre, anche se...quelle dita...
-Mi scusi, non capisco bene. Cioè non ci vedo, questo sacco...- prese a dire con un tono di voce più alto, sperando di sovrastare le Sorelle Stravagarie. Dare la colpa al sacco per la propria inefficienza nel campo della deduzione era stata una mossa geniale. Se la figura fosse stata davvero muta, come avrebbero potuto comunicare? Non ricordava di avere con sé pergamene o inchiostro. Però avrebbe potuto scrivere sulla glassa della torta di zucca con le dita.
Nel dubbio, la mano destra volò alla tasca sul petto, accarezzando attraverso la stoffa di jeans la figura sinuosa di una bacchetta in Nocciolo.
 
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view post Posted on 12/11/2020, 14:20
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A quanto pareva la festa non era ancora finita. Matthew era stato via per.. decisamente più tempo di quanto non avesse onestamente pensato, ma la musica e le persone erano ancora lì entrambe. Beh dopotutto non era sempre Halloween, e non si aveva sempre quella possibilità di svagarsi, perciò era alquanto normale come cosa. Da quando era uscito diverse maschere si erano aggiunte.. alcune delle quali stavano stranamente in disparte. Era un peccato, erano davvero interessanti da vedere. In particolare una che sembrava un mezzo pirata, mezzo zombie, mezzo... aspetta, quante volte aveva già detto mezzo? Forse era meglio dire un terzo.. o magari un quarto.. quel vestito era così strano che non riusciva a capire quante "parti" comprendesse. In ogni caso era al buffet, perciò sicuramente non era affetto dal Morbo.. aspetta un po', ma non era mica.. Si avvicinò lentamente. Da praticamente nei pressi dell'entrata della Sala si portò nei pressi del buffet per vedere meglio. Sicuramente si stava sbagliando.. probabilmente non ci vedeva bene per via della parte sinistra del volto coperto dalla maschera. Quello o il loro Responsabile della Casa aveva tirato fuori qualcosa di semplicemente particolare. A dir poco.
Quando fu abbastanza vicino, però, potè chiaramente notare che sotto la parrucca blu, sporca di chiazze rosse, e la benda che copriva un occhio c'era proprio il Responsabile di Serpeverde.. Eustass Hawkins. Rimase sbigottito, non immaginandosi che potesse riuscire in un'impresa decisamente così particolare come unire diverse parti di stile in uno solo e avere anche un effetto tanto buono. Diavolo avrebbe dovuto chiedergli di insegnargli qualcosa.
In ogni caso, si limitò a sorridere e a fare un cenno del capo. Sembrava abbastanza.. distratto, probabilmente concentrato su qualcosa, perciò non voleva disturbarlo. Se il Responsabile avesse voluto poi scambiare due parole sarebbe stato felice di farlo ma in caso contrario sarebbe rimasto a guardarsi un po' attorno.
Non aveva granchè voglia di ballare perciò si limitò a non ostacolare chi, dei pochi che potevano, si dirigeva al buffet e si mise in disparte. La musica era alta, perciò non riusciva a sentire niente di quello che la gente si diceva, potè vedere più in là la Andersen e la Foster, non vedeva più invece Daniele, e Kirsten che intanto era impegnata con un ragazzo della sua Casa. Era rilassante come cosa, aiutava seriamente a non pensare continuamente al brutto periodo passato, sembrava quasi come se tutto stesse piano piano tornando alla normalità. E onestamente sperava fosse proprio così.
Magari presto sarebbero riusciti ad uscire da quella situazione del Morbo e tutto sarebbe seriamente tornato come prima. Sperava soltanto che succedesse presto. Non tanto per il problema del non poter mangiare, bere e altro.. ma per i problemi della distanza da Hogwarts. Certo, c'era sempre la possibilità, se le cose non fossero cambiate fino al allora, dei corsi Estivi.. ma doveva ammettere che la sua famiglia gli mancava, nonostante lo scambio di lettere. Ma fortunatamente al momento poteva non pensarci.. poteva far finta che non fosse cambiato nulla, almeno per quella serata, e divertirsi ad osservare quante più maschere poteva. Sarebbe stato divertente.
 
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view post Posted on 12/11/2020, 17:33
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Ballai scatenandomi nelle danze, usando ogni mossa da me conosciuta per divertirmi e far divertire la mia timida accompagnatrice. Vista la sua poca mobilità le espressi un sorriso, tra il divertito e il minaccioso, le afferrai le mani e le feci fare un giro su se stessa per poi avvicinarla quel tanto che bastava a guidarla in un ballo un pò più movimentato. Non ci furono contatti imbarazzanti, solo tanta voglia di divertirsi!

Su ricorda che sei una lupa, una predatrice, non una preda! Dacci dentro e divertiti!!!!

Al suo sussurro risposi con un dolce sorriso

Non sto perdendo tempo, mi sto divertendo con un'amica...

Le sorrisi ancora e continuai a ballare. Di tanto in tanto guardavo in giro salutando e sorridendo a chi riconoscevo, cercando tra una maschera e l'altra quegli occhi che nessun travestimento avrebbe mai potuto celare ai miei.
 
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view post Posted on 12/11/2020, 19:05
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Kirsten tirò un urletto di sorpresa quando Erick la afferrò per farla girare. Non aveva mai ballato davanti a così tante persone solo a lezione di danza quando era piccola e in camera sua quando era sola. Quindi si morse il labbro sospiro per tranquillizzarsi e iniziò a ballare come le avevano insegnato da bambina. Non sapeva di preciso cosa stesse facendo però Erick la aiutava nei passi quindi si fece trasportare dalla musica che c’era in sottofondo. Poi sorrise a Erick che guardava la folla. La sua lei lo stava chiamando? Beh la studentessa pensava che appena lei avesse bisogno di lui l’avrebbe chiamato quindi di conseguenza continuo a ballare assieme a lui più scatenata di prima. Si stava divertendo da matti, poi incrocio due occhi color nocciola che aveva già visto. Infatti Matt era davanti a lei e lo saluto con un cenno. Poi torno a guardare Erick e a ballare con lui. Quando l’ora si fece un po’ tarda Kirsten si fermo e comunico al suo accompagnatore “Erick sono stanca morta che ne dici di una pausa?” disse ridendo. Poi continuando a ridere e scherzare con lui si spostarono a sedersi vicino ad un tavolino. Dove Kirsten si sedette e sorrise. Poi Erick sarebbe andato via per un impegno quindi lei si sarebbe spostata in torre di astronomia. Quindi Kirsten voleva godersi quei momenti assieme all’amico per poi rilassarsi in tutta tranquillità.
 
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view post Posted on 12/11/2020, 19:24
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Halloween era senza ombra di dubbio una delle feste più attese e popolari lì al Castello. Era anche una delle poche in cui non si aveva la possibilità di tornare a casa e si era dunque “costretti” a passarlo tutti insieme. La scuola aveva per fortuna una ricorrente iniziativa per il trentuno di ogni ottobre: un Ballo.
Come nelle edizioni precedenti di tale evento, avrebbe partecipato per conto suo. Non aveva ricevuto nessun invito e non aveva avuto abbastanza iniziativa per chiedere a qualcuno di andarci con lei. Certo che a chi avrebbe dovuto chiederlo proprio non lo sapeva. La sua vita sociale non era di certo tra le più floride, non quell’anno almeno. Il Gran Ballo era dunque una scusa perfetta -oltre a non passare la serata più spaventosa dell’anno da sola- per conoscere gente. I costumi e le maschere avrebbe reso il tutto ancora più eccitante.
A tre ore dall’orario indicato sull’invito aveva iniziato a prepararsi. Non avrebbe avuto bisogno di così tanto tempo, ma voleva fare le cose con calma e godersi l’atmosfera di attesa che si stava già creando nell’aria. Aveva infatti passato svariati gruppetti di studenti intenti a discutere della festa nella sua strada verso la Torre di Grifondoro e persino in sala comune il ballo era l’argomento principale. Dopo una rilassante doccia calda, la strega decise di iniziare dai capelli. Erano senza ombra di dubbio la parte che avrebbe occupato la maggior parte del suo tempo. Aveva deciso di creare delle onde più accentuate di quelle naturali di cui già era provvista e successivamente di raccoglierne una parte creando un’acconciatura semplice ma elegante. Aveva optato infatti per due trecce, lasciate molto morbide, ai lati del viso che andavano ad unirsi dietro alla testa, dove si ricongiungevano con i resto dei capelli lasciati cadere morbidamente su spalle e schiena.
Finito con i capelli sarebbe passata al trucco. Non avrebbe perso tanto tempo con questo in quanto l’indossare una maschera che le copriva metà del viso avrebbe impedito di vedere qualsiasi trucco elaborato. Deciso quindi di limitarsi al mascara, per rendere le ciglia più voluminose e folte, avrebbe puntato sulle labbra, colorandole di un rosso scuro intenso. Trucco e parrucco completato, era arrivato il momento di uscire dai comodi abiti che aveva indossato dopo la doccia ed entrare nel vestito che aveva scelto. Si trattava di un vestito lungo in stile gotico-vittoriano, se potesse esistere tale stile, di un viola intenso con le rifiniture sullo scollo a V e sul bustino ricamate in nero. Le maniche a tre quarti finivano in degli sbuffi di tulle nero che arrivavano a coprirle anche le mani quando le braccia erano lasciate lungo i fianchi. Era un vestito che possedeva da almeno un paio d’anni ma che non aveva ancora avuto occasione di indossare. L’aveva acquistato per una festa organizzata a maniero della famiglia ma alla fine non aveva potuto indossarlo perché Elizabeth aveva altri piani per lei. Piani che prevedevano un vestito molto più pomposo, colorato e decisamente più scomodo. Questo era infatti un abito molto comodo che le avrebbe permesso di muoversi liberamente anche se avesse deciso di buttarsi nella mischia e danzare tutta la sera. Per lo stesso motivo aveva indossato un baio di stivali alti, neri, con un tacco non molto pronunciato perché la comodità in questi tipi di eventi era l’essenziale.
Indossata la maschera in pizzo nero, che le copriva la zona degli occhi e del naso, e spruzzatasi un po’ del più leggero profumo all’Iris che possedeva era pronta ad andare.
La Sala Grande era stata stavolta completamente, rivelandosi ancora una volta estremamente versatile e spaziosa. Il Preside aveva dato il benvenuto a tutti i presenti e aveva invitato sul palco le Sorelle Stravagarie. Presto la musica della band riempì la Sala e la pista si riempì di gente che ballava in coppia, in gruppo e persino da sola. Dal canto suo decise di aspettare un po’ prima di buttarsi nella mischia e dirigersi verso il buffet. Mentre si faceva largo vero il tavolo salutò le persone che conosceva -o meglio, riconosceva- rivolgendogli un sorriso e a volte anche qualche parola.
Sulla strada per il buffet incontro una sua concasata “Ciao Nora, gran bel vestito complimenti!” disse congratulandosi con la compagna di squadra. Rivolgendo poi una veloce occhiata al suo accompagnatore aggiunse “Buona serata!”. Per proseguire poi per la sua strada.
Arrivata al buffet si chiese come mai avesse deciso di andare lì non potendo né mangiare né bere nulla. Forse era lo riteneva inconsciamente un luogo sicuro e più o meno lontano dal caos della pista da ballo. A cui non si sentiva ancora pronta.
 
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view post Posted on 12/11/2020, 21:38
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"You can't take a picture of that. It's already gone."

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Irvine B. Dolus sapeva di non avere un volto molto espressivo - o per lo meno, non lo utilizzava per esprimere quello che provava, ma tutto l'opposto. Eppure, aggrottò impercettibilmente le sopracciglia mentre riceveva la prima risposta di Nephele. La curiosità verso la donna lasciò spazio a molti interrogativi verso se stesso, e su come stava gestendo quell'interazione. Più di tutto, ebbe l'impressione di essere rimasto... indietro, come se lui e la sua accompagnatrice viaggiassero sullo stesso treno, ma a parecchi vagoni di distanza. Lei era sicuramente in quello più avanti.
Ma si trattava di binari paralleli?
Era troppo presto per dirlo. Sembrava troppo presto per dire parecchie cose.

- Ho... trascorso molto tempo a studiare l'Aritmanzia Genealogica. Ultimamente, e per molti anni prima di adesso. Si può dire che sia ossessionato dagli antenati. Di sangue, e aritmantici.

Non intendeva realmente imbarcarsi in un discorso di quel genere, e seppe di avere fallito.

- L'Aritmanzia è fatta per essere scomodata. Ma non l'ho toccata mentre operavo le mie deduzioni. Del resto, c'è molto poco di deduttivo nell'Aritmanzia.

L'ultima frase risuonò un po' rigida e severa. Capì che avrebbe dovuto addolcire i toni, per essere al passo, e sperare almeno di raggiungerla oltre i confini metaforici in cui lei volteggiava a proprio agio. Una landa fatta di conversazioni riuscite, e accompagnatori non all'altezza. Probabilmente. Si sentiva come se lei gli avesse pestato i piedi, ma la sua curiosità ottenne comunque risposte.
Lei aveva colto le sue intenzioni, pur adeguandosi a esse. Il minimo che potesse fare era ricambiare, ma non poteva avventurarsi in quella mezza confessione, e mezza conferma, senza commentare la sua osservazione precedente.

- Si può proteggere la propria famiglia da una cattiva fama pur disprezzandola. Si protegge ciò che c'è di nostro in quella famiglia. E si detesta tutto il resto.

Ora era sicuramente sincero, almeno in una delle due metà di quel discorso. La condusse a ballare, con un andamento più giocoso, spostandosi verso il centro della stanza.
Lei avrebbe voluto ritrarsi? O rimanere al centro dell'attenzione, dove la musica permetteva di conversare ma costringeva ad alzare leggermente il volume della voce?
Quel primo scambio acerbo lo aveva lasciato con una domanda. Le aveva detto la verità? Cercava realmente la leggerezza che a lei veniva così naturale?
E ciò era vero, poi? Le veniva spontaneo come sembrava o era una maschera anche la sua?

- Mi scuso. - le rispose, quando lei evidenziò la mancanza di buone maniere. Il suo sguardo non recava, tuttavia, alcuna traccia di contrizione, come se quell'intervento di lei altro non fosse che una nuova regola del gioco. - La chiamerò come più l'aggrada. A patto che lei eviti di darmi del voi.

Aveva dei modi bizzarri. Non poté evitare di registrarlo.

- Nessuna scusa necessaria. Torte e Maridi vanno a meraviglia. - commentò, tornando vagamente a sorridere. Accompagnò il braccio di lei che si sollevava e la fece volteggiare. Sentiva la musica con il suo corpo, ma non con il proprio udito.

- Lei intende fare qualcosa che ci distingua -- o che la distingua -- da tutti gli altri invitati.

Avevano detto niente ballo, e niente più deduzioni. Eppure continuavano a fare entrambe le cose.

- Cosa dovrei offrirle per superare la bizzarria delle sue proposte?

Le domandò infine, quando la danza tornò a riavvicinarli.

D.
 
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view post Posted on 13/11/2020, 00:52
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ghuy'cha'

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Il tentativo di comunicare con i gesti non funzionò, le Sorelle Stravagarie continuavano a suonare, molte maschere ballavano, qualcuno mangiava qualcosa e Angus nel frattempo imprecava per non aver ancora individuato un possibile complice. Gli stava quasi passando la voglia, accontentandosi di una burrobirra e iniziare a mangiare qualcosa. Uno spreco quel banchetto non onorato a dovere. Vide Trish che continuava a ballare con Fara sentendosi fortunato per aver abilmente evitato di farsi trascinare in qualcosa che non avrebbe fatto nemmeno sotto una maledizione Imperius. Ad essere sinceri probabilmente sarebbe bastato poco a corromperlo visto come erano andate le cose poco prima in sala d'ingresso ma questa è un'altra storia.
Senti' più chiaramente la voce dello spaventapasserihorror, o almeno si era convinto che fosse quella la maschera, e riuscì, finalmente ad associarci un volto. Doveva essere Agnes. Trattenne una risata, non avrebbe mai immaginato di vederla vestita in quella maniera. Probabilmente non lo aveva nemmeno riconosciuto pensò lo scozzese. Per esserne sicuro decise di avventurarsi e chiedere direttamente all'interessata. Se non fosse stata lei ma qualche sconosciuto poco male, se invece fosse stato qualcuno di conosciuto ma che portava sulle palle avrebbe girato i tacchi cambiando colore al vestito e addio.
Fece qualche passo ancora nella sua direzione, si sistemò di fianco e si piegò leggermente di lato per essere sicuro di essere sentito. Continuò nel frattempo a guardare il resto della sala notando una maschera di lupo ballare in modo abbastanza scatenato.
< Agnes ma sei tu li sotto? > chiese con la voce che usciva da sotto la maschera. Se si avrebbe potuto metterla al corrente del suo piano alcolico? Non ne era sicuro, ma era quasi certo che non avrebbe comunque spifferato nulla anche se non fosse stata daccordo. Vide intanto il preside che continuava a ballare, probabilmente sopperiva alla sua poca loquacità scatenandosi nelle danze. E chi era la donna con lui? Qualche insegnante?
Più passava il tempo e più si convinceva che di questo ballo se ne sarebbe parlato per tanto tempo o forse era lui non abituato a tutto questo e quindi si meravigliava per ogni cosa che agli altri doveva sembrare normale.
 
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Nephele.
view post Posted on 13/11/2020, 15:52




Catturare quel lieve aggrottarsi delle sopracciglia altrui era praticamente impossibile nella posizione in cui era la strega e per il movimento della loro danza, ma c'era qualcosa nelle parole del Preside che la costrinsero a tirare un freno al suo osare, qualcosa che la riportò coi piedi per terra e che, in realtà, apprezzava molto.
Da sempre Nephele era stata una donna molto pratica, anche se nascondeva una vena giocosa e la sfoggiava all'occorrenza. Non era il tipo da cerimonie, da intrattenimenti e da complimenti falsi. Non erano per lei neanche le maschere e della sua - delle sue - si sarebbe voluta liberare in fretta. Il problema rimaneva sempre il solo e opprimente: quanto ci si può fidare di persone che si conoscono relativamente poco?

O per niente?

La fiducia, per Nephele, era simile ad un'ossessione, qualcosa di cui aveva bisogno per riuscire ad interagire veramente con le persone, mostrarsi senza filtri per quello che era - e in parte il Preside ne aveva avuto un assaggio. Avrebbe potuto intrattenersi con milioni di persone, incontrarle per una tazza di tè e ci sarebbe andata pure a fare qualche viaggio, ma conoscere qualcuno non significa che si può riporre in lui o in lei della fiducia. E ce n'erano anche di diversi tipi, di fiducia. Irvine B. Dolus gliene trasmetteva un tipo, ma che la strega doveva ancora decrifrare.
Rimase in silenzio tra che il mago le parlava, persa in qualche ragionamento che la costrinse al silenzio. Era sempre stata attenta a rispondere con un certo ritmo, cosa che non fece in quel momento. Era vero quello che aveva detto il Preside Dolus circa l'Aritmanzia: non si usava per una deduzione, né si poteva interpretare: era una scienza magica esatta, che diceva molto sulle persone e su altro.
Nephele si era pure sbagliata di poco nel parlare di maschere, perché il nome Irvine corrispondeva al numero cinque, il numero del mutamento. Il problema era che il Preside aveva un secondo nome - per cosa stava quella "B"? - e questo avrebbe potuto completare la rapida analisi di Nephele, ed era ciò che le mancava per avere un profilo del mago con cui stava ballando.
Il volteggio a cui l'altro la condusse la trovò impreparata. Tra l'ascoltarlo e ascoltare i suoi pensieri si era inevitabilmente distratta dal ballo e la sua specie di piroetta risultò il peggior spettacolo di sempre. Se qualcuno l'avesse vista, sarebbe scoppiato a ridere - e magari sarebbe stato proprio il Preside a farlo.
Si bloccò e il suo cavaliere avrebbe potuto sentire la pressione delle dita ossute di Nephele sul palmo della propria mano. Il tempo di togliersi parzialmente la maschera (la alzò sulla fronte per mettere in mostra il viso) e tornare verso di lui.

«Nephele andrà bene, anche se non ho trovato offensivo il "signorina"».

Dal suo viso non si poteva capire se fosse imbronciata o seria, o chissà che altro. Sembrava, però, che Nephele fosse stata come svegliata dal vortice dei suoi ragionamenti in una maniera fin troppo brusca. Non ne aveva certamente colpa l'altro, a cui non aveva mai risposto fino a quel momento.

«Mi piacerebbe sapere di più dell'Aritmanzia Genealogica».

Non era un argomento adatto ad un evento del genere, ma era chiaro che non le interessasse seguire gli schemi.

«O qualsiasi altra cosa che non ricada in un cliché e nell'ordinario, ma non perché voglio distinguermi. In parole povere, mi annoio con estrema facilità, anche se credo che possa averlo già capito dal mio numero sociale».

Si ripresentava ancora il numero cinque, ma per Nephele, mentre quello del Preside, stavolta, era il nove. Infatti, tornavano molte cose sul comportamento altrui e il perché era stato così ben disposto ad acconsentire alle bizzarie della strega, addirittura rilanciando e in una maniera quasi fastidiosa.
Intanto, il suo andamento risultava più lento, un po' stanco anche a causa di quella piroetta da dimenticare.

«Devo ammettere che è difficile rinunciare al voi» - e nessuno, forse, avrebbe osato non dare del voi al Preside di Hogwarts o al Ministro della Magia, così lei - «e se proprio lo devo abbandonare, è da ritenersi sfacciato darsi del tu, almeno in questa occasione? Anche se non c'è problema per me a rimanere formali e distaccati, è solo più pratico».
 
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view post Posted on 14/11/2020, 00:27
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Le dita stavano ancora percorrendo la lunghezza della bacchetta, celata nella tasca della salopette, quando Agnes vide la maschera accelerare il passo e diminuire le distanze tra loro. Forse avrebbe potuto arretrare, allontanarsi, perfino estrarre la bacchetta. Ma la postura di quella figura, il modo in cui camminava convinsero Agnes che lì sotto quel mantello bianco, dietro quella maschera nera, c'era qualcuno che conosceva bene, abbastanza bene da riconoscerne il passo. La mano si abbassò immediatamente in un segno di resa che conosceva lei soltanto. Lo sconosciuto le si avvicinò e si piegò verso di lei, evidentemente per evitare che la musica suonata dalle Sorelle Stavagarie portasse via le sue parole.
Un timbro maschile la raggiunse, ma non la colse di sorpresa. Finalmente nella sua testa i puntini si erano uniti: la postura, il passo, la voce.
-Angus? Momenti mi fai prendere un colpo!- disse, non potendo evitare che una risata argentina scaturisse chiassosa oltre il sacco di iuta. Rideva perché adesso che sapeva chi c'era sotto la maschera, la scena di cui erano appena stati protagonisti doveva essere stata davvero ridicola. -Come hai fatto a riconoscermi con questo coso in testa, mi sta soffocando. Cosa mi è venuto in mente io non lo so.- continuò a dire ridendo, contenta che finalmente potesse scambiare due chiacchiere con qualcuno. In più Angus poteva mangiare e bere e quindi sarebbe potuto unirsi a lei per qualche consumazione. In effetti, il suo stomaco iniziava ad avvertire un certo languorino.
Non le servì continuare ad osservare il suo amico per apprezzarne la maschera. La sua scelta era stata semplice, ma molto elegante. La ragazza si chiese direttamente se ora che era stata riconosciuta potesse togliersi quel sacco di patate per restituirlo agli elfi delle cucine ma pensò che bucato e colorato così come lo aveva ridotto non lo avrebbero ripreso indietro. -Bella maschera, la tua.-
Agnes batté il piede a terra a ritmo della musica, forse aveva voglia di ballare ma Angus non le sembrava il tipo che le avrebbe concesso un ballo, quindi si voltò verso di lui (e provò un po' di pena per lui perché doveva guardare quello sgorbio del suo sacco di iuta) e gli indicò il buffet. -Hai assaggiato qualcosa già? Io ho fame ma forse più sete...certo tutte queste prelibatezze e praticamente mangiamo io, te e Trish.- disse un po' triste, un po' ironica. Era un poco fastidioso parlare con qualcuno senza vederne il viso, per lei che amava così tanto studiare le espressioni, ma c'era in quel gioco di maschere un interessante risvolto, tutto legato alla voce, alle parole e ai toni utilizzati. Poteva essere divertente.
Mentre aspettava la risposta verbale del Prefetto, avrebbe voltato lo sguardo per la porzione di sala che potevano osservare da quella posizione, ancheggiando un poco al ritmo della musica e imitando, in piccolo, i movimenti suggeriti dalla canzone.
 
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view post Posted on 14/11/2020, 13:28
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Non aveva avuto bisogno di spostare lo sguardo sul concasato semplicemente perchè...perchè non gli importava. Lo teneva al suo fianco solo per non restare solo nell'attesa che il ballo di Trish e Fara giungesse alla sua naturale conclusione, ma questo nessuno lo avrebbe mai potuto sapere se non Tom stesso. Odiava restare solo. Era una cosa che il Grifondoro paragonava a un incubo visti tutti i pensieri e i ricordi che affioravano nella sua mente quando si ritrovava con sè stesso. Si era volutamente rilassato dopo quelle due entrate a gamba tesa della Andersen, celando un lieve sorriso per quella figuraccia ma non volendole dare nessuna soddisfazione di genere riguardo quella volta alla Stamberga. Investigatore o no, un po' tutti avrebbero voluto capirne di più e lui in qualche modo stava riuscendo ad andare anche oltre, purtroppo. Il colloquio con la Felini aveva lasciato più rivelazioni fastidiose di quel che avrebbe voluto ammettere persino a sè stesso, e non avrebbe condiviso quelle notizie con nessuno se non con le poche persone di cui si fidava. Fara in primis; Isabelle, forse, per quanto non la vedesse più da tempo; Xavier. In fin dei conti la Serpe gli ispirava fiducia. "Doni materni, Trish" avrebbe risposto serenamente stringendole la mano - unica volta in cui avrebbe ufficialmente aperto bocca prima di lasciare andar via le due - portandosi poi le mani in tasca. Anche l'accompagnatrice di Xavier aveva detto la sua praticamente divertita, e Tom, ringraziando la maschera che gli copriva la quasi totalità della testa, annuì con un sorriso stirato, inclinando di poco la testa verso il basso, tanto non lo avrebbe potuto vedere nessuno. Quasi fece finta di non udire l'unica risposta che Collins gli concesse, quella riguardo Emily. Fu quando ebbe terminato di parlare che per un momento decise di distogliere lo sguardo dalle ragazze per rivolgersi maliziosamente al concasato: si sarebbe chinato di lato verso lo studente per sussurrare uno sghignazzato quanto provocatorio "potrei darti i nomi di alcune ancora libere" per poi riportarsi in posizione eretta senza attendere una risposta e riflettere sulla risposta del concasato riguardo la Jones; l'ultima volta che si erano incontrati risaliva a inizio anno in Sala Comune quando Godric, una sera, aveva graffiato Emily. Non ricordava se fosse stato Louis a correre in soccorso della ragazza o fosse stato Collins. Riflettè a lungo ma poi lasciò perdere, del resto non erano propriamente fatti suoi. Non aveva nulla nè contro Collins o Walker, nè contro Emily.
Quando le Sorelle Stravagarie avessero terminato di suonare quel pezzo Tom si sarebbe ravvivato dimenticandosi della presenza del rosso-oro e, osservando le due spillate tornare, avrebbe accennato un sorriso a Trish per poi far schioccare il tacco della scarpa sinistra contro la destra e abbassarsi leggermente, allungando la destra verso la sua dama. "Caposcuola Daisy" l'avrebbe accolta, porgendole il braccio sinistro per invitarla ad una breve passeggiata all'interno della Sala.
 
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view post Posted on 14/11/2020, 15:45
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D I R T Y H A N D S

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Xavier si era goduto ogni piccolo istante assieme a Libella, quello che provava quando lei gli era vicino era qualcosa di inspiegabile con le parole. Era stato fin troppo bello avere la sua dolce Tassa poggiata con la schiena al proprio petto, non si era fatto sfuggire l'occasione di abbracciarla da dietro per tenerla stretta il più possibile e godere di quel piccolo momento unico, nonostante ci fossero altre persone attorno a loro era come se fossero da soli. La vicinanza di Libella gli faceva sempre quell'effetto, per cui lui non si era spostato neppure di un centimetro per far durare quell'istante il più possibile. Si era anche ritrovato a ridacchiare, forse per nulla silenziosamente, poichè Tom era stato ripreso praticamente da tutti... ma il Grifondoro doveva aspettarselo, aveva fatto una figuraccia pessima, il tutto perchè guidato dalla gelosia. Aveva assottigliato lo sguardo, il Bertrand, nel momento in cui collegò la cosa: Tom al ballo con Fara. L'istinto protettivo del Bertrand iniziò a farsi sentire, ma non lo diede a vedere perchè prima o poi avrebbe avuto il suo confronto - faccia a faccia - con Tom, per chiarire quali fossero le sue intenzioni con la Corva. Avrebbe cercato anche di indagare su quale fosse il misterioso accompagnatore di Trish, era curioso di scoprire chi era degno di tale onore. Ma tutto ciò sarebbe passato in secondo piano, perchè il momento del suo ballo con Libella era finalmente giunto. Sorrise stringendo piano la sua mano scortandola nel bel mezzo della Sala Grande, con l'intenzione di danzare con lei. Avrebbe dunque preso la mano di Lib per quella classica posizione da ballo ma lei lo stupì in un altro modo e a Xavier non diede per nulla fastidio. Fu rapido nel cingere i fianchi di lei con le braccia tenendo quindi la Tassa contro il proprio corpo, i piedi si sarebbero mossi per dare inizio a quel lento e doveva ammettere che, così vicino ad una ragazza, non ci era mai stato. Quando andava alle feste organizzate da suo padre o da amici della sua famiglia, Xavier era sempre costretto a ballare con qualche dama per pura educazione, lo faceva in modo freddo e distaccato perchè realmente non era ciò che voleva. Ora era diverso, si stava concedendo il primo vero ballo di piacere con la persona giusta, che riuscì a rendere tutto fin troppo bello. Inclinò leggermente il capo quando sentì parlare Libella, le labbra carnose si distesero in un sorriso dolce e a tratti quasi malizioso.
« Fara e Tom, già. » Avrebbe fatto una piccola pausa, scuotendo leggermente il capo. Si sarebbe chinato leggermente per permettere a Libella di aggiustargli l'ennesimo ricciolo che, come sempre, sfuggiva al controllo del Bertrand, per poi tornare dritto, accarezzando dolcemente i fianchi della sua dama. « Dovrò fare una chiacchierata con quella testa calda, per capire se è degno della mia fiducia oppure no. Per adesso si è guadagnato il mio quasi odio, ma mai dire mai. » Ammiccò, nonostante la maschera quel gesto sarebbe stato abbastanza evidente. Arrivò poi una domanda che in parte si aspettava ma che dall'altro lato sperava di non ricevere, più che altro perchè detestava ammettere di essere una persona gelosa. « Sicuramente io non scambio una ragazza per un ragazzo in preda ad una crisi di gelosia. » Iniziò sbuffando una risatina, poi avvicinò di più Libella al proprio corpo per guardarla meglio negli occhi, nonostante quella maschera lei avrebbe potuto leggere sincerità nel suo sguardo.
« Ma sì, sono geloso. Non so spiegare bene le mie possibili reazioni, se però devo ipotizzare direi che... o potrei diventare freddo all'improvviso e incenerire chi mi da noia con uno sguardo o mettere in chiaro che, chi è mio non si tocca. E tu sei un pò mia, Lib. » Non era una domanda, ma un'affermazione. E quel un pò stava a significare che, semplicemente, non erano ancora veri e propri fidanzati. Tenne Libella stretta al proprio corpo, il petto poggiato al suo e dovette chinarsi un pò vista la notevole differenza di altezza.
« E tu? Sei gelosa? »
 
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view post Posted on 15/11/2020, 15:49
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ghuy'cha'

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< Vero che non ricordo mai i volti ma ci conosciamo abbastanza da poter riconoscere la tua voce... anche se non ero sicurissimo >.
Aveva avuto la conferma di chi ci fosse li sotto e si rilassò sapendo di non dover squagliarsela in maniera rapida. Effettivamente continuava a chiedersi come gli fosse venuto in mente di soffocarsi con quel sacco in testa e ciò che le disse Agnes confermò che la scelta era stata, come dire, alquanto audace. < Non volevo spaventarti, cercavo di farmi capire a gesti ma credo che debba migliorare questa tecnica > aggiunse continuando poi a guardarsi intorno cercando le bottiglie che gli interessavano. Ora che aveva saputo di Agnes poteva anche provare a chiedere se lei sapesse dove fossero gli alcolici, non l'avrebbe trascinata a fare qualcosa che avrebbe potuto metterla in difficoltà.
< Grazie, diciamo che il travestimento è dovuto all'esigenza di dover far perdere le tracc... va bhè storia lunga, comunque non mi è servita per il motivo che avevo pensato >, mettersi a raccontare il perchè di tutto quello che aveva architettato avrebbe portato ad altre domande su domande e non gli andava di raccontare tutto in questo momento.
< La tua... particolare! non ti da fastidio quel sacco in testa? oltre a soffocarti dico...>. Lui sicuramente non lo avrebbe sopportato per più di dieci minuti.
Guardò il buffet quando la compagna portò l'argomento sul cibo
< Non ho ancora assaggiato niente perchè sto aspettando per togliermi la maschera... ecco ho sete pure io, sai per caso dove hanno messo gli alcolici? > e abbassò il volume della voce nell'ultima parte per evitare di essere sentito anche se la musica poteva dargli una certa sicurezza su cosa si potesse sentire o meno ad una certa distanza.
Dopo aver chiesto lumi sulle bevande gli venne in mente che non sapeva se Agnes fosse accompagnata da qualcuno, non che volesse fare l'impiccione ma doveva sapere se avrebbe potuto dire qualcosa al suo accompagnatore. Se fosse stata con TomErgoton (ormai per Angus era quello il cognome di Hamilton), non gli avrebbe detto sicuramente nulla dei suoi piani, quel ragazzo non gli ispirava per niente fiducia.
< Agnes, ma sei con qualcuno o qualcuna? > chiese su due piedi sperando di non risultare indelicato.
Intanto vide che la donna intenta a ballare con il preside si alzò la maschera e no, non era nessuna insegnante come aveva ipotizzato.
 
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view post Posted on 15/11/2020, 15:57
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Era già dal loro ingresso, però, che il suo sguardo era corso da una parte all'altra della stanza, dai tavoli del buffet ai portoni d'ingresso, di maschera in maschera, le quali sembravano tutte irriconoscibili, per Merlino! Non sarebbe stato facile trovare, in quelle condizioni, il suo accompagnatore. Nel frattempo, comunque, Fara aveva mantenuto un tono leggero e scherzoso con le ragazze al suo fianco, ridendo alla battuta di Libella ed immaginando loro stesse viste dall'esterno come un gruppetto meravigliosamente eterogeneo. Quando Trish si allontanò per qualche minuto, Fara ebbe poco tempo per farsi domande, semplicemente attese il suo ritorno notando nel mentre l'arrivo di Xavier. Non fece in tempo a salutarlo sorridente che la complicità che avvertiva tra lui e la Caposcuola giallonera la colpì come una rivelazione. Inclinò leggermente il capo da un lato, cercando l'angolazione giusta per far vagare lo sguardo da uno all'altra con discrezione ma sorridendo infine con complicità. Aveva ricordato tutt'ad un tratto cosa l'amico le aveva confidato in un pomeriggio tranquillo sulle rive del lago, riguardo l'interesse che provava per Libella, e si sentì una scema a non aver ricollegato prima. Avrebbe potuto parlarne prima con Lib, o con Xav! Vedere però che il loro rapporto sembrava andare per il meglio, i piccoli gesti di tenerezza tra i due, rese la Daisy estremamente leggera: era l'effetto di vedere la felicità negli occhi di due amici. La domanda di Xavier arrivò a bruciapelo, con la puntualità quasi studiata per farle assumere un tono vergognoso ma sorridente di fronte a tutti i presenti. Stava per rivelare, con chissà quale ritrovato coraggio, che sì, anche lei aveva un accompagnatore che presto avrebbe dovuto cercare e raggiungere. La domanda capitava a pennello, Fara si chiese per qualche attimo se dovesse anche lei lasciare il gruppo, come aveva fatto Trish tornata appena qualche minuto dopo, per andare alla ricerca di Tom, ma il tempismo le suggerì che non ce ne sarebbe stato bisogno. Se Maometto non va alla montagna..
Stava per accettare con disinvoltura e con un libero sorriso l'invito della Caposcuola verde-argento a ballare, perdendosi qualche attimo di troppo a riflettere sulla risposta:
-Quale onore, sir S..alatrish? No.. Trishlazar?- mentre rimuginava sull'accostamento più orecchiabile, come se fosse di vitale importanza, vide la conversazione interrotta proprio dal ragazzo che stava cercando con lo sguardo fino a qualche secondo prima. Lo riconobbe sotto quella maschera eccentrica, dietro quegli abiti eleganti, ma la parte di volto che si intravedeva era indubbiamente la sua.Tom l'aveva raggiunta. Non fece in tempo a salutarlo sorridente che, quello stesso sorriso le rimase congelato sulle labbra socchiuse, incapaci di formulare alcunché prima di aver capito cosa diamine stesse succedendo in quegli attimi intorno a lei. Le ci volle qualche secondo, ed il commento esplicito di Xav, per farle capire più o meno come dovettero essere andate le cose nel mentre lei vi era rimasta imbambolata davanti. Man mano che prendeva consapevolezza, il viso le si colorava di porpora (che mhh.. accidenti, stonava abbastanza con il blu ed il bronzo del suo abito, e che quindi doveva il prima possibile, assolutamente scacciare). Grazie a Rowena aveva ancora la maschera addosso.
-Buonasera Tom- tentò di riportare un tono leggero, ammorbidendo finalmente le labbra fino a quel momento tese, ora in un sorriso che voleva disperatamente risolvere la situazione, un sorriso leggero. -Immagino sia questo il bello di un ballo in maschera, mh? Facile confondersi, credo- la buttò sul ridere, cercando un riscontro con sguardo incerto negli occhi del Grifondoro prima, in quelli degli altri compagni poi. Fara stessa, campionessa dell'imbarazzo e delle figuracce, poteva capire quanto fosse importante sfuggire da situazioni ambigue. Avrebbe voluto esserne capace, in quel momento. Per fortuna, il ragazzo sembrava più disinvolto anche in posizione di apparente svantaggio, anche davanti a tutte quelle persone, e la Daisy fu quasi grata della separazione del gruppo, ognuno a seguire il proseguimento della propria serata. Tutti, tranne Fara e Trish che avevano un ballo in sospeso, e sottintesa un'occasione per rimarcare il senso della loro entrata in scena di gruppo, un momento per chiacchierare e, soprattutto, per divertirsi al centro della pista da ballo.
Tutto il rossore che era riuscita ad allontanare per la scena appena passata, tornò ad invadere le guance della corva non appena Tom, con una naturalezza che la lasciò a bocca aperta, le si avvicinò e le sussurrò all'orecchio. -Ti ringrazio.. ti raggiungo tra poco, va bene?- esalò di rimando, sentendo le guance bollenti e ringraziando, ancora una volta, che fosse un Ballo "in maschera".
Seguì la verde-argento al centro della pista, notando come nel frattempo anche Xavier e Libella e molte altre coppie facevano lo stesso sulle note delle Sorelle Stravagarie, e le posò le mani sulle spalle per provare a muovere i primi passi seguendo l'andamento della musica.
-Geloso?- ripeté confusa, incredula che la scenata di prima potesse essere mossa da una persona gelosa. Come poteva Tom Hamilton essere geloso di Fara? Nella versione della Daisy, invece, aveva supposto che il grifone fosse piuttosto preoccupato -o meglio, innervosito, ripensando al suo tono di voce- perché di fatto la Corvonero non fosse andata fin da subito a cercarlo ed a salutarlo ad inizio serata. Le sembrava più plausibile che fosse colpa sua, piuttosto che pensare di aver suscitato gelosia in qualcuno. -Non so, sento solo che la serata è appena iniziata e già ho combinato casini- ammise i suoi sensi di colpa stringendosi per breve tempo delle spalle. Comunque, la risposta della Serpeverde era stata a dir poco iconica. Lasciandosi trasportare dalla leggerezza del momento, Fara si trovò a sorridere ancora, trovandosi in mezzo a così tante altre figure, tutte che seguivano lo stesso andamento delle note magiche che risuonavano nell'aria.
-Fa un certo effetto ballare sulla stessa pista del Preside e..- anche osservando con più attenzione, non riuscì a riconoscere l'accompagnatrice dell'uomo. O meglio, le ricordava qualcuno ma non aveva idea di chi, accorgendosi solo ora che non si trattava di una professoressa. Sollevò il mento ritrovando una certa autorevolezza nel vestire i panni di Rowena e danzare sulla stessa pista di cariche decisamente più autorevoli di quella che sarebbe la semplice Fara, senza vestito né maschera. Per una notte, avrebbe finto di essere sicura di sé.
-Ci siamo impersonate abbastanza bene!- confidò alla ragazza, ripensando alla "presunzione" che aveva nominato nella lettera di invito. Chissà se il loro intento principale, di voler infondere sicurezza, unione, agli studenti di Hogwarts stava funzionando. Di certo, Fara avvertiva su di sé molti sguardi, ma forse era solo per il fatto che stava volteggiando con le mani sulle spalle di Salazar Serpeverde nel bel mezzo della Sala Grande, gremita di gente.
 
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view post Posted on 15/11/2020, 18:07
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we have always been meant to burn together


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Dopo aver rivolto alla Sala Grande un'altra occhiata, Sugar riprese a camminare con passo misurato nella direzione opposta a quella che aveva percorso precedentemente. Il suo sguardo si spostava dal centro, dove si stavano svolgendo le danze, alle pareti di cui cercava di scrutare gli angoli più remoti. Non voleva dare l'impressione di marciare avanti e indietro cercando qualcosa, come stava effettivamente facendo, tuttavia di passeggiare senza uno scopo preciso. Attraverso la maschera piumata, Sugar avrebbe osservato i dettagli che componevano la Sala Grande, occhieggiando alle decorazioni, ai tavoli, i camini e agli spazi tra questi, spostandosi da un'analisi dei danzatori all'apparente contemplazione delle pareti. Un passo alla volta, l'ex Serpeverde avrebbe ricoperto uno dei lati lunghi della Sala mentre continuava a cercare Syleria, la mano pronta a spostarsi sulla bacchetta e a impugnarla qualora l'avesse intravista. Mentre camminava ancora una volta sul lato che ospitava la band, osservandone i dettagli Sugar non poté fare a meno di chiedersi come Syleria si sarebbe recata in Sala Grande. Avrebbe cercato di mimetizzarsi tra gli invitati? Avrebbe indossato una maschera? Si sarebbe rivelata apertamente? Cercando di prestare la massima attenzione, lo sguardo di Sugar contemplò ancora una volta lo spazio riservato al tavolo degli insegnanti, la vetrata alla fine della Sala Grande, opposta al portone, e le clessidre contenenti i punti guadagnati dalle Casate. Lentamente, l'Auror avrebbe proseguito nella sua camminata, prestando attenzione alle maschere che incrociava e alle persone a cui passava accanto solo per sincerarsi che non fossero Syleria. Svoltò l'angolo e camminò sul nuovo lato lungo, dedicandosi all'osservazione dei tavoli lì apposti e dei camini accesi. Ogni tanto voltava la testa per guardare le danze in corso, quindi proseguiva senza fermarsi, con passo misurato e deciso. Perché mai la Negromante avrebbe voluto recarsi alla festa di Halloween? Sugar dubitava si trattasse di mera curiosità, Syleria probabilmente stava pianificando un nuovo attacco. Continuò a camminare senza fretta, dandosi tempo di guardare con attenzione a destra e a sinistra lungo il cammino immaginario che la stava conducendo lungo il secondo lato lungo della Sala Grande. Arrivata alla fine di questo, Sugar osservò l'angolo che lo collegava al lato corto del portone, quindi proseguì cercando di mantenersi quanto più concentrata possibile nel cogliere i dettagli delle scene che si svolgevano davanti ai suoi occhi. Osservò il legno dell'ingresso e la sala che si apriva al di là di questo, ma non lo oltrepassò: sua madre era stata chiara, se qualcosa fosse accaduto, sarebbe successo nella Sala Grande, e a quelle indicazioni lei si sarebbe attenuta.
 
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view post Posted on 16/11/2020, 09:21
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A clock isn't time; it's just numbers and springs. Pay it no mind.

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I'm not a stranger to the dark
Hide away, (I) say, 'cause (I) don't want your broken parts
I've learnt to be ashamed of all my scars
Run away, (I) say, no one will love you as you are
But I won't let (this) break me down to dust


Per giorni, prima di quella sera, Laurie si era chiesta se alla fine avrebbe partecipato davvero al ballo di Halloween oppure no. Non si sentiva in vena di festeggiare, né pensava fosse il periodo più adatto per farlo. Almeno, l’ultimo Gran Ballo a cui aveva partecipato era stato indetto per sancire la fine della Grande Illusione, per rincuorare gli animi e dimostrare a tutti che, nonostante i feriti, la paura, le cicatrici (e le perdite di memoria) ne erano usciti vittoriosi; questa volta, non pensava ci fosse una vittoria ad alleggerire il peso sulle loro spalle, anzi. In qualche modo, con Kedavra Mandylion ancora in coma e quel Morbo che aveva stretto la nazione in una morsa gelida, Laurie sentiva che erano ben lontani dall’aver vinto qualcosa, in quel contorto gioco che i Negromanti stavano giocando. L’intero paese sembrava isolato, tra rapporti diplomatici precari, panico diffuso e sospetto vicendevole.
Forse il preside Dolus aveva organizzato quella festa per farli svagare un po’, per dimostrare che non si stavano piegando sotto il peso degli eventi, ma Laurie non ne era troppo convinta, né si sentiva granché dell’umore.
Oltre alla propria morale combattuta, infatti, Laurie aveva anche motivi personali per non sentirsela: la relazione con Gregory, che le aveva riempito così tanto le sue giornate e i suoi pensieri, si era appena conclusa, lasciandola con un vuoto che non sapeva come colmare – sempre ammesso che fosse possibile colmarlo. Era certa che dentro di sé sarebbe sempre rimasto un buco a forma di Gregory Destiny Mandylion; forse, con il tempo, sarebbe diventato un’impronta, un tassello di quello che era diventata e non una cicatrice: anche se alla fine avevano capito che la loro relazione era giunta al capolinea, Laurie sentiva di essere cresciuta, grazie a Greg, e continuava a provare un affetto dilaniante per il ragazzo. Era ancora troppo presto, però, per riuscire a vederla serenamente, e l’idea di un ballo, quando all’ultima occasione del genere era stato proprio il Corvonero a invitarla e guidarla poi nelle danze, non aiutava nemmeno un po’.
Alla fine, però, aveva ceduto: in fondo aveva già ottenuto l’invito ed era una degli insegnanti, nonché giornalista del Settimanale delle Streghe (carica che aveva senso in quel contesto, dato che forse Lottie avrebbe potuto proporre un articolo incentrato su di esso). Non erano stati però i suoi ruoli a darle la spinta per decidersi; la verità era che, dopo aver rimuginato per mesi sugli errori compiuti durante l’ultimo attacco, dopo aver passato tutto quel tempo dal suo risveglio dal coma a non accettare le proprie ferite, dovute alla sua incoscienza e non a un atto di coraggio, una mattina si era svegliata stanca di rinchiudersi in una bolla autodistruttiva. Non sopportava più il proprio Io critico e gli elenchi interminabili di tutto ciò che la rendeva meno valida degli altri – o meglio, non sopportava più quella versione di se stessa che si rannicchiava in un angolo, annaspando, schiacciandosi da sola in un vicolo cieco e limitandosi a piangersi addosso. Se c’era una cosa che aveva imparato grazie a Gregory, era che doveva iniziare ad affrontare le sue angosce e ad accettarle invece di rifuggirle o imbottigliarle.
Avrebbe accettato i propri errori, e sarebbe andata avanti. Avrebbe imparato a camminare sulle proprie gambe.
Così, sfidando se stessa e la propria reticenza, aveva iniziato a pensare all’ultimo secondo a un costume da indossare: nella propria camera da letto, al numero diciotto, aveva steso sul letto gli abiti che le erano parsi più adatti all’occasione, ma li aveva scartati tutti, per un motivo o per un altro. Aveva riposto il vestito open-back ricamato di Rune nell’armadio, con il cuore pesante: non sapeva se avrebbe mai più indossato l’abito con cui aveva danzato insieme a Destiny. Il mantello scarlatto con cui aveva impersonato Cappuccetto Rosso, anni prima, era stato ripiegato e rimesso nel baule, perché, simbolicamente, Laurie non voleva più sentirsi una ragazzina ingenua sperduta nel bosco. Le orecchie e la coda da gatto dell’Halloween precedente, infine, le avevano ancora ricordato la sera in cui lei e Greg si erano baciati per la prima volta e avevano seguito il mantello nel baule.
Frustrata, aveva continuato a pensare a quel problema anche durante il resto della giornata, mentre lavorava. L’illuminazione era giunta alla redazione della Gazzetta: ispirata da un articolo su cui stava lavorando il suo collega Campbell, aveva provato a immaginarsi nei panni di un artista del Circus Arcanus… e, finalmente, l’idea le era venuta.
In un certo senso, metaforicamente, serviva a convincersi che era in grado di dirigere la propria vita, che era in grado di accettarsi in quelle cicatrici e che poteva imparare dai propri errori, come avevano fatto i ringleaders del famigerato circo. Il bastone con cui era costretta a camminare non sarebbe stato un impedimento ma una parte integrante del costume, qualcosa di fondamentale che lo legittimava, in qualche modo. E poi, le sarebbe sembrato di dare finalmente omaggio alla cattedra che aveva ottenuto con fatica e di cui non aveva ancora gioito come avrebbe voluto.
Uscita dalla redazione, quindi, si era precipitata nella Londra Babbana, sperando di trovare qualche negozio che vendesse gli oggetti che cercava: un cappello a cilindro, tanto per iniziare. Era riuscita miracolosamente a racimolare quello che le serviva – dopotutto, anche i Babbani festeggiavano Halloween – e a imbastire il suo costume, anche se era probabilmente in ritardo, ora, mentre mostrava il proprio invito ai Cancelli e si aggiustava nervosamente i polsini della marsina di velluto.
Zoppicando mentre si appoggiava al bastone in legno di vite, in cui aveva riposto il catalizzatore, si sistemò un’ultima volta i piccoli bottoncini bruniti, legati tra loro da delle catenelle, che chiudevano il frac rosso borgogna subito sotto il petto, sotto i reverse. Era un po’ insolito, per lei, indossare un frac: non era abituata al panciotto, ricamato color bronzo, e trovava bizzarra la forma della giacca, che, dopo essersi stretta sulla vita, oltre la doppia fila di bottoni al centro, si tagliava verso l’esterno per mostrare l’attaccatura dei pantaloni a vita alta, dello stesso motivo del panciotto, per poi estendersi di nuovo a coprirle i fianchi e il lato esterno della coscia, scendendole lungo le cosce e dividendosi nella tipica coda di rondine. Forse avrebbe preferito qualcosa di più coprente di una giacca, un panciotto e una camicia bianca, per ripararsi dalle folate autunnali, ma resistette alla tentazione di Evocare un mantello e preferì affrettarsi verso l’interno del Castello, pur prestando attenzione a dove metteva gli stivali marrone scuro, alti fino al ginocchio.
Le danze erano già iniziate, quando arrivò in Sala Grande. Aggiustandosi il cappello a cilindro sulla testa e la semplice maschera nera che le copriva la parte superiore del viso, lasciò vagare gli occhi sulla folla di gente in maschera: l’effetto era a dir poco destabilizzante, sotto la moltitudine di zucche ghignanti che levitavano, illuminate dall’interno dalle candele. Quel contrasto tra la sala familiare e l’orda di sconosciuti impegnati a seguire la musica delle Sorelle Stravagarie le faceva quasi sembrare di essere saltata senza accorgersene in un’epoca diversa. Per di più, le maschere le impedivano di riconoscere i volti altrimenti noti… anche se non poté far a meno di notare un dottore della peste scendere le scale del palchetto vicino all’ingresso della sala, accompagnato da una dama che non poteva essere certa di aver mai visto prima. Squadrò la maschera del preside, disapprovando in silenzio: le sembrava poco delicato, indossare una maschera da Dottore della Peste, considerate le circostanze in cui la maggior parte di loro versava. Che messaggio voleva dare? Che aveva paura di essere contagiato, anche se il San Mungo aveva già dimostrato e dichiarato che il Morbo Bianco non era trasmissibile? O forse era un modo per sdrammatizzare, anche se Dolus non le era sembrato per nulla una persona prona all’umorismo?
Rabbrividì, decidendo di distogliere l’attenzione dal suo datore di lavoro. Era sicuramente di parte, ma pensava che Kedavra Mandylion avrebbe affrontato molto meglio tutto quello – e, con una punta di risentimento del tutto personale, si disse che non l’avrebbe assunta senza degnarsi nemmeno di conoscerla di persona. Ma non sapeva se avesse convocato gli altri insegnanti, d’altra parte.
Decisa a scaldarsi dopo essersi subita l’atmosfera fredda e autunnale, si spostò vicino a uno dei camini, zoppicando mentre si appoggiava al bastone. Non potendo mangiare nulla per via del Morbo, si sarebbe limitata a godersi la musica delle Sorelle Stravagarie, mentre lasciava vagare gli occhi sulla pista, su Dolus e la sua misteriosa accompagnatrice, sperando di incrociare un volto conosciuto. Non la allettava granché l’idea di passare la serata da sola, anche se una parte di sé si stava già pentendo di essere uscita di casa.
 
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