| Interessante.
Qualcosa brillò negli occhi chiari di Nephele e non si poteva definire soddisfazione o addirittura godimento, eppure le sue iridi tremarono per qualche istante nell'inquadrare la figura che la conduceva a ballare. Era curiosa, certo, ma ancora attenta a cercare di capire e carpire ogni mossa, ogni parola e tutto quello che poteva trovare nell'altro. Era impossibile rimanere indifferenti davanti ad Irvine B. Dolus. C'erano diverse cose di quel mago che continuavano a sfuggirle e allo stesso tempo le dava l'impressione di non essere una persona troppo semplice da decifrare, cosa che la incuriosiva ancora di più e la spingeva ad osare - anche se fino a quel momento non aveva fatto grandi passi al riguardo e aveva aperto il terreno come in una partita a scacchi. Quello che aveva supposto, infatti, era che con lui non avrebbe fatto una conversazione frivola e piena di luoghi comuni. Per mantenere un dialogo vivo e degno dell'interesse di entrambi non si sarebbe mai sprecata a commentare dicerie e fatti attuali che viaggiavano di bocca in bocca per tutta la scuola. La mano destra, intanto, aveva formato un incastro con quella del Preside, mentre la sinistra venne poggiata con delicatezza sulla spalla altrui, così da lasciarsi trascinare nel ballo. Non si accorse se l'altro fosse impacciato o spigliato in quella pratica, la sua mente vagava altrove mentre da dietro la maschera nera i suoi occhi continuavano a scrutare incessantemente l'uomo per quel che poteva. Inoltre, la distraeva anche il concentrarsi sui passi da fare: doveva seguire la musica, il suo cavaliere e doveva ricordarsi quando compiere questo o quello. Non ne usciva sicuramente una danza fluida e da quando aveva imparato a ballare erano trascorsi diversi anni. Nephele, nel ballo, era il classico esempio di qualcuno in grado di fare qualcosa, ma così pigro da non allenarsi mai. Il risultato era deludente. Non replicò, se non con un allargarsi di un sorriso a fior di labbra, al fatto della torta. Anzi, ascoltò con piacere il ragionamento dell'altro, ma qualcosa la portò istintivamente a fissarlo. Il Preside - come nessun altro - non poteva vedere quanto il sopracciglio sinistro della strega si era inarcato, poiché a coprirlo c'era la maschera decorata di perle. Forse si poteva intuire dallo sbilaniamento dei due occhi o dalla riga delle labbra, ora tornata piatta, che qualcosa era cambiato sul volto della strega e una nuova espressione avesse preso il sopravvento su quella precedente. Cosa la stranì era difficile da capire. Lasciò parlare il Preside fino alla fine, ma sbuffò una risata prima che l'altro potesse escludere la storia d'amore passata. Si sarebbe anche intromessa nelle varie parti del discorso, se solo avesse avuto la confidenza necessaria per farlo, ma comunque Nephele non mancava di intraprendenza e sfacciataggine quando ce n'era bisogno.
«Avete veramente scomodato l'Aritmanzia per una deduzione del genere?»
Il suo tono non sembrava canzonatorio, infatti era serissima. Gli lanciò un'occhiata fugace.
«Non sono solita portare vestiti troppo femminili e già da questo si potrebbe intuire che non mi interessano. Perciò se ne dovessi rovinare uno, non ne farei una tragedia. Tuttavia non mi conoscete ancora così bene o non avete avuto il tempo di osservarmi per notarlo».
Le sarebbe piaciuto riuscire ad osservare anche altro nella Sala Grande oltre alla miriade di colori che le passavano sotto agli occhi, ma nel volteggiare del ballo, Nephele non si curò di guardare le altre maschere e quanto fossero più o meno accurate. Si perse solo per un secondo - il tempo di rimettere i piedi in pari con la musica - prima di continuare nella sua risposta.
«Vi ho anche parlato della mia famiglia nella mia prima missiva, di quanto io ci tenga a non associarla ad una cattiva fama. Quindi perché mai vorrei fare un dispetto ai miei avi, consumando un abito che potrebbe essere riparato con la magia?»
A quel punto gli rivolse la più innocente delle sue espressioni, ma tanto era l'impaccio di quel sorriso che il risultato non poteva definirsi così gradevole.
«Se devo rispondere, lo farò con le mie deduzioni, anche se ammetto da subito alcune potrebbero essere azzardate, perché tendo ad analizzare i fatti e le parole, che molto spesso possono non essere veritieri e, dunque, trarre in inganno. «Credo abbiate voluto replicare con la stessa giocosità della mia richiesta, sperando forse di comprendere il perché io vi abbia fatto una simile proposta. Non me lo volevate chiedere direttamente, l'avete presa larga perché solo così facendo sarei finita a complimentarmi con voi per l'arguzia, oppure a contraddirvi: in entrambi i casi, avreste avuto la vostra risposta».
Il suo parlare era molto lento, calmo. Non aveva l'enfasi di un insegnante nello spiegare le cose, tanto da risultare monocorde e sulla strada per diventare molto noiosa. C'erano, infatti, poche variazioni nella sua voce e questo rimarcava il distacco tra lei e chiunque fosse il suo interlocutore e in quel caso, nonostante consumassero lo stesso metro quadrato di spazio ovunque si spostassero, tra Nephele e il Preside c'era ancora tanta distanza.
«C'è poi da considerare la velocità tra l'accettare la mia proposta sull'essere a tratti più leggeri e la messa in pratica, fino ad abbandonare il termine "signora" per un più gentile "signorina". Credo che il termine che userebbe mia nonna per appellarmi sia "zitella", ma sto divagando.»
Sospirò.
«Qui si aprono alcune strade. Avevate un disperato bisogno di leggerezza o siete in grado di portare una maschera all'occorrenza senza lasciarla calare sul viso». Fece un cenno alla maschera beccuta del Preside. «O entrambe le opzioni».
Il sorriso che fino a quel momento aveva cercato di celare si fece di nuovo vivo nello stesso ghigno con cui aveva cominciato la serata.
«Ma credo di dovervi comunque una risposta, perché se vi ho fatto una proposta del genere era semplicemente per capire come avreste reagito e la scelta era tra mangiare una fetta di torta o infilare la testa nel Lago Nero per ascoltare cosa abbiano da dire i Maridi e dare credito alle dicerie. Ho evitato la più bagnata, e comunque non so il maridese».
Intanto, i suoi movimenti si fecero improvvisamente più rigidi e anche quel sorriso tremò un po' sulle sue labbra. Aveva azzardato abbastanza per la serata, ma avrebbe mentito nell'asserire che non si stesse divertendo. Nephele non amava certo ballare, probabilmente non era nemmeno questa grande esperta di musica o di pettegolezzi, quindi i suoi passatempi si limitavano alla conoscenza e alla comprensione, due cose che alimentavano le sue ambizioni e allo stesso tempo le soddisfacevano.
«Perdonatemi se ho osato troppo. Eventi di questo tipo tendono a tirare fuori il peggio di me. Sentitevi libero di fare qualsiasi deduzione in merito».
Edited by Nephele. - 5/11/2020, 08:03
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