Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Ballo di Halloween - Apertura delle danze, Ballo in Maschera

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Giulia Swan
view post Posted on 1/11/2020, 08:39 by: Giulia Swan
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Sospesi da Hogwarts
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L'impresa titanica di Giulia Swan aveva seminato due gocce galeotte di rosso sul pavimento della sua stanza e la diciassettenne le aveva lasciate lì dov'erano, sperando di spaventare o esasperare le sue compagne di stanza. Che ipotizzassero l'uccisione di qualche essere sulla Torre di Grifondoro o si accorgessero subito che si trattava di pittura, alla Swan proprio non importava, presa com'era dalla sua creazione. Aveva raggiunto i Cancelli con notevole agilità, mancando alla sua aspettativa di inciampare più volte e sanguinare per davvero; sarebbe stato un peccato per tutto il lavoro che aveva fatto e poi avrebbe irrimediabilmente macchiato la reputazione del personaggio che interpretava.
I riccioli rossi rimbalzavano sulle sue spalle ad ogni passo, le ciocche davanti raccolte in due sottili trecce che le lambivano l'acconciatura dai lati, per poi riunirsi dietro la testa in una mezzacoda fiammeggiante; il viso, illuminato da due orecchini di rubini pendenti a forma di goccia, era ulteriormente messo in risalto dal rossetto carminio e dall'eyeliner dorato che tracciava due sottili linee ad allungare lo sguardo, incorniciato dal mascara.
Non aveva indossato alcuna maschera, perché aveva imparato ad odiarle per bene dopo la Notte Nera e anche perché, a dirla tutta, la sua cicatrice sulla guancia destra sarebbe calzata a pennello nel ruolo di quella sera. Nella folla di maghi e streghe fuori dai Cancelli di Hogwarts, Giulia Swan aveva vagato con lo sguardo smeraldino alla ricerca del suo accompagnatore, la mano stretta sull'elsa della spada di cartapesta che aveva tanto fieramente costruito e spennellato di tante tonalità di rosso sulla punta, prima di aggiungerla al suo outfit con una cintura porta-spada marrone. Quello era stato, in verità, il punto più critico del suo costume: tutto il resto era frutto di un lavoro di circa due giorni, su cui la nostra avrebbe volentieri fatto propaganda, tanto ne andava fiera. Aveva ripescato il suo abito del Gran Ballo di qualche anno prima e gli aveva cucito addosso dei ricami dorati, arzigogolati a mo' di disegni, di quelli eleganti che aveva visto nelle immagini dei libri di Storia della Magia. Il risultato era un abito bordeaux lungo fino alle caviglie, con lo scollo a cuore dal perimetro ricamato in tonalità dorate, le maniche che, lasciandole le spalle scoperte, andavano ad aprirsi per terminare in larghi cerchi dal bordo dorato e il corpetto aderente al busto, fino ad essere spezzato dalla cintura marrone che fungeva da porta-spada. Di lì, la gonna scendeva fino a mostrare gli stessi ricami dorati lungo tutto l'orlo. La bacchetta era infilata, insieme alla finta spada insanguinata, nel fodero marrone della stessa, ben incastrata così che a tirarla fuori potesse essere solo la padrona. Certo, la giornalista aveva tenuto conto del fatto che il freddo avanzava e, quindi, per evitarsi una brutta influenza, aveva abbinato al vestito un mantello carminio, appuntato sul petto da una spilla: si trattava del ciondolo che le aveva regalato Robert Harrison e che, appartenuto alla famiglia di stirpe Grifondoro del ragazzo, era a forma di G dorata - che doveva stare per "Grifondoro", ma che secondo il Tassorosso stava invece per "Giulia" - e un piccolo leone si arrampicava attorno alla lettera, marmorizzato in quel movimento e illuminato da un rosso vivo. La Swan aveva abilmente trasformato il ciondolo in una spilla e lo aveva utilizzato per appuntarsi il mantello, che adesso ondeggiava insieme ai suoi riccioli passo dopo passo.
Trovato Jack Allan Wilkinson in mezzo alla folla di maschere fuori dai Cancelli, la nostra gli si era avvicinata, guardinga sui tacchi dorati per evitare di farsi notare con una clamorosa caduta. Gli aveva lasciato un bacio a fior di labbra, così leggero persino da far venire il dubbio che fosse davvero accaduto. — Che piacere vederla, signor Wilkinson – lo aveva salutato, un sorriso sinceramente contento sulle labbra. In breve tutta la folla si era spostata in Sala Grande e lì era iniziata la vera magia: zucche e candele fluttuavano sullo sfondo del soffitto incantato, nella performance più bella che Hogwarts sfoggiava, a parer suo, in tutto l'anno. Quel flusso di gente non poteva che rallegrare la Grifondoro che, presa dal fiatone per quei pochi passi frettolosi che aveva fatto trasportata dalla folla, era rimasta incantata da quella Sala Grande così viva, così gremita della Magia che gli Hogwartsiani si stavano riprendendo con le unghie e con i denti: non la magia delle loro bacchette, quella degli incantesimi e dei libri di scuola, ma quella dei loro cuori, che da poco avevano rischiato di perdere. Lo sguardo speranza della giovane, però, non era poi troppo impregnato di questa positività, anzi ronzava vagamente allarmato tra la folla, alla ricerca del volto del loro nuovo Preside, quello così poco familiare di cui lei e Sheldon Campbell avevano discusso sull'Espresso per Hogwarts. Sperava che Sheldon ed Eleanor fossero lì, da qualche parte, a fare da pilastro alla piccola cerchia di persone di cui sapeva di potersi fidare; e lì, esattamente un attimo prima che le Sorelle Stravagarie lasciassero spazio al Preside di Hogwarts, la mano della Swan scivolò discretamente in quella di Jack e la strinse forte, attenta a non farsi scappare la terza colonna di quella sua elitaria cerchia della fiducia.
Quando il Ballo ebbe effettivamente inizio, Giulia non sapeva se fosse sollevata dalla fine del discorso - seppur breve - del loro Preside o nervosa per l'inizio di un evento così promettente. Più grandi erano le aspettative, d'altronde, più insistente sarebbe stata la loro delusione. Storse il naso, cercando di scacciare quei brutti pensieri, mentre incastonava le iridi smeraldo in quelle altrettanto verdi di Jack, in un gesto spontaneo e abitudinario, eppure sempre ugualmente emozionante. – Allora, hai indovinato da cosa sono vestita? – domandò, inarcando le sopracciglia con espressione divertita.
Il suo costume era quanto di più simbolico aveva potuto immaginare, era quello che avrebbe voluto essere in ogni situazione e ciò che si augurava di essere, credendo che potesse rivelarsi l'unico modo per sopravvivere alla situazione così ambigua che si era creata nella società magica. Era, in fondo, ciò a cui era fiera di appartenere e che, giorno per giorno, bruciava sempre più nel suo petto, proprio dietro lo sterno, a tanto così dal cuore.

You might belong in Gryffindor, where dwell the brave at heart, their daring, nerve, and chivalry set Gryffindors apart.

 
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