| Deficiente. Si maledisse, con un pesante sbuffo, ai piedi della torre. Gli ultimi tempi avevano visto la battitrice indaffarata e sovrappensiero. Tutti gli impegni che aveva preso in quei due mesi cominciavano ad affaticarla e, nonostante gli insulti e gli incoraggiamenti della piuma severa, Sybil non riusciva a gestire le sue giornate con la produttività che avrebbe voluto raggiungere. Era quindi felice di aver concluso l’Incarico Mensile, che le aveva rubato più tempo di quando aveva immaginato accettandolo e per nove giorni l’aveva visto gravare sul proprio capo come una spada di Damocle. Più la scadenza fissata dalla Dirigente si avvicinava, più la Vane sentiva di essere in ritardo e di star sprecando il suo tempo. Allora si diceva in tono perentorio di mettersi all’opera, ma con un ghigno ribelle ignorava la voce della sua coscienza, non reputandosi poi questa grande autorità. Se la sua inflessione avesse ricordato quella del preside Dolus o della Professoressa Fedoryen, allora sarebbe stato diverso, si sarebbe data retta. Invece, ora che la stanchezza vinceva sull’autocontrollo, la Vane rimaneva in Sala Comune: lei, il baldacchino e i sensi di colpa. Procrastinare e ridursi all’ultimo momento non era però un comportamento usuale per la spillata e la irritava il solo pensiero di star acquistando un’abitudine tanto fastidiosa e controproducente. Con un secondo sbuffo, passo dopo passo, cominciò a salire la torre. Seccata, perché l’unico motivo per cui si trovava lì quel giorno, era l’aver scordato la cera e il sigillo il giorno prima. Altro avvenimento inconsueto, che cozzava con l’ordine e l’organizzazione a cui la Vane era abituata. Se non altro aveva sfruttato il tempo perso, sdraiata a pancia in giù sul letto, per redigere la lettera da inviare alla Dirigente Gold.
Gentile Dirigente Gold, le scrivo per comunicarle le informazioni che ho potuto raccogliere riguardo il pensiero degli studenti sul Morbo Bianco e l’attacco alla scuola. Nel tentativo di svolgere al meglio l’incarico ho tentato di intervistare studenti di età diverse, più o meno attivi nella vita scolastica. La differenza nelle risposte è stata notevole. Molti, tra gli studenti più informati, sono stati in grado di descrivere i sintomi del Morbo, ma hanno al contempo lamentato la carenza di informazioni certe comunicate agli studenti dalla scuola stessa. In questo modo sono andati a sottolineare il disorientamento di molti ragazzi riguardo la faccenda. L’effetto della carenza di informazioni ufficiali direttamente comunicate, l’ho potuto constatare io stessa durante le interviste. Studenti più giovani o semplicemente meno informati non sono infatti stati capaci di darmi spiegazioni chiare, evitando di rispondere, ammettendo di non essersi informati o riportando dicerie - alle volte discriminatorie - sul Morbo in luogo dei sintomi accertati. Seppure la situazione si stia normalizzando e il tema non venga considerato dagli studenti un tabù - la disponibilità a parlarne non è mancata - ho potuto comunque notare dell’insofferenza, o meglio, della “stanchezza”. Allo stesso modo è emerso in alcuni casi del risentimento verso l’istituzione scolastica che per alcuni non è stata abbastanza celere a fornire ai ragazzi un supporto psicologico. Per concludere, si percepisce un clima di tensione, ma il più degli studenti si sente comunque protetto e rassicurato dal corpo docenti e dallo staff del Castello che reputa preparato e pronto a fronteggiare future complicazioni.
Cordiali Saluti, Sybil Vane
- Tom! Non mi aspettavo di incontrare nessuno oggi - sorrise al ragazzo, prendendosi forse una confidenza a cui non aveva diritto - invito dell’ultimo minuto? - Passò la lettera per la Dirigente tra le mani, giocando con il sigillo di cera rossa, mentre lo sguardo scandagliava gli archetti della torre alla ricerca di un gufo postino. - Ma dove sono finiti tutti? Mi sono persa un assalto alla Gufaia? - dopo aver passato in rassegna qualche civetta di proprietà degli studenti, riuscì a mettere gli occhi su un gufo della scuola. Si avvicinò cautamente allungando la mano con del mangime che aveva rubato alla vecchia compagna di dormitorio si era procurata per l’occasione. Il pennuto però, con aria affatto amichevole, si strinse tra le ali e bubolando aggressivo le lanciò quella che Sybil interpretò come un’occhiataccia piena di astio. - Perfetto - borbottò la spillata che non poteva credere che il futuro del suo debito con la Gringott dipendesse dal cattivo umore di un pennuto. - Senti Tom - si voltò in direzione del ragazzo, in viso un sorriso furbo - dato che mi hai già aiutato una volta per questo Incarico Mensile, non è che ti andrebbe di fare un ultimo sforzo e diventare a pieno titolo il mio Principe Azzurro? - cantilenò con un tono più ingenuo e infantile. Poi indicò con l’indice il gufo postino, che intanto si era ritratto ulteriormente - non vuole darmi retta, ho pure provato a corromperlo con il cibo, ma nulla - sospirò afflitta, informando il grifondoro della spiacevole situazione di stallo tra serpe e volatile.
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