| Diagon Alley, dopo il tipico trambusto di settembre, era tornata a quella certa tranquillità dei mesi precedenti; non poteva dire che fosse una calma naturale per quell’angolo magico di Londra, che comunque ferveva sempre di attività, acquirenti e chiacchiere: da quando il Morbo Bianco si era diffuso, le persone sembravano cercare di svolgere le proprie compere ancora più in fretta, trattenendosi tra un negozio e l’altro solo il minimo indispensabile. Aspettandosi già un calo di clienti per via dell’inverno, Laurie non aveva comunque progettato granché per promuovere la gelateria in quel periodo: la totale mancanza di appetito degli affetti del Morbo e il senso di vergogna che avvolgeva le persone sane sembravano rendere invisibile il suo piccolo locale. Da una parte, pensava che non era così male avere più tempo per correggere i compiti di Cura delle Creature Magiche, e cercava di convincersi che sarebbe tutto passato, presto, e che anche il Morbo Bianco sarebbe stato solo un periodo buio da raccontare nei libri di Storia Magica Moderna; tuttavia, la verità era che si rabbuiava inevitabilmente nel vedere la gelateria così vuota e i volti delle persone che passavano vicino alla vetrina così spenti. In quel periodo, con il freddo che avanzava e Halloween alle porte, non riusciva a non ricordare il proprio evento di Halloween e il momento in cui, dopo la festa, Gregory era tornato al locale per dichiararsi. Quei ricordi facevano male, ora, perché Destiny non era mai stato così elusivo e distante nei suoi confronti. Laurie sospirò, guardando stancamente l’orologio appeso alla parete. Era quasi ora di pranzo e, nonostante una parte di lei volesse chiudere prima per terminare il supplizio di quell’attesa vana, decise che sarebbe rimasta aperta, qualora fosse passato qualcuno di affamato e tentato dalle sue crêpes. Rivolse un sorriso debole al ritratto del signor Florian, che cercò di rincuorarla con uno dei suoi calorosi occhiolini prima di lasciare il proprio quadro e vedere cosa succedesse in uno dei suoi altri ritratti. Il fondatore, pur di tirarla su di morale, le aveva promesso che avrebbe provato a origliare cosa succedesse nei negozi ministeriali, nella speranza che qualche dipendente affamato fosse di strada, nonché per suggerire di persona, ove possibile, di recarsi alla gelateria. Persino in quel periodaccio, il ritratto del gelataio la faceva sentire meglio e riusciva a non farle pesare la solitudine nella gelateria. Poco dopo, tuttavia, la campanella sopra la porta tintinnò, cogliendo Laurie di sorpresa e facendole alzare gli occhi verdi in maniera vispa. Il suo sguardo incontrò quello della Custode e, difficile quanto credesse che fosse, si concesse la folle speranza che fosse lì per un Waffle Odino. -Oh, buongiorno… Ashleigh,- esitò, arrossendo e chiedendosi se l’avesse mai chiamata per nome; decise però di fare lo stesso, di slancio, prendendolo come un atto di gentilezza della Custode. Non aveva avuto quasi nessun contatto con la donna da studentessa e anche da adulta l’aveva conosciuta solo nelle sue figure professionali, a parte quella volta che si era offerta di aiutarla a trovare Anacleto, un giovane gufo di sua madre alla sua prima spedizione internazionale. Accantonare le formalità, in ogni caso, faceva piacere a Laurie Felini, che le vedeva più come una forma di distanziamento sociale. -Benvenuta da Florian Fortebraccio!-, aggiunse, con un sorriso più ampio, aprendo le braccia in un gesto caloroso e appena imbarazzato. -Cosa posso servirti?- Ci volle meno di un secondo per capire che, in effetti, non avrebbe potuto servirle alcunché e che la Custode fosse lì per un altro motivo, come confermarono le sue parole un po’ enigmatiche subito dopo. -Oh.. oh, sì, certo, nessun disturbo, cosa posso fare?- chiese allora, cercando di mascherare la delusione. Si trovò spianato davanti un articolo di giornale che pareva essere stato accartocciato violentemente e, non appena Laurie lesse il contenuto, non poté che pensare che fosse inevitabile. Allargò gli occhi con incredulo stupore, sentendosi sempre più basita di secondo in secondo e, leggendo il suo nome, si trovò a spalancare la bocca con profonda indignazione. Come si permettevano? Chi aveva scritto quel pezzo farraginoso e complottista? Da Responsabile di Servizio della Gazzetta, era suo dovere verificare che ogni fonte utilizzata per ogni riga di ogni articolo sotto la sua supervisione fosse sufficiente e ben fondata; non poteva dire che chiunque avesse permesso a quella roba di venire pubblicata avesse fatto altrettanto. Non pensava che nemmeno Morgana potesse aver mai detto nulla del genere – era anche lei giornalista presso la Gazzetta, se avesse avuto uno scoop di quel tipo non avrebbe avuto più senso pubblicarlo sul giornale per cui lavorava in prima persona? -Ashleigh, io… non ne so proprio nulla!- ammise, dopo qualche altro secondo di lettura per assicurarsi di aver visto, purtroppo, giusto. Sollevò gli occhi su di lei, preoccupata per la reputazione della donna, mortificata per quello che avrebbe potuto pensare la gente di lei e furiosa la menzione del proprio nome e della gelateria che gestiva in un articolo di giornalismo tanto becero. -Mi dispiace, non.. non capisco nemmeno perché qualcuno dovrebbe inventarsi qualcosa del genere! Che senso ha?- si infiammò, corrugando la fronte e raddrizzandosi, iniziando inconsapevolmente a gesticolare per la rabbia. -Non avrei alcun motivo per dire qualcosa di così...-- Stupido. Volgare. Complottista. Scosse la testa, incredula. -Se avessi mai anche solo pensato che ci fosse qualcosa di strano, ti avrei confrontato prima; siamo colleghe alla Gazzetta, dopotutto. Ma Il Cavillo…- borbottò tra i denti, ormai decisa a odiare la rivista per quell’insensatezza. Era un periodo che andava tutto storto: il Morbo Bianco, la Preside in coma, la zoppia e la perdita di un orecchio, l’allontanamento di Gregory, le voci infondate sulla “Congiura del Silenzio”… e ora questo. Nel menzionare la Gazzetta, però, le venne un’idea. -Dimmi come posso aiutarti, Ashleigh. Forse se scrivessi una lettera pubblica in cui nego tutto questo… schifo, potremmo fare in tempo a pubblicarla in quest’edizione del Profeta!- propose, cercando lo sguardo della collega Responsabile.
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