| La diceria che parlava di un esemplare di Sasabonsam al limitare della Foresta Proibita di Hogwarts aveva suscitato il suo interesse. Invero, Charlotte Melankholiya non si era mai contraddistinta per il proprio coraggio, eppure un’idea forse da incosciente aveva iniziato a martellarle in testa con la stessa insistenza di una mazza da battitore. Se era vero che Charlotte non fosse di certo nota per il proprio coraggio tutt’altro che grifonino (?), era anche vero che Melankholiya odiasse sentirsi impotente e che fosse stufa di non potere fare nulla per venire a capo di tutta quella drammatica situazione in cui versava la comunità magica dal giorno dell’ultimo attacco a Hogwarts. Le sperimentazioni al San Mungo proseguivano e c’era da augurarsi che fosse lo stesso anche per le indagini Auror, ma per il momento non c’era né una cura per il Morbo Bianco, né un responsabile dell’ultimo attacco alla scuola. Se c’era la possibilità che imbattersi in un Sasabonsam ferito fosse utile alle indagini e alle ricerche, allora Charlotte avrebbe messo volentieri da parte il timore che aveva avuto la meglio in tutti i suoi anni adolescenziali. D’altra parte, non c’era nient’altro che sentisse di poter fare e aveva iniziato ad essere insofferente a quella condizione di impotenza. Aveva notificato le sue intenzioni al Guardiacaccia qualche giorno prima, di modo che Lestrange ne fosse informato e potesse intervenire in caso di bisogno. Charlotte chiaramente sperava di non ritrovarsi in difficoltà e di non spingere Alberto a scomodarsi, ma aveva comunque voluto essere previdente. Quel giorno, dunque, varcò il portone della scuola verso le diciotto e prese a camminare in direzione della Foresta Proibita. Il sole (quale sole? Ah, la Gran Bretagna) stava tramontando e Charlotte aveva portato con sé una lanterna con una candela appena acceso, che sperava potesse durarle per tutta l’esplorazione alla ricerca del Sasabonsam. Aveva immaginato che l’oscurità fosse più propizia per un incontro simile, ma la cosa non le piaceva granché. Era armata di bacchetta, comunque, quando raggiunse il limitare della Foresta Proibita. Con il braccio sinistro teso davanti a sé, Charlotte cercò di illuminare la più ampia porzione possibile mentre iniziava a guardarsi intorno alla ricerca di quegli essere mostruosi che aveva visto che proprio durante la sera dell’ultimo attacco a Hogwarts. Era uno dei pochi ricordi che aveva di quella sera e l’avrebbe sfruttato al massimo delle possibilità. Dopo averne setacciato il confine, Charlotte avrebbe superato il limite posto dagli alberi e si sarebbe inoltrata all’interno, con il catalizzatore a portata di mano e al sicuro nel porta-bacchetta legato in vita. Avrebbe cercato segni del passaggio di una creatura ferita, dunque sangue sul sentiero o sulle cortecce degli alberi, mantenendosi comunque sui sentieri abbastanza liberi da fogliame e radici. In quel modo sperava infatti di non perdersi. Inoltre il Sasabonsam non era esattamente una creatura minuta, dunque aveva bisogno di spazio per muoversi e pensava fosse verosimile che si muovesse anche lui lungo i sentieri più liberi dalla fitta vegetazione della Foresta. Oltre a osservare il terreno e le cortecce degli alberi in cerca di sangue o di altro che fosse riconducibile a un Sasabonsam ferito, Charlotte non avrebbe tuttavia mancato di guardare davanti a sé e, soprattutto, verso l’alto. Il Sasabonsam, con i suoi lunghissimi arti, non avrebbe fatto fatica ad arrampicarsi sulle chiome degli alberi per mettersi al sicuro dalle altre creature della Foresta Proibita, dunque Charlotte avrebbe cercato di mantenere gli occhi aperti su tutte le direzioni, mentre camminava con estrema lentezza nel sentiero più vicino all’avanguardia degli alberi della Foresta Proibita, dunque trovandosi all’interno di essa ma senza – ancora – essersi inoltrata granché nelle profondità misteriose (e anche spaventose) della Foresta.
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