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| Stanco ma per nulla rassegnato, trascinavo il mio corpo solo grazie alla forza di volontà o quello che ne era rimasto, forse sufficiente per non farmi cedere alla disperazione. All'ufficio postale tutto sembrava aver preso una sorta di quotidianità esponenziale, sopratutto la mia fatica che di volta in volta sembrava provarmi sempre più. Dalla fila di clienti emerse un volto decisamente a me familiare, non potevo non riconoscerlo. La professoressa d'incantesimi si era avvicinata al bancone con tutta l'intenzione di voler spedire una lettera. La suddetta era indirizzata alla Gazzetta del Profeta e la memoria iniziava a riportarmi alla mente qualche voce di ''corridoio'' proprio sull'ospedale che la donna gestiva. Non ero tipo da spettegolezzi ma di tanto in tanto era normale sentirne qualcuno passivamente all'interno della scuola. Della questione non mi importa molto, come tutte le storie esistevano fondi di verità ma rimangono comunque le verità del singolo, solo chi aveva vissuto davvero poteva pronunciarsi a riguardo, gli altri potevano solo stare in silenzio e rimanere nella loro ignoranza invece di aprire bocca a dargli fiato. Accolsi la donna con un cenno del capo ed un saluto cercando di accogliere celermente la sua richiesta.
-Buon pomeriggio a lei. Per la lettera l'importo è di 1 Falce.
Nel mentre che aspettavo il pagamento avrei registrato il tutto mentre prendevo mano al detector oscuro sotto al bancone. Avrei passato la lettera allo strumento e notando che non vi erano anomalie avrei preso il denaro e proferito il successo nella registrazione alla cliente.
-Perfetto, verrà spedita il prima possibile. Nel frattempo se vuole, prima di andare, può riposarsi per qualche minuto nel Nido, è a disposizione dei clienti per ascoltare della musica e magari leggere qualcuna delle riviste che può trovare sui tavolini. In ogni caso le auguro un buon proseguimento di giornata.
Detto ciò avrei dovuto mobilitarmi per arrivare al piano superiore così da consegnare la lettera al primo gufo disponibile. Avrei atteso qualche secondo per cercare di raschiare quelle poche energie che mi erano rimaste così da fare uno sforzo per raggiungere il montacarichi. Dopo qualche respiro profondo mi sarei spostato verso il bordo del bancone utilizzando lo stesso come appoggio per poi distaccarmi da esso nel breve tratto che mi separava dal montacarichi, breve ma sembrava distantissimo. Con piccoli passi attenti, zoppicanti e stanchi mi sarei mosso verso il montacarichi raggiungendolo con non poca fatica barcollando non poco. Arrivato al montacarichi avrei raggiunto il piano superiore, lì mi sarei sporto verso il gufo più vicino dandogli del mangime e porgendogli la lettera lo avrei istruito sul destinatario. Fatto il tutto avrei preso qualche istante per cercare di recuperare le forze che mi erano rimaste, almeno quel poco. Non appena mi fossi sentito deciso e pronto sarei sceso nuovamente al piano inferiore così da riprendere lentamente posto al bancone così da procedere con i clienti successivi.
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