Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

We don't Fail, Allenamento #M08

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view post Posted on 24/4/2020, 23:51
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Ella distrugge per ricreare


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Quell'allenamento non sarebbe stato come gli altri, Morgana non era riuscita a pensare ad altro per tutta la mattina e più l'orario dell'incontro si avvicinava più il Capitano di Serpeverde temeva che il campo potesse svuotarsi dell'entusiasmo tipico della propria squadra. L'assenza dei molteplici strumenti del mestiere rischiava di rendere gli esercizi meno stimolanti, di costringere gli incontri alla noiosa ripetizione di manovre eseguite fino allo sfinimento e se c'era una cosa che la Celebrian proprio non poteva permettersi - specialmente con l'arrivo di nuovi giocatori - era di scadere nel banale. Quindi aveva accompagnato i propri caffè mattutini a decine di pergamene e strategie, determinata a reggere da sola il peso di quelle mancanze e a rendere ugualmente interessanti gli incontri per chi, fino a quel momento, non l'aveva mai delusa. Poco dopo pranzo indossò la divisa e strinse le ciocche ramate in due lunghe trecce olandesi, pronta a raggiungere la scuola in compagnia del proprio manico di scopa e presenziare a centro campo alle quattordici e trenta in punto. Le suole delle proprie scarpe affondarono di poco all'interno del terriccio dell'ovale: la notte prima si era abbattuta su Hogsmeade e dintorni una violenta scarica d'acqua e, nonostante quella mattina il sole avesse rischiarato l'atmosfera precedentemente plumbea, al terreno non era ancora stato concesso di asciugarsi totalmente. Si sentì un po' strana a trascinare lo sguardo s'un campo da gioco tanto vuoto, a non sistemare ostacoli e strumenti prima dell'arrivo dei compagni, ma aveva sempre sfruttato i cambiamenti per trarne maggiore forza e quell'occasione non sarebbe stata diversa. Quindi attese il resto della squadra controllando di aver recuperato dal ripostiglio tutte le mazze e le palle del Quidditch disponibili, diede a tutti il tempo di raggiungerla - riservando man mano rapidi cenni del capo e saluti - e poi con un colpo di tosse lasciò intendere d'essere sul punto di parlare. «Ben ritrovati! - Tutti avevano avuto modo di informarsi circa il nuovo regolamento pertanto non perse tempo a commentarlo, sarebbero bastati loro a riempire il campo: undici manici di scopa più agguerriti che mai. Con le braccia incrociate sotto il seno trascinò lo sguardo chiaro su ognuno di loro, quasi bisognosa di accertarsi che fossero reali. - Sono in questa squadra da parecchi anni e credetemi se vi dico che non ho mai avuto il piacere di allenarmi con così tanti giocatori, abbiamo... - No. Si sentì di essere sincera, per una volta. In fondo nessuno di loro, eccetto Grayson, era stato testimone della lenta decadenza della squadra. - ...ho passato mesi piuttosto complicati ma questo... - E si riferì a loro, lasciando intendere che fossero quanto di più vicino a un premio per non essersi lasciata andare alla frustrazione del periodo precedente al proprio capitanato. Pretendere che si esponesse più palesemente di così, comunque, non era possibile, ma seppur nessuno di loro la conoscesse abbastanza da poter comprendere il proprio sforzo gli occhi della scozzese non mentirono: doveva essere qualcosa di simile alla felicità, nonostante tutto. - Beh, basta con le smancerie. È ora di muovere il culo! - Con un battito di mani e un ghigno sulle labbra, il Capitano invitò tutti ad abbandonare le loro scope a terra per cominciare il riscaldamento; afferrò una delle Pluffe dal cesto a centro campo e se la rigirò tra le dita un paio di volte. - Cominceremo con tre giri di corsa, durante il primo dovremo passarci la Pluffa all'indietro: aprirò io e chiuderà Alexander, quindi quando la palla arriverà a lui dovrà rilanciarla a me e la serie di passaggi ricomincerà. - Certa della sua forza, la Celebrian sapeva che la distanza non gli avrebbe causato problemi. - Durante il secondo giro avanzeremo tre per volta, essendo questo il numero massimo di scarlatte in nostro possesso. Dovremo correre effettuando dei lanci sopra la nostra testa e riacciuffando la palla, tornati al punto di partenza consegneremo le Pluffe ai compagni pronti a partire dopo di noi e attenderemo che tutti finiscano l'esercizio con una serie da venti addominali, quelli che preferite. - Con fare pensoso improvvisò un ultimo esercizio quando il proprio sguardo cadde sui nuovi manici degli ultimi acquisti della squadra. - Per finire saliremo in sella alle scope e ci posizioneremo agli Anelli Nord, accanto a quello di destra. Con uno scatto dovremo raggiungere l'anello a sud che si troverà esattamente dinnanzi a noi e frenare una volta a destinazione, da lì dovremo sfrecciare in direzione di quello centrale a nord ed effettuare un secondo arresto. Quindi scatteremo verso il suo corrispondente dall'altro lato del campo e così via, concludendo alla porta sinistra a sud. - Afferrò la Pluffa più saldamente, cominciando a posizionarsi al punto di partenza, più o meno accanto all'uscita degli spogliatoi. - Se è tutto chiaro, cominciamo!» Quindi avrebbe obbligato le proprie gambe ad avanzare, calpestando il terreno umido con fare cadenzato e non troppo rapido così da permettere a tutti di starle dietro ed effettuare i passaggi. Rivolgendo un rapido sguardo alle proprie spalle si sarebbe assicurata che tutti avessero cominciato a correre e a quel punto avrebbe stretto con più decisione la Pluffa con entrambe le mani, il movimento delle proprie braccia sarebbe partito più o meno dal ventre e poi le stesse si sarebbero slanciate all'indietro impegnandosi a imprimere al lancio una traiettoria parabolica e pulita. I muscoli dei propri arti superiori avrebbero lavorato velocemente ma con precisione, senza curvare eccessivamente i gomiti e cercando di lanciare la scarlatta esattamente dietro la propria nuca; a quel punto sarebbe toccato al giocatore alle proprie spalle seguire con attenzione la linea del tiro per essere pronto ad acciuffare la palla e passarla al compagno successivo. Effettuato il lancio avrebbe piegato le braccia all'altezza dei propri fianchi e si sarebbe concentrata sulla corsa, a labbra serrate avrebbe cominciato a inspirare profondamente per ossigenare al meglio i propri muscoli e ad espirare con uno sbuffo deciso subito dopo. Gli avambracci avrebbero accompagnato gli arti inferiori muovendosi appena per imitare il loro avanzare alternato e la respirazione controllata le avrebbe dovuto evitare un affaticamento eccessivo, mantenendo costante il battito del proprio cuore. Di tanto in tanto avrebbe controllato la situazione alle proprie spalle e non appena avesse notato la Pluffa tra le mani di Alexander si sarebbe preparata a ricevere, avrebbe osservato con attenzione la posizione delle sue braccia e poi avrebbe puntato esclusivamente la palla per seguirne la traiettoria. Allungando le braccia verso l'alto avrebbe interrotto il suo volo e l'istante successivo, continuando a percorrere il perimetro dell'ovale, avrebbe effettuato un nuovo lancio dietro di sé per far ricominciare la serie di passaggi. Terminato il primo giro di corsa avrebbe recuperato le altre scarlatte a centro campo, passandole ai due giocatori più vicini, e insieme a loro avrebbe eseguito l'esercizio successivo. Il piede destro si sarebbe mosso in avanti contemporaneamente al primo lancio in direzione del cielo pallido di quel sabato pomeriggio, vi avrebbe puntato lo sguardo piegando le braccia affinché il tiro partisse dalla propria fronte e a quel punto avrebbe fatto scattare le braccia verso l'alto con più verticalità possibile. La palla avrebbe dovuto disegnare nient'altro che una linea retta sopra la propria testa e a quel punto, continuando a correre e cercando di coordinare al meglio i due movimenti, avrebbe atteso la fase discendente della traiettoria; con le mani a formare una solida conca avrebbe ripreso possesso della Pluffa non appena si fosse avvicinata nuovamente al proprio capo. Quindi avrebbe ripetuto quella sequenza di movimenti: un paio di passi in corsa e lancio, lieve molleggio delle articolazioni e sicurezza nel tiro, osservazione della palla e ricezione salda. Continuando a controllare la respirazione avrebbe portato a termine anche il secondo giro e, tornata al punto di partenza, avrebbe passato la Pluffa a uno dei tre compagni pronti a partire; allora avrebbe preso posto a centro campo respirando a pieni polmoni e sistemandosi supina per i venti addominali. Avrebbe optato per una serie di Crunch a gambe alte quindi avrebbe sollevato gli arti inferiori incrociandoli all'altezza delle caviglie e poi avrebbe sistemato le mani dietro la propria testa, le spalle si sarebbero allontanate dal terreno affinché il busto di Morgana potesse avvicinarsi alle proprie ginocchia e poi - lentamente - avrebbero ricondotto la propria schiena verso il suolo. Ripetendo per venti volte la medesima procedura avrebbe permesso a tutti gli altri giocatori di terminare l'esercizio precedente e raggiungerla. «Sulle scope!» Avrebbe ordinato non appena tutti avessero concluso la serie di addominali. Dopo una rapida ripresa si sarebbe sistemata sulla Nimbus, stringendo le falangi sottili al suo manico, e si sarebbe data una poderosa spinta verso l'alto flettendo le ginocchia; qualche istante dopo avrebbe raggiunto l'anello nord di destra. Avrebbe puntato lo sguardo ceruleo in direzione dell'altro lato del campo, verso la porta a svettare esattamente dinnanzi a sé, si sarebbe chinata sulla scopa per assumere la posizione più aerodinamica possibile - la stessa che le avrebbe permesso di fendere l'aria con il minimo attrito - e poi si sarebbe preparata alla rapida partenza. Con un fulmineo lavoro di reni sarebbe scattata in linea retta per raggiungere il primo anello a sud, lanciata come un proiettile in mezzo al campo avrebbe cominciato a calcolare i tempi per la frenata non appena superata la metà campo e al momento più opportuno avrebbe stretto con più forza le dita alla propria compagna di volo, allontanato il busto dal suo manico e imposto alle proprie braccia di arrestare la sua corsa. Avrebbe quindi dato le spalle alla circonferenza di ferro per puntare a quella centrale dall'altra parte dell'ovale, si sarebbe sistemata nuovamente sulla Nimbus in modo tale da sfruttare al meglio la velocità della stessa e si sarebbe lanciata in una traiettoria leggermente obliqua che le avrebbe permesso di raggiungere la porta presa di mira. Appiattita sul manico della scopa, con il vento a sferzare violento sulle proprie guance pallide, si sarebbe preparata a una seconda e brusca frenata; le cosce si sarebbero serrate con più forza allo strumento e i muscoli delle braccia ne avrebbero tirato l'estremità verso di sé e verso sinistra affinché, frenando, potesse virare anche dei centottanta gradi necessari a farle dare nuovamente le spalle all'area di punteggio. Sarebbe schizzata in avanti un'ennesima volta, quindi, ripetendo l'esercizio di accelerata e frenata sino a raggiungere l'ultimo anello a sud, il sinistro. Si sarebbe allontanata dalle porte, a quel punto, lasciando il campo libero per il compagno successivo con la speranza che tutti riuscissero a evitare lo schianto contro gli anelli metallici.

//Scadenza per postare: domenica 26 ore 11:00.
 
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Alexander Grayson
view post Posted on 25/4/2020, 14:35




La giornata era iniziata nel migliore dei modi. Prima di tutto, i dolori dovuti all'allenamento in solitaria effettuato in quel di High Street pochi giorni prima, erano spariti; secondo, la presa del responsabile sul suo collo si era finalmente allentata. Poteva addirittura girarlo tranquillamente.
Alexander Grayson svoltò quindi l'angolo che l'avrebbe condotto al campo in totale tranquillità, colto da un insolito buon umore nel verde prato di Aprile.

- Capitano. Squadra.

Giunto al punto di ritrovo, focalizzò subito la sua attenzione sulle parole del capitano che, quel giorno, sembrava fosse in vena di sentimentalismi. Nonostante non fosse decisamente il tipo, il serpeverde non poteva di certo darle torto. Anche i suoi occhi avevano assistito alla disfatta della squadra; disfatta che aveva portato gli allenamenti ad un brusco arresto che, inevitabilmente, aveva consentito alle altre squadre di migliorare, mentre loro contavano le pecore per addormentarsi. Uno spettacolo a dir poco raccapricciante, considerato il prestigio della loro casata.
Limitandosi ad uno sguardo d'intesa e ad un cenno del capo, Alexander poggiò la sua Nimbus a terra, pronto ad iniziare con il primo dei tre giri che la rossa aveva richiesto, posizionandosi alla fine della coda creata dal resto della squadra. Avrebbe quindi iniziato a correre, i gomiti ancorati ai fianchi. Dopo un inizio lento, cosi da riscaldare al meglio i muscoli, avrebbe provato a sincronizzare i suoi movimenti con quelli del team, in modo da trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Avrebbe dunque osservato i concasati passarsi la pluffa, fino a farla giungere a lui. Prontamente, l'avrebbe afferrata con entrambe le mani, stringendola con le falangi e portandola in un primo momento al petto, per poi caricare il braccio destro all'indietro e preparasi al lungo lancio. Di conseguenza avrebbe cercato la figura del capitano, distendendo nuovamente il braccio dominante in avanti e scagliando la pluffa verso la rossa, imprimendo al tiro una traiettoria a parabola e la forza necessaria a far si che raggiungesse il capitano senza alcun problema.
Concluso il primo giro, avrebbe recuperato una delle pluffe lanciate dalla Celebrian, alla quale si sarebbe accodato seguito da un altro dei suoi compagni. Avrebbe dunque lanciato la scarlatta verso l'alto, mentre iniziava la sua marcia, pronto ad afferrarla di nuovo. Lo sguardo del serpeverde avrebbe dunque incontrato il cielo, prima che le mani scattassero proprio verso quest'ultimo pronte a recuperare la pluffa. L'avrebbe quindi fatta sua ancora una volta, continuando a correre e ripetendo il gesto tecnico fino al termine di quel secondo giro, pronto già a salire in sella alla sua Nimbus e spiccare. Prima, però, si sarebbe dedicato alla serie di addominali richiesti dal capitano, approfittandone per recuperare fiato e lasciando la scarlatta ad un altro dei concasati presenti. Considerando quanto aveva sforzato l'addome nei giorni precedenti, concludere quelle venti ripetizioni sarebbe stato un gioco da ragazzi. O da tassi, che forse rendeva più l'idea. Si sarebbe quindi disteso al suolo, piegando le ginocchia e portando entrambe le mani ad unirsi dietro la nuca. A seguito di un respiro profondo avrebbe perciò iniziato con la prima ripetizione, sollevando il busto da terra mediante solo l'ausilio degli addominali e arrivando a toccare le ginocchia con i gomiti, cosi da scaricare tutto il peso sui muscoli in questione. Avrebbe dunque continuato fino a raggiungere le venti ripetizioni, per poi alzarsi e recuperare la sua velocissima Nimbus 2001.
Una volta in volo avrebbe raggiunto gli anelli a Nord del campo, posizionandosi vicino a quello di destra. Di conseguenza avrebbe subito appiattito il busto sul manico e spronando la sua scopa a raggiungere la massima velocità si da subito, dirigendosi verso il corrispettivo anello dall'altra parte del campo. Con le cosce ben strette intorno al legno, giunto in prossimità di quest'ultimo avrebbe staccato il petto dal manico e tirato con le mani la scopa verso di se, mentre sterzava per non perdere del tutto la velocità acquisita. Senza perdere tempo si sarebbe di nuovo piegato sulla scopa, abbassando il busto e sfrecciando verso l'anello centrale Nord, posto di fianco a quello da cui era partito. Alla massima velocità avrebbe quindi raggiunto la terza meta, arrestando di nuovo la sua avanzata poco prima dell'anello, onde evitare di sbatterci contro, preparandosi subito alla ripartenza. Senza indugio avrbbe quindi continuato a volare, il vento che gli muoveva i capelli. Testare la velocità della sua Nimbus era sempre un'ottimo esercizio; dato quanto l'aveva pagata, sfruttarla al massimo delle sue potenzialità era il minimo. Avrebbe quindi continuato con lo svolazzare in stile staffetta, fino a raggiungere l'ultimo obiettivo: l'anello di sinistra a sud del campo. Giunto in posizione, si sarebbe quindi fermato, in attesa di ulteriori disposizioni.
Si, quella Nimbus 2001 valeva indubbiamente la spesa.
 
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view post Posted on 25/4/2020, 15:33
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D I R T Y H A N D S

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Aveva letto il nuovo Regolamento, come non farlo? Lui era parte della squadra e volente o meno aveva dovuto prendere visione di quelle nuove regole. Certo, non aveva fatto i salti di gioia nell'apprendere che non avrebbero avuto più strumenti particolari ( come quelli utilizzati l'allenamento prima ) ma ciò nonostante questa pecca non era bastata al Bertrand per perdere la voglia di allenarsi in modo costante e con sempre più impegno. Proprio a causa dei loro allenamenti diversificati aveva raggiunto la consapevolezza di dover fare molto di più, di doversi spaccare il culo più del solito per poter portare alto il suo ruolo in squadra. Si sarebbe quindi recato al Campo da Quidditch passando come sempre prima dagli spogliatoi per poter indossare la divisa ma prima di recarsi sul Campo avrebbe atteso l'uscita di Audrey dagli spogliatoi femminili, avvolgendole il braccio attorno alle spalle.

« Mi raccomando, amore, cerca di non mirare alla faccia e di deviare bene i Bolidi se ci sarà occasione. »

Si sarebbe chinato verso di lei per lasciarle un bacio sulla guancia, per nulla affettuoso quel gesto e con un sorrisetto sulle labbra le avrebbe lasciato anche una pacca sul sedere, tanto per... stava già pensando a come fargliela pagare per tutte le volte che per poco non l'aveva ammazzato. Raggiunti tutti gli altri avrebbe salutato tutta la squadra con un cenno della mano ed un sorriso, concentrandosi unicamente su Morgana e su ciò che stava dicendo. Non riuscì a trattenere una risatina quando mise fine a quel discorso sdolcinato - ma apprezzato - che aveva fatto a tutta la squadra e una volta ricevute tutte le indicazioni si sarebbe mosso per iniziare l'esercizio. Avrebbe messo una distanza tra lui e il giocatore davanti per permettere all'altro di lanciare la Pluffa in tutta liberà e al tempo stesso si sarebbe ben allineato alla sua figura, avanzando con la corsa, per essere certo di afferrare al volo la Pluffa. Avrebbe innanzitutto cercato di regolare la propria respirazione, inspirando ed espirando in modo costante per non andare sotto sforzo. Avrebbe piegato le braccia in modo da avere i gomiti poggiati ai fianchi - quando non era impegnato nei passaggi - quindi avrebbe cercato di tenere un ritmo regolare per non superare il giocatore che gli stava davanti. Avrebbe osservato attentamente i suoi movimenti stendendo le braccia verso l'alto per accogliere la Pluffa. A quel punto, armato della sua amata scarlatta, avrebbe stretto le mani attorno al cuoio tenendo la Pluffa prima ad altezza del petto, rivolgendo uno sguardo alle proprie spalle per assicurarsi di non essere solo in quella corsa, per poi sollevare le braccia verso l'alto, tenendole leggermente piegate in modo da poter lanciare la scarlatta con la dovuta forza, senza esagerare. Avrebbe quindi effettuato un piccolo scatto con le braccia, oltre la propria nuca, lanciando la Pluffa al giocatore alle proprie spalle dopo aver imposto alla scarlatta una traiettoria di lancio pulita così che l'altro non dovesse spostarsi per recuperarla. A lancio effettuato avrebbe di nuovo portato le braccia ad altezza dei fianchi proseguendo nella sua corsa, lavorando sempre ed in modo costante sulla propria respirazione così da tenere il battito cardiaco nella norma e non forzare troppo il corpo. Avrebbe affondato passo dopo passo i piedi sul terreno, sollevando le gambe all'indietro arrivando quasi a sfiorare il fondo schiena, ma senza mai realmente toccarlo. Avrebbe atteso un nuovo passaggio ripetendo gli stessi movimenti di poco prima così da lanciare a sua volta la scarlatta all'altro giocatore fino a mettere fine a quel primo giro. Avrebbe recuperato fiato solo per qualche secondo, il tempo di afferrare la Pluffa che Morgana gli stava passando per poter effettuare il secondo esercizio. Si sarebbe quindi rimesso in fila e dopo aver fatto avanzare il piede sinistro avrebbe stretto la Pluffa tra le mani grandi per poi sollevare le braccia verso l'alto e piegarle, contemporaneamente avrebbe lanciato la Pluffa verso l'alto. Senza perdere tempo avrebbe osservato la scarlatta salire verso il cielo in linea retta, sarebbe scattato poi in avanti seguendo la traiettoria di discesa della scarlatta e come prima avrebbe sollevato le braccia esattamente al momento più opportuno per poterla riacciuffare. Con la Pluffa tra le mani avrebbe effettuato qualche altro passo in corsa per poi lanciare la Pluffa, avrebbe tenuto gli occhi sulla scarlatta tutto il tempo proseguendo in avanti per poi riacciuffarla al momento opportuno e via così fino a completare anche quel giro, passando la Pluffa a uno dei suoi compagni. Quindi si sarebbe messo accanto ai due giocatori con cui aveva fatto l'esercizio, stendendosi a pancia in su sull'erba. Avrebbe divaricato leggermente le gambe, piegandole, tenendo i piedi ben saldi per terra. Avrebbe piegato le braccia portandole dietro la testa iniziando così la sua serie di addominali sollevando solo le spalle, stando ben attento a non piegare il collo, ed essendo fin troppo allenato avrebbe sentito subito i suoi addominali lavorare. Per tutto il tempo avrebbe fatto molta attenzione alla respirazione, inspirando ed espirando ogni volta che si calava per poi rialzarsi con le spalle in modo da fare meno fatica. Per venti volte avrebbe svolto quella serie di addominali, lavorando tantissimo sul proprio battito cardiaco e sulla respirazione, concentrandosi solo sull'esercizio da svolgere per evitare di farsi male, quindi avrebbe fatto moltissima attenzione al collo ed una volta finita tutta la serie si sarebbe alzato con uno scatto di gambe. Avrebbe annuito al Capitano scattando verso la propria Nimbus, quindi si sarebbe messo in sella alla propria scopa piegando leggermente il busto in avanti. Le mani avrebbero stretto bene il manico, la sinistra più in su rispetto alla destra, quindi avrebbe serrato le gambe attorno al manico e con i talloni si sarebbe dato lo slancio necessario per scattare in volo e fulmineo avrebbe raggiunto l'Anello Nord, più precisamente il destro. Avrebbe stretto maggiormente le mani attorno al manico ligneo individuando subito l'Anello sud corrispondente a quello dove si trovava. Si sarebbe piegato in avanti appiattendosi contro il manico della sua fidata scopa così da scattare verso l'Anello corrispondente, fendendo l'aria grazie alla posizione assunta che sempre lo aiutava ad essere più rapido ed evitare l'attrito. Giunto ormai dinnanzi all'Anello, con un brusco gesto della mano avrebbe arrestato la sua corsa qualche attimo prima di toccare l'Anello e sempre con una brusca virata avrebbe dato ad esso le spalle. Individuato l'Anello Nord centrale avrebbe effettuato un nuovo scatto in avanti, sfrecciando in sua direzione tenendo sempre sotto controllo la distanza. Quando fu certo di dover arrestare la propria corsa avrebbe nuovamente strattonato la Nimbus sollevandosi con la schiena, spingendola leggermente indietro per frenare. Anche in quel caso avrebbe dato le spalle all'Anello individuando il corrispondente, con un sospiro avrebbe effettuato un nuovo scatto in avanti appiattendosi contro il manico della scopa e al momento giusto avrebbe stretto di più le mani attorno al manico imponendo alla sua scopa di frenare, quindi con un brusco gesto si sarebbe fermato e avrebbe dato le spalle alla circonferenza di ferro. Non gli restava altro che l'Anello Nord, il sinistro. Senza perdere tempo prezioso avrebbe individuato l'Anello e avrebbe imposto alla sua Nimbus di sfrecciare verso Nord, stavolta la sua traiettoria sarebbe stata leggermente obliqua e avrebbe puntato tutto verso sinistra fino ad arrestare la sua corsa una volta giunto dinnanzi all'Anello. Avrebbe quindi compiuto un'altra brusca virata e dopo essersi nuovamente appiattito alla scopa avrebbe sfrecciato direttamente verso Sud, verso l'Anello corrispettivo a quello dove si trovava qualche istante prima. Rapido ma preciso avrebbe effettuato l'ultima brusca frenata una volta giunto a Sud, a sinistra, dando poi le spalle all'Anello per poi spostarsi dal percorso e permettere ad altri di continuare così da poter prendere anche un pò di fiato.
 
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view post Posted on 25/4/2020, 18:15
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Dopo il mio primo allenamento con la squadra, sotto indicazione del capitano, mi ero recata a Diagon Alley per comprare la mia scopa, una Nimbus 1500, diciamo abbastanza economica e allo stesso tempo con qualche potenzialità. Di certo non era la scopa più eccezionale che si potesse avere, ma per incominciare era comunque un bel traguardo. Quel pomeriggio mi ero recata con il mio manico lucente negli spogliatoi femminili e mi ero preparata: avevo indossato dapprima la divisa, poi le scarpe e infine mi ero raccolta i capelli in una lunga treccia singola che mi penzolava sulla schiena. Ero poi uscita dagli spogliatoi e mi ero recata nel campo dove, affondando la prima suola sul terreno, mi ero accorta subito che il sole del mattino non aveva fatto in tempo ad asciugarlo dall'acquazzone delle ore precedenti.
Non potei fare a meno di osservare la squadra: erano tutti molto legati, certo il merito era sicuramente di Morgana che sapeva amministrare il tutto al meglio, ma anche tra di loro le serpi erano davvero molto in sintonia e anche le nuove arrivate sembravano abbastanza integrate; io non avevo mai avuto problemi di timidezza, ero piuttosto una ragazza impulsiva e diretta e socievole ma essendo praticamente la più piccola del gruppo mi sentivo un po' a disagio.
Nonostante ciò mi misi accanto agli altri e contraccambiai il saluto della Celebrian prima che lei iniziasse a fare un breve discorso, poi la ascoltai nella spiegazione dei primi esercizi e proprio quando pensai che ci attendesse solo un esercitazione di terra lei diede un'occhiata ai nostri nuovi acquisti e aggiunse un esercizio da svolgere sui manici. Detto ciò ci chiese se avevamo capito tutto e io dissi
<<tutto chiaro! >>
Poi lei iniziò il primo giro di corsa e io come tutti gli altri la seguii attorno al campo. Avrei perciò iniziato a correre intensamente e avrei mantenuto il passo fino all'arrivo della Pluffa al giocatore davanti a me, fu lí che mi sarei concentrata per riceverla: avrei osservato i movimenti della Serpe davanti a me e quando essa avrebbe lasciato la palla l'avrei osservata fluttuare nell'aria per poi prepararmi ad afferarla, mi sarei concentrata totalmente su di lei e poi avrei alzato un poco le mani e l'avrei afferrata quando essa si sarebbe avvicinata a me a sufficienza. Dopo ciò avrei sempre continuato a correre e avrei passato la palla al giocatore dietro di me: avrei piegato le braccia verso il basso e poi le avrei rispedite sopra l'altro fino al raggiungimento della mia testa e poi avrei lasciato la Pluffa sperando di aver azzeccato la traiettoria, in modo che al compagno dietro di me sarebbe arrivata correttamente in mano. Fatto ciò mi sarei concentrata sulla corsa e avrei portato le braccia piegate attorno al bacino fino a quando non avrei di nuovo visto la Pluffa nelle mani del giocatore davanti a me, allora di nuovo mi sarei preparata, e avrei svolto lo stesso esercizio, fino al raggiungimento della fine del primo giro di campo.
Dopo di ché mi sarei sistemata con altri due compagni per formare una terzina pronta a partire, quando avrei ricevuto la palla in mano avrei iniziato a correre e avrei lanciato intensamente la palla in avanti e con tutta velocità mi sarei situata nella zona perfetta per riuscire a riprendere in mano la palla. Una volta che questa avrebbe iniziato la fase di discesa avrei preparato le braccia in alto e avrei interrotto la sua caduta prendendola al volo tra le mani, il tutto sempre continuando a correre. Una volta ciò avrei ripetuto l'esercizio fino al raggiungimento del secondo giro dove un giocatore avrebbe atteso il mio passaggio della Pluffa. Dopo ciò mi sarei posizionata sull'erba accanto ai miei compagni e avrei svolto i venti addominali richiesti da Morgana ed avendoci data libera scelta mi sarei dedicata a uno dei miei preferiti, il Crunch incrociato: mi sarei distesa a terra con la pancia verso l'altro, avrei portato le mani dietro la nuca e alzato le gambe con le caviglie unite, poi avrei alzato la nuca verso le gambe e avrei allungato il braccio sinistro verso la gamba destra e poi mi sarei di nuovo distesa, avrei ripetuto il tutto uguale ma cambiando il braccio in modo alternato fino al raggiungimento dei venti addominali. Alla fine avrei atteso che la fine dell'esercizio da parte di tutti e con un invito di Morgana mi sarei recata alla mia nuova Nimbus, avrei afferrato il manico e sarei montata in sella e da lí mi sarei recata agli anelli a Nord dove quando sarebbe arrivato il mio turno avrei controllato la posizione dei piedi sugli appoggi, stretto le gambe e con uno scatto più veloce che mai sarei schizzata dritta verso l'estremità opposta del campo, gli anelli Sud. Durante il tragitto mi sarei avvicinata il più possibile al manico in modo da ottenere una posizione aerodinamica e senza badare al venticello fresco che mi avrebbe tagliato le guance mi sarei concentrata sul mio obbiettivo, e quando sarebbe giunto il momento avrei iniziato la frenata: avrei sollevato il busto dal manico e piano piano rallentato fino all'anello di ferro dove avrei effettuato un giro di 180 gradi per ripartire a tutta velocità e recarmi ancora una volta dall'altra parte dell'ovale, dove avrei effettuato un abile frenata che avrebbe compreso anche un giro per trovarmi esattamente davanti all'anello corrispondente. Una volta raggiunto anche esso con tutta la velocità e l'impegno che avevo, avrei rieffettuato uno scatto e il resto dei movimenti fino a raggiungere la porta di sinistra a sud dove dopo aver frenato del tutto avrei raggiunto il gruppo, riprendendo fiato e avrei atteso un giudizio della Celebrian.
 
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view post Posted on 25/4/2020, 18:54
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Era eccitata. Il suo primo allenamento da membro della squadra stava per iniziare e Sybil, armata della sua Nimbus, usciva dagli spogliatoi pronta a dare il meglio. Si prese qualche secondo per guardare Ronzinante: certo non era esattamente il modello che desiderava, ma in quel momento il legno lucido della scopa rappresentava il suo futuro da giocatrice, era la prova tangibile dell’inizio di un nuovo capitolo e anche se la Vane non l’aveva mai ancora cavalcata e le aveva affibbiato quel nome ben poco encomiastico, sentiva già di starsi affezionando all’oggetto.
- Buongiorno a tutti - salutò per poi posare la Nimbus sul terreno e assumere una postura composta, mettendosi in ascolto. La verde-argento durante la sua permanenza ad Hogwarts non si era mai davvero curata di tenersi aggiornata sullo stato della squadra della sua casata o del campionato. Dopo aver ottenuto il ruolo, ovviamente, aveva fatto un po’ di ricerche, ma i compiti a casa non le permettevano in ogni caso di comprendere fino in fondo le parole di Morgana. Si sentì fuori luogo, di troppo. Il momento però durò ben poco il Capitano passò subito al dunque, spiegando il riscaldamento.

Sybil si inserì nella fila, cominciando con una corsetta lenta, per lasciare che si stabilissero le distanze tra lei, chi la precedeva e chi la seguiva. Poi si impegnò a regolare il suo passo con quello del resto dei ragazzi, copiandone il ritmo. Accompagnò al movimento delle gambe, quello delle braccia. Con gli arti accostati al torso e i gomiti leggermente sporgenti, a formare un angolo, avrebbe mantenuto i palmi aperti e pronti alla ricezione. Lo sguardo sarebbe stato alto e attento a seguire i movimenti della pluffa. Quando sarebbe arrivato il suo turno, sarebbe stata molto attenta al lancio del compagno, per capire se fosse stato necessario velocizzare o rallentare il passo per afferrare la palla scarlatta. Si sarebbe quindi mossa in modo da poter afferrare la palla all’altezza del petto. Poi quando le mani si sarebbero strette sul cuoio, ne avrebbe saggiato la presa e si sarebbe voltata quanto bastava per rendersi conto della distanza di chi la seguiva. Avrebbe quindi portato le braccia verso l’alto, distanziandole da se, per agevolare il movimento degli avambracci con cui subito dopo avrebbe spinto la palla dietro la sua nuca. Avrebbe quindi ripreso a correre, aspettando il prossimo passaggio.

Finito il primo giro avrebbe atteso il suo turno con la pluffa riprendendo fiato. Arrivato il momento, avrebbe fatto scattare le sue braccia in avanti e verso l’alto, imprimendo nel movimento tutta forza che i suoi muscoli le concedevano. Così il tiro avrebbe formato un arco alto e lungo, dandole modo coprire una buona distanza prima di dover lanciare nuovamente la palla. Si sarebbe quindi messa a correre seguendo la scarlatta con lo sguardo e allungando le mani per afferrarla. Al momento della presa avrebbe piegato le ginocchia e la loro distensione sarebbe coincisa con quella delle braccia per il nuovo tiro.
Finito anche quel giro sarebbe venuto il momento degli addominali. Sybil nel farli avrebbe già avuto la mente all’esercizio successivo, entusiasta di poter finalmente provare il suo manico.
Merlino, l’uso del possessivo quasi la eccitava.
Scosse la testa eliminando dal volto l'aria trasognata: era arrivato il momento di battezzare la sua nuovissima divisa contro il terreno umido del campo. Avrebbe quindi sollevato le cosce rendendole perpendicolari al terreno. Poi avrebbe posto un piede sopra l’altro bloccando gli arti inferiori. Quindi con le mani sotto la nuca avrebbe sforzato l’addome per sollevare dal terreno le spalle, si sarebbe ritenuta soddisfatta nel percepire la tensione muscolare nel ventre. Durante l'esercizio sarebbe stata particolarmente attenta a mantenere dritto il collo e a regolare la respirazione con i movimenti.
Sarebbe quindi arrivato il momento di volare. Recuperata la scopa, Sybil avrebbe posizionato il manico tra le gambe e afferrandolo saldamente avrebbe flesso le ginocchia e spinto i piedi contro il terreno per partire. Avrebbe quindi raggiunto l’anello di partenza e dandogli le spalle, si sarebbe appiattita sul manico per raggiungere quello opposto. Le cosce e le mani avrebbero rafforzato la presa sul legno mentre, cercando una posizione aerodinamica, Sybil avrebbe lottato contro l’istinto di rallentare. Giunta nei pressi della meta avrebbe scosso il manico con la mano sollevando la schiena e portandola all’indietro per frenare. Non avendo ancora la piena confidenza con la Nimbus, non avrebbe rischiato subito una frenata dell’ultimo secondo, ma si sarebbe impegnata a diminuire gradualmente la distanza con gli anelli durante l’esercizio. Con una virata brusca, avrebbe direzionato la scopa verso l’anello centrale posto dall’altra parte del campo. Recuperata la posizione che le garantiva l’attrito minore, avrebbe seguito una traiettoria obliqua verso la meta successiva. Arrivata, avrebbe ripetuto frenata e virata, per continuare il percorso a zig-zag fino a raggiungere l’anello Sud di sinistra. Durante l’intero esercizio sarebbe stata attenta a non trattenere mai il respiro e alla fine si sarebbe potuta dire soddisfatta della scopa.
 
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Madison Grey
view post Posted on 25/4/2020, 22:15




Era finalmente giunto il tempo del mio primo vero allenamento. Dal superamento delle selezioni in poi avevo aspettato ansiosa quel momento, soprattutto dopo l'acquisto della Nimbus. Non vedevo l'ora di provarla! Al mio arrivo salutai Morgana, poi la ascoltai attentamente e al momento opportuno cominciai a darmi da fare.
Avrei iniziato a correre, partendo da subito a concentrarmi sull'allenamento e a cercar di coordinare la respirazione, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca tentando di mantenere sempre un ritmo costante. Avrei corso cercando di avere un ritmo adeguato: osservando i miei compagni avrei acquisito la velocità giusta, né troppo lenta ma nemmeno troppo veloce. Quella adatta e che mi permettesse di mantenermi quanto più possibile sempre alla stessa distanza dal compagno di squadra di fronte a me. Avrei anche cercato di coordinare il corpo, piegando gambe e braccia, quest'ultime quasi a formare un angolo, coi gomiti vicini ma non aderenti al busto. Quindi avrei iniziato portando avanti la gamba destra e il braccio sinistro, poi gamba sinistra e braccio destro e così via, fino ad acquisire il giusto ritmo, cercando di mantenere sempre la corretta respirazione. Quando avrei visto chi di fronte a me afferrare la pluffa, mi sarei preparata alla ricezione. Quindi, continuando a correre, avrei portato le braccia ad un'altezza poco superiore a quella della mia testa, sempre leggermente piegate e con le mani aperte che formavano quasi una cunetta, pronte ad accogliere la pluffa. Non avrei fatto particolare forza nelle braccia, alla fine si trattava solo di ricevere un tiro ad una distanza modesta. Ad ogni modo, sarei stata decisa; eccessiva no, ma neanche moscia!
Una volta con le mani sulla pluffa l'avrei agguantata saldamente, portandola di getto di poco verso il petto. Quindi avrei dato uno sguardo rapido dietro di me, per rendermi conto di chi avevo dietro ed esattamente a che distanza. Quindi sarei tornata a guardare di fronte a me, avrei portato le braccia verso l'alto, con la scarlatta un po' sopra la mia testa. Avrei tenuto leggermente piegate le braccia, per poi distenderle al momento del lancio. Avrei effettuato quest'ultimo non esercitando eccessiva forza. La persona dietro di me era relativamente vicina, quindi uno scatto deciso aiutato solo dalla distensione delle braccia sarebbe bastato. Inoltre, sebbene mancasse il contatto visivo, avrei tentato di porre nella Pluffa una traiettoria precisa aiutandomi con la rapida occhiata data poco prima, in modo tale che arrivasse al mio compagno e che quest'ultimo potesse afferrarla senza difficoltà né sforzi. Quindi avrei proseguito a correre con movimenti armoniosi di braccia e gambe con una particolare attenzione al mantenimento del ritmo e anche alla respirazione. Quando la pluffa si sarebbe ritrovata di nuovo tra le mani di chi di fronte a me, sarei stata pronta a ripetere le azioni precedenti, sempre con fare deciso nella ricezione e con attenzione e precisione nel lanciare di nuovo, cercando ancora una volta di instaurare una traiettoria nella scarlatta e tentando di lanciarla con un movimento rapido, di scatto, deciso abbastanza da raggiungere il compagno di squadra dietro di me, senza eccedere. Così, fino alla fine del primo giro.
Ricevuta la pluffa tra le mani, mi sarei apprestata ad iniziare il secondo giro. Quindi avrei piegato le braccia quasi al massimo e di scatto le avrei nuovamente distese, lanciando la scarlatta verso l'alto. Subito dopo il lancio avrei iniziato a correre, senza staccare mai lo sguardo dalla pluffa, in modo da tenere sotto controllo il suo spostamento e potermi posizionare esattamente al punto giusto nel momento in cui andava ripresa. Quindi a tal fine sarei scattata in avanti subito dopo il lancio, ed al momento opportuno avrei piegato le braccia e le avrei posizionate verso l'alto, per poterla acciuffare. Quindi l'avrei presa con decisione e, senza interrompere la marcia, di nuovo l'avrei lanciata con forza e decisione verso l'alto, pronta nuovamente a scattare per raggiungerla in tempo. Pertanto avrei proseguito con la stessa motivazione ed intensità questi movimenti di lancio e ricezione, fino al termine di quel secondo giro. Soprattutto in questo caso avrei fatto attenzione ad essere armoniosa nei movimenti, senza sovraffaticare alcuna parte specifica del corpo, ed avrei controllato la respirazione, che per via degli scatti di velocità avrebbe avuto un ruolo più importante rispetto a poco prima. Cercando sempre di tirare con forza e collocarmi rapidamente nel punto di caduta della pluffa per prenderla prima che giungesse al suolo, avrei concluso il giro e dato la Pluffa a chi ancora doveva compiere l'esercizio. Mi sarei concessa qualche attimo di pausa per riprendermi, poi mi sarei dedicata agli addominali.
Quindi mi sarei distesa sul suolo, optando per una serie di crunch. Avrei tenuto le gambe tese e avrei portato le braccia indietro, ben distese. Quindi avrei inspirato e, al momento dell'espirazione, avrei piegato le gambe in modo che formassero un angolo di novanta gradi, portando quindi le ginocchia verso di me. Contemporaneamente, mi sarei sollevata da terra sufficientemente da portare le braccia in avanti e verso le gambe. Quindi le avrei portare nuovamente indietro, ed anche le gambe le avrei distese di nuovo, portandole a terra. Avrei inspirato, ed una seconda volta all'espirazione avrei compiuto quei movimenti, cercando di non fare troppa forza. Nel sollevarmi da terra, avrei lavorato principalmente con il busto, sforzando gli addominali, cercando di tenere il collo in linea ma non troppo rigido od in tensione. Inoltre avrei portato la parte alta del mio corpo a sollevarsi, ma senza andare oltre ciò che il mio corpo sentiva di poter fare. Avrei proseguito con quei movimenti, cercando sempre di non eccedere e con un ritmo costante, fino alla ripetizione degli stessi per venti volte. Quindi mi sarei messa in posizione seduta, ed avrei nuovamente un attimo preso fiato, prima di montare in sella alla mia Nimbus.
Finalmente era giunto il tempo di provare la mia scopa nuova di zecca! Entusiasta sarei vi sarei salita sopra, alla volta dell'Anello Nord di destra. Quindi mi sarei posizionata, portando il busto quasi a toccare il manico e le braccia leggermente piegate, con le mani che tenevano lo stesso saldamente. Le gambe sarebbero state l'una attaccata all'altra, anch'esse leggermente piegate ed allungate al tempo stesso all'indietro. Quindi, determinata a raggiungere la massima velocità possibile, mi sarei data la spinta e sarei scattata, alla volta dell'anello a sud. Avrei tenuto la testa leggermente bassa ma con lo sguardo sempre alto, volto verso la mia meta. Sostanzialmente avrei cercato di assumere la posizione più aerodinamica, ma con la vista sempre ben ferma sull'obiettivo, per non perdere di vista quando cominciare a frenare. In un primo momento avrei cercato di mettere tutta la forza del mio corpo per essere quanto più rapida, poi, da dopo aver superato la metà campo, avrei iniziato la frenata. A diversi metri di distanza dall'anello, tenendo sempre saldamente il manico, avrei portato il busto verso l'alto e avrei piegato le gambe, con le coscia ben strette attorno al manico, quindi mi sarei fermata, sterzando leggermente per favorire l'arresto. Senza esitazione, avrei di nuovo assunto una posizione aerodinamica che mi permettesse di sfrecciare, e sarei partita alla volta dell'anello centrale a nord. Quindi, di nuovo appiattita sul manico, avrei cercato come prima di porre forza e decisione, trasmettendolo da ogni muscolo alla scopa, senza dimenticar mai di riporre in fiducia anche in quest'ultima, ed avrei cercato da subito di sfrecciare. Nonostante avrei cercato di essere rapida dal principio, nel percorso avrei tentato di accelerare ancora di più, fino a ritrovarmi a superare la metà campo. Quindi avrei iniziato a rallentare e nuovamente a non molta distanza dall'anello avrei sollevato il busto e piegato le gambe, senza dimenticare di tenere attentamente il manico, per non perdere equilibrio, compiendo nuovamente una leggera sterzata. Dopo essermi arrestata, ancora una volta mi sarei messa in posizione per partire, e sarei andata alla volta del corrispettivo anello posto a sud. Avrei ripetuto sempre gli stessi movimenti, cercando di impiegare sempre la stessa quantità di determinazione e decisione. Sarei di nuovo scattata verso il corrispettivo anello posto a nord ed infine via a tutta velocità alla volta dell'anello di sinistra, a sud. Avrei impiegato quanta più forza possibile, per essere davvero rapida e scattante, ma al tempo stesso avrei cercato dii muovermi senza essere mai rigida, mantenendo sempre quindi un minimo di scioltezza e facendo particolare attenzione a capire prontamente quando iniziare a rallentare, poiché se avessi aspettato troppo non sarei riuscita a frenare per tempo. Per questo, superata la metà campo, sarebbe sempre giunto il momento di iniziare il processo di rallentamento. Al tempo stesso, avrei cercato anche di non farmi spaventare dall'eventualità di essere troppo veloce per fermarmi per tempo. Quindi non mi sarei fatta intimorire, avrei messo tutta me stessa per raggiungere la massima velocità; poi, con la mente ben lucida, raggiunto il punto da dove, vedendo l'anello verso cui ero indirizzata, mi sarei accorta di essere circa a metà, avrei iniziato con la seconda fase di quella corsa agli anelli, così fino al raggiungimento dell'ultimo, ove mi sarei definitivamente arrestata.
 
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view post Posted on 25/4/2020, 22:40
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A causa di un risveglio piuttosto traumatico -colpa di quelle oche delle sue compagne di stanza- quel sabato mattina non era iniziato nel migliore dei modi, e per la serpeverde, che riteneva il sonno del fine settimana un suo sacro e innegabile diritto, alzarsi con un umore talmente tetro da far invidia a un dissennatore era stato purtroppo inevitabile. Inoltre, a peggiorare la situazione già critica, furono le condizioni mollicce e fangose in cui le si presentò davanti il campo quando vi si diresse per l'allenamento nel primo pomeriggio, e raggiungere gli spogliatoi calpestando i piedi come una bambina capricciosa fu un'altra inevitabile conseguenza degli eventi. L'unica cosa che, in qualche modo, le impediva di prendere a pugni chiunque le respirasse vicino era la consapevolezza di potersi sfogare,
di lì a qualche minuto, con la sua amata mazza e i suoi adorati bolidi. Ciò che però non aveva messo in conto era l'umore evidentemente giocoso del suo prefettino perfettino, il quale aveva pensato bene di fare lo spiritoso e lanciarle una frecciatina con tanto di pacca sul sedere. Audrey dal canto suo, se di norma si sarebbe limitata a ribattere con ironia prima di ridere insieme a lui, quel giorno era decisamente troppo incavolata col mondo intero per permettersi di assecondare stupidaggini del genere. Salazar, ma non glielo si leggeva in faccia che avrebbe potuto cruciare qualcuno da un momento all'altro? Che Xavier avesse istinti suicidi già lo immaginava quando aveva deciso di mettersi con lei invece che con la Daisy, ma credeva -anzi, sperava- che almeno fosse un po' intelligente... Insomma, la spilla mica gliel'avevano data per il fisico imponente no?
Così, infastidita, in risposta alla pacca sul sedere l'aveva allontanato con una gomitata al costato, gonfiandosi come il pungiglione di uno Schiopodo Sparacoda particolarmente violento -E levati!- "Che non ho bisogno per forza di un bolide per rovinarti la faccia." Si, proprio un amore, la sua ragazza. E aveva concluso con un'occhiata assassina in sua direzione, prima di raggiungere il resto della squadra e il Capitano all'interno del campo, adagiando la Nimbus a terra assieme alle altre scope.
Con un'energia scoppiettante avrebbe ascoltato le parole della Celebrian, facendo attenzione alle indicazioni per svolgere quella prima parte di allenamento, per poi annuire tra sè e sè pronta a cominciare. Come da istruzioni, Audrey si sarebbe messa in coda dietro uno dei compagni, saltellando come sempre sul posto in attesa di partire. Quando sarebbe arrivato il suo turno avrebbe iniziato a correre, calpestando con una smorfia disgustata il terreno molle sotto ai suoi piedi, e avrebbe avanzato con una velocità adattata al ritmo imposto dalla prima della fila. Con lo sguardo fermo su colui che le sarebbe stato davanti, avrebbe allungato le mani in avanti agguantando la pluffa quando questa sarebbe volata nella sua direzione, e senza perdere tempo avrebbe dato uno slancio distendendo le braccia all'indietro per lanciarla a sua volta a chi le era alle spalle, in una parabola non troppo forte ma abbastanza decisa, in modo che fosse facile da afferrare. Fatto ciò avrebbe portato i gomiti ai fianchi, piegati, e li avrebbe mossi in coordinanza con le gambe, proseguendo con la corsa. Le labbra sarebbero rimaste socchiuse per tutto il tempo, lasciando libero spazio all'ossigeno di entrare nei polmoni e ossigenare i muscoli con una frequenza necessaria ad impedire al proprio battito cardiaco di essere troppo accelerato e di conseguenza, a farla sentire eccessivamente affaticata. Avrebbe proseguito di nuovo col tenersi pronta a ricevere e a rilanciare la pluffa quando sarebbe stato il suo turno, fino a concludere il primo giro di campo. A quel punto avrebbe atteso con calma che il trio di fronte a sè completasse il loro percorso per afferrare la scarlatta che le avrebbero passato, e lanciarsi quindi a sua volta in quel secondo esercizio. Avrebbe compiuto qualche passo, sempre in una sorta di corsa leggera, per poi avvicinare le mani -e la palla- alla nuca prima di distenderle verso l'alto eseguendo quindi il lancio verticale e leggermente in avanti, riacciuffando la pluffa qualche metro più avanti quando questa sarebbe riscesa verso terra. Avanzando con questi movimenti, alternando quindi i lanci in alto a qualche passo di corsa, avrebbe portato a termine il secondo giro di campo, per poi avvicinandosi ai compagni già stesi sull'erba e aggiungersi al gruppo per eseguire la sua serie di addominali. Avrebbe optato per far lavorare gli addominali bassi -perchè la ciccia sotto l'ombelico anche no grazie- e, dopo aver steso a terra la schiena e allargato le braccia all'altezza delle spalle a formare col corpo una croce, avrebbe dunque iniziato a sollevare verso l'alto le gambe unite e tese, utilizzando -appunto- la zona addominale bassa, mantenendo per tutto il tempo l'addome contratto. Così facendo avrebbe contato fino a venti ripetizioni, prima di sollevarsi in piedi e dirigersi con gioia verso la sua Nimbus adagiata al lato dell'ovale, finalmente felice di potersi distaccare dal fango del campo. Seguendo a ruota gli altri sarebbe volata fino a raggiungere l'anello di destra della porta a Nord, mettendosi in coda, e quando sarebbe stato il suo turno, avrebbe adottato la classica posizione aerodinamica, col busto il più vicino possibile al manico di scopa per sfrecciare in direzione della porta sud. Avrebbe attraversato tutta la lunghezza dell'ovale tagliando l'aria, fino a raggiungere l'anello della porta opposta e arrestare il volo di colpo sbilanciando il peso all'indietro. A quel punto con un colpo di reni avrebbe virato la direzione del manico di centottanta gradi, prima di piegare i gomiti per riavvicinare il petto alla scopa e ripartire a tutta velocità verso l'anello centrale della porta a Nord. Come prima, raggiunta quest'ultima avrebbe di nuovo fatto dietrofront, tentando in tutti i modi di mantenersi il più stabile possibile sopra la Nimbus serrando le cosce sul manico e mantenendo una presa ferrea con le mani, così da non perder tempo a recuperare un equilibrio accidentalmente perso nel momento della frenata e del cambio di direzione. Dando le spalle agli anelli si sarebbe di nuovo diretta verso la porta opposta, raggiungendo a tutta velocità l'anello centrale, in prossimità del quale si avrebbe frenato bruscamente, prima di ripartire e tornare indietro, diretta all'anello più a sinistra della porta Nord. Per concludere avrebbe eseguito un'ultima virata una volta giunta davanti al cerchio di metallo, frenando prima e cambiando direzione poi, per eseguire quindi l'ultimo scatto di velocità verso l'anello corrispondente all'estremità opposta del campo. Solo quando sarebbe arrivata davanti a quest'ultimo si sarebbe finalmente concessa di riprendere davvero fiato e rilassare tutti i muscoli affaticati da quella prima parte di allenamento, lasciando le gambe a penzoloni e raddrizzando la schiena. Dopo aver raggiunto i compagni ai lati dell'ovale sarebbe quindi rimasta in attesa che tutti finissero il giro di esercizi, ringraziando mentalmente quello sport per essere riuscito a rendere il suo umore un po' meno nero, e la voglia di tirare un pugno in faccia al suo ragazzo un po' meno invadente.
 
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view post Posted on 25/4/2020, 23:07
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Fu con un vago senso nostalgico che Trish quel giorno si affacció al Campo da Quidditch vuoto e spazzato da una brezza ancora umida. Nella destra impugnava il manico della Comet, la divisa le calzava a pennello sulle forme dritte e asciutte da perfetto manico da scopa norvegese, una fascia bianca alla fronte le teneva fuori dalla vista i ciuffi biondo platino. Era un cambiamento un Campo così, ma come ogni volta in cui si fa tabula rasa di qualcosa per ripartire...qualcosa di "nuovo" aspetta di emergere.
Si avviò a raggiungere la squadra, scrutando ogni volto con già più esperienza della volta precedente..
< Squadra buongiorno.. Capitano Celebrian> il cenno rispettoso del capo che spesso le rivolgeva, mentre già ascoltava quelle inusuali parole. Non sorrise, ma intimamente si sentì fiera di essere stata inclusa in quel momento, il miglior modo di dimostrarlo era sudare tutto il possibile nei nuovi allenamenti. Il suo sguardo ribadí un tutto chiaro mentre la guardava, sistemava la scopa in attesa, e si avviava al passo sciogliendo i muscoli del collo con una leggera pressione delle dita, prima di accelerare quel passo a divenire corsa. Si mise in coda agli altri, aggiustó la postura correndo sulla linea del perimetro, tenendo d'occhio le spalle di chi aveva davanti, ispirando dal naso aria fredda per sentirla scaldarsi in petto e poi lasciarla scivolare via dalle labbra sottili semiaperte. Serró i gomiti al busto, scattando con le braccia per una facile presa quando la pluffa volò davanti a lei in parabola fino ai suoi guanti, affondando sicura i polpastrelli nel cuoio rigido, molleggiandola un attimo solo in mano per poi rilanciarla per dritto oltre la sua testa, sbirciando di essere seguita alla distanza giusta. Accelerò ancora con un istinto liberatorio, ma sempre tenendo d'occhio il giro della palla, pronta a ricevere nuovamente.
Al secondo giro, recuperò invece una Pluffa tutta per lei, la strinse cercando la posizione migliore e senza rallentare tornò a correre con altri due, curando solo di mantenere il ritmo costante e insieme ruotare i polsi per poter lanciare sopra la sua testa la palla, breve ma rapida in ogni scatto degli avambracci, tornando presto in possesso della scarlatta e attenta a non deviare mai dalla corsa. Era un esercizio più tecnico che l'aiutò a riscaldare tutto il corpo ma svegliare anche i neuroni, nei soliti calcoli che concernevano vita e morte di una Pluffa in aria. Lanciò la palla al prossimo giocatore al termine dell'ultima curva, proseguendo fino a centro campo dove si stese, piantó salda i piedi a terra con le ginocchia sollevate al cielo, intrecció le dita dietro alla buca e prese un bel respiro prima di contrarre gli addominali e sollevarsi cercando con lo sguardo proprio le ginocchia, l'aria che usciva da lei come un cuscino premuto all'improvviso. Avrebbe continuato la serie senza pause, avvertendo in fondo lo sforzo ma ormai abbastanza resistente da imporsi di arrivare all'ultima.
Si rialzó con un fremito di impazienza all'idea di raggiungere l'alta quota, non appena anche Morgana fu in volo, non si fece attendere e raggiunta la Comet la scavalcó con un anca, si abbassó piegando le ginocchia, e stretto il manico tra i polpastrelli, si diede lo slancio di partenza. Appena in aria ebbe cura di appiattirsi alla scopa diventando longilinea ed elastica, acquistare così velocità fino all'Anello Nord di destra, dove roteó su se stessa per partire per l'esercizio. Uno scatto bruciante, preciso e lineare per raggiungere alla massima velocità il corrispettivo di Anello Sud, la sua scopa non era delle più veloci, ma poteva contare su un meccanismo auto-frenante di ottima fattura, con cui arrivando terminó la corsa in modo brusco eppure pulito, la pressione sulla pedaliera decisa, la schiena che si inarcava per bilanciare la manovra, e senza perdere tempo faceva poi inversione, scoccando un occhiata al nuovo Anello Nord da raggiungere prima di mirarlo e partire neanche fosse un tiro di schioppo di carabina. Sarebbe stato uno zig zag senza sbavature, o almeno quello era l'intento, senza manovre spettacolari ma con frenate giuste al millimetro che invertivano la rotta della saggina in frazioni di secondo. Niente le dava più ebbrezza che solcare il cielo a quel modo, equilibrista della velocità.
 
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view post Posted on 26/4/2020, 01:25
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~Keep you in the dark~

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Evander poggiò il proprio manico di scopa, la poco brillante Comet 140, sulla spalla sinistra, dirigendosi ad ampie falcate verso il Campo da Quidditch. I suoi occhi scrutarono il cielo, memore della pioggia che il giorno prima s'era abbattuta sul castello, lasciando le sue tracce in pozzanghere e fango. Restando accorto perché potesse evitare di finire in quelle trappole melmose, il ragazzo saltò un dosso e vide davanti a sé stagliarsi lo stabile. Era carico quel giorno, dopo la lezione di Aritmanza e lo studio che aveva comportato, salire ufficialmente sulla scopa come Battitore della Squadra di Serpeverde lo eccitava. Fatto il suo ingresso, vi era già il Capitano piazzato al centro e alcuni dei suoi compagni, a cui rivolse un sorriso cordiale e un cenno col capo. Una volta che furono giunti altri, esordì amichevolmente:
Buon pomeriggio a tutti.
Giovò dei raggi di quel primo pomeriggio esponendo viso e petto al sole, mentre prestava attenzione alle parole di Morgana Celebrian. Non riuscì a trattenersi dal sollevare leggermente un sopracciglio mostrando la sua diffidenza alle confessione accorate del Capitano. Non era soltanto distaccato, le reputava piuttosto inutile, ma s'affrettò a sorridere per tenere la parvenza del membro della squadra non solo ligio al dovere, ma anche affezionato al gruppo, qualsiasi cosa significasse veramente esserlo. Quando il Capitano arrivò a spiegare gli esercizi, tirò un sospiro di sollievo dissimulando in una concentrata presa del fiato. Riscaldò il proprio corpo mentre si portava alla posizione di partenza: agitò le braccia e le gambe, poi si chinò flettendo le ginocchia e piegando i gomiti dietro la nuca. Saltellò sul posto e una volta che furono tutti pronti attese il segnale per portare il piede sinistro in avanti, dopo che lo aveva retrocesso in vista della partenza, e per raddrizzare la schiena. Fece attenzione a mantenere il contatto viso con colui che aveva di fronte e a coordinare il proprio passo con gli altri, non dimenticandosi di mantenere anche una respirazione alternata tra naso -nel momento dell'inspirazione- e bocca -quando avrebbe dovuto espirare- il più regolarmente possibile. Dispense di quelle energie nei muscoli degli arti inferiori, ma cercò di rilassare le spalle e di tenere le braccia flesse vicine al torso. Seguendo il passaggio, avrebbe allungato entrambe le mani a raccogliere la Pluffa stretta fra le mani, prima di guardarsi indietro e, una volta approssimata nella mente la distanza, calibrare il colpo a seconda di quanta potenza servisse al lancio. Lo avrebbe attuato dal basso, spingendo la Pluffa verso l'alto a delineare nell'aria una parabola che giungesse in prossimità del compagno dietro di lui, né troppo vicina né troppo lontana. Concluso uno dei giri, Alexander Grayson scagliò la Pluffa al Capitano.
Per il secondo esercizio, s'accostò, dopo averla notato partire, a Sybil Vane, a cui rivolse un sorriso malizioso. Non se ne preoccupò oltre, riservandole solo quel breve accenno di un'intensa occhiata, ma la scelta di formare anche con lei il trio non si sarebbe potuta dire casuale. Avrebbe raccolto la Pluffa tra le mani e avrebbe iniziato a correre come in precedenza. Si sarebbe assicurato d'avere una buona presa, non prima di aver trovare costanza e stabilità nella sua corsa. Scagliò la Pluffa per aria, tendendo a lanciarla un po' più avanti di quanto sarebbe stato se l'avesse lanciata perpendicolare alla propria schiena, in modo che spostandosi quella potesse comunque cadere fra le sue braccia. Fissò per lo più lo sguardo al cielo, cercando di intercettare l'istante in cui la Pluffa si sarebbe fatta trascinare giù dalla gravità; a quel punto Evander avrebbe teso le braccia e artigliato le mani in modo che potesse serrare le dita con sicurezza sulla palla. Quando finì, per attendere gli altri (come d'altronde egli era stato indicato), si sdraiò sul prato e pose i dorsi delle mani sotto i suoi glutei. Dopodiché piegò la testa perché il mento sembrasse trattenere tra questo e il petto una pallina, tuttavia senza mettere in tensione il collo. A quel punto, cominciando la classica respirazione, avrebbe fatto ondeggiare le gambe su e giù, alternandone il movimento tra sinistra e destra perché quando la prima fosse in alto, la seconda fosse in basso. Nel mentre avrebbe teso l'addome al massimo perché gli addominali bassi potessero lavorare. Ne fece dunque venti, come gli era stato richiesto, e sospirando si alzò pronto ad afferrare il manico di scopa dove lo aveva lasciato.
Lo impugnò e lo cavalcò, assicurandosi che la presa sul manico con entrambe le mani fosse decisa. Chinando la schiena in avanti e portando il peso nella stessa direzione, avrebbe staccato i piedi da terra con una piccola, ma vivida spinta di modo che potesse portare le gambe quasi parallele al manico e perché potesse stendersi sulla scopa. Avrebbe mantenuto il viso sollevato, mentre le cosce sarebbe state strette al manico e i piedi puntati all'indietro. Se avesse raggiunto una posizione sufficientemente aerodinamica, avrebbe raggiunto l'Anello Nord da cui sarebbe dovuto partire. Si raddrizzò soltanto per prendere fiato, assottigliare gli occhi inchiodati ai riflessi bronzei dell'anello di destinazione, prima di tendere di nuovo il busto lungo il manico di scopa, senza soffocarlo con il petto e seguendo la sua linea, nuovamente, con gli arti inferiori dritti fino alla punta delle dita dei piedi. Avrebbe sfrecciato fino a che, per arrestare il suo moto, non avesse dovuto tirare verso se stesso il manico di scopa con entrambe le mani, al contempo sollevandosi con la schiena dalla Comet, imprimendo maggiore forza non solo nei muscoli degli arti superiori, ma anche delle cosce per non essere sbalzato e per continuare a trattenere fra queste la scopa; inoltre, avrebbe posto maggiore forza verso destra, perché potesse sfruttare quella forza contraria e al tempo stesso per essere in una posizione più vantaggiosa per il passaggio seguente. Nel frattempo, avrebbe buttato anche i piedi giù. Se fosse riuscito a fermarsi, avrebbe voltato la scopa lentamente, assicurandosi d'essere nella traiettoria giusta, per poi appiattirsi di nuovo sul suo ligneo destriero. Gli occhi avrebbero mantenuto il contatto visivo, fino a che, arrivato ad un'adeguata distanza, non avrebbe compiuto la stessa netta frenata di prima, stavolta preoccupandosi di sterzare dalla parte opposta e tirando con più decisione a causa della fatica che minacciava sia il suo respiro sia le sue energie. Voltatosi ancora, si sarebbe diretto ad un altro anello a sud perché potesse concludere con i due restanti, tentando di eseguire con lo stesso rigore le frenate e essere il più rapido possibile.
 
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Jack Allan Wilkinson
view post Posted on 26/4/2020, 09:17




Uno in fila all’altro incominciarono a correre. Jack avrebbe lasciato la giusta distanza dal compagno che lo avrebbe preceduto per permettergli di lanciare la pluffa su una traiettoria pulita e facilmente mirabile durante la corsa. Cercando di mantenere un passo costante e calibrato all’andamento degli altri giocatori, in particolar modo di colui che gli stava davanti, avrebbe continuato a correre con i sensi in allerta pronto a catturare il momento in cui il compagno da cui doveva ricevere il passaggio avesse preso in mano la pluffa. Poi nel momento in cui avrebbe notato come chi lo precedeva avesse dato un rapido sguardo all’indietro per accertarsi della sua posizione, Jack avrebbe tenuto pronte le braccia e le gambe per poi tendersi ad afferrare la pluffa e assicurarla al petto senza fermarsi. Fatto qualche altro passo in avanti, avrebbe rivolto uno sguardo alle proprie spalle per assicurarsi della direzione in cui avrebbe dovuto lanciare la palla. Una volta presa la mira, con entrambe le mani sulla pluffa, avrebbe mosso i suoi arti superiori dalla pancia verso l’alto in modo da passare la palla da sopra la propria testa, compiendo una traiettoria parabolica che sarebbe dovuta essere equilibrata sia nella velocità che nella direzione in modo da raggiungere il compagno che correva dietro di lui.
Liberatosi dell’onere di passaggio, Jack avrebbe continuato la sua corsa mantenendo un ritmo costante che lo avrebbe portato a essere fresco per gli esercizi successivi. Espirando e inspirando avrebbe atteso che la pluffa fosse ancora una volta ricevuta dal compagno che lo precedeva per tenersi pronto a ricevere ancora una volta per poi passare la palla all’indietro. L’operazione sarebbe continuata fino a quando non avessero percorso tutto l’ovale del campo.
Al termine del giro, Jack, al proprio turno avrebbe preso una delle tre pluffe messe a disposizione per eseguire il secondo esercizio. Avrebbe quindi mosso il piede destro in avanti mentre avrebbe effettuato il primo lancio verso l’alto. Con le braccia piegate avrebbe dato la spinta necessaria alla palla per staccarsi dalle mani e salire in alto. Nel momento in cui sarebbe discesa, avrebbe tenuto pronti gli arti superiori per prenderla e assicurarla ancora una volta tra le dita. Questo esercizio sarebbe stato ripetuto più volte in movimento, un po’ di corsa, un lancio, la ripresa della pluffa e ancora un paio di passi in corsa, fino a quando non avrebbe terminato il percorso.
A quel punto si sarebbe diretto al centro del campo e sdraiatosi sull’erba avrebbe iniziato la serie di addominali. Portando le braccia dietro la nuca e le piante dei piedi ben piazzate sul terreno, avrebbe sollevato il busto facendo leva sui muscoli dell’addome e della schiena. Al movimento avrebbe cercato di regolare la respirazione in modo da agevolare l’esercizio e la salita. Ogni volta che finiva di alzare il busto l’aria dai polmoni si svuotava e si riempiva prima di tornare con la schiena a terra e continuare con un altro addominale.
Finito di contare mentalmente fino a venti e sentito il comando di Morgana, avrebbe recuperato la propria Nimbus. Salito sulla scopa e posizionato le mani sul suo manico, si sarebbe dato la spinta necessaria per spiccare il volo e raggiungere poco dopo gli anelli a nord. Una volta posizionatosi accanto a quello di destra, avrebbe abbassato il busto, per poter prendere fin da subito velocità, e sarebbe scattato in avanti. In linea retta sarebbe volato in direzione degli anelli a sud del campo, mentre la mente cominciava a calcolare le distanze e i tempi necessari alla frenata. E, al momento opportuno, avrebbe sollevato il busto e stretto con forza le dita sul manico per forzare l’arresto della corsa. Poi avrebbe dato le spalle all’anello che aveva raggiunto e puntare nuovamente a correre verso gli anelli al nord. Abbassando nuovamente il busto sul manico della sua Nimbus, avrebbe volato in direzione dell’anello centrale sfidando il vento e calcolando ancora una volta i tempi di frenata necessari per evitare l’impatto. Allo stesso modo della volta precedente, scelto il momento che gli fosse parso ideale per ottenere l’effetto desiderato, avrebbe allontanato il busto dal manico della propria scopa e avrebbe arrestato la corsa con decisi movimenti delle mani. A quel punto avrebbe ripetuto la stessa mossa, puntando all’ultimo obiettivo: l’anello sinistro al sud del campo.
 
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view post Posted on 26/4/2020, 11:03
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Ella distrugge per ricreare


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Concluso il riscaldamento, Morgana radunò tutti a centro campo e proseguì con la distribuzione dei vari esercizi per ruolo; l'istinto di sopravvivenza aveva scatenato anche nei nuovi giocatori una grande abilità nel domare il manico di scopa e il Capitano poté assistere a ottime frenate e rapide riprese. Annuendo in direzione dell'intera squadra, poi, cercò lo sguardo dei tre Battitori. «Molto bene ragazzi, passiamo alla vera azione. Evander e Sybil, oggi lavorerete insieme ad Audrey. - Con un cenno del capo la invitò a raggiungerli, anche tra di loro sarebbe stato importante costruire la medesima intesa ormai palese tra i Cacciatori. - Un Bolide è stato liberato per il campo, sarà vostro compito individuarlo. Il primo che riuscirà nell'impresa dovrà spedirlo in direzione di uno degli altri due che, a sua volta, dovrà ribatterlo verso del terzo. A quel punto avrete formato un triangolo di passaggi che dovrete continuare sino a quando non vi darò lo stop. - Si soffermò sulle loro espressioni per qualche istante. - Audrey, tu potrai ribattere solamente in Backbeat. In questo modo loro due potranno cominciare a osservare la manovra per poi provarla in un secondo momento. - Quindi si rivolse ai due nuovi acquisti. - Sembra un esercizio semplice ma non lo è, durante il provino vi siete limitati a scagliare il Bolide in avanti ma qui dovrete dare alla ribattuta una certa direzione affinché raggiunga il compagno; per lo stesso motivo dovrete lavorare sulla vostra forza per permettere all'altro Battitore di ricevere la palla nel migliore dei modi. Se è tutto chiaro potete cominciare, e ovviamente attenti a non colpire i giocatori nel mezzo.» Un'ulteriore difficoltà ch'era certa sarebbero stati tutti e tre in grado di affrontare, le ormai ex-reclute avevano dimostrato da subito di possedere un'ottima padronanza della mazza e Audrey... beh, era Audrey. Con tre giocatori in meno a cui pensare, il Capitano puntò lo sguardo sui Cacciatori. «Recuperate una Pluffa a testa e posizionatevi a centro campo, effettuerete alcuni tiri agli Anelli Sud. L'ordine sarà: Jack, Alexander e Xavier. Prima di tentare il tiro in porta dovrete effettuare un giro della morte, ma senza la palla. Questo vuol dire che dovrete lanciarla verso l'alto, esibirvi nella manovra e riprenderne possesso; inutile che vi dica quanto sia importante che calcoliate bene i tempi dei vostri movimenti e di quelli della scarlatta. Ripeterete l'esercizio due volte.» Con un cenno d'intesa li invitò a posizionarsi e a quel punto agganciò gli sguardi dei due Portieri della squadra. Per lavorare, da quel giorno, avrebbero dovuto per forza parare i tiri del trio delle meraviglie per cui Madison si sarebbe dovuta abituare in fretta a lanci potenti e parate fulminee. «Trish e Madison, voi vi posizionerete agli Anelli Sud e dovrete proteggerli dai tiri che i tre Cacciatori effettueranno dopo la manovra. Vi alternerete - partendo da Madison - e nello specifico dovrete parare, ripassare la palla al Cacciatore e lasciare rapidamente posto all'altra. - Quindi si rivolse alla Prefetta di Serpeverde. - Tu con una Starfish and Stick, Madison invece... - La chioma ramata della Celebrian si voltò in sua direzione. - ...dovrai effettuare almeno una delle tre parate con la Back Balai Wall che hai provato durante le selezioni, mh?» Avrebbero dovuto effettuare tre parate a testa, per concludere l'esercizio, una per ogni Cacciatore. Se non avessero avuto domande le avrebbe lasciate libere di posizionarsi agli anelli e lei si sarebbe potuta dedicare ai Cercatori, ai quali quel giorno si sarebbe unita. Il proprio sguardo, però, trovò solo quello di Lia. Si grattò distrattamente una tempia per evitare che il fastidio provato nell'assenza di Heather al suo primo allenamento ufficiale non le guastasse l'umore, poi si concentrò sul da farsi. «A noi, Lia. Oggi mi allenerò con te. Il Boccino è già stato liberato ma prima di cercarlo vorrei che ti esercitassi nella Finta Wronski, non è molto diversa dalle frenate che hai effettuato durante il riscaldamento ma qui c'è bisogno di avere i riflessi ancora più pronti. Si tratta, in pratica, di una picchiata quasi perpendicolare al terreno che solitamente viene utilizzata per tentare di far credere al Cercatore avversario di aver individuato il Boccino; poco prima dello schianto a terra, però, si effettua una brusca virata per allontanarsi dal suolo e risollevarsi. Anche il Boccino può effettuare questa acrobazia e quindi è importante che tu sia in grado di stargli dietro anche in una circostanza simile. - Quindi strinse più saldamente le falangi al manico di scopa e si preparò a partire. - Prima te la mostro, poi ti darò qualche consiglio su come effettuarla al meglio.» A quel punto si allontanò dalla compagna di squadra e cominciò a prendere quota, orientò il proprio volo verso l'alto per riuscire a raggiungere un punto in grado di permetterle una lunga picchiata e poi, a una trentina di metri dal suolo, spinse il manico della propria Nimbus rapidamente verso il basso. Schiacciata totalmente contro la scopa, così da fendere l'aria ancor più rapidamente, si sarebbe lanciata in quel tuffo spericolato verso il suolo in maniera estremamente verticale; i nervi, totalmente in tensione, si sarebbero ancorati al legno sottile della propria compagna di volo affinché Morgana potesse avere il totale controllo su di essa. Con le ginocchia flesse ed i piedi stretti in prossimità della coda di saggina, la Guaritrice del San Mungo avrebbe fatto leva sui quadricipiti e sui bicipiti femorali così che le cosce continuassero a spingere verso il manico e ciò potesse permetterle di comandare con sicurezza ogni movimento, anche i più bruschi. Quasi a metà della picchiata avrebbe ridotto gli occhi chiari a un paio di fessure e avrebbe intrapreso tutta quella serie di calcoli mentali nella quale era solita addentrarsi ogni volta che si approcciava alla Finta Wronski; avrebbe dovuto tenere in considerazione la propria altezza, la lunghezza della Nimbus e lo spazio occupato dalla propria figura accovacciata su di essa. La prima si aggirava attorno ai centosettanta centimetri, il proprio manico ne contava una decina in più; con le gambe ripiegate all'altezza delle ginocchia, più o meno, ne avrebbe occupati centocinquanta. Le proprie dita avevano stretto la parte superiore della scopa a circa una decina di centimetri dall'estremità, di conseguenza la parte inferiore ne avrebbe contati circa venti. Lanciata a tutta velocità verso il basso, con lo sguardo puntato nella medesima direzione, si sarebbe ulteriormente appiattita sulla propria legnosa compagna di volo e si sarebbe preparata a virare, per essere sicura di non schiantarsi al suolo si sarebbe lasciata uno scarto di circa trenta centimetri e non appena le fosse parso il momento più opportuno - ricordando di avere dietro di sé una lunghezza doppia a quella tra le proprie dita e l'estremità del manico - si sarebbe affidata a ogni muscolo del proprio corpo per ristabilire la traiettoria del proprio volo. Le braccia avrebbero tirato la Nimbus verso l'alto con forza e decisione permettendole di riprendere orizzontalità, mentre le gambe e l'addome avrebbero lavorato per mantenere l'equilibrio della Cercatrice nonostante il brusco cambio di direzione. Con l'adrenalina ancora intenta a scuoterle ogni nervo avrebbe quindi sorvolato l'ovale per raggiungere nuovamente Lia. «Sangue freddo, è tutto ciò che ti serve. Non tentennare, sii certa della tua forza e della velocità della tua scopa; calcola le distanze dal terreno man mano che ti avvicini a esso e tieni in considerazione quanto spazio serve al tuo manico per risollevarsi senza toccare terra. A quel punto dovrai solo virare bruscamente verso l'alto.» Annuendo in sua direzione, incoraggiandola con lo sguardo, avrebbe atteso di vederla all'opera e nel mentre avrebbe tenuto d'occhio gli esercizi del resto della squadra.

//Scadenza per postare: lunedì 27 ore 23:59.
Il primo a postare tra Evander, Sybil e Audrey potrà autodeterminare di aver individuato il Bolide.


Edited by Morgana Celebrian - 26/4/2020, 12:27
 
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view post Posted on 26/4/2020, 22:52
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Heather avrebbe potuto Avadarsi da sola. Correndo a perdifiato verso il campo da Quidditch, continuò a maledirsi mentalmente, incredula del fatto che fosse riuscita a fare ritardi al suo primo allenamento ufficiale. Nella sua mente sentiva già i rimproveri di Morgana, che diventavano sempre più catastrofici ogni volta che immaginava la scena. Era andata in biblioteca per un veloce ripasso prima dell'allenamento, e in mezzo ai libri e agli scaffali, il tempo le era completamente sfuggito di mano. Che figura di merda. Sarà una fortuna se non mi cacciano dalla squadra. Heather cercò di cacciare quel pensiero dalla mente. Ormai non sarebbe servito a niente piangersi addosso, né prostrarsi ai piedi di qualcuno implorando perdono. L'unica cosa che poteva fare era cercare di completare al meglio quello che restava dell'allenamento.
Trafelata, Heather varcò la soglia del campo appena in tempo per vedere Morgana dimostrare quella che sembrava una Finta Wronski. Quando riuscì a raggiungere Lia, la capitana le stava dando le ultime indicazioni per effettuare la manovra. "Ci sono! Ci sono!" la londinese faticò a trovare il coraggio di guardare Morgana negli occhi. Era completamente rossa in volto, per motivi che non avevano niente a che fare con la corsa. "Perdoni il ritardo, capitano! So che sviste di questo genere non sono tollerabili, giuro che non accadrà più! Sono mortificata!" cercando di non sprofondare nel terreno, Heather avrebbe aspettato la risposta di Morgana, sperando contro ogni ragione di non ricevere la catastrofica lavata di capo che aveva delineato nella sua mente. In seguito, si sarebbe messa subito al lavoro, decisa a concentrarsi sugli esercizi pur di dimenticare l'imbarazzo.
Ignorando la sensazione di calore in volto, avrebbe inforcato la sua Nimbus 1500 e cominciato a prendere quota. Una volta raggiunti circa trenta metri di altezza, e senza dare a se stessa il tempo di esitare, avrebbe rivolto il manico di scopa verso il basso, cominciando una rapida picchiata. Tutti e quattro gli arti si sarebbero avvinghiati fermamente alla scopa, ogni muscolo e nervo teso al massimo affinché Heather rimanesse attaccata alla scopa. Col torso perfettamente appiattito contro la Nimbus, Heather avrebbe piegato le ginocchia e allineato i piedi in prossimità della coda, aiutandosi anche con i poggioli in metallo per non scivolare lungo il manico. Le mani avrebbero stretto fermamente il legno, le nocche quasi bianche per lo sforzo; bicipiti, avambracci, quadricipiti e bicipiti femorali si sarebbero spinti fermamente contro il legno, per averne il controllo totale sia per il mantenimento della posizione di picchiata praticamente verticale, sia per mantenere equilibrio e stabilità. Poco prima di arrivare a metà picchiata, la londinese si sarebbe concentrata sul terreno del campo da Quidditch, che si avvicinava rapidamente, per calcolare distanze e tempistica della manovra. Avrebbe dovuto tenere conto della propria altezza, della lunghezza della scopa, e della lunghezza del suo corpo accovacciato sulla Nimbus. Heather era alta circa centosessanta centimetri, e la scopa arrivava attorno ai centottanta; piegata com'era attorno al legno, il suo corpo non poteva occupare più di centoquarantacinque centimetri. Aveva afferrato la scopa a circa quindici centimetri dalla punta del manico, quindi la coda dietro di lei doveva contare più o meno venti centimetri. Sempre con lo sguardo puntato davanti a sé, Heather si sarebbe appiattita ancora di più sulla scopa, e calcolando uno scarto di circa trentacinque centimetri (tenendo conto dello spazio occupato dalla scopa ma non dal suo corpo), si sarebbe preparata alla terrificante manovra. Quando le sarebbe sembrato il momento giusto, avrebbe spinto bruscamente la scopa verso l'alto, contraendo i muscoli di gambe e addome per non perdere stabilità sulla scopa nonostante il brusco cambio di rotta. Nonostante il bruciore di suddetti muscoli, avrebbe mantenuto lo sforzo, fino a raggiungere una traiettoria orizzontale. A quel punto, sarebbe planata nuovamente a terra, sperando di aver eseguito correttamente l'esercizio, e ancora vagamente sconvolta per il fatto di averlo eseguito in primo luogo. Una cosa era certa, l'adrenalina aveva, per il momento, completamente spazzato via il suo imbarazzo.
 
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Alexander Grayson
view post Posted on 27/4/2020, 11:20




Dopo aver ascoltato le nuove direttive della rossa, la quale sembrava fosse tornata in se, Alexander avrebbe recuperato una pluffa e si sarebbe diretto verso il centro del campo. Mentre aspettava il suo turno, avrebbe portato la scarlatta ad ancorarsi al fianco destro, proteggendola con l'avambraccio, preparandosi a scattare verso gli anelli a sud dell'ovale.
Senza esitare, una volta giunto il suo momento, il diciassettenne avrebbe appiattito il busto sul manico e stretto le cosce intorno a quest'ultimo, iniziando la sua cavalcata. Percorso circa metà del tragitto che l'avrebbe condotto davanti agli anelli protetti prima da Madison, e poi da Trish, avrebbe afferrato la scarlatta con la mano dominante, per poi lanciarla verso l'alto e leggermente in avanti, cosi da ritrovarsi in una posizione perfetta per il tiro una volta concluso il giro della morte. Dopo essersi liberato della pluffa avrebbe quindi leggermente perso quota, fino a ritrovarsi parallelo al terreno per poi effettuare un giro di trecentosessanta gradi in sella alla scopa, restando per un istante a testa in giù, per poi recuperare la posizione originale e riprendere quota.
Seduto nuovamente in modo normale sulla scopa, il braccio destro del serpeverde si sarebbe allungato verso l'alto, recuperando la pluffa e chiudendola nella morsa della falangi. Senza remora alcuna l'avrebbe caricato all'indietro, come una molla pronta a scattare, mentre le iridi inquadravano l'anello che aveva scelto di perforare. Con forza e vigore avrebbe dunque disteso di nuovo il braccio in avanti, scagliando la scarlatta verso l'anello di destra, liberandola cosi dalla sua presa e lasciando che facesse il suo dovere: attraversare l'anello.
Recuperata di nuovo la scarlatta, sarebbe tornato al centro dell'ovale, pronto a ripetere l'azione ma, questa volta, con un portiere diverso.
Sarebbe quindi scattato ancora una volta verso gli anelli protetti da Trish, eseguendo la medesima manovra una volta superata la meta del percorso. Avrebbe quindi nuovamente lanciato la pluffa in aria, e sempre un po' in avanti, esibendosi nel secondo giro della morte. Di conseguenza avrebbe nuovamente perso quota, compiendo un altro giro di trecentosessanta gradi con il manico della sua Nimbus e ritrovandosi ancora parallelo al terreno, a testa in giù, per poi risalire. Adocchiata la scarlatta avrebbe allungato il braccio destro verso di essa, recuperandola e preparandosi al tiro, scalando ancora una volta il pallido cielo di quel giorno.
Avrebbe perciò caricato il braccio recante la pluffa all'indietro, mentre le sue iridi saltellavano da un anello all'altro, cosi da non rendere chiare le sue intenzioni a Trish, la quale era indubbiamente più esperta di Madison. Avrebbe infine disteso il braccio in avanti, scagliando con tutta la sua forza la scarlatta verso l'anello di sinistra, caricandola con un leggero effetto che altro non avrebbe fatto che rendere ancora più ostico intuirne la traiettoria.
Terminato l'esercizio, sarebbe rimasto in volo in attesa di nuove disposizioni, osservando le ultime fasi di quella seconda parte di allenamento.
 
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view post Posted on 27/4/2020, 14:02
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D I R T Y H A N D S

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Come aveva preventivato per quei nuovi allenamenti si sarebbe dovuto ammazzare il doppio e forse, con quel nuovo esercizio, ci sarebbe andato molto vicino. Gonfiò il petto, ascoltando bene le istruzioni di Morgana ripetendole nella propria mente per assicurarsi di aver capito tutto. Grazie Morgana, vedo che hai preso alle lettera i miei pensieri. Con un gesto del capo ed uno sguardo d'intesa, fece capire a Morgana di non avere alcun tipo di dubbio sull'esercizio da svolgere, quindi con la stessa voglia di allenarsi e migliorarsi che l'aveva accompagnato dal primo istante che aveva messo piede su quel campo, recuperò la Pluffa incastrandola tra il fianco ed il gomito sinistro. Volò in direzione del centro campo posizionandosi accanto ai due compagni Cacciatori, poichè sarebbe stato il terzo e l'ultimo ad effettuare quei tiri. Avrebbe quindi rivolto la sua totale attenzione ai compagni osservando i loro movimenti e quelli dei portieri, imprimendo nella propria mente tutti i movimenti che lui avrebbe dovuto compiere per svolgere quell'esercizio. La mano destra si sarebbe stretta maggiormente al manico della sua Nimbus, pronto a scattare in avanti poichè il suo turno era quasi giunto. Avrebbe atteso qualche altro istante, ormai non mancava molto e una volta concluso anche l'ultimo tiro del Cacciatore prima di lui, Xavier avrebbe chinato la schiena così da pressare il petto al manico e divenire un'unica cosa con la scopa. Con uno scatto fulmineo si sarebbe spinto in avanti, in direzione degli Anelli Sud, facendo scivolare la Pluffa nella mano sinistra. A quel punto avrebbe lanciato in alto la scarlatta, leggermente in avanti per essere certo di poterla afferrare dopo il giro e dopo aver osservato la Pluffa volare in alto ed in avanti lui avrebbe ancorato maggiormente le gambe alla scopa e le mani al manico. Avrebbe indirizzato la scopa verso il basso per perdere un pò di quota ed una volta giunto ad un'altezza giusta avrebbe osservato la Pluffa, calcolando i tempi. Vedendola iniziare la discesa avrebbe rapidamente strattonato il manico della scopa effettuando il giro della morte, un giro di trecentosessanta gradi. L'avrebbe fatto senza mai spostare la propria traiettoria, senza "sbilanciarsi" quindi dopo essersi ritrovato per dei pochissimi istanti a testa in giù sarebbe tornato nella normale posizione e dopo aver afferrato la Pluffa e aver peso quota si sarebbe preparato al tiro. Con la Pluffa stretta nella mano sinistra, lo sguardo fisso sull'Anello che lui aveva scelto - protetto dal primo portiere - avrebbe caricato il braccio all'indietro per poi spingerlo in avanti e lanciare la scarlatta con tutta la forza che possedeva, e non era poca, mirando all'Anello Centrale. Avrebbe atteso di impossessarsi nuovamente della scarlatta prima di virare bruscamente e raggiungere nuovamente il centro campo, con la Pluffa stretta tra gomito e fianco sinistro. Con una nuova brusca virata sarebbe nuovamente stato faccia a faccia con gli Anelli, inquadrando non solo il secondo portiere ma anche l'Anello verso il quale avrebbe mirato.
Dopo essersi nuovamente appiattito contro la Nimbus avrebbe effettuato uno scatto in avanti verso gli Anelli Sud, quindi come prima avrebbe lasciato scivolare la Pluffa nella mano sinistra per poterla lanciare in alto e un pò in avanti. Poi avrebbe nuovamente stretto gambe e mani attorno alla scopa, avrebbe puntato verso il basso e con uno strattone avrebbe effettuato un secondo giro della morte calcolando alla perfezione la traiettoria della Pluffa così da poterla acciuffare una volta ritornato alla normale posizione e ad una quota più alta. Con la Pluffa salda nella mancina avrebbe caricato il braccio all'indietro mirando poi all'Anello Centrale effettuando un istante dopo un potente e violento tiro, mantenendo stabile la traiettoria del tiro.
Terminato il proprio esercizio avrebbe atteso ulteriori istruzioni.
 
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view post Posted on 27/4/2020, 15:17
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L'aria le riempiva i polmoni e liberava la mente, mentre volgeva lo sguardo in cerca della Capitana, con il fatto che erano diversi in campo, le ci era voluto un attimo per inquadrarli tutti. Come previsto le nuove istruzioni non tardarono ad arrivare, e al solito Trish si espresse poco sul momento, scoccando diverse occhiate in direzione dei Cacciatori. Non le dispiaceva un esercizio interattivo con loro, le avrebbe permesso di comprendere meglio le movenze e strategie della propria squadra, anche se non doveva giocarci contro, era sempre utile per il gioco di tutti. Scoccò uno sguardo anche a Madison, alle sue prime vere parate, con un annuire secco ma preciso.
< Non avrai problemi,più ne provi, più migliorerai> non aveva detto -più ne pari- perchè sapeva che all'inizio non sarebbe stato facile magari, ma era quello il trucco, ripetere ancora e ancora, non demordere.
Schizzò quindi nell'aria per raggiungere gli Anelli Sud e cominciare per prima, mostrando all'altra la posizione obliqua che teneva a mezz'aria, poco avanti rispetto all'Anello più centrale, e sotto. Con la pressione del ginocchio, costringeva la scopa a stare in laterale, così da poter tenere d'occhio tutta la zona di campo da lei difesa. Il primo Cacciatore non tardò a muoversi, con quell'anello della morte in cielo piuttosto spettacolare, ma gli occhi verdi di Trish non abbandonarono la scarlatta che prima volava in verticale per poi essere ripresa, visualizzando con quale braccio l'avrebbe cinta, e dove avrebbe virato subito dopo, per intuire l'anello giusto. Con uno strattone dell'impugnatura, costrinse la scopa quasi a impennarsi per volare rapida in alto, e sorvolare l'Anello prescelto, per la sua manovra difatti era fondamentale arrivare da sopra all'anello e calcolare la distanza giusta per incrociare la traiettoria della Pluffa senza lasciare troppo scoperto l'anello stesso. Una volta appesa alla scopa, non aveva altre possibilità di modifica infatti. Volò veloce, inquadrando il Cacciatore avanzare e il braccio quando venne sollevato per caricare il tiro, frazioni di secondo a lei sufficienti per arrivargli incontro, ma di taglio con la scopa, a dominare l'aria tra lui e l'Anello...fece scivolare il bacino leggermente all'indietro mentre premeva sulla pedaliera per frenare la corsa, agganciò saldamente un ginocchio al legno nel punto più accogliente, avvicinando a quello anche la mano dallo stesso lato perchè rimanesse lì a fare presa, e buttò il peso tutto dall'altro lato, per un attimo l'impressione sarebbe stata quella di vederla cadere ma subito interrotta dai due arti che tendendosi formarono due agganci sicuri, due lancette d'orologio. Anche l'altro braccio e gamba vennero allora aperti in aria, in una posa quanto più elastica possibile, sentendo tendere ogni muscolo addominale, e captando l'arrivo della Pluffa ad altezza avambraccio, in tempo per cercare di richiudere in una morsa proprio il guanto da Portiere e intrappolarla. Se vi fosse riuscita, dopo aver sistemato la palla nella presa della mano penzolante, avrebbe fatto appello al braccio teso per tirarla su, e quindi all'anca appoggiata al manico, in un gesto ormai piuttosto abituale con cui tornò in sella, agganciò poi entrambe le mani alla palla e la ributtò all'indietro verso il suo avversario per quel tiro, per ridargliela. Solo allora avrebbe fatto una veloce picchiata in laterale per lasciare tutto lo spazio a Madison, senza interferire.
Avrebbe osservato l'esercizio di lei, un momento buono per regolare il fiato e inspirare lentamente dal naso, prima di scrollare le spalle e sogghignare quando fosse toccato di nuovo a lei, tornando lesta davanti agli Anelli. Non ci fu stavolta tempo di assumere la posizione, il prossimo tiro era in arrivo, a malapena riusciva a scorgere di che giocatore o giocatrice si trattava, ma l'unica cosa che contava per lei era intuire dove parare. Tenne lo sguardo fisso sulla Pluffa, dopodichè sui movimenti di collo e braccio del Cacciatore, modificando la sua rotta con riflessi pronti e trovandosi di nuovo a puntare la parte alta di uno degli Anelli. Anche stavolta arrivò lì in velocità, aveva già stretto la postura del lato del corpo per lei più affidabile, e non appena si sentì di arrivare a incrociare la traiettoria della palla, ma più in alto rispetto ad essa, rallentò per stringere la presa con mano e ginocchio, chiudere il resto del corpo a riccio lasciandosi scivolare di sotto dall'altro lato, e riaprirsi non appena il movimento oscillatorio l'avesse fatta sentire arrivata, spalancando braccia e gamba e prendendo quasi in pieno petto la Pluffa. La "stella marina" poteva nuovamente chiudersi, stavolta mosse il polso in modo repentino per non far cadere giù la Pluffa in cielo, se la strinse addosso e con un verso soffocato fece forza con coscia e braccio per portarsi di nuovo su. Buttò fuori aria, individuò la Cacciatrice e staccò dal petto la Pluffa, caricando indietro il braccio per un tiro pulito e facile da prendere per lei. Un cenno del capo e di nuovo si spostava per lasciare campo libero.
Ne mancava una. Si sistemò la fascia alla fronte, portò i polpastrelli guantati sul manico e si appiattì pronta allo scatto...via. Non appena Madison lasciò di nuovo gli Anelli liberi, c'era già Trish che arrivava come un ombra a sorvolarli dall'alto. Sguardo fisso su un altro giro della morte da parte del Cacciatore, e una virata secca in direzione poi degli anelli, a cui seguì la sua, senza mollare di un centimetro cercò di fendere l'aria e arrivare a quell'Anello il prima possibile, sentiva che avrebbe tirato presto, poteva permetterselo. Non rallentò nemmeno, stavolta arrivando fece direttamente un inversione sul posto, girando la scopa dal lato più favorevole per lei, mentre aveva già staccato la mano giusta e si lasciava scivolare di lato...il ginocchio ritrovò la sua alcova subito, serrandosi lì, e così anche la mano con tutto il palmo ben aderente al legno. Tornò ad aprirsi nella caratteristica posa, tendendosi il più possibile per occupare spazio, e intercettando la Pluffa proprio con la gamba, una mezza ginocchiata in aria con cui cercò di ri-afferrare la Pluffa con l'altra mano libera, chiuderci i polpastrelli per tenerla lì. I muscoli dolevano ma riuscì a tirarsi su, per fortuna era esile come un giunco, e appena il mondo ebbe riacquistato la visuale nel verso giusto, cercò con lo sguardo il Cacciatore e ancora una volta gli lanciò la Pluffa direttamente in mano, liberandosene, per sgombrare poi quel pezzo di cielo e poter sbirciare come se la sarebbe cavata anche Madison...
 
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