| Era finalmente giunto il tempo del mio primo vero allenamento. Dal superamento delle selezioni in poi avevo aspettato ansiosa quel momento, soprattutto dopo l'acquisto della Nimbus. Non vedevo l'ora di provarla! Al mio arrivo salutai Morgana, poi la ascoltai attentamente e al momento opportuno cominciai a darmi da fare. Avrei iniziato a correre, partendo da subito a concentrarmi sull'allenamento e a cercar di coordinare la respirazione, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca tentando di mantenere sempre un ritmo costante. Avrei corso cercando di avere un ritmo adeguato: osservando i miei compagni avrei acquisito la velocità giusta, né troppo lenta ma nemmeno troppo veloce. Quella adatta e che mi permettesse di mantenermi quanto più possibile sempre alla stessa distanza dal compagno di squadra di fronte a me. Avrei anche cercato di coordinare il corpo, piegando gambe e braccia, quest'ultime quasi a formare un angolo, coi gomiti vicini ma non aderenti al busto. Quindi avrei iniziato portando avanti la gamba destra e il braccio sinistro, poi gamba sinistra e braccio destro e così via, fino ad acquisire il giusto ritmo, cercando di mantenere sempre la corretta respirazione. Quando avrei visto chi di fronte a me afferrare la pluffa, mi sarei preparata alla ricezione. Quindi, continuando a correre, avrei portato le braccia ad un'altezza poco superiore a quella della mia testa, sempre leggermente piegate e con le mani aperte che formavano quasi una cunetta, pronte ad accogliere la pluffa. Non avrei fatto particolare forza nelle braccia, alla fine si trattava solo di ricevere un tiro ad una distanza modesta. Ad ogni modo, sarei stata decisa; eccessiva no, ma neanche moscia! Una volta con le mani sulla pluffa l'avrei agguantata saldamente, portandola di getto di poco verso il petto. Quindi avrei dato uno sguardo rapido dietro di me, per rendermi conto di chi avevo dietro ed esattamente a che distanza. Quindi sarei tornata a guardare di fronte a me, avrei portato le braccia verso l'alto, con la scarlatta un po' sopra la mia testa. Avrei tenuto leggermente piegate le braccia, per poi distenderle al momento del lancio. Avrei effettuato quest'ultimo non esercitando eccessiva forza. La persona dietro di me era relativamente vicina, quindi uno scatto deciso aiutato solo dalla distensione delle braccia sarebbe bastato. Inoltre, sebbene mancasse il contatto visivo, avrei tentato di porre nella Pluffa una traiettoria precisa aiutandomi con la rapida occhiata data poco prima, in modo tale che arrivasse al mio compagno e che quest'ultimo potesse afferrarla senza difficoltà né sforzi. Quindi avrei proseguito a correre con movimenti armoniosi di braccia e gambe con una particolare attenzione al mantenimento del ritmo e anche alla respirazione. Quando la pluffa si sarebbe ritrovata di nuovo tra le mani di chi di fronte a me, sarei stata pronta a ripetere le azioni precedenti, sempre con fare deciso nella ricezione e con attenzione e precisione nel lanciare di nuovo, cercando ancora una volta di instaurare una traiettoria nella scarlatta e tentando di lanciarla con un movimento rapido, di scatto, deciso abbastanza da raggiungere il compagno di squadra dietro di me, senza eccedere. Così, fino alla fine del primo giro. Ricevuta la pluffa tra le mani, mi sarei apprestata ad iniziare il secondo giro. Quindi avrei piegato le braccia quasi al massimo e di scatto le avrei nuovamente distese, lanciando la scarlatta verso l'alto. Subito dopo il lancio avrei iniziato a correre, senza staccare mai lo sguardo dalla pluffa, in modo da tenere sotto controllo il suo spostamento e potermi posizionare esattamente al punto giusto nel momento in cui andava ripresa. Quindi a tal fine sarei scattata in avanti subito dopo il lancio, ed al momento opportuno avrei piegato le braccia e le avrei posizionate verso l'alto, per poterla acciuffare. Quindi l'avrei presa con decisione e, senza interrompere la marcia, di nuovo l'avrei lanciata con forza e decisione verso l'alto, pronta nuovamente a scattare per raggiungerla in tempo. Pertanto avrei proseguito con la stessa motivazione ed intensità questi movimenti di lancio e ricezione, fino al termine di quel secondo giro. Soprattutto in questo caso avrei fatto attenzione ad essere armoniosa nei movimenti, senza sovraffaticare alcuna parte specifica del corpo, ed avrei controllato la respirazione, che per via degli scatti di velocità avrebbe avuto un ruolo più importante rispetto a poco prima. Cercando sempre di tirare con forza e collocarmi rapidamente nel punto di caduta della pluffa per prenderla prima che giungesse al suolo, avrei concluso il giro e dato la Pluffa a chi ancora doveva compiere l'esercizio. Mi sarei concessa qualche attimo di pausa per riprendermi, poi mi sarei dedicata agli addominali. Quindi mi sarei distesa sul suolo, optando per una serie di crunch. Avrei tenuto le gambe tese e avrei portato le braccia indietro, ben distese. Quindi avrei inspirato e, al momento dell'espirazione, avrei piegato le gambe in modo che formassero un angolo di novanta gradi, portando quindi le ginocchia verso di me. Contemporaneamente, mi sarei sollevata da terra sufficientemente da portare le braccia in avanti e verso le gambe. Quindi le avrei portare nuovamente indietro, ed anche le gambe le avrei distese di nuovo, portandole a terra. Avrei inspirato, ed una seconda volta all'espirazione avrei compiuto quei movimenti, cercando di non fare troppa forza. Nel sollevarmi da terra, avrei lavorato principalmente con il busto, sforzando gli addominali, cercando di tenere il collo in linea ma non troppo rigido od in tensione. Inoltre avrei portato la parte alta del mio corpo a sollevarsi, ma senza andare oltre ciò che il mio corpo sentiva di poter fare. Avrei proseguito con quei movimenti, cercando sempre di non eccedere e con un ritmo costante, fino alla ripetizione degli stessi per venti volte. Quindi mi sarei messa in posizione seduta, ed avrei nuovamente un attimo preso fiato, prima di montare in sella alla mia Nimbus. Finalmente era giunto il tempo di provare la mia scopa nuova di zecca! Entusiasta sarei vi sarei salita sopra, alla volta dell'Anello Nord di destra. Quindi mi sarei posizionata, portando il busto quasi a toccare il manico e le braccia leggermente piegate, con le mani che tenevano lo stesso saldamente. Le gambe sarebbero state l'una attaccata all'altra, anch'esse leggermente piegate ed allungate al tempo stesso all'indietro. Quindi, determinata a raggiungere la massima velocità possibile, mi sarei data la spinta e sarei scattata, alla volta dell'anello a sud. Avrei tenuto la testa leggermente bassa ma con lo sguardo sempre alto, volto verso la mia meta. Sostanzialmente avrei cercato di assumere la posizione più aerodinamica, ma con la vista sempre ben ferma sull'obiettivo, per non perdere di vista quando cominciare a frenare. In un primo momento avrei cercato di mettere tutta la forza del mio corpo per essere quanto più rapida, poi, da dopo aver superato la metà campo, avrei iniziato la frenata. A diversi metri di distanza dall'anello, tenendo sempre saldamente il manico, avrei portato il busto verso l'alto e avrei piegato le gambe, con le coscia ben strette attorno al manico, quindi mi sarei fermata, sterzando leggermente per favorire l'arresto. Senza esitazione, avrei di nuovo assunto una posizione aerodinamica che mi permettesse di sfrecciare, e sarei partita alla volta dell'anello centrale a nord. Quindi, di nuovo appiattita sul manico, avrei cercato come prima di porre forza e decisione, trasmettendolo da ogni muscolo alla scopa, senza dimenticar mai di riporre in fiducia anche in quest'ultima, ed avrei cercato da subito di sfrecciare. Nonostante avrei cercato di essere rapida dal principio, nel percorso avrei tentato di accelerare ancora di più, fino a ritrovarmi a superare la metà campo. Quindi avrei iniziato a rallentare e nuovamente a non molta distanza dall'anello avrei sollevato il busto e piegato le gambe, senza dimenticare di tenere attentamente il manico, per non perdere equilibrio, compiendo nuovamente una leggera sterzata. Dopo essermi arrestata, ancora una volta mi sarei messa in posizione per partire, e sarei andata alla volta del corrispettivo anello posto a sud. Avrei ripetuto sempre gli stessi movimenti, cercando di impiegare sempre la stessa quantità di determinazione e decisione. Sarei di nuovo scattata verso il corrispettivo anello posto a nord ed infine via a tutta velocità alla volta dell'anello di sinistra, a sud. Avrei impiegato quanta più forza possibile, per essere davvero rapida e scattante, ma al tempo stesso avrei cercato dii muovermi senza essere mai rigida, mantenendo sempre quindi un minimo di scioltezza e facendo particolare attenzione a capire prontamente quando iniziare a rallentare, poiché se avessi aspettato troppo non sarei riuscita a frenare per tempo. Per questo, superata la metà campo, sarebbe sempre giunto il momento di iniziare il processo di rallentamento. Al tempo stesso, avrei cercato anche di non farmi spaventare dall'eventualità di essere troppo veloce per fermarmi per tempo. Quindi non mi sarei fatta intimorire, avrei messo tutta me stessa per raggiungere la massima velocità; poi, con la mente ben lucida, raggiunto il punto da dove, vedendo l'anello verso cui ero indirizzata, mi sarei accorta di essere circa a metà, avrei iniziato con la seconda fase di quella corsa agli anelli, così fino al raggiungimento dell'ultimo, ove mi sarei definitivamente arrestata.
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