| James Kennegan avrebbe potuto, senza dubbio alcuno, rappresentare il tipico modello di ragazza confacente soltanto ad una mente tanto brillante quanto la sua; secondo il parere di Ilay, infatti, la Serpeverde non sarebbe stata minimamente adatta a nessuno che non fosse stato tanto intelligente e a modo come lei stessa, appunto, era. Al pari di gran parte degli studenti di Hogwarts lui l’aveva, spesso, intravista di sfuggita nella Sala Comune, a lezione oppure nei corridoi e pur non essendosi mai realmente interessato a nessuno in particolare, il quindicenne era sempre riuscito a notare con una certa precisone -e una discreta dose di aplomb tipico dei Bull- l’essere “distinta” della concasata; avendo avuto modo, poi, di avere a che farci a più stretto contatto per via dei provini per la squadra di quidditch, il giovane si era reso conto di come il suo fiuto per la compostezza non avesse fallito e di come, a conti fatti, si fosse rivelato il solito cane da tartuf...da buone maniere. Inoltre, a coronare la sua teoria che, sì, gli opposti si attraggono -e in quel momento i suoi pensieri si rivolsero per un attimo ad una certa scozzese- ma, ancora meglio, che chi si somiglia si piglia...c’era un ragazzo Corvonero: aveva avuto modo di osservare anche lui, il salazariano, durante la recente lezione di antiche Rune e non solo e, nonostante non lo conoscesse di persona, non poté non pensare che Stephan Schirmann fosse, in tutto e per tutto, il “compagno di banco” perfetto per la bionda. No: non c’era alcun retrogusto di invidia in quella constatazione che, lenta ma inesorabile, si era insinuata dentro la sua testa né, tanto meno, quei pensieri si presentarono al verdeargento sotto forma di impeto di ruffianeria nei confronti dell’assistente libraia o del figlio di Rowena; più semplicemente, in verità, Ilay era contento di constatare di non essere del tutto circondato da persone completamente prive di sale in zucca e che, in un certo senso, riuscivano perfino a sfidare -idealmente- la sua idea di totale incompatibilità tra esseri viventi appartenenti al genere umano e che gli aprivano gli occhi su come, in certi casi e a determinate condizioni, fosse addirittura possibile aspirare a qualcosa di più che una mera collaborazione affaristica con qualcuno e, appunto, aprirsi ad una sfera più empatica o sentimentale. Nuovamente, come se ciò fosse stato il più logico e naturale risultato di quel sillogismo che non poteva essere definito in maniera diversa se non “obbligato” per la sua personalità, la mente di Ilay venne nuovamente ad immergersi dentro il mare azzurro che abitava gli occhi della Scozia e una certa stretta all’altezza del cuore, per quanto lui provasse a nasconderlo, si era già appropriata di lui. Prima di rivolgere la parola alla sua interlocutrice, comunque, ebbe premura di ascoltare tutto quanto lei avesse da dirgli, e soltanto quando fu sicuro che fosse il suo turno, si avvicinò al bancone e si posizionò esattamente di fronte alla ragazza, poi incrociò le gambe al di sotto del legno e drizzò la schiena; subito dopo poggiò entrambi i gomiti sul legno, distendendo gli avambracci e incrociando le mani di fronte a lei: << Sei tu il mio Testo Sacro del quidditch, Jimmy; per cui, se vuoi un buon adepto Battitore, cerca di insegnarmi bene e di non sparire dalla circolazione oppure bisognerà protestare con chi vuole tenerti tutta per sé. Ti pare?>> affermò lui, col suo solito tono galante e parecchio impostato, riservando alla bionda un generoso e genuino sorriso. Non si soffermò più di tanto a guardare gli interni del negozio, conscio del fatto che se avesse cominciato a mettere le mani in qualche scaffale, cassetto o anfratto avrebbe finito per ridursi a comprare mezza bottega: i libri, fino a qualche mese prima, erano stati il mezzo principale di interfacciamento del ragazzo con la realtà circostante, permettendogli di adattare a ogni avvenimento fisico un aneddoto che era stato letto e appreso da uno dei numerosi volumi presenti nella libreria di casa sua o, quando si trovava a scuola, della fornitissima Biblioteca; anche se, nelle ultime settimane, il ragazzo aveva cominciato a realizzare che le persone, nelle loro milleuno sfaccettature, riescono ogni giorno e ogni momento a dare vita a situazioni del tutto nuove ed imprevedibili, imponendogli una revisione pressoché totale del suo approccio ai terzi. Come buona educazione richiedeva, Bull si premurò di tenere la giusta distanza dalla Kennegan ma non rinunciò alla sua posa elegante mentre la sua voce animò, ancora una volta, le corde vocali: << La Riddle è stata ben muta, su questo; e la mia voglia di colloquiare è, purtroppo, quasi sempre scarsa. Segna per il suo ufficio ad Hogwarts, se non è di troppo disturbo. Altrimenti, mi farò dare indicazioni più dettagliate. >> continuò, mentre l'intreccio delle sue mani si scioglieva per consentire ad entrambe di immergersi dentro le rispettive tasche del suo pantalone verde bottiglia per riemergerne con i Galeoni richiesti. Per fortuna, pensò lui, nessuno era stato tentato dal rubare quella somma piuttosto ingente che, forse per eccesso di prudenza, era stato spedito via gufo presso la Sala Comune verdeargento, dalla docente, insieme al messaggio di istruzioni. << Ottanta Galeoni; a te. Ci credi che mi hanno riempito tutte le tasche? Allora, siamo a posto; vero? >> domandò, infine, attendendo il definitivo assenso della sua concasata e il permesso di poter uscire per tornare a scuola.
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