O Z Y M A N D I A S - Group:
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| Kedavra assottigliò leggermente gli occhi, come sempre quando meditava. Le parole di Aryanne toccavano corde molto profonde dell'Aritmanzia, ma sarebbe stato sciocco credere che la ragazza non se ne rendesse conto. Il suo tono di voce, i suoi movimenti, così come le cornee incandescenti di sete di sapere, il modo in cui la Preside aveva l'impressione che l'altra si sporgesse appena verso di lei - era lei a volere che lo facesse? Era lei a immaginarlo? - tutto rimandava alla considerazione solenne in cui la Grifondoro teneva quelle tematiche. Ogni singolo Pupillo che aveva preceduto la Wolfe aveva serbato lo stesso rispetto verso la materia - forse si trattava del primo requisito da soddisfare per essere scelti, qualcosa che Kedavra poteva avvertire quasi istintivamente nel relazionarsi con uno studente - eppure con Aryanne la disciplina sembrava elevarsi a qualcosa di sacro. Era curioso quanto Sindoria, nell'immagine che Kedavra si era fatta di lei studiandola, le assomigliasse. Non l'aveva mai incontrata di persona, ma leggendo i suoi scritti si era convinta che il suo approccio all'Aritmanzia non potesse essere troppo diverso da quello di Aryanne. Ciò nonostante, Sindoria richiedeva che si sporcassero le mani. La Tela non sarebbe rimasta Bianca per sempre, e quella della Grifondoro presentava già una moltitudine di contorni da riempire, segni da interpretare. Avrebbero dovuto scendere a terra, di lì a poco, ma per evitare di schiantarsi (un pensiero che ancora le faceva correre un piccolo brivido alla base del collo, a formularlo in quell'Aula) era necessario procedere a piccoli passi. Eppure non c'era nulla di piccolo nel procedimento mentale di Aryanne, anche se la leggiadria con cui la ragazza si destreggiava tra concetti di quella portata poteva trarre in inganno. Le spiegazioni più semplici erano quelle che celavano la maggiore complessità. Era paradossale che quei discorsi fossero molto più vicini alle lezioni destinate agli studenti dei primi anni, piuttosto che ai più esperti. Dare un qualsiasi cosa per scontata si rivelava un errore teorico tristemente indispensabile. Anche le regge più maestose hanno fondamenta piantate tra vermi in putrefazione. Nessuno poteva essere dispensato dal riflettere su ciò che era elementare, e i suoi Pupilli meno di tutti.
-Sono osservazioni interessanti, e soprattutto vere. Ho corretto numerose tesine M.A.G.O. nel corso degli anni sullo Stato Originario. È uno dei concetti più ineffabili dell'Aritmanzia, tanto astratto quanto importante. È incredibile credere che sia di così difficile definizione che tutt'oggi c'è chi ne dibatte l'esistenza. La sua portata, però, non può essere dissacrata. Anche se alcuni studiosi, tra cui Sindoria stessa, ne negano uno dei tratti più caratteristici.
Annuì, pensosa.
-Ho visto che parli liberamente, e questo è un bene. È molto importante, per chi pratica Aritmanzia, lasciare che le parole fluiscano senza argini. Una volta che sono state dette o scritte, le riflessioni precedenti non possono essere cancellate da quelle che seguono. È il solo modo per far sì che il pensiero evolva. La connessione tra passato, presente e futuro è stata già toccata nell'Aritmanzia Profetica e nell'Aritmanzia della Sorte, in particolare delle Date, che abbiamo trattato nell'ultima lezione e avrà un peso ancora maggiore nella prossima. Se avessi continuato a parlare, sono sicura che nel giro di qualche minuto saresti approdata a un'altra riflessione. - avvicinò ancora le ciglia tra loro -Ciò che hai chiamato "filtro" è lo Stato Originario: la predisposizione già data dell'essere umano, quella da cui parte la sua esistenza. È una predisposizione percettiva? Certamente. Vi è un codice genetico, caratteristiche fisiche che pur essendo conseguenza di una storia pregressa che anticipa la nostra nascita, ha un'influenza più o meno possente sul nostro presente e sul nostro futuro. Nel continuare il tuo ragionamento, hai parlato di esperienza e di interazione con gli altri come se fossero due cose distinte. In Aritmanzia, trattando lo Stato Originario, si porta spessissimo l'esempio dell'uomo isolato dalla nascita. Durante i miei M.A.G.O...
Si passò la lingua sul labbro inferiore e fece una pausa. L'espressione sul volto della strega si fece improvvisamente grave e vigile. Il suo autocontrollo si acuiva quando sentiva di avvicinarsi a un'emozione prevedibile. Non poteva evitarla, ma anticiparla era possibile.
-Portai una tesina sullo Stato Originario. Allora era un tema molto di moda tra gli Aritmanti, ed è tornato attuale negli ultimi anni. Il professor Balerion lo trattò a propria volta nel suo M.A.G.O. di Aritmanzia: parlò di un tentato riavvicinamento allo Stato Originario da parte di un soggetto che aveva condotto fino a quel punto una vita normale. Nella mia tesina, io parlai di qualcosa di simile, ma nel mio caso volevo studiare le conseguenze aritmantiche di un isolamento forzato. Come sai, l'Aritmanzia Avanzata si riferisce a chi compie i calcoli: sono pochissime le branche che permettono analisi su soggetti diversi da chi compie il calcolo, è più facile trovare casi, come quello dell'approccio Sindoriano o del lavoro che segue la Notte dell'Aritmante, in cui un secondo soggetto, in genere un esperto della disciplina, fornisce un aiuto nei calcoli, ma sempre relativamente al "soggetto calcolante". L'Aritmanzia Avanzata è soprattutto riflessiva. Siccome avevo le mie buone ragioni per credere che un isolamento volontario non costituisse un avvicinamento allo Stato Originario, dovevo per forza cambiare alcune variabili: scelsi quindi un isolamento indipendente dalla scelta dell'individuo ed ebbi la fortuna di trovare un soggetto che, per quanto non coincidente con chi effettuava i calcoli, cioè me, potesse almeno essere un Aritmante. Credevo che potesse portare a risposte più precise, anche se probabilmente era una scelta un po' ingenua. Ebbene...- alzò le sopracciglia, mantenendo l'aria grave e gli occhi fissi in quelli della sua giovane interlocutrice. -Forse lo hai già immaginato. Per completare la mia ricerca, riuscii a ottenere, tramite il mio professore di Aritmanzia, che aveva lavorato per l'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, il permesso di fare visita a un detenuto di Azkaban che prima della reclusione era stato un Aritmante.
La scelta di quei tempi verbali non fu casuale, e l'espressione seria che aleggiava al di sopra della mascella leggermente contratta lo confermava. Non si poteva dire che una persona rimanesse quello che era stata prima di entrare ad Azkaban. L'identità era solo una delle tante cose che i detenuti della prigione perdevano; quella prima visita glielo aveva fatto scoprire nella maniera più brutale. (E non è solo Azkaban. Come visite più recenti ti hanno fatto scoprire, forse ancora più brutalmente.)
-Lo chiameremo G.X., per proteggere il suo anonimato. Non trovai quello che cercavo. La mente di quell'uomo era...- si interruppe, e deglutì -Non era più. Si trovava ad Azkaban da sette anni. Curiosamente, era stato arrestato e portato alla prigione lo stesso giorno in cui io avevo fatto il mio ingresso a Hogwarts. C'era una coincidenza perversa in questo? Non lo so. Forse è una dei miliardi di connessioni che non siamo portati a vedere. Comunque, mi fu subito chiaro che lo stato della sua salute mentale non avrebbe reso giustizia al mio calcolo. Tuttavia, potei sfruttare i pochi minuti che mi erano stati concessi per la visita osservandolo. Lui era... solo vagamente consapevole della mia presenza. Parlava fitto e bassa voce, osservando punti molto precisi della parete della cella che dava sul mare. Prendendo appunti, distinsi parecchi nomi propri nel suo eloquio: quarantadue, per la precisione. Joshua, Gail, Demi, Trudy, Polly, Oliver... Non era una vera e propria litania, sembrava più una conversazione a più persone. Mentre parlava, si voltava verso punti diversi della sua cella. Quando tornai a Hogwarts, mentre scrivevo la mia tesina e negli anni seguenti, mi interrogai a lungo su cosa quel comportamento potesse significare. La pazzia è soltanto una delle versioni possibili di noi stessi: può essere rivelatrice quanto la sanità mentale, forse lo è addirittura di più. C'è chi sostiene che i pazzi siano gli unici in grado di riattivare lo Stato Originario dopo essere stati "contaminati" da esperienze esterne. Non so se condivido una posizione tanto estrema, ma non è questo che importa, in questo momento. No, il punto di questo lungo discorso è che G.X., e come lui tutti coloro che cercano di ritrovare lo Stato Originario nell'isolamento, non sono buoni soggetti per quel tipo di ricerca. Perché un essere umano dotato di capacità intellettive non è mai veramente solo.
Sospirò profondamente, ora lievemente più rilassata.
-G.X. parlava con le pietre che costituivano le pareti della sua cella. Ognuna di loro aveva un nome, una personalità, gli rispondeva. Erano diventate per lui di una tale compagnia che nemmeno la presenza di un vero essere umano al di là delle sbarre poteva distrarlo da una conversazione con loro. - abbassò appena lo sguardo -G.X. non era mai stato davvero isolato. Il pensiero che più mi tormenta, quando mi soffermo a ricordarlo, è che le pietre erano per lui più reali di me. Avevano contribuito alla sua costruzione, alla sua evoluzione, più di quanto potesse fare un breve incontro con me, che pure ero lì, in carne e ossa.
Fece una pausa. Poi, si schiarì la voce.
-Non esiste esperienza che non includa un altro essere umano. Ciascuno di noi è continuamente in rapporto con qualcuno, anche in assenza di un'altra persona vera e propria. Siamo in contatto con noi stessi, e per questo intendiamo le persone che siamo state in passato, le possibili versioni di noi che convivono nel presente e che possono realizzarsi nel nostro futuro. Capisci ora come "filtro", "esperienza" e "interazione con l'altro" siano praticamente la stessa cosa: è tutto riducibile a una pluralità di percezioni in continua connessione con se stessa. - si portò una mano sotto il mento -Ma questo come si lega all'Aritmanzia? Nell'unicità indescrivibile e irriproducibile di ogni istante abbiamo una fitta rete di relazioni arricchenti e costituenti tra un uomo e una pietra. Un oggetto presente nel nostro campo percettivo ci "modella", seppur in maniera infinitesimale, conferisce un'unicità irripetibile a un dato momento. Un singolo oggetto può avere un enorme valore aritmantico se deriva da esperienze ricche di significato aritmantico: è ciò che definiamo Charm, un concetto di cui ho già parlato con una mia Pupilla passata e che probabilmente si ripresenterà a lezione nel programma futuro. Il Charm è una componente potente del quadro in cui si svolge un'azione di cui vogliamo controllare un esito, anche se in minima parte.
Inarcò ancora le sopracciglia mentre fissava Aryanne con aria intrigata.
-Nell'Aritmanzia da Duello, e in generale nell'Aritmanzia Avanzata, abbiamo un elevato potenziale di controllo su situazioni molto circoscritte: è quello che possiamo ottenere con un Charm. Per situazioni meno circoscritte, più ampie, il controllo si fa più vago e incerto: per questo, c'è bisogno di un elemento estremamente più contestualizzante di un Charm. Abbiamo parlato della fitta di relazioni che un uomo isolato può intessere con un pezzo di pietra. Abbiamo detto cosa si intende per "esperienza", sempre e comunque. Ripensa alla Tela Bianca, a quello che hai vissuto nel Corso Estivo. E dimmi qual è, secondo te, l'elemento fondamentale di cui un Aritmante può disporre per controllare una data situazione. Quella variabile così altamente complessa e unica da poter fungere da sola da fetta importantissima del contesto.
Il silenzio attorno a loro, dopo le sue parole, si fece più denso. Si accentuò la consapevolezza che concludeva quel discorso: c'erano soltanto loro due, lì dentro. Ed era proprio quello il punto.
-Kedavra
Edited by J. F. - 12/2/2017, 06:19
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