Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Lezione Terzo Pupillo - Fos McGene

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view post Posted on 26/1/2016, 04:37
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O Z Y M A N D I A S

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Quando, nel giro di due anni, Kedavra era diventata Preside di Hogwarts prima, Capo degli Auror poi, non sembrava probabile che tra le due carriere si creassero interferenze. Da studentessa, aveva considerato la figura del Preside come una carica per lo più organizzativa, rivolta soprattutto allo sbrigare di dilemmi cartacei e di carattere gestionale: decisioni come la quantità di galeoni da investire in carta igienica ogni anno, quali tipi di pattuglie si adeguassero più al Custode che non ai Caposcuola, come far giungere a un compromesso il Professor X, arrabbiato con la Professoressa Y per i suoi rumorosi esperimenti di Pozioni che facevano tremare il pavimento della classe durante le lezioni, ecc. ecc. Il lavoro del Preside richiedeva pazienza, diplomazia, e si portava avanti con una piuma d'aquila in mano, un rivolo di inchiostro dopo l'altro, mentre le stagioni si susseguivano al di fuori delle finestre di quel solitario Ufficio al terzo piano, finché i Professori invecchiavano e andavano in pensione, fino al giorno in cui tutti i ritratti appesi alle pareti lo chiamassero per nome, finché non avesse avuto più nulla da raccontare al proprio Pensatoio.
Da recluta Auror, aveva invece sempre reputato il suo Capo come il più forte dei difensori della giustizia magica, il più rapido, il più scaltro, il più esperto. Il Capo degli Auror non apparteneva ad alcuna scrivania. La sua penna d'oca era una bacchetta in grado di essere estratta e riposta con una velocità impossibile da seguire a occhio nudo; le sue scartoffie erano manichini pronti a disintegrarsi a seguito di un'elegante svirgolettata a mezz'aria, e poi nemici in carne e ossa, destinati inevitabilmente a soccombere davanti alle sue capacità magiche superiori.
(Fino al giorno in cui saranno loro a far soccombere lui lei. )
Kedavra sapeva, dall'istante in cui aveva accettato quel secondo, prestigioso incarico, che il suo caso non aveva precedenti nella storia. Vi erano stati Capi Auror così fortunati da vincere o almeno sopravvivere a tutte le guerre che avevano combattuto; appassionatisi ormai all'insegnamento, si erano goduti la stima della società magica seduti sullo scranno da Preside di Hogwarts, perché non esistevano genitori che non si sentissero assolutamente sicuri all'idea che un Auror vegliasse sul castello in cui studiavano i loro bambini. Non era a conoscenza di qualcuno che fosse stato prima Preside e poi Capo degli Auror, perché se c'era una cosa che le due cariche avevano in comune, era la loro indeterminatezza temporale: non esistevano regole scritte che imponessero dimissioni, mandati limitati o pensionamenti, coerentemente con quella stasi e quella lentezza che aveva da sempre caratterizzato il mondo magico, nel suo fiero conservatorismo.
Così, Kedavra si era ritrovata, molto prima del suo trentesimo compleanno, con le mani legate: una alla sua piuma d'aquila, l'altra alla sua bacchetta.
L'esperienza le aveva insegnato, con brutale rapidità, quanto fosse facile, e talvolta addirittura necessario, guidare gli Auror con la diplomazia della penna e istruire i suoi studenti con la severità della bacchetta. Per questo la sua cattedra nell'Aula di Aritmanzia aveva, non molto tempo prima, ospitato un plico di pergamene proveniente dal Ministero della Magia. Ciò che vi era contenuto l'aveva condotto Zerby Maranta a sfidare i propri limiti, e a farlo come le sarebbe stato richiesto se fosse stata un'Auror.
Quel sabato, mentre la Preside di Hogwarts attendeva l'arrivo di Fos McGene tamburellando le dita su una scrivania priva di pergamene del Ministero, non avrebbe saputo dire se quello che avrebbe di lì a poco varcato la soglia sarebbe stato il suo terzo Pupillo o la sua ennesima Recluta.
Le suggestioni del Gioco del Pensatoio avevano guidato la sua mano nel vergare le pagine in cui aveva descritto, passo per passo, ciò che a Fos sarebbe stato richiesto. Non aveva avuto tempo né voglia di negarlo a se stessa; davanti a una conoscenza Aritmantica di quei livelli l'aspetto personale era imprescindibile.
E i voti erano soltanto segni su carta che parlavano alla Professoressa sentenziando: "è ufficiale: può essere scelto". L'ultima conferma di una selezione cominciata nell'istante in cui aveva incontrato gli occhi di Fos McGene in quell'Aula per la prima volta.
Un improvviso rumore di nocche contro la porta distolse la sua attenzione da quelle riflessioni. Al di là dell'invito a entrare, la Preside non rivolse altra parola a Fos finché non fu seduto di fronte a lei.

-Benvenuto alla tua prima lezione da Pupillo, Fos.

Si sistemò le maniche a sbuffo dell'abito vittoriano blu notte che indossava. Se fosse esistita una divisa da Preside - qualcosa che avrebbe risparmiato a tutti, lei per prima, parecchia confusione - la sua avrebbe avuto un aspetto molto simile.

-Questa lezione sarà particolare rispetto a quelle che di solito segnano l'inizio di un corso Pupillo nella mia materia. L'esercizio di cui ti ho parlato nel mio Gufo avrà un significato più importante per il nostro corso rispetto ad altri; inoltre, questa sarà l'unico incontro che si svolgerà di giorno. Dalla prossima volta in poi, infatti, ti presenterai in quest'Aula alle undici di sera. Ti spiegherò presto i motivi di questa scelta.

Congiunse le mani, guardandolo con insistenza.

-L'esercizio che ti proporrò sarà il tipico punto di partenza del percorso di qualunque Aritmante degno di questo nome. Tuttavia, una certa parte del nostro programma è irrealizzabile senza un'approfondita riflessione su ciò che significhi nello specifico la traduzione delle lettere in numeri. In parole povere, l'essenza stessa dell'Aritmanzia, che affronteremo da un punto di vista che, spiegato in un normale contesto scolastico, risulterebbe per lo più incomprensibile.

Si schiarì rapidamente la voce.

-Alla lavagna alle mie spalle compariranno alcune parole, di lunghezza crescente. Rimarranno visibili una a una per appena cinque secondi. Entro questo tempo, tu dovrai tradurle in cifre seguendo i dettami della Tabella Aritmantica, che eri incaricato di imparare a memoria entro l'inizio del corso. Prepara quindi piuma, inchiostro e pergamena.

Estrasse la bacchetta.

-Al tuo segnale. Via.

Quando il ragazzo diede segno di essere pronto, le parole emersero bianche e luminose dalla lavagna.

SCIARPA

ALAMARI

COMPITI

BIBLIOTECA

CANDELABRO

SETTIMO PIANO

DILYS DERWENT

GODRIC GRIFONDORO

DRACO DORMIENS NUNQUAM TITILLANDUS




Per tutta la durata dell'esercitazione, gli occhi dell'Aritmante non abbandonarono la figura del Tassorosso.
Non si erano mai trovati faccia a faccia dal Gioco. Fos McGene non era di quei ragazzi che si siedono agli ultimi banchi per dimostrare qualcosa; no, la sua dimostrazione era stato la replica di un omicidio, che aveva strappato dai lembi della sua coscienza e messo in mostra tra le nebbie baluginanti del Pensatoio, e da quel momento l'aveva guardata come per chiederle se avesse capito cosa poteva significare.
Kedavra non era sicura di averlo fatto. Ma era certa che quel fantasma sarebbe stato con loro, durante quella lezione e in tutte quelle che sarebbero seguite, a guardarli, seguire ogni loro movimento e soprattutto ad assicurarsi di non essere dimenticato.

//Ogni errore significherà che Fos non è riuscito a Decodificare in tempo quella parola/espressione.


-Kedavra

Edited by Kedavra - 26/1/2016, 07:16
 
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Fos McGene
view post Posted on 27/1/2016, 14:23




Lente si diffondevano nell'aria le nuvole di vapore della locomotiva alla stazione di King's Cross, mentre un bambino incredulo disegnava con gli occhi, seguendo le prospettive maturate, un futuro in cui egli stesso sarebbe stato il protagonista. Le forme prendevano vita nonostante la matita scorreva dozzine di volte sullo stesso tratto per cercare di tracciare la linea perfetta nella curvatura e nella proporzione; si muovevano cadenzate dalla sottile immaginazione e, poi, donate del colore sembravano respirare la libertà. Al di là del binario nove e tre quarti il bambino aveva abbandonato la nebbia così fitta da non permettere di creare i giochi di luce, che vennero palesati non appena egli si distanziò dal muro, per salire sul vagone che lo avrebbe condotto all'ignota destinazione. A seguire Fos McGene vi era la sua ombra, il suo passato, il ricordo asfissiante di ciò che non era mai stato. Si era domandato come fosse potuto succedere, se la scoperta della sua natura fosse la decisione di qualcuno che avesse ascoltato le silenziose preghiere; preghiere che non imploravano alcun dio, se non il proprio destino. Il chiarore della luna sul lago segnava la rotta al termine della quale ci sarebbe stato il primo apice di una tranquilla ansia e di un'incantata felicità. Le emozioni riflettevano sui marmi perlacei, confondendosi poi nei colori dei drappi decorativi tanto da sbalordire il volto fanciullesco. Un cappello parlante adagiato sulla testa, il dubbio pensiero sul reale: doveva esistere tutto quello, già; non era anche l'immaginazione a prendersi gioco di lui. Quattro percorsi dalle rime cantate, una scelta, compagni ad attendere: nessuno, neanche lui, sapeva cosa aspettarsi da quel bambino. Impegno, dedizione, pazienza, voglia di riscatto, soddisfazione, appagamento, gli ingredienti che aveva amalgamato negli anni per ottenere un composto dalla purezza quasi invidiabile. Fos passeggiava lungo i corridoi, sedeva al solito posto in biblioteca, entrava ed usciva dalle aule, poi, rintanato nel suo dormitorio, progettava in silenzio la sua vita, costruendo pian piano i tasselli di un puzzle che a breve, sperava, sarebbe stato incorniciato.
Pian piano la lucentezza negli occhi andava spegnendosi per evolvere nella forza di proseguire il viaggio. Un viaggio lungo sette anni che non era riuscito mai ad estirpare le radici dell'interesse.

I passi lasciavano la scia della eco lungo il corridoio che portava all'Aula di Aritmanza. Nessun gruppetto di studenti viaggiava insieme a lui, perché quella non sarebbe stata una lezione come le altre. Aveva ricevuto la tanto attesa missiva in un giorno in cui il puzzle accusava il suo stesso peso, destinato a rompersi per poi costringere una nuova struttura. Le fondamenta, tuttavia, era state ben salde: nessuno avrebbe potuto mai cancellare, abbandonare agli scherzi della memoria, ciò che fino ad allora aveva conquistato. Il Caposcuola non sorrideva, non aveva nulla da esternare se non la stessa serietà dimostrata ogniqualvolta si approcciava a quel tipo di lavoro. Era preoccupato, sì, preoccupato di deludere le aspettative, le sue aspettative. Non immaginava cosa avrebbe dovuto affrontare, cosa fosse davvero un corso di Aritmanzia di quei livelli; sapeva soltanto che gli era stato già chiesto uno sforzo, per altri disumano, di essere pronto alla paranoica analisi aritmantica del reale. Non mancarono di certo le occasioni per vedere numeri dove altri si fermavano al semplice oggetto. Oggetti che diventavano soggetti, che prendevano vita, che sussurravano significati a coloro che sapevano rimanere in attesa per ascoltare.
Uno di quei giorni, durante il pranzo in Sala Grande, Fos era rimasto a contemplare una banana prima di mangiarla. La sua mente fluiva alla ricerca di una serie di parole connesse ad essa: ne aveva trovate ventitré, ma non era soddisfatto abbastanza perché sapeva che il frutto aveva ancora altro da dire. Da lì era passato poi all'esercizio di traduzione istantanea senza la consultazione di alcun appunto. Lo trovava divertente, credeva davvero che quella banana gli parlasse. L'Aritmanzia era una fede: o ci si abbandonava ad essa in un religioso rispetto oppure veniva additata come eresia. Sentiva spesso i commenti degli studenti riguardo l'inutilità della materia e quello, per Fos, era già un motivo per catalogarli ed evitare qualunque tipo di approccio, già di per sé difficile.
Le nocche sfiorarono il legno della porta, provocando un suono per nulla invadente; chiese il permesso di entrare con la stessa umiltà che si manifestava quando si apprestava ad aprire un libro per conoscere il contenuto. Tuttavia, una volta entrati, vi erano delle trame da cui era difficile liberarsi; già alla mente le immagini potevano rimandare ad altre, le conoscenze utilizzate al di là dell'interesse accademico, l'irrazionalità a fare scacco matto alla ragione. Nella sua divisa dai colori giallo e nero, il diciassettenne raggiunse la cattedra, sedendosi di fronte Kedavra.

- La ringrazio, professoressa. -

Le spalle non riuscivano a lasciarsi andare dal peso accumulato fino ad allora. Aveva passato le peggior notti a rimproverarsi di aver fallito una volta e i peggior giorni ad attendere una lettera dal contenuto simile, cedendo anche al compromesso delle uguali scelte. Il ragazzo, comunque, rimase in ascolto senza trovare troppa sorpresa nelle parole che descrivevano l'incomprensibilità dei concetti posti al di fuori della massa di ragazzini che era solito incrociare nelle aule. Tuttavia, ciò che più era incomprensibile in quel momento era il tono di voce della donna, forse perché in lui, ormai, si erano mescolati i suoi ruoli, i quali, sebbene fossero ben delineati, inducevano alla somma dei loro effetti. Annuì trasportandosi per un istante a quelle che sarebbero state le sere seguenti. Amava la notte e il suo dolce cullare le membra, quando l'abbraccio della solitudine non lo avrebbe fatto sentire da solo.
Inchiostro e pergamena vennero dunque poggiati subito sulla superficie lignea: avrebbe voluto chiedere già da subito se avesse potuto evitare di scrivere, ma tacque nel rispetto delle regole, convincendosi che fosse più difficile scrivere e sperare di non dover intingere troppe volte la penna. Le iridi cobalto andarono allora a posizionarsi verso la lavagna. Fos degludì e poi respirò, sapendo che non avrebbe neanche avuto tempo per quello. Fece un cenno silenzioso del capo, visto che la lingua si era già piegata tra i denti in una morsa tale da anestetizzare qualunque altro dolore. E quando la prima parola comparve, il silenzio venne spezzato dallo stridere minaccioso della piuma, catalizzatore di una coscienza che avrebbe fatto bene a rimanere oscurata.

CITAZIONE

1391971

1314199

3647929

2923962531

3154531296

1522946 79156

49371 4595552

764993 7996654696

49136 46949551 5358314 29293315431


Il climax crescente era visibile sulla pergamena, dove la calligrafia perdeva ogni estetica per ridursi alla sua unica essenza. Il ragazzo, terminato il primo esercizio, riprese a respirare normalmente. Alzò lo sguardo e vi incontrò quello di Kedavra: il silenzio avrebbe parlato da solo.
 
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view post Posted on 30/1/2016, 04:43
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O Z Y M A N D I A S

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Lo scricchiolio della penna d'aquila riempì l'atmosfera dei pochi minuti che seguirono. Le iridi acquamarina di Kedavra non si staccarono nemmeno per un attimo dal ragazzo chino sul compito che gli aveva assegnato. Sebbene le capacità legilimantiche della donna fossero notevolmente migliorate negli ultimi tempi, non aveva potuto che cogliere qualche stralcio di pensiero nella mente di Fos. Nella considerazione preliminare che Kedavra aveva compiuto del Tassorosso prima della sua presa in carico come Pupillo, il fatto che egli avesse deciso di essere uno dei primi iscritti del corso di Occlumanzia non era certo sfuggito alla sua attenzione. Quanto a lei, si riteneva un'Occlumante di gran lunga migliore di Jelonek, ma non si era mai ritrovata a trasmettere le sue conoscenze in merito tramite l'insegnamento.
Auror, Occlumante, Aritmante.
... Assassino...?
(Eppure, hai voluto scegliere lui. Tra tutti. In una marea di opzioni più sicuri. In una marea di studenti che non avrebbero mai potuto usare i tuoi insegnamenti contro di te. O contro chiunque, a dirla tutta. )
Io lo conosco. Io l'ho visto.
(Io posso ancora salvarlo. )
In quell'aula, intessute negli affondi che la punta della penna infliggeva alla pergamena, facendole sanguinare inchiostro, due megalomanie si stavano studiando, sfruttando tutte le armi a propria disposizione. Da una parte l'indagine affilata degli occhi del Capo degli Auror, la quale consapevolmente ingigantiva il proprio atteggiamento intimidatorio barricandosi in un silenzio scrutinante, più per mettere alla prova i limiti della deferenza dello studente che aveva davanti che per ribadire il proprio ruolo; dall'altra Fos, rassegnato da sempre a sottoporsi al giudizio degli altri, abitava quella quiete immergendosi nella sua arte, completamente a proprio agio. Il Tassorosso non soffriva di alcuna soggezione sotto lo sguardo della Preside, qualcosa che Kedavra accoglieva con sentimenti ambivalenti. Era come se l'evento che aveva funto da spartiacque nell'esistenza del ragazzo lo avesse trascinato a esibirsi, riluttante, su un palcoscenico illuminato, da cui non gli era più stato permesso scendere. Vi aveva trascorso i lentissimi anni che lo avevano condotto fin lì, e non si sarebbe mosso per ancora molto, molto tempo. La sua decisione di mostrare le proprie colpe con quella disarmante, criminale onestà, non era stata affatto una scelta libera, ma un atto obbligato. Una liberazione, forse. Alcuni dicono che la colpa sia un mostro che divora da dentro, ma Kedavra vi aveva troppa familiarità per affidarsi a metafore d'almanacco. Kedavra, come Fos, sapeva che la colpa in realtà era un Occhio spalancato, un osservatore indefesso che segue ogni passo, che non si perde alcun respiro. Era stato il pubblico di Fos McGene fin troppo a lungo, lo aveva costretto a dare un senso a ciò che stava facendo, convincendosi che il sangue potesse essere lavato da voti vergati d'inchiostro. Ma quei voti rimanevano comunque troppo rossi. E l'Occhio aveva continuato a fissarlo, seguendolo fin lì.
(Cosa può essergli costato rivivere davanti a loro ciò che continuava comunque a rivivere ogni giorno?)
Poteva avergli arrecato sollievo, spostare sulle loro spalle quell'orrore? Anche lui come capitava spesso a lei si era sentito macchiato dal primo momento, accusato dal primo istante, al punto da non poter incrociare i loro sguardi senza sentirsi ammanettato? Era stata una confessione fatta con le spalle al muro? Un modo per poter tentare di dormire la notte, con il loro aiuto?

Sai come chiamiamo quelli che, dopo essere arrestati, si addormentano sul tavolo della Sala Interrogatori? Li chiamiamo colpevoli.

La Preside si era interrogata senza posa su cosa fosse davvero ciò che Fos McGene aveva mostrato a lei, a tutti loro. Di giorno, quando un'occhiata casuale all'armadio in cui custodiva il suo Pensatoio (il loro Pensatoio) la costringeva a ripensarci, riusciva quasi a credere che Fos avesse donato loro una dimostrazione del suo coraggio, il momento cruciale in cui aveva deciso di allontanarsi dalla morale comune per avvinghiarsi alla vita che sentiva gli spettasse di diritto. Era stato audace, quasi puro, una richiesta di perdono. Durante le ore notturne, mentre si ritrovava a ricambiare lo sguardo del suo Occhio, si era ritrovata a pensare che quella che aveva preso forma nelle nebbie del bacile di pietra fosse piuttosto una minaccia. Che Fos si fosse già liberato del suo fardello di colpe, che le avesse messe a dormire per sempre
(che lei fosse sola con le sue responsabilità, con i suoi morti, con il suo rimpianto)
e che ora stesse semplicemente guardando avanti, verso la destinazione a cui quella pergamena, e quella dopo, avrebbero potuto portarlo.
Se con Zerby Kedavra aveva fatto di tutto per evitare comportamenti che potessero metterla a disagio, con Fos stava sperimentando l'opposto. Era possibile costruire molte cose su una base pavimentata di emozioni umane. Fos aveva bisogno di sentirsi a disagio; aveva bisogno di mostrarglielo.
Laddove queste fondamenta dovessero mancare, non riuscirei a costruire altro che una spietata macchina da guerra.
Quando Fos rialzò lo sguardo dal compito - non evita i miei occhi: cosa gli sta insegnando Jelonek? - Kedavra attese qualche secondo prima di parlare, ma mentre prendeva tempo, fu attraversata dalla bizzarra impressione che avrebbe potuto mantenere quel silenzio, e quel contatto visivo, per ore, per giorni forse, senza che un singolo tratto della maschera d'obbedienza modellata sul volto del ragazzo mutasse di una virgola.
Ti ho mai visto ridere? Ti ho mai visto avere paura?
(Durante le ore notturne si era ritrovata a pensare che quella che Fos aveva deciso di mostrarle fosse piuttosto una minaccia. Eppure, era notte quando aveva deciso che Fos McGene sarebbe stato il suo terzo Pupillo. )
Si alzò in piedi, circumnavigò la cattedra e si avvicinò al suo banco. Ma quel banco non era che una cattedra in miniatura, un ribadire l'ordine gerarchico dietro cui Fos continuava ordinatamente a nascondersi. Senza dare alcun peso al proprio movimento, Kedavra compì altri passi in avanti e rimase in piedi di fianco al Tassorosso. Mentre osservava il lavoro dello studente utilizzando la sua stessa prospettiva, la sua mano sinistra si posò sulla sua spalla.
Annuì, dopo essersi presa il suo tempo.

-È tutto corretto. Molto bene, ma come ti ho anticipato, questo non era un'esercitazione fine a se stessa.

Risollevò la mano (perché?) mentre incrociava le braccia sul petto. Non era abituata a spiegare da una distanza tanto ravvicinata.
Lui è come me. Io sono come lui.

-Da quando hai partecipato alla tua prima lezione di Aritmanzia, Fos, sei stato abituato ad avere questo strumento sott'occhio.

La bacchetta le scivolò tra le dita e venne mossa a disegnare una cauta circonferenza in direzione della lavagna. Dall'oscurità della lastra d'ardesia emerse la familiare Tabella Aritmantica.

  1  2  3  4  5  6  7  8  9
  A  B  C  D  E  F  G  H  I
  J  K  L  M  N  O  P  Q  R
  S  T  U  V  W  X  Y  Z  //


-Durante questo Corso affronteremo argomenti che si ritengono comunemente troppo avanzati per lo studente medio; concetti più complessi e il cui utilizzo, nelle mani sbagliate, può essere molto pericoloso.

Il suo sguardo non esitò su Fos. Rimase invece rivolto alla lavagna per qualche secondo ancora, prima di abbassarsi sul ragazzo.

-Alcune delle scoperte più sensazionali della storia sono state compiute quando ciò che era semplice è stato visto in modo diverso. Ora, Fos.

Mosse la mano con la bacchetta appoggiata tra palmo, indice e medio verso la lavagna, come a presentare un eccezionale spettacolo.

-Ti chiedo di guardare la Tabella che ti ho invitato a imparare a memoria e a dirmi che cosa vedi.

Questa volta, Kedavra sapeva che gli occhi del ragazzo sarebbero stati fissi sulla lavagna e che guardarlo non avrebbe significato nulla. Lo fece. Osservò le ciocche castane che si sforzava di tenere disciplinate; le sue ciglia spalancate e il suo viso contratto nella concentrazione del momento. Obbedienza. Nessuna emozione. Mentre tornava lei stessa a osservare la Tabella, la Preside di Hogwarts venne fulminata da una nuova, granitica consapevolezza.

Se Fos McGene dovrà diventare una spietata macchina da guerra, farò in modo che sia la mia macchina da guerra.

-Kedavra

Edited by Kedavra - 17/2/2016, 00:10
 
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Fos McGene
view post Posted on 8/2/2016, 16:46




Una mano sulla spalla poteva avere più di un significato. Fos McGene tuttavia non ne aveva mai conosciuto uno. Il collo automaticamente si irrigidì sentendo la presenza del corpo estraneo invadere la zona fino ad allora indisturbata, ma non si voltò di alcun millimetro sebbene fosse stato preso di sorpresa. Avrebbe dovuto imparare a gestire in modo migliore quelle situazioni, eppure fino a che punto avrebbe dovuto fidarsi di ognuno di loro? Dopo che erano stati battezzati nella conca dal fluido argenteo, il ragazzo aveva accettato il compromesso del ricordo, condividendolo per gettare l'àncora della fiducia. Una fiducia richiesta e non guadagnata, che sarebbe stata potenzialmente letale se si fosse rotto l'equilibrio. Fos McGene non aveva messo alla prova solo se stesso nel trapianto del ricordo, ma aveva reso alla maggior parte di loro, a coloro i quali davvero si erano affidati al gioco, le regole più complesse, più labili e precarie. Nessuno di loro avrebbe dovuto cedere al tentativo di metterle in discussione, perché altro non avrebbe significato se non stare al gioco. Se riporre la propria fiducia in Fos obbligava a nascondere le proprie paure, mostrarle e accusarle, ma anche solo pensarle, determinava automaticamente il perdente.
Alle sue spalle vi era Kedavra e la totale indifferenza a ciò che era stato mostrato. Fos ne era certo, perché la mente diceva lui che non fosse la prima tra quelli: ne aveva visti abbastanza, forse, per non provare più paura alcuna.
Doveva essere l'abbandono all'abitudine il motore che faceva tremare le certezze. Sentì la scossa diramarsi in tutto il corpo, quando davanti a sé comparve la Tabella Aritmantica. Gli fu chiesto di vedere in modo diverso, fuori dagli schemi ordinari. Fu inaspettato ma piacevole; interessante per la sua pericolosità. Le iridi cobalto si alzarono per analizzare la tabella sulla lavagna, aiutate dalle palpebre serrate e impassibili, mentre l'invito di guardare oltre non tardò ad arrivare.

- Aritmanzia, numeri, lettere, caselle, linee, bordo... -
Furono le prime parole che uscirono dalla bocca del ragazzo. Veloci nel meccanismo dell'abitudine, come se fossero necessarie per intraprendere il cammino senza dimenticare la casa natia.

Siamo legati al passato anche solo pensando di volerlo abbandonare per sempre.


- Associazione, parola, somma, riduzione, realtà, verità... -
Le palpebre si chiusero impercettibilmente, obbligando il ragazzo a guardare più a fondo senza troppo sforzo.

La realtà è una semplice illusione, sebbene molto persistente.


- Schema, matrice, staticità, blocco, prigione. -
Il contenuto circondato dalle linee restava immobile al loro interno. Fos percepiva una sorta di asfissia penetrare dentro sé; la riconobbe non appena sfiorò la pelle.

Le nostre certezze possono diventare un muro, un carcere che imprigiona lo spirito.


- Eppure, io vedo uno spazio vuoto. -

L'illusione è necessaria per mascherare il vuoto all'interno.


- Mi ricorda un gioco che facevo spesso da bambino. In una casella quadrata bisognava mettere in ordine crescente quindici caselle numerate, sfruttando l'unico spazio vuoto. -
Un giochino regalato dal padre, all'apparenza semplice e inutile. Fos lo trovava tuttavia interessante e si divertiva a mescolarlo a occhi chiusi prima di ricominciare.
Come tutti i giochi, però, anche quello venne abbandonato perché monotono: una volta imparato il meccanismo non vi era altro da capire.

Non è mai solo un gioco quando stai vincendo.


- Vedo la possibilità di rottura, di mescolamento. Oppure la possibilità di cambiare il punto di vista dell'associazione, non seguire la linea verticale bensì una diagonale. Il potere delle adiacenze o delle gerarchie delle lettere.

Il potere non è solo quello che possiedi realmente, ma quello che i nemici pensano tu abbia.


Poteva sembrare solo pura casualità, ma Fos McGene si rese conto di non vedere solo la Tabella Aritmantica. Più si sforzava ad andare oltre il nozionismo appreso, più vedeva se stesso come se si fosse fermato davanti uno specchio. In fondo, presi un numero di elementi, le infinite combinazioni avrebbero potuto raccontare la sua vita in un continuo assemblaggio che scorreva sulla parete vuota. L'Aritmanzia piaceva a Fos per quel motivo: riusciva a raccontargli silenziosamente cose che di se stesso non riusciva a comprendere. Avrebbe potuto essere un aggrapparsi allo scoglio nella tempesta, avrebbe potuto perdere la presa oppure farsi forza per osservare le onde infrangersi dall'alto.
Nelle mani sbagliate, in quelle mani che raccontavano la volontà di porsi al di sopra di ogni spietata morale che lo sottometteva a quelle altrui, si stava avvicinando il sapere aritmantico; Fos aveva tentato di nascondere ogni emotivo segno del viso, ma dentro di sé immaginava i più possibili fini a cui avrebbe potuto ambire. Nelle mani sbagliate ritrovò l'effetto elefante, ma non aveva nessuna intenzione di paralizzare gli occhi su dettagli secondari.

- Esistono in natura molecole composte dagli stessi atomi, secondo identici legami, ma speculari e non sovrapponibili. Il comportamento di queste molecole non è lo stesso, spesso è proprio opposto. Ecco, io vedo anche questo. -
Le dita sfiorarono la superficie lignea fino a nascondersi sotto il palmo.
- Trasformazione, doppio gioco, secondo fine... -

Se perdi, però, sarà difficile giustificarlo.


- La Tabella Aritmantica è il primo passo per conoscere la realtà, ma è proprio a quest'ultima che deve adattarsi. -

Lievemente spostò la testa, segno di aver terminato. Fos non era sicuramente convinto che nella sua spiegazione ci fosse la risposta corretta; era stato semplicemente sincero, senza pretesa di dimostrare una spiccata arguzia. Sentì il contorcersi dei muscoli dell'addome non appena iniziò l'attesa per la spiegazione, quella vera, quella che nelle mani sbagliate avrebbe potuto essere pericolosa.
 
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view post Posted on 17/2/2016, 01:34
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Era come se la Notte dell'Aritmante fosse arrivata in anticipo per Fos McGene, prima ancora che Kedavra potesse spiegargli di cosa si trattava; anche se forse, Fos era vissuto in una lunga, interminabile Notte dell'Aritmante da quando si era macchiato della sua massima colpa.
(Era stato l'atto estremo, finale, che non avrebbe conosciuto eguali nel suo futuro? O si era trattato di una semplice anticipazione, il primo scorcio della sua vera natura? Una fine o un inizio?)
La Preside di Hogwarts aveva compiuto la sua scelta, e significava convivere con il dubbio di stare fornendo a un assassino le formule e le indicazioni per l'esecuzione delle peggiori Maledizioni mai create - o, più precisamente, i mezzi per poterle eseguire con successo certo. Non poteva avere ripensamenti: ormai era troppo tardi. All'Aritmante piaceva pensare che la porta di quell'Aula chiudesse fuori il mondo, sigillando lei e i suoi allievi in una realtà parallela, protetta. In quel setting asettico, dove ogni sedia, ogni mobile, ogni granello di polvere era stato attentamente calibrato, calcolato, considerato, si potevano davvero conoscere le persone, con i loro limiti, le loro paure... lì dentro ci si poteva trovare a vicenda ed era importante che quella porta rimanesse chiusa, che quei muri non offrissero altro se non uno spoglio, integerrimo isolamento acustico. Il mondo poteva essere ricacciato fuori, ma i numeri, nei delicati rapporti che lo componevano, erano destinati a richiamarlo dentro, seppur in una forma più maestosa ed evidente. Era quella la seduzione della materia che insegnava. Il binomio, la corrispondenza, le relazioni che si palesavano e aiutavano a cogliere una specie di disegno.
Un disegno che, talvolta, con gli strumenti giusti, poteva addirittura essere tracciato.
L'Aritmanzia era lì con loro, a stregarli con quella fascinazione di cui erano entrambi vittime. Fos avrebbe potuto tenere una bacchetta puntata alla sua gola, proprio in quel momento, e ancora avrebbe voluto insegnargli ciò di cui aveva riempito rotoli di pergamena in appunti, ciò che l'aveva portata a pensare a come quelle nozioni spietate potessero impattare sul suo Pupillo, facendola sorridere, talvolta, facendola rabbrividire.

-Cambiamento nella costanza. Stabilità nell'infinito fluire dell'avvenire. Ordine nell'entropia. Caos nella chiarezza.

Riassunse le osservazioni del Tassorosso. Non si stupiva che lui fosse in grado di scorgere, nella Tabella, le stesse cose che vedeva lei. Nonostante i suoi sforzi razionali, in quella realizzazione persisteva soltanto orgoglio.
È orfano di mentore. Ha perso chi più di chiunque altro gli ha insegnato a essere se stesso. Ha bisogno di una guida.
(Non l'ha persa. L'ha eliminata appena si è presentata la possibilità di una vita migliore. )
È questione di tempo.
(È questione di chi riesca a plasmarlo e come. )
È questione se sia plasmabile o meno.

-Secoli, forse millenni di storia dell'Aritmanzia. Teorie, variabili, una quantità incalcolabile di applicazioni. Sai come si dice: dove c'è un Aritmante c'è un'Aritmanzia. Una sola costante. Un unico, immutabile, ricorrente strumento. Quello.

La mano sulla spalla di Fos si sollevò a indicare la lavagna. Kedavra mosse un passo in avanti, rimanendogli di fianco, il braccio sinistro appoggiato alla stessa superficie su cui il Tassorosso era stato impegnato a scrivere poco prima.

-Ci sono stati suggerimenti di intervenire sulla Tabella Aritmantica per modificarne qualche dettaglio o rivoluzionarla completamente, come è ovvio. Le cosiddette "Tabelle Apocrife" riscossero qualche successo negli anni Settanta del secolo scorso, radunarono un po' di seguaci. Nessuna delle teorie che le utilizzava riuscì a ottenere un vero riconoscimento sulle riviste ufficiali, tuttavia. Rimasero una specie di culto e nella maggior parte dei casi la loro fine fu piuttosto oscura o violenta.

Sollevò le sopracciglia mentre si voltava appena, osservando Fos al di sopra della spalla.

-Alcune... vicende, nel corso della storia dell'Aritmanzia, portano a chiedersi se la nostra disciplina sia il libro o gli occhialini da lettura. Se si tratti di un semplice... codice per decifrare qualsiasi significato la realtà nasconda o se sia umanamente possibile utilizzarla per plasmare ciò che abbiamo intorno. Se sia possibile sfruttare queste conoscenze complesse per arrogarci un dominio sulla realtà. Sulle nostre vite, sui nostri destini. Piegare il mondo ai nostri scopi.

Il suo sguardo rimase imperturbabile, ma i muscoli delle dita ferme sul banco si irrigidirono appena.

-Non so quanti dei tuoi compagni abbiano realizzato cosa sia davvero successo quando siamo passati, con il nostro programma, dall'Aritmanzia degli Incantesimi all'Aritmanzia del Duello, ma chiunque abbia avuto un'idea di cosa... Shaverne abbia insegnato quando si trovava al mio posto, avrebbe potuto trovare un collegamento. Siamo passati dagli occhialini da lettura al libro vero e proprio. Abbiamo utilizzato l'Aritmanzia per la prima volta, senza limitarci a leggerla.

Sospirò leggermente, e un vago sorriso le piegò le labbra.

-Ho insegnato Negromanzia a Hogwarts, in questa Aula? Dopo tutto ciò che la Negromanzia ci ha fatto? Ovviamente no. Ovviamente . La vera Aritmanzia non è una conoscenza da riporre su uno scaffale. Il fine ultimo di un Aritmante è intervenire sulla realtà, perché questo è il fine ultimo di un essere umano e non c'è niente, neppure nell'Aritmanzia più astratta, che non sia profondamente umano. Possiamo divertirci a indagare la nostra Propensione, o la validità aritmantica del nostro Smistamento, ma questo significa soltanto leggere il libro da una grande distanza, senza neanche toccarlo. A un certo punto desidereremo quello che desiderano i Negromanti. A un certo punto ci renderemo conto di averlo già fatto, di avere già studiato come utilizzare l'Aritmanzia per modificare la realtà.

Si strinse nelle spalle, rivolgendo uno sguardo al soffitto.

-Questo è normale. Questo è accademico. Se Shaverne non fosse entrata in questa Aula, probabilmente non avremmo nemmeno mai nominato la Negromanzia e avremmo continuato con il nostro programma, come poi abbiamo fatto. Un programma approvato dal Ministero e che prevede, in effetti, che gli studi più avanzati applichino l'Aritmanzia alla vita di tutti i giorni, alla magia, agli Incantesimi, alle scelte di un individuo. Ma visto che Shaverne è entrata in questa scuola e voi tutti avete assistito a ciò che la Negromanzia può fare, non si può negare l'evidenza. Non è un mistero che i Negromanti siano, prima di tutto, Aritmanti. Non dovrebbe sfuggirti che l'Aritmanzia contenga in sé il seme della Negromanzia, e che la Negromanzia possa essere considerata come la più alta e pericolosa messa in pratica dell'Aritmanzia stessa - fece una pausa e stirò le labbra, fissando Fos con grande serietà -Ma esiste una distinzione tra Aritmanzia Applicata e Negromanzia. Non è la distinzione limpida e infallibile che si insegna in classe, ma esiste. Tornando al nostro libro, potremmo dire che l'Aritmanzia Applicata ci permette non solo di leggerlo, ma di sfogliarlo, alla ricerca dei capitoli davvero interessanti, mentre la Negromanzia non ha altra ambizione se non afferrare una piuma d'aquila e scriverci sopra, cancellando alcune parti, aggiungendone di nuove.

Batté piano le palpebre, inclinando leggermente la testa come per studiare la reazione di Fos, senza eccedere con la discrezione: nessuno dei due ne aveva davvero bisogno, a quel punto.

-La Negromanzia è la corruzione delle conoscenze Aritmantiche, il frutto del delirio di onnipotenza a cui l'Aritmanzia può condurre i meno accorti. La Negromanzia si spaccia per l'arte magica fondata sulla consapevolezza dei propri limiti, eppure lotta per infrangerli: nulla di veramente buono o costruttivo può emergere da questa contraddizione. L'Aritmanzia è invece l'affermazione di quei limiti; l'ampio spazio di manovra, la grande, complessa libertà che quei limiti consentono.

Tornò a incrociare le braccia mentre si voltava completamente verso il suo Pupillo in ascolto.

-Utilizzare la Tabella Aritmantica per migliorare la realtà -- o per adattarla alle nostre esigenze, se vogliamo usare termini più estremi -- è Aritmanzia. Laddove l'Aritmanzia si inserisce in una mente ben organizzata, focalizzata su obiettivi chiari, fondata su una solida conoscenza, non potrà mai diventare la versione corrotta di se stessa. Esistono ben poche nozioni che posso ancora essere in grado di insegnarti, ma quelle che ti saranno necessarie, le apprenderai qui. Più di tutto, però, qui imparerai il resto. Imparerai come resistere alla tentazione, come godere appieno delle tue conoscenze e di sfruttarle al massimo del loro potenziale, senza mai voltarti indietro, senza mai guardare al di là delle barriere che costruiremo qui dentro, insieme.

Sollevò il mento in un involontario gesto di sfida.

-La grandezza che fiorisce dall'umiltà. Nessuno ha bisogno di lezioni su come desiderare di essere grandi, ma imparare a essere umili può richiedere una vita intera. Speriamo che le lezioni programmate per questo corso possano bastare.

Un altro sorriso, con una punta di timidezza. Un brillio negli occhi azzurri dell'Aritmante suggerì una fiducia con il timore di germogliare.

-Non perdiamo altro tempo. Abbiamo parlato di conoscenza, e questo sarà il fondamento di tutto ciò che imparerai qui dentro. Il tipo di Aritmanzia che ti insegnerò è interamente basato sulla conoscenza che puoi fare, in prima persona, del mondo. La conoscenza, decodificata utilizzando la nostra Tabella Aritmantica, può letteralmente diventare la tua più grande forza. Prima di cominciare con la spiegazione, due domande essenziali. La prima: qual è la differenza tra "sapere" e "conoscere"? La seconda: su cosa, l'Aritmanzia nelle sue forme più elevate e complesse, può intervenire, e su cosa non potrà mai farlo?

Limiti. Li avrebbero ribaditi, li avrebbero accarezzati. Avrebbero imparato a vederli come le uniche ancore di quella lucidità su cui il loro intero lavoro si sarebbe costruito.

-Kedavra

Edited by Kedavra - 26/2/2016, 00:37
 
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Fos McGene
view post Posted on 25/2/2016, 23:10




Un filo d'erba può essere inserito nelle cose più flessibili che la natura abbia mai creato.
Quando un filo d'erba danza nel prato al ritmo impartito dal vento, esso si muove sinuosamente nella prevista caoticità; un filo d'erba si curva lievemente quando la brina mattutina si ancora alla superficie filiforme e quasi liscia al tatto; se calpestato, un filo d'erba si piega al volere della suola minacciosa in attesa di tornare ad essere cullato dal sole. Ognuno di noi può verificare la sua capacità, ad esempio provando ad avvolgerlo lungo le dita della mano: si adatta a tutte le prove a cui esso viene sottoposto.
La struttura macromolecolare di un filo d'erba è tale da permettergli di resistere alle forze esterne.
Immaginate ora di fermare il vento e che la gravità abbia richiamato al suolo le gocce d'acqua mentre alcune aleggiano lì intorno sotto forma di vapore. Immaginate dunque di alzare il piede dal prato e di srotolare il nastro verde dal dito. Il filo d'erba ritornerà esattamente al suo stato iniziale, come se nulla fosse successo.

Fos McGene aveva imparato a non credere nelle certezze. Le teorie che regolano l'Universo sono così numerose e al tempo stesso controllabili al potere di una falsificazione tale da possedere solo effimera potenza. Sebbene esse calzano a pennello nel disegno oltre la volta celeste, la struttura ontologica si disintegra al limite del conoscibile. La mente umana, sola ed isolata, è fallace; necessita di impulsi che l'allontanino dallo stato d'inerzia. Tuttavia se ad identificarsi con l'oggetto è il soggetto, una teoria si propone di racchiudere egoisticamente ciò che i propri occhi vedono prender vita silenziosamente nella realtà.
Non a caso erano state sonorizzate le sue idee relative alla Tabella Aritmantica, velate da una pretesa di impossessarsi di una legge che avrebbe lui permesso di modellare la realtà alla stretta funzione che la collegava direttamente al proprio io. Ma il diciassettenne sedeva dall'altra parte della cattedra, nel posto in cui era, sì, lecito formulare nuove teorie con il rischio però di risultare acerbe o del tutto marce a chi effettivamente conteneva le potenzialità di quel ruolo.
Un cenno spicciolo alla storia aritmantica fece viaggiare Fos nel tempo, immergendosi in un contesto quasi ancestrale la cui potenza dell'uomo poteva essere sottoscritta da un semplice, quanto potente, simbolismo. Quello che ora appariva come un semplice calcolo, alcuni millenni prima doveva essere una struttura architettonica che neanche il tempo sarebbe stato in grado di scalfire, una matrice perfettamente regolata dalla logica e scolpita, chissà, sulla nuda pietra. Che avesse ragione o meno, Pitagora aveva vinto. La sua intuizione si era elevata alla massima aspirazione dell'uomo pensante, salendo i gradini dell'olimpo e lasciando indietro i tentativi di confutazione. Fos McGene apparteneva alla folla incommensurabile che puntava gli occhi verso il cielo, cercando di schiarire il tempio obnubilato con la speranza di accedervi per rimanere. Eretico, tuttavia, a scontare al rogo le pene.
Interessante fu dunque la metafora con la quale Kedavra aveva appena descritto l'Aritmanzia, efficace a solleticare la mente del pupillo tanto da inoltrare una serie di scariche elettriche lungo la schiena. Se Fos avesse dovuto esprimere un giudizio a caldo, lui avrebbe scelto il libro: avrebbe voluto non solo cimentarsi in una nuova analisi, metterla in pratica, percepirla dentro, ma anche poter essere giudicato nella stesura di una teoria atta ad intensificare il modello di realtà che avrebbe voluto plasmare. E, si sapeva, per Fos i giudizi erano fondamentali, soprattutto se il giudice era se stesso.
Non vi era Shaverne, purtroppo, a guardargli le spalle. Non ci aveva mai pensato fino ad allora in realtà, sebbene la sua dittatura era ancora viva nella mente... sebbene avesse provato un genuino interesse nelle sue lezioni. Le potenzialità della Negromanzia potevano forse essere intuibili, ma Fos si rese conto che probabilmente la vecchia Preside non si fosse addentrata più di tanto nelle sotterranee celle oscure in cui la Negromanzia abitava. Forse, perché, la tradizione nel tramandare un'arte di quella portata doveva essere preclusa a molti. Forse perché la Negromanzia era davvero l'espressione dell'io più profondo, unico ed inimitabile.
Evidentemente c'era qualcosa di sbagliato in Fos. Qualcosa che la stessa Kedavra cercava di evidenziare in quella prima introduzione al corso. Se prima il Tassorosso aveva ritenuto il Capo degli Auror indifferente al gioco dei ricordi, ora il dubbio era diventato una lingua di fuoco nascente che necessitava ancora di molto ossigeno per potersi espandere. La visione corrotta di se stessa, la visione corrotta di se stesso era quanto più paranoica di un indice puntato contro. L'umiltà era l'anti-Fos McGene mostrato in un pomeriggio in cui i fulmini lo avrebbero fatto nascondere sotto le coperte.

Lì dentro qualcuno stava sbagliando.

Il giovane di Nairn saettò le pupille scure sulla pergamena che aveva poco prima scarabocchiato velocemente fino a creare una piramide di numeri. La ispezionò velocemente senza distrarsi tuttavia dalle ultime parole dell'aritmante. L'inchiostro sembrava innocuo tra le fibre. Davvero aveva creduto che vi fossero indizi, che vi fosse un collegamento, che nascondevano parole taglienti che Kedavra non riusciva a dire?

- Il sapere, secondo, me è una forma di conoscenza. Esso è come un sistema, un insieme di elementi interconnessi, di concetti inseriti in una fitta trama. In particolare il conoscere implica l'esperienza e l'esperienza viene acquisita per mezzo del sapere. Quindi, il sapere serve alla comprensione della realtà... -

La voce si interruppe brevemente. La risposta non era immediata, tanto meno comprensibile. Fos si morse dolcemente il labbro inferiore prima di continuare.

- Come dire... serve a interpretare le situazioni, afferrare il senso delle cose, fornire spiegazioni e fare previsioni. Interviene nella pianificazione della condotta, quando si tratta di progettare azioni, prendere decisioni, agire, svolgere i compiti. Il sapere... -

Si inumidì le labbra e prese del tempo per trovare la giusta parola.

- Il sapere è come una sacca capace di accrescersi, quindi credo che che renda anche possibile l'ideazione, la progettazione, l'invenzione e la formulazione di ipotesi. -

Ed era, in fondo, quello che stava facendo. Le mani intanto sfiorarono il tessuto dei pantaloni, lasciando un impercettibile alone di sudore.

- Potrei pensare, inoltre, che il sapere è il presupposto della comunicazione umana perché siamo in grado di trasmettere una grande quantità di informazioni utilizzando anche solo una parola, perché due interlocutori collegano quella parola ad un concetto, a quell'elemento di una rete di conoscenza condivisa. -

Ci stava girando intorno, spiazzato un po' dal genere di domanda. Sostanzialmente era un cane che si mordeva la coda. Doveva aspettarselo, visto che in addestramento si suonava la stessa musica.

- In poche parole, per conoscere la realtà colleghiamo gli input sensoriali, cioè dell'esperienza, al sapere già posseduto. -

Riprese fiato cercando momentaneamente la figura della Preside. Insicuro della sua prima risposta continuò, perlustrando spazi che credeva fossero più familiari.

- Da quello che ho compreso in questi anni di studio, fondamentalmente ritengo che l'Aritmanzia non può intervenire su quelli che noi definiamo Eventi determinati dal Destino, su quei punti fissi che a noi è dato conoscere ma che risultano essere immutabili nelle dimensioni di spazio e tempo; al contrario, nella sua forma più elevata e complessa potrebbe intervenire su tutti gli Eventi Accidentali. Be', forse non tutti... forse ci è concesso soltanto cambiare sentiero davanti a noi, non quelli già percorsi. -

Fos sapeva che tempi addietro esistevano le Giratempo e, sì, si sarebbe stupito se fosse stato ancora possibile avere un modo per tornare indietro nel tempo.
Il volto si perse oltre la finestra, alla ricerca della risposta che ora stava pretendendo da se stesso.

Su cosa del suo passato sarebbe intervenuto, se fosse stato possibile?
 
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view post Posted on 2/3/2016, 03:04
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O Z Y M A N D I A S

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Stava succedendo di nuovo. L'attenzione di Kedavra era su Fos. Quella di Fos era sull'Aritmanzia. Entrambi finivano per guardare la lavagna e l'universo che vi era stato incasellato, e sembrava non avere importanza da dove avessero cominciato, o chi fossero stati prima di quel momento.
Le parole del Tassorosso spiccarono un volo: dal mondo che entrambi avevano davanti agli occhi, sotto le dita, a quello che giaceva al di là. Era proprio lì che l'Aritmanzia li avrebbe portati quel giorno. Ma l'unico modo per essere sicuri di non perdere la via era percorrere sentieri che fossero, almeno in minima parte, conosciuti.

-Hai usato la parola magica: "esperienza".

Iniziò l'Aritmante, quando il Pupillo ebbe finito di parlare.

-L'esperienza è l'anello di congiunzione tra la conoscenza, quella che possiamo apprendere dai pensieri altrui, trasmessi tramite libri, teorie, o semplicemente tramite la parola, e il sapere. Il sapere è sempre incarnato, ha a che fare con il corpo, con la narrazione che ciascuno di noi può fare di se stesso. Posso conoscere, sulla carta, come si lancia un Incantesimo di Disarmo, ma questo non significhi che sappia lanciarlo. Il sapere implica necessariamente che io ne abbia fatto esperienza diretta e corporea, che l'abbia effettivamente scagliato e abbia potuto provare in prima persona ciò che si sente, le difficoltà che si incontrano, tutto quell'insieme di emozioni, aspettative, impressioni che rendono il nostro sapere unico, proprio come lo è l'esperienza che facciamo di qualcosa.

Fece una pausa, guardando Fos in tralice prima di tornare a fissare vagamente la lavagna. Un cenno della bacchetta e dall'ardesia emersero i tre termini.

CONOSCENZA ↔ ESPERIENZA ↔ SAPERE



-Perché le frecce sono bidirezionali? Perché sapere e conoscenza sono entrambi incompleti senza l'esperienza. Tu hai letto innumerevoli testi per arrivare fin qui, hai sicuramente studiato branche di Aritmanzia morte da tempo, che non ti troverai mai a sperimentare in prima persona; le informazioni che ne hai tratto hanno cambiato qualcosa in te, nella disposizione dei tuoi percorsi neuronali: è l'apprendimento. Imparare qualcosa, anche soltanto sulla carta, è un tipo di esperienza, in particolare un'esperienza che riguarda noi stessi, il bagaglio di cultura che ci trasciniamo appresso. Viverlo, invece, significa sapere. Entriamo subito nel merito introducendo due termini specifici, cominciando da Episodio. Nella branca di Aritmanzia Avanzata che stiamo trattando, si definisce Episodio ciò che possiamo conoscere, esperire e sapere. L'Episodio di cui abbiamo una conoscenza teorica, indiretta, viene definito Episodio Teorico; quello di cui abbiamo fatto esperienza, Episodio Esperenziale; quello con cui abbiamo una familiarità diretta, legata a ciò che abbiamo chiamato "sapere", è detto Episodio Incarnato. Ti chiederò di farmi altri esempi, quando avrò terminato la spiegazione, intanto possiamo semplicemente tornare a quello iniziale per farti afferrare il concetto. Lo studio del lancio di un Incantesimo di Disarmo è un Episodio Teorico: un apprendimento vicariato che avviene tramite un mezzo, in genere la parola scritta o narrata. Il vedere qualcuno eseguire un Incantesimo di Disarmo su un'altra persona, assistere quindi al lancio senza esserne fautori né vittime rientra tra gli Episodi Esperenziali. Infine, lanciare personalmente, in maniera soggettiva, tale Incantesimo, è un Episodio Incarnato. Quando di un Episodio si ha una conoscenza Teorica, Esperenziale e Incarnata diciamo - e questa è il secondo, importante termine specifico - che quell'Episodio è stato Assimilato.

La Preside, che aveva mosso qualche passo verso le parole emerse in lettere luminose davanti a loro, si voltò e tornò a guardare Fos McGene, le braccia incrociate sul petto.

-La seconda domanda che ti ho posto è in realtà uno dei più grande interrogativi dell'Aritmanzia ed è molto legato, se ci pensi, anche alla stessa Negromanzia. Dove tracciamo quel limite invalicabile che segna il confine tra cultura e follia? E questo confine è davvero invalicabile? Quanto è pericoloso avvicinarsi? Abbiamo detto che non c'è nulla di male nel voler utilizzare l'Aritmanzia per intervenire sulla realtà, che è proprio ciò per cui l'Aritmanzia è stata scoperta, probabilmente il suo autentico fine. In molti hanno cercato di scoprire fin dove si potessero spingere questi studi, queste... sperimentazioni. Come abbiamo detto in apertura, modificare la Tabella Aritmantica non si è rivelato saggio: ha portato letteralmente alla pazzia, se non alla morte, praticamente tutti quelli che ci hanno provato. I Tre Strumenti dell'Aritmante non devono essere toccati, dopo millenni di studi in materia possiamo dirlo con assoluta certezza. Possono, però, essere usati. L'approccio dell'Aritmanzia delle Scelte, a cui ti sei riallacciato, è una delle tante risposte valide. Per definizione, gli Eventi Determinati dal Destino non possono essere modificati; per quanto riguarda quegli Accidentali, possiamo dire con certezza che è possibile studiarli, verificarne la loro affinità. Ma siamo ancora lontani, con i soli mezzi dell'Aritmanzia delle Scelte - almeno, come è stata presentata in classe - dal parlare di un vero e proprio intervento sul reale.

La mano pallida di Kedavra sciolse l'incrocio delle braccia e si stese sulla lavagna, indicando la Tabella Aritmantica, ancora al suo posto.

-Nella prima metà dell'Ottocento, un giovane studente di Aritmanzia proprio come te, nella scuola di magia di Ilvermorny, Stati Uniti d'America, un bel giorno guardò questa Tabella Aritmantica e fece un'osservazione terribilmente banale. Forse qualche tuo compagno ha notato la stessa cosa, forse lo hai notato anche tu - ma era qualcosa di troppo semplice per attirare la tua attenzione, e il nostro studente non era tra i più brillanti; insomma, nessuno sa cosa accada in quei momenti in cui la complessità del reale decide di rivelarsi a qualcuno, né potremo mai capire con quale criterio avanzi il progresso, perché alcuni vengano scelti per portarlo avanti... Eppure, tale studente, il cui nome era Vilhelm Kornel, osservò che nella Tabella Aritmantica ogni lettera corrisponde a una cifra, ma ogni cifra corrisponde a più lettere.

Si strinse nelle spalle, sollevando le braccia, con un sorriso che le si dibatteva tra le labbra.

-Se tu avessi sentito un tuo compagno dire una cosa del genere, magari durante un gruppo di studio, lo avresti cacciato, mandato a ripassare. Mi aspetterei un commento del genere da chi vede la Tabella Aritmantica per la prima volta, giusto? Cosa può venir fuori da un'affermazione così grossolana e ingenua?

Kedavra sollevò le sopracciglia mentre si voltava di nuovo verso la lavagna e accompagnava la bacchetta, da cui tornarono a fluire lettere.

Aritmanzia di Kornel



Quando le parole furono ben visibili a entrambi, la Preside si voltò verso Fos con un genuino sorriso.

-Già dal nome puoi capire alcune cose: la prima, Kornel era giovane, presuntuoso, egocentrico, geniale. Cosa potremmo aspettarci da una mente del genere nel corpo di un diciassettenne? Cosa possiamo aspettarci dalla tua?

L'angolo della bocca dell'Aritmante si arricciò fino a mostrare la sua rara fossetta. La domanda fu retorica, il tono casuale, anche se gli occhi acquamarina indugiarono su Fos più del dovuto.

-Non aveva intenzione di lasciare che qualcuno si dimenticasse della sua scoperta, perciò le diede il suo nome. La seconda: il fatto che nessuno, in più di duecento anni, abbia fatto entrare in uso un nome più adeguato -- venne suggerito "Aritmanzia del Limite" o la più gettonata "Aritmanzia Fenomenologica", magari la chiameremo così un paio di volte, tanto per fare un dispetto a Kornel -- dovrebbe farti capire che ci stiamo addentrando in un campo minato. L'Aritmanzia di Kornel, o Aritmanzia Fenomenologica, è un ambito temuto, poco rispettato, un argomento che rasenta il tabù nella comunità aritmantica. È difficilissimo trovare una rivista disposta a pubblicare articoli che ne parlino, se non in maniera svilente: lo so perché ci ho provato io stessa.

Mentre si schiariva la voce, Kedavra si domandò se Fos potesse immaginare da cosa fosse originata quella diffidenza verso ciò che stavano affrontando. Più interessante ancora, sarebbe stato verificare se glielo avrebbe mai chiesto.
Sospirò, non potendo evitare di sentirsi intrigata.

-Esistono numerose prese di posizione in merito e non ho intenzione di importi la mia. Il mio pensiero sull'Aritmanzia di Kornel è troppo controverso perché venga pubblicato o riconosciuto. Ma questo è un corso tenuto da me, e tu sei un Pupillo che ritengo in grado di recepire e fare tesoro di questi insegnamenti. Per questo motivo, ho deciso di proporti di partecipare ai miei esperimenti.

Si avvicinò a Fos, fino a fermarsi davanti al suo banco, e guardarlo dall'alto.

-I termini che ti ho presentato poco fa non sono presi da nessun libro. Fanno parte di una ricerca che porto avanti da quasi sei anni. L'Aritmanzia di Kornel è in grado di intervenire sulla realtà, purché vengano rispettate determinate condizioni: questo è quello che ho scoperto. Quando riporteremo i risultati del nostro studio, e riusciremo finalmente a pubblicarli, la comunità aritmantica potrebbe trovare un altro nome per quello che stiamo studiando. Aritmanzia di Kornel-Mandylion-McGene. Come ti suona?

Si morse il labbro inferiore mentre sollevava un sopracciglio.

-Come ha potuto Kornel fondare un'intera branca di Aritmanzia sulla sua banale descrizione della Tabella Aritmantica? E come si collega questo al discorso che abbiamo fatto su Episodi e Assimilazione? Ci arriveremo, un passo per volta. Ora, per assicurarci di essere sulla stessa pagina, ripensa alla mia domanda e alla mia spiegazione: Aritmanzia e conoscenza. Alla luce di ciò che sai sui diversi tipi di Episodi, in quali casi l'Aritmanzia - o per meglio dire, l'Aritmante - non potrà mai intervenire? Su cosa, invece, potrà farlo?

Passo dopo passo, si stavano avvicinando. Ed era già troppo tardi per tornare indietro.

-Kedavra

Edited by Kedavra - 16/4/2016, 00:56
 
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Fos McGene
view post Posted on 3/3/2016, 23:46




La tensione cresceva esponenzialmente, sebbene essa non appartenesse alla sfera negativa. Era un tensione genuina per chi come Fos non aspettava altro che sentire con le sue stesse orecchie qualcosa di così interessante, qualcosa per cui sarebbe valsa la pena avere i glutei addormentati a causa delle numerose ore in cui sarebbe stato lì, seduto su una sedia dura quanto una roccia.
Il ragazzo annuì alle correzioni di Kedavra, ammettendo a se stesso silenziosamente che non sarebbe stato mai in grado di fornire una spiegazione di quel calibro. Nonostante avesse colto l'anello di congiunzione e capito che sapere e conoscere convivevano in una relazione biettiva, non era stato abile a fare una giusta distinzione, che forse la professoressa si aspettava.
Il salto alla spiegazione vera e propria, a quei concetti aritmantici ancora sconosciuti al ragazzo, fu immediata tanto che non si rese conto di essere stato trasportato dall'altra parte del fiume. Non era distrazione quella, piuttosto era una totale attenzione che non lasciava fluire altro dall'esterno, facendo sì che il passaggio risultasse solo un punto prima di un nuovo capoverso.
Se quindi qualcuno avesse potuto vedere Fos in quel momento, avrebbe senz'altro notato un ragazzetto ligio e rispettoso che ascoltava la lezione rinchiuso in un involucro tale da non permettergli neanche il minimo movimento. In realtà, dentro di lui, vi era un ribollire di sensazioni indescrivibili che si esternavano con un certo luccichio negli occhi.
Sapere che due secoli prima un ragazzo oltreoceano aveva plasmato dalla banalità e dall'ovvietà una teoria aveva scatenato nel Tassorosso l'idea che effettivamente nulla fosse impossibile. Neanche il commento successivo, aggiuntosi alla descrizione di Kornel, riuscì a fargli cambiare idea. Fos non era ancora entrato nel metodo di Kornel, ma riteneva che, qualunque esso fosse, avrebbe dovuto meritare un certo rispetto. Aritmanzia di Kornel racchiudeva il pensiero che fino ad allora si era fatto dell'aritmanzia stessa: essa, se usata con il giusto medoto, non era altro che l'espressione del soggetto pensante. A tal proposito, Fos aveva qualcosa da chiedere a Kedavra e lo avrebbe fatto a spiegazione terminata. Non fu una decisione vera e propria, perché, sebbene Kedavra avesse preso una piccola pausa prima di andare avanti, le seguenti parole lo condannarono alla degenerazione di un'immobilità non solo fisica, ma anche mentale. Fu come se si fosse spento momentaneamente ogni collegamento neuronale, come se la testa non pesasse, schiarita dei moti turbolenti che fino ad allora si erano formati.
Tilt.
Nessun suono.
Nulla.


- Meraviglioso. - mormorò.
Aveva realizzato l'obbiettivo di quel corso. Aveva realizzato che i suoi sforzi avrebbero potuto avere una meritata ricompensa. Gli sforzi di una vita, ancora giovane, dedicata al sacrificio accademico. Guardò Kedavra senza dire altro. Avrebbe voluto ringraziarla già da subito, avrebbe voluto dirle quanto fosse già entusiasta. Immaginava il suo nome scritto su un libro e nulla, nient'altro avrebbe desiderato in quel momento.
Ma non era stato appellato per fantasticare. L'Aritmante aveva richiamato la sua attenzione, rimettendogli, come giusto che fosse, i piedi per terra.

- A questo punto direi che l'Aritmante non può intervenire sia su un Episodio Teorico che Esperenziale, ma può farlo su un Episodio Incarnato. Intervenire su qualcosa implica il sapere, quindi fin quando noi non abbiamo esperienza diretta, che non è il semplice osservare. -

Cercò una sorta di conferma sul volto di Kedavra, poi riprese a parlare portando avanti le sue ipotesi.

- Ma nel momento in cui l'Aritmante interviene su un Episodio Incarnato è come se creasse un nuovo Episodio Teorico, quindi Esperenziale agli occhi di un nuovo osservatore, no? -

Il sopracciglio alzato e ben disposto ad ascoltare la spiegazione a quella che non era una vera e propria domanda, quanto un pensiero dedotto da ciò che stava iniziando ad apprendere.

- Non mi stupirei, comunque, se il metodo di Kornel preveda il contrario. Professoressa, avrei una domanda, una curiosità più che altro. -

Interruppe momentaneamente il filo logico della spiegazione per tornare all'introduzione.

- Il Paradosso di Kemenyes ci insegna che l'Aritmanzia è vera senza essere dimostrata: come è possibile in Aritmanzia criticare negativamente, reputare inopportuna una teoria o dimostrare che questa sia inaccettabile, ammesso che utilizzi un metodo conforme all'Aritmanzia stessa? -

Perché Kornel è stato messo a tacere?
 
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view post Posted on 7/3/2016, 07:05
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Una delle braccia di Kedavra si era spostata a circondarle il busto sotto il seno, mentre l'altra vi era appoggiata con il gomito in modo che l'indice potesse puntellarle il labbro inferiore mentre seguiva, pensosa, il ragionamento di Fos.
Il Tassorosso non era abituato a sentirsi simile a qualcuno. Quelli che la scuola - e sicuramente lui stesso - considerava alti riconoscimenti, come voti alti, spille, titoli, per un ragazzo potevano finire per essere le basi di una stigmatizzazione sociale che arrivava a non poter essere ignorabile. Alla lunga, finiva per logorare, finché la naturale inclinazione all'affiliazione veniva indirizzata a figure che istintivamente si percepivano come vicine, tanto nei risultati quanto nella solitudine. Durante i suoi tempi a Hogwarts, Kedavra ci era passata a sua volta. L'identificazione con personaggi del passato le cui imprese apprendeva soltanto dai libri era diventata un bisogno primario.
La proiezione di Fos sulla figura di Kornel era scontata, con o senza il suo incoraggiamento. Il ragionamento che il suo Pupillo le presentò, un passo per volta, annunciava a gran voce l'apertura della sua mente. Erano pronti per allontanarsi dalle nozioni apprese fino a quel momento, e fino ad allora chiuse al sicuro su scaffali della Biblioteca. Da lì in avanti, tutto doveva essere possibile.
Anche il peggio.

-Kornel era disorganizzato e ben poco metodico. Non lo possiamo biasimare: aveva appena fatto una scoperta rivoluzionaria ed era troppo giovane per descriverla in maniera analitica, voleva semplicemente viverla, raccoglierne i frutti. Passò anni a sperimentare e prese pochi appunti disordinati, di cui ci rimangono soltanto frammenti. L'ostracismo storico della comunità degli Aritmanti verso Kornel mi ha reso particolarmente difficile e costosa le ricerca di queste fonti originali, ma infine credo di essere riuscita a ricostruire la maggior parte dei suoi scritti. In pochi seguirono i suoi insegnamenti, nei secoli a venire, ma tutto ciò che i suoi eredi intellettuali aggiunsero alle sue conoscenze è stato preso in considerazione. Prima di presentarti il primo estratto dal questo materiale che vorrei sottoporre alla tua attenzione e arrivare alla risposta della domanda che ti ho appena posto, è opportuno chiarire ciò che più di tutto, credo, ti stia lasciando smarrito in questo discorso, ovvero come, esattamente, l'intuizione di Kornel abbia potuto fondare una vera e propria Aritmanzia.

Incrociò entrambe le braccia, forzandosi ad allontanare l'indice che fino a quell'istante le aveva toccato le labbra. Una brutta abitudine.

-Seguimi. Non sarà un ragionamento complicato, ma è denso di significati. Ora, abbiamo osservato che nella Tabella Aritmantica ogni lettera corrisponde a una cifra, ma ogni cifra corrisponde a più lettere. Posto, come sappiamo, che la Tabella Aritmantica è uno dei tre strumenti fondamentali attraverso cui l'Aritmante svela la realtà -- concordiamo con Kornel che sia, in fondo, lo strumento più importante e rappresentativo dell'Aritmanzia, anche se non si tratta di una sua idea originale -- allora ammettiamo un legame inscindibile tra Tabella Aritmantica e realtà stessa. Le implicazioni di questo legame teorico sono incalcolabili. Il fatto che la Tabella Aritmantica presenti nove cifre limita la nostra immaginazione, ci rende umanamente difficile pensare che possa abbracciare tutto ciò che esiste: dagli elementi concreti dell'universo, a quelli difficilmente percepibili con i nostri sensi. Pensieri, emozioni, dimensioni. Tutto ciò che di complesso esiste può essere semplificato e ricondotto a una singola cifra. Chi padroneggia tutte queste singole cifre, chi possiede una conoscenza assoluta della Tabella Aritmantica può perciò accedere a una conoscenza assoluta sull'universo.

Fece una pausa per riprendere fiato, anche se stava respirando piano. Quell'affermazione meritava di essere considerata almeno per qualche secondo.

-Kornel non ci ha lasciato molte definizioni e i suoi ragionamenti teorici si fermano qui: scoprì molto altro, ma non fu davvero in grado di capirlo, soltanto di descriverlo e ricondurlo alle sue osservazioni iniziali. Tuttavia, chiamò Padronanza la conoscenza approfondita di una o più cifre della Tabella Aritmantica e questo divenne il suo concetto chiave. Spero che tu non stia prendendo con leggerezza queste affermazioni. L'Aritmanzia Fenomonelogica di Kornel si costruisce sull'ipotesi che la Padronanza delle cifre della Tabella Aritmantica corrisponda al controllo di tutte le situazioni che possono essere ricondotte a tale cifre.

Dopo questa spiegazione, l'Aritmante si strinse nelle spalle.

-D'accordo, ma come si ottiene la Padronanza di una cifra della Tabella Aritmantica? A più lettere corrisponde una sola cifra, e più situazioni, in linguaggio Aritmantico "Circostanze" o usando la mia terminologia, Episodi, corrispondono altrettanti numeri che possono, tramite la Somma Aritmantica, ovviamente, essere ricondotti a una sola cifra. Le cifre della Tabella Aritmantica, pur essendo soltanto nove, sono pregne del significato di un numero infinito di Episodi. Un miliardo di Episodi completamente diversi possono essere semplificati in una sola cifra. Per quanto riguarda il come ottenere la Padronanza di una cifra -- che da sola è potenzialmente in grado di permetterci praticamente qualsiasi cosa -- è proprio lì che il discorso di Kornel si fa confuso. È proprio lì che entriamo in gioco noi e le mie osservazioni sull'esperienza, oltre alla risposta alla mia domanda.

Indicò Fos, annuendo.

-Come hai visto, il tuo ragionamento ti ha fatto approdare alla mia stessa conclusione. Kornel, pur essendo un ragazzo, era indubbiamente molto erudito in questioni Aritmantiche e particolarmente appassionato di Aritmanzia Profetica. Uno dei procedimenti tipici di questa metodologia, come ricorderai, la cosiddetta Decodifica della Situazione, gli fornì un'altra brillante intuizione. Il limite della validità e del potere dell'Aritmanzia Profetica è dato, se ben ricordi, dall'impossibilità di individuare tutte le Variabili Contestuali presenti in una determinata situazione: qualsiasi tentativo di sintesi al riguardo rischia di compromettere i risultati e far arrivare a una Predizione errata. La Decodifica della Situazione condensa la complessità del reale, potremmo dire la complessità di un Episodio, in una singola cifra, e su questa agisce per compiere confronti e giungere a determinate considerazioni. Kornel prese in prestito questo procedimento, lo modificò, e in effetti fu in grado di adattarlo così da potersene servire per un'applicazione più ampia, universale. Eliminò la maggior parte delle Variabili Contestuali condensandole in una sola, che chiamò Variabile Esperenziale. Non useremo questa espressione perché le mie ricerche ne stanno per dimostrare l'inefficacia. Ciò che conta è che Kornel comprese che per Padroneggiare una cifra, era prima necessario Padroneggiare l'esperienza che poteva essere collegata a essa. E siccome un numero infinito di esperienze possono essere condensate in una sola cifra aritmantica, maggiore era il numero di Esperienze Correlate di cui si aveva conoscenza più ci si avvicinava a Padroneggiare la cifra corrispondente... più diventava possibile, di conseguenza, esercitare controllo su altre Esperienze Correlate con la stessa cifra.

Mostrò i palmi al Pupillo, come ponendosi un freno.

-Alcuni Episodi biografici della vita di Kornel lo spinsero a credere che il segreto per Padroneggiare una cifra fosse Padroneggiare l'Esperienza Correlata, e il segreto per Padroneggiare l'Esperienza Correlata fosse viverla direttamente. A soli quattordici anni, Kornel, troppo scioccato per intervenire, assistette all'omicidio di suo padre, un Magonò, assassinato da un Babbano in una banale rapina per strada. Questo evento lo segnò particolarmente. Dieci anni dopo, come riportano i suoi diari, mentre era immerso nelle sue ricerche, tentò come spesso faceva di trovare un senso aritmantico a quell'episodio. Riuscì a condensarlo in una cifra, una cifra che da sola rappresentasse ciò che era successo, quello che aveva provato, insomma la complessità di tale esperienza. Qualche giorno dopo, Kornel usciva da un incontro in un circolo culturale dell'epoca, discutendo animatamente con uno dei suoi più affiatati oppositori, quando uno sconosciuto uscì da un vicolo minacciandoli con un coltello e chiedendo dell'oro. Il compagno di Kornel si oppose e venne pugnalato, mentre il nostro Aritmante fissava sconvolto la scena. La vittima, un intellettuale magico dell'epoca, era un Magonò, proprio come era stato suo padre.

Sollevò le sopracciglia.

-L'estratto che ti leggerò dal diario di Kornel è piuttosto agghiacciante e indica tutte le somiglianze tra i due Episodi, anche se definirli due potrebbe non essere aritmanticamente corretto. Fu lo stesso Episodio, che Kornel subì a quattordici anni ma rivisse a ventiquattro. In una maniera più o meno involontaria, Kornel era riuscito a replicare un Episodio di cui aveva colto il senso aritmantico, risalendo alla cifra che lo rappresentava, in una condizione che gli fosse, a un certo livello, favorevole, perché la persona che morì era uno dei suoi più celebri e spietati detrattori.

Kedavra sospirò, appoggiando una mano alla cattedra.

-Qui arriviamo alla tua domanda. L'Aritmanzia di Kornel si basa su un'osservazione molto semplice che ha implicazioni titaniche, che sfiorano il delirio di onnipotenza. Oltre a ciò, si basa sulla storia di due omicidi, uno dei quali ai danni di qualcuno che si opponeva apertamente alle sue idee. Cosa credi che la comunità aritmantica possa pensare di un giovane studioso disperato di essere ascoltato e più o meno incapace di accettare critiche? La maggior parte dei teorici non crede che l'Episodio della morte del suo oppositore fu casuale. Non sono pochi quelli che accusarono Kornel stesso del delitto, anche se all'epoca Kornel negò di essere stato presente alla morte del collega e la sua testimonianza è giunta soltanto postuma. Era geloso delle sue scoperte e -- su questo bisogna dargli credito -- non ha mai voluto affermare niente che non avesse già sperimentato, niente di cui non fosse sicuro, proprio perché non riusciva a tollerare qualcuno mettesse in dubbio le sue scoperte. Anche la sua fine avvenne in circostanze misteriose, e dopo una lunga, delirante serie di tentativi di Padroneggiare sempre più esperienze. Quando un ragazzo non ancora trentenne sfiora la possibilità di piegare il mondo ai suoi capricci, è impossibile distrarlo da questa ossessione. Come puoi immaginare, quel potere lo consumò. Possiamo dire che la comunità aritmantica si vergogna di Kornel e di tutto ciò che può avere scoperto; le critiche al suo metodo sono legittime, le indagini sull'Episodio della morte del collega possono evidenziare un'allarmante assenza di morale in questo personaggio, ma nessuno può affermare con certezza che non abbia scoperto qualcosa di vero. In realtà, io sostengo che sia così. E che non tutte le conoscenze apprese in modi anticonvenzionali debbano per questo essere scartate.

Si morse il labbro inferiore, prima di concludere.

-Riprodurre la Padronanza di una cifra si rivelò enormemente problematico. Kornel era troppo ansioso di esercitare controllo sulla realtà per studiare ciò che c'era alla radice; addusse le ragioni della Padronanza a una generica "Variabile Esperenziale", come abbiamo detto. Io, però, credo di avere compreso che in Aritmanzia non esiste un solo tipo di esperienza, ma che questa sia suddivisa in tre tipologie. Come hai osservato tu, se inizialmente può venire spontaneo pensare che sia l'Episodio Incarnato quello che si può Padroneggiare, in realtà un Episodio Incarnato può diventare facilmente Teorico o Esperenziale. Quindi, la mia teoria è che per Padroneggiare una cifra ne sia necessaria una conoscenza Teorica, Esperenziale e Incarnata; che quindi l'Assimilazione di un Episodio ne anticipi la Padronanza. Se ho ragione, quello che proveremo in questo corso potrà completare le ipotesi di Kornel e aprire un filone di ricerca sull'Aritmanzia Fenomenologica che sia finalmente legittimato all'interno della comunità dei sapienti.

Tamburellò le dita sulla superficie della cattedra, lo sguardo fisso su Fos.

-Per cui, ora veniamo alla questione più importante. Come credi che l'Aritmanzia di Kornel e quanto abbiamo detto su Episodio Teorico, Esperenziale e Incarnato possano applicarsi all'Aritmanzia degli Incantesimi, in particolare all'Aritmanzia da Duello?

-Kedavra

Edited by Kedavra - 7/3/2016, 08:34
 
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Fos McGene
view post Posted on 16/3/2016, 13:42




Fos si rese subito conto che sarebbe stato meglio frenare la mente. L'entusiasmo evaporò visibilmente dal volto, tornato nella sua espressione seriosa che lo aveva accompagnato lungo il corridoio prima della lezione; comprendere che non si stava scherzando in alcun modo, che prendere alla leggera ogni singola parola, che vedersi pronto già a scoprire una parte dell'Aritmanzia dal potere inestimabile sarebbe stato poco d'aiuto al proseguimento, in special modo all'obbiettivo che Kedavra aveva prefissato per loro, lo aveva fatto tacere per tutto il tempo. Annuiva quando sentiva gli occhi su di lui, senza mentire scocciato e in attesa che tutto finisse al più presto. Il silenzioso e impercettibile fagocitare divenne un meccanismo spontaneo e involontario, come il semplice respirare, ma l'intenzione di trattenere il respiro affinché si dimostrasse il contrario non era contemplata in nessun angolo della sua mente.
Perché non si era chiesto come fosse stato possibile per Kornel sviluppare una teoria a partire da una banalità? Vi era in Fos un silenzioso rispetto e un velo di ammirazione, tali da eleggere l'aritmante nella cerchia dell'olimpo che lui continuava ad osservare dal basso. Non tutto ciò che si conosce è frutto di un'unica mente: il genio è colui che sposta lo sguardo sull'ombra piuttosto che sulla struttura già eretta. Non aveva importanza per Fos se Kornel si fosse addentrato malamente nel percorso da lui stesso gettato; le migliori scoperte non sono state mai interamente costruite dal singolo, ma erette incastrando le conoscenze di coloro che avevano mostrato interesse, che, in fondo, ci avevano creduto pur di essere additati come eretici. Fos McGene aveva inchinato il capo impercettibilmente al suo padrone - quanti ve ne erano lì dentro di padroni? -. Le immagini ora erano serie infinite di parole accomunate dallo stesso numero che sinuose entravano nella sacca della conoscenza; tuttavia, si rese conto che quella stessa sacca si portava oltre la visuale, estendendosi all'infinito, ammettendo qualcosa di incommensurabile.
La sua attenzione venne dunque spostata su un particolare della vita del giovane aritmante. Le dita del pupillo si irrigidirono sotto la tensione nervosa che la voce di Kedavra forzava attraverso ogni singola parola. Spostò leggermente lo sguardo verso la donna, curioso di ascoltare l'estratto del diario di Kornel: da quando era interessato alle vite altrui, che non fossero richieste esplicitamente dalle lezioni di Storia della Magia?

- Premetto di aver trovato sempre una sorta di staticità nell'aritmanzia degli incantesimi, non sui risvolti pratici ovviamente quanto più su quello che è il metodo attraverso il quale noi giungiamo al risultato. Con il passaggio all'Aritmanzia de Duello, invece, siamo entrati in un'applicazione maggiormente contestuale che va dunque oltre il legame tra propensione e Stato Originario. -

Il diciassettenne si prese alcuni istanti per riordinare le idee al riguardo, sondando i meandri della memoria sebbene non troppo lontani.

- Come lei ha detto in precedenza, studiare la Teoria degli Incantesimi rientra nell'ambito degli Episodi Teorici, osservare qualcuno eseguire un lancio di un Incantesimo rientra in quelli Esperenziali, mentre applicarsi personalmente a quel lancio è un Episodio Incarnato. L'Aritmanzia da Duello, tuttavia, ci insegna che la Tavola di Gildenlow, la quale racchiude i fondamenti della teoria degli incantesimi, presenta il cosiddetto Parametro Particolare Contestuale, attraverso il quale è possibile raggiungere una resa ottimale dipesa prima di tutto dalla nostra propensione. Se dovessi associare i tre Episodi a questo discorso direi senza dubbio che la Tavola di Gildenlow è quello Teorico. Tuttavia, mi trovo in difficoltà ad associare quello Esperenziale poiché la presenza del Parametro Particolare Contestuale è una variabile strettamente personale e ciò mi porta a concludere che non è tanto osservare qualcuno lanciare un incantesimo, quanto piuttosto è proprio la ricerca del nostro PPC. Di conseguenza, l'Episodio Incarnato potrebbe essere il lancio di un incantesimo che include la consapevolezza del PPC. Ciò potrebbe portarmi a pensare che non vi è una vera e propria distinzione tra questi ultimi due: molto spesso il PPC si rivela durante la prima prova tanto che Episodio Esperenziale ed Episodio Incarnato coincidano. -

Si inumidì le labbra, ripensando a ciò che aveva detto. Tuttavia, sembrava non aver paura di sbagliare ora, come se gli fosse concesso prima di arrivare alla meta.

- Al contrario, però, mi è lecito affermare che l'Aritmante, tramite il PPC, è in grado di far evolvere il proprio Episodio Incarnato in un nuovo Episodio Teorico. Se io osservassi il lancio di un Incantesimo in cui si riscontra l'applicazione del PPC, che potrebbe risultare evidente nei casi in cui un soggetto lanci un incantesimo appartenente alla sua categoria verso cui è più propenso, non considerando la doppia propensione, potrei assimilare prima come Episodio Esperenziale il suo PPC e successivamente come Episodio Incarnato. -
 
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view post Posted on 17/3/2016, 22:58
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O Z Y M A N D I A S

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La Preside osservò e valutò le reazioni di Fos, prima ancora delle sue risposte. Aveva avuto l'impressione di avvertire un senso di frustrazione proveniente dal ragazzo; non era stata nelle sue intenzioni suscitarlo, eppure provava una sorta di soddisfazione nel trovare in Fos un sentimento che così affine al suo. Questo non significava che il Tassorosso fosse in grado di tollerarlo.
La frustrazione era la compagnia privilegiata del ricercatore. Era necessario sentirsi inappagati dallo stato attuale delle cose per decidere di cambiarlo. Nel caso di Fos, l'insoddisfazione era probabilmente legata alla sua condizione.
L'Aritmante si soffermò ad apprezzare fino in fondo un pensiero che non l'aveva ancora visitata prima di quel momento: il suo terzo Pupillo, Fos, a primo acchito poteva sembrare completamente diverso dalla seconda, Zerby, eppure c'era qualcosa che avevano in comune.
Erano due facce della stessa medaglia: l'ambizione. Entrambi, quando avevano iniziato il Corso, si trovavano alla vigilia degli ultimi Esami che avrebbero affrontato nella scuola. Entrambi provenivano da una delusione, che aveva indurito il loro sguardo e la loro pelle. Zerby era riuscita a sconfiggere i propri demoni, dopo averli visti sfilare uno a uno davanti ai suoi occhi. Fos aveva i mezzi per fare lo stesso, ammesso che li avesse riconosciuti.
Come previsto, l'affinità tra Fos e il suo compagno di Ilvermorny si faceva sempre più accentuata. Un lampo negli occhi del Tassorosso le disse che voleva saperne di più, voleva sapere fino a che punto fossero stati simili, e dove Kornel avrebbe potuto guidarlo.
Fos cercava una via d'uscita da attraversare a testa alta.
Questa volta, Kedavra non fece nulla per nascondere la propria ammirazione per la risposta del Pupillo. Si addentravano in un territorio parzialmente inesplorato, selvaggio; erano due pionieri che cercavano somiglianze tra quello che vedevano e quello che sapevano ed era loro familiare. Per quanto Kedavra avesse avuto in mente una risposta, la propria risposta, quando gli aveva posto quella domanda, non si sarebbe aspettata un collegamento che a conti fatti era a dir poco geniale.

-Sono colpita.

Confessò. Non intendeva scalfire la frustrazione di Fos, condizione con cui il Capo degli Auror riteneva che il ragazzo non avesse ancora sufficiente familiarità, ma non complimentarsi per l'idea avuta dal ragazzo sarebbe stato disonesto. Se dovevano essere veri e propri colleghi per la durata di quel Corso - e chi poteva dirlo... anche per ciò che sarebbe venuto dopo? - allora era importante trattarlo da suo pari.

-Quello che hai detto è più che interessante. Kornel condivideva il tuo giudizio sull'Aritmanzia degli Incantesimi e su qualsiasi applicazione teorica dell'Aritmanzia, in realtà. Per lui "Avanzata" doveva essere sinonimo di "Pratica". Ricordi quando a lezione raccontai la storia dei Gildenlow? La Tavola arrivò a essere completata soltanto nel 1855 da Frederick, che però in alcune delle sue pergamene affermò di non essere riuscita a comprendere alcuni dei ragionamenti del nonno; sembrava anzi che Toderick, suo nonno appunto, avesse continuato il lavoro di altri prima di lui, e avesse omesso i procedimenti delle loro ricerche perché la storia lo ricordasse come il Gildenlow che aveva creato tutto. Sappiamo che sia lui, sia il figlio Petusk non arrivarono mai alla fine dei lavori e noi oggi ricordiamo sua nipote Frederick come la principale autrice di questo lavoro generazionale. Eppure, nei cartigli che ho potuto acquistare nelle aste in giro per il mondo che si sono spartite i pochi appunti di Kornel, ne ho trovato uno la risposta a una lettera di un mittente misterioso, un certo "Bismarck Gil".

Kedavra indicò vagamente Fos, prima di portarsi la mano al mento, riflessiva.

-Se "Gil" stesse semplicemente per "Gildenlow"? Gli antenati di Frederick Gildenlow sono vissuti in America per almeno due generazioni... Se trovassi un Bismarck nell'albero genealogico, un contemporaneo di Kornel... - sollevò le sopracciglia con un sorriso -Potresti appena avere scoperto che parte della Tavola di Gildenlow sia attribuibile a Kornel stesso. Proprio il suo dettaglio più avanzato, il più rilevante. Il Parametro Particolare Contestuale potrebbe essere l'evoluzione di quello che Kornel definì "Parametro Esperienziale". E come dici tu, potrebbe... potrebbe essere l'anello di congiunzione tra l'Aritmanzia da Duello e l'Aritmanzia Fenomelogica.

Dovette trattenersi dall'uscire di corsa dall'Aula per immergersi tra le sue carte in Ufficio. C'era tempo, per quello. Inoltre, si era detto che non avrebbe proceduto da sola.

-Potremmo approfondire tutto questo nel tuo lavoro M.A.G.O. A meno che tu non abbia già altre idee.

A quel punto, era ancora più impaziente di sentirle.

-Ora, però, torniamo a noi. Il Parametro Particolare Contestuale potrebbe, in effetti, rappresentare l'Assimilazione di un Episodio inserita nel contesto della Tavola di Gildenlow. In questa ottica potrebbe addirittura sembrare che Gildenlow abbia superato Kornel, non credi? Avrebbe condensato le sue disordinate intuizioni in un solo elemento e l'avrebbe inserito in una Tavola chiara e di facile utilizzo. Tuttavia, Gildenlow era troppo presa dal mandato generazionale sulle sue spalle, quello di completare la Tavola, e non ha pensato di riutilizzare Kornel - se è davvero questo il caso, potrebbe non avere saputo nulla della provenienza delle scoperte del nonno - in ambiti di applicazione più ampi. Kornel, più di un secolo prima, aveva queste ambizioni e non intendeva fermarsi a un solo capitolo dell'Aritmanzia. Voleva utilizzarla per esercitare un controllo su tutti i fenomeni.

Sospirò, poi si mosse verso la cattedra e ne trasse con cura una pergamena ingiallita dal tempo. Aveva l'aria fragile. La tenne sollevata con due dita mentre recuperava dalla tasca della veste i suoi occhialini da lettura.

-Ti ho promesso un estratto dal diario di Kornel, e partiremo da questo per le prossime osservazioni. In questo passo, Kornel riflette sull'esperienza dell'assassinio di suo padre e sull'Esperienza Correlata avvenuta dieci anni dopo. Te lo leggerò citando tutte le interruzioni e le correzioni nel testo, cosicché tu abbia un'idea del suo stile di ricerca:

"La via era Lavender Avenue, il giorno 9 gennaio 1714. Il grande orologio all'incrocio tra Blueberry Crescent e Amsterdam Road segnava qualche minuto dopo le nove [NON RICORDO QUANDO, SE LO RICORDASSI!]. Io indossavo la giubba verde che avevamo appena ritirato dal sarto, i miei pantaloni di tela color panna e la camicia bianca. Mio padre era vestito di nero, con il fazzoletto al collo appuntato dal fermaglio di famiglia - lo stemma sono tre croci in un cerchio con lo sfondo di un'alba - in tempestato di smeraldi, e il suo solito tricorno blu. La serata era umida e fredda: aveva piovuto tutto il pomeriggio. Il malvivente spuntò da un vicolo buio alla nostra destra, indicò il fermaglio, spinse mio padre. Mentre li guardavo, provai -- qui c'è una parte cancellata con insistenza, fino a bucare la pergamena. Finì a pancia in giù, in una pozza di sangue. Il farabutto aveva un accento scozzese e un coltello. Se ne andò, scappando, da dove era venuto.
La via era Lavander Avenue, il giorno 4 maggio 1724. Dovevano essere passate da poco le nove, perché il convegno al Circolo Beta finiva a quell'ora. Uscì in strada accompagnato da Bellamy. Dopo avere aspramente criticato (su nessuna base) le mie teorie sul Controllo dell'Esperienza, si era fatto silenzioso, ma io mi sentivo ancora
-- altra cancellazione. Bellamy aveva vestiti scuri e portava un tricorno alla moda. Aveva piovuto tutto il giorno. Gli stavo facendo notare che la sua assenza di poteri magici poteva rendere inutile il suo giudizio, quando una figura uscì da un vicolo buio alla nostra destra. Aveva un pugnale in mano e guardava la spilla di Bellamy (lo stemma della sua famiglia: credo rappresentasse delle croci). Il mascalzone minacciò Bellamy con il coltello, mentre io rimanevo indietro a guardare, sentendomi -- parte cancellata con foga. Bellamy si rifiutò di dargli il fermaglio. L'uomo affondò il pugnale tre volte nel suo stomaco, si appropriò della spilla e corse di nuovo via nel vicolo."

Kedavra alzò lo sguardo da dietro la pergamena incartapecorita e fissò il suo Pupillo al di sopra delle lenti sottili degli occhialini da lettura.

-Che cosa pensi di questo estratto? Quali dettagli ti saltano subito all'occhio?

Perché riuscissero a superare Kornel, dovevano prima imparare a pensare come lui. Al momento, nessuno sembrava essere meglio in grado di farlo dello studente che aveva di fronte.

-Kedavra

Edited by Kedavra - 2/4/2016, 22:46
 
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Fos McGene
view post Posted on 22/3/2016, 20:12




Fu un fulmine a ciel sereno il commento di Kedavra. Era piombato inaspettatamente proprio in quell'attimo in cui la mente di Fos cercava di comprendere ancora quanto potesse rivelarsi opportuna la risposta appena esposta. Non aveva paura di sbagliare, certo, ma non aveva neanche sognato di fare un collegamento apprezzabile, utile ad aprire nuove strade al percorso che si stavano costruendo sotto i piedi. Se Fos McGene avesse capito davvero l'importanza di ciò che aveva appena detto, se avesse compreso fino in fondo il significato di quel "sono colpita", non avrebbe semplicemente abbassato lo sguardo sulla scrivania, abbozzando un piccolo cenno di labbra che esternava un genuino imbarazzo. Non era diventato rosso in volto, si era invece inumidito le labbra nascondendo la lingua dietro i denti; poi, tornò timidamente a guardare Kedavra, ascoltando il seguire della conversazione.

- Quindi... - quasi balbettò nel realizzare le sue stesse ipotesi.
- Quindi, se... se davvero fosse esistito questo Bismarck Gildenlow, se tutto ciò fosse vero, gli Aritmanti dovrebbero rivedere la posizione di Kornel. - concluse con una nota di speranza.

Il fatto che Fos avesse pensato non tanto alla sua scoperta, ma al tentativo di giustificare il lavoro di Kornel era abbastanza singolare. Ma fu comunque necessario per addentrarsi nuovamente nel percorso intrapreso, scostando fitti rovi intrecciati che oscuravano il cammino.

- Non trova quindi che la Padronanza espressa da Kornel non sia altro che il risultato che si ottiene con l'Aritmanzia da Duello? Se i vecchi Gildenlow avessero rielaborato le sue teorie, se avessero riadattato la padronanza della cifra a quella delle categorie di incantesimi, se... se fosse l'Aritmanzia da Duello quella da mettere in discussione? -

In altri contesti non avrebbe osato dubitare degli insegnamenti ricevuti dal corpo docenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ma lo studio, specialmente per un diciassettenne prossimo agli esami finali, avrebbe dovuto aprire la mente ad un giudizio critico fondato. Perché se molti avessero potuto pensare che argomenti di materie più fragili, alle quali apparteneva l'aritmanzia stessa, fossero solo congetture partorite da menti di poco rispetto, per Fos invece era un campo d'indagine che richiedeva dedizione, sacrificio e cognizione di causa.

- In realtà, ho selezionato alcune tematiche. Tra queste sono indeciso se affrontare un argomento, parallelamente ad Antiche Rune, sulle critiche mosse all'Aritmanzia a partire dai diversi alfabeti oppure esporre una rivisitazione dell'Aritmanzia degli Incantesimi che ho trovato sfogliando un libro in biblioteca. Comunque, dopo questa lezione, sicuramente avrò altre ispirazioni... e non posso affermare che la cosa mi dispiaccia. -

Avrebbe voluto aggiungere che in ogni caso avrebbe un giorno si sarebbe addentrato in tutte quelle tematiche; per puro piacere e interesse o per un eventuale pubblicazione su una rivista sembrava non avere molta importanza.

Il tempo sembrava tuttavia tiranno. Non lasciava spazio alla distrazione, ma inaridiva la gola favorito dalla salivazione ormai arrestata. Ascoltare gli estratti del diario di Kornel aveva nuovamente bloccato il ragazzo, i cui occhi indugiarono pressantemente nella porzione di spazio che separava gli occhiali della donna dal lembo superiore della pergamena. Le parole divennero immagini, una visione animata replicata in tutte le sue parti. Doveva essere l'effetto elefante tanto caro agli Occlumanti, ma Fos non se ne preoccupò. Le immagini servivano a lui per fermare i dettagli comuni ai due scritti.

- Penso che siano veri. -
Quella fu la prima cosa che uscì spontanea dalla bocca del pupillo. Tuttavia, non era ingiustificata come poteva sembrare; si premurò dunque di darvi un senso.
- Vedere qualcuno morire è un episodio che difficilmente si dimentica. Dopo molti anni riaffiora nella mente così crudelmente tanto da rimanere nitido, immutabile nel tempo. Se ne conservano i dettagli, perché ci spingiamo a ricercarne sempre di più. Se fosse stato un episodio poco consistente, probabilmente Kornel non ne avrebbe dato un'importanza tale da condensarli in una unica cifra; quantomeno non avrebbe iniziato ad associare la Padronanza agli Episodi Correlati. -

Vi fu il silenzio, pesante quanto rivelatore. Il vano tentativo di inumidirsi le labbra era la reazione a soffocare un pensiero prima che prendesse fuoco.
L'ingenua ammirazione nei confronti dell'aritmante lo avrebbe spinto fino a replicare un episodio, infrangendo le regole dell'aritmanzia stessa?

- Il primo dettaglio che mi ha sorpreso è il fatto che Kornel abbia cancellato le sue emozioni. Potrebbero esserci molti motivi, quali ad esempio la volontà di nasconderle a noi, a coloro che in qualche modo fossero venuti in possesso del suo diario; eppure, lo reputo come un tentativo di eliminare il dettaglio superfluo all'Episodio, volto a renderlo il più oggettivo possibile... quasi Teorico. Come se l'Aritmante debba estraniarsi dall'episodio stesso per poterlo ridurre ad un'unica cifra, prima di padroneggiarla. E' una mia sensazione, comunque. Gli altri dettagli palesi, invece, che accomunano i due estratti sono: la stessa via, la pioggia, la compagnia di un Magonò, gli abiti scuri, la spilla, il tricorno, il vicolo, l'assassinio, il coltello, la fuga...-

Fos si passò le dita sulle labbra nello sforzo di pensare. Tentò una veloce traduzione aritmantica sulla data, su alcune parole chiavi: dov'era l'Aritmanzia pura lì?

- L'orario. L'orario non è preciso, sebbene fosse indicativamente quello. Si nota come Kornel fosse frustrato al riguardo: doveva essere fondamentale per lui ricordarlo precisamente. -

Era per questo che non riteneva Kornel un falso.

- Professoressa, potrei avere un bicchiere d'acqua per cortesia? -
 
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view post Posted on 25/3/2016, 15:35
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Le parole di Fos stavano distribuendo semi in un terreno fertile. Non era certo la prima esperienza di studio del ragazzo, né la prima volta che si addentrava in territori nuovi, inesplorati, in cui potesse fare una vera differenza. Non di meno, la ricerca nel vero senso del termine non era né l'una né l'altra cosa; si trattava piuttosto della somma di entrambe, e di qualcosa di più.
In quell'ottica, era davvero somigliante alle esperienze che tentava di incasellare, capire, riordinare, nella reverente speranza che l'Aritmanzia permettesse loro di vedere qualcosa di nuovo - con la consapevolezza che il semplice vedere, questa volta, non sarebbe bastato.

-Proprio così.

Ribatté in risposta alla sua prima osservazione. La reazione del Pupillo alla sua ammirazione era stata relativamente controllata, ma visibile. Kedavra aveva motivo di sospettare che niente di ciò che Fos si permettesse di lasciar affiorare come propria espressione fosse casuale: tutto doveva superare un certo esame minuzioso, essere giudicato idoneo o per lo meno accettabile, prima di ricevere il via libera a emergere. Quel genere di precauzioni era comune con le persone abituate a valutare attentamente ogni dettaglio che avessero intorno, e tale necessità era avvertita soprattutto da chi credeva di avere qualcosa da nascondere.
Ma non era quello il caso. Se fossero rimasti scheletri nell'armadio di Fos McGene, egli non sarebbe mai stato scelto, dopotutto.
Questo sarà un salto nel buio, qualsiasi cosa accada. Siamo troppo accorti per non munirci di qualche lume prima di compierlo.

-Kornel non è il più grande Aritmante mai esistito. Indipendentemente dalla grandezza di una scoperta, è necessario un metodo severo e irreprensibile perché questi risultati abbiano il giusto valore. Eppure, Kornel aveva scoperto qualcosa. Come te, non credo che ciò che gli è successo nel 1724 sia stato casuale, né che sia stato lui a forzarlo o a esserne l'artefice. Ho ragione di credere che in quegli anni Kornel fosse parecchio lontano dalla follia che lo consumò successivamente, addossando la sua reputazione per i posteri. Non è stato trattato giustamente dalla storia, questo è evidente. Chi si approccia allo studio dell'Aritmanzia con paura non potrà mai arrivare ad alcuna conclusione degna di nota. Ho iniziato le mie ricerche perché credo che dopo tre secoli sia arrivato il momento di dare una risposta a tutte queste domande e dare un nome a ciò che nei suoi appunti originali è rimasto come insieme di esempi, o come delirio.

Rigore, ordine, disciplina, avventatezza, spregiudicatezza. Chi, tra lei e Fos, incarnava quelle caratteristiche? L'allievo e la maestra erano destinati a completarsi a vicenda; ma in un altro periodo della sua vita e, forse, con un altro studente davanti, Kedavra non si sarebbe trovata a propendere per le qualità più sregolate. Invece, lì dentro, esisteva quasi il rischio che in fondo fosse il Tassorosso l'incaricato all'ordine.
Per quanto il suo stesso bisogno di ordinare scaturisca dal caos.
Difficile dire per chi non valesse qualcosa del genere. La chiarezza nel suo stato puro, piuttosto che come reazione all'oscurità, era qualcosa in cui l'Aritmante non aveva mai creduto.

-Esatto. Ci sono bizzarre somiglianze tra le teorie di Kornel e l'Aritmanzia da Duello. Potremmo quasi dire che la seconda sia la punta dell'iceberg, un iceberg con radici che affondano in acque gelide e disabitate, fatalmente profonde. Il legame è più esplicito e diretto di quello che crediamo? Gildenlow compì nell'Ottocento le stesse ricerche che stiamo facendo ora -- magari, addirittura arrivò a distruggere l'epistolario del suo antenato perché la sua famiglia non venisse accusata di plagio? Non possiamo saperlo. Ciò che sappiamo per certo è che l'Aritmanzia da Duello è soltanto una forma parziale e perfettamente accettabile di quello che ha studiato Kornel che, per contro, è potenzialmente molto, molto più rivoluzionaria e si fonda su presupposti davvero diversi.

Si strinse nelle spalle e accennò alla lavagna su cui, in una delle ultime lezioni, aveva tracciato la Tavola di Gildenlow.

-La Tavola deriva da numerosi, complessi studi, conseguenze di intuizioni veramente pregevoli. Tuttavia, ricordi il discorso che abbiamo fatto in apertura, sul libro e gli occhiali da lettura? L'Aritmanzia da Duello è una prima forma di intervento sulla realtà, ma si parla di un intervento che presupponga un intenzionale allineamento a indicazioni ricevute sottoforma di risultati aritmantici. In parole povere, è l'Aritmante che ha compiuto determinati calcoli, quelli che abbiamo studiato in Aritmanzia degli Incantesimi, a leggere il proprio "profilo" corrispondente nella Tavola e ad adeguarsi alle sue istruzioni. Funziona: sappiamo che funziona. È uno strumento aritmanticamente valido e prezioso per chiunque si approcci allo studio degli Incantesimi. Ma è molto differente da ciò che ha fatto Kornel, perché Kornel... - sollevò le sopracciglia -... non si è vestito in un certo modo, non ha chiesto al suo compagno di discussioni di vestirsi come si è vestito, e non si è trovato in Lavander Avenue appositamente. È stato tutto... fortuito, tutto casuale. Eppure, non ha avuto niente di casuale.

Tamburellò le dita sulla superficie della cattedra, gli occhi fissi in quelli di Fos.

-Non è stato l'Aritmante a decidere. È stata l'Aritmanzia. L'influenza di Kornel sul corso degli eventi, a un occhio esterno, può sembrare inesistente. L'episodio sembra essere stata un'agghiacciante coincidenza. Ma noi sappiamo che Kornel elaborò numerosi, complicati calcoli su ciò che aveva vissuto da adolescente, l'assassinio del padre. Vi lavorò senza tregua per trovarne un senso, un senso aritmantico. Quando lo ha trovato... solo dopo che lo ha trovato l'episodio si è ripetuto. In circostanze che gli fossero -- anche se in un senso terribile, esagerato -- favorevoli.

Emise un breve sospiro, conscia della gravità di quanto aveva appena affermato. Quindi, indicò Fos.

-Affrontiamo il discorso con poche nozioni alla volta. Sì, l'Episodio della morte del padre lo ha segnato profondamente, com'è ovvio. Il primo quesito da risolvere, quello a cui mi sono dedicata innanzitutto, è proprio questo: l'Aritmanzia di Kornel quali limiti ha? A quali Episodi può riferirsi? Quello che ti ho letto è solo il primo degli esempi che Kornel ha riportato: ve ne sono migliaia -- non che siano tutti validi, specialmente quelli raccontati negli ultimi anni -- che mi hanno aiutata a ripercorrere le sue scoperte e ad arrivare a determinate conclusioni. Non è, come si potrebbe credere a un primo acchito, l'impatto dell'esperienza sul soggetto a renderla qualcosa di analizzabile e, quindi, ripetibile: è la sua straordinarietà. Per questo, dopo avere definito l'Assimilazione come concetto, sono andata avanti individuando un'Assimilazione di due tipi possibili: l'Assimilazione Debole e l'Assimilazione Forte. Si ha un'Assimilazione Debole di un Episodio quando questo viene vissuto più di una volta: un pranzo in Sala Grande non può diventare oggetto di Aritmanzia di Kornel perché è un evento che un qualsiasi studente di Hogwarts vive o ha vissuto numerose volte, in circostanze diverse, in presenza di una varietà di variabili incalcolabile. L'Assimilazione Forte è invece legata a esperienze altamente particolareggiate, straordinarie e uniche nel loro genere, solitamente caratteristiche di un ristretto numero di persone, o di un solo soggetto particolare.

Si strinse nelle spalle.

-Non si tratta necessariamente di episodi con un impatto significativo. Potrei andare nell'Ufficio del Preside e sedermi sulla finestra che dà sul parco, e poi tornare dentro. Quanti Presidi lo avranno fatto prima di me? Potrei essere la prima, o comunque una tra pochissimi. Ritengo che un'esperienza del genere sia candidata a un'Assimilazione Forte. Su questo, però, torneremo più avanti. Ora ci stiamo dedicando agli appunti di Kornel.

Tornò a indicare la pergamena.

-Ho passato numerose notti insonni ad analizzare frammenti come questo. Concentriamoci sulle emozioni. Tu dici che sono dettagli superflui, ma dimentichi che Kornel ha dedicato la sua intera vita all'Aritmanzia, e nel descrivere questi episodi, ha voluto inserire quanti più dettagli possibili. In effetti, il motivo per cui le sue emozioni sono state cancellate è proprio l'opposto: perché sono la parte più importante dell'esperienza. Per questo motivo non possiamo applicare l'Aritmanzia di Kornel a questa piuma.

Estrasse una piuma spelacchiata dalla tasca e la lasciò cadere.

-Non sta facendo alcuna esperienza. Non ha provato niente. Arriveremo a parlare delle emozioni, ma prima vorrei che ti concentrassi su qualcos'altro. Torniamo nell'ambito della pura Aritmanzia. Hai notato la frustrazione di Kornel sul suo non ricordarsi l'orario esatto. Ma ci sono altri dati che meritano la tua attenzione. Altri dati numerici. Che cosa noti, guardando le date con occhio Aritmantico?

-Kedavra
 
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Fos McGene
view post Posted on 25/3/2016, 17:26




Quello che era il suo corso di Aritmanzia in qualità di Pupillo non si stava rivelando certamente come una lezione infangata di nozioni, schemi e quant'altro potesse concernere la teoria. Sebbene ci fossero concetti nuovi che lo studente avrebbe dovuto assimilare, tra Fos e Kedavra si era instaurato un dialogo, uno scambio d'opinioni che, comunque, sembravano contrastare a tratti. In fin dei conti quelle di Fos erano acerbe, ma pregne di maturare in quel luogo chiuso e lontano dal resto del mondo. O forse era proprio lì dentro il mondo che il giovane Tassorosso aveva sempre desiderato.
Fos annuì alla Preside quando ella ricapitolò brevemente il legame bizzarro tra gli studi di Gildenlow e l'Aritmanzia di Kornel. Le idee iniziarono a schiarisi, come se fosse davvero necessario tornare un istante indietro per prendere la rincorsa; Fos, dal canto suo, comprese che avrebbe dovuto frenare la mente, troppo frenetica nel proiettarsi in ciò che ancora non sapeva.
Sulla stessa onda, il tentativo di giustificare Kornel era risultato troppo banale. Non che Kedavra lo avesse in qualche modo evidenziato, ma alla luce della sua spiegazione il Caposcuola si sentì quasi stupido nell'aver pronunciato le parole che avevano rivelato i suoi incubi e piaceri insieme.
Dall'altra parte della cattedra, la donna continuava a mantenere vivo il filo invisibile che li univa. Poco a poco concedeva il giusto nutrimento, tesseva nuove trame affinché riuscisse ad ancorare sull'abisso che aveva di fronte.
Forte e Debole ora erano le parole chiavi. Chiavi di lettura per ciò che sarebbe stato mostrato successivamente; i giusti termini per allontanare quel velo di similitudine tra McGene e Kornel.
Il discorso si faceva sempre qui fitto e il tentativo di trovare il capo della corda avrebbe rischiato di essere vano, se si fosse deconcentrato su particolari che potevano riaffiorare dal passato. Eppure quella era l'esperienza di Fos, il vettore bidirezionale fulcro degli studi a cui si stava dedicando con la speranza e il desiderio di uscire da quella stanza cambiato.

- Giusto... -

Mormorò, osservando la piuma cadere a causa della gravità. Il suo peso le permetteva di ondeggiare sinuosamente su onde periodiche sempre più vicine al suolo. Ma Kornel appariva più misterioso di quel che sembrava sulla carta. I suoi tentativi di cancellare le emozioni avevano indotto lo studente a percorrere la strada sbagliata, rinnegando in un solo battito di ciglia il punto centrale che lui stesso era riuscito ad identificare nel tentativo di differenziare il "conoscere" dal "sapere".

Per un attimo, Fos si era dimenticato dell'elenco di elementi comuni ai due estratti, finchè l'insegnante rivelò che c'era qualcosa di aritmantico da far emergere.

"Lo sapevo..." fu il pensiero di Fos, il quale precedentemente aveva tradotto aritmanticamente le due date, sperando di trovarvi un'unica cifra comune. Credendo di aver sbagliato nella traduzione istantanea della parola "gennaio", a occhio la più complessa delle due, decise di prendere un foglio di pergamena per replicare il lavoro.
Con gli occhi azzurri puntati sulla fibra giallastra, nel momento in cui intinse la piuma nell'inchiostro, l'illuminazione squarciò il cielo destinato alle nubi più grigiastre.

- Gennaio è il primo mese; mentre maggio è il quinto. Se scrivessimo le date utilizzando soltanto i numeri, senza tradurre aritmanticamente le due parole... -

Nel frattempo aveva scarabocchiato velocemente la serie di numeri.

CITAZIONE

9 / 1 / 1714
4 / 5 / 1724


- Entrambe le date, sommando le cifre che le compongono, possono essere condensate in un'unica cifra. -

CITAZIONE

9 / 1 / 1714 = 23 = 5
4 / 5 / 1724 = 23 = 5


- Il cinque. -

Cerchiò entrambi i "cinque" che aveva scritto, unendoli poi con un segmento poco preciso. Ecco dove si nascondeva l'Aritmanzia pura che stava cercando.
Il viso si alzò pronto a verificare nel silenzio su quello di Kedavra.
 
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view post Posted on 28/3/2016, 10:40
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O Z Y M A N D I A S

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Rimanendo in silenzio mentre Fos assimilava i nuovi concetti e rispondeva, approcciandosi agli appunti di Kornel in modo diverso, Kedavra ripercorse quello che si erano detti fino a quel punto e si rese conto, con una certa sorpresa, di essersi lasciata talmente coinvolgere dal discorso che stavano affrontando da avere trascurato l'educata richiesta del suo Pupillo.
La fame e la sete, in circostanze in cui era necessario impiegare al meglio le proprie energie mentali, non erano esperienze utili, ma distrazioni di cui non esisteva un reale bisogno. Mentre Fos era impegnato nei calcoli, l'Aritmante fece descrivere dalla bacchetta una virgola a mezz'aria e la brocca d'acqua sulla cattedra volò fino ad appoggiarsi sul banco accanto a quello su cui l'unico studente seduto nell'Aula stava lavorando. Quando il Tassorosso ebbe alzato lo sguardo, trovò una coppa simile a quelle della Sala Grande ad attenderlo.
Kedavra sorseggiò distrattamente dal bicchiere che aveva evocato per sé. Era ancora piuttosto presa dalla risposta del ragazzo e dai ragionamenti che di lì a poco avrebbero dovuto compiere insieme.

-Esattamente. Nei diversi ambiti dell'Aritmanzia si hanno considerazioni differenti sulle date, ma in genere quando un elemento viene scritto in lettere, come per esempio il mese, l'intera data viene scritta in maniera estesa, a parole. Solitamente tutto ciò che può essere traslato in cifre viene considerato in questo modo.

Si picchiettò il labbro inferiore con l'indice.

-Gli appunti in cui Kornel ha esplicitato i calcoli che lo hanno condotto a "condensare" l'intera esperienza in una sola cifra sono incompleti. Possono essere andati perduti, rubati o distrutti dallo stesso Aritmante, che negli ultimi anni della sua vita divenne molto geloso delle proprie scoperte, e sempre più criptico nelle sue spiegazioni. Risalire a quello che deve essere stato il calcolo vero e proprio della sua Aritmanzia è stata in assoluto la parte più difficile del mio lavoro, ma credo di esservi arrivata alcune settimane fa. Una volta che avrai dato un senso alle varie sigle, non ti risulterà così complesso. Almeno, non quanto i concetti da cui tale calcolo è nato.

Appoggiò la coppa sulla cattedra e incrociò le braccia sul petto.

-Cerchiamo di non perdere pezzi per strada. Come avrai intuito, ho dovuto colmare i vuoti nelle ricerche di Kornel utilizzando la logica. In assenza di dati precisi sugli orari in cui sono avvenuti i due Episodi -- a proposito, utilizziamo termini specifici: l'esperienza originale, quella dell'omicidio del padre per intenderci, verrà chiamata Episodio Primario; la seconda, in virtù di un legame che espliciteremo a breve, verrà chiamata Episodio Innescato -- avevo soltanto un numero ristretto di elementi su cui lavorare: la via, il colore dei vestiti, e poco altro. A parte il fatto che le due date sono riconducibili alla stessa cifra non sono stata in grado di trovare altre somiglianze. Quando Kornel ha scritto il frammento che ti ho presentato era soltanto all'inizio dei suoi studi: per questo ha voluto inserire quanti più dettagli gli era possibile ricordare, perché non sapeva ancora quali di questi particolari fosse determinante. Io sono giunta a due conclusioni: la prima, è che tutti gli elementi di entrambi gli episodi sono stati determinanti; la seconda è che, per quanto siano stati determinanti, le variabili di una qualunque circostanza restano incalcolabili.

Batté piano le palpebre mentre rifletteva a sua volta su quelle intuizioni.

-Kornel avrà anche sofferto di manie di onnipotenza, ma era prima di tutto un Aritmante esperto di Aritmanzia Avanzata. Nemmeno lui può essersi illuso di essere in grado di considerare tutte le variabili di una data circostanza, giusto? Perciò mi sono concentrata su un particolare, che è ciò che ti è saltato subito all'occhio. Le emozioni cancellate.

La Preside si piegò in avanti per sospingere il frammento consunto di pergamena verso Fos. Il suo indice sfiorò una a una le cancellature sulla carta, portandole all'attenzione di Fos.

-Le cancellature sono state tracciate in maniera frettolosa, quasi rabbiosa. C'è del metodo: non viene lasciata una minima traccia della parola sottostante, come puoi vedere. La mia teoria è che le cancellature siano avvenute in seguito a qualche scoperta che ai tempi di questo scritto Kornel non aveva ancora compiuto.

Sollevò le sopracciglia.

-Gli oggetti non possono Assimilare Episodi perché non provano emozioni. Le emozioni legate a un certo Episodio hanno quindi un ruolo chiave nel processo di Assimilazione. Le emozioni sono la chiave dell'Aritmanzia di Kornel, un'Aritmanzia di tipo estremamente Avanzato e incentrato su un soggetto. La persona che vive un Episodio Primario che viene Assimilato è la stessa che può vivere un Episodio Innescato: lei e nessun'altra. Perché le emozioni sono soggettive, perché l'Episodio Primario e la sua Assimilazione sono soggettive e perché l'Episodio Innescato è caratteristico di quel soggetto, le emozioni devono rimanere personali; per questo devono essere tenute segrete.

Sollevò appena la testa mentre tornava in posizione eretta.

-Quando tenteremo un'Assimilazione Aritmantica, dovrai tenere conto delle emozioni che un dato episodio ti farà provare, ma non dovrai condividerle. Le terrai presente, le considererai per te stesso, ma non le condividerai con me, o rischierai di inficiare per sempre l'Assimilazione di un dato Episodio. Tieni conto di questo prima di proseguire.

Guardò Fos, cercando di capire se il suo pensiero stesse già vagando a quel particolare Episodio che fino a quel momento era senza ombra di dubbio il più caratteristico e unico della sua vita. Lo osservò per qualche secondo prima di proseguire.

-Come ho detto, non perdiamo pezzi per strada. Parliamo di un Episodio Primario con Assimilazione Debole. Sulla base dei tre tipi di conoscenza che abbiamo illustrato, dimmi in cosa consiste l'Episodio Esperenziale, Teorico e Incarnato per quanto riguarda l'evento "colazione in Sala Grande".


-Kedavra
 
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