Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Posts written by Julius Blaine

view post Posted: 24/11/2020, 21:18 Visita Obbligatoria IV - Ospedale San Mungo Malattie e Ferite Magiche
Terminati quegli esercizi di riscaldamento, dovetti sistemarmi nuovamente sul lettino sentendo i muscoli dolere e tirare per via dell'ovvia fatica sostenuta ed accusata. Avrei percepito i muscoli distendersi mentre notavo la guaritrice metter via il girello infernale ed avvisarmi riguardo il fatto che avremmo continuato all'esterno. Inarco un sopracciglio nel vedere le stampelle in legno e presto intuisco qualcosa. Non mi sono mai trovato a dover utilizzare delle stampelle per mia fortuna, quindi mi trovo alla mercé di un esperienza completamente nuova e differente da qualsiasi altra cosa io abbia mai fatto. Agguanto i nuovi supporti e li percorro prima con lo sguardo e poi con le mani. Avrei fatto si che le mani si stringessero con forza e decisione sui pioli orizzontali al pavimento, adatti alla mai testa, sfiorando il resto della parte della stampella con i gomiti mentre seguendo le indicazioni della donna mi sarei assicurato che i piedi dei supporti fossero ben aderenti al pavimento. A quel punto applicando una notevole forza sui muscoli delle gambe, assicurandomi di aver strette le stampelle per aiutarmi con l'equilibrio, avrei cercato di contrarre i muscoli degli arti in basso per alzarmi dal lettino. Avrei probabilmente barcollato un po' cercando di stabilizzarmi sui miei piedi più attento e teso per via della libertà di movimento che avrebbero potuto concedermi a differenza del girello o della sedia a rotelle. Allo stesso tempo, tramite stampelle avrei dovuto fare maggiore affidamento proprio alle mie gambe essendo quelle unicamente un sostegno aggiuntivo, dovevo cercare di imparare a muovermi con esse e soprattutto farlo nel modo corretto. I primi passi per uscire dall'ambulatorio sarebbero stati un po' incerti, con la schiena leggermente ingobbita per farmi modo di osservare bene sia le stampelle che i miei piedi, non avrei mai detto che trovare la coordinazione sarebbe potuto essere tanto complicato, decisamente non lo avrei mai detto. Nel corridoio avrei cercato di tornare ad avere una postura più corretta stendendo bene le gambe erette, ma allo stesso tempo morbide e pronte ad emulare i movimenti studiati e riproposti nell'esercizio precedente dovendo applicarli sulle stampelle ora le mie nuove compagne per quel tragitto, le mie compagne d'ora in poi. Mi posiziono all'imbocco del corridoio accanto alla porta dell'ambulatorio affiancato dalla guaritrice mentre con lo sguardo in direzione dell'ascensore prendo un bel respiro. Cerco di drizzare meglio la mia postura, prima leggermente arcuata nel tentativo di studiare i movimenti di piedi e stampelle, ora più eretto. Avrei cercato di ammorbidire le spalle che avrebbero dovuto assecondare i movimenti delle gambe andando a spostare le stampelle, i muscoli delle braccia ben contratti pronti a sostenere il mio peso un passo alla volta. I muscoli delle gambe morbidi ma contratti pronti ad eseguire i passi richiesti che avrebbero dovuto farmi approcciare a quel nuovo metodo di movimento. Lo sguardo fisso sul mio obiettivo la fine del corridoio, che scivolava lungo tutto il pavimento alla ricerca di possibili ostacoli da dover evitare. Avrei cercato di camminare lungo la parte centrale del corridoio evitando così di costeggiare le porte degli ambulatori che si sarebbero potute aprire da un momento all'altro creando disagi con chi ne stava uscendo. Le vertebre allineate il bacino pronto ad accompagnare i movimenti delle gambe, i piedi ben aderenti al pavimento. Avrei cercato di immaginare prima quella che sarebbe dovuta essere la mia passeggiata lungo il corridoio, immaginandomi a muovermi avanti e indietro lungo lo stesso con fare coordinato, la gamba destra si sarebbe mossa insieme alla rispettiva stampella e lo stesso avrebbe fatto la gemella. Avrei cercato di immaginarmi muovermi con fare sicuro, come se non fosse la prima volta che mi ritrovassi a usare quegli aggeggi. Avrei cercato di fare perno sulle braccia contraendo i muscoli ed aiutandomi a sostenere il mio peso, quindi mi sarei immaginato a fare avanti e indietro con sicurezza senza mai scivolare. Quando tornai alla realtà cercai di concentrarmi e focalizzarmi sull'obiettivo che mi ero prefissato voler raggiungere. Avrei infatti cercato di eliminare qualsiasi pensiero che non rientrasse direttamente con quel lavoro scrupoloso che avrei dovuto fare, pensando solo a quell'obiettivo da raggiungere e soprattutto a quanto io desiderassi raggiungerlo. Infatti non sarebbe bastata la concentrazione con cui avrei cercato di mettere via ogni singolo pensiero spingendolo via infastidito, ma avrei dovuto mettere tutto me stesso desideroso di voler abbandonare il girello e passare a quei sostegni decisamente più congeniali al luogo in cui mi trovo, in cui vivo e con cui devo giostrarmi ogni giorno. Avrei cercato di fare l'impossibile, desideroso come non mai di uscire vittorioso da quell'impresa pronto un passo alla volta a riprendere possesso della mia vita che era stata brutalmente stravolta. Non importava quanto doloroso, stressante e pressante potesse risultare, avrei fatto tutto ciò che era in mio possesso per riuscire a raggiungere quel traguardo ormai tanto ambito. Ignorando tutto ciò che non interessava la mia causa, avrei provato a fare qualche passo prima quasi timidamente ed incerto non riuscendo a coordinare le gambe alle stampelle. Avrei fatto attenzione a poggiare correttamente sia le basi delle stampelle sia i miei piedi che man mano avrebbero cercato di gare movimenti sempre più fluidi e decisi. Avrei cercato di muovermi con schiena dritta lo sguardo ben puntato sull'obiettivo davanti a me. Le gambe sarebbero state incitate da uno stimolo mentale al movimento contemporaneamente alle braccia che avrebbero dovuto imitare tale movimento così da far toccare terra alla base delle stampelle ed alle punte dei miei piedi contemporaneamente. Magari all'inizio non sarei stato troppo preciso, ma non avrei ceduto ed anzi avrei cercato di essere ancora più motivato e intenzionato a riuscire nel mio intento. Man mano i movimenti sarebbero stati pian piano sempre più decisi, passando da passi incerti e un po' goffi a qualcosa di più discreto e normale man mano che passavo il tempo a passeggiare affiancato dalle stampelle. Non le avrei abbandonate un solo secondo ed avrei fatto particolare affidamento sulle stesse contraendo allo stesso tempo i muscoli delle gambe e quelli delle braccia che avrei cercato di stimolare contemporaneamente per fare correttamente i passi richiesti dalla donna. Regolarizzando il respiro, convincendomi che sarei stato in grado di superare anche quella, avrei continuato a muovermi cercando di essere il più preciso e spedito possibile concentrato e quasi cieco a tutto ciò che non riguardava il mio cammino. Avrei cercato di essere sempre più deciso ed aumentare anche un po' la velocità dei passi quanto possibile per la mia condizione attutale, accumulando ed espirando l'aria alternatamente assecondando i movimenti delle gambe e delle stampelle cercando di fare tutti i giri possibili richiesti dalla strega e portare a termine quell'esercizio.
view post Posted: 21/11/2020, 12:10 Visita Obbligatoria IV - Ospedale San Mungo Malattie e Ferite Magiche
Affacciandomi sulla stanza, incontro subito la figura della guaritrice a cui mi avvicino prendendo posto sul lettino decisamente più basso rispetto i primi tempi dove i piedi dovevano ancora stare sollevati da terra. Sospiro ed annuisco alle parole della donna.

E' stato particolarmente ostico. I primi tempi era davvero difficile riuscire ad alzarmi agevolmente dalla sedia o dal letto, ma con pazienza ed una buona dose di volontà, è tornata ad essere un'abitudine. E' una bella sensazione, per quanto faticosa. Ho eseguito gli esercizi come concordato, è stato difficile ma sento la differenza di più forza nelle gambe e più agevolezza nel sollevarmi da seduto. Certo, sempre molto diverso dalle normali funzioni iniziali del mio corpo, ma, è indubbiamente qualcosa che ho trovato positivo.

Spiego leggermente più loquace del solito. Forse comunque attratto dall'idea di concludere anche questa visita e provare a tornare una vita mediamente normale nonostante l'essere legato costantemente a dei supporti con cui potermi muovere. Inizialmente era stata una tragedia, non che ora io sia felice di non poter camminare come facevo un tempo, ma non potendo fare altrimenti devo anche imparare ad adattarmi in qualche modo. Osservo il macchinario già incontrato in precedenza la scorsa seduta dove per iniziare a far riabilitare le gambe a comporre dei passi ho dovuto pedalare. Sono fiducioso che avendo ormai camminato parecchio accompagnato dal girello, per far riabilitare le gambe a sopportare il mio peso. Compreso l'esercizio da svolgere e le clausole da seguire, avrei poggiato i piedi ai pedali e le mani al manubrio ben strette sullo stesso che mi avrebbe dovuto aiutare a mantenere una postura corretta e dritta, la schiena ben allineata con il spalle e viso rivolto in direzione frontale, i piedi adagiati composti sui pedali in modo tale che questi accogliessero l'intera pianta. Avrei cominciato a muovere le gambe prima lentamente andando ad applicare pressione sulla pianta e più sullo specifico nella punta andando a compiere delle pedalate precise ma inizialmente contenute. Avrei cercato di percepire i muscoli della gambe ora più sensibili così da assicurarmi che ognuno degli arti lavorasse correttamente. Con il busto e la schiena ben dritti, il bacino mobile, pronto e reattivo per dare il proprio supporto all'azione di pedalata. Dal bacino, le gambe avrebbero dovuto muoversi alternatamente, una per volta dandosi il cambio. Mentre una pedalava, l'altra avrebbe si darebbe lasciata muovere dal pedale fermo seguendo il movimento circolare per poi dare il cambio con una spinta non appena il pedale fosse risalito abbastanza, prima sollevando semplicemente la gamba per assecondare il movimento per poi spingere con pianta e punta sul pedale per effettuare a sua volta la pedalata. Avrei cercato di regolare il respiro inspirando ed espirando regolarmente mantenendo il busto morbido mentre le mani sarebbero rimaste saldamente sul manubrio a sostenere la postura corretta. I muscoli delle gambe andando a stimolare prima quelli delle cosce che avrebbero lavorato ininterrottamente tra una serie di pedalate e l'altra, passando alla collaborazione delle ginocchia, e successivamente i polpacci che avrebbero dato la spinta accumulando lo sforzo per poi scaricarlo sulla caviglia ed il resto del piede per compiere la pedalata. Avrei cercato di svolgere l'esercizio seguendo le varie indicazioni come le pause tra una cosa e l'altra. Allo stesso modo mi sarei approcciato all'esercizio contrario andando invece a stimolare i muscoli in ordine inverso. I polpacci si sarebbero contratti sollevandosi per trascinare il pedale all'indietro sollevando i bracci del macchinario per compiere i movimenti antiorari. Il ginocchio avrebbe fatto il suo lavoro per passare lo sforzo alla coscia che a sua volta avrebbe contratto i muscoli per sostenere la forza di gravità ed il peso della gamba sollevandola ancora epr compiere la rotazione inversa e solo allora, raggiunto il punto alto del viro avrebbe rilasciato il peso scaricandolo nuovamente su ginocchio e polpaccio per effettuare la pedalata contraria andando a spingere di tallone piuttosto che di punta. Avrei atteso di poter svolgere il resto del riscaldamento seguendo le nuove indicazioni osservando attentamente la struttura anche questa volta già conosciuta la scorsa volta. Quindi mi aiuto a sollevarmi usufruendo del girello cercando comunque di fare tutto con le gambe usando le braccia come fonte di sicurezza in caso di bisogno, senza mai lasciare il lavoro interamente a loro. Avrei cercato di spingermi con il girello fino all'attrezzo per poi spostare le mani sulle barre laterali così da iniziare subito la camminata. Avrei dovuto dimostrare alla Guaritrice quanto mi fossi esercitato durante il periodo in cui non ci eravamo più visti. Stringo le mani ai supporti laterali andando a sistemare la mia postura. I piedi ben aderenti alla piattaforma che funge da pavimento, le gambe dritte e naturali, appena flesse alle ginocchia, il bacino mobile, le vertebre che man mano iniziano ad allinearsi andando a sistemarsi una sotto l'altra ordinatamente dando modo alla schiena di apparire diritta. Le spalle morbide ed i muscoli delle braccia contrati pronti a sostenere il mio peso. Avrei iniziato a compiere i primi passi prendendo un bel respiro e regolandolo a sua volta così da cadenzare approssimativamente al cuore palpitante per lo sforzo fisico maggiore. Avrei stimolato i muscoli delle gambe uno per volto mandando dal cervello la richiesta di movimento che partendo dall'alto sarebbe scesa in picchiata fino a raggiungere il bacino dove diramandosi alle gambe avrebbe percorso prima la parte superiore per proseguire verso quella inferiore. Coscia, ginocchio e polpaccio avrebbero collaborato ordinatamente andando a compiere il movimento di sollevamento necessario a fare il primo passo andando poi a poggiare innanzi tutto il tallone seguito immediatamente dalla pianta del piede e la punta in un movimento fluido, quasi un'onda, su cui avrei spostato il mio peso così da dar modo all'altra gamba di fare lo stesso movimento posizionando il piede più avanti dell'altro e tramite le medesime accortezze far fare il secondo passo su cui a sua volta avrei scaricato il peso cadenzandolo su quel lato. Avrei cercato di far compiere alle gambe movimenti più precisi e naturali possibili cercando di rendere i muscoli più morbidi e fluenti possibili andando ad effettuare tutti i passi che mi sarebbero serviti a raggiungere il limite della passerella. Raggiunto la fina invece di voltarmi e ricominciare a camminare, avrei camminato al contrario andando sempre a tenere le braccia tese e in procinto di contrarsi per poi concentrarmi sulla parte posteriore delle gambe che avrebbe preso a lavorare maggiormente visto il movimento cercando comunque di concentrarmi sui muscoli utilizzati cercando di fare attenzione a ripercorrendoli uno per volta retrocedendo man mano verso il punto di partenza andando a compiere i possi al contrario andando a poggiare attentamente punta, pianta e tallone con un movimento più lento e studiato. Avrei quindi cercato di percorrere il più possibile fino alla fine dell'esercizio facendo avanti ed indietro sulla pedana. Ero deciso a impegnarmi come si deve, concentrandomi unicamente su quegli obiettivi fisici, ignorare tutte le altre preoccupazioni famigliari e scolastiche, lasciando tutto fuori da quell'ambulatorio dove avrei unicamente dare tutto me stesso per riuscire a sollevarmi da questo problema.
view post Posted: 17/11/2020, 23:03 Visita Obbligatoria IV - Ospedale San Mungo Malattie e Ferite Magiche
Con il freddo sempre più persistente, posso tirare un sospiro di sollievo trovandomi ufficialmente nella stagione più consona alla mia persona. Questi ultimi tempi, prima di raggiungere questo pomeriggio il San Mungo, sono stati particolarmente pesanti e difficili da affrontare. Sia mentalmente che soprattutto fisicamente. L'abbandono della sedia a rotelle ed il conseguente sforzo continuo per riprendere a camminare con l'ausilio del girello, ha portato oltre ad un estremo stress psicologico per essere ancora ancorato ad un sostegno tanto ingombrante e poco consono alla struttura del castello. Muovermi con quell'affare non era assolutamente comodo, per non parlare degli sguardi che attirava. Nonostante ciò, non posso ancora farne a meno, è stato un periodo nero, complicato ed asfissiante. Gli stessi esercizi da fare sono stati quanto di più difficile io potessi mai immaginare, il più delle volte sentivo così tanta fatica da dovermi bloccare in sospeso, in piedi per recuperare le forze prima di proseguire, ma alla fine, dopo un po' di rodaggio i primi tempi, sono riuscito a portare a termine il periodo di esercitazioni in modo tale da recarmi questo pomeriggio di Sabato, presso il San Mungo per una nuova visita. Stretto nel cappotto mi muovo con il girello per i pressi della dell'accoglienza. Faccio un gesto della mano per indicare la stanza dove ormai sono abituato ad essere assistito dalla guaritrice e riferisco di avere un appuntamento con lei. Muovo i miei passi, trascinando l'alambicco con cui mi sorreggo fino alla porta dell'ambulatorio dove, sorreggendomi al girello con una sola mano busso attendendo il consenso ad entrare.

Buongiorno, sono Blaine.

Ottenuto il consenso, mi faccio spazio nella stanza aprendo completamente la porta per poi richiuderla alle mie spalle e farmi avanti in direzione del lettino sena però mettermi a sedere, attendendo che fosse la Guaritrice a dirmi cosa dovessi fare. Sarei rimasto in ascolto, pronto a rispondere alle varie domande di routine e scoprire come si sarebbe svolta la visita quel primo pomeriggio.
view post Posted: 13/11/2020, 17:26 Indagini – Julius Blaine - Sala Interrogatori 3
Sistematomi come meglio potevo in quella situazione avrei risposto alle domande dell'Auror nel modo più dettagliato che mi fosse in grado di avere, cercando di attingere a quanti più ricordi possibili sebbene la confusione palese.
Corruccio lo sguardo mentre cerco di ripercorrere i ricordi di quella situazione ai limiti dell'inspiegabile.

Ricordo... che ad un certo punto eravamo in una saletta, rialzata raggiunta tramite delle scale, io ero ferito per via della discesa dalla botola per nulla semplice. Sono rimasto indietro non riuscendo a scavalcare le file di elfi, mentre Nora stava cercando di andare a cercare aiuto ha sbattuto erroneamente contro un elfo che ha provato ad attaccarla ma è successivamente tornato al suo posto. Poco dopo è apparsa dal corridoio proprio la Professoressa Pike, ed al suo arrivo, tutti gli elfi si sono voltati istantaneamente in sua direzione.

Commento leggermente confuso mentre ripercorro la scena cercando di cogliere ulteriori dettagli che possano dirmi qualcosa.

Gli elfi dalla completa immobilità, dopo aver puntato lo sguardo verso la Professoressa, hanno iniziato a muoversi piano. Nora ha preso a correre alla ricerca di altri adulti e gli elfi hanno preso a muoversi andando a rompere le file precise che avevano composto. Io mi trovavo dietro l'insegnante, che con un mobilicorpus un po' troppo potente mi ha lanciato oltre di lei. Ho visto Beatriz perdere l'equilibrio e cadere su uno degli elfi che l'ha trafitta con un coltello. Lei ha urlato ma ha subito perso i sensi, credo... si è accasciata improvvisamente e non si è più mossa.

Spiego massaggiandomi le tempie affaticato da quel ricollegamento degli eventi.

La stessa cosa succede per Alexander. Ma gli elfi non si sono fermati, hanno continuato a infierire sia su di lui che sulla Porter. Nel frattempo è arrivata anche Libella Florel... mentre gli elfi hanno iniziato ad avvicinarsi a noi.

Muovo appena la mano come a voler scacciare una mosca fastidiosa.

Ho provato a disarmare un elfo, ma senza successo viste le mie condizioni. Ricordo di essere stato colpito, e lì ricordo un vuoto.

Era infatti proprio in quel momento che la mia memoria terminava improvvisamente proprio come se questo fosse stato l'ultima cosa che avessi fatto, ma non era così. Continuai a pensare, riflettere e provare a capire a tutti gli effetti come fossero andate le cose.

Le confermo di non essere affetto dal Morbo Bianco, ed accetto volentieri il bicchiere d'acqua. Confermo anche il fatto che l'unica persona ad essersi allontanata è stata Nora, almeno finchè io non ho finito per perdere i sensi.

Prendo il bicchiere d'acqua e ne prendo un abbondante sorso. Mi bloccai improvvisamente quando mi trovai a ripercorrere un ricordo sconnesso, situato esattamente tra lo svenimento e l'arrivo dei soccorsi.

C'è stato un momento in cui, mi sono trovato riverso in terra, il dolore era lancinante su tutto il corpo. Credo di non aver avuto abbastanza forza per muovermi ma nella penombra delle fiaccole, credo di poter affermare di essermi risvegliato in quella stessa stanza con alcuni movimenti al suo interno di cui però non sarei in grado di dire di più. E li sono svenuto ancora, forse per il troppo dolore, risvegliandomi come detto prima diverse ore dopo, riconoscendo la figura del Guardiacaccia Lestrange provare ad aiutami e poco più in la la Veterana Pike soccorrere qualcun altro. Ricordo però di non aver intravisto le persone svenute, non mi sembra di averle riconosciute tra i presenti, ne Alexander, ne Beatriz ... Solo un mucchio di corpi di Elfi e sangue ovunque.

Prendo un sospiro e mi passo una mano tra i capelli davvero stanco.

Temo questo sia davvero tutto.

Dissi infine accasciandomi più sulla sedia a rotelle emettendo un sospiro restando in attesa di ulteriori domande. Se non ve ne fossero state, avrei salutato cordialmente la giovane donna rivolgendole uno sguardo prima di tornare verso scuola. In caso contrario, sarei rimasto a disposizione della strega per eventuali chiarimenti.
view post Posted: 5/11/2020, 22:06 Visita Obbligatoria III - Ospedale San Mungo Malattie e Ferite Magiche
I nuovi esercizi, particolarmente adrenalinici e stancanti erano riusciti a creare non solo una situazione di tensione ma allo stesso tempo qualcosa di impetuoso e forte con cui confrontarmi, da dover combattere ed affrontare. Fatica, tensione e pesantezza mentale a parte, mi godo il meritato riposo per quel che mi spetta prima di riprendere da dove ho lasciato. Cerco di ripetere nella mia testa le parole della giovane guaritrice come a volerle imprimere nella mia testa neanche si trattasse di un marchio a fuoco, intenzionato a renderlo una sorta di mantra che avrebbe dovuto permettermi di andare avanti, risollevarmi e continuare a mettermi in gioco fino a quando il mio copro fosse stato in grado di muoversi. Avrei atteso pazientemente il tempo necessario a riprendermi e provare e recuperare la forza nelle gambe ed i muscoli in generale, ancora troppo appesantito dallo sforzo fisico appena sopportato per provare a farne uno subito dopo. Avrei cercato di fare chiarezza mentalmente, avrei provato a convincermi di essere ancora tutto intero, di essere pronto anche a quella nuova sfida, ricordandomi non si trattasse di un extra ne di qualcosa di fare tanto per, ma di qualcosa di cui avevo bisogno. Non ho intenzione di perdere un solo minuto e rischiare di peggiorare la mia situazione o ancora peggio abbandonandola in quello specifico modo in cui adesso stanziava. Non potevo permettermi nulla del genere ed assolutamente, mi sarei impegnato al massimo delle mie possibilità per riuscire in quell'impresa tanto ardua e sempre più difficile da accettare e comprendere. Scossi il capo, non potevo farmi mettere i piedi in testa, non potevo abbandonarmi ed abbattermi, dovevo continuare a percorrere quella strada indipendentemente da quanto questa fosse complicata, difficile ed insopportabile, non avrei permesso infatti a niente e nessuno di mettersi sulla mia strada e rischiare di farmi desistere.
Alle parole della giovane donna avrei annuito convinto di quel che stavo facendo, convincendomi di come non avrei potuto ne voluto fare altrimenti, consapevole di essere in grado di raggiungere quell'obiettivo, e farlo mio, aggrapparmi ad esso come se fosse l'unica razione di ossigeno a me rimasta. Con quella convinzione, consapevole di dover fare di tutto e di più per riuscire in quell'impresa che ora mi sembrava di vedere come colossale. Avrei cercato di eliminare ogni traccia di negatività nascondendo il tutto in un angolo remoto dove non mi sarebbe più importato nulla se vi fosse stato o meno. Avrei continuato a convincermi di dover riuscire, di doverlo fare, e che in ogni caso ci sarei riuscito, non importandomi degli ostacoli che mi sarei ritrovato davanti gli occhi. Ero pronto, assolutamente pronto a fare quel passo e lasciare alle spalle il mio problema, abbandonarlo, allontanarlo, consapevole della sua presenza, consapevole di quello che mi aveva fatto, ma altrettanto sicuro che sarei riuscito in un modo o nell'altro a superare anche quel problema. Non mi sarebbe stato più concesso di tornare indietro, barcollare e riposare, da quel momento in poi sarei dovuto restare in piedi, tornare a fare uno step avanti, uno step che sentivo quasi di aver perso da troppo tempo ormai a dirla tutta. Avrei cercato di puntare lo sguardo sulla strega, convinto di quel che stavo per fare, l'accenno di un sorriso a sollevare l'angolo delle labbra, il cuore che batteva forte per l'emozione suscitata dal pensiero di non dover usare ancora la sedia. Sarei rimasto immobile al mio posto riflettendo sul da farsi, cercando di ricordare i movimenti svolti prima assicurandomi di percepirli chiaramente nella mia testa lasciando che quelle immagini si ripetessero una dietro l'altra convinto di voler rischiare qualsiasi cosa pur di riuscire. Ripropongo nella mia testa l'immagine si me stesso che con una discreta fatica, che piazzo bene i piedi in terra, tirandomi su con l'ausilio delle braccia facendo attenzione ad usare principalmente le gambe ed i relativi muscoli. Immaginai che un potente stimolo partisse proprio dal cervello per diramarsi lungo tutto il corpo andando a muoversi da un punto all'altro del mio corpo spostandosi deciso fino a raggiungere le gambe. Li si sarebbe concentrato andando a infiltrarsi all'interno della muscolatura percorrendone ogni fibra andando a stimolarla in modo tale da provocare una contrazione in grado di aiutare gli arti inferiori a sostenere il mio peso. Le gambe avrebbero fatto per stendersi ed allungarsi scaricando il peso sul pavimento mentre la mia figura accompagnata da una presa salda sui supporti laterali, si sarebbe eretta in piedi stendendo correttamente la schiena aiutandomi finalmente a restare in piedi, a quel punto mi sarei immaginato tenere duro e resistere in piedi avendo ormai abbandonato la seduta una volta per tutte.
Alzo lo sguardo in direzione della giovane donna e sospiro deciso a muovermi una volta per tutte. Piazzo per bene i piedi in terra sulla piattaforma di legno mentre allungo le mani ai sostegni laterali ripercorrendo passo passo l'esercizio precedente dove usufruendo della consapevolezza del movimento corretto avendolo già fatto precedentemente, cerco di rialzarmi mandando l'ordine alle gambe. I muscoli si sarebbero dovuti contrarre bruciare e muovere in modo tale da accogliere il mio peso e distribuirlo su entrambe le gambe. Le stesse da leggermente piegate avrebbero dovuto lasciare che le ginocchia si muovessero andando a modulare il peso e stendendosi per aiutare il resto delle gambe a distendersi. Qui avrei pazientemente cercato di ritrovare il mio equilibrio tenendo delicatamente le mani agli appoggi intenzionato ad afferrarli con forza solo in caso di estremo bisogno spingendo i piedi al terreno per aiutarmi in quell'azione delicata cercando poi di drizzare la schiena ed il petto, ammorbidendo le spalle ed allargando leggermente le braccia sulla struttura per mantenere l'equilibrio. A quel punto avrei cercato di reggere la posizione aiutandomi con la respirazione cercando di usarla in modo tale da permettermi di resistere in quella posizione naturale.
Desideroso e bisognoso di superare anche quell'ostacolo annuì con decisione alle parole della guaritrice. L'avrei raggiunta, avrei percorso quella passerella fino a raggiungerne il limite un passo alla volta. Nella mia mente immaginavo quale fosse il procedimento per comporne uno mentre assottigliavo lo sguardo sul percorso che avrei dovuto intraprendere un po' per volta. Non avevo alcuna fretta, ma dovevo tassativamente riuscire in quel compito. Per aiutarmi avrei cercato di immaginare ciò che il corpo faceva per svolgere quel semplice movimento, ripercorrendo quelli che erano stati gli esercizi fatti fino a quel momento dall'inizio alla fine. Determinato a riuscire, bisognoso di farlo per poter vedere uno spiraglio in quella coltre nera di fumo per tornare sulla via che per un fatale incidente mi aveva fatto allontanare eccessivamente. Volevo tornare su quella via, percorrerla con le mie gambe. Determinato a tornare sui miei passi, e concentrarmi per recuperare il tempo perduto e rimediare ad esso con tutte le mie forze. Avrei ripercorso mentalmente ogni esercizio da quello della pallina stratta con le dita all'appoggio della pianta, ad ancora la rotazione delle caviglie, il sostentamento in aria dei polpacci, i piegamenti delle ginocchia, la contrazione delle cosce, il movimento e torsione dei fianchi e delle anche, la spina dorsale ben eretta e le braccia a sostentare l'equilibrio. Un ricordo si fece spazio nella mia testa mentre cercavo di ripetere e ripetere quei passaggi fondamentali per la mia riabilitazione. Ero ancora un bambino, in un parchetto vicino casa a giocare con Nathan e Daniel ancora troppo piccolo per stare a passeggiare da solo. C'era un piccolo muretto a bodo aiuola, ed avevamo deciso di fare una sorta di sfida. Camminare in bilico ed equilibrio sullo stesso per evitare di mettere i piedi oltre quel piccolo e basso spazio facendo finta che tutto ciò che si trovava intorno a noi fosse lava bollente. Avevo allargato le braccia verso l'esterno per dare maggiore equilibrio a quella postura precaria, mentre guardando dritto davanti a me, muovevo piccolissimi e precisi passi per distribuire correttamente il mio peso sulle piante così da non rischiare di cadere lateralmente. Le gambe facevano piccoli movimenti, attenti e precisi ma essenziali nella riuscita del gioco. I muscoli erano tesi, la concentrazione era al massimo ed ogni movimento che il mio corpo era pensato e studiato affinché riuscissi a percorrere quel breve tratto di muretto. Quell'immagine mi aiutò un po' a focalizzare mentalmente ciò che desideravo fare, quindi dopo aver rivisto e vissuto ancora una volta quei movimenti uno dopo l'altro in veloce sequenza, avrei provato a riproporli cercando di aiutarmi con una respirazione modulata. Con le mani intorno agli appoggi laterali che avrei fatto scorrere man mano che mi fossi mosso, avrei iniziato con il sollevare la gambe sinistra contraendo i muscoli di polpaccio, coscia ed anca fino a spostare il piede più avanti e poggiare le dita, seguite dalla pianta del piede in modo graduale partendo dalla punta fino al tallone. Avrei tenuto lo sguardo fisso davanti il mio obiettivo quindi avrei lasciato che la caviglia si modellasse in base all'angolazione del piede per il passo. I muscoli del polpaccio sarebbero stati contratti mandandolo lo stimolo di agire al ginocchio stesso che avrebbe passato quella stessa contrazione alla coscia ora dritta pronta ad accogliere e scaricare il peso del mio corpo in terra grazie all'accompagno dell'anca che avrebbe spostato insieme alla gamba il resto del mio corpo, che dopo aver cercato l'equilibrio adatto a sostenere e scaricare il terra il peso attraverso anche la colonna vertebrale ben tesa, avrebbe dato il cambio con l'altra gamba che avrei cercato di regolare in modo speculare così da ripetere lo stesso movimento in passi cadenzati, mirati e monitorati, le mani ben salde agli appoggi facendole scivolare in avanti cercando di accompagnare la mia figura che se tutto fosse andato secondo programma si sarebbe spostata sempre più avanti fino a raggiungere Morgana. Se fossi riuscito nell'impresa, dopo aver preso un attimo di pausa e respiro mi sarei voltato ripetendo quello stesso esercizio per tutto il tempo necessario cercando man mano che avanzava il tempo di migliorare la sincronizzazione dei movimenti e la macchinosità degli stessi cercando di ammorbidirli e renderli più naturali. Non importa quanto avesse potuto fare male, quanto stanco sarei potuto essere, avrei cercato di continuare il più possibile, fino a che la guaritrice non mi avesse fermato.
view post Posted: 2/11/2020, 14:18 My last made me feel like I would never try again - Ufficio Postale
Terminato di sistemare le faccende più complesse lavorative, decido di riprendere con alcune delle esercitazioni riabilitative poggiandomi con entrambe le mani a bordo del bancone e facendo dei sollevamenti stendendo piano le gambe sostenendo il mio peso assicurandomi di darmi sostegno al bancone tramite le braccia, trattenendo il posto per alcuni secondo prima di abbassarmi ancora andando a sedere sulla sedia dubito dietro di me. Svolgo lo stesso movimento per più volte, ritrovandomi sospeso ancora sostenuto al bancone in procinto di trattenere la posizione, non appena riconosco la figura della custode apparire dal camino poco distante. La osservo raggiungere il bancone a fatica, comprendendo la situazione. Piano mi abbasso nuovamente sulla sedia a rotelle espirando stancamente effettivamente provato da quegli esercizi sempre più complicati e sfiancanti.

Salve.

La saluto annuendo alle sue parole attendendo che l'altra facesse un nuovo viaggio e tornasse con il terzo manico di scopa. Quindi mi sistemo dietro il bancone più centralmente strusciando le ruote della sedia a rotelle, pronto ad ascoltare la richiesta che periodicamente la donna ripropone in base alle scope che vengono vendute al suo negozio. Resto a disposizione ed ascolto le parole della donna prendendo le varie ricevute concentrandomi sul controllarle.

Per la spedizione della Nimbus 1500 sono 12 Galeoni, per la Scopalinda 1, sono 5 Galeoni ed infine per la Nimbus 2011 abbiamo 51 Galeoni per un totale complessivo di 68 Galeoni.

Comunico scrivendo su un foglio di pergamena i vari pezzi e prezzi così da rendere chiaro il calcolo e visibile anche alla donna. Detto ciò, in attesa del pagamento da incassare, avrei cominciato ad effettuare i vari controlli tramite il detector oscuro per accertarmi che fosse tutto in regola passandoli dall'altra parte del bancone per prepararmi al trasporto al piano superiore tramite montacarichi.

Ovviamente è sempre la benvenuta al Nido nel caso volesse fermarsi a riposare quando lo desidera. Vado subito ad effettuare le spedizioni, se avesse bisogno di altro torno subito, altrimenti le auguro un buon proseguimento di giornata.

Mi congedai salutandola nel caso in cui non fosse stata interessata a restare. Quindi mi spostai verso il montacarichi e con pazienza e fatica salii al piano superiore dove avrei affidato le varie scope a tre gufi diversi andando tutte in luoghi diversi sebbene un paio di esse dovessero raggiungere entrambe il dormitorio di Grifondoro, una andava a quello maschile ed uno a quello femminile. Avrei affidato i pacchi ai gufi dopo aver dato loro un premio per il lavoro ed avrei atteso di vederli sparire all'orizzonte prima di poter tornare al piano inferiore e riprendere il lavoro.
view post Posted: 2/11/2020, 12:04 Corsa per un biglietto omaggio - Ufficio Postale
Il turno di quel Sabato era ormai quasi finito, tra una cosa e l'altra ero riuscito a svolgere come mio solito gli esercizi di fisioterapia, e riordinare il caos che regnava sovrano sul retro del bancone. Nonostante io sia sempre stato una persona precisa e ordinata, per qualche motivo il bancone finisce inesorabilmente e costantemente per diventare una sorta di campo di battaglia. Mi sposto da un lato all'altro per ordinare il tutto ed avviarmi a conclusione del mio turno, scivolando con la sedia a rotelle più velocemente così da terminare ufficialmente quel turno di lavoro e rientrare al Castello in orario. La mia attenzione però viene richiamata dall'entrata piuttosto frenetica di Grace che sventola una missiva. Corruccio lo sguardo e guardo prima la lettera e poi la ragazza grattandomi una tempia, suppongo quella debba essere spedita ed anche piuttosto in fretta. Mi sembra affannata quindi resto in attesa che l'altra riprenda fiato prima di chiedere spiegazioni.

Salve Grace, benvenuta.

Comunque la salutai cordialmente lasciandole il tempo di esporre il motivo della sua veloce intrusione annuendo alle sue parole.

Certo, te la spedisco subito. Faccio un controllo al volo.

Mi affretto a passare il detector sulla busta vista la tempestività con cui la ragazza sembra essersi catapultata, pensando sia meglio spedirla il prima possibile. Quindi controllo che destinatario e mittente siano ben leggibili passando in contemporanea il detector prima di comunicare all'altra il prezzo per la spedizione.

1 Falci per la spedizione di lettera semplice.

Dichiaro attendendo il pagamento per poi incassarlo e segnarlo nei registri.

Posso consigliarti di tornare con più calma a visitare il nostro Nido? Non ti intrattengo oltre adesso perchè a breve dobbiamo rientrare al castello, ma ti assicuro che potrebbe essere una buona alternativa ad un pomeriggio al villaggio essendo provvisto di diversi intrattenimenti con cui poterti confrontare, ce ne sono di tutti i tipi, troverai per certo qualcosa che possa fare al caso tuo.

Detto ciò avrei salutato la ragazza in modo tale che potesse rientrare con calma, mentre io mi appresto a spedire la lettera affidatami dall'altra aiutandomi a salire con il montacarichi, torno poi giù a sistemare le ultime cose ed infine concludere anche il mio turno per rientrare al castello.
view post Posted: 2/11/2020, 11:17 Internship completed - Ufficio Postale
Come di consueto ad ogni fine settimana, mi trovo dietro il bancone dell'Ufficio Postale alle prese con alcune questioni lavorative tra cui il sistemare delle scartoffie inerenti alle ultime spedizioni, da catalogare, mettere in ordine e riporre quanto prima. Con minuzia ed attenzione mi sposto da un lato all'altro del bancone facendo scivolare le ruote della sedia a rotelle sul pavimento lucido dell'Ufficio, le gambe ancora indolenzite e stanche per via degli esercizi di fisioterapia a cui ogni giorno mi sottopongo nel tentativo di riabilitare le gambe, così come consigliato dalla Guaritrice Celebrian. Terminati gli esercizi mi ero concentrato unicamente sul lavoro da svolgere assicurandomi di non dimenticare nulla, ma dovetti bloccarmi quando notai una figura fare il suo ingresso e dirigersi verso il bancone.

Salve Fara, terminato il turno al Ghirigoro? Come posso aiutarti?

La salutai cordiale per poi notare le pile di libri che la coetanea stava portando con se, la aiutai come a me possibile assistendola nel sistemare la merce sul bancone una volta che fossero stati alzati abbastanza da poter essere anche a mia portata quindi annuii alle sue parole e presi le ricevute controllandole. Intanto mi premurai di controllare che i pacchi fossero a posto e in totale regola alle conformità dell'ufficio passando il detector oscuro.

Per l'acquisto della Signorina Mandylion sono 24 Galeoni mentre per la Signorina Nephele sono 33 Galeoni di spedizione. Il totale quindi per entrambe le spedizioni è di 57 Galeoni.

Comunicai attendendo di ricevere il pagamento richiesto prima di spostare i pacchi oltre il bancone ed organizzarmi per la spedizione sistemandoli in direzione del montacarichi per raggiungere il piano superiore dove mi avrebbero atteso i gufi.

Se può farti piacere riposare un po' prima di andare via, ti consiglio di approfittare del Nido, li troverai una moltitudine di intrattenimenti per ogni gusto, sono certo che troveresti anche qualcosa che possa attirare la tua attenzione. Io intanto salgo a spedire questi ma torno subito nel caso avessi bisogno di altro.

Detto ciò montai nel montacarichi insieme ai libri e salii fino al piano superiore dove aiutandomi con la sedia avrei trasportato i pacchi verso i gufi a cui avrei rivolto le giuste attenzioni prima di affidare loro l'incarico di quelle nuove spedizioni assicurandomi che afferrassero saldamente i pacchi, dopo aver dato loro un premio in cibo ed in paio di carezze sul dorso piumato. Quindi, comunicato loro l'indirizzo sarei tornato al mio posto al piano di sotto, disponibile in caso di bisogno, salutando invece la cliente nel caso avesse deciso di andare via.


Edited by Julius Blaine - 6/11/2020, 10:33
view post Posted: 30/10/2020, 08:40 Visita Obbligatoria III - Ospedale San Mungo Malattie e Ferite Magiche
Il tempo passato all'interno dell'ambulatorio è talmente tanto da portarmi effettivamente a notare fin da subito la presenza di qualcosa di diverso. Noto un paio di attrezzature che sono certo non vi fossero la volta precedente. Incuriosito da tali novità cercando di capirne il funzionamento ed intuirne l'utilizzo tramite una semplice occhiata, rimasi con lo sguardo fisso su di loro mentre rispondevo automaticamente alle prime domande di repertorio. Ormai sono passate diverse sedute ed il miglioramento riesco a sentirlo distintamente sulla pelle, sui muscoli delle gambe. Certo, non è ancora abbastanza per quel che riguarda il mio naturale potenziale fisico, dopo tutta la fatica fatta durante gli allenamenti sia al campo che individuali o lo stesso in compagnia di Trish, essere ridotto in questo stato, mi pare essere davvero una beffa. Scuoto il capo pensieroso per poi concentrarmi sulla voce della guaritrice, una di quelle che ultimamente sento con più frequenza, ritrovandomi a centesimare ogni singolo minuto del mio tempo, ignorando la presenza altrui se non durante lezioni e lavoro.

Ho cercato di svolgere gli esercizi il più possibile, seguendo le indicazioni, mettendomi in sicurezza così da non rischiare infortuni.

Spiegai massaggiando automaticamente le gambe in un gesto involontario.

E' stato difficile, stressante e sfiancante, ma sento di aver fatto tutto ciò in mio potere raggiungendo sempre il limite sopportabile del mio corpo, e mi sembra che man mano questo limite sia aumentato, anche se di poco ma ho avuto quest'impressone. Poi, sarà lei a dirmi se ci avessi visto giusto o meno.

Fare dell'auto osservazione è sempre complicato, abituati a vivere con se stessi non è affatto semplice riuscire a vedere i miglioramenti o peggioramenti così facilmente. Osservai con vivo interesse e pura curiosità l'attrezzo che avvicinò cercando di studiarlo nella sua componentistica quindi avrei ascoltato attentamente le sue indicazioni facendomi più avanti sulla sedia aiutandomi con le braccia per scivolare un pò di più tanto per sporgermi quanto basta per arrivare a tutto. Le rivolgo un occhiata, accennando un'ombra di sorriso, stranamente. Invogliato e determinato a superare anche quel pomeriggio intensivo. Come detto dalla guaritrice stessa, avrei drizzato la schiena cercando di riconoscere l'allineamento di ogni vertebra attendendo di essere nella posizione corretta prima di allungare le braccia in direzione dei manubri ed afferrarli. Avrei posizionato lo sguardo sui pedali di raggiungere deciso a mettere in moto le gambe mandare degli impulsi di comandi alle articolazioni inferiori e far si che queste si muovessero per raggiungere i pedali. Avrei cercato di concentrarmi sul ginocchio e la roteazione che avrebbe dovuto fare per lasciare che i piedi si spostassero dagli appoggi della sedia a quelli dell'arnese. Avrei immaginato l'intero processo nella mia mente ripetendolo più volte come una diapositiva in loop. La gamba, i cui muscoli contratti davano via al movimento avrebbe dovuto alzarsi abbastanza perchè il piede di distaccasse dagli appoggi della sedia e si spostasse fino a raggiungere i pedali su cui si sarebbero dovuti posizionare in modo tale da centrare in pieno la zona più comoda e di utilizzo. Avrei cercato di darmi forza anche tramite le mani che scaricavano la tensione e lo sforzo sui manubri, stringendo la presa sugli stessi per spostare adeguatamente le gambe sia mentalmente che fisicamente. Con i piedi finalmente sui pedali, avrei cercato di ricordare il movimento corretto per pedalare cercando di trasporlo prima in pensiero e successivamente in effettivo movimento. A muoversi dovevano essere non solo i muscoli delle gambe ma anche quelli addominali e femorali in quanto si trattava di un movimento più articolato rispetto ad un semplice sollevamento. Com'è che si pedalava? Mi venne da pensare a quando da piccolo, dovetti insegnarlo a Nathan ancora incapace di privarsi delle rotelle che sostenevano la bici. Voleva toglierle ma allo stesso tempo aveva paura si cadere in terra. Cercai di ricordare, riportare alla mente come avevo fatto ad insegnargli. Facendogli vedere come, tenendo schiena dritta, viso in avanti, gambe parallele e con movimenti decisi e cadenzati l'equilibrio sarebbe venuto da se, continuando a compiere rotazioni con i pedali, costanti e decise. Avrei cercato di percorrere mentalmente quello che avrebbe dovuto fare il mio corpo, far partire dal cervello numerosi impulsi che scendendo contemporaneamente lungo il corpo sarebbero dovuti andare a stimolare una zona ben specifica. L'addome avrebbe dovuto collaborare nel mantenimento della postura, i muscoli femorali avrebbero dovuto spingere concentrandomi su tricipiti e quadricipiti femorali, spingendo su cosce e polpacci tenendo ben ferma la caviglia nella spinta per poi renderla mobile ed accompagnare la pedalata per seguire il movimento nello specifico così da renderlo il più fluido e naturale possibile cercando di non essere troppo macchinoso. Mi sarei preso il mio tempo, ma era mia intenzione impegnarmi oltremodo per riuscire in quel lavoro concentrandomi particolarmente ignorando tutto ciò che potesse creare disturbo, focalizzandomi solo sulla riuscita dell'esercizio senza lasciarmi condizionare da preoccupazioni e pensieri che avrei accantonato altrove. Deciso a riuscire, volenteroso di vedere le mie gambe muoversi in una sana pedalata avrei ripetuto mentalmente più volte quell'esercizio prima di provare a replicarlo fisicamente cercando di essere deciso nei movimenti aiutandomi a scaricare la tensione e distribuire peso e forza con la stretta dei manubri, avrei cercato di compiere quelle roteazioni alternate, gamba sinistra, gamba destra, gamba sinistra gamba destra, scaricando il peso e la forza su un arto alla volta alternando spinta e riposo da una gamba all'altra in base a quale delle due stesse compiendo la rotazione e quale l'avesse ormai finita, facendo attenzione a piegare e roteare le ginocchia e sospingere il pedale con la pianta del piede. Avrei cercato di compiere quante più pedalate possibili, e dopo la pausa avrei cercato di farne ancora di più sperando di aumentare effettivamente la resistenza una volta ben impresso in testa il movimento da effettuare.
Posizionato sul nuovo attrezzo, osservo incuriosito anche questo, sebbene più semplice ed intuitivo dell'altro. Anche in questo caso avrei cercato di fare pulizia nella mia mente ed ignorare tutto ciò che di superfluo potesse esserci così da avere ben impresso solo il mio obiettivo, effettuare quei piegamenti che mi avrebbero dovuto aiutare ad alzarmi e staccarmi dalla Sedia. Ognuno di essi avrebbe come fatto da lancetta di un orologio. Ad ogni ticchettare, ad ogni sollevamento, mi sarei avvicinato al momento in cui non sarei più dovuto dipendere da quel maledetto arnese. Desideroso più che mai di staccarmi dalla sedia, allungo le braccia in modo tale da afferrare con forza i tubi laterali che avrebbero dovuto darmi sostegno. Non avrei lasciato fare tutto il lavoro a loro ovviamente, loro sarebbero solo dovuti essere di appoggio. Avrei cercato anche in quel caso di attendere pazientemente il tempo necessario alla mia mente di formulare adeguatamente i movimenti da effettuare, ripetendoli nella mia testa come una cantilena, senza mai smettere. Avrei immaginato di dare una bella spinta, un colpo di reni e sollevarmi grazie alla muscolatura delle gambe spingendo il mio peso lontano dal terreno combattendo contro la forza di gravità contraendo ogni muscolo delle gambe anche quelli che non conoscevo di possedere, aiutandomi con le braccia principalmente per mantenere l'equilibrio. Allo stesso modo avrei immaginato di contrarre ancora i muscoli mantenendo la schiena dritta per sedermi nuovamente sulla sedia e ripetere il tutto più volte in sequenza. Con queste immagini nella mente, avrei cercato di continuare a ripetere il tutto mentre mi auto motivavo cercando di convincermi di quanto fossi in grado di farlo. Il semplice desiderarlo così ardentemente misto al voler abbandonare la sedia a rotelle una volta per tutte, l'insofferenza nel dover continuare a muovermi e dipendere da quelle due ruote. Mi concentro e controllando la respirazione avrei stretto con forza le mani agli appoggi forniti dall'attrezzatura. Avrei quindi spinto i piedi contro il terreno andando a creare attrito ed un punto di fermo dove mandando segnali dal cervello alle articolazioni delle gambe, avrei cercato di riprodurre il movimento effettuato nella mia testa andando a spingere le gambe a distendersi spingendo sempre più il peso contro i piedi ed allontanarmi dal terreno mentre tramite il bacino e le braccia stesse avessi ricercato il mio baricentro per mantenere un equilibrio che mi permettesse di avere una posizione stabile e sicura. Nel caso fossi riuscito ad alzarmi in piedi con tutta la forza di volontà e determinazione a non avere più la sedia come obbligo fisico, avrei iniziato a lavorare sulla seconda parte dell'esercizio andando a concentrarmi sulle ginocchia ed il movimento che avrebbero dovuto fare, oltre alla contrazione di cosce e glutei nell'azione di sedermi in modo calcolato e non lasciandomi andare a peso morto. Avrei concentrato e contratto ogni muscolo utile al movimento quindi avrei cercato di sostenere il mio peso e successivamente sedermi sulla sedia. Al che avrei iniziato a ripetere più volte quel movimento con tutta l'intenzione di scoprire i miei limiti e quante altre volte sarei riuscito a svolgerlo prima di cedere alla stanchezza fisica. Non importava quanto male potesse fare, quanto stancante fosse, avrei ripetuto l'esercizio fino alla fine, stufo di dover dipendere da quella sedia, compagna assidua sopportata già per troppo tempo per i miei canoni.
view post Posted: 26/10/2020, 16:53 Elusione Controllo - Julius Blaine - Atrium
Perso totalmente nei miei pensieri stavo andando dritto verso il mio obiettivo ovvero la sala presso cui ero stato convocato tramite missiva. Occupato mentalmente, una volta raggiunto il ministero, con le mani ancora occupate a spingere le ruote della sedia a rotelle, mi dimenticai totalmente del dover passare prima all'Atrium per il controllo della bacchetta. Stavo tirando dritto convinto di aver fatto tutto, ma appena la voce della neo docente di Cura attirò la mia attenzione rallentai e poi mi voltai in sua direzione stralunato perchè strappato via dai miei pensieri alla sprovvista. La osservai interdetto per qualche attimo come a non capire di cosa stesse parlando, poi un'espressione di stupore mista a mortificazione.

Le chiedo scusa, ero sovrappensiero. Non era mia intenzione andare contro al regolamento che vice all'interno del Ministero.

Mi massaggiai le tempie tra pollice ed indice con movimenti circolari per poi seguire la donna e porgerle la bacchetta a cui da poco avevo fatto fare manutenzione.

Certamente, pagherò quanto dovuto. Non capiterà una seconda volta.

Commento seguendola fino al locale a lei adibito attendendo che effettuasse i controlli relativi alla bacchetta che avrebbe dovuto fare prima di lasciarmi fare. Ora a guardarmi indietro mi resi conto dell'effettivo ostacolo che si trovava tra me ed il resto degli uffici scuotendo il capo sconvolto per non essermi neanche accorto attivamente del passaggio chiuso.

Dovrei raggiungere la Sala Interrogatori, in quanto convocato dall'Auror Eleanor Corbirock.

Se lo avesse ritenuto necessario le avrei mostrato la missiva ricevuta dalla giovane donna così da certificare la mia effettiva presenza in loco. Avrei poi lasciato che venissero effettuati sia i controlli alla bacchetta che su me medesimo, aiutando fin dove possibile vista la mia situazione in Sedia a rotelle.

Le chiedo perdono per il disguido.

Avrei quindi detto in attesa di ricevere il consenso per raggiungere la Sala in Questione.
view post Posted: 26/10/2020, 16:10 Visita Obbligatoria III - Ospedale San Mungo Malattie e Ferite Magiche
Dopo aver passato giorni dopo giorni a seguire intensamente il percorso prestabilito dalla Guaritrice svolgendo con attenzione gli esercizi che la stessa mi ha chiesto di completare durante quest'arco di tempo, questa domenica pomeriggio mi dirigo al San Mungo per una nuova visita riabilitativa sperando di aver fatto effettivamente i progressi che la giovane strega spera di vedere. Esercitarsi con quello specifico esercizio è stato nettamente più difficile e complicato di qualunque altro fatto fino a questo momento. La cosa potrebbe effettivamente anche non sorprendermi troppo, è normale che man mano che la terapia continua, man mano gli esercizi diventino più difficili e complicati. Con il fisico stanco per via di tutti gli avvenimenti più recenti, gli esercizi forzati e la stanchezza mentale, mi sposto sulla sedia a rotelle cercando di raggiungere la struttura ospedaliera magica per la nuova visita. Non so cosa aspettarmi a questo punto, non sono neanche sicuro di cosa mi aspetterà nello specifico della seduta ne quanto ancora dovrò frequentare l'ospedale. Con questi pensieri he mi vorticano per la testa, entrato all'interno, cerco qualcuno da avvisare riguardo la mia visita li attendendo che mi venga dato il permesso per muovermi in direzione dell'ambulatorio occupato dalla Guaritrice che si occupa del mio caso. Mi sposto deciso con la sedia strusciando le mani sulle ruote mentre raggiunta la porta inizio a bussare brevemente.

Buon pomeriggio, sono Blaine.

Avrei atteso un commento dall'altra parte della porta per spostarmi all'interno e farmi avanti nell'ambulatorio. Avrei quindi atteso direttive della donna per posizionarmi sul lettino ed iniziare probabilmente con il ripasso degli ultimi esercizi della scorsa volta non chè gli esercizi svolti ultimamente prima di questa visita. In ogni caso mi sarei mosso di conseguenza per rispettare le richieste.
view post Posted: 26/10/2020, 15:03 Indagini – Julius Blaine - Sala Interrogatori 3
Raggiungere il luogo di convocazione non era stato affatto facile considerata la mia situazione, nonostante ciò avrei cercato di raggiungere il luogo d'incontro quel Sabato pomeriggio, vestito impeccabilmente di nero come mio solito ma tendenzialmente in modo più curato e preciso trattandosi di una situazione particolare. Durante la mattinata mi sono occupato di svolgere gli esercizi riabilitativi prescritti dalla Guaritrice Celebrian. Provare a reggersi sulle proprie gambe non era mai stato tanto difficile, sorreggendo la mia figura con entrambe le braccia poggiate a dei sostegni provavo di tanto in tanto a poggiare entrambi i piedi in terra e provare a scaricarvi il mio peso, ricevendo in cambio una moltitudine di impulsi poco piacevoli, contrariati a tale sforzo. Nonostante ciò avrei continuato imperterrito per tutta la mattinata a svolgere l'esercizio nella speranza vi potesse essere qualche miglioramento evidente da mostrare alla Guaritrice in vista della nuova visita che ho in programma di fare l'indomani. Dopo aver salutato educatamente la giovane la seguo con difficoltà, muovendomi sulla sedia a rotelle seguendo le direttive dell'Auror ed ex compagna di casata Corbirock, raggiungo quella che sembra essere la sala in cui ci fermeremo a parlare. Osservo distrattamente la sedia che mi indica dove poter prendere posto ed in arco un sopracciglio, quindi mi avvicino a questa facendo slittare le ruote con le mani, allungando poi le stesse a prendere la sedia in questione e sollevandola con delicatezza alla mia destra a bordo della scrivania, prendo il suo posto senza muovermi dalla sedia a rotelle. Sistemo la giacca, e poggiando le mani sulle mie ginocchia resto in ascolto riguardo le parole della giovane donna davanti a me.

Ricordo di essermi svegliato in una stanza buia, da cui si sentiva si e no a percepire un temporale all'esterno. Avevo le braccia legate da una sorta di corda con degli uncini che mi impedivano di muovermi agevolmente. Ricordo ci fossero altre persone oltre me, nella stessa situazione. Improvvisamente la stanza ha iniziato a riempirsi di coltelli, sempre di più fino al momento in cui l'aria iniziava a scarseggiare. Poi qualcuno ha aperto un passaggio da cui l'aria è tornata a circolare, ed i coltelli hanno iniziato a cadere. Con molta fatica io ed altre persone siamo riusciti a strisciare fuori da quella stanza e chi più facilmente e chi meno è passato nella stanza successiva. Io mi sono fatto male scendendo ad esempio. Con la poca luce presente abbiamo capito come i coltelli si moltiplicassero ad ogni contatto e ben presto anche la nuova stanza si sarebbe riempita.

Prendo un attimo di respiro per rielaborare i pensieri e metterli in ordine.

Ricordo alcune persone presenti nella stanza. Charlotte Melancholiya e Jelonek Fedoryen gli unici adulti entrambi feriti e privi di sensi. Alexander Grayson, Beatriz Porter, Nora Foster e Grace Adam Wilkinson per certo. Alcuni di loro erano già privi di legacci alle mani e ci hanno aiutato a liberarci. Abbiamo provato a mettere in sicurezza i due adulti feriti, ma la Supplente era ormai quasi totalmente ricoperta di coltelli. Eravamo sprovvisti di bacchette. Abbiamo spinto il Professor Fedoryen fino alla scalinata e capendo di non riuscire a fare altro in merito abbiamo proseguito. Ci siamo affacciati su una stanza su cui erano presenti delle torce alle pareti ad una sfilza di Elfi armati di coltelli immobili lungo tutta l'area. Abbiamo provato a scavalcarli un po' alla volta notando questi non reagissero ad alcuno stimolo, nel frattempo è arrivata dall'altra parte del corridoio la Lily Luna Pike che mi ha aiutato a superare gli elfi visto il mio essere ferito ad una gamba.

A quel pensiero arriccio l'espressione corrucciandomi ricordando l'impatto contro la parete.

Lei aveva la bacchetta ed il suo incantesimo per spostarmi vicino a lei è stato più forte del previsto tanto da scaraventarmi contro una parete. In ogni caso quando qualcuno inciampava o sfiorava un elfo, questo cercava di attaccare gli altri. Non ricordo l'esatto momento ma ad un certo punto le creature hanno preso a muoversi e provare ad attaccarci. Nora si è allontanata per il corridoio alla ricerca di aiuto, mentre noi e la docente siamo rimasti in balia degli elfi che hanno iniziato ad attaccarci con i coltelli. Ho visto alcuni dei miei compagni perdere i sensi ed io fare lo stesso poco dopo.

Qui le cose si fanno più complesse visto il vuoto di memoria da un momento all'altro.

Dopo essere svenuto, non so dire quanto tempo sia passato ma ricordo di essermi risvegliato dolorante, pieno di ferite e sangue impossibilitato a muovermi. Ricordo di aver chiesto aiuto, di aver intravisto il Guardiacaccia Lestrange intenzionato a cercare soccorsi. Il resto è tutto molto confuso, credo di aver perso ancora i sensi e poi direttamente l'arrivo al San Mungo.

Cerco di fare mente locale, di cercare di ricordare dettagli che possano in qualche modo aiutare ad arricchire il tutto, dettagli che possano essermi sfuggiti tra una cosa e l'altra e che possano aiutare a ricavare altri indizi, ma effettivamente non mi sovviene altro quindi punto nuovamente lo sguardo su quello dell'auror attendendo di sapere se posso fare altro per lei.
view post Posted: 14/10/2020, 09:17 Erick Fenrir Berg III - Infermeria
Avrei osservato attentamente i movimento della spalla del paziente man mano che eseguiva i movimenti che gli avevo richiesto. Appuntai mentalmente ogni circostanza e dopo aver scrbacchiato qualcosa sulla cartella, avrei fatto cenno al Serpeverde di potersi alzare.

Tutto intero, può andare. Se desidera può comunque fermarsi in Infermeria il tempo di riposare, se pensa di averne bisogno. Altrimenti è libero di tornare ai suoi affari. Solo, faccia attenzione la prossima volta a tirare troppo la corda. Quando ci si ferisce è meglio prendere del tempo per sistemarsi piuttosto che continuare a giocare rischiando di peggiorare la situazione.

Il bue che da del cornuto all'asino. Più di una volta avevo deciso di giocare nonostante le mie condizioni, spesso avevo continuato a giocare nonostante in partita avessi preso qualche bolide. L'etica professionale però mi imponeva di far presente queste sottigliezze a chi magari aveva più buon senso del sottoscritto e meno testardaggine. Gli feci un cenno con il capo e tornai dietro la scrivania spostandomi con la sedia a rotelle cercando di recuperare a sistemare le scartoffie da dove mi ero fermato precedentemente. Nel caso ne avesse avuto bisogno arei rimasto a sua disposizione, altrimenti lo avrei salutato con un cenno del capo.

-Danni semi-permanenti riportati: no.
-Danni permanenti: //
-Messaggi di risposta richiesti prima di poter essere dimessi: eseguito.
-Priorità di risposta in Infermeria/San Mungo rispetto ad altre role: //

view post Posted: 14/10/2020, 09:08 Visita Obbligatoria II - Ospedale San Mungo Malattie e Ferite Magiche
Stremato a causa dello sforzo di quegli esercizi consecutivi, percepivo l'intero corpo formicolare, e teso a causa della tensione, della frustrazione e la rabbia scaricata in quel lavoro di muscoli. Per lo mento, alla fine di ognuno percepii una distinta dose di soddisfazione crescere in petto e farsi persistente. Ci ero riuscito, ero riuscito a completarli con successo. Il mio petto si sarebbe alzato ed abbassato ritmicamente neanche avessi corso una maratona. Cercando di rilassare i muscoli il tempo necessario per riprendermi avrei atteso qualche istante per riprendere fiato e recuperare le forze. Lo sforzo sia fisico che mentale era stato duro da mantenere, ma in qualche modo sembrava esserci un netto margine di miglioramento sebbene potesse sicuramente migliorare ancora. Sentivo un peso in meno ad altezza del petto, ed una sensazione di sollievo farsi piano spazio nella mia persona. Non mi sarei però fatto distrarre da quel sollievo temporaneo, anzi, non potevo di certo adagiarmi sugli allori. Con calma sarei tornato a sedere ascoltando le parole della Guaritrice, soddisfatto di come stesse andando quella seduta. Con quella scarica di positività, sapere di essere riuscito bene negli ultimi esercizi, sento di potermi impegnare ancora di più. Come detto dalla giovane strega, mi sarei messo a sedere con calma ed avrei fatto in modo tale che le gambe sporgessero oltre il limitare del lettino percependo la gravità farsi più pesante una volta che le gambe fossero state a penzoloni. Percepire appena tra un formicolio e l'altro la sensazione del pavimento sotto i piedi fu particolarmente strano. La paura di fallire si fece presente, la paura di non riuscire a compiere un gesto che in passato fu tanto semplice, si fece pressante e costante. Sentivo la tensione accrescere nel mio corpo ma cercai di non pensarci, cercai di scacciarla quanto più possibile. Non potevo lasciare che le paure mi immobilizzassero impedendomi di procedere avanti e di migliorare quella dannata situazione. Non potevo permettermi nulla del genere. Ero migliorato, ero riuscito a fare qualcosa di davvero intenso, dovevo solo replicarlo con le gambe a terra, e considerando il peso del mio corpo. Cercai di autoconvincermi, di pensare al fatto che fossi in possesso della forza richiesta per riuscire nell'impresa. Cercai di convincermi del fatto che sarei stato in grado di piazzare entrambi i piedi in terra e scaricarvi tutta la forza che mi restava in corpo. Nella mia mente immaginavo il processo d'azione, i muscoli della gambe che partendo dalle caviglie saettavano diramandosi lungo ogni angolo delle gambe provocando una fitta di dolore, una scossa nel momento in cui i muscoli provavano ad alzare il peso del mio corpo. Nel mio immaginario la stimolazione del cervello agli arti, richiamando la loro precedente forza, avrebbe attivato il processo per cui avrei potuto indurire i muscoli contrarli e aiutandomi con le ginocchia ed il bacino avrei potuto alzarmi da quel lettino. Immaginavo di tendere le mani, mantenerle parallele a quelle della guaritrice a poca distanza dalle sue così da recuperarle quanto prima per non rovinare sul lettino, ma immaginavo anche di riuscire a svolgere l'intero esercizio senza doverle realmente afferrare. Immaginavo, di riuscire addirittura ad alzarmi, stendere la schiena e tornare perfettamente in piedi. Avrei mantenuto lo sguardo sulla donna, avrei regolarizzato il mio respiro inspirando ed espirando profondamente, mentre cercavo di metabolizzare quali sarebbero dovute essere le sensazioni da ricevere da parte dei muscoli una volta messi in funzionamento. Avrei cercato di percepire il mio epicentro, il punto interno a me che mi avrebbe concesso di trovare stabilità e mi avesse permesso di rialzarmi senza bisogno dell'ausilio delle braccia. Avrei cercato di ripetermi nella mente il procedimento effettuato all'esercizio precedente, avrei cercato di riproporlo sempre di più, in modo tale da ricordarlo a memoria e riproporlo naturalmente. Desideravo ardentemente riuscire in quell'impresa, più di qualunque altra cosa. Ora come ora non esisteva nulla che volessi più di raggiungere quel traguardo. Lo studio, la carriera, passò tutto in secondo piano, archiviati. Ogni fibra del mio essere desiderava ardentemente rialzarsi, ergersi da quella situazione di puro disagio in cui si era immerso. Nella mia mente si ripeteva in successione l'immagine dei miei desideri, la mia figura che da seduta sul lettino tornava ad alzarsi. Avrei dato tutto ciò che era in mio possesso per riuscire, desideroso di andare avanti, di staccarmi da quella maledetta sedia a rotelle, desiderando tornare ad altezza di una comune persona. Desideroso di tornare ad una vita normale, avrei cercato in ogni modo possibile ed immaginabile per riuscire, avrei impiegato tutta la mia forza d'animo, tutta la mia volontà spingendomi oltre ogni mio limite deciso a non fermarmi neanche quest'operazione dovesse comportare un'immensa dose di sofferenza. Avrei ignorato qualsiasi sorta di fastidio, sensazione negativa e dolore, pur di andare avanti. Quindi avrei allungato le mani in direzione di quelle della guaritrice senza toccarle, lasciandole sopra le sue a diversi centimetri di distanza. Con un colpo di reni e successiva contrazione muscolare di gambe ed addome, stendendo le ginocchia, avrei spinto il mio peso a terra cercando di irradiarlo al pavimento tramite i piedi, spingendo la mia figura ad allontanarsi dalla postura iniziale cercando di lavorare sul baricentro attraverso il bacino nel tentativo di riuscire a mantenere la posizione distaccata quanto più tempo possibile. Avrei cercato di focalizzare il mio obiettivo, scostarmi sempre più dal materasso spingendo sempre più con forza le gambe al pavimento contraendo ogni fibra del mio essere per spingermi lontano dal lettino ed alzare il mio bacino dallo stesso facendo attenzione a muovermi lentamente e mantenere una posizione con la schiena che non rischiasse di farmi cedere e perdere l'equilibrio. Se fossi riuscito a scostarmi dal materasso sollevandomi quel tanto per ritenere l'esercizio valido anche se puntavo a superare ancora la distanza richiesta, avrei cercato di tenere la posizione per il mio massimo limite, tenendo sempre le mani stese davanti che avrei steso ad aggrappare quelle della Guaritrice solo in caso di estremo bisogno.
view post Posted: 12/10/2020, 15:44 Erick Fenrir Berg III - Infermeria
Il riordino delle scartoffie poteva essere per molti un lavoro duro, stressante e stancante. Per quanto riguardava me invece, risultava essere una delle cose più rilassanti da poter fare tra i numerosi impegni che si poteva avere in generale. Almeno per quel che era il mio personale gusto. Quel pomeriggio sono proprio le scartoffie quelle a cui devo dare importanza, dopo un primo momento di vuoto in cui ho riempito il tempo dedicandomi ad alcuni esercizi di fisioterapia lasciati dalla Guaritrice Celebrian soffermandomi nello specifico su determinate zone, mi sposto alla scrivania ed agli armadi in legno chiaro dove con calma inizio a rassettare e dividere per categoria dei documenti. L'apertura della porta dell'infermeria mi porta a sollevare lo sguardo dal mio lavoro e notare l'entrata nel loco della Medimaga Wilkinson.

Buon pomeriggio Wilkinson. Cosa è successo?

Mi rivolgo alla concasata per farle notare la mia locazione. Metto via i documenti appena catalogati e facendo attenzione a spingere adeguatamente le mani sulle ruote della sedia a rotelle mi sposto vicino uno dei lettini che indico con la mancina alla ragazza, così da far accomodare il nuovo ferito. Mi avvicino con i miei tempi ed ascolto la spiegazione della ragazza osservando il ragazzo di serpeverde.

Quattro feriti hai detto? Si sono scatenati, allora è un eufemismo.

Commento inarcando un sopracciglio osservando le condizioni del paziente almeno all'apparenza avvicinandomi al lettino spingendomi sulla sedia a rotelle.

Signor Berg, controllo la sua spalla se me lo permette, la aiuto a spostare la maglia. Mi serve capire quanto il colpo è andato a segno. Toccherò diversi punti, mi dica quando sente dolore e quando no.

Esposi la procedura al ragazzo andando a rimuovere la fasciatura ripulendo la zona trattata dalla pasta rimasta. Quindi avrei cominciato a tastare diverse zone della spalla applicando una modesta ma decisa pressione così da capire la dinamica del colpo in base a quali fossero state le zone più dolorose. Una volta terminato quel controllo che comunque non mi aveva avvisato di nulla di grave, avrei applicato una nuova ed abbondante passata di pasta per ematomi per poi puntare la bacchetta a vuoto ed evocare delle nuove garze sterili, recuperate prima che toccassero terra. Avrei fasciato la zona offesa del Serpeverde e mi sarei allontanato strusciando le mani sulle ruote per scostarmi dal lettino.

Bene , mi faccia vedere come muove il braccio e la spalla. Basteranno delle rotazioni prima verso l'interno e poi verso l'esterno.

Spiego osservando il movimento dell'arto del giocatore, così da segnarmi mentalmente possibili anomalie o simili, o meglio lasciarlo libero di andare.

-Danni semi-permanenti riportati: si, fastidio e fitte alla spalla colpita (prima dell'applicazione delle cure).
-Danni permanenti: non se il paziente risponde entro cinque giorni.
-Messaggi di risposta richiesti prima di poter essere dimessi: 1
-Priorità di risposta in Infermeria/San Mungo rispetto ad altre role: Sì, ma solo rispetto a role ambientate dopo l'incidente
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