I nuovi esercizi, particolarmente adrenalinici e stancanti erano riusciti a creare non solo una situazione di tensione ma allo stesso tempo qualcosa di impetuoso e forte con cui confrontarmi, da dover combattere ed affrontare. Fatica, tensione e pesantezza mentale a parte, mi godo il meritato riposo per quel che mi spetta prima di riprendere da dove ho lasciato. Cerco di ripetere nella mia testa le parole della giovane guaritrice come a volerle imprimere nella mia testa neanche si trattasse di un marchio a fuoco, intenzionato a renderlo una sorta di mantra che avrebbe dovuto permettermi di andare avanti, risollevarmi e continuare a mettermi in gioco fino a quando il mio copro fosse stato in grado di muoversi. Avrei atteso pazientemente il tempo necessario a riprendermi e provare e recuperare la forza nelle gambe ed i muscoli in generale, ancora troppo appesantito dallo sforzo fisico appena sopportato per provare a farne uno subito dopo. Avrei cercato di fare chiarezza mentalmente, avrei provato a convincermi di essere ancora tutto intero, di essere pronto anche a quella nuova sfida, ricordandomi non si trattasse di un extra ne di qualcosa di fare tanto per, ma di qualcosa di cui avevo bisogno. Non ho intenzione di perdere un solo minuto e rischiare di peggiorare la mia situazione o ancora peggio abbandonandola in quello specifico modo in cui adesso stanziava. Non potevo permettermi nulla del genere ed assolutamente, mi sarei impegnato al massimo delle mie possibilità per riuscire in quell'impresa tanto ardua e sempre più difficile da accettare e comprendere. Scossi il capo, non potevo farmi mettere i piedi in testa, non potevo abbandonarmi ed abbattermi, dovevo continuare a percorrere quella strada indipendentemente da quanto questa fosse complicata, difficile ed insopportabile, non avrei permesso infatti a niente e nessuno di mettersi sulla mia strada e rischiare di farmi desistere. Alle parole della giovane donna avrei annuito convinto di quel che stavo facendo, convincendomi di come non avrei potuto ne voluto fare altrimenti, consapevole di essere in grado di raggiungere quell'obiettivo, e farlo mio, aggrapparmi ad esso come se fosse l'unica razione di ossigeno a me rimasta. Con quella convinzione, consapevole di dover fare di tutto e di più per riuscire in quell'impresa che ora mi sembrava di vedere come colossale. Avrei cercato di eliminare ogni traccia di negatività nascondendo il tutto in un angolo remoto dove non mi sarebbe più importato nulla se vi fosse stato o meno. Avrei continuato a convincermi di dover riuscire, di doverlo fare, e che in ogni caso ci sarei riuscito, non importandomi degli ostacoli che mi sarei ritrovato davanti gli occhi. Ero pronto, assolutamente pronto a fare quel passo e lasciare alle spalle il mio problema, abbandonarlo, allontanarlo, consapevole della sua presenza, consapevole di quello che mi aveva fatto, ma altrettanto sicuro che sarei riuscito in un modo o nell'altro a superare anche quel problema. Non mi sarebbe stato più concesso di tornare indietro, barcollare e riposare, da quel momento in poi sarei dovuto restare in piedi, tornare a fare uno step avanti, uno step che sentivo quasi di aver perso da troppo tempo ormai a dirla tutta. Avrei cercato di puntare lo sguardo sulla strega, convinto di quel che stavo per fare, l'accenno di un sorriso a sollevare l'angolo delle labbra, il cuore che batteva forte per l'emozione suscitata dal pensiero di non dover usare ancora la sedia. Sarei rimasto immobile al mio posto riflettendo sul da farsi, cercando di ricordare i movimenti svolti prima assicurandomi di percepirli chiaramente nella mia testa lasciando che quelle immagini si ripetessero una dietro l'altra convinto di voler rischiare qualsiasi cosa pur di riuscire. Ripropongo nella mia testa l'immagine si me stesso che con una discreta fatica, che piazzo bene i piedi in terra, tirandomi su con l'ausilio delle braccia facendo attenzione ad usare principalmente le gambe ed i relativi muscoli. Immaginai che un potente stimolo partisse proprio dal cervello per diramarsi lungo tutto il corpo andando a muoversi da un punto all'altro del mio corpo spostandosi deciso fino a raggiungere le gambe. Li si sarebbe concentrato andando a infiltrarsi all'interno della muscolatura percorrendone ogni fibra andando a stimolarla in modo tale da provocare una contrazione in grado di aiutare gli arti inferiori a sostenere il mio peso. Le gambe avrebbero fatto per stendersi ed allungarsi scaricando il peso sul pavimento mentre la mia figura accompagnata da una presa salda sui supporti laterali, si sarebbe eretta in piedi stendendo correttamente la schiena aiutandomi finalmente a restare in piedi, a quel punto mi sarei immaginato tenere duro e resistere in piedi avendo ormai abbandonato la seduta una volta per tutte. Alzo lo sguardo in direzione della giovane donna e sospiro deciso a muovermi una volta per tutte. Piazzo per bene i piedi in terra sulla piattaforma di legno mentre allungo le mani ai sostegni laterali ripercorrendo passo passo l'esercizio precedente dove usufruendo della consapevolezza del movimento corretto avendolo già fatto precedentemente, cerco di rialzarmi mandando l'ordine alle gambe. I muscoli si sarebbero dovuti contrarre bruciare e muovere in modo tale da accogliere il mio peso e distribuirlo su entrambe le gambe. Le stesse da leggermente piegate avrebbero dovuto lasciare che le ginocchia si muovessero andando a modulare il peso e stendendosi per aiutare il resto delle gambe a distendersi. Qui avrei pazientemente cercato di ritrovare il mio equilibrio tenendo delicatamente le mani agli appoggi intenzionato ad afferrarli con forza solo in caso di estremo bisogno spingendo i piedi al terreno per aiutarmi in quell'azione delicata cercando poi di drizzare la schiena ed il petto, ammorbidendo le spalle ed allargando leggermente le braccia sulla struttura per mantenere l'equilibrio. A quel punto avrei cercato di reggere la posizione aiutandomi con la respirazione cercando di usarla in modo tale da permettermi di resistere in quella posizione naturale. Desideroso e bisognoso di superare anche quell'ostacolo annuì con decisione alle parole della guaritrice. L'avrei raggiunta, avrei percorso quella passerella fino a raggiungerne il limite un passo alla volta. Nella mia mente immaginavo quale fosse il procedimento per comporne uno mentre assottigliavo lo sguardo sul percorso che avrei dovuto intraprendere un po' per volta. Non avevo alcuna fretta, ma dovevo tassativamente riuscire in quel compito. Per aiutarmi avrei cercato di immaginare ciò che il corpo faceva per svolgere quel semplice movimento, ripercorrendo quelli che erano stati gli esercizi fatti fino a quel momento dall'inizio alla fine. Determinato a riuscire, bisognoso di farlo per poter vedere uno spiraglio in quella coltre nera di fumo per tornare sulla via che per un fatale incidente mi aveva fatto allontanare eccessivamente. Volevo tornare su quella via, percorrerla con le mie gambe. Determinato a tornare sui miei passi, e concentrarmi per recuperare il tempo perduto e rimediare ad esso con tutte le mie forze. Avrei ripercorso mentalmente ogni esercizio da quello della pallina stratta con le dita all'appoggio della pianta, ad ancora la rotazione delle caviglie, il sostentamento in aria dei polpacci, i piegamenti delle ginocchia, la contrazione delle cosce, il movimento e torsione dei fianchi e delle anche, la spina dorsale ben eretta e le braccia a sostentare l'equilibrio. Un ricordo si fece spazio nella mia testa mentre cercavo di ripetere e ripetere quei passaggi fondamentali per la mia riabilitazione. Ero ancora un bambino, in un parchetto vicino casa a giocare con Nathan e Daniel ancora troppo piccolo per stare a passeggiare da solo. C'era un piccolo muretto a bodo aiuola, ed avevamo deciso di fare una sorta di sfida. Camminare in bilico ed equilibrio sullo stesso per evitare di mettere i piedi oltre quel piccolo e basso spazio facendo finta che tutto ciò che si trovava intorno a noi fosse lava bollente. Avevo allargato le braccia verso l'esterno per dare maggiore equilibrio a quella postura precaria, mentre guardando dritto davanti a me, muovevo piccolissimi e precisi passi per distribuire correttamente il mio peso sulle piante così da non rischiare di cadere lateralmente. Le gambe facevano piccoli movimenti, attenti e precisi ma essenziali nella riuscita del gioco. I muscoli erano tesi, la concentrazione era al massimo ed ogni movimento che il mio corpo era pensato e studiato affinché riuscissi a percorrere quel breve tratto di muretto. Quell'immagine mi aiutò un po' a focalizzare mentalmente ciò che desideravo fare, quindi dopo aver rivisto e vissuto ancora una volta quei movimenti uno dopo l'altro in veloce sequenza, avrei provato a riproporli cercando di aiutarmi con una respirazione modulata. Con le mani intorno agli appoggi laterali che avrei fatto scorrere man mano che mi fossi mosso, avrei iniziato con il sollevare la gambe sinistra contraendo i muscoli di polpaccio, coscia ed anca fino a spostare il piede più avanti e poggiare le dita, seguite dalla pianta del piede in modo graduale partendo dalla punta fino al tallone. Avrei tenuto lo sguardo fisso davanti il mio obiettivo quindi avrei lasciato che la caviglia si modellasse in base all'angolazione del piede per il passo. I muscoli del polpaccio sarebbero stati contratti mandandolo lo stimolo di agire al ginocchio stesso che avrebbe passato quella stessa contrazione alla coscia ora dritta pronta ad accogliere e scaricare il peso del mio corpo in terra grazie all'accompagno dell'anca che avrebbe spostato insieme alla gamba il resto del mio corpo, che dopo aver cercato l'equilibrio adatto a sostenere e scaricare il terra il peso attraverso anche la colonna vertebrale ben tesa, avrebbe dato il cambio con l'altra gamba che avrei cercato di regolare in modo speculare così da ripetere lo stesso movimento in passi cadenzati, mirati e monitorati, le mani ben salde agli appoggi facendole scivolare in avanti cercando di accompagnare la mia figura che se tutto fosse andato secondo programma si sarebbe spostata sempre più avanti fino a raggiungere Morgana. Se fossi riuscito nell'impresa, dopo aver preso un attimo di pausa e respiro mi sarei voltato ripetendo quello stesso esercizio per tutto il tempo necessario cercando man mano che avanzava il tempo di migliorare la sincronizzazione dei movimenti e la macchinosità degli stessi cercando di ammorbidirli e renderli più naturali. Non importa quanto avesse potuto fare male, quanto stanco sarei potuto essere, avrei cercato di continuare il più possibile, fino a che la guaritrice non mi avesse fermato.
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