Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Vanaheim - III, Privata - R.S.

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view post Posted on 15/4/2024, 09:30
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Quando aveva chiesto a Rowan di parlargli del corso pupillo di Astronomia non si era aspettato poi tanto, in realtà: qualche nozione astronomica e dei comportamenti svitati dell’insegnante, al più; invece aveva ricevuto come una confidenza particolare, appartenente a un tempo passato, in cui Rowan Silva non era stata la stessa strega non cui aveva avuto il piacere di passare una serata diversa dal solito. Era rimasto in rispettoso silenzio per tutta la durata del racconto e in realtà anche poco dopo, riflettendo sulla rivelazione che l’ex Grifondoro le aveva fatto: aveva sempre saputo di qualcosa inerente il potere della luna di modificare le maree o qualche roba del genere, ma sapere che fosse possibile influire sulle emozioni attraverso l’energia delle stelle gli era parso totalmente nuovo e diverso.
Aveva sorriso espirando dalla bocca lasciando che una leggera nuvola di vapore si concretizzasse davanti a loro per poi sparire nel nulla, osservando curioso le traiettorie che il catalizzatore della Fattucchiera, estratto senza probabilmente nemmeno rendersene conto, si impegnava a creare.
Li aveva visti con la coda dell’occhio i suoi occhi brillanti e il suo sorriso, ma aveva fatto finta di non vederli perché, insomma, avrebbe potuto finire per osservarla senza tanti proclami un po’ come gli era venuto in mente di rivolgere lo sguardo alle stelle mentre lei parlava delle emozioni; ed era stato proprio da quel punto, mentre la camminata era ripresa, che si era riallacciato a quel discorso confessandole di non conoscere quel particolare. L’aveva guardata negli occhi, in quel momento, senza l’intenzione di rifuggirla chiedendole non solo se lei fosse stata così brava da riuscirci, a modificare le emozioni, ma se ci avesse provato anche al di fuori del corso.

Mani nelle tasche del cappotto aveva proseguito guardando per qualche lungo istante davanti a sé, l’attenzione sempre puntata verso le parole pronunciate dalla strega al suo fianco, annuendo di tanto in tanto. Era vero che a lui le responsabilità piacevano, ma solo se provenivano dalla sua volontà o da una volontà superiore da cui accettava il fatto di poter subire decisioni: lo aveva fatto quando Dolus aveva deciso di farlo Prefetto, perché non farlo nuovamente ed eventualmente in futuro se la sua figura avesse incontrato i requisiti richiesti?
Soppressa una mezza risata divertita nell’immaginare Rowan a contatto coi curatori del museo di Edimburgo mentre la strega giungeva e quelli si mettevano le mani nei capelli come assistendo all’arrivo di un tornado di proporzioni bibliche si era fatto ancora più attento quando Rowan gli aveva comunicato che le sarebbe piaciuto visitare le piramidi, stupendosi di come la stessa Insegnante di Storia della Magia, dopo quella tesina su Tutankhamon su cui avevano lavorato, non fosse riuscita a fare due più due.
Aveva sorriso, certo, di un sorriso lieve e misurato, rispondendo alla sua curiosità dicendole che sarebbe piaciuto anche a lui visitare le piramidi.
Ed era vero, perché seconda solo alla tesina e all’argomento di Incantesimi, quello studio sul Faraone lo aveva attratto e portato a chiedersi quanto ancora fosse possibile scoprire sulla figura. Ci aveva anche pensato, a proporle di visitarlo insieme quel posto, ma ogni pensiero era stato poi soppiantato dalla leggerezza con la quale Silva aveva cominciato a segnare qualcosa sul palmo aperto dell’altra mano invitandolo a fare lo stesso dandogli piccola gomitata: per fare prima aveva estratto il catalizzatore puntandolo davanti a sé prendendo nota di quanto fosse sconsigliabile approcciarsi a un matrimonio fra Troll per poi fermarsi non appena i loro sguardi si incrociarono nuovamente: che quella fosse una serata diversa dalle altre lo aveva percepito in più di una occasione tra il percorso dal pub di Lily Luna Pike e la High Street, ma sentirlo da lei era stata un’altra cosa. Una conferma, forse. Le aveva sorriso appena, nuovamente, ringraziandola di rimando per la serata e scherzando sul fatto che forse sarebbe stata ancora lungi dal terminare, vista la proposta di spostarsi a casa sua. Ma poi Rowan cercò di rispondere alle sue affermazioni e, facendolo, si era morsa il labbro catapultando lo sguardo su di esse e su quel puntino rosso; aveva sollevato la sinistra per sfiorarle con la punta del polpastrello dell’indice quella punta di sangue poi scomparsa rapidamente spostando le iridi verdi da quel punto sulle sue labbra agli occhi di lei poi scusandosi perché forse un po’ aveva preso il largo. Schiaritosi la voce aveva poi argomentato confermando un po’ quanto la Storica avesse detto, sostenendo però come la vita fosse troppo breve per festeggiare quando la società magica - non intesa come le istituzioni ma come gli individui che la componevano - sembrava essere sempre più sull’orlo del baratro.

«Riconosco non sia semplice da spiegare» disse, aprendo il cancelletto in legno per farla passare avanti «ma se la società ha costantemente bisogno di risposte e chi dovrebbe darle non le dà, qualcuno deve pur prendersi la briga di provare a trovarle. Non a darle, questo non mi compete» declinò con una espressione più leggera, attendendo di trovarsi davanti alla porta d’ingresso del numero tre. «Non è una grotta, ma è arredata e, uhm...beh, se trovi un gatto è tutto nella norma» fece, aprendo la casa con un colpo di bacchetta, facendola entrare per poi invitarla ad accomodarsi mentre con dei rapidi colpi evocava la teiera di Mondomago e alcune bustine di tè tra cui qualche rimanenza di Wizengapot, Assam Ananda e Silvery Pekoe Yin Zhen che fece levitare a qualche metro dalla strega.
«Sono quasi sicuro possa optare per un Wizengapot, ma posso tentarti con un Assam Ananda?» provò, testando le sue conoscenze sul tè, per poi adoperarsi a scelta compiuta. Mentre la teiera lavorava silenziosamente e le tazzine fluttuavano senza una meta ben precisa, pur restando a stretto giro nelle vicinanze della navicella madre, prese posto al fianco di Rowan, ovunque essa si fosse seduta. «Quanto all’alcool temo di doverti deludere: ho solo uno scotch di qualche anno fa» la guardò osservando ciò che poteva risaltare all’occhio e poi ricercando il dettaglio, in silenzio.
 
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view post Posted on 24/4/2024, 22:15
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saudade

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Entrò nella casa di Tom Hamilton a passo cauto, mentre i suoi occhi timidi si affacciavano ai dettagli che l'interno poteva offrirle, pieni di una curiosità che non poteva fugare. Poco prima, a qualche metro dalle case di entrambi, Tom aveva allungato un dito alle labbra di Rowan e lei ne era rimasta sorpresa. Aveva sbattuto le palpebre e l'aveva guardato con un'ombra di rossore che, inaspettata anche quella, aveva preso a colorarle le guance. Aveva la pelle un po' scura, si notava appena ma c'era. "Non ti preoccupare" gli aveva detto, mentre lei stessa sollevava la mano al proprio viso e constatava quella piccola goccia di sangue. "Una delle mie tante, vecchie e brutte abitudini" il mordersi le labbra. Ne aveva sorriso, di un sorriso lieve che si era confuso con la notte, mentre le luci della strada annunciavano loro l'entrata ufficiale nel quartiere residenziale.
Entrò e cominciò subito a sciogliere la lunga sciarpa bordeaux che le circondava il collo, per poi passare ai tanti bottoni del lungo cappotto. - Posso poggiarli da qualche parte? - il cappotto e la sciarpa, che ora teneva piegati ordinatamente tra le braccia. Sotto portava un maglione nero senza collo, con una piccola collana dorata che le finiva nel centro della gola, in una goccia azzurra. La gonna era di un colore autunnale, tra l'arancione e il marrone, e gli stivali avevano un sacco di lacci. Scricchiolarono appena, mentre Rowan si mosse in avanti. Cercò di sedersi dove c'era posto, un divano, se disponibile. - Chi dovrebbe darle non le dà... sento un poco di animosità, Tom? A cosa ti riferisci? Quali sono le risposte che non trovi? - sollevò gli occhi a cercare lui, il volto tranquillo e il tono calmo, con quel sorriso lieve sempre a riempirle le labbra piene, certo non c'era alcuna malignità della sua domanda, Rowan era solo animata da una curiosità pacata.
- Un gatto?! Dove? - chiese poi entusiasta, tirandosi più dritta con la schiena e cominciando inevitabilmente a guardarsi in giro, al pavimento, alla ricerca del felino promesso. - Oh, temo però che non si lascerà avvicinare. Un bel peccato, ma io ho per certo addosso l'odore del mio cane. Il mio enorme e temibilissimo cane, che è buono come il pane ma non lo sembra. Un bel peccato davvero. - calò un certo piccolo muso sul suo viso, perché, in quel modo tipico che era di Rowan, già la strega aveva accettato che il gatto agognato non si sarebbe fatto spupazzare.
Rinunciò, dunque, subito, poggiandosi meglio allo schienale. - Per l'amor di Merlino, niente Wizengapot. Sono sicura che è buono, ma con un nome così sentirei solo il sapore di catene e di disperazione. - arricciò il naso, scuotendo appena la testa. I suoi ricci ballarono con lei in quel movimento, un po' più lunghi del solito, le passavano quasi le spalle. - Lo scotch vecchio è migliore di quello nuovo, ma accetto volentieri il tè. - si allungò a prendere una tazzina volante e a Tom sorrise di nuovo, ora che le si era seduto di fianco. Si girò verso di lui. - Hai una bella casa, l'hai sistemata bene. Dimmi qualcosa di lei, che cosa ci hai costruito dentro di speciale? Che cosa la rende tua? Siamo individui impegnati, ma penso che se io non fossi riuscita comunque a costruirmi un mio nido dove rifugiarmi, sarei impazzita.
 
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view post Posted on 25/4/2024, 10:29
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Non era stato così tanto saggio, avrebbe ritenuto in seguito, continuare quella che era stata una splendida serata a casa sua. Le risposte a questo incontrovertibile dato sarebbero state tante e tutte articolate nei minimi dettagli, ma non sarebbero giunte al momento opportuno. Anzi, in quell’esatto istante, quando Rowan gli chiese dove poter poggiare cappotto e sciarpa, si disse che un po’ di compagnia non poteva che giovare e allontanare momentaneamente le turbe e i demoni del suo animo che, silenziosamente e pazientamente, attendevano di poter saltare fuori dai cespugli oscuri per non lasciargli scampo.

Aveva indicato un vecchio attaccapanni nella stanzetta affianco, quella che ospitava la piccola scala che portava al piano superiore, accompagnandola per un tratto per poi osservare la strega avere a che fare con quell’oggetto d’arredamento sperando, al contempo, che quella roba non crollasse da un momento all’altro col muro divenendo un tuttuno di macerie.
Aveva poi battuto le palpebre come a riscuotersi, e dopo un leggero sorriso quasi invisibile aveva fatto ritorno nella stanza principale dove aveva poi potuto osservare i segni del passaggio di Tiffany - delle piccole impronte fangose che scomparivano improvvisamente - guardandosi per un momento attorno senza individuarla; aveva confidato a Rowan che probabilmente la gatta era in quella stessa stanza con loro, nascosta, ma poi aveva lasciato perdere perché si erano seduti sul divano uno al fianco dell’altro, la teiera e le tazzine avevano cominciato pericolosamente ad avvicinarsi, la Fattucchiera Capo era riuscita ad acchiapparne una con uno scatto in avanti - aspetto che lo aveva portato a elucubrare brevemente su quelli che dovevano essere i riflessi rimasti dell’ex giocatrice di Grifondoro - e...
...aveva semplice osservato curioso l’outfit della strega per poi posare le iridi verdi sulla collana. Aveva certamente ascoltato attentamente la domanda che l’ex rosso-oro gli aveva posto ma l’attenzione in quei momenti andava e veniva e gli ci volle un po’ per concentrarsi.
Ricordi passati e situazioni presenti si stavano rapidamente e silenziosamente combattendo.

«A tutto e a niente, in realtà» le rispose con un ritrovato slancio di animosità nella sua voce. La guardò prendendo un tazzina nelle vicinanze tenendola all’altezza del cuore con gli indici sul bordo. «Se pensiamo ai Negromanti e a ciò che hanno lasciato, un individuo potrebbe anche credere che nonostante tutti gli sforzi fatti per far luce sugli ultimi attacchi ancora ci sia un Negromante a piede libero. E per di più eventualmente nascosto a Hogwarts» cercò di argomentare, quasi sibilando quelle parole come se si trovassero ancora ai Tre Manici e vi fossero ben più di due ragioni per mantenere quell’atteggiamento al limite del discreto.
«Magari la società potrebbe svegliarsi da un momento all’altro ricordando questa particolarità e chiedere aggiornamenti, risposte dopo tutto questo silenzio» andò avanti a ipotesi, perché immaginava che in una situazione del genere sarebbe stata, questa, una cosa che avrebbe fatto anche lui da semplice cittadino. «I babbani sono particolarmente fantasiosi quando si tratta di sostenere teorie così dette complottiste» riprese, dopo un breve sorso di Assam Ananda. «Il Preside Dolus è un Negromante e in quanto tale sta proteggendo il delinquente rimasto nelle profondità del castello di Hogwarts! Non è rimasto intrappolato nei Sotterranei dopo l’ultimo attacco» sostenne con un velo di pura finzione adottando un tono ironico prima di rifarsi serio. «Il problema, se tale può essere chiamato, è che molti maghi e streghe potrebbero credere a cose come questa o peggio. Un po’ come avviene quando cominciano a girare voci su Presidi, dipendenti e quant’altro» si alzò per un momento con la sensazione di avere non solo addosso gli occhi del felino ma anche quelli di Rowan, sbuffando divertito alla frase di quest’ultima sul gatto, quindi recuperò dello zucchero, porgendolo alla strega, di ritorno.

«Catene e disperazione» disse poi, riaccomodandosi lentamente sul divano, sporgendosi di lato verso la Storica. «Sembra quasi di sentirlo, l’odore di catene misto al salmastro del luogo. Raccapricciante» lo scosse un brivido, ma il nuovo argomento di conversazione sulla casa lo scosse un poco, seppur non lo desse a vedere: nell’ultimo periodo, negli ultimissimi mesi soprattutto dopo la rumorosa e fastidiosa assenza di lei quei luoghi erano stati abitati da tante, troppe personalità. Femminili, ovviamente: avventure di una notte o che si concludevano il mattino inoltrato seguente dopo una copiosa colazione e qualche scenata di disapprovazione che continuavano a non fargli effetto perché dall’altra parte vi era il nulla.

Rowan in quel frangente rappresentava quel vago diverso, forse perché l’aveva sempre conosciuta e certamente in panni del tutto diversi da quelli della visita nel suo dominio a Hogwarts o in quella stessa sera. Non era una sconosciuta, tutto sommato, e questo forse rendeva le cose un po’ più difficile da affrontare.
Si nascose dietro la tazzina.
«Ti ringrazio, ma credo ci possano essere altri cottage più belli. Non quelli dei Gladiolus, di certo. Faticherei a vivere in una casa colma di vasi in ogni dove» sbuffò, poi poggiò la tazzina sul tavolo, inutilmente, perché questa riprese a levitare, riempirsi e tornare a lui in attesa. Si guardò le mani alla ricerca di una risposta soddisfacente che però non trovò. Allora si guardò brevemente attorno, ma tutto ciò che incontrava gli ricordava fastidiosamente quell’ultima sera e il silenzio che era calato per l’ennesima volta fra loro, come vi fosse sempre stato qualcosa di non detto che nemmeno quel viaggio invernale aveva potuto colmare. Guardò nuovamente Rowan.

«Ci sarebbero tante cose da dire e nessuna di queste renderebbe giustizia a questi muri» rispose, basso, soffermandosi un poco sulle labbra piene dell’altra, poi sul suo collo e nuovamente la collana. «Qua ci viveva Tom Mison, non so se ne fossi a conoscenza. Ci sono entrato una volta, da studente, per una questione relativa a una fuga di parrucche di Hawkins come protesta associazione della gioventù ecc ecc - forse avrai sentito parecchie volte di come fossi stato individuato come fantomatico portavoce» si guardò nuovamente attorno, arricciò il naso. «Potrei aver fatto un buon lavoro, è vero» constatò, quindi si sistemò meglio sul divano avvicinandosi a Rowan, sorridendo appena, impercettibilmente. «Ma non so rispondere alla tua domanda. Tutto ciò che di solito si costruisce all’interno di una casa è erroneamente pensato per durare per sempre» sospirò, amaro, poi la guardò per l’ennesima volta negli occhi «Potrei dire che è casa mia perché è presente un gatto che ci osserva di sottecchi da qualche parte, oppure perché è l’unico posto che ho per sfuggire dalla quotidianità degli impegni, quando questi non si fanno serrati. La rende mia per il giardino curato, forse, non lo so» sollevò e abbassò rapidamente le spalle osservando un punto alle spalle della strega. Poi, come calamitato dalla sua presenza, dalla sua voce bassa e mai sopra le righe, dal ricordo del suo sorriso lieve nella notte sorrise davvero al sentirla impazzire nell’eventualità di non avere una casa dove stare.
«Avresti sempre Hogwarts, tutto sommato, anche se con meno privacy» scherzò «Ma credo di capire a cosa ti riferisci: quando vogliamo sfuggire dalle troppe responsabilità o dalla frenesia del mondo queste quattro mura riescono ad assolvere qualsiasi problema» oppure a peggiorarlo, avrebbe aggiunto ancora una volta in seguito, più tardi.

Sembrò calare il silenzio, a un certo punto, quindi si ritrovò a rivivere quella serata partita ai Tre Manici con un gruppo di maghi e streghe molesti e poi continuata lungo la High Street. Si chiese se dovesse continuare ulteriormente lì, all’interno di quel cottage, e come, o se il binario fosse stato raggiunto.

«Grazie per questa serata, Rowan» le disse quindi «dovrò ancora guardarmi dalle tue probabili imboscate in direzione di Mielandia, ma...» si soffermò un momento su tutto e nulla «...vorrei rivederti» sibilò, lentamente e serio mentre il luogo e le cose si facevano come profondamente ovattate. «il prima possibile. Ti piacciono i romanzi avvincenti, no?» le chiese, quasi a mo di provocazione. «Solitamente hanno anche colpi di scena» esalò, forse incredulo lui stesso di quelle parole che gli stavano uscendo di bocca.
 
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