| Aveva sostenuto lo sguardo dell’altra senza note particolari. L’ironia di Shadowheart non gli dava fastidio, stimolandolo anzi a elucubrare più del solito, in qualche modo a risponderle a tono. Scrollò appena le spalle mentre un leggero soffio di vento gelido attraversava le feritoie del locale in pietra colpendo i presenti, volatili o meno, facendo tubolare alcuni degli animali e facendo invece svolazzare altri. Li osservò brevemente, incuriosito da quelle dinamiche, poi spostò di nuovo lo sguardo su Helen Minerva.
«Certamente non le si può dire che non abbia le idee chiare. Tuttavia mi chiedo...» fece un passo avanti, l’espressione non troppo arrogante ma allo stesso tempo curiosa, le mani in tasca. Voleva saggiarla, vedere quanto sarebbe stata corruttibile, in un certo qual senso.
«...quanto Helen Minerva Shadowheart abbia consapevolezza di sé al punto da riconoscere chi è degno del suo tempo oppure no» sostenne il suo sguardo, ormai nelle vicinanze, pronunciando quelle parole come in un sussurro, un sibilo. Era chiaro che la strega davanti a sé fosse disposta a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi, ma quanto era disposta a sacrificare per arrivare ad alti livelli? Riprese.
«Perché diciamocelo, signorina Shadowheart, un conto è sbandierare le proprie ambizioni, un altro lavorarci serratamente senza lasciare che i desideri dei suoi compagni intacchino i suoi obiettivi» si spostò in un rapido gesto, liscio e leggero, avvicinandosi verso il trespolo basso di legno dove anche in passato aveva visto Lola planare in attesa di consegnare la posta.
«Sarebbe un vero peccato, dopo questa interessante conversazione, scoprire che è disposta a perdere tempo dietro...attività extracurriculari» la osservò di sbieco, perché la stava esattamente portando dove voleva. Era, se voleva, un punto cruciale della conversazione: quella dove lui stesso avrebbe compreso se davanti avesse una potenziale studentessa prossima personalità di spicco della società magica oppure una mera comparsa. Dopo qualche istante, quindi, in cui l’altra avrebbe anche potuto rispondere - e di certo, per quanto visto fino a quel momento, la Grifondoro non si sarebbe tirata indietro - avrebbe ragionato sul lasciar cadere quel tema per dedicarsi ad altro.
«La mia Lola, una amabile civetta delle nevi, è sempre in giro» rispose sornione, ancora osservando l’orizzonte lontano, quasi sognante. «In più i gufi dell’ufficio postale non possono essere usati dal sottoscritto per fini personali. Una auto imposizione, se vogliamo» sottolineò, come se non fosse già così ovvio così. Ovviamente di ovvio non poteva esserci nulla se non l’intenzione di far trasparire come lui fosse capace un po’ di fare ciò che voleva. «In definitiva sì, la compagnia è un ottimo balsamo» riflettè, ma in modo da potersi udire. Si spostò nuovamente, ma appena, di lato.
«Vedo che il suo acume la sta portando nel sentiero giusto» affermò soddisfatto «quindi, torniamo al punto di partenza: avrà certamente avuto modo di sapere come ad esempio le esposizioni di Trasfigurazione abbiano fatto clamore con una schiera infinita di giustificazioni, specie della sua casata. Pensa, a seguito di questo, che i suoi compagni meritino il suo tempo? Oppure crede che esistano motivazioni che possano giustificare un attegiamento del genere?» accennò un lieve sorriso, cortese, appena agli angoli della bocca. Quindi rifletté sulla possibilità che Shadowheart potesse in futuro diventare Pupilla.
«No, è vero. Nessun potere decisionale» avrebbe volutamente sventolato le mani come a sottolineare come fosse così palese, ma evitò. «Lei, signorina Shadowheart, ancora una volta dimostra di essere un’ottima studentessa. Sarà pure lontana dal poter affrontare i Negromanti ma mi creda, davanti al timore siamo tutti capaci di cose straordinarie. L’impulso alla sopravvivenza risveglia stimoli sopiti che si crede di non possedere». Le immagini lontane dei sotterranei e della parete che avanzava fino a chiudere il passaggio a un livello ancora più basso dei sotterranei tornarono, ma non gli provocarono sensazioni negative: nemmeno i corpi caduti nel vuoto mentre scendeva la scala lo scossero. Batté le palpebre, lentamente, come a riprendere possesso del momento presente. Ancora una volta la Grifondoro sembrava aver le idee chiare, ma fino a che punto, se la sua aspirazione era studiare e quindi apprendere? Non la vedeva capace di farsi fuorviare da divertimenti futili e perdite di tempo evitabili, ma era pronto a rimangiarsi idealmente tutto al primo passo falso. Annuì alla presa di posizione della studentessa, poi ancora una volta, si concesse qualche momento per riflettere.
Poteva dire di nutrire ancora ambizione? Non ne era così sicuro. Aveva rapidamente scalato le gerarchie nella società magica, facendo suoi tanti posti ambiti: poteva andare oltre? Certamente. L’avrebbe fatto altrettanto rapidamente? Ne dubitava. «La mia aspirazione? Ne sono rimaste veramente poche, in realtà: una cattedra al castello, imparare il Goblinese e il Maridese...stare il più lontano possibile dal campo di quidditch» scherzò, ma nemmeno troppo, su quest’ultima. «Un’ottima fonte di distrazione» giustificò.
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