| Non aveva dormito molto, quella notte, e gli esami non c'entravano. C'entrava qualcosa che non la faceva sentire in ansia, anzi la caricava di eccitazione. Anche se aveva pensato che dormendo avrebbe di certo accelerate tutte le ore che la separavano dalla mattina, non era riuscita a spegnere il cervello e aveva continuato a giocherellare con la medaglia in oro rosa che portava sempre al collo, smettendo di suggerirle messaggi solo per non essere mandata a quel paese. L'aveva usata qualche ora prima, proprio dopo aver ricevuto un gufo che le notificava l'aggiornamento della propria camera blindata con l'accredito dello stipendio di cui aveva fatto richiesta. Quella notizia, che indubbiamente aspettava, l'aveva fatta saltare sul letto a baldacchino e senza pensarci due volte aveva lasciato un messaggio alla medaglia, attendendo impaziente la risposta. Domani mattina lavori? Quella medaglia portava ad un'altra medaglia, uguale nella forma ma non nel significato. Se la sua ricordava l'aria, la gemella ricordava il fuoco e il fuoco lo indossava Gregory. Il messaggio era per lui. Di certo lui doveva sapere che aveva ricevuto tanti galeoni tutti insieme e sapeva anche, lo sapeva benissimo, cosa lei avrebbe voluto farci. Per questo gli aveva dato appuntamento sabato mattina, per raggiungere insieme il negozio di Diagon Alley che, tra tutti, esercitava su di lei una malìa a cui era impossibile resistere. Ci era entrata tante volte, ma mai lo aveva fatto con le gambe che tremavano per l'emozione e quella era la prima volta che Greg la accompagnava. –Mi sta uscendo il cuore fuori dal petto.– gli disse, stringendosi al suo braccio con un sorriso che le avrebbe fatto male alle guance tanto era esteso. Poi, quasi in un saltello, raggiunse e aprì la porta a vetri, annusando l'aria pregna dell'odore del lucido per manici di scopa e già sentendosi le vene fremere. –Buongiorno!– non attese la risposta ma raggiunse il bancone in un altro paio di salti. Agnes lo conosceva a memoria e sapeva esattamente in quale angolo del negozio la scopa era stata messa in esposizione, ma non si voltò subito, rimandando quel momento come per aumentarne l'attesa e di conseguenza il valore. –Buongiorno– si ripetè –Vorrei acquistare un manico di scopa. Una Firebolt.– L'emozione uscì da sola, insieme alle parole, e Agnes non fece assolutamente nulla per nasconderlo, agli altri o a se stessa. Aspettava quel giorno da quando era entrata, anni prima, nella squadra di quidditch della sua Casa. Solo dopo aver enunciato il motivo della sua visita, si voltò verso la scopa da corsa che fluttuava nella stanza. La saggina, i poggioli, la scanalatura del manico. Le sembrò tutto ancora più bello. Cercò gli occhi di Gregory e si portò le mani alla bocca, giungendole sul naso. Da sotto le dita spuntava un sorriso che le contagiava gli occhi. Aveva il cuore in gola. Scostò le mani e mimò, solo con le labbra: non ci credo. Attese, pur muovendosi come un'anguilla contro il bancone, e consegnò al proprietario del negozio l'importo dovuto, guadagnato interamente da sé. Prese la mano di Greg e la strizzò tra le sue. Non sembrava affatto una che non aveva riposato molto quella notte. Agnes era decisamente su di giri.
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