| Gabriel si era ritrovato coricato a terra nei pressi del lago, i suoi appunti sparsi attorno a lui come foglie secche portate dal vento. Una brezza leggera accarezzava il suo viso, portando con sé il profumo di terra umida e il suono rassicurante della natura intorno al lago. Nonostante il panorama idilliaco, Gabriel non riusciva a concentrarsi. Aveva cercato per tutta la mattinata un luogo tranquillo dove poter studiare. La biblioteca gli incuteva un certo timore, non amava quel luogo troppo chiuso e silenzioso. La Sala Comune, invece, era sempre troppo affollata e rumorosa per potersi concentrare. Quella mattina ogni angolo sembrare chiassoso. Così decise che forse un luogo più appartato, come il lago, si sarebbe rivelato ideale per trovare la tranquillità necessaria. Tuttavia, così non fu. Non appena si era disteso sull'erba morbida, il vento aveva iniziato a giocare con i suoi appunti, mandandoli a volare qua e là come foglie spazzate da una tempesta improvvisa. Gabriel tentò disperatamente di recuperare i fogli, ma il vento sembrava divertirsi a tenere i suoi appunti fuori dalla sua portata.Frustrato, Gabriel si passò una mano tra i capelli disordinati e si sedette, cercando di rimettere in ordine i fogli una volta per tutte. Ma il vento continuava a soffiare, facendo ondeggiare l'erba alta e portando con sé distrazioni che gli impedivano di concentrarsi. Era come se la natura stessa si fosse alleata contro di lui, ostacolandolo nei suoi sforzi di studio. Era incredibile quanto il semplice vento potesse trasformare un luogo tranquillo in un campo di battaglia. Gabriel sospirò profondamente, chiedendosi se avrebbe mai trovato un posto dove poter studiare senza distrazioni. Il fastidio crescente che provava era palpabile, come un prurito persistente che non poteva grattare. Il vento insistente continuava a scompigliare i suoi fogli, rendendo impossibile prendere appunti in modo ordinato. Gabriel sbuffò frustrato, cercando di tenere i fogli fermi con una mano mentre cercava di scrivere con l'altra, ma ogni volta che sembrava averli sistemati, una folata di vento li avrebbe di nuovo scompigliati. "Stupido vento," mormorò Gabriel tra sé e sé, il suo tono carico di irritazione. Si sforzò di concentrarsi sui suoi appunti, ma il fastidio persistente non lo abbandonava, rendendo difficile pensare chiaramente. Le sue parole scritte sul foglio sembravano danzare davanti ai suoi occhi, mosse dall'incessante soffiare del vento. Rendendosi conto che non avrebbe potuto combattere il vento, Gabriel decise di accettare la sua sconfitta temporanea e di lasciar andare la sua rabbia. Chiudendo gli occhi, si lasciò cullare dal suono del vento e dal profumo della natura, cercando di trovare un momento di pace interiore nonostante le continue distrazioni.In un momento di distrazione, mentre cercava di afferrare la sua piuma per continuare a scrivere, la sottile e leggera penna gli sfuggì dalle dita, portata via da una raffica improvvisa di vento. Gabriel cercò di afferrarla al volo, ma era troppo veloce e sfuggente per essere catturata. Con un sospiro di frustrazione, Gabriel si rese conto che sarebbe stato inutile inseguire la piuma mentre danzava via leggera come una farfalla. "Qualcuno vuole forse convincermi che Aritmanzia non sarà mai la mia materia?" sospirò Gabriel, lasciandosi cadere all'indietro sull'erba con un'espressione di frustrazione dipinta sul volto. Il nervosismo si insediava nel suo corpo mentre si rendeva conto che ora sarebbe stato costretto a cercare un'altra penna per continuare i suoi appunti, e la prospettiva di dover interrompere il suo lavoro lo riempì di una sensazione di sconforto. Non sarebbe mai tornato fino al dormitorio per una stupida piuma. Guardandosi intorno, Gabriel si rese conto di non essere solo. Due ragazzi erano intenti a scambiare probabilmente qualche futile chiacchiera accompagnati dal vento. Si ricompose immediatamente, sperando che la sua frustrazione non fosse stata oggetto della loro conversazione. Riprese gli appunti tra le mani, chiudendo il palmo stretto contro il mucchio di pergamene. Il vento -e la pigrizia- lo stavano costringendo a interrogare i due ragazzi.Scattò in piedi in un balzo e a passo lento si avvicinò ai ragazzi. Tentò di afferrare parte della conversazione nella speranza di capire se interromperli fosse il caso. Una volta abbastanza vicino a loro si schiarì la voce. Era certo che il suo volto mostrasse pienamente il fastidio di dover interfacciarsi con i due studenti, perciò prima di parlare provò con un respiro profondo a rilassare lo sguardo. Fingere di essere rilassato avrebbe contribuito a renderlo tale? “Perdonate l’interruzione. Qualcuno di voi ha con sé una piuma? La mia è appena volata via. Mi occorrerà scrivere soltanto qualche riga e sarà subito di ritorno.” La sua voce risuonò nel silenzio relativo del luogo, interrompendo la conversazione dei due ragazzi. Gabriel si sentì improvvisamente maleducato mentre aspettava una risposta, sperando che la sua richiesta non risultasse troppo invadente. Lui stesso avrebbe odiato essere interrotto da una simile richiesta, ma avrebbe odiato di più ripercorrere la strada di ritorno verso il dormitorio.
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