La seconda lezione del Corso Pupillo di Babbanologia s'era conclusa da qualche giorno e Morgana, entusiasta per i risultati ottenuti, non aveva perso tempo a sbatterli orgogliosamente in faccia a coloro che, settimane addietro, avevano cercato in tutti i modi di rallentare il proprio lavoro. Estremamente scettici, gli esperti a cui s'era dovuta rivolgere per recuperare tutto il materiale necessario a organizzare il ciclo d'incontri con Desmond l'avevano accontentata per sfinimento e spesso, ritenendo tutt'altro che rilevanti le proprie intenzioni, avevano lasciato i propri gufi senza risposta per una quantità di tempo imbarazzante; ma non quel giorno.
Quella mattina la docente non aveva fatto in tempo a mettere piede al Serraglio Stregato, a rifornire ciotole e beverini svuotatisi durante la notte e a mettersi al bancone per occuparsi della corrispondenza – che comprendeva anche l'invio del resoconto alla Comunità di Babbanologi scozzese – che un gufo reale aveva fatto scivolare all'interno della bottega una lettera sigillata con un timbro in ceralacca dorato che avrebbe riconosciuto, a quel punto, tra mille.
Purtroppo non aveva avuto tempo, tra un cliente e l'altro, di leggerla subito ma l'aveva immaginata contenere la richiesta di un incontro per accertarsi che quanto inviato loro non fosse che un disperato tentativo per continuare a godere del loro supporto; non ne avrebbe avuto bisogno, lei, non quanto loro avrebbero desiderato il proprio non appena si fossero trovati davanti ai risultati pratici di studi che nessuno aveva ritenuto abbastanza importanti da proseguire.
Impaziente di poter riprendere in mano la missiva aveva cercato di occuparsi delle varie adozioni, o dei semplici acquisti, della mattinata in maniera più sbrigativa del solito e quando finalmente, dopo quella che l'era sembrata un'eternità, la campanella all'ingresso aveva smesso di tintinnare per più di un quarto d'ora filato aveva potuto approfittare degli ultimi minuti a precedere la chiusura per la pausa pranzo per aprirla.
La ceralacca era saltata via accompagnata da un trillo metallico che l'aveva costretta a sollevare lo sguardo dalla busta e a maledire chiunque avesse osato, oltre che presentarsi a quell'ora, interrompere quel momento. Si ritrovò, ahilèi, a maledir
lo per tutt'altro. Per il fatto di aver tolto gli occhiali da sole e aver costretto i propri occhi ad agganciare i suoi, ad esempio, o per il modo in cui la stanghetta degli stessi sembrò scivolare tanto naturalmente nello scollo della sua camicia da farle venire voglia di scoprire se anche le proprie dita sarebbero state in grado di farlo alla stessa maniera.
Era la prima volta che si vedevano, da soli, dopo quanto accaduto in soffitta e Morgana ricordò improvvisamente perché avesse tentato d'evitarlo in ogni modo nei giorni successivi. Si sentì scorrere addosso tutta la furia ch'erano stati capaci di scatenare con un tocco e per un attimo ebbe l'impressione che potesse essere capace di bruciare, risalendole dalle mani, ogni centimetro del lungo abito viola indossato quel giorno; ecco perché le allontanò dal bancone quando vide lui poggiarvisi.
«Xavier.» Pronunciò il suo nome a mo' di saluto, forse aggiungendovi un pizzico di avvertimento. Glielo lesse in faccia, il desiderio. Spudorato, indecente,
vivo. Fu come si sentì lei immaginando le dita intente a battere ritmicamente sul bancone farlo altrove. La propria espressione rispose fin troppo eloquentemente alla sua.
A trascinarla fuori da quel labirinto di bramosia e smania di cui, irrazionalmente parlando, non avrebbe voluto trovare l'uscita fu, ancor prima della sua specifica riguardo il prodotto per il quale aveva fatto visita al Serraglio Stregato, Sgàile: il felino balzò sul bancone con fare prepotente e si frappose tra i due occupandone l'intera superficie. Non gli soffiò contro, a differenza di quanto era successo la prima volta ch'era stato nel suo territorio – forse perché durante l'ultima l'aveva visto salvarlo dalla propria ira –, ma aveva comunque ritenuto necessario mettere concreta distanza tra i due. Un po' la fece sorridere, un po' la spinse a fissare il mago come aveva fatto in soffitta quando l'aveva sfidato ad andare oltre.
«Mhmh.» Commentò soltanto, affermativa.
Quindi sfilò oltre il bancone per dirigersi verso la zona dedicata agli habitat, che all'apertura aveva rifornito delle strutture vendute il giorno precedente, e nel farlo si assicurò di non passare troppo distante dalla sua figura, quasi fingendo di sfiorarla per sbaglio.
Con le dita della mano sinistra a reggere una copia del
Catalogo, nel caso in cui ne avesse necessitato per qualche aggiunta, e quelle della destra a indicargli gli habitat in questione la proprietaria rimase in attesa della sua scelta, più che altro in merito al colore dei tessuti a comporre il Cat-stello, fin quando la pendola non comunicò a entrambi la chiusura al pubblico dell'emporio. Morgana trascinò lo sguardo in quella direzione solo per un attimo, poi lo riportò su di lui.
«Dovrei mandarti via. - Il tempismo avrebbe potuto far credere a chiunque altro che si stesse semplicemente riferendo al fatto che il tempo per gli acquisti fosse terminato e che lui fosse arrivato troppo tardi per concluderli, ma non a
loro. Quando si schiarì la voce, e lo fece nella speranza che potesse avere la stessa conseguenza che aveva avuto l'irruzione del Maine Coon poco prima, accennò con un lieve movimento del capo alle strutture davanti a loro. -
La promozione ti permette di averlo a 4 galeoni.» Una specifica non necessaria, era certa che conoscesse i termini della scontistica a cui aveva avuto accesso, ma che il proprio autocontrollo ritenne oltremodo fondamentale.