Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Smells like teen spirit, Privata

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J. F.
view post Posted on 14/11/2013, 02:30 by: J. F.
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«Unique blend of love and power.»

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Non erano certo discorsi da farsi in Sala Trofei. Non in una Sala Trofei così affollata e chiassosa. Chiunque avrebbe potuto nascondersi dietro gli espositori in legno e vetro, chiunque avrebbe potuto tendere l'orecchio dal corridoio, sbirciare da dietro il portone. Ma era proprio quello il punto, in fondo. Il punto era che a nessuno importava niente di loro. Jelonek avrebbe potuto urlare "ATTENTI, UNA MANGIAMORTE!" e nessuno sarebbe sopraggiunto a bacchette spianate. Evey avrebbe potuto ucciderlo, se ne fosse stato in grado, e nessuno sarebbe venuto a salvarlo.


No one really cares where I go
Searching to feel warmth forever more
The wheels of life they turn without me



Hogwarts un posto di quel genere. Il mondo era un posto di quel genere.
Ognuno faceva da sé, ognuno aveva la libertà di smarrire il cammino e soprattutto, ciascuno, anche un qualsiasi undicenne che sedeva nelle aule del primo anno facendo ciondolare i piedi dalla sedia, aveva i mezzi e il potere per fare una qualche cazzata che ricadesse su centinaia di altre persone che avevano compiuto tutte le scelte giuste.
Mandy non aveva mai sbagliato nulla, nella sua vita. Allontanarsi da lui non era stato certo un errore; l'aveva portata lì dov'era. Eppure nessuno avrebbe voluto essere nei suoi panni, né in quel momento né mai. Che frustrazione! Seguire il sentiero illuminato senza mai mettere il piede fuori dalla traccia (tranne, forse, una volta... Aveva ancora questa presunzione, viveva per questa presunzione, in un certo senso), sacrificare tutto per arrivare lì, e una volta giunta a destinazione, accorgersi di non avere nessuno.
(E tu... quale storia puoi raccontare?)
Io ho sbagliato ogni cosa. E sono arrivato allo stesso punto. Ma con molte meno vite sulle spalle.
(Non lo credi davvero. La differenza è che tu non hai responsabilità. Solo colpe.)
Lui lo sapeva bene, certo. Quanto a lei, cominciava a capirlo, o non avrebbe esitato in quel modo davanti alla vetrinetta - il tristo monumento funebre a persone il cui ricordo sarebbe sopravvissuto una sola generazione, la loro. Non era nemmeno una targa ad attenderli, ma la fossa comune dell'oblio.
Jelonek rimase appoggiato al muro, ricambiando il suo sguardo senza paura che lei scorgesse la sua risoluzione. Il distacco inumano che aveva sostituito qualsiasi sentimento di compassione o di paura. Era meglio liberarsi dell'una se non si voleva provare l'altra.

-Dopo?-

L'angolo della sua bocca venne pizzicato. Evey in qualche modo cercava di mostrarsi pratica, di imitare quel suo distacco calcolato che pure la lasciava allibita e in parte disgustata. La risposta che si era affacciata alle sue labbra era troppo dura per le orecchie fini di lei. Donarle speranza sarebbe stato un abominio; troncargliela completamente sarebbe stato stupido. L'unica cosa che poteva fare in quel momento era non remare contro i suoi interessi. Fingersi un pedone e nascondere la mano dello scacchista.

-Potrei andarci anche da solo, Evey. L'ho scoperto dal primo momento che...-

... ti ho vista.

-... ne abbiamo parlato. Potrei prendere contatto direttamente con chi vi comanda. Non è per questo che mi sono avvicinato a te-

E' questo che temi?
E non è facile. Non è facile nemmeno per me.
Ma chi avrebbe potuto credere a una frase del genere?

Who's the prey?
What's the play?
God created
Stay with me
We are the ones God hated.



J. F.
 
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