Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Smells like teen spirit, Privata

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Evey
view post Posted on 14/11/2013, 00:28 by: Evey
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«Jenny would dance with her ghosts».

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Evey era ancora intenta ad analizzare i propri polpastrelli vittimizzati ed arrossati. Non l'aveva toccata, ne era sicura; non lo ascoltò neppure, non stava dicendo nulla di rilevante che riuscisse ad eliminare il suo dubbio, si lamentava di bulli.
(Non hai diritto di lamentarti se non hai mai fatto nulla per combatterli.)
- I miei complimenti - disse distrattamente, continuando a strofinare le dita tra di loro - dev'essere stata una grande soddisfazione. -
Era la storia più assurda che Evey avesse sentito. Non era per nulla normale che qualcuno accettasse in quel modo, sembrava che a Jelonek non fosse mai importato. E quel che era più grave era che gliel'aveva permesso, essendo più grande di loro (era stato bocciato anche al settimo anno?).
- Io non sarei rimasta senza fare nulla. Non potevi armarti con lo scopettone del bagno e picchiarli con quello? -
(Meglio ancora se sporco.)
Ad Evey sembrava che Jelonek si autocommiserasse un po' troppo senza però volerlo dare a vedere. Era quella la chiave della sua idiozia: in quanto a stazza, superava di gran lunga tutta la popolazione maschile di Hogwarts, eccetto il professor Godwin e Sebastian Finch. Possibile che non fosse stato in grado di difendersi? Diavolo, lei se la sarebbe cavata con morsi e unghiate, e non era propriamente una montagna come Finch.
Alzò lo sguardo, perplessa, quando si ritrovò la mano nella tasca del pastrano di Jelonek. Sperò che non avesse appiccicato altre gomme lì dentro, non sarebbe sopravvissuta oltre. Si ritrovò vicina a lui, molto vicina, come quand'erano al bagno dei Tre Manici...
Evey tolse la mano dalla tasca e fece un passo all'indietro, lo sguardo improvvisamente distaccato. Si, era lì che era accaduto; Evey strinse i denti, sforzandosi di non guardare la direzione, l'unica direzione che imboccava sempre qualvolta veniva a trovarsi nella Sala Trofei, ma sapeva che alla fine avrebbe ceduto. Non era mai riuscita a passare oltre senza avvicinarsi, senza andarli a trovare. Come si faceva nei cimiteri.
- Lì. - disse semplicemente, indicando a nord.
(Ma a te non interessa affatto dove si trovino, vero?)

Mi chiedo chi abbia ripulito il sangue.



Non seppe perchè, ma per un istante, un assurdo istante, lo odiò per quelle parole. Erano prive di quello che Evey si aspettava vi fosse, non solo da parte di Jelonek, ma da chiunque attraversasse quella sala. Erano vuote, senza alcun interesse. Jelonek non si chiedeva affatto chi avesse ripulito, nessuno se lo chiedeva mai. Evey gli voltò le spalle, avvicinandosi alle targhette commemorative con passo lento. I suoi occhi accarezzarono di nuovo la superficie dorata di quei nomi incisi: un piccolo mausoleo impeccabile, raffinato, la cui cura era stata affidata ai migliori artigiani per rendere onore alla loro memoria.
Evey non aveva mai visto nulla di più disgustoso.

House of the Undying.



Ogni sillaba era intrisa di tormento, non vedeva altro che sangue e sudore, grida e suppliche. Non c'era nulla di raffinato, nulla che rendesse onore. Per quei nomi che Evey era diventata ciò per cui dovevano fare attenzione. Non le piaceva che se ne parlasse in maniera vuota.
- Io faccio sempre attenzione... - mormorò, senza distogliere lo sguardo dalle targhette d'oro. Cercò di risuonare distaccata e vuota quanto Jelonek, ma la sua voce era intrisa di amarezza e malinconia. Dipendeva da quei nomi, lo sapeva bene; non poteva controllarlo, esattamente come non poteva controllare l'impulso di avvicinarsi ogni volta che passava di lì e andarli a trovare. Molti non li aveva mai nemmeno conosciuti, non ci aveva scambiato che qualche semplice parola a questo o quel banchetto. Erano stati studenti come lei, compagni di classe che intervenivano durante le lezioni, che studiavano in biblioteca, a qualche tavolo di distanza dal suo. Altri erano stati amici, le prime persone che aveva conosciuto in quel luogo maledetto, studentesse che avevano condiviso il suo dormitorio, riposando nei letti a pochi metri dal suo.
Ed ora erano tutti incisi su una targhetta d'oro. Non rimaneva altro di loro, era quello il meglio che si era riuscito a fare.
 
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