Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Smells like teen spirit, Privata

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J. F.
view post Posted on 11/11/2013, 20:57 by: J. F.
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Jelonek si sentiva un maestro dell'indovinello e del mistero mentre seguiva i ragionamenti a voce alta della Pamperson (si era particolarmente affezionato a questo cognome) e non le staccava gli occhi di dosso per non perdersi nemmeno una frazione di quel torrente di pensieri sprezzanti e giocosi che gravitavano intorno all'interrogativo che le aveva posto.
Se non fosse stato tanto impegnato a frugare tra i suoi flussi di coscienza, l'avrebbe anche invidiata per quel suo non sapere. Era molto più divertente giocare, senza conoscere già le soluzioni. Con il tempo non era riuscito a sviluppare quelle capacità logiche di cui invece facevano uso tutte le persone che lo circondavano, perché c'erano ben poche domande che necessitassero di un ragionamento costruito per giungere alla risposta. Giusto quelle riguardanti il futuro, oppure gli indovinelli arguti che si trovavano sui giornali e ti costringevano a comprare il numero successivo se volevi conoscere la soluzione e tornare a dormire sonni tranquilli.
(C'è poi da stupirsi se la tua vita è diventata un gioco? Come avresti potuto divertirti, altrimenti? C'era chi giocava a Scacchi Magici e a Spara Schiocco. Tu giocavi a fallire gli esami parlando ad alta voce dei segreti più inconfessabili di ciascuno dei tuoi Professori, creando scandali. Giocavi a fare origami con pergamene che avrebbero potuto cambiarti la vita. Giocavi a distruggere le persone.)
Io sono un gioco. Un giocattolo costruito per far divertire i bambini più grandi.
Cosa avrebbe trovato un Legilimens, guardando nella sua testa?
[Continui a fantasticare che Evey, o Mandy, o chiunque altro raggiunga un livello tale di Legilimanzia da fare con te quello che tu fai con loro. E a quel punto cosa accadrebbe? ]

|| Ti piacerebbe sapere cosa sta pensando, vero? Peccato che tu non possa. Non fai tanto il pagliaccio davanti a lui, eh? Perché non ci dici cos'ha fatto ieri notte? Forse perché non lo puoi sapere? ||



STAC.
Il suono di un osso piccolo che si spezzava, un rumore che gli risuonava nella mente, più che nelle orecchie. Pollice, indice, medio, anulare, mignolo, polso. In ogni caso, sapevano rimetterlo a posto con un colpo di bacchetta. Quando le sue urla li avevano divertiti abbastanza.
E quando lo Silenziavano, bé, lì durava un po' di più.
Le meraviglie della magia.
Insomma, secondo Evey, lui non era degno di nessuna delle quattro pareti della Sala Trofei di Hogwarts. I suoi pensieri erano sommergibili in esplorazione in grotte sommerse, barriere cristalline che qualcuno aveva già visitato prima. Jelonek la seguiva con lo sguardo, con i suoi sguardi, mentre si toccava le dita distrattamente, come per assicurarsi che fossero ancora intere e non facessero male (sono fuori di lì, fuori di lì, fuori di lì), e non poteva fare a meno di sorridere con amarezza. Il suo sorriso preferito, ormai ne abusava.
Sapessi quanto le assomigli.
Lui si avvicinò alla parete nord, a fianco a lei. Le teche erano straordinariamente splendenti, lucidate di fresco da non si sapeva bene chi.

-Acqua. Oceano- le disse scuotendo la testa, portandosi la lingua dietro i molari.

La prese per mano e la condusse verso la parete sud, dalla parte opposta. Una volta lì, le indicò la vetrinetta lucente come cristallo, iniziando a cercare.

-Le targhe più vicine al muro sono quelle più vecchie. Le mensole più in alto sono riservate ai meriti considerati più importanti-

Trovò la targhetta che gli serviva, una sullo scaffale più alto.

-Eccola qui. Noah Pamperson - era un tuo parente, si vede - per la rivoluzione ingegneristica all'impianto idraulico della scuola-

Ridacchiò.

-Era un Prefetto di Corvonero. Nel tempo libero mi veniva a cercare e mi infilava la testa nel water dei bagni del terzo piano. Una volta mi caddero gli occhiali -- li portavo perché facevano tendenza -- e lui, siccome era un Corvonero assai astuto e brillante, tirò l'acqua, creando un danno alle tubature senza precedenti, a parte il Basilisco, ovviamente-

Sollevò le sopracciglia.

-Lasciò che il panico si diffondesse nella scuola. Fu abbastanza divertente, in realtà. Per qualche settimana, tutti dovemmo armarci di vasi da notte. Al momento giusto, Pamperson si recò dal Preside e lo condusse al bagno del terzo piano, dove tutto aveva avuto inizio. Con un geniale Incantesimo di... quello che attira le cose, ripescò i miei occhiali e tutto venne risolto. Ovviamente io fui accusato di averli lasciati cadere e avere tirato l'acqua come scherzone alla scuola e venni messo in punizione. Lui si prese questo premio, perché il Preside lo reputò un eroe in una situazione di emergenza. Ma...-

Sollevò un dito e lo premette forte sul vetro, lasciando una serie di impronte che rendessero impossibile leggere il nome di Noah Pamperson.

-Il mio trofeo si trova più in alto del suo-

Si guardò furtivamente intorno, poi le fece un occhiolino e scivolò dietro la teca. Infilò entrambe le mani dietro il legno e spostò l'espositore in avanti. Tirò Evey vicino a sé, le prese la mano e le fece indicare una macchia scura informe attaccata al muro.

-Durante il mio secondo quinto anno, portai qui una scala e appiccicai quella gomma di masticare dietro il mobile. Ogni volta che fossi passato di qui, avrei visto il chewing gum spuntare da sopra la teca. Più in alto del trofeo di Pamperson. Come vedi, è ancora lì-

Gonfiò il petto con autentico orgoglio.

-E tu sei ancora in debito con me-

J. F.
 
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