| "Ma cosa stai facendo? Hai mostrato quella pietra ad una Professoressa? Ora penserà che sei violento e ti terrà d’occhio. Potresti perdere tutto!" La vocina nella sua testa non era clemente con lui. Desmond lo aveva sempre immaginato come un criceto che abitava gli angoli più oscuri del suo cervello, esso possedeva un panciotto bordeaux con bottoni dorati e un monocolo che teneva su grazie al suo sguardo sempre accigliato. Aveva perennemente in mano una tazza di tè fumante, preferibilmente Earl Grey, e interveniva ogni volta che Desmond usciva fuori dai binari, faceva qualcosa che non doveva, qualcosa di stupido. Secondo Percival, il criceto, mostrare una pietra che serve palesemente al controllo della rabbia a chi aveva il potere di metterlo nei guai, era una mossa decisamente azzardata e che Desmond avrebbe dovuto evitare, ma fin dalla tenera età il ragazzo si era dimostrato incline agli istinti, sia nelle cose positive che nelle cose negative, e quel gesto lo aveva fatto senza pensarci. Non dava la colpa a quel peso che si portava sul petto, lo aveva fatto perché volesse che qualcuno sapesse di quel piccolo segreto, non sapeva perché fra le varie scelte, la sua era ricaduta sulla professoressa Celebrian. Poteva pensare che, essendo esperta in gemmologia, poteva comprendere il perché si affidasse ad un Turchese e non ad un altro rimedio – Non tutti credevano al potere di pietre e gemme – per il controllo della sua rabbia, o semplicemente si poteva dire che lo aveva fatto senza pensarci, istintivamente, come Desmond agiva quasi sempre. "Se continui a pensarci ti esplode il cervello, e non penso che la professoressa sarebbe contenta di vedere la tua materia celebrare sulle pareti della sua classe." Mise un freno a quei pensieri e tornò con i piedi per terra, rendendosi conto di aver perso qualche secondo in silenzio, troppi per essere considerato normale. Mia madre è un’ottima cuoca, da lei ho preso questa passione, ma in un certo senso, non capirebbero. Mi conceda queste risposta vaga perché non so come altro rispondere. Ammise quella piccola defiance, sapendo bene che non avrebbe potuto trovare una risposta migliore. Aveva visto troppe volte lo sguardo di sua madre posarsi su di lui mentre trafficava in cucina, aveva visto nei suoi occhi l’apprensione nel costatare che suo figlio non era come tutti gli altri, non era come Hatim, e ogni giorno che passava quella convinzione si faceva più forte tanto da iniziare ad avvelenare la mente della madre e del padre. Non amava origliare, ma era capitato alcune volte di camminare silenziosamente verso la cucina e fermarsi ad ascoltare le parole preoccupate dei suoi genitori. Perché si comporta così? Perché non può essere come tutti gli altri ragazzi? Erano le frasi che si susseguivano più spesso quando si trattava di parlare del loro figlio maggiore. Non era geloso del fratello, affatto, era sinceramente contento che Hatim non fosse come lui, ma doveva ammettere che quella situazione stava iniziando a stargli stretta, ecco perché quell’estate non l’avrebbe passata a casa sua ma fra le mura di Hogwarts. Un leggero gesto della donna attirò lo sguardo del ragazzo, le iridi nocciola puntarono alle sue mani e quando vide che la Professoressa indossava, nascosta dai vestiti, la sua stessa pietra, non poté evitare di spalancare leggermente gli occhi dalla sorpresa. Aveva sempre visto la Professore Celebrian come una donna forte e carismatica ma si rendeva conto che tutti, persino le persone che dovevano guidare gli studenti nel loro percorso qui al Castello, avevano i propri segreti, le proprie attinenze all’oscurità, perché di certo la rabbia era un sentimento negativo che nessuno avrebbe dovuto provare, ma loro non potevano comandare, non erano loro a gestire le proprie emozioni, loro potevano solo arginare il flusso negativo, provare ad usare dei rimedi che, non era certo che funzionassero. La professoressa fece solo quel gesto silenzioso, senza aggiungere nulla, e anche Desmond fece lo stesso. Si erano scambiati un leggero sguardo d’intesa, consapevole che quell’argomento era meglio non toccarlo, ma comunque i due avevano fatto un piccolo passo in avanti verso qualcosa che il Corvonero non sapeva nemmeno cosa fosse, ma esisteva. La professoressa lo corresse, dicendogli che il Quarzo Rosa era più consigliato quando qualcuno era alla ricerca dell’Amore. Il ragazzo arricciò leggermente il naso pensando che non era ciò che desiderava in quel momento e non sapeva nemmeno se in futuro sarebbe nato in lui questo desiderio, non era adatto a stare accanto alle persone, figuriamoci se doveva scegliere e stare con un/una partner. Le relazioni erano complicate, lui aveva avuto un assaggio che gli aveva lasciato l’amaro in bocca, non aveva proprio voglia di fare un secondo giro. Appuntò velocemente sulla sua pergamena, in basso con scrittura piccola, le pietre che gli consigliava la professoressa, avrebbe provveduto a procurarsele e fare questo cambio, mettendo il Quarzo Rosa in uno dei cassetti della sua stanza, senza tirarlo fuori più. Prendo nota! Non sarebbe andato in infermeria, non amava gli ospedali e sapeva che quello della sua insonnia non era un problema fisico, come avrebbe spiegato agli infermieri o alla professoressa Fedoryen cosa stava provando? No, avrebbe continuando ad affidarsi a rimedi alternativi. Infatti nonostante i molteplici graffi donati gentilmente da Reina, il suo gatto, che gli ricoprivano il corpo – Erano concentrati sul collo, le braccia e la schiena soprattutto – non si era avvicinato all’infermiera nemmeno per passarci davanti, impegnandosi a disinfettare quelle piccole ferite che si stavano trasformando in piccole cicatrici, da solo, chiuso nella sua camera, sotto lo sguardo vigile della colpevole. Spero di rimediare presto queste pietre, mi dispiace che non ci sia qualche corso a Hogwarts che introduca il benessere che le gemme possono portare, so che c’è molto scetticismo sull’argomento. A dire la verità c’erano molte altre materie che avrebbe voluto studiare, approfondire, e vederle insegnate ad Hogwarts sarebbe stato fantastico, ma il sistema scolastico era così da secoli e di certo per fare una grande rivoluzione non poteva bastare un semplice studente con la smania di imparare e appassionarsi a tutto. Nel momentaneo silenzio che era calato fra loro, la professoressa se ne uscì con una domanda precisa, diretta, che prese Desmond leggermente alla sprovvista. Cosa voleva sapere davvero la donna? Perché gli aveva fatto quella domanda? Desmond non poteva tirare fuori i suoi reali pensieri, non poteva mettere in bella mostra ciò che provava, perché in quel caso la professoressa lo avrebbe fatto rinchiudere direttamente nel reparto di Magipsichiatria del San Mungo e lì avrebbero buttato la chiave della sua stanza/cella. "Menti, menti dannazione!" Disse il criceto nella sua testa, saltando dalla sua comoda poltrona, versando il tè a terra. Avrebbe dovuto seguire quel consiglio, davvero, ma Desmond non amava le bugie, anzi le odiava, quindi decise di dirle una mezza verità. Per trovare un posto nel mondo. Disse semplicemente mantenendo lo sguardo verso quello della donna che, essendo leggermente più bassa di lui, lo costrinse a piegare la testa verso il basso per mantenere il contatto visivo. " Distogli lo sguardo, capirà." La vocina continuava a ripetergli consigli utili, ma spesso e con piacere, Desmond non l’ascoltava e faceva di testa sua. Alcuni studenti si sentono a proprio agio al Campo da Quidditch, pensano che quella sia il loro habitat naturale, passerebbero ore fra quegli spalti, altro si rifugiano al Lago Nero, affondando le dita nei fili d’erba che lo costeggiano, io non ho ancora trovato il mio posto, vago senza meta alla ricerca di qualcosa che mi faccia sentire…a casa. E con “casa” non intendeva un posto che lo riportasse nel posto in cui era nato e cresciuto, ma un posto dove sentirsi veramente se stesso, ma non lo aveva ancora trovato. Non le aveva detto una bugia, anzi, era stato fin troppo sincero, ma c’erano tanti altri motivi per la sua presenza lì, uno fra tutti era la speranza che in quella classe potesse nascondersi da quel demoni che stavano diventando sempre più pesanti, sempre di più e sempre più insistenti. Quel demoni se li trascinava in giro, rallentavano il suo passo che oramai diventava sempre più stanco ogni giorno che passava. E lei, lo ha trovato il suo posto nel mondo? Questa cattedra è davvero ciò che aveva sempre desiderato? La professore era libera di non rispondere, in fondo si stava un po’ impicciando dei fatti suoi, e si aspettava una risposta tipo “ Perché non ti fai gli affari tuoi? “ ma gli era venuto istintivo chiedere e lui, per colpa dell’istinto, non si tratteneva mai.
Edited by Desmond Tarabay - 9/5/2022, 19:23
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