Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Every moment is a fresh beginning, Role Privata M.C.

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view post Posted on 10/4/2022, 16:53
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Now, I'm lookin' to the sky to save me
Lookin' for a sign of life
Lookin' for somethin' to help me burn out bright
And I'm lookin' for a complication



Desmond osservava l'esterno del Castello dall'alto della sua camera, una delle fortune di trovarsi su una delle torri più alte di Hogwarts era il panorama che ti lasciava senza fiato, solo che il ragazzo in quel momento non era interessato a quello, come non gli interessavano più tante cose.
La lettura, la scrittura erano stati i perni importanti della sua vita, certo che il suo percorso sarebbe stato pieno di libri da leggere e opere da scrivere, ma la vita a volte era una vera bastarda, e quando ti voleva mettere i bastoni fra le ruote ci riusciva benissimo.
Chi era lui senza quelle due cose essenziali che lo avevano sempre caratterizzato? Il taccuino nero che portava sempre con sé aveva delle pagine bianche, oramai l'ultima volta che aveva scritto fra quei fogli era stato giovedì scorso, ma aveva cancellato tutto in fretta rovinado anche delle pagine seguente, machiste inesorabilmente di inchiostro, quasi strappate.
Sua madre nella sua ultima lettera gli aveva detto semplicemente di affacciarsi a nuove passioni e in parte Desmond lo aveva fatto.
Xavier, durante il loro primo incontro, gli aveva strappato una promessa e il Corvonero era salito sugli spalti del Campo di Quidditch e aveva assistito alla sua prima partita, dopo di essa ne era seguita un'altra, la finale, dove i Corvi avevano vinto prendendo il Boccino d'oro ma non era bastato per superare i punti in classifica delle Serpi che si erano aggiudicati la Coppa. Si era molto dispiaciuto per i compagni della sua Casa, si erano impegnati molto durante la partita, ma si era sentito comunque contento che Xavier e Lara, i due serpi a cui era legato di più in quel momento, avessero ottenuto un trofeo così prestigioso.
Fare il tifo, sempre a modo suo, sugli spalti non era stato così male e nonostante il suo perenne malumore degli ultimi tempi si era goduto entrambe le partite, questo lo aveva spinto a riflettere sui alcuni cambiamenti nella sua vita.
Doveva davvero dedicarsi a nuove passioni? Anche Esmeralda gli aveva dato una mano in quello, con quella strana ma divertente lezione di pittura al Crogiolo, ed era rimasto particolarmente contento dei complimenti di Miss Corbirock che aveva chiesto alla compagna di continuare a dipingere insieme.
Ma c'era una terza passione, relativamente vecchia, che stava riscoprendo negli ultimi tempi ed era quello per il mondo Babbano, in particolare per la sua cucina.
Non era normale - Almeno secondo alcuni canoni che Desmond non seguiva - che un mago adolescente si interessasse di cibo se non per alimentarsi ma il Corvo aveva una vera e propria passione per gli alimenti in generale, per come si potevano combinare insieme e per la scoperta di nuove ricette. Era strano? Forse, ma non aveva mai dato conto al giudizio delle persone, non avrebbe iniziato in quel momento.
Ecco perché sua madre, che era a conoscenza della sua passione che aveva condiviso solo con essa, gli aveva invitato um libro di cucina Babbano in cui si parlava di piatti tipici di tutto il mondo e per cambiare aria e non andare sempre in biblioteca, aveva deciso di spostarsi nell' Aula di Babbanologia così da stare veramente tranquillo ma sopratutto evitare di ricevere le solite occhiate che gli avrebbero cambiato l'umore già non proprio ottimo.
Prima di entrare in classe aveva bussato un paio di volte e quando non aveva sentito alcuna risposta aveva aperto la porta constatando che non ci fosse nessuno. Meglio così! aveva pensato andando a sedersi negli ultimi banchi, uno dei suoi posti preferiti durante la lezione di Babbanologia che ricordava bene che fosse sul Denaro.
Ricordava bene anche l'otto inaspettato che aveva ricevuto per i compiti che aveva svolto, per altri poteva essere un voto normale, ma Desmond ne era particolarmente orgoglioso.
Molto gli avevano detto che essendo mezzo Babbano avrebbe dovuto prendere il massimo ma il ragazzo non aveva risposto alle provocazioni, sicuramente se lo avesse fatto sarebbe finito in punizione e loro direttamente in infermeria.
Scosse la testa cancellando quei pensieri e apri il libro iniziando a leggere le varie ricette, affascinato molto da quelle orientali, iniziando a prendere appunti su un taccuino nuovo, dove avrebbe scritto tutto ciò che sarebbe riuscito ad apprendere dalle pagine che aveva sotto agli occhi, aggiungendo qualche impressione personale.
Ah, come avrebbe desiderato che le cucine fossero aperte a tutti, sapeva che si sarebbe sbizzarrito al suo interno ma, oltre all' entrata nascosta, era certo che gli Elfi domestici lo avrebbero preso a cucchiaiate, se non peggio.
 
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view post Posted on 12/4/2022, 23:17
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Negli ultimi giorni Morgana sembrava aver perso interesse per qualunque cosa. Nonostante la propria agenda strabordasse di impegni, e le ore passate a chiacchierare con Erick o con Sugar sotto un cielo striato d'arancio - sempre più bruno - sembrasse spazzare via l'inspiegabile malcontento quotidiano, le proprie palpebre si spalancavano ogni mattina con la certezza di trovarlo lì, annidato s'un angolo del letto in attesa che si alzasse per trascinarsi al proprio seguito come una palla al piede, a farle desiderare di non aver mai chiuso gli occhi e aver vissuto, anche solo per un inconsapevole istante, l'illusione di essersene liberata.
A nulla erano valsi i propri tentativi di appellarsi all'entusiasmo che l'aveva scossa alla vittoria del campionato, una sensazione che ricordava bene esserle serpeggiata nelle vene facendole credere - oppure solamente confermandole - d'essere invincibile, e le proprie giornate s'erano susseguite, atone, in una serie di eventi programmati e compiti da svolgere ormai ridotti a mero sfondo di ciò ch'era certa avrebbe dovuto provare. Aveva mai provato qualcosa? Non avrebbe mai attribuito il proprio stato d'animo al fatto che, sempre più spesso, aveva cominciato a far caso all'aula accanto a quella di cui si era appropriata solo un mese prima, al fatto che la propria mente avesse riportato in superficie ciò che, l'ultima volta che vi aveva messo piede, vi si era consumato. Lei. Il proprio riflesso. La propria crudeltà. Eppure avrebbe dovuto provare rabbia, rammarico, addirittura terrore, ma nessuna di quelle scintille aveva mai attraversato le iridi cerulee della Babbanologa. Nemmeno una volta. Non davanti a ciò che aveva desiderato fare visto e sicuramente non ripensandoci. Una parte di sé avrebbe voluto trovarsi di nuovo in quella situazione, continuava a ripetersi che la propria volontà derivasse dalla necessità di sapere se con la maturazione prevista dall'età adulta fosse cambiato qualcosa ma in cuor proprio, quella briciola appena udibile che sentiva a malapena di possedere in quel periodo, sapeva di voler soltanto rivivere quella morte un'altra volta. Ricondurre quel turbamento a una singola porta chiusa, in fondo, sarebbe stata una bugia: sapeva bene chi avrebbe dovuto ringraziare per quel regalo.
Non aveva ancora imparato a distinguere la propria volontà di annientarla da quella di compiacerla, perché avrebbe dovuto? Non esisteva solamente la prima? Se avesse dovuto davvero rispondere a quella domanda la risposta, era certa, non le sarebbe piaciuta. Giorni prima aveva inviato un gufo a Celebrian Senior, indirizzandolo alla biblioteca in cui era solito passare tutti i pomeriggi, ma in qualche modo la missiva di ritorno le aveva restituito una grafia diversa da quella che si sarebbe aspettata di scorgere aprendo la busta. Lui non l'aveva letta. Doveva essere così, non avrebbe sopportato l'idea che si fosse fatto dominare a tal punto di non essere più nemmeno libero di risponderle. I propri traguardi, ancora una volta, erano stati minimizzati e derisi, cosparsi del tanfo peggiore del mondo: il suo. Morgana aveva gettato in malo modo la pergamena nel camino spento, desiderando vederla ardere insieme alle mani di chi l'aveva scritta, eppure non aveva mai acceso il fuoco. Avrebbe voluto credere che quel gesto fosse stato dettato dall'indifferenza e non da un disperato bisogno di speranza.
Esausta, più psicologicamente che fisicamente, quel giorno avrebbe desiderato solamente riempirsi la testa di boati metallici di Bolidi scagliati a immaginarie chiome ramate, distruggersi le braccia una sfera dopo l'altra, farsi colpire, anche. Ma sarebbe stato troppo liberatorio, qualcosa l'aveva spinta a covare quell'odio per un po', come se avesse potuto utilizzarlo come arma da lì a breve, qualcos'altro le aveva sussurrato all'orecchio che non lo meritava. S'era l'asciata cullare dal pensiero della prima opzione, ovviamente, e si era allontanata da casa con l'intenzione d'isolarsi altrove, lontano da clienti, aiutanti, colleghi, camini. Era sgattaiolata all'interno della propria aula premurandosi di non farsi vedere, così che nessuno studente - qualcuno avrebbe davvero avuto interesse a farlo? - potesse farle visita per qualsiasi motivo, e per un attimo si era appellata ai cristalli ancora appesi alla lavagna per convincersi del fatto che lì la madre non avrebbe avuto potere, non dove lo aveva Morgana. Lasciati i banchi alle proprie spalle si era chiusa all'interno del modesto ufficio, immergendosi nel lavoro previsto per una lezione successiva, e come sempre aveva sperato che la mente potesse trovare in quella costrizione una specie di calmante. Non aveva tenuto particolarmente conto dell'orario, affatto impaziente di tornare a casa e vederla ancora lì, accartocciata ma non distrutta, ma il pallore del primo pomeriggio aveva lasciato posto a una luce appena più accecante e la docente aveva potuto intuire fosse ormai pieno pomeriggio. Sbuffando sonoramente, il primo rumore a fuoriuscirle dalle labbra dopo un'infinità di silenzio, sistemò le proprie carte a lato della scrivania e optò per un po' di coraggio. Le costò molto, gli stivali sembrarono incollarsi al pavimento a ogni nuovo passo, ma alla fine la prospettiva di gettarsi sull'ultima bottiglia di Rum di Ribes Rosso custodita al numero venti la sputò fuori dalla stanza.
Il proprio sguardo si sollevò sulla sagoma ricurva di uno studente seduto agli ultimi banchi, non lo aveva sentito bussare o non si era preoccupato di farlo? Avrebbe voluto indossare un mantello dell'invisibilità e defilarsi prima che potesse anche solo sgranchirsi il collo e rischiare di incontrare il proprio sguardo, ma certa che il rumore dei propri tacchi non potessero farla passare inosservata si costrinse a trattenersi. Si schiarì la voce per attirare la sua attenzione. Solo allora, se avesse sollevato il capo per individuare la fonte di quel rumore, lo avrebbe riconosciuto. Succedeva solo con chi riusciva a farsi ricordare, qualcosa che gli era sicuramente riuscito bene in aula. «Tarabay, giusto? - Lame. Furono quelle che le graffiarono la gola dopo ore di silenzio o quelle che raggiunsero il Corvonero insieme al proprio tono di voce? Non ebbe il tempo di curarsene, non le importò particolarmente. - Sta già cercando ispirazione per i suoi esami?» Sarebbe stato estremamente prematuro, considerata la mole di argomenti e informazioni che avrebbe dovuto ancora far sue prima di affrontare la questione, ma nel nero della propria mente il luccichio della curiosità non sembrava essersi spento e, vedendolo con un libro tra le mani, pensò che indagare potesse spingerle il resto delle riflessioni definitivamente sul fondo del cranio. Almeno per un altro po'. Illusa.
 
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view post Posted on 13/4/2022, 00:14
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Accarezzava le pagine di quel libro come se fossero preziose, come se al posto della carta ci fosse un fine strato di oro che attirava il suo sguardo come la gazza ladra veniva attirata dal luccichio.
Desmond si stava immergendo in un mondo relativamente nuovo, anche se fin da piccolo era sempre stato presente quando la mamma preparava uno dei suoi manicaretti, solo nell'ultimo periodo si stava davvero interessando alla cucina e a tutto ciò che derivava da essa.
Non avrebbe potuto mai dimenticare quando, per la prima volta, sua madre gli aveva fatto immergere nelle mani nell'impasto delle ciambelle, era stata un'esperienza strana, l'impasto era molliccio e si era attaccato alle sue mani, ma mentre gli faceva prendere forma sentiva una sorta di calma impossessarsi del suo corpo, lavando via tutto quel metaforico sporco che aveva addosso.
Ogni giorno di vacanza passava qualche ora ad aiutare la madre a preparare le conserve per l'inverno. Marmellate, verdure e tanti tipi di cibi, venivano imbarattolati e conservati e lui sembrava quasi che lei fosse magica con le sue strane ricette di sua nonna.
Per un attimo Desmond fissò la pergamena bianca accanto al libro, quella che avrebbe dovuto utilizzare per i prossimi appunti, e pensò al fatto che non avesse ancora comunicato alla sua famiglia che durante quell'estate sarebbe rimasto ad Hogwarts e non sarebbe tornato a casa. Aveva preso questa decisione da tempo ma non aveva ancora avuto il coraggio di comunicarglielo perché in fondo sapeva che li avrebbe delusi. Cosa sarebbe cambiato rispetto al passato? Nonostante gli volessero bene, Desmond sapeva di non essere il figli che tutti desideravano, il carattere burbero e strano, le sue passioni portate quasi all'esasperazione, rendevano i suoi genitori estremamente preoccupati. I suoi comportamenti non erano normali, lui sembrava essere di un altro mondo e Rami e Victoria se ne rendevano conto ogni giorno di più. Per un attimo pensò a suo fratello minore, lui sarebbe stato davvero triste per la sua assenza ma Desmond non poteva tornare a casa, non poteva tornare nel luogo dove il vaso di Pandora era stato aperto e i demoni si erano riversati fuori appoggiandosi addosso a lui, sul suo petto, sulla sua schiena, rendendo il suo corpo estremamente pesante e sofferente. Non poteva tornare lì perché sapeva che sarebbe stato troppo per lui.
Chiuse gli occhi, strizzandoli con forza, tentando di cancellare quei pensieri che affollavano la sua testa ogni volta che era solo. Lui che amava la solitudine, si era ritrovato ultimamente alla ricerca di qualcuno, di qualcosa, qualunque cosa che gli tenesse la mente occupata perché sapeva bene che se rimaneva solo, i demoni avrebbero banchettato delle sue carni, portandolo alla pazzia.
Passò entrambe le mani sul viso fscendo dei lunghi e profondi respiri e quando riaprì gli occhi e si ritrovò di fronte quel libro che aveva iniziato a leggere da un paio di ore. Doveva concentrarsi su di esso, doveva semplicemente concentrarsi su qualcosa che non fosse se stesso, in fondo non era mai stato egocentrico, perché iniziate ora?
Girò la pagina e iniziò a segnare i vari ingredienti del Sushi, un piatto tipicamente orentiale anche se quella era una definizione troppo gentile visto che esso era composto da tanti tipi di ricette.
Quando era a casa e aveva l'opportunità di sperimentare, aveva inventato delle pietanze che erano piaciute molto alla propria famiglia. La Pesante crema di Cacao l'aveva inventata per il fratellino iperattivo, insieme al Cacao, al latte e ad un cucchiaio di farina aveva aggiunto la Valeriana e il Muco di Vermicoli, e aveva ottenuto una crema, da decorare con panna e varie decorazione sfiziose, che dava leggero sonno ma soprattutto riempiva lo stomaco con pochi cucchiai così da fare sentire la persona sazia e pronta per un pisolino. Ancora aveva inventato la torta Due cuori e uno starnuto, ad una semplice torta alla vaniglia con crema chantilly aveva aggiunto Acqua di Luna e Petali di Rosa, ogni volta che qualcuno mangiava un pezzo di quella torta e si trovava nelle vicinanze della persona che gli piaceva, iniziava a starnutire come se fosse allergico ad esso.
Sperimentare gli mancava moltissimo, sapeva che a Hogwarts non poteva farlo quindi si accontentava di accumulare materiale, imparare la teoria, prima di metterla in pratica.
Girò pagina e trovò un lungo paragrafo sull'utilizzo del Curry, una spezia molto saporita utilizzata tanto nei piatti sud-orientali.
Il curry poteva essere impiegato anche in medicina visto che ridurre dei fastidi derivanti da alcune malattie ben note nel mondo Babbano.
Era così preso dalla lettura che il rumore di quel leggero ticchettio non gli sfiorò le orecchie, gli occhi vagavano avidi sulla pagina del libro e solo quando percepì un leggero colpo di tosse, Desmond li spostò verso una nuova presenza in classe. Un fantasma? Una chioma fulva fece capire al Corvonero chi c'era insieme a lui in classe prima ancora di mettere a fuoco la persona che aveva davanti.
Non si aspettava che la professoressa Celebrian fosse lì, infatti quando si accorse della sua presenza si alzò leggermente di scatto come se fosse stato scoperto a far qualcosa di male, anche se effettivamente non stava facendo niente di sbagliato visto che le classi, nel giusto orario, erano aperte a tutti gli studenti.
Buon pomeriggio professoressa Celebrian, ho provato a bussare un paio di volte e quando non ho ottenuto risposta ho pensato che la classe fosse vuota.
Fece mente locale e si ricordò di aver bussato e aver atteso, senza sentire alcun rumore, per poi aprire la porta ed entrare senza pensare che la professoressa poteva tranquillamente trovarsi nel suo ufficio. Era stato così preso dalla lettura che non aveva nemmeno pensato di bussare alla seconda porta.
Comunque sì, Desmond Tarabay. E no, ammetto che non stavo studiando.
Anche se faceva parte del mondo Babbano, quel libro non si poteva certo considerare parte dei libri destinati alla didattica, quindi non stava studiando, stava semplicemente coltivando una sua nuova/vecchia passione, nella speranza di avere un po' di sollievo dal caos che si portava appresso.
Mia madre mi ha inviato questo interessante libro sulle ricette babbane e stavo prendendo alcuni appunti riflettendo sulla possibilità di mischiali, e come mischiarli, a ingredienti magici per creare nuove pietanze.
Sicuramente sarebbe apparso strano agli occhi della donna, un ragazzo che si sarebbe interessava di cucina? Per di più Babbana? Sarebbe stato lo zimbello di alcuni bulli, ma a Desmond non importava del pensiero altrui, e con i bulli di quella specie se la sapeva vedere senza problemi, quindi non si trattenne dallo spiegare il perché si trovasse lí.
Trovarmi in un luogo famigliare alla materia, mi aiuta molto a sviluppare i pensieri e sono più concentrato, in biblioteca è l'ora di punta e più che dei bisbigli, quelli fra gli studenti, sembrano urla starnazzanti di oche bastonate.
Disse con acido sarcasmo non riuscendo a contenere il suo disprezzo per la gente maleducata da cui era meglio allontanarsi prima di farsi cacciare definitivamente dalla biblioteca.
Ora ero arrivato al Curry e ho notato che, oltre in cucina, può essere usato in ambito medico. I babbani lo usano tanto anche se non è una vera e proria cura, ma in alcune culture praticamente i medicinali non esistono o vengono poco usati, e si affidano alle spezie come questa. Immagino che lei lo sappia già ovviamente.
Non era una brillante idea mettersi a spiegare cose del mondo Babbano a chi insegnava Babbanologia, ed essere mezzosangue non lo rendeva più informato degli altri.
Comunque se è un problema la mia presenza qui, posso tornare in camera.
Non sapeva se la donna avesse bisogno dell'aula per i suoi affari, quindi suggerì quell'idea nonostante il pensiero di tornare in camera, da solo, rendeva il suo corpo dolorante tanto da sentire la sofferenza iniziare ad irradiarsi dal petto fino a toccare gli angoli del proprio busto.
 
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view post Posted on 19/4/2022, 22:04
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Lente e pesanti, le falangi della propria mano destra si mossero in sua direzione per invitarlo ad accomodarsi nuovamente; il proprio umore non le permise nemmeno di godere appieno di quel rispetto. La speranza convinzione che lo studente potesse essere una distrazione fu sul punto di durare meno del previsto, il fiume di parole che la investì le fece desiderare di ripiombare nel silenzio nonostante la consapevolezza di ciò che, lì, l'attendeva impaziente di sbranarla, consumarla, piegarla.
Il petto della strega di sollevò e si riabbassò con la medesima flemma che aveva caratterizzato il cenno precedente, un respiro profondo con cui si augurò di poter sopportare la situazione in cui si era gettata di propria volontà. A dispetto dei propri pensieri il volto della scozzese mantenne la maschera di neutralità con cui aveva disturbato il Corvonero e, avvicinandosi a lui e al suo libro, ciò le diede modo di studiarlo senza farglielo intendere. Non direttamente, almeno. Avrebbe dovuto conoscerla decisamente meglio per capire quanto il proprio volto, in realtà, fosse deformato. Solo Erick avrebbe potuto vantarsi di riuscire a farlo. Erick. Per un inafferrabile istante venne scossa dall'idea di parlargliene, lui avrebbe capito. Sicura? Lo aveva sempre fatto. Non gli hai mai confessato niente del genere. Era certa che si fosse fatto un'idea della propria rabbia all'ultima festa di Capodanno, le avrebbe poggiato una mano sul ginocchio anche sentendola parlare di assassinare la propria madre? Quei pensieri sovrastarono le parole di Desmond, la strega continuò a vederlo ma ebbe l'impressione che le sue labbra si stessero muovendo senza emettere alcun suono, avrebbe voluto intrecciare le dita tra i capelli e strappare ciò che di sbagliato doveva trovarsi alla loro radice. "Ricette babbane". La professoressa si aggrappò a quelle parole nella speranza che fossero sufficienti a riagganciarsi al suo discorso, che bastassero a riportarla nella realtà. Chi ti dice che sia questa? «Contaminazione innovativa, quindi. - Commentò di getto per mettere a tacere le proprie riflessioni. Si schiarì impercettibilmente la voce, poggiandosi a uno dei banchi a un paio di file di distanza dall'ultima. Sufficientemente vicino per sbirciare sul suo volume ma non abbastanza da permettergli di percepire i tremiti d'ira che, a volte, le scuotevano il corpo. - Ha già trovato qualcosa di interessante? Potrebbe proporre le sue idee al signor Fedoryen, sono certa che asseconderebbe volentieri alcuni cambiamenti nel menù di Hogwarts.» Osò. Da quel poco che aveva potuto intuire della personalità del mago non faticò a immaginarlo entusiasta di sperimentare e di coinvolgere gli elfi domestici in una gara alla migliore pietanza innovativa delle cucine.
La spontaneità con cui continuò a raccontarsi la colse impreparata, ma non lo diede a vedere. Per qualsiasi altro abitante del castello, probabilmente, le sue spiegazioni sul perché si trovasse in aula e non in Biblioteca sarebbero parse un tentativo come un altro di giustificarsi e fare conversazione ma per Morgana, ch'era solita soppesare le proprie parole affinché nessuna di esse le si ritorcesse contro in qualche modo, cominciò a credere che non fosse tanto la voce degli altri studenti, a disturbarlo, quanto la loro sola presenza. Poteva dire tanto di lui, qualcuno avrebbe dovuto consigliargli di stare più attento. Non era compito proprio, comunque, e trattò quelle affermazioni con la stessa superficialità con cui avevano solcato le sue labbra, annuendo con fare comprensivo. Lei stessa s'era rifugiata nella propria aula per non avere a che fare con nessuno, no? «Sicuramente i miei cristalli sapranno ispirarla. - Fece riferimento alla composizione appesa alla lavagna, un insieme di pietre finalizzate proprio alla concentrazione e allo sviluppo della sfera mentale. - Si è mai interessato all'argomento? È piuttosto riconosciuto e apprezzato dai babbani.» Si riferì, ovviamente alla Cristalloterapia o, più in generale, alla Gemmologia. Già a lezione il ragazzo le aveva dato l'impressione d'essere una persona determinata e curiosa, che si dedicasse anche ad altre discipline extra-scolastiche? La strega del numero venti si rese conto solo allora di quanto i propri pensieri si fossero allontanati dall'oscurità che li aveva avvolti sino a qualche istante prima, l'era bastato pensare a corniole e agate blu. Approfittando di quell'apparente distrazione del proprio vero Io tentò di mantenere l'attenzione sul giovane mago e sulle conoscenze che si sentì di condividere con la docente. Annuì, non per confermargli di sapere di cosa stesse parlando ma per far intendere a lui la correttezza di quanto appreso dal suo libro. «Proprio così. Ha una funzione antinfiammatoria e antiossidante, infatti è particolarmente indicato per alleviare problemi allo stomaco o alle ossa. - Ancora una volta lasciò al proprio lavoro l'ingrato compito di soffocare qualunque fosse il tarlo a minacciare costantemente la propria sanità mentale, in quell'occasione molto più che in altre. - Scoprirà che ci sono tantissime altre spezie con altrettanti benefici.» Lo invitò, quindi, a continuare a leggere; il lieve movimento del proprio capo a fargli intendere di poter rimanere. Le avrebbe fornito ancora per un po', seppur inconsciamente, una scusa per tenersi lontana da ciò che l'attendeva a casa.
 
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Era la prima volta che parlava ad alta voce di quell'argomento. Non sapeva perché avesse scelto proprio la Professoressa Celebrian per esternare quell'interesse ma era stata una cosa quasi automatica, la donna l'aveva colto nel momento in cui era più preso e lui aveva aperto leggermente quel cassetto per far fuoriuscire piccole informazioni che forse, agli occhi della donna, potevano risultare noiose, ma il ragazzo non ci aveva davvero pensato.
Per un attimo non era riuscito a contenersi e aveva vomitato quelle parole senza pensare al fatto che la sua interlocutrice non avesse alcuna voglia di ascoltarle.
Parecchio maleducato, non trovi?
Ecco la sua voce nel cervello, quella che lui aveva rappresentato fisicamente come un criceto con degli occhialini tondi e un panciotto bordeax con dei bottoni dorati, che lo fissava giudicante ogni volta che Desmond faceva una cavolata, e questo capitava spesso.
Il Corvonero guardò il libro aperto di fronte a lui e vide che era leggermente spostato, inclinato verso sinistra, e allungò la mano per spostarlo e rimetterlo in ordine, dritto e parallelo rispetto alla pergamena che era sotto di esso.
Il suo Disturbo Ossessivo Compulsivo, quando era di malumore, si faceva sentire prepotente e cose su cui di solito riusciva a sorvolare, in quei momenti diventavano una vera e propria catastrofe.
I suoi genitori si chiedevano sempre il perché del fatto che lui fosse così, non glielo avevano mai detto apertamente ma lui aveva origliato, quando l'argomento era il loro primogenito c'era sempre della preoccupazione nelle loro parole, a volte delusione. Era così diverso da suo fratello, lui era così gioioso, estroverso, sempre pronto a farsi avanti in qualunque situazione, non si poteva fare altro che amarlo, ma Desmond non era così e si era accorto che era riuscito prendere il peggio di entrambi i suoi genitori.
È figlio tuo! Si ripetevano a vicenda quando Desmond faceva qualcosa di male, qualcosa di strano, qualcosa che non era contemplato nella loro noiosa normalità. I suoi genitori lo amavano, ma più passava il tempo e più si rendeva conto che quell'amore forse non era abbastanza per potersi sentire parte della famiglia, motivo per cui non sarebbe tornato a casa quell'estate, scegliendo di rimanere ad Hogwarts per tentare qualche corso estivo o qualche attività extra scolastica.
Per un attimo si accorse di essersi perso nei meandri dei suoi oscuri pensieri e non era educato nei confronti della donna che si era fermata gentilmente a parlare con lui.
A dire la verità ho già sperimentato qualche ricerca l'estate scorsa, ma l'ho proposta solo alla mia famiglia che non so quanto sia un ottimo giudice.
Ammise sincero visto che quei dolci li aveva fatti mangiare solo a loro, e non era certo che il loro giudizio fosse stato sincero. Entrare nelle cucine di Hogwarts, collaborare con il signor Fedoryen, sarebbe stato grandioso ma non sapeva nemmeno da dove iniziare e non avrebbe tediato la professoressa Celebrian con i suoi stupidi quesiti.
In fondo ci volevano anni prima di pensare di fare diventare un semplice hobby in una vera e propria carriera, a dire la verità non sapeva nemmeno cosa avrebbe fatto il giorno dopo, quindi non voleva pensarci troppo, dover affrontare i demoni che pensavano sul proprio petto era già un compito arduo che, giorno per giorno, stava diventando sempre più difficile.
Aveva notato i cristalli appesi vicino alla lavagna, ma non sapeva che la professoressa si intendesse di cristalli e pietre. Desmond aveva letto qualche libro sui loro benefici e qualche volta ne aveva fatto anche uso, ma col tempo era diventata solo un'altra passione che si era esaurita con gli anni, solo poche cose erano rimaste ed una di esse la teneva proprio in tasca, ora come praticamente la teneva sempre.
Infilò la mano sinistra in tasca e ne tirò fuori un Turchese, una pietra che prima aveva avuto una certa forma ma a furia di tenerla sempre in mano, di stringerla e di sfregarla, si era leggermente levigata cambiando forma.
Non sono bravo a controllare la rabbia e questa pietra mi ha aiutato spesso. Sembra sciocco ma spesso ha calmato il mio temperamento troppo fumantino. Inoltre ho del Crisoprasio sul comodino accanto al letto perché soffro d'insonnia, però quello non ha molto effetto, magari devo aggiungere anche del quarzo rosa.
L'insonnia era anche peggiorata ultimamente, ma nessun cristallo, nessuna pietra avrebbe curato la malattia che lo stava mangiando dall'interno, era come un'enorme voragine che lentamente si stava allargando e lui vedeva i pezzi di sé stesso cadere ad ogni suo passo lasciando una lunga scia di cenere.
Si stava consumando e non sapeva come doveva fare per impedire di finire completamente bruciato. Il Vaso di Pandora era aperto e lui non poteva far altro che assistere a quel massacro di sé stesso.
Mia madre ha sempre avuto bellissimi gioielli, mi è solo venuta la semplice curiosità di sapere perché la differenza di colore fra le varie pietre e da lì poi ho approfondito anche se non mi posso definire un vero esperto, più che altro conosco i cristalli più comuni.
Alzò appena le spalle sollevando gli occhi verso la donna che, seppur più grande di lei, aveva un'altezza che lo portava ad abbassare lo sguardo anche se con quella distanza non si notava molto.
In effetti ho letto anche dello zenzero, ha parecchi scoli curativi, ma il sapore non si sposa con molte ricette o comunque si deve usare davvero una minima quantità per non rischiare di coprire il resto dei sapori, così come la paprika piccante, con quella non bisogna calare molto la mano perché si rischia solo di sentire l'amaro in bocca, per quanto alcune persone apprezzano molto il piccante.
E di nuovo, quando si toccava un argomento che lo eccitava, tornava a parlare come un fiume in piena senza alcun controllo.
Dovresti smetterla, non è educato.
Disse Percival - Sì, gli aveva dato anche un nome - nella sua testa, con la sua solita tazza di tè bollente, rigorosamente Earl Grey.
 
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view post Posted on 8/5/2022, 15:42
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Poggiata la schiena a uno dei banchi poco distanti dal giovane mago, Morgana gli aveva dato modo di continuare a parlare di sé e, nella superficialità del discorso, la propria mente sembrava aver trovato un'ottima distrazione. Dirottata l'attenzione su di lui, seppur per mero egoismo, la Babbanologa non riuscì a fare a meno di notare il movimento delle sue dita: un gesto che la maggior parte delle persone avrebbe definito annoiato ma che la scozzese riconobbe come necessario. Era una sensazione che conosceva fin troppo bene, credere che l'ordine esterno fosse sufficiente a sistemare quanto di incasinato si percepiva di possedere all'interno, e per un istante avrebbe voluto infrangere le sue illusioni... dirgli che no, non bastava, non bastava mai. Che per quante confezioni di cibo avesse ossessivamente sistemato sugli scaffali del Serraglio Stregato, per quanto potesse assicurarsi che i propri cristalli fossero sempre in ordine cromatico e che i quadri alle pareti del numero venti fossero appesi seguendo standard di centralità maniacali niente, assolutamente niente avrebbe mai fatto la differenza. Placò la voglia di disilluderlo massaggiandosi con disinvoltura la tempia sinistra, lì dove avrebbe tanto desiderato trovare un pulsante di spegnimento.
La voce dello studente tornò ad aleggiare nella stanza, richiamando la propria attenzione, e di nuovo fu in grado di cogliere quanto non avrebbe voluto. Il fatto che sentisse di non potersi fidare totalmente della sua famiglia, seppur si fosse riferito a un semplice assaggio culinario, la indusse a pensare che qualcosa, nella sua giovane vita, avesse già avuto il potere di disincantarlo. D'istinto piegò il capo verso destra, come a voler comprendere di cosa si trattasse, come se celasse quel segreto nella sfumatura calda dei suoi occhi. Errò di nuovo, consapevolmente, credendo che focalizzarsi su di lui potesse indurre la serpe nella propria testa a dirigere le sue spire altrove. Lo fece in maniera estremamente sottile, quasi innocente. «Perché non si intendono di cucina o perché teme che siano di parte?» Aprì il discorso a molte possibilità, speranzosa che il bronzo-blu le desse modo, anche inconsciamente, di entrare nella sua testa e uscire dalla propria.
La parentesi sui propri cristalli fu più naturale, invece, guidata dalla pura passione, e il proprio sguardo venne immediatamente catturato dal Turchese tra le mani di Desmond. Non sapeva praticamente nulla di lui, di gran parte dei propri studenti, in realtà, ma bastò quella semplice pietra burattata per accendere una scintilla d'affinità. La fissò con una certa insistenza, inevitabilmente catturata dalla sua energia, poi riagganciò lo sguardo al suo. Incassò quella confessione senza fare commenti, eppure sentì di dovergliene una in cambio. Meno esplicita della sua, comunque. Il medio della mano destra andò alla ricerca del cordino appeso al proprio collo, nascosto tra le ciocche ramate e il colletto dell'abito, e lo estrasse da quest'ultimo rivelando un ciondolo della medesima pietra sorretto da una gabbia di filo argentato. Non si era affidata a nessun altro cristallo da quando quella lettera le si era dispiegata tra le dita. Si schiarì distrattamente la voce, come se quel semplice gesto le fosse costato troppe parole e poi, ormai rapita dal discorso, si ritrovò a riflettere sulle pietre usate dal ragazzo durante la notte arricciando appena le labbra. «Mmh, si affidi al Quarzo Rosa quando vorrà trovare l'amore. - Esordì, facendogli capire di essere in possesso di informazioni sbagliate. - Per l'insonnia le consiglio di provare con la Malachite e la Sodalite. - Che non ci fosse spazio per conoscenze simili, a Hogwarts, ancora non era riuscita ad accettarlo. - Inutile che le dica che se questa condizione dovesse persistere sarà meglio rivolgersi all'Infermeria, giusto?» Disse seria. Non si aspettava davvero una risposta, in realtà non si era trattata nemmeno di una vera domanda. I cristalli avrebbero potuto semplicemente enfatizzare un benessere sopito ma, da Guaritrice, non poté evitare di fargli presente che seri disturbo del sonno necessitassero di competenze medimagiche e soluzioni ben diverse.
Le sue successive parole vennero accompagnate da nient'altro che cenni del capo, troppo concentrata su quanto il Turchese aveva rivelato di lui e ancora incuriosita dalle considerazioni riguardanti la sua famiglia. Improvvisamente il suo hobby per la cucina passò in secondo piano e la scozzese tornò a essere la cameriera del Testa di Porco famelica di drammi annegati nell'alcol. Che Desmond stesse facendo la stessa cosa all'interno delle pagine del suo libro? Fece appena in tempo a farle presente cos'altro avesse appreso sulle spezie, poi indossò la maschera d'una professoressa genuinamente interessata al benessere degli studenti. L'aveva inspiegabilmente sviluppato, quel senso di protezione, ma non aveva niente a che vedere con ciò di cui necessitava in quel momento. «Perché è qui, Desmond?» Gli chiese più diretta, come se le motivazioni date poco prima non le fossero bastate, come se avesse intuito dell'altro e gli avesse solamente concesso un po' di tempo per rifletterci. Non perse il tono informale ma lo chiamò per nome come a fargli intendere di starsi riferendo al mago, non allo studente. Da cosa scappi?

Edited by Morgana Celebrian - 8/5/2022, 17:08
 
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view post Posted on 9/5/2022, 11:03
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"Ma cosa stai facendo? Hai mostrato quella pietra ad una Professoressa? Ora penserà che sei violento e ti terrà d’occhio. Potresti perdere tutto!"
La vocina nella sua testa non era clemente con lui. Desmond lo aveva sempre immaginato come un criceto che abitava gli angoli più oscuri del suo cervello, esso possedeva un panciotto bordeaux con bottoni dorati e un monocolo che teneva su grazie al suo sguardo sempre accigliato.
Aveva perennemente in mano una tazza di tè fumante, preferibilmente Earl Grey, e interveniva ogni volta che Desmond usciva fuori dai binari, faceva qualcosa che non doveva, qualcosa di stupido.
Secondo Percival, il criceto, mostrare una pietra che serve palesemente al controllo della rabbia a chi aveva il potere di metterlo nei guai, era una mossa decisamente azzardata e che Desmond avrebbe dovuto evitare, ma fin dalla tenera età il ragazzo si era dimostrato incline agli istinti, sia nelle cose positive che nelle cose negative, e quel gesto lo aveva fatto senza pensarci. Non dava la colpa a quel peso che si portava sul petto, lo aveva fatto perché volesse che qualcuno sapesse di quel piccolo segreto, non sapeva perché fra le varie scelte, la sua era ricaduta sulla professoressa Celebrian.
Poteva pensare che, essendo esperta in gemmologia, poteva comprendere il perché si affidasse ad un Turchese e non ad un altro rimedio – Non tutti credevano al potere di pietre e gemme – per il controllo della sua rabbia, o semplicemente si poteva dire che lo aveva fatto senza pensarci, istintivamente, come Desmond agiva quasi sempre.
"Se continui a pensarci ti esplode il cervello, e non penso che la professoressa sarebbe contenta di vedere la tua materia celebrare sulle pareti della sua classe."
Mise un freno a quei pensieri e tornò con i piedi per terra, rendendosi conto di aver perso qualche secondo in silenzio, troppi per essere considerato normale.
Mia madre è un’ottima cuoca, da lei ho preso questa passione, ma in un certo senso, non capirebbero. Mi conceda queste risposta vaga perché non so come altro rispondere.
Ammise quella piccola defiance, sapendo bene che non avrebbe potuto trovare una risposta migliore. Aveva visto troppe volte lo sguardo di sua madre posarsi su di lui mentre trafficava in cucina, aveva visto nei suoi occhi l’apprensione nel costatare che suo figlio non era come tutti gli altri, non era come Hatim, e ogni giorno che passava quella convinzione si faceva più forte tanto da iniziare ad avvelenare la mente della madre e del padre.
Non amava origliare, ma era capitato alcune volte di camminare silenziosamente verso la cucina e fermarsi ad ascoltare le parole preoccupate dei suoi genitori.
Perché si comporta così? Perché non può essere come tutti gli altri ragazzi?
Erano le frasi che si susseguivano più spesso quando si trattava di parlare del loro figlio maggiore. Non era geloso del fratello, affatto, era sinceramente contento che Hatim non fosse come lui, ma doveva ammettere che quella situazione stava iniziando a stargli stretta, ecco perché quell’estate non l’avrebbe passata a casa sua ma fra le mura di Hogwarts.
Un leggero gesto della donna attirò lo sguardo del ragazzo, le iridi nocciola puntarono alle sue mani e quando vide che la Professoressa indossava, nascosta dai vestiti, la sua stessa pietra, non poté evitare di spalancare leggermente gli occhi dalla sorpresa.
Aveva sempre visto la Professore Celebrian come una donna forte e carismatica ma si rendeva conto che tutti, persino le persone che dovevano guidare gli studenti nel loro percorso qui al Castello, avevano i propri segreti, le proprie attinenze all’oscurità, perché di certo la rabbia era un sentimento negativo che nessuno avrebbe dovuto provare, ma loro non potevano comandare, non erano loro a gestire le proprie emozioni, loro potevano solo arginare il flusso negativo, provare ad usare dei rimedi che, non era certo che funzionassero.
La professoressa fece solo quel gesto silenzioso, senza aggiungere nulla, e anche Desmond fece lo stesso.
Si erano scambiati un leggero sguardo d’intesa, consapevole che quell’argomento era meglio non toccarlo, ma comunque i due avevano fatto un piccolo passo in avanti verso qualcosa che il Corvonero non sapeva nemmeno cosa fosse, ma esisteva.
La professoressa lo corresse, dicendogli che il Quarzo Rosa era più consigliato quando qualcuno era alla ricerca dell’Amore.
Il ragazzo arricciò leggermente il naso pensando che non era ciò che desiderava in quel momento e non sapeva nemmeno se in futuro sarebbe nato in lui questo desiderio, non era adatto a stare accanto alle persone, figuriamoci se doveva scegliere e stare con un/una partner. Le relazioni erano complicate, lui aveva avuto un assaggio che gli aveva lasciato l’amaro in bocca, non aveva proprio voglia di fare un secondo giro.
Appuntò velocemente sulla sua pergamena, in basso con scrittura piccola, le pietre che gli consigliava la professoressa, avrebbe provveduto a procurarsele e fare questo cambio, mettendo il Quarzo Rosa in uno dei cassetti della sua stanza, senza tirarlo fuori più.
Prendo nota!
Non sarebbe andato in infermeria, non amava gli ospedali e sapeva che quello della sua insonnia non era un problema fisico, come avrebbe spiegato agli infermieri o alla professoressa Fedoryen cosa stava provando? No, avrebbe continuando ad affidarsi a rimedi alternativi.
Infatti nonostante i molteplici graffi donati gentilmente da Reina, il suo gatto, che gli ricoprivano il corpo – Erano concentrati sul collo, le braccia e la schiena soprattutto – non si era avvicinato all’infermiera nemmeno per passarci davanti, impegnandosi a disinfettare quelle piccole ferite che si stavano trasformando in piccole cicatrici, da solo, chiuso nella sua camera, sotto lo sguardo vigile della colpevole.
Spero di rimediare presto queste pietre, mi dispiace che non ci sia qualche corso a Hogwarts che introduca il benessere che le gemme possono portare, so che c’è molto scetticismo sull’argomento.
A dire la verità c’erano molte altre materie che avrebbe voluto studiare, approfondire, e vederle insegnate ad Hogwarts sarebbe stato fantastico, ma il sistema scolastico era così da secoli e di certo per fare una grande rivoluzione non poteva bastare un semplice studente con la smania di imparare e appassionarsi a tutto.
Nel momentaneo silenzio che era calato fra loro, la professoressa se ne uscì con una domanda precisa, diretta, che prese Desmond leggermente alla sprovvista. Cosa voleva sapere davvero la donna? Perché gli aveva fatto quella domanda?
Desmond non poteva tirare fuori i suoi reali pensieri, non poteva mettere in bella mostra ciò che provava, perché in quel caso la professoressa lo avrebbe fatto rinchiudere direttamente nel reparto di Magipsichiatria del San Mungo e lì avrebbero buttato la chiave della sua stanza/cella.
"Menti, menti dannazione!"
Disse il criceto nella sua testa, saltando dalla sua comoda poltrona, versando il tè a terra. Avrebbe dovuto seguire quel consiglio, davvero, ma Desmond non amava le bugie, anzi le odiava, quindi decise di dirle una mezza verità.
Per trovare un posto nel mondo.
Disse semplicemente mantenendo lo sguardo verso quello della donna che, essendo leggermente più bassa di lui, lo costrinse a piegare la testa verso il basso per mantenere il contatto visivo.
" Distogli lo sguardo, capirà."
La vocina continuava a ripetergli consigli utili, ma spesso e con piacere, Desmond non l’ascoltava e faceva di testa sua.
Alcuni studenti si sentono a proprio agio al Campo da Quidditch, pensano che quella sia il loro habitat naturale, passerebbero ore fra quegli spalti, altro si rifugiano al Lago Nero, affondando le dita nei fili d’erba che lo costeggiano, io non ho ancora trovato il mio posto, vago senza meta alla ricerca di qualcosa che mi faccia sentire…a casa.
E con “casa” non intendeva un posto che lo riportasse nel posto in cui era nato e cresciuto, ma un posto dove sentirsi veramente se stesso, ma non lo aveva ancora trovato.
Non le aveva detto una bugia, anzi, era stato fin troppo sincero, ma c’erano tanti altri motivi per la sua presenza lì, uno fra tutti era la speranza che in quella classe potesse nascondersi da quel demoni che stavano diventando sempre più pesanti, sempre di più e sempre più insistenti. Quel demoni se li trascinava in giro, rallentavano il suo passo che oramai diventava sempre più stanco ogni giorno che passava.
E lei, lo ha trovato il suo posto nel mondo? Questa cattedra è davvero ciò che aveva sempre desiderato?
La professore era libera di non rispondere, in fondo si stava un po’ impicciando dei fatti suoi, e si aspettava una risposta tipo “ Perché non ti fai gli affari tuoi? “ ma gli era venuto istintivo chiedere e lui, per colpa dell’istinto, non si tratteneva mai.

Edited by Desmond Tarabay - 9/5/2022, 19:23
 
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view post Posted on 25/5/2022, 13:28
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Ella distrugge per ricreare


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Morgana non ricordava di aver mai avuto a che fare con un silenzio tanto eloquente quanto quello di Desmond. Che vi stesse semplicemente cercando una debolezza su cui sfogare la propria era indubbio ma, a prescindere dalle proprie losche e contorte intenzioni, d'un tratto aveva avuto l'impressione di riuscire a udire le sue parole non dette. L'era sembrato di vederle abbandonare la sua mente in una serie di fuochi d'artificio: troppo fulminei per coglierne la vera essenza ma intensi abbastanza da fartene desiderare altri. E la Babbanologa aveva inspiegabilmente cominciato a farlo, avrebbe voluto continuare a osservarlo mentre si perdeva in chissà quali domande e pensieri inespressi, mentre rifletteva sulle giuste risposte da darle e si chiedeva quali conseguenze avrebbero potuto avere. Avrebbe voluto dirgli di non arrovellarsi troppo, che la propria mente avrebbe dato alle sue parole un significato proprio a prescindere da quanto si fosse sforzato di formularne di inattaccabili ma rimase in attesa, facendogli quasi pesare quel silenzio e godendone come una stronza. Aveva avuto conferma del turbamento dello studente nello stesso istante in cui l'era stato possibile cogliere il suo modo di ridestarsi dalle riflessioni come se lo avessero momentaneamente dissociato dalla realtà, come se lo avessero costretto a perdere la cognizione del tempo. Riconoscere quelle sensazioni le aveva dato fastidio a tal punto da imporsi di allontanarsene nonostante la propria oscurità sembrasse aver già sfiorato la sua e aveva spostato il peso del corpo da una gamba all'altra come se la situazione si fosse fatta scomoda.
Non capirebbero. Se solo non l'avesse esposta troppo, a quel punto avrebbe stretto il ciondolo della propria collana sino a rischiare di frantumarlo nel proprio palmo. Aveva avuto la sensazione d'udire quelle parole aleggiare nell'aria con una cadenza gaelica, la propria, ed era stato impossibile non ricordare quando le aveva pronunciate davvero. Lo aveva fatto così tante volte da dimenticare come si parlasse con gli altri, con lei e addirittura con se stessa perché, in fondo, nemmeno Morgana poteva dire di comprendersi davvero; probabilmente non l'avrebbe mai fatto. L'ammissione del ragazzo non l'aveva compiaciuta come s'era aspettata facesse e la considerò una punizione, l'ennesima, per il tentativo di scavare nelle tenebre altrui pur d'evitare le proprie. Le aveva abbracciate, si ripeteva, ma quella stretta si era rivelata essere terribilmente tossica, aveva creduto di domarle ma ogni volta che le sentiva avvilupparsi attorno al proprio fiato, oscurandole la mente, le ricordavano quanto fosse precario il proprio controllo su di loro. Era stata lei a estraniarsi, allora, e lo aveva capito nel momento in cui, senza nemmeno rifletterci troppo, aveva liberato il ciondolo dai propri vestiti; forse, inconsciamente, solo per aggrapparvisi. Aveva a malapena notato la sua sorpresa e di nuovo, seppur consapevole di aver costruito, negli anni, una maschera estremamente convincente di cui era andata sempre fiera, non riuscì a esserne appagata. Era stato d'obbligo, a quel punto, spostare la sua attenzione altrove: rischiare che potesse leggervi attraverso era fuori discussione, non avrebbe commesso lo stesso errore due volte. Aveva arricciato il naso, infastidita dall'improvviso sentore di Darjeeling, e gli aveva concesso una breve lezione sui cristalli che, come sperato, aveva diretto la conversazione altrove per i minuti necessari a ricomporsi e a tornare all'attacco; perché Morgana non aveva mai imparato dalle punizioni.
«Prima di controllare la rabbia... - Aveva esordito, seria. - ...bisogna abbandonarvisi e non tutti sono disposti a farlo.» Avere a che fare con l'energia delle pietre prevedeva una cruda conoscenza di sé, un contatto talmente intimo con le proprie emozioni da personificarle tutte, da accettarle tutte. A loro ammetteva ogni cosa, più di quanto avesse mai ammesso a se stessa. Non aveva riflettuto particolarmente sulla chiarezza della propria affermazione, che lui la capisse o meno, in quel momento, non l'era sembrato rilevante. Non quanto ciò che l'aveva spinto a rifugiarsi nella propria aula. Di nuovo, la strega cercò di leggere tra le parole inespresse, quelle che alla propria domanda s'erano affacciate sulla soglia delle sue labbra ed erano, ne fu quasi certa, state ricacciate in fondo alla gola: avrebbe rischiato il soffocamento, piuttosto, lo lesse in quello sguardo che si rifiutò categoricamente di abbassare. Per un attimo ebbe la sensazione di guardarsi allo specchio.
Lo ascoltò senza interromperlo, soppesando le sue parole e soffermandosi, inevitabilmente, su casa. Non gli diede tempo o modo di domandarsi l'effetto che quelle quattro lettere ebbero su di sé e ribatté immediatamente. «Come vorrebbe che fosse? - Gli chiese di descriverlo, il suo posto. - È più facile se sa cosa cercare.» Lo era davvero? Morgana credeva di no, ma lui? Per qualche assurdo motivo, con quell'affermazione, volle metterlo alla prova. O mettere alla prova te stessa?
A differenza di quanto accaduto in altri contesti, con altre persone, la scozzese non si stupì di sentirsi rivolgere quella domanda. L'aveva attesa perché lei, al suo posto, avrebbe fatto lo stesso. Ghignò, una curva impercettibile delle labbra su cui, saggiandole, la propria lingua percepì dell'amarezza. «La rincuorerebbe sapere che è così? - Rispose, riferendosi alla propria carriera. - Che un posto ci sia per tutti? - Studiò la sua espressione senza nasconderlo, il proprio egoismo necessitò di credere che non ci fosse per nessuno e fu lui, a quel punto, a continuare. - Ho accettato la mia natura da nomade, Desmond. - Il modo in cui quelle parole si attorcigliarono sulla propria lingua avrebbe dovuto far intendere allo studente che si sarebbe dovuto convincere della medesima verità. - Oggi si visita l'Inferno e domani il Purgatorio. - Nessun Paradiso, ovviamente. - Faccia in modo di essere lei, il suo posto nel mondo, perché gli oggi sono più dei domani. - Sputò fuori, irritata al pensiero che fossero stati loro a fare di lei un posto. Sospirò, le pareti cominciarono a farsi più strette di quelle del numero venti. Si allontanò dal banco, rivolgendogli un ultimo sguardo, poi s'incamminò verso l'uscita. - Si ricordi di chiudere la porta.» Raccomandò. Lasciò a lui l'interpretazione riguardo a quale: quella dell'aula o quella oltre cui le aveva permesso, forse stupidamente, di affacciarsi.
 
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Il ragazzo non credeva di poter parlare di certe cose con una professoressa. Aveva sempre visto questo muro invalicabile fra loro e per quanto i professori potevano essere simpatici e gentili, c’era sempre un’ombra di rispetto/timore che bloccava tutto, bloccava dall’essere completamente se stessi per paura di essere giudicati male anche come studente.
Non si poteva andare oltre quando c’era un divario fra loro, così come con i genitori che per quanto potevano fare gli amici, non lo erano affatto, anzi, lì il muro era ancora più spesso e per niente traballante, Desmond stava aggiungendo altri mattoni facendolo diventare più alto e più largo, rendendo i suoi genitori quasi degli estranei.
Si sentiva in colpa per questo? No, ed era questo il problema. Da buon figlio si sarebbe dovuto sentire in colpa per quella lontananza che stava mettendo fra lui e loro, ma più ci rifletteva e più non trovava alcun motivo per tornare a casa, o almeno quella che fisicamente era la sua casa.
Non lo avevano trattato male, lo avevano sempre amato come era giusto che fosse, ma a Desmond non bastava, in aggiunta a tutte le occhiate strane date al figlio, a quelle parole preoccupate, c’era una grande carenza di un altro tipo di affetto, di quello fisico che ora non voleva più.
Da piccolo aveva tentato di avvicinarsi sia al padre e alla madre con un semplice abbraccio, ma loro erano sempre rimasti impassibili, quasi infastiditi, uscendosene con il fatto che l’amore si poteva dimostrare in altri modi, quello fisico non era l’unico.
E per molti anni Desmond lo aveva creduto, ma con la nascita di Hatim le cose erano cambiate, aveva visto i genitori diventare più dolci, più fisici con il fratello e allora aveva capito che quella della madre era solo una bugia, era lui quello Nato Sbagliato.
Di nuovo, come una spazzola puliva un pavimento lurido, così tentò di pulire la sua mente da quei dannati pensieri che non dovevano nascere, soprattutto davanti a lei, anche se non si sapeva spiegare il perché.
A volte è solo il timore delle conseguenze a bloccare una persona. Possono accadere tante cose brutte quando si abbandona a un sentimento negativo come la rabbia.
Non era accaduto ancora nulla – Quell’ancora lo spaventava! – ma cosa sarebbe accaduto se si fosse davvero lasciato andare?
La mano sinistra aveva stretto con forza la pietra nel suo palmo, percepiva gli angoli infilarsi nella carne morbida , fra le dita, come se questo gesto potesse aiutarlo a controllarsi, ad andare avanti in quella conversazione rimanendo completamente impassibile.
Nessuna emozione, non te lo puoi permettere.
Disse Percival in un tono infastidito, perché era una delle poche volte che aveva visto il suo umano vacillare.
Temeva troppo che la professoressa di Babbanologia potesse vedere qualcosa in lui, qualcosa di marcio, e giudicarlo in base a quello, così lei come anche gli altri, che tentavano di avvicinarsi a lui.
Quella maschera non doveva cadere, e non lo avrebbe fatto, a costo di farsi del male fisico, di concentrarsi sul dolore più che sui suoi pensieri.
Non lo so, magari come una biblioteca tutta per me.
Non stava mentendo, in parte era davvero così che immaginava casa, piena di libri di ogni genere, ma c’era molto di più.
Casa la immaginava come un posto dove quei demoni non potessero raggiungerlo, avrebbe voluto guardarsi attorno e non percepirli, non sentire le loro voci confusionarie, non vederli ogni notte poggiati sul proprio petto.
Quella era la caratteristica principale di quella che lui avrebbe definito veramente casa sua, ma purtroppo non aveva ancora trovato quel luogo anche se la ricerca era assidua e disperata.
C’erano alcuni luoghi che lo facevano star meglio, come il Lago Nero e il Crogiolo da Scribbulus, ma Nulla che potesse risolvere davvero il “problema”.
Ma alla fine, c’era davvero soluzione? Più tempo passava e meno lo credeva.
Non mi rincuora a dire la verità, anche perché non credo ci sia un posto per tutti, ma speravo che almeno lei lo avesse trovato.
Desmond era uno di quelli, quelli che forse quel posto non lo avrebbero mai trovato, o forse non esisteva affatto, quindi avrebbe imparato anche lui a convivere con il suo mal di vivere, il suo malessere continuo che poteva solo attenuarsi ma mai passare, magari un giorno sarebbe diventato solo un debole contorno della sua vita indaffarata o sarebbe stato il centro del suo mondo rovinato.
La Professoressa Celebrian gli consiglio di essere lui stesso il suo posto, ma non gli andava di dimorare in una casa caduta, rovinata, rotta e impossibile fa riparare. No, questo consiglio non lo poteva seguire, per quanto saggio fosse, sapeva che quel posto che era se stesso, non lo voleva più frequentare.
Quell’ultima frase sancì la fine del loro breve incontro, la professoressa si allontanò verso la porta d’uscita e Desmond chiuse il libro che aveva davanti riportando la pietra al suo posto, dentro la tasca sinistra del suo pantalone.
Quell’incontro gli stava lasciando una sensazione strana, la sensazione di aver detto troppo, di aver lasciato trasparire molto più di quanto non avesse fatto di solito con gli altri.
Sarà fatto. Buona continuazione di giornata Miss Celebrian.
Non si voltò a salutarla, non usò il tono che aveva usato all’inizio, ma la sua voce sembrò quasi atona, come se non stesse davvero parlando a lei, ma fosse concentrato a pensare a tutte le cose che si erano detti in quei pochi minuti.
Quando la professoressa si sarebbe allontanata, avrebbe fatto lo stesso anche lui, ma avrebbe lasciato la porta leggermente socchiusa, senza quasi pensare di averlo fatto davvero, agendo solo d’istinto, come al suo solito.
 
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