| Morgana non aveva fatto in tempo a illudersi che con l'avvicinarsi della fine delle lezioni le lancette del proprio Orologio Faccendiere potessero roteare più lentamente, i nuovi progetti per il Serraglio Stregato si erano rivelati più laboriosi del previsto e l'imminenza di esami e compiti di recupero l'avevano costretta a organizzare il proprio tempo ancor più maniacalmente di quanto già non facesse. La visita a Inverness era stata inevitabilmente rimandata ma, nonostante temesse che il proprio umore potesse peggiorare per l'impossibilità di trattenere il veleno tra le labbra, la frenetica routine le stava consentendo di concentrarsi su altro. Quel giorno s'era trattenuta in aula, conscia dell'impegno pomeridiano con la Giornalista Levante, e ne aveva approfittato per rispondere alle lettere di un paio di fornitori per concordare la consegna delle scorte estive del Serraglio Stregato. Seduta alla cattedra, con un lungo abito acquamarina a richiamare la sfumatura delle proprie iridi, la strega aveva atteso l'ingresso della studentessa impaziente, come sempre, di poter dire la propria e inorgoglita dal fatto che fosse riuscita a farsi strada in così tanti ambiti da far sì che la propria opinione venisse richiesta in varie occasioni. Lei non l'ha mai richiesta. La voce della Corvonero la raggiunse un attimo prima che quel pensiero potesse rovinarle la giornata. Si alzò in piedi, accogliendola con un mezzo sorriso, e le fece cenno di accomodarsi sulla sedia ch'era stata posizionata davanti alla propria cattedra. «Buon pomeriggio signorina Levante. - Annuì, sentendola ribadire le motivazioni della sua visita, e riprese posto non appena la giovane ebbe fatto lo stesso. Come successo qualche giorno prima con Ècate, anche Jessica ci tenne a chiarire che avrebbe trascritto le proprie parole solo previo consenso e che l'avrebbe lasciata libera di ignorare eventuali domande scomode; il proprio modo di fare giornalismo non sarebbe potuto essere più diverso. Dal momento in cui la richiesta di un'intervista veniva accettata l'ipotesi che ci si potesse tirare indietro, per la scozzese, non esisteva nemmeno. - Faccia pure.» Dichiarò. Senza perdere tempo la bronzo-blu si armò di taccuino e piuma. Una domanda abbastanza semplice. Se solo avesse saputo che quella cattedra si sarebbe potuta definire quanto di più simile a un ripiego non l'avrebbe affatto definita tale. Con le spalle rilassate contro lo schienale e lo sguardo fisso sulla strega, comunque, incassò la prima domanda e ne elaborò una risposta adatta all'occasione. «Non mi sono mai voluta allontanare troppo da Hogwarts... - Cominciò, mettendo a tacere un insopportabile accento inglese che, nella propria mente, non avrebbe definito quella scelta una delle migliori. - ...la possibilità di una cattedra mi avrebbe consentito di restare all'interno d'un ambiente che mi ha dato tanto e, considerando le mie origini, sapevo di poter ricambiare degnamente insegnando Babbanologia. - Si riferì al fatto che, avendo vissuto tra i babbani, sarebbe riuscita ad approfondire, e quindi a spiegare, determinati concetti senza difficoltà. - Nello stesso modo in cui, tra i babbani, è bene conoscere una cultura diversa da quella di appartenenza: tolleranza. Per quanto possa sembrare scontato la storia, sia babbana sia magica, ci ha insegnato come non sia da tutti riuscire ad accettare... no, a comprendere, perché personalmente ritengo si tratti di un limite mentale, di non essere gli unici sulla faccia della terra. Conoscere cosa, e chi, ci circonda sfonda il muro dell'ignoranza e dei preconcetti; nel caso specifico della popolazione magica, inoltre, credo sia fondamentale per vivere a stretto contatto con persone che non sanno, e che purtroppo non sono pronte a sapere, della nostra esistenza.» Si schiarì appena la voce, poi si versò un bicchiere di limonata e, sporgendo appena la brocca in sua direzione, le chiese tacitamente se ne volesse; nel caso avrebbe riempito anche il suo bicchiere. Rifletté qualche istante sul quesito successivo, riportando alla mente manuali ed esperienze personali, quindi gliene presentò un paio. «La mia preferita è legata al Capodanno, nasce in Danimarca e prevede che la notte del trentuno dicembre si rompano piatti e oggetti vecchi sulle porte di amici, parenti e vicini di casa. Un modo per lasciarsi alle spalle l'anno appena concluso, rappresentato da ciò che viene frantumato, e augurare giorni pieni di novità e prosperità. - Ricordò l'unica festa in Sala Comune organizzata come Caposcuola e, inconsciamente, le proprie labbra si stirarono un po' di più verso l'alto. - In una specifica regione delle Filippine, invece, è tradizione seppellire i defunti in bare sospese lungo scogliere a picco sul mare, risale a circa duemila anni fa e se in principio è nata come esigenza per proteggere i corpi dalle inondazioni e dagli animali ora si collega alla credenza che più la salma viene posta in alto e più facile è il suo passaggio nell'aldilà. - Bizzarra, sicuramente, ma molto caratteristica. Picchiettò l'indice destro sulla cattedra, pensierosa. Diede tempo a Jessica di trascrivere quanto detto e a se stessa di ripescare dalla memoria qualche altra tradizione singolare. - Poi ci sono centinaia di tradizioni legate al matrimonio, ad esempio quella dell'annerimento in Scozia! Prevede che gli sposi vengano ricoperti di fuliggine, crema pasticcera, melassa e farina per sfilare in città e scongiurare ogni male prima del matrimonio. - Ridacchiò, ricordando quando vi aveva assistito durante la cerimonia di alcuni amici di famiglia. - Come vede sono tutte legate a superstizioni e credenze, tra i babbani la maggior parte delle tradizioni è legata a qualcosa di magico.» Concluse, attendendo un'eventuale domanda successiva. Evitare di storcere le labbra al commento della SPURIA fu impossibile, aveva organizzato l'evento pasquale al Serraglio Stregato non solo per le Creature Magiche ma anche per dare manforte alle altre iniziative ch'erano state criticate, dimostrando che le celebrazioni non si sarebbero fermate per qualche mente ottusa con nient'altro di cui occuparsi. Sospirò, cercando una risposta "matura" che Jessica avrebbe potuto utilizzare nell'articolo. «Credo che il solo fatto di pensare che la celebrazione di una festa come la Pasqua possa mancare di rispetto alla Comunità Magica riduca quest'ultima a una società basata fondamentalmente sul nulla, come se delle uova di cioccolato potessero minacciarne l'integrità. Irrispettosa, quindi, è la loro insinuazione.» Avrebbe dovuto dire a Ècate di prestare attenzione a tipi sospetti fuori dal locale, dopo quella dichiarazione, ma restare in silenzio le sarebbe stato impossibile. Bevve un altro sorso di limonata, osservandola prendere nota delle proprie parole, poi risollevò lo sguardo su di lei per l'ennesimo quesito. «Introdurre è una parola che non mi piace. Usanze e oggetti babbani sono propri della loro società, noi dobbiamo sicuramente studiarli e imparare a usarli per un approccio migliore con la Comunità Babbana ma senza sentirci obbligati a farlo. "Conoscere" è il termine corretto, a quel punto ognuno sarà libero di abbracciare eventuali tradizioni che ha scoperto di condividere. Personalmente mi premurerò d'insegnare quanto più possibile, non solo al fine di "confonderci" al meglio con i babbani ma per il semplice piacere di sapere. Per chi nutre reale interesse è tutto ugualmente importante.» Finì, intuendo la conclusione dell'intervista dai gesti della ragazza. Si alzò insieme a lei, stringendole la mano e ringraziandola per averla coinvolta, poi si lasciò andare a una richiesta che, in realtà, voleva soltanto essere un commento divertente. Almeno per lei. «Le auguro una buona giornata, mi saluti il Caposcuola Bertrand.» Non notare la costanza con cui la ragazza aveva assistito agli allenamenti di Serpeverde l'era stato impossibile, così come non collegare il tutto alla sovente compagnia scorta nei corridoi. Com'era successo per Erick, Morgana si affidò all'intuizione più per stuzzicare il Cacciatore che per mettere a disagio la Corvonero. Pregustando l'occhiataccia che Xavier le avrebbe sicuramente rivolto all'incontro successivo la accompagnò alla porta e, recuperando le proprie cose, si chiuse l'aula alle spalle.
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